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IL PONTE DI SAN PAOLO<br />

Mentre 'Da Venanzio" stavano consumandosi gli ultimi istanti della tragedia ed il<br />

giovane Giacinto, a stento, usciva vivo da quell'autentico maremoto, nella zona in cui il<br />

Geirino si congiungeva con quella dei Carlini, la montagna d'acqua che tutto travolgeva<br />

venne a trovarsi proprio di fronte il ponte di San Paolo costruito soltanto da breve tempo.<br />

Quell'onda che aveva fin lì sempre vinto, prese a scavare furiosamente alla base del<br />

manufatto per trovare un benché minimo punto di penetrazione, e per meglio riuscire nel<br />

suo intento scavò, assai profondo, anche l'alveo del torrente - lato Ovest - dove i pilastri di<br />

sostegno erano più vulnerabili.<br />

Però ogni tentativo fu vano. Il ponte, saldamente ancorato nella roccia al lato di Levante e<br />

tutto proteso verso la valle, come prua d'invincibile corazzata sopportò il titanico sforzo e<br />

non cedette di un millimetro. Così le acque, che pur volevano defluire a valle senza<br />

troppo ridurre quell'infernale corsa, furono costrette ad aprirsi anche altri varchi<br />

spezzando però, nel contempo, quel fronte unico che fino ad allora aveva costituito il loro<br />

irresistibile punto di forza.<br />

Fu in tale momento che le acque presero ad erodere il poderoso rilevato che, dall'allora<br />

casa "Spalletta" ai piedi della prima salita per Grillano, in dolce falso piano, conduceva<br />

alla quota di calpestio del ponte medesimo. Il terrapieno fornì pure buona prova di sé, ma<br />

poi, dovette soccombere e ridotto in fango venne fagocitato dalle acque.<br />

In quegli istanti però, al ponte di San Paolo si era verificato anche un altro fatto di grande<br />

rilevanza, perché da quando quella spaventosa massa d'acqua si era buttata irresistibile giù<br />

dalla vallata, finalmente un ostacolo posto dalla mano dell'uomo era riuscito a tenere testa<br />

a tanta potenza con benefici riflessi anche sulle successive fasi della innondazione.<br />

Infatti, vi è da ritenere che lo sbarramento operato dal ponte e dalla massicciata di accesso<br />

abbia tolto a quella montagna d'acqua almeno una parte del suo impeto, il che potrebbe<br />

aver contribuito poi, a salvare il sottostante viadotto della ferrovia Ovada-Alessandria, a<br />

contenere i danni più a valle in Piazza Castello ed a rendere meno tragico il già grave<br />

bilancio in fatto di danni alle cose e più ancora in perdite di vite umane in Borgo di<br />

Ovada, alla Torretta-Campone più in basso ed oltre.<br />

Ma ritornando al ponte di San Paolo e sebbene lo sconquasso lungo la vallata sia stato<br />

tanto, vi è anche da dire che nei due giorni successivi al disastro, non appena le acque si<br />

furono sufficientemente ridimensionate, venne provveduto a ripristinare il traffico<br />

pedonale facendo ricorso ad un'attrezzatura intelligente anche se alquanto primitiva.<br />

Siccome con l'asportazione dell'intera massicciata di accesso e con l'abbassamento<br />

dell'alveo del corso d'acqua - lato Ovest - il dislivello con il piano di calpestio del<br />

manufatto era diventato enorme, si provvide ad allestire una struttura in legno la quale,<br />

poggiando sul greto dell'Orba, a mo' di impalcatura edile dell'epoca e dotata di ripiani<br />

intermedi, raggiungeva la quota di normale transito. I vari ripiani erano poi stati collegati<br />

tra di loro a mezzo di apposite lunghe scale a pioli, in legno anch'esse.<br />

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