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Sopra: Ultimi istanti dell'alta mansarda gialla. Elaborazione eseguita dall'architetto Santino Repetto di
Ovada su indicazioni fornitegli da Giovanni De Luigi.
A Monteggio i morti furono sette, più il bestiame vario, compreso il grosso cane da
guardia con il bel pelo lungo, lucido e nero. Quelle persone potrei citarle una per una con
nome e cognome, come di ognuna di esse potrei dire dove si trovava al momento della
mia fuga, ma il modo in cui furono strappate alla vita mi induce a fare sì che possano
portarsi dietro almeno il segreto che racchiude gli ultimi istanti della loro vita stessa.
Ciò è successo, ma per me esse sono ancora tutte là a Monteggio con i loro modi gentili e
le labbra sempre dischiuse al sorriso. Mi rammarico soltanto del fatto che quel giorno io
scappai via senza neppure rivolgere loro almeno un saluto, ma erano tanto buone e spero
mi perdoneranno. D'altra parte, io ero appena un ragazzino e poi le circostanze non me
l'hanno proprio consentito.
Monteggio era ed è tuttora la nostra Terra. Essa sempre ci unisce e quando sono là sento
che di noi nessuno è solo.
Su quel giorno memorabile, iniziato all'insegna di sole splendente, conclusosi poi in
morte e disperazione, scese infine la sera. Ma che tristezza! I sopravvissuti piangevano i
morti disseminati qua e là lungo la Valle dell'Orba in attesa di essere recuperati. Carcasse
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