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IL TORCHIO SANTINO OTTONELLO - OVADA
Correva l'anno 1901 ed il settore vitivinicolo già era bene avviato, qui da noi
come altrove.
Le prospettive erano tutte in chiave ottimistica, ma le attrezzature a disposizione degli
operatori del ramo continuavano a rimanere antiquate ed affatto rispondenti alle necessità
che i tempi nuovi ormai richiedevano. Fu in un simile contesto di cose che un ovadese
ben preparato e lungimirante pensò di progettare uno strumento che consentisse di
ottenere la spremitura meccanica del graspo da uve una volta che, le stesse, avessero
ultimato il normale ciclo di fermentazione.
L'idea prese concretezza, e venne così realizzato il "Torchio Meccanico" prodotto dalla
ditta Santino Ottonello di Ovada, subito ufficialmente patentato con Brevetto Ministeriale.
Meccanicamente semplice; costruito con passione ed intelligenza onde sfidare a lungo
l'usura del lavoro e l'opera disgregatrice del tempo. Grande moltiplicatore delle forze
individuali e di squadra veniva azionato a mezzo di una lunga apposita barra di ferro,
comunemente chiamata "STANGA". Lento, ma quando raggiungeva la giusta pressione
obbligava il graspo a rendere anche l'ultima goccia di vino novello, appena fermentato.
Ciò, intanto che il caratteristico ticchettio prodotto dal "Meccanismo Ottonello" si
diffondeva nella penombra della cantina, quasi per annunciare a tutti che la stagione delle
grandi fatiche stava per finire.
L'innovazione che veniva a rappresentare nel lavoro di cantina e le eccellenti doti appena
descritte fecero sì che il torchio Ottonello, in breve tempo, conquistasse oltre ai mercati
nostrani anche quelli europei, fino a raggiungere, si disse, persino le grandi fattorie che
già operavano in campo vitivinicolo nel vasto Continente Sud Americano.
Il torchio in parola mantenne il primato nel suo genere per circa 60 anni e precisamente
fino a quando, altri immisero in commercio modelli automatizzati.
Sopra: il "Marchio commerciale" della Santino Ottonello - Ovada
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