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Fu anche istituito un servizio di staffetta veloce composto da persone avvezze ad affrontare quella specie di prova acrobatica, le quali, dopo aver preso atto delle necessità dei richiedenti, effettuavano una corsa fino in "Centro" e con precedenza assoluta, ovunque concessa, sbrigavano il tutto e solleciti come all'andata, ritornavano al punto convenuto. A seconda del caso, consegnavano, ritiravano, oppure riferivano e subito si prodigavano per sbrigare faccende altrettanto urgenti. E' appena il caso di ricordare come, mentre ci fu quasi unanimità di vedute nel commentare l'importante ruolo svolto dal ponte in quei tragici istanti, così poi non fu quando si trattò di stabilire a chi andava attribuito il merito, se il manufatto si era dimostrato tanto solido. Si formarono ben presto due schieramenti, ognuno dei quali determinato a sostenere la propria tesi. Vi era infatti chi sosteneva che se il ponte aveva retto a tanto sforzo il merito era dell'Impresa costruttrice, e chi sosteneva che ciò si era reso possibile soltanto per un intervento soprannaturale di San Paolo della Croce. Lo scontro fra le due correnti di opinioni si fece acceso ed andò avanti anche parecchio nel tempo; anzi a ben vedere, sotto sotto quella diatriba non si spense mai del tutto e come si usa dire "qualcosa cova ancora adesso sotto la cenere". Sopra: Ponte di San Paolo. Scenario dopo la lotta sostenuta con il grande mostro. 90
IL BORGO DI OVADA e TORRETTA-CAMPONE Dopo l'episodio drammatico ed eccezionale di cui era stato protagonista il giovane Gastaldi, un altro caso che quasi ha dell'incredibile e che allora commosse pure molto l'opinione pubblica, fu quello che ebbe per oggetto la famiglia Pesce, abitante in Borgo di Ovada ed in particolare la figlioletta Anna di diciotto mesi soltanto, la quale venne portata in salvo proprio all'ultimissimo istante dalla zia Emilia Piana, presso la quale si trovava quando già era in corso la catastrofe. Del fatto ero a conoscenza fin da quel tempo, però non avevo mai avuto occasione di approfondire le reali circostanze in cui il tutto ebbe a verificarsi. Quindi allo scopo di poter meglio riferire, tempo addietro chiesi ed ottenni un colloquio con la signora Anna, allora piccola Anna, la quale, con la gentilezza che le è consueta accettò di parlare di quei dolorosi avvenimenti. La signora Anna, naturalmente, fece subito una premessa e cioè che quanto sarebbe andata a dirmi, tenuto conto della tenera età che aveva al momento del disastro, si sarebbe basato sulle descrizioni fattele poi in seguito dai familiari sopravvissuti, man mano che si faceva più grandicella. Così, nel corso del colloquio che durò anche abbastanza a lungo, la signora Anna ebbe modo di fornirmi un quadro molto ampio di quegli avvenimenti al quale rifarmi per tentare di ricostruire un dramma di ben sessanta anni addietro. Ebbi intanto la conferma che ella, aveva diciotto mesi di età e che la famiglia, abitante in Borgo di Ovada, era composta dal papà Silvio Pesce di anni 29, dalla mamma Piana Concetta Rosa di anni 26, dalla nonna materna Chiabrera Maria di anni 54 e dalla zia materna Piana Emilia di anni 24. Tutti e cinque, pur costituendo una sola famiglia, per ragioni di spazio abitavano in due caseggiati distinti molto vicini l'uno all'altro. Lei ed i suoi genitori in un appartamento, la nonna e la zia in un altro che si trovava lì poco lontano. Anche in quel giorno papà Silvio, com'era sua abitudine, aveva lasciato l'abitazione di buon mattino per recarsi al lavoro presso il costruendo "Villaggio Assunta" di Corso Saracco. La signora Piana invece, sbrigate le faccende di casa, con la piccola Anna in braccio, era andata a fare la consueta visita giornaliera alla mamma ed alla relativa sorella. Poco dopo però, dense nubi nascosero il sole e sopraggiunse un fortissimo vento che prese a spirare in tutte le direzioni. Apparvero anche i primi bagliori di lampo seguiti da forti boati di tuono. Si fece anche molto buio tanto che non sembrava più mattino ma quasi fosse stata prossima la sera. Avvenne subito che, quelle nuvole basse, dense e gonfie quasi a scoppiare, come giunsero anche sopra ad Ovada, non scaricassero gocce o pioggia oppure grandine, ma acqua, acqua a cascata. Mai visto un tempo simile, né vi era memoria che ciò fosse mai accaduto prima. E l'Orba? L'Orba, a causa delle piogge torrenziali già cadute anche a monte, aveva talmente ingigantito la sua portata da renderlo in breve tempo padrone della Valle, dal culmine fino alla pianura. Ed a riprova di ciò si potrebbe anche dire che a tarda mattinata, in zona Monteggio, già correva fuori alveo 91
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IL BORGO DI OVADA e TORRETTA-CAMPONE<br />
Dopo l'episodio drammatico ed eccezionale di cui era stato protagonista il giovane<br />
Gastaldi, un altro caso che quasi ha dell'incredibile e che allora commosse pure molto<br />
l'opinione pubblica, fu quello che ebbe per oggetto la famiglia Pesce, abitante in Borgo di<br />
Ovada ed in particolare la figlioletta Anna di diciotto mesi soltanto, la quale venne portata<br />
in salvo proprio all'ultimissimo istante dalla zia Emilia Piana, presso la quale si trovava<br />
quando già era in corso la catastrofe.<br />
Del fatto ero a conoscenza fin da quel tempo, però non avevo mai avuto occasione di<br />
approfondire le reali circostanze in cui il tutto ebbe a verificarsi. Quindi allo scopo di<br />
poter meglio riferire, tempo addietro chiesi ed ottenni un colloquio con la signora Anna,<br />
allora piccola Anna, la quale, con la gentilezza che le è consueta accettò di parlare di quei<br />
dolorosi avvenimenti.<br />
La signora Anna, naturalmente, fece subito una premessa e cioè che quanto sarebbe<br />
andata a dirmi, tenuto conto della tenera età che aveva al momento del disastro, si sarebbe<br />
basato sulle descrizioni fattele poi in seguito dai familiari sopravvissuti, man mano che si<br />
faceva più grandicella.<br />
Così, nel corso del colloquio che durò anche abbastanza a lungo, la signora Anna ebbe<br />
modo di fornirmi un quadro molto ampio di quegli avvenimenti al quale rifarmi per<br />
tentare di ricostruire un dramma di ben sessanta anni addietro. Ebbi intanto la conferma<br />
che ella, aveva diciotto mesi di età e che la famiglia, abitante in Borgo di Ovada, era<br />
composta dal papà Silvio Pesce di anni 29, dalla mamma Piana Concetta Rosa di anni 26,<br />
dalla nonna materna Chiabrera Maria di anni 54 e dalla zia materna Piana Emilia di anni<br />
24. Tutti e cinque, pur costituendo una sola famiglia, per ragioni di spazio abitavano in<br />
due caseggiati distinti molto vicini l'uno all'altro. Lei ed i suoi genitori in un<br />
appartamento, la nonna e la zia in un altro che si trovava lì poco lontano.<br />
Anche in quel giorno papà Silvio, com'era sua abitudine, aveva lasciato l'abitazione di<br />
buon mattino per recarsi al lavoro presso il costruendo "Villaggio Assunta" di Corso<br />
Saracco. La signora Piana invece, sbrigate le faccende di casa, con la piccola Anna in<br />
braccio, era andata a fare la consueta visita giornaliera alla mamma ed alla relativa<br />
sorella. Poco dopo però, dense nubi nascosero il sole e sopraggiunse un fortissimo vento<br />
che prese a spirare in tutte le direzioni. Apparvero anche i primi bagliori di lampo seguiti<br />
da forti boati di tuono. Si fece anche molto buio tanto che non sembrava più mattino ma<br />
quasi fosse stata prossima la sera. Avvenne subito che, quelle nuvole basse, dense e gonfie<br />
quasi a scoppiare, come giunsero anche sopra ad Ovada, non scaricassero gocce o pioggia<br />
oppure grandine, ma acqua, acqua a cascata. Mai visto un tempo simile, né vi era<br />
memoria che ciò fosse mai accaduto prima. E l'Orba? L'Orba, a causa delle piogge<br />
torrenziali già cadute anche a monte, aveva talmente ingigantito la sua portata da renderlo<br />
in breve tempo padrone della Valle, dal culmine fino alla pianura. Ed a riprova di ciò si<br />
potrebbe anche dire che a tarda mattinata, in zona Monteggio, già correva fuori alveo<br />
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