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n.72 - Hod benessere

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storici edifici che di giorno si animano popolarmente<br />

(e dove la filosofia è vivere con semplicità gli spazi<br />

collettivi), e la sera si illuminano dando vita a spettacoli<br />

di zampillii di fontane e musica, con le animate<br />

vie, alcune zeppe di negozi ancora ricchi di<br />

folklore locale (come gli Shuka, mercati alimentari<br />

coperti, o le vetrine bazaar di Tigran Metz), altre che<br />

invece hanno ceduto alle sirene commerciali dell’occidente<br />

spesso in favore di un’omologazione<br />

architettonica che sta penalizzando tutti i paesi oltre<br />

cortina con l’abbattimento di vaste zone ad alto valore<br />

storico, annullando completamente la fisionomia<br />

e la peculiarità di questi luoghi. A raccontare la<br />

storia recente di questo paese, specie nella periferia, restano ancora le grandi costruzioni popolari,<br />

retaggi del comunismo, personalizzate con panni colorati stesi nel cielo e piccoli allevamenti<br />

di colombe bianche… e tutto ricorda tanto il sud della nostra Italia. E ancora grandi palazzi<br />

a guardia di storiche chiesette (la cui scoperta è<br />

ancora più gradevole), e poi severi monumenti celebrativi<br />

e simbolo dell’appartenenza: il monumento<br />

Cascade e la statua di Madre Armenia, il Memoriale<br />

del Genocidio del 1915. Ma sullo sfondo, ovunque<br />

si guardi, ecco i due giganti fratelli, i due monti<br />

armonici ed in esilio perenne con il gravoso corpo in<br />

Turchia ma con gli occhi e l’anima sempre puntati<br />

verso la Madrepatria a vegliare: Ararat e Aragat.<br />

Dintorni di Yerevan<br />

Ad ovest è possibile visitare Echmiadzin, sede del Katholikos che<br />

per la Chiesa armena corrisponde al Vaticano dei cattolici, e assistere<br />

la domenica mischiati tra i pellegrini locali alle affollate funzioni<br />

religiose. Poco lontano sono le affascinanti rovine di Zvartnots<br />

che, distrutta da un terremoto intorno all’anno mille, era considerata<br />

una delle più belle chiese armene.<br />

Ad est, sulla strada per il lago Sevan, raggiungiamo il ricostruito<br />

tempio di Garni, dedicato al Dio Sole, con i resti delle terme e le<br />

rovine di un’antica chiesa. Proseguendo, situato in una profonda<br />

gola e immerso in uno spettacolare silenzio<br />

incontriamo il monastero di Ghegard<br />

(che prende il nome dalla lancia che<br />

trafisse il corpo di Cristo), ricco di grotte usate dai monaci in eremitaggio,<br />

di khatchkar (le croci armene) e scomposto in più cappelle, la più<br />

antica delle quali è scavata in una roccia e possiede una fonte di acqua<br />

sorgiva considerata benedetta. Accrescono il fascino e la sacralità di<br />

questi luoghi i giochi di luce vivissima che si alternano al buio intenso,<br />

come in una metafora religiosa, simbolo del bene e del male.<br />

E poi ancora verso sud tra pascoli e vigneti ben curati, passando piccoli<br />

paesi pieni di cicogne, si raggiunge il monastero di Khor Virap, una<br />

delle immagini simbolo dell’Armenia con alle spalle i “fratelli di roccia”<br />

Ararat e Aragat.<br />

HOOD 777222<br />

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