Isola Nera 1/26 Febbraio 2006 - Il Dialogo
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alquanto triste.<br />
- Spero di poter rispondere alle sue aspettative.<br />
- E io spero che lei mi avverta in qualche modo se esagerassi nel distoglierla dal suo lavoro.<br />
- D'accordo.<br />
- Già oggi mi sembra d'aver approfittato un po' troppo del suo tempo per cui rinviamo il discorso a<br />
domani. Voglio solo dirle che il suo modo molto umano di scrivere mi tocca moltissimo.<br />
- Grazie.<br />
- Non solo la sua penna. Anche il suo volto che vedo in fotografia.<br />
Con accresciuto interesse chiese:<br />
- <strong>Il</strong> mio volto?<br />
- Certo. Leggo nei suoi grandi occhi uno sguardo intelligente buono umano, consolazione per chi<br />
ha bisogno d'aiuto.<br />
- Grazie ancora, - poi, ridendo - le sue parole son dolci come una poesia d'amore.<br />
- Esprimono speranza, se ve n'è ancora sulla terra...<br />
Posò la cornetta. Sorrise. Poi aggrottò le ciglia pensoso. Sorrise ancora.<br />
2<br />
- Pronto?<br />
- Shahrazàd!<br />
- Salve. La stavo aspettando.<br />
- Entro subito in argomento per non farle perder tempo.<br />
- Son tutt'orecchi.<br />
- Son cresciuta orfana di madre. Nostro padre, mio e di mia sorella più giovane di me di due anni,<br />
s'era risposato, per cui avemmo un'infanzia e una adolescenza senza affetto né tenerezza.<br />
Istruzione scarsa. Quando morì nostro padre andammo a vivere da uno zio con una dotazione di<br />
circa cinque ghinee ciascuna.<br />
- È una storia in là nel tempo?<br />
- Un po'. Ma è necessaria. Indispensabile direi. Non eravamo felici in casa dello zio. Eravamo<br />
considerate solo un peso e questo per noi era motivo di disagio e di dolore. Ci fu tolto fino<br />
all'ultimo centesimo della nostra dotazione e senza obiettare ci adattammo a fare le serve. La<br />
situazione era proprio disgraziata, né più né meno...<br />
- Capisco. Mi dispiace...<br />
- Poi accadde che un ufficiale chiese la mia mano. Noi avevamo ereditato da nostro padre una<br />
vecchia casa. Mio zio la vendette e preparò con la mia quota un semplice corredo. Mio marito<br />
aveva capito fin dall'inizio la realtà della nostra condizione, ma non mi lasciò. Eravamo veramente<br />
innamorati e continua mmo ad esserlo fino a dopo il matrimonio...<br />
- Ho l'impressione che su questa sua storia d'amore lei mi taccia qualcosa.<br />
- Lasciamo stare. <strong>Il</strong> guaio stava nel fatto che mio marito aveva le mani bucate. Sciupava quanto<br />
aveva in tasca senza badare alle conseguenze. Non sapevo come comportarmi con lui. Feci vari<br />
tentativi, ma senza alcun esito...<br />
- A questo proposito... voglio dire... non ha forse anche lei un po' di responsabilità?<br />
- Affatto! Mi creda. Desideravo la vita matrimoniale con tutto il mio amore dopo aver sopportato<br />
solo miseria, umiliazione e disperazione...<br />
- Logico.<br />
- Sembra che lei non mi creda. Ricordo le sue opinioni sulla responsabilità della moglie nella<br />
disaffezione del marito. Ma cosa potevo fare? Lo supplicai con la dolcezza, con il mònito, con la<br />
protesta. All'inizio del mese gli chiedevo il denaro necessario per vivere. Come risposta abituale mi<br />
portava in casa un gruppo di amici, e dagli a mangiare e bere fino all'alba. Di sera a banchetto, al<br />
mattino in bolletta!<br />
- E come ve la cavavate gli altri giorni?<br />
- Mi chiedeva di ricorrere a mio zio, cosa impensabile! O di farmi prestare qualcosa da mia sorella.<br />
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