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Attimi sempre più terrificanti anche perché l'acqua cresceva ad ogni batter di ciglio e per<br />

respirare già si doveva stare ritti sulla punta dei piedi.<br />

Tanta concentrazione in così breve volgere di tempo, senza avere potuto intravedere una<br />

sia pur minima via d'uscita, aveva fatto sì che il torpore della morte, ormai di me avesse<br />

preso possesso. Poi, all'improvviso, inspiegabile, provvidenziale, una violenta scossa<br />

risvegliò la mia mente e fu così che mi ricordai di quei sette, forse otto gradini in mattoni<br />

rossi, che dal piazzale conducevano alla plancia in legno che collegava le due sponde<br />

sopraelevate del bedale ed al tempo stesso, faceva da supporto al congegno di cui gli<br />

addetti al mulino si servivano per dare, oppure per togliere l'acqua alla grande ruota<br />

motrice. Un soprassalto; forse eravamo ancora in tempo! Con tutte le mie forze di nuovo<br />

gridai: "Gino fuggiamo da quella parte". Con rapidi balzi guadagnammo quei gradini fatti<br />

in mattoni, attraversammo la plancia in legno e ci trovammo così sulla sponda sinistra del<br />

bedale, alquanto sopraelevata rispetto al terreno circostante ove, acque torbide e ribollenti<br />

già lambivano il crinale su cui noi fuggivamo verso la collina che, stava proprio li di<br />

fronte; collina che in tempi normali a noi, sempre era sembrata vicina ma che, in quei<br />

particolari istanti, come un miraggio, quasi un inganno, malgrado i nostri sforzi, sembrava<br />

sempre più lontana.<br />

Ormai anche il crinale di quell'argine, seppur alquanto sopraelevato, era stato sommerso<br />

dalle acque sempre più alte della pre-onda ma, con tutto ciò, noi proseguivamo la nostra<br />

disperata corsa, sfruttando la famigliarità del territorio.<br />

L'onda vera, quella micidiale, quella montagna d'acqua che camminava era ormai<br />

talmente prossima che già ci batteva il collo con i suoi spruzzi i quali, benché fossero<br />

acqua anch'essi, ferivano più che se fossero stati di fuoco vero.<br />

In nessuna sede potrei sostenerlo fino in fondo, ma io ebbi la sensazione che mentre<br />

salivo ormai i primi otto, dieci metri della collina l'acqua sfiorasse il mio calcagno ogni<br />

qualvolta mi accingevo a compiere il balzo successivo.<br />

Sfuggire a quella trappola mortale era davvero cosa ardua e forse impossibile anche se io<br />

e Gino ce la mettevamo proprio tutta. Ci impegnammo fino allo spasimo e cademmo poi<br />

bocconi lungo il pendio della ripida collina perché vennero a mancare forze e respiro.<br />

Passò comunque breve tempo e come volsi lo sguardo, l'onda mostruosa scorreva ormai<br />

sotto di noi, lì appena più in basso mentre di Monteggio, giù a fondo valle, ancora era<br />

rimasta soltanto l'alta mansarda gialla che da sola lottava contro quella specie di<br />

cataclisma universale. Pochi attimi soltanto, poi anch'essa spari per sempre. Nel<br />

medesimo istante si levò anche un gran polverone all'interno del quale echeggiavano,<br />

disorientati ed impauriti, centinaia di colombi.<br />

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