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Poi, essendo Monteggio un crocevia importante di là passava il singolo viandante per<br />

assicurarsi di essere sul percorso giusto o per essere assistito da persona pratica nel<br />

camminare su quella pianca tanto alta. Come passava il conducente forestiero con carro e<br />

buoi per chiedere notizie circa le caratteristiche del guado prima di avventurarsi nella<br />

traversata. Se poi era sera, prudentemente, chiedeva di rimanere e di riprendere il viaggio<br />

appena sarebbe giunto il chiarore dell'alba.<br />

Nelle giornate di sole, sotto quell'enorme ippocastano che stava al centro del cortile, o<br />

sotto i lunghi porticati se era cattivo tempo, vi era posto per tutti. Anche per coloro che<br />

lavoravano ed abitavano nei dintorni, vi era qualche ora di tregua ed allora, dovendo<br />

scegliere tra il raggiungere Ovada o Cremolino, con andata e ritorno a piedi, la scelta era<br />

presto fatta. Una capatina fino a Monteggio e la conversazione o la partita in buona<br />

compagnia era assicurata.<br />

Ma la vera festa, e capitava soltanto di rado, era quando cadevano piogge abbondanti,<br />

allorché il torrente, andando oltre la sua massima portata, prendeva a tracimare dalla<br />

sponda sinistra ed a Monteggio espandeva il proprio dominio.<br />

In tali occasioni esso, con acque che erano chete, giungeva fino al piazzale della fattoria<br />

in misura però che, pur impedendo lo svolgimento delle attività quotidiane, non costituiva<br />

pericolo e non arrecava danno.<br />

Ed era proprio in simili circostanze che alla fattoria di Monteggio la gente del vicinato,<br />

anch'essa impossibilitata a lavorare la terra poiché era fango, si dava convegno per<br />

rinnovare il tradizionale incontro.<br />

Gli uomini si riunivano nella parte più alta del piazzale (lato Nord) ove, difficilmente,<br />

giungeva l'acqua. Là parlavano in crocchio, bevevano un bicchiere di buon vino,<br />

scherzavano tra di loro mentre fumavano tabacco a piacimento. Le donne con i bambini in<br />

braccio facevano gruppo a parte lì nei pressi e parlavano delle solite cose.<br />

Coloro che invece prediligevano la pesca davano mano al bilancino e tiravano su pesce<br />

fresco a volontà in una gara che non aveva mai fine; si, erano quelle le occasioni di pesca<br />

grossa perché come è risaputo il pesce di fiume mal sopporta la corrente dell'acqua<br />

quando essa è troppo insistente e tende, quindi, a rifugiarsi dove sono acque più<br />

tranquille, come accadeva proprio all'interno del piazzale di Monteggio.<br />

In mezzo a tanta euforia, per noi ragazzini ed eravamo davvero tanti, la festa era proprio<br />

completa. C'era l'acqua si ma non era troppo alta e poi, era cheta, non vi era pericolo. Se<br />

inoltre era buona stagione ci si rincorreva in essa, ci si rincorreva sui fienili, ci si<br />

rincorreva ovunque. Tutto era gioco ed ogni gioco era bello.<br />

Smetteva intanto di piovere, passava l'onda di piena e le acque lentamente abbandonavano<br />

il piazzale, i prati confinanti e rientravano, infine, nel proprio alveo.<br />

A Monteggio il giorno dopo la vita riprendeva come sempre e la piccola sagra locale si<br />

concludeva così, semplicemente, com'era cominciata. Riprendeva il lavoro a pieno ritmo<br />

ed ognuno ritornava alle proprie mansioni.<br />

lo, simili momenti di gioia collettiva e genuina, li vissi ripetutamente ma, il giorno 13<br />

Agosto 1935, quando non avevo ancora compiuto i miei 14 anni, quello stesso Monteggio<br />

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