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: ". Sopra: Aspetti della tragedia in zona Rebba. In maniera quasi inspiegabile si salvò da così violenta morte un solo nucleo familiare il quale, a differenza degli altri, si trovava riunito su una parte di tetto rivolto verso valle, che, però, a motivo della distanza e dei flutti impetuosi che si sollevavano tutt'intorno, lì per lì, non fui in grado di stabilire quali dei miei amici essi fossero. Soltanto molto tempo dopo, quando le acque si furono sufficientemente degradate, fu possibile raggiungere il luogo della sciagura ed accertare, finalmente, chi era ancora vivo e chi, invece, era stato trascinato via da quelle acque impetuose. "Ma ritornando alle ore 13,30 circa di quel giorno mi disse ancora Ugo Carosio, si verificò un secondo episodio altrettanto drammatico". Con ciò egli voleva riferirsi ad un grido forte e lancinante che giunse fino a lui, malgrado il fragore delle acque e la ragguardevole distanza che intercorreva tra il luogo in cui si trovava e coloro che stavano per essere trascinati in quell'abisso; grido che gli amici, tutti insieme, emisero nel momento in cui il gigantesco albero emerse proprio là sotto ai loro occhi già impietriti dalla paura. Disse ancora: "Fu quel grido così forte e così straziante che malgrado il tempo già passato, ancora non si è spento ed io lo risento nitido e vivo come allora ogni qualvolta si riaffaccia alla mia mente quel pomeriggio". Da quella situazione di terrore uscirono vive soltanto cinque persone e precisamente: il signor Giuseppe Ferrari, sua moglie Teresina Briata, un ragazzino, una ragazzina ed un altro figlioletto di due anni cira che la mamma teneva ancora in braccio. In quell'istante da Ugo Carosio descritto la signora Briata già teneva in grembo un'altra nuova vita mentre, la famigliola che le stava intorno, era tutto ciò che in questo mondo le era rimasto. 74
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Sopra: Aspetti della tragedia in zona Rebba.<br />
In maniera quasi inspiegabile si salvò da così violenta morte un solo nucleo familiare il<br />
quale, a differenza degli altri, si trovava riunito su una parte di tetto rivolto verso valle,<br />
che, però, a motivo della distanza e dei flutti impetuosi che si sollevavano tutt'intorno, lì<br />
per lì, non fui in grado di stabilire quali dei miei amici essi fossero. Soltanto molto tempo<br />
dopo, quando le acque si furono sufficientemente degradate, fu possibile raggiungere il<br />
luogo della sciagura ed accertare, finalmente, chi era ancora vivo e chi, invece, era stato<br />
trascinato via da quelle acque impetuose.<br />
"Ma ritornando alle ore 13,30 circa di quel giorno mi disse ancora Ugo Carosio, si<br />
verificò un secondo episodio altrettanto drammatico". Con ciò egli voleva riferirsi ad un<br />
grido forte e lancinante che giunse fino a lui, malgrado il fragore delle acque e la<br />
ragguardevole distanza che intercorreva tra il luogo in cui si trovava e coloro che stavano<br />
per essere trascinati in quell'abisso; grido che gli amici, tutti insieme, emisero nel<br />
momento in cui il gigantesco albero emerse proprio là sotto ai loro occhi già impietriti<br />
dalla paura. Disse ancora: "Fu quel grido così forte e così straziante che malgrado il<br />
tempo già passato, ancora non si è spento ed io lo risento nitido e vivo come allora ogni<br />
qualvolta si riaffaccia alla mia mente quel pomeriggio".<br />
Da quella situazione di terrore uscirono vive soltanto cinque persone e precisamente: il<br />
signor Giuseppe Ferrari, sua moglie Teresina Briata, un ragazzino, una ragazzina ed un<br />
altro figlioletto di due anni cira che la mamma teneva ancora in braccio.<br />
In quell'istante da Ugo Carosio descritto la signora Briata già teneva in grembo un'altra<br />
nuova vita mentre, la famigliola che le stava intorno, era tutto ciò che in questo mondo le<br />
era rimasto.<br />
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