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Era il "battipalo" un attrezzo molto rudimentale semplice ed assai faticoso per farlo<br />

funzionare, ma di enorme efficacia in grado di conficcare in qualunque tipo di terreno e<br />

quindi anche nel sub alveo di un corso d'acqua, un palo di legno avente diametro di<br />

cinquanta centimetri ed oltre, solo riunendo in maniera simultanea e convergente lo sforzo<br />

di più persone in grado di sostenere, per ore ed ore, una sorta di erculea fatica.<br />

L'attrezzo in se era ben semplice cosa. Esso, infatti, era costituito da tre supporti in legno<br />

di altezza variabile a seconda dell'opera da eseguire i quali, portati in loco, venivano<br />

sistemati su ampia base e fatti convergere in un sol vertice ove trovava posto una<br />

carrucola, entro la quale scorreva una robusta fune. Quest'ultima, a sua volta, era collegata<br />

con un'estremità ad un cubo metallico comunemente chiamato "mazza" mentre il<br />

terminale opposto si ramificava in una serie di funi di diametro più ridotto cui facevano<br />

capo altrettanti "tirafune" componenti la squadra che doveva azionare il battipalo<br />

medesimo.<br />

Il peso della mazza ed il numero dei tirafune dovevano essere ragguagliati, di volta in<br />

volta, alle dimensioni del palo da conficcare ed alle caratteristiche del sottosuolo oggetto<br />

della perforazione.<br />

Poi, a comando del capo squadra, la mazza veniva fatta salire fino alla carrucola, dopo di<br />

che, sempre a comando, le funi venivano mollate con scatto sincronizzato lasciando che la<br />

mazza cadesse con tutto il suo peso sulla parte superiore del palo. L'operazione, doveva<br />

essere ripetuta per ore ed ore mentre il palo, lentamente, scendeva fino alla profondità<br />

prestabilita.<br />

Naturalmente, affinché tutto si svolgesse nel modo migliore, era necessario anche un certo<br />

tipo di lavoro preparatorio come:<br />

• appuntire in maniera adeguata il palo all'estremità che doveva essere conficcata nel<br />

sottosuolo;<br />

• fissare alla detta estremità una gabbia in ferro, ben appuntita anch'essa e di spessore<br />

tale che la rendesse vincente su qualunque ostacolo che avesse incontrato nel corso<br />

della sua penetrazione;<br />

• cingere con una serie di cerchiature in ferro la sommità del palo destinata a ricevere i<br />

terribili colpi che le venivano inferti dalla mazza per evitare che il palo stesso si<br />

spaccasse sotto tanto sforzo.<br />

• Assicurarsi che il vertice dell'attrezzo, la carrucola e quindi anche la mazza, SI<br />

trovassero in perpendicolare sopra l'estremità cerchiata del palo il quale doveva essere<br />

collocato in opera.<br />

• Avere disponibile tutta una serie di mazze onde sostituire quella in funzione qualora<br />

fosse emerso che la stessa non era adeguata a fronteggiare eventuali imprevisti che si<br />

fossero manifestati nel corso dell'operazione stessa.<br />

Data sistemazione ad un palo occorreva smontare l'intero impianto e collocarlo<br />

nuovamente in perpendicolare, su un punto successivo e ciò fino a quando tutta la<br />

palificazione programmata non fosse giunta a compimento.<br />

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