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Una motivazione in più a sostegno del percorso sopra descritto il quale, come si è visto,<br />
consentiva una certa osservanza dei tempi tabellari di marcia, trovava ragione anche nel<br />
fatto che oggetto del trasporto erano generi alimentari i quali, oltre certi limiti di<br />
tolleranza, potevano andare incontro a possibili avarie. Tempi che, come già accennato,<br />
non potevano essere garantiti né dal guado di Monteggio né da quello dei Recarlini dove<br />
le. acque obbligate a scorrere entro limiti di spazio assai più ristretti, non di rado,<br />
aumentavano di livello e bloccavano ogni forma di transito anche per intere settimane.<br />
Situazione poi che talvolta veniva a complicarsi ancora di più nel caso in cui si fosse<br />
inteso percorrere il fondo Valle Stura dove, quasi ovunque, erano pareti scoscese ed<br />
ostacoli insormontabili, specie in caso di acque anche se appena ingrossate.<br />
Al detto percorso, che pure svolgeva un ruolo di notevole importanza, venivano invece<br />
appoggiati i traffici che potevano essere sufficientemente programmati per le stagioni più<br />
propizie o quanto meno che potevano correre il rischio di rimanere in sosta forzata, anche<br />
per tempi relativamente lunghi, senza nulla pregiudicare.<br />
Le carovane qui in argomento, pare fossero state tutte composte da cento muli ed anche<br />
più; struttura che si rendeva necessaria per ragioni di mutua assistenza tenuto conto che,<br />
per allora, erano viaggi quasi al limite dell'avventura e per assicurare capacità di<br />
autodifesa da possibili attacchi banditeschi, siccome ogni epoca ha avuto i propri Santi ed<br />
i propri demoni.<br />
Una realtà che poi sempre sovrastava i carovanieri, lavoro duro e fatto per libera scelta,<br />
era quella che per loro non poteva esserci mai sosta siccome il tempo tiranno, sempre li<br />
incalzava.<br />
Appena giunti alla località predestinata, un saluto breve a tutti poi, consegnare, vendere,<br />
comperare e subito ripartire per poter presto ritornare.<br />
Al ritorno tutto cambiava. Il mare che all'arrivo era di fronte, adesso si trovava alle<br />
spalle. Quella che era stata gioiosa discesa, ora si trasformava in faticosa salita. Giunti<br />
alla vetta del Turchino, appena un momento per riprendere fiato, per dire al mare,<br />
arrivederci, addio. Essi ormai erano diretti a Nord ed andavano dov'era la loro terra, le<br />
mamme, le mogli e gli affetti più cari. Intanto che simili accattivanti pensieri spronavano<br />
i loro passi, giungevano all'Orba di casa nostra e ripercorrevano a ritroso il guado dei<br />
muli, il quale pochi giorni prima li aveva visti partire. Salutavano senza nemmeno<br />
fermarsi la gente del posto e proseguivano con i loro muli, chi verso Pavia e Milano, chi<br />
verso Asti, Torino ed oltre.<br />
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