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<strong>Hod</strong> Benessere n° 72 - Maggio 2013 - Anno XVI - Periodico - Diffusione gratuita<br />
Soli<br />
si puo‘
Difendiamoci dai capillari fragili 6<br />
La solitudine nella malattia<br />
di Prof. Francesco Bottaccioli 8<br />
Soli... travolti da un insolito destino 11<br />
Soli è bello<br />
Intervista a Roberto Messina a cura di Marina Robbiani 12<br />
Dolce e croccante come una mandorla<br />
di Dr. Paolo Tedaldi e Stefano Reina 16<br />
La borragine, la selvatica domata<br />
di Dr.ssa Francesca Alia 18<br />
Coccole da bere<br />
di Enza Bettelli 21<br />
Il fascino inconsueto della Basilicata<br />
di Marina Cioccoloni 28<br />
Armenia<br />
a cura di Mario Negri 30<br />
1+1 = 2 mostre da non perdere 34<br />
Sfumature di lino<br />
di Dr. Paolo Tedaldi 36<br />
Le tisane anche in estate 40<br />
a cura di Noi 2<br />
72<br />
Direttore Responsabile: Marina Robbiani<br />
Consulenti Scientifici: Dott.ssa Cagnola,<br />
Dr. Edoardo Felisi, Dr. Sergio Maria Francardo<br />
Consulente Editoriale:<br />
Dott.ssa Raffaella Ferrari<br />
Grafica: Marco Nava<br />
Pubblicità: info@hod.it•333.1932913<br />
Edizioni Alice<br />
Viale Col di Lana, 4<br />
20136 Milano<br />
Tel 02.89.12.74.66<br />
info@hod.it - www.hod.it<br />
Stampa: Matrix Group s.r.l.<br />
via Tortona 72 Milano<br />
Distribuzione: Viprof srl<br />
Viale della Tecnica 5 - 36100 Vicenza<br />
Tel. 0444.347311<br />
Reg.Trib. Milano n° 305 del 22.4.1998<br />
A questo numero hanno collaborato:<br />
Francesca Alia, Enza Bettelli,<br />
Francesco Bottaccioli, Marina Cioccoloni,<br />
Roberto Messina, Mario Negri, Noi 2,<br />
Stefano Reina, Paolo Tedaldi.<br />
In copertina: opera di Caitlin Keogh.<br />
Venite a trovarci su<br />
www.hod.it<br />
e su Facebook<br />
www.facebook.com/hod<strong>benessere</strong>
A SCUOLA DALL’ERBORISTA<br />
6 Difendiamoci<br />
dai capillari fragili<br />
L e dilatazioni dei vasi capillari si rendono visibili come strie irregolari o linee<br />
tortuose che formano sulla pelle una sottile rete di color rosso vivo o violaceo;<br />
se si preme con le dita scompare, per ricomparire subito dopo.<br />
Due tisane del sottobosco per voi<br />
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• Mirtillo foglie t.t. g 40<br />
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8 La solitudine<br />
HHOOODDD 72<br />
Illustrazione di Elfo (Giancarlo Ascari) • Utopie<br />
nella malattia<br />
PROF. FRANCESCO BOTTACCIOLI<br />
“Sapeva dell’intimo legame fra rabbia e depressione,<br />
sapeva che l’assillo degli scenari apocalittici noceva<br />
alla salute mentale, sapeva che, nel suo caso, l’assillo<br />
si nutriva della frustrazione nei confronti di sua moglie<br />
e della delusione nei confronti di suo figlio.<br />
Probabilmente, se fosse stato davvero solo nella sua<br />
rabbia, non sarebbe riuscito a sopportarla.”<br />
(Jonathan Franzen, Libertà)<br />
Succede sempre più spesso che disagi come ansia e depressione,<br />
sofferenze e disturbi psichici complessi di fronte ai<br />
quali ci sentiamo spaesati e impotenti, ci facciano sentire<br />
soli nella nostra malattia. Siamo fragili e insicuri e questo ci<br />
rende non solo vulnerabili ma ogni giorno più incapaci di<br />
affrontare le difficoltà, la vita. Lo spreco di energia mentale è<br />
tale che facciamo fatica a chiedere aiuto. Inoltre il nostro stato<br />
di crescente disagio e malessere ci fa sentire imperfetti e inadeguati, mettendoci in una condizione che<br />
ogni giorno diventa più inaccettabile. Siamo pronti per cadere nella trappola di quella “famosa” pillola che<br />
rischia di renderci schiavi e di farci scivolare in guai ben più seri (a questo proposito, molti studi hanno<br />
dimostrato che “i pazienti trattati con i farmaci hanno circa il doppio delle probabilità di ricadere in depressione<br />
rispetto a quelli che seguono terapie di tipo cognitivo-comportamentale”).<br />
Ognuno di noi soffre per un motivo diverso, e talvolta ci sembra impossibile farlo capire a un’altra persona.<br />
Allo stesso modo l’idea di un cambiamento - in termini di accettazione ed elaborazione del disagio - fa così<br />
paura che ci nascondiamo al mondo. Ci rinchiudiamo in noi stessi e nella nostra realtà malata. Che fare<br />
allora per liberarci da un’ossessione che ci allontana da tutto e da tutti? Come ritrovare di nuovo fiducia<br />
in noi stessi, nella vita, negli altri?<br />
Il disagio mentale è fonte di forte sofferenza e colpisce una quantità ragguardevole di persone,<br />
ma non è altro da noi, non è una tegola che ci è caduta in testa, non è un “male oscuro”, per<br />
usare il titolo di un libro editorialmente fortunato che ha propagandato la potenza delle pillole<br />
contro la depressione. È parte di noi, è uno squilibrio che può essere anche minaccioso per la<br />
vita e invalidante, che però sollecita un cambiamento e che quindi richiede una terapia complessa<br />
non riducibile a un intervento farmacologico, fosse anche realizzato con sostanze naturali.<br />
Del resto, la costruzione del proprio equilibrio psicologico prevede la presenza di atteggiamenti<br />
e comportamenti che, di per sé, possono appartenere alla sfera della patologia. Per<br />
esempio, non si può essere creativi se non ci si dà la possibilità di mostrarsi curiosi, inconsueti,<br />
trasgressivi e, nel caso, anche bizzarri. Così, non è possibile evolvere dall’egoismo ado-
lescenziale, rafforzato dal mondo d’oggi, se non ci si predispone<br />
a vivere intensamente forti legami sentimentali,<br />
parentali, di amicizia e quindi anche alla possibile sofferenza<br />
che deriva da rotture e perdite di questi legami. Questo equilibrio<br />
tra tendenze e dinamiche opposte, come fonte del<br />
<strong>benessere</strong>, è per noi talvolta difficile da comprendere, mentre<br />
è chiarissimo nella cultura cinese antica che vede la compresenza<br />
di due polarità opposte, chiamate yin e yang, all’interno<br />
del medesimo processo. Quindi non solo yin e yang non sono<br />
due realtà che si escludono nella contrapposizione, ma l’uno è<br />
la radice dell’altro e l’uno è dentro l’altro: anche quando lo yang<br />
è al massimo, al suo interno c’è lo yin e viceversa. La salute è<br />
quindi data dall’equilibrio di polarità opposte.<br />
Ma, a ben vedere, anche i greci antichi la pensavano così. Per<br />
Nathaniel Russell,<br />
“Skatecup”.<br />
Ippocrate e Galeno, i due padri della medicina greca, la salute era eucrasìa e la malattia discrasìa,<br />
buona e cattiva mescolanza di diverse componenti vitali fondamentali da loro definite<br />
“umori”. E sia i greci che i cinesi antichi pensavano che l’umore e i sentimenti dipendessero<br />
strettamente dalla salute dell’organismo e dai comportamenti che la persona mette in campo.<br />
I greci praticavano questa cura di sé tramite un insieme di regole e comportamenti - alimentari,<br />
fisici, psichici - chiamato diaita. I cinesi perseguivano lo stesso approccio chiamandolo yangshen,<br />
nutrizione della vita. Entrambi davano un grande rilievo alla regolazione delle emozioni<br />
tramite la meditazione, che i greci antichi chiamavano meléte, che significa “ho cura di me”.<br />
Ho trattato questi argomenti, facendo emergere una storia molto diversa da quella che ci hanno<br />
raccontato per due secoli, in un libro (Bottaccioli F., Filosofia per la medicina. Medicina per la<br />
filosofia. Grecia e Cina a confronto, Tecniche Nuove, Milano 2010) la cui lettura consiglio a chi<br />
volesse approfondire lo studio della sapienza antica in tema di salute fisica e psichica, rintracciando<br />
la trama unitaria che univa, nelle differenze, oriente e occidente.<br />
È<br />
La psicologia, fin dal suo sorgere come scienza autonoma, con Sigmund Freud, ha messo<br />
in luce l’importanza delle prime esperienze di vita nel plasmare la modalità di regolazione<br />
delle emozioni, e quindi le possibili patologie psichiatriche da adulto. In anni più recen-<br />
vero ti, studiosi come John Bowlby (biologo e psicanalista 1907-1990), hanno appro-<br />
che chi fondito lo studio dei legami che si formano tra il bambino e la madre e la<br />
tende alla famiglia nel suo insieme arrivando a tipizzare diversi “stili di attaccamento”,<br />
depressione ha che formeranno la base per lo stile di regolazione delle emozioni che quel<br />
dei conflitti da bambino userà non solo nell’infanzia, ma anche quando sarà adulto.<br />
risolvere con il geni- Per esempio, un bambino che ha avuto nei primi anni di vita una<br />
tore di sesso opposto? relazione con la propria madre e con la propria famiglia caratte-<br />
E che la sua condizione è rizzata da insicurezza, instabilità emotiva, da negazione delle<br />
stata causata, magari fin emozioni oppure da reazioni esagerate ad eventi negativi, da<br />
da piccolo, da un gravi difficoltà della coppia genitoriale oppure da abbandoni, ten-<br />
grosso dolore o derà a costruire una modalità di regolazione delle emozioni e quindi<br />
torto subito e dello stress molto insicura, che, nella definizione di Bowlby, può essere<br />
vissuto in evitante o ansioso-resistente. Nel primo caso, il bambino (e una volta adul-<br />
totale isoto) tenderà ad evitare gli eventi stressanti e la modalità principale di regolamenlazione<br />
delle emozioni sarà la negazione del problema, la chiusura in se stesso.<br />
to... Nel secondo caso, invece, lo stile emozionale, detto anche ambivalente, sarà centrato<br />
sull’ansia di coinvolgere gli altri sviluppando atteggiamenti ambivalenti di tipo conflittuale<br />
che possono alternare chiusura in se stessi e rabbia verso gli altri.<br />
HOOD 777222<br />
9
10<br />
HOOODD 72<br />
Chi è abituato a difendersi dalle situazioni stressanti evitandole e<br />
sopprimendo ogni manifestazione emotiva, apparentemente sarà<br />
tranquillo, in realtà avrà il sistema dello stress iperattivo, come è<br />
dimostrato da diversi studi sperimentali. Ma anche chi esprime<br />
malamente le proprie emozioni, affrontando gli eventi della vita<br />
nell’altalena dello scoraggiamento e della rabbia, avrà un sistema<br />
dello stress perennemente iperattivo.<br />
Quindi quello che accade nelle prime fasi della vita è molto importante<br />
per il resto della vita, nel senso che acquisiamo precocemente<br />
modelli di regolazione delle emozioni e dello stress che ci<br />
condizioneranno per il resto della vita. Ovviamente se non ne<br />
prenderemo coscienza e non proveremo a cambiarli.<br />
La depressione e l’ansia riguardano la persona nella sua interezza. Le origini dei disturbi<br />
possono essere non solo di tipo psicologico ma anche di tipo biologico (infiammazione),<br />
alimentare (carenza di vitamine e nutrienti essenziali, eccesso di zuccheri<br />
e grassi saturi nonché di additivi chimici) e comportamentale in genere (tra cui<br />
A<br />
quali<br />
terapie<br />
naturali<br />
integrate<br />
possiamo<br />
affidarci per<br />
ritrovare la<br />
positività<br />
senza cadere<br />
nella scorcia-<br />
soprattutto la sedentarietà).<br />
Inoltre, le ricerche più recenti hanno dimostrato in modo incontrovertibile che affidare<br />
alla sola farmacologia la guarigione di una persona affetta da depressione o, per esempio,<br />
da un disturbo di panico, è una pratica senza fondamento scientifico. È ormai<br />
dimostrato che gli antidepressivi riescono a far star meglio solo una minoranza di<br />
pazienti e, soprattutto, non riescono a prevenire in larga misura le ricadute.<br />
Al tempo stesso, le pratiche di medicina naturale integrata, tra cui le psicoterapie<br />
e le tecniche meditative, nella cura dei disturbi dell’umore hanno sempre<br />
più evidenze scientifiche, che chiedono di essere conosciute e sperimentate<br />
in ambito terapeutico.<br />
Al riguardo segnalo lo studio che Antonia Carosella e io, assieme a un gruppo<br />
di collaboratori tra cui ricercatori delle Università di Ancona e Urbino, abbiatoia<br />
di mo condotto su un campione dei partecipanti ai nostri corsi di meditazione, che<br />
una pil- realizziamo ogni anno in più edizioni (per info:<br />
lola? www.simaiss.it ) e il cui metodo è illustrato nel<br />
nostro libro Meditazione, psiche e cervello, II ed.<br />
Tecniche Nuove, Milano 2012. Da questo studio<br />
emerge che la sintomatologia ansiosa e depressiva, alla<br />
fine di un breve corso di 30 ore di insegnamento, si<br />
riduce di ben tre volte! Insomma si può fare molto per<br />
aiutare una persona con disturbi dell’umore.<br />
Francesco Bottaccioli, Studioso di<br />
Psiconeuroendocrinoimmunologia, materia<br />
che attualmente insegna agli studenti<br />
dell’area medica, psicologica e biologica<br />
all’Università dell’Aquila e in corsi post-laurea<br />
tra cui il Master di II livello in<br />
“Medicina Integrata” della Facoltà di<br />
Medicina di Siena, il Master di II livello in<br />
“Gestione integrata dello stress” della<br />
Nathaniel Russell,“This is it”.<br />
Facoltà di Medicina di Perugia, il Dottorato<br />
in “Scienze della Mente” dell’Università del<br />
Salento. Ha pubblicato molti articoli, saggi<br />
e libri: di quest’ultimi, 12 sono attualmente<br />
in catalogo, di cui alcuni tradotti in altre<br />
lingue. Collabora con l’inserto Salute del<br />
quotidiano La Repubblica e con l’Istituto<br />
dell’Enciclopedia Italiana Giovanni<br />
Treccani.
Ronnie Cutrone, American mask<br />
Soli...<br />
travolti da un insolito destino<br />
Lei spesso interpreta ruoli da donna forte, autonoma,<br />
che non ha paura della solitudine.<br />
Abbastanza spesso, è vero. Ma nella vita di tutti i giorni sono piena di<br />
fragilità che so mascherare bene. Ogni tanto mi arriva una botta di solitudine<br />
o di malinconia, ma la faccio passare. Non rinnego le mie scelte:<br />
non essermi sposata, non avere figli. Sono cresciuta con l’idea dell’indipendenza.<br />
Penso ancora che una donna possa realizzarsi pienamente<br />
senza essere moglie o madre. Non sento la mancanza di un<br />
figlio o di un marito. Sono convinta di non aver cercato seriamente un<br />
marito perché un complesso edipico avrebbe accostato quell’uomo al ricordo di mio padre. E avrebbe vinto mio padre, il senso di<br />
sicurezza e di protezione che sapeva trasmettermi.<br />
(Mariangela Melato in un’intervista di Gianni Mura, “la Repubblica”)<br />
…<br />
Ora, l’essere uscito dalla<br />
turba volgare de’ malvagi, l’essere<br />
innanzi a tutti, gli dava talvolta il<br />
sentimento d’una solitudine tremenda.<br />
Quel Dio di cui aveva sentito parlare,<br />
ma che, da gran tempo, non si<br />
curava di negare né di riconoscere,<br />
occupato soltanto a vivere come se<br />
non ci fosse, ora, in certi momenti<br />
d’abbattimento senza motivo, di terrore<br />
senza pericolo, gli pareva gridar<br />
dentro di sé: Io sono però.<br />
(Alessandro Manzoni, I promessi sposi, cap. XX Il castello dell’Innominato)<br />
“<br />
... Noi maestri d’arco diciamo: con l’estremità superiore dell’arco l’arciere fora il cielo,<br />
all’estremità inferiore è appesa la terra, fissata con un filo di seta. Se il colpo parte con<br />
una forte scossa c’è il pericolo che il filo si spezzi. Per il volitivo e il violento la frattura diventa<br />
allora definitiva e l’uomo resta irrimediabilmente nello spazio intermedio tra il cielo e la terra.”<br />
“Che debbo dunque fare?” chiesi pensieroso.<br />
“Imparare la giusta attesa”.<br />
“E come si impara?”.<br />
“Staccandosi da se stesso, lasciandosi dietro tanto decisamente se stesso e tutto ciò che è<br />
suo, che di lei non rimanga altro che una tensione senza intenzione.<br />
(Eugen Herrigel, Lo zen e il tiro con l’arco)<br />
Quando fu riparata la finestra sfondata, e la stufa cominciò<br />
a diffondere calore, parve che in ognuno qualcosa si<br />
distendesse, e allora avvenne che Towarowski (un francopolacco<br />
di ventitre anni, tifoso) propose agli altri malati di<br />
offrire ciascuno una fetta di pane a noi tre che lavoravamo,<br />
e la cosa fu accettata.<br />
L a solitudine è per me una fonte di guarigione<br />
che rende la mia vita degna di essere vissuta.<br />
(Carl Gustav Jung)<br />
”<br />
HOOD 777222<br />
Soltanto un giorno prima un simile avvenimento non<br />
sarebbe stato concepibile. La legge del Lager diceva<br />
“mangia il tuo pane, e, se puoi, quello del tuo vicino”, e<br />
non lasciava posto per la gratitudine. Voleva ben dire che<br />
il Lager era morto.<br />
(Primo Levi, Se questo è un uomo) 11
12<br />
HHOOODDD 72<br />
ELOGIO ALLA SINGLETUDINE<br />
Soli È bello<br />
INTERVISTA A ROBERTO MESSINA A CURA DI MARINA ROBBIANI<br />
In genere, chi sceglie di stare da solo ci arriva dopo aver scoperto<br />
che era molto più solo quando viveva con qualcuno senza<br />
comunicare. E una volta essersi presi la soddisfazione di aver<br />
detto “basta” a una vita insoddisfacente, la singletudine diventa<br />
un’occasione per esplorare il mondo; un’avventura per superare<br />
difetti, per incontrare in sé e negli altri pregi e doti fino a poco<br />
prima considerati inimmaginabili. Ma è davvero sempre così? Per<br />
avere le idee un po’ più chiare, ne ho parlato con Roberto<br />
Messina, che grazie ai suoi studi e alla sua esperienza, grazie alle<br />
sue provocazioni, ha fatto da maestro marziale (e non solo) a<br />
molte persone. Tanto per cominciare una delle sue regole è:<br />
“Perché non guardi dentro te stesso prima di delegare le tue<br />
responsabilità, e le tue sofferenze, a qualcun altro?”.<br />
Cos’è la solitudine?<br />
Significa innanzitutto non riuscire a stare da soli con se stessi. É uno stato d’animo che si crea<br />
nel tempo e chi lo produce è proprio chi pensa di soffrire di solitudine.<br />
Dunque, chi si sente solo è un emarginato: ma chi lo dice? Di fatto la solitudine non è nient’altro che<br />
uno stato sociale. Le persone sole, a maggior ragione se sono contente di esserlo, spaventano, ci si<br />
domanda come mai uno è così solo, cosa fa, cosa pensa, e poi non avrà niente da dire così solo...<br />
Eppure ho conosciuto tanti che non facevano in tempo a spogliarsi che erano già pronti per uscire di<br />
nuovo. Non riuscivano a stare a casa propria, nel loro ambiente, e pur di non restarci accettavano qualsiasi<br />
tipo di invito e situazione che li tenesse lontani dal pensare. Ma perché se uno pensa, dovrebbe<br />
stare male? Perché ha paura di pensare che è solo. E perché è solo? E cosa possiamo dire a tutte le<br />
persone che vogliono sempre stare in compagnia unicamente perchè si sentono sole? Ad esempio, che<br />
farebbero meglio a rimanere a casa, perchè alla fine la loro solitudine è un atteggiamento mentale.<br />
Pensare che la solitudine sia prima di tutto un male è un errore. Al contrario, se è vero che ce<br />
la creiamo per conto nostro, nello stesso modo in cui ce la siamo creata possiamo smontarla.<br />
Fino a quando non raggiungeremo la consapevolezza che siamo noi gli artefici della nostra situazione,<br />
andremo avanti a pensare che per non rimanere soli è meglio stare sempre in mezzo<br />
agli altri. Quante volte ci si sposa pensando che il matrimonio, un legame, possa dare quell’equilibrio<br />
che prima non c’era? Se prima non c’era, dopo ci sarà ancora meno... Perfino un figlio<br />
può dare l’illusione di non essere soli, con l’aggiunta di ulteriori richieste di devozione perchè<br />
come genitori non “dobbiamo” essere abbandonati. Ed ecco qui che abbiamo trasformato la<br />
solitudine in una serie di pretese a catena.
Dividiamo la questione in due: da una parte la solitudine voluta, accettata; all’altra vissuta<br />
come paura, dolore, abbandono, isolamento.<br />
Demandare alla solitudine la responsabilità di una sofferenza è già sbagliato di per sé. Partire<br />
dal presupposto che un malessere fisico, un problema familiare, un disagio morale, emotivo o<br />
altro nasca da uno stato di solitudine, soprattutto quando viene giudicato in termini negativi,<br />
vuol dire darsi un’etichetta che sarà molto difficile togliere. Non è vero che sto male perché<br />
sono solo: è una scusa per non affrontare un problema. Anzi, all’interno di questa giustificazione<br />
inserisco tutto, compresa la sofferenza, che mi assicuro di tenere lì dentro bene al caldo proprio<br />
per non risolverla. Soffro perché sono stato lasciato, mi sento solo per la separazione?<br />
Invece di dare la colpa all’altro, sarebbe meglio che mi facessi delle domande e andassi avanti<br />
a costruire la mia vita. Troppo spesso deleghiamo all’esterno quegli eventi emotivi che andrebbero<br />
demandati all’interno, come nostra responsabilità. Se non superiamo questo principio,<br />
possiamo proseguire a parlare di migliaia di sofferenze legate alla solitudine, senza venirne mai<br />
a capo. É per questo che sono convinto che la solitudine sia un termine che dovrebbe essere<br />
tolto dal vocabolario. “Stare da soli” vuol dire tutto e niente.<br />
Nathaniel Russel<br />
Non è facile. Non pensi che per<br />
arrivare a queste conclusioni occorra<br />
essere in equilibrio?<br />
Per sostenere in profondità la consapevolezza<br />
che la solitudine è una nostra<br />
costruzione non basta leggere libri, frequentare<br />
corsi o dire “accetto l’idea che<br />
la solitudine non esiste”. Non è il caso di<br />
prenderci in giro. Dobbiamo invece fare<br />
qualcosa dentro di noi per concretizzare<br />
emotivamente questo concetto. Occorre<br />
trasmutare da un atteggiamento mentale<br />
abbastanza scontato ad un mutamento<br />
interno costante nel tempo. Nessun altro lo può fare per noi.<br />
Non c’è il rischio, stando da soli, di interpretare e deformare la realtà a nostra immagine<br />
e somiglianza, di inventare emozioni e sentimenti?<br />
Produrre emozioni attraverso l’immaginazione è una grande opportunità data unicamente<br />
all’essere umano. Quante cose fraintendiamo in due, insieme a tanti altri? Se da solo mi creo un<br />
fraintendimento, ne ho prova immediata: non mi dà soddisfazione, non mi piace. Se grazie all’immaginazione<br />
entro in una situazione emotiva positiva, sto bene. Che poi quello che immagino<br />
accada o meno ha poca importanza, ciò che è significativo al momento è immaginare un desiderio<br />
e trarne beneficio. Ovviamente sto escludendo ogni tipo di profilo patologico. Ma l’immaginazione<br />
è un potere immenso, questo genere di fantasia non va a cadere in un’alterazione della<br />
realtà. E poi, se l’essere umano avesse il potere di alterare la realtà con l’immaginazione, non<br />
sarebbe un potere eccezionale? Non è stato forse così per molti geni del passato?<br />
Affrontare la vita da single può essere un privilegio, ma costa fatica sia in termini concreti<br />
ed economici, che di relazione con gli altri. Ancora oggi presentarsi da soli senza<br />
rientrare in nessuno schema codificato, viene spesso guardato con diffidenza.<br />
Nel momento in cui una persona ha trasmutato e ha sciolto il nodo della solitudine, presentarsi<br />
in un contesto con dei codici ben precisi rappresentando in qualche modo “il diverso”, è bello.<br />
Quando si sta bene e si è in equilibrio con se stessi, lo si lascia trasparire. Non c’è bisogno di<br />
HOOD 777222<br />
13
14<br />
HOOODD 72<br />
Foto René & Radka<br />
dire niente, si vede. Le persone che<br />
si portano addosso la sensazione<br />
della solitudine, di uno stato di isolamento,<br />
sono ingobbite, chiuse, si<br />
caratterizzano subito per come si<br />
pongono e parlano, per gli argomenti<br />
in genere cupi che trattano.<br />
Tutta questa chiusura determina<br />
uno stare male, così come può rappresentare<br />
una parentesi dovuta ad<br />
un evento momentaneo, difficile<br />
da superare. Ma se si sta bene con<br />
se stessi non c’è alcun bisogno di<br />
lottare, non occorre dimostrare<br />
niente. Smettiamola di piangerci<br />
addosso, qual è il vero problema?<br />
Tu sei single e non hai figli, come vivi tutto<br />
questo?<br />
Mi manca un po’ il fatto di non avere figli.<br />
Considerando però che il figlio è anche una<br />
bellissima attività non retribuita, so che deve<br />
essere una scelta molto consapevole. Perciò,<br />
se da una parte c’è il desiderio di essere<br />
padre, dall’altra mi chiedo se sarei davvero<br />
all’altezza di farlo come si deve. Ma quando<br />
gli anni passano e le esperienze si<br />
susseguono, si fortifica anche un certo<br />
desiderio di predominio su quanto si è<br />
costruito. Un giorno forse comprenderò se<br />
questo desiderio<br />
velato di essere<br />
padre nasce più<br />
per curiosità o per<br />
voglia di paternità<br />
vera e propria,<br />
magari troverò<br />
una donna che<br />
me lo farà<br />
esplodere.<br />
Diciamo che non<br />
è una cosa automatica<br />
e che sono contentissimo di essere<br />
arrivato fino a questo punto così. Non<br />
rimpiango niente perché ho avuto il privilegio<br />
di fare una serie di cose che altrimenti non<br />
sarei mai riuscito a fare, quando si diventa<br />
parte di un nucleo familiare le priorità cambiano<br />
totalmente.<br />
Nathaniel Russel<br />
Nella tua vita hai passato dei periodi in<br />
completa solitudine, è un’esperienza che<br />
consigli?<br />
Sì, è un’esperienza semplicissima che dà<br />
risultati unici. Partirei da qui: arriva un<br />
momento in cui alcune persone non sanno<br />
più a che punto si trova la loro libertà interiore<br />
e di pensiero. Questo succede perché<br />
se la negano, non vogliono pensare e si creano<br />
una serie di situazioni che escludono la<br />
possibilità di riflettere (vedono casa propria<br />
come una prigione da cui scappare ecc.).<br />
Bene, il giorno in cui queste persone fossero<br />
curiose di capire perché si comportano così<br />
potrebbero fare un tentativo e andare in un<br />
bellissimo posto a loro scelta (ad es. esistono<br />
monasteri di diverse religioni che accettano<br />
pellegrini), rimanendoci per qualche giorno<br />
in assoluto silenzio, senza avere relazioni con<br />
nessuno al di fuori di se stessi, senza cellulare<br />
e computer... Sono sicuro che alla fine<br />
scopriranno di sentire cose che pensavano di<br />
non avere nel modo più assoluto.<br />
Quando per i troppi pensieri che ci rimbombano<br />
in testa ci nascondiamo dietro delle illusioni,<br />
non riusciamo più a districarli. Non a<br />
caso le turbolenze che escono da questa<br />
esperienza sono quelle da cui ci si stava allontanando,<br />
sono esattamente quegli eventi<br />
emotivi che si devono integrare, trasmutare.<br />
Questa sorta di “codice del silenzio” è una<br />
vera e propria attività mentale che pone al
Caitlin Keogh<br />
centro il nostro star male e i suoi perché, aiutandoci a diventare consapevoli<br />
che quanto abbiamo vissuto fino ad ora non era che una<br />
bella illusione, mentre come essenza primaria noi siamo un’altra<br />
cosa. Viene fuori subito. Pensare di non poter parlare con nessuno fa<br />
salire l’ansia, e non è che la crosta. Ci sono persone che dopo 2,3<br />
giorni di silenzio non ce la fanno più perchè gli affiora dentro tutto<br />
quello che hanno accumulato. Che hanno chiuso dentro di sé a furia<br />
di non rimanere mai fermi, lavorando dieci ore al giorno, tornando a<br />
casa e uscendo o, per la troppa stanchezza, non avendo neppure la<br />
voglia di rimanere un attimo da soli a riflettere, e poi si ricomincia correndo<br />
la mattina, caffé, cappuccino, riunioni eccetera. Tutta questa<br />
giostra non dà la possibilità di fermarsi mai. Per cui il giorno in cui ci si stoppa, inesorabilmente,<br />
salta fuori tutto. Quello che si presenta è un “mostro” nuovo.<br />
Allora cosa accade?<br />
Che per fortuna l’essere umano ha una grande forza, un incredibile istinto di sopravvivenza.<br />
Così, finita questa esperienza, nel momento in cui ci rendiamo conto di essere qualcosa di<br />
diverso rispetto a ciò che pensavamo, scateniamo il desiderio della ricerca. E questo stesso fatto<br />
ci aiuta a trovare le soluzioni giuste. Il desiderio è tale che ci porta alla risoluzione del problema.<br />
Non c’è bisogno di andare da un terapeuta, una volta certi di essere stati noi ad avere<br />
costruito questa situazione, saremo noi stessi a smontarla. É perché io sono così che desidero<br />
questa cosa. Quasi sempre invece, capita il contrario. La persona che decide di fare o non fare,<br />
di condividere o meno, si relaziona con quello che accade al di fuori da se stesso. Mai con<br />
quanto accade all’interno. Il risultato? Finisce a non conoscersi. E non conoscendosi, accade<br />
David Gerstein<br />
sempre che si facciano le scelte sbagliate. Una volta un<br />
maestro mi ha detto: “Sai qual è la differenza tra fare<br />
una scelta ed essere la scelta? Essere la scelta sei tu.<br />
Fare una scelta è farla in relazione a quello che vedi, ma<br />
non sei tu. Quindi quando fai una scelta, la maggior<br />
parte delle volte è sbagliata perché vieni distratto da<br />
qualsiasi elemento o motivo esterno.”<br />
Roberto Messina ha iniziato molto giovane a verso la comprensione dei condizionamenti<br />
praticare le arti marziali cinesi e come atleta spirituali e mentali dell'individuo, sottoposto<br />
agonistico ha viaggiato e visitato molti paesi troppo spesso all'illusione della libertà. A<br />
del mondo. In questo suo lungo girovagare questo proposito, ha affrontato da vicino<br />
ha intrapreso lo studio delle filosofie orientali l’analisi dei meccanismi che muovono le<br />
e delle religioni occidentali. É stato per molti finalità di alcune sette limitando le loro<br />
anni maestro di arti marziali agonistiche. stesse libertà. Nel frattempo ha iniziato a co-<br />
Ha aderito al movimento umanista per oltre dificare un metodo che ha chiamato<br />
vent’anni, studiando l'essere umano in una “Trasmutazione Alchemica Spirituale”, che si<br />
forma di centralità sia sociale che spirituale, prefigge di rendere libero il pensiero e la<br />
ha sviluppato alcuni principi che volontà dell'essere umano in tutta la sua<br />
riguardano le guide interne all'essere interezza, senza vincoli di sorta. Da circa<br />
umano, ampliandone le peculiarità vent’anni studia, pratica e scrive di media-<br />
emozionali e di rapporti interpersonali. Ha nità. É tuttora Amministratore Delegato di<br />
poi approfondito la ricerca degli aspetti eso- Età d’Oro s.r.l., azienda distributrice di inteterici<br />
delle religioni, una pratica indirizzata gratori alimentari.<br />
Per ulteriori informazioni scrivete a: genesimedianica@gmail.com 15<br />
HOOD 777222
NOME: PRUNUS AMYGDALUS COMMUNIS DULCIS FAMIGLIA: ROSACEAE<br />
16 Dolce e croccante<br />
come una Mandorla<br />
HHOOODDD 72<br />
DR. PAOLO TEDALDI<br />
O riginaria<br />
delle zone dell’Asia occidentale<br />
(Persia e Grecia), la mandorla si distingue<br />
in due varietà: dolce e amara<br />
(non commestibile). Da sempre questo frutto,<br />
per la sua conformazione a vari strati - mallo<br />
esterno, guscio legnoso, pellicina e frutto vero e<br />
proprio - ha ispirato simbolismi legati all’interiorità<br />
e alla scintilla divina dell’uomo, raggiungibile<br />
solo dopo l’eliminazione della parte esteriore.<br />
Anticamente era considerato un rimedio contro<br />
l’ubriachezza. Ovvero, dopo aver mangiato un<br />
po’ di mandorle, si pensava di poter eccedere in<br />
abbondanti libagioni senza ubriacarsi. Questo<br />
fatto potrebbe essere messo in relazione con il<br />
potere gastroprotettivo della mandorla, che masticata<br />
lentamente con la sua pellicina funziona<br />
come ottimo antiacido dello stomaco. Inoltre il<br />
suo olio, presente in quantità, forma una pellicola<br />
protettiva che impedisce un eccessivo e veloce assorbimento dell’alcol.<br />
L a<br />
Proprietà e azioni<br />
mandorla è un frutto molto energetico, rimineralizzante e ricostituente del sistema<br />
nervoso e del cervello, tant’è che se ne raccomanda l’uso agli studenti. Il<br />
frutto maturo e asciutto contiene calcio, fosforo e ferro utili per l’apparato osseo, il<br />
50% di lipidi e il 18% di proteine. L’azione sull’apparato nervoso si esplica grazie alla<br />
presenza di vitamine A e gruppo B. Le mamme in attesa, per garantire un ottimo sviluppo<br />
del feto, dovrebbero masticarne una decina al giorno anche se, visto l’alto contenuto<br />
nutritivo, è bene non esagerare. È<br />
poi controindicata per chi soffre di<br />
ipertensione e arteriosclerosi. A tal<br />
proposito, è l’amigdalina il principio<br />
venefico delle mandorle amare che<br />
si scinde in acido cianidrico. Ma<br />
poiché una mandorla amara contiene<br />
1 mg di acido cianidrico, ci vorrebbero<br />
comunque 60 e più frutti per avere<br />
un effetto gravemente tossico!
P er<br />
In fitoterapia<br />
uso interno l’olio di mandorle diventa un blando lassativo<br />
fisiologico non aggressivo, perché come qualsiasi olio<br />
lubrifica l’intestino. Inoltre, catturando ed eliminando i radicali<br />
liberi, agisce come antiossidante con il risultato di un effetto<br />
antinvecchiamento.<br />
E per chi ha problemi di sonno, le antiche tradizioni - in poche<br />
parole le nonne - consigliano di mangiare una mandorla (una<br />
sola!) ogni sera, prima di andare a letto.<br />
D alle<br />
In cosmesi<br />
mandorle si ottiene un olio ricco di acido oleico e linoleico dai mille usi. Ottimo<br />
esternamente per ammorbidire e rassodare la pelle, in gravidanza previene le smagliature<br />
e, usato sui capelli, elimina la forfora e li rende sani e lucenti. Mischiando dell’olio<br />
di mandorle con l’argilla, si prepara anche una crema peeling per il viso e il corpo.<br />
Una curiosità: nel XVII secolo le mani delle dame dovevano essere così bianche che la notte,<br />
per sbiancarle ulteriormente si ungevano con una crema a base di senape, miele e mandorle<br />
amare che, per mantenere l’effetto più a lungo, veniva protetta da un paio di appositi guanti.<br />
D iffusissima<br />
nell’area mediterranea, la<br />
mandorla è diventata un componente<br />
fondamentale della pasticceria siciliana,<br />
sarda, araba e andalusa. Famosa la<br />
pasta reale (marzapane) da cui le cassate, i<br />
confetti e i torroni.<br />
Insalata di mandorle<br />
Prendete dell’insalata tipo Valeriana e<br />
aggiungete spicchi di arancia privati della pellicina,<br />
semi di finocchio, uvetta ammollata,<br />
una macinata di pepe, sale e le mandorle<br />
tostate in forno e sminuzzate. Condite con<br />
olio e un pizzico di aceto balsamico.<br />
In cucina DI STEFANO REINA<br />
Latte<br />
di mandorle<br />
Sbollentate due<br />
etti di mandorle in<br />
acqua. Pelatele e<br />
frullatele, ottenendo<br />
un composto<br />
simile a uno<br />
sciroppo. Unite<br />
dell’acqua, un po’<br />
di zucchero e frullate<br />
ancora.<br />
Si beve freddo,<br />
ottimo in estate.<br />
I Mostaccioli, il dolce preferito da San Francesco<br />
(e tramandato da Frate Indovino)<br />
Ingredienti:<br />
• 400 g di farina • 300 g di miele • 400 g di mandorle • 2 arance • 4 uova • del mosto cotto<br />
• un cucchiano di cannella in polvere • un cucchiaio di burro • lievito e sale q.b.<br />
Preparazione: Prendete le mandorle, togliete la pelle, tritatele e<br />
amalgamatele bene alla scorza grattugiata delle arance e al miele.<br />
Aggiungete la farina, il lievito, sale e mosto cotto in quantità sufficiente<br />
a ottenere una pasta consistente. Stendete la pasta e tagliatela pensando<br />
di ottenere dei biscotti della grandezza di un dito, mettete nel<br />
forno caldo a 200 gradi e lasciate cuocere per un quarto d’ora.<br />
HOD 77222<br />
17
18 La Borragine,<br />
HOOODDD 72<br />
la selvatica domata...<br />
DR.SSA FRANCESCA ALIA<br />
... nella medicina naturale:<br />
La borragine (Borrago Officinalis) è una<br />
pianta erbacea annuale. Probabilmente<br />
originaria dell’Oriente, è oggi diffusa su<br />
tutta la fascia temperata del globo.<br />
Caratteristiche sono le sue foglie che presentano<br />
una ruvida peluria, i suoi bellissimi<br />
fiori blu-viola con cinque petali disposti<br />
a stella e i suoi semi che, spremuti a freddo<br />
(per non deteriorarne il contenuto),<br />
regalano un olio prezioso.<br />
Fin dall’antichità e trasversalmente in<br />
diverse culture, si hanno notizie del suo<br />
impiego (soprattutto fiori e foglie) come<br />
rimedio terapeutico: da antidepressivo ad<br />
antitussivo, da diuretico a depurativo ed<br />
emolliente. Per fortuna oggi siamo venuti<br />
a conoscenza che la borragine contiene<br />
alcaloidi pirrolizidinici a potenziale attività<br />
epatotossica: motivo per cui per legge<br />
soltanto l’olio di semi, che ne risulta totalmente<br />
privo, può essere commercializzato<br />
come integratore alimentare. È l’acido<br />
gamma-linolenico (un omega-6) la risorsa<br />
più importante dell’olio di borragine, che ha come principale indicazione d’uso la secchezza<br />
cutanea (in questo caso si assume per via orale) e altre affezioni dermatologiche quali eczemi,<br />
acne, psoriasi (su cui si applica localmente).<br />
Risulta infatti un eccellente trofodermico<br />
(ricostituisce la barriera fisiologica di pelle e<br />
mucose) dotato di un valore aggiunto, ovvero<br />
di una spiccata attività antinfiammatoria.<br />
Inoltre, essendo senza alcun dubbio un ottimo<br />
idratante, l’olio di borragine diventa molto<br />
interessante se adoperato come complemento<br />
cosmetico per prevenire o attenuare i<br />
segni dell’età.
... a tavola:<br />
La fama che la borragine si è guadagnata nei secoli non è legata solo alla medicina ma anche<br />
alla tavola, specialmente con quella di Liguria. Così il desiderio di scavare fino alle sue radici,<br />
che fanno binomio con le mie visto che sono nata in questa terra, mi porta a cena in un tempio<br />
della tradizione ligure: la trattoria La BrÍnca (che nell’antica etimologia dialettale significa<br />
luogo scosceso, ripido). Qui mani sapienti fanno rivivere la borragine in piatti autentici e genuini<br />
che, una volta assaggiati, si trasformano in un’esperienza che va oltre il gusto. Deliziata da<br />
un ambiente che trasuda di sapori di una volta, incontro il titolare Sergio Circella, al quale ho il<br />
piacere di rivolgere la mia curiosità:<br />
Qual è il sodalizio che unisce la borragine alla Liguria?<br />
La borragine è senza dubbio la regina tra le<br />
erbe selvatiche della nostra cucina in quanto<br />
protagonista dei ripieni “alla genovese”.<br />
Siamo l’unica regione a coltivarla ad uso<br />
gastronomico. Si tratta di un’erba molto<br />
tenace, spontanea ma non così scontata,<br />
tant’è che per mantenerla la seminiamo in<br />
continuazione e preferibilmente in serra<br />
così da averla a disposizione tutto l’anno e,<br />
schermandola da luce diretta e sbalzi di<br />
temperatura, ne accresciamo la qualità.<br />
Che ruolo ha nel vostro menù?<br />
Premetto che il ripieno delle nostre paste<br />
fresche, fatte interamente a mano e con<br />
farine autoctone, è in linea con la tradizione<br />
di solo magro presente in tutto l’entroterra<br />
chiavarese, a base di uova, formaggio, olio,<br />
erbette selvatiche e soprattutto borragine e<br />
bieta a costa piccola. Il sapore della borragine<br />
ricorda quello del cetriolo ma è molto più<br />
delicato e, in generale, più se ne mette più il<br />
ripieno risulta fine, tuttavia è essenziale un’amalgama<br />
armonica di tutti gli ingredienti. Il<br />
piatto cosiddetto della festa sono a questo<br />
proposito i ravioli di erbette cu tuccu, il mitico<br />
sugo genovese con il pezzo di carne che<br />
“tocca” il pomodoro mentre cuoce a lungo.<br />
Stesso ripieno ma con l’aggiunta di sarazzu<br />
(ricotta stagionata della Val d’Aveto) si trova<br />
nei ravioloni che condiamo con una salsa di<br />
nocciole locali, ideata appositamente per<br />
sostenere quei pochissimi che nei dintorni le<br />
raccolgono ancora. É molto fragrante e dall’aroma<br />
straordinariamente<br />
intenso che ben si distingue,<br />
malgrado presenti alcune<br />
somiglianze, dalla classica<br />
salsa di noci che condisce i<br />
tipici pansoti.<br />
Per quanto riguarda i secondi,<br />
inseriamo la borragine<br />
nelle carni ripiene, come<br />
nella cima di vitello o di<br />
faraona, pilastri della vera<br />
tradizione genovese.<br />
Impossibile dimenticare<br />
anche la foglia di borragine<br />
HOOD 777222<br />
19
20<br />
HOOODD 72<br />
messa in pastella “rigorosamente intera”, secondo<br />
l’usanza della nostra vallata, e poi fritta.<br />
È squisita per il palato!<br />
Mangiando la borragine si può incorrere<br />
in problemi di tossicità?<br />
No, in cucina si utilizzano solo le foglie, che<br />
sono assolutamente sicure in fatto di commestibilità.<br />
È comunque indispensabile cuocerle<br />
perché sono sgradevolissime da consumare<br />
crude. Ad ogni modo la quantità che<br />
si ritrova in ogni singola portata è sempre<br />
piuttosto contenuta, del resto l’esagerare con<br />
qualsiasi alimento può diventare fonte di<br />
inconvenienti.<br />
Sappiamo invece dall’esperienza contadina<br />
che i fiori non si sono mai mangiati , ma sono<br />
talmente belli che si prestano benissimo per<br />
la decorazione delle nostre pietanze.<br />
Che abbinamento di vini suggerisce?<br />
La nostra cantina mette a disposizione vini<br />
provenienti da tutta Italia e dal mondo intero,<br />
ma da sempre prediligo proporre i vini liguri, in<br />
particolare del Tigullio, che sono in continua<br />
crescita qualitativa. Per ravioli e pansoti conditi<br />
con salse chiare, di noci o nocciole, è di regola<br />
un vino bianco, meglio se fornito di una certa<br />
struttura alcolica e di una semi-aromaticità, a<br />
supporto del carattere deciso dei piatti, per<br />
esempio un Vermentino Colli di Luni o un<br />
Cimixa (bianco Golfo del Tigullio-Portofino).<br />
Ai ravioli cu tuccu si deve sicuramente<br />
accompagnare un rosso di media struttura,<br />
come quello della Val di Vara, o ancora dei<br />
vitigni Golfo del Tigullio-Portofino.<br />
Mentre per la foglia di borragine fritta è perfetta<br />
una Bianchetta genovese, meno alcolica<br />
ma più acida da sgrassarne l’untuosità.<br />
Il segreto dell’impiego della borragine in<br />
questi piatti semplici ma di alta laboriosità<br />
artigianale riesce dunque ad essere salvaguardato<br />
grazie a tanta passione e sacrificio<br />
tramandati da generazioni.... va da sè la conformazione<br />
naturale delle nostre terre, chiuse<br />
in valli strette e anguste che hanno permesso<br />
un conservatorismo regionale esclusivo e<br />
antichissimo di saperi, che fortunatamente<br />
qualcuno continua a tradurre in sapori.<br />
Perché rinunciarvi?<br />
La trattoria La BrÍnca si trova nel primo<br />
entroterra della Riviera ligure di levante, nella<br />
frazione di Campo di Ne, a 8 km (circa<br />
10/15 minuti) dall’uscita autostradale di<br />
Lavagna. Se volete iniziare a scoprirla, andate<br />
a buttare un occhio al sito www.labrinca.it<br />
LA BRINCA<br />
Trattoria Caneva con fùndego da vin<br />
Via Campo di Ne, 58 - Ne (Genova)<br />
Tel. 0185 337480 - labrinca@labrinca.it
PICCOLI PIACERI A TAVOLA<br />
DI ENZA BETTELLI<br />
Una flûte di bollicine è l’ideale per far<br />
passare il tempo tra l’aperitivo e il<br />
momento di mettersi a tavola. Per<br />
gustare al meglio una pietanza importante è<br />
d’obbligo un bicchiere di vino d’annata.<br />
Quando fa caldo è una bibita fresca la più<br />
adatta per dissetarsi. E quando si ha voglia di<br />
qualcosa di gratificante? Un colorato drink, da<br />
gustare sulla poltrona preferita di casa, sotto<br />
l’ombrellone, o perfino su una panchina tra il<br />
verde di un parco può davvero diventare la coccola<br />
che rallegra la giornata.<br />
P roibito<br />
Coccole<br />
da Bere<br />
3 Cose da non trascurare<br />
deludersi da soli. Bisogna quindi “ascoltarsi” per capire cosa ci piacerebbe veramente<br />
gustare in quel momento, per quanto stravagante possa sembrare.<br />
, Predisporre tutto in modo da avere a portata di mano le cose più importanti: sedile comodo,<br />
piano d’appoggio confortevole, luce adeguata, libro o rivista se si ha voglia di leggere, musica<br />
preferita se si gradisce, oppure un sottofondo rilassante.<br />
, Spegnere computer, telefonino, tablet e qualsiasi altro marchingegno che potrebbe interferire<br />
con questo prezioso momento che abbiamo deciso di dedicarci.<br />
Quale bevanda?<br />
Liquida, densa o consistente?<br />
La più semplice è quella che si beve e basta, come<br />
una spremuta di frutta, preferibilmente preparata al<br />
momento, o un frappé. Il frullato ha una consistenza<br />
un poco più densa ed è già sulla strada del mangia e bevi,<br />
irresistibile miscela di ingredienti liquidi con altri più corposi.<br />
Gli abbinamenti sono sempre molto personali; questi sono già<br />
collaudati.<br />
HOOD 777222<br />
21
22<br />
HOOODD 72<br />
Liquida, da bere<br />
Mescolate 2,5 dl di latte, 1 cucchiaio<br />
di cacao amaro e 1 cucchiaino di<br />
caffè solubile, addolcite a piacere<br />
e mescolate a fuoco basso per qualche istante.<br />
Unite un pizzico di cannella in polvere e fate raffreddare.<br />
Mescolate infine 1 cucchiaio di panna<br />
densa.<br />
u Frullate 3-4 fragole con 1,5 dl di succo di frutti<br />
tropicali. Diluite a piacere con spumante freddo.<br />
u Mescolate nel bicchiere 1 parte di succo<br />
d’ananas, 1 parte di succo di mela, 1 parte di acqua<br />
tonica e 1 pizzico di zenzero in polvere.<br />
Densa, da centellinare<br />
Frullate 125 g di yogurt greco, 1 dl di latte freddo, 2<br />
cucchiai di sciroppo di more e mescolatevi 2 cucchiai<br />
di ribes sgranato.<br />
> Frullate 1 pesca sbucciata e affettata, 1 piccolo amaretto, 1 dl<br />
di panna fresca, 1 cucchiaino di zucchero di canna e diluite con<br />
1 dl di succo di arancia o di limone.<br />
> Frullate mezza banana, 1,5 dl di latte di cocco, 1 cucchiaio di<br />
zucchero di canna e 1 pizzico di cannella. Completate con<br />
succo di lime e di arancia.<br />
Consistente,<br />
quasi da masticare<br />
Fate fondere 50 g di cioccolato fondente e mescolatevi 1 dl di latte, 1 pizzico di chiodi<br />
di garofano in polvere e 1 cucchiaio di miele di agrumi. Mettete nel bicchiere 2 palline<br />
di gelato all’arancia, qualche fettina di albicocca, versate il latte al cioccolato freddo e<br />
completate con un cappello di panna montata e scaglie di cioccolato.<br />
P Frullate 100 g di mascarpone con 1 vasetto di yogurt bianco, 1 cucchiaino di aceto balsamico,<br />
5 cucchiai di latte, 1 manciata di lamponi e zucchero a piacere.<br />
Riempite il bicchiere a metà con lamponi, ricoprite con la crema e completate<br />
con panna montata.<br />
P Lavorate 150 g di ricotta con poca panna fresca e<br />
zucchero di canna a piacere. Mescolatevi 1 pesca affettata<br />
e sistemate la crema a strati nel bicchiere con palline di<br />
melone. Frullate 1 fetta di cocomero senza semi, versate nel<br />
bicchiere e cospargete con granella di cioccolato.
Gli accessori giusti<br />
Per i long e i soft drink i bicchieri debbono essere capaci<br />
e alti, con o senza stelo. Per i mangia e bevi si usano<br />
invece i bicchieri più tondi e molto capaci, a coppa.<br />
Qualunque tipo di bicchiere scegliate, fate in modo che sia ben freddo:<br />
basta tenerli in frigorifero, sempre pronti da riempire.<br />
K Se usate i bicchieri alti occorrono i cucchiaini a manico lungo mentre<br />
per le coppe vanno bene anche le palettine da gelato.<br />
La cannuccia non è sempre necessaria, ma è anche decorativa e se<br />
sono 2, di colore diverso, meglio ancora.<br />
Anche l’occhio<br />
vuole la sua parte<br />
Imitare le bellissime decorazioni del bar non è facile,<br />
ma non per questo bisogna rinunciare a rendere più<br />
invitante la bibita preparata a casa. L’importante è che<br />
gli ingredienti usati siano sempre commestibili.<br />
< Le decorazioni più ovvie si ottengono con le fettine e<br />
le striscioline di agrumi inserite sul bordo del bicchiere.<br />
Ma si possono usare tutti i tipi di frutta a disposizione,<br />
incidendo la fettina o il piccolo frutto quanto basta.<br />
u Molto scenografico lo spiedino con pezzetti di frutta<br />
e foglioline di menta da appoggiare di traverso sul bicchiere<br />
o da inserire direttamente nella bibita.<br />
v Il ghiaccio, tritato o a cubetti, aiuta ugualmente a ravvivare la presentazione. Se utilizzate<br />
acqua bollita e raffreddata otterrete cubetti davvero trasparenti. Se però non volete che il<br />
ghiaccio annacqui la bibita sciogliendosi, fate gelare un succo di frutta a vostra scelta, o<br />
anche dello spumante, per le occasioni speciali.<br />
v Per rendere chic una normale bibita, fate gelare dentro l’acqua<br />
o il succo di frutta un petalo di rosa o una foglia di menta.<br />
E per fare ancora più in fretta congelate direttamente i frutti di<br />
bosco interi, i chicchi d’uva o le fettine di arancia e limone.<br />
HOOD 777222<br />
23
24<br />
HHOOODDD 72<br />
Radicchio<br />
sui capelli<br />
la tradizione<br />
al servizio<br />
di un problema<br />
moderno<br />
LORAL RADICCHIO I tuoi capelli naturalmente<br />
La storia di Loràl inizia con un pensiero molto comune: «Sto<br />
perdendo i capelli! Non voglio, ma i trapianti sono una cosa<br />
seria, e i farmaci fanno più male che bene.» Così pensava<br />
Mario, trent'anni fa.<br />
La storia, però, continua in modo diverso dal solito.<br />
Perché Mario è un giovane barbiere, e dopo aver provato<br />
tutte le soluzioni, decide di far da sé: spende un decennio,<br />
alla ricerca di un'antica ricetta quasi perduta. In dieci<br />
anni, la formula è ritrovata e funziona: su di lui, e poi sui<br />
suoi clienti.<br />
Oggi Mario ha tutti i capelli in testa.<br />
Ha fondato e dirige con la famiglia la Loràl Radicchio,<br />
dove produce il Trattamento Radicchio, con cui ha aiutato<br />
migliaia di persone.<br />
La sua Lozione è un preparato naturale senza controindicazioni,<br />
perché prodotta secondo la tradizione erboristica:<br />
seleziona le erbe, le pulisce, trita, macera e filtra.<br />
Nient'altro, niente additivi chimici o sintetici.
Lo stesso vale<br />
per lo Shampoo<br />
Radicchio, che<br />
si affianca alla<br />
Lozione: un<br />
detergente a PH<br />
neutro che non<br />
stressa tessuti e<br />
capelli delicati<br />
e non lava via i<br />
principi attivi<br />
della lozione,<br />
ma deterge a<br />
fondo i capelli<br />
grassi o con<br />
forfora. Molte<br />
clienti ci confidano<br />
di continuare a usarlo<br />
anche dopo il trattamento<br />
perché lascia i capelli più<br />
puliti e leggeri.<br />
In più dai laboratori Loràl Radicchio,<br />
oggi nasce Stop&Go<br />
Per donne e uomini, con<br />
calvizie, alopecie o diradamenti<br />
per età, terapie, stress<br />
o persino per forfora e seborrea,<br />
il Trattamento Radicchio<br />
può ridare la serenità, allo<br />
specchio e fra la gente, senza<br />
chirurgia o effetti collaterali.<br />
«L’idea vincente - confessa<br />
Mario - è stata cercare nel<br />
passato la soluzione a un<br />
problema moderno. Mentre<br />
altri si lasciavano sedurre da<br />
ormoni e prodotti chimici,<br />
io guardavo alla sapienza<br />
trasmessa da secoli. Posso<br />
dire che la vita ha premiato<br />
la mia scelta.»<br />
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28<br />
HHOOODDD 72<br />
Foto di Federica Gentile, fede_gen88<br />
Ammirare Matera da uno dei belvederi<br />
che s'affacciano sulla città è un'emozione<br />
indescrivibile. Ancor di più al<br />
crepuscolo, quando scende la sera e le<br />
prime luci si accendono per le strade<br />
della città vecchia avvolta dal silenzio.<br />
È allora che la magia della Basilicata ti<br />
prende e ti chiedi perchè mai hai<br />
aspettato così tanto tempo a fare un<br />
viaggio da queste parti. Ti viene in<br />
mente Carlo Levi, esiliato dal regime<br />
fascista tra gli sperduti monti della<br />
provincia lucana, e capisci perchè chiese di essere sepolto nel cimitero di Aliano.<br />
L a<br />
Basilicata è ancora una terra in gran parte sconosciuta ma che sa incantare il visitatore<br />
con la sua natura incontaminata e primordiale, paesaggi incredibili e caratteristici borghi che<br />
conservano edifici storici di tutto rispetto. Tra i boschi del Vulture e i laghi di Monticchio,<br />
Venosa, l'affascinante patria di Orazio con l'intatto centro storico ricco di monumenti antichi, e<br />
Melfi e Lagopesole con i due grandiosi castelli parlano di quando Federico II veniva qui a cacciare<br />
e affinare l'arte della falconeria. Federico considerava la Basilicata una meta privilegiata e<br />
passava lunghi periodi nei castelli che aveva fatto costruire dedicandosi alla caccia, ancora oggi<br />
abbondante da queste parti.<br />
S e<br />
IL FASCINO INCONSUETO DELLA BASILICATA<br />
Alla scoperta di una regione<br />
straordinaria<br />
per ricchezze storiche<br />
e ambientali<br />
DI MARINA CIOCCOLONI<br />
il litorale non è molto esteso<br />
(Maratea è l'unica cittadina lucana<br />
che si affaccia sul Mar Tirreno e sullo<br />
Ionio dove si susseguono meravigliose<br />
coltivazioni di agrumi, le località balneari<br />
sono soltanto tre: i lidi di Metaponto,<br />
Policoro e Scanzano), è nell'interno<br />
che la Basilicata dà il meglio di sé. Nel<br />
Medioevo la regione era percorsa da tre<br />
grandi vie di pellegrinaggio che collegavano<br />
Roma a Gerusalemme e alla<br />
Terrasanta: l'Appia, la Popilia e<br />
l'Herculea. Sulle tre direttrici furono
costruiti borghi, castelli e cattedrali<br />
che oggi lasciano stupefatto<br />
il visitatore per la loro bellezza.<br />
Il duomo di Melfi col magnifico<br />
campanile di epoca normanna<br />
e la cattedrale di<br />
Acerenza in stile romanicogotico<br />
di gusto francese sono<br />
due tappe da non perdere<br />
prima di raggiungere le Dolomiti<br />
Lucane, così chiamate perchè<br />
simili alle più note cugine che si<br />
elevano più a nord.<br />
Castelmezzano e Pietrapertosa, nel<br />
cuore delle Dolomiti Lucane, fanno parte del<br />
Club dei borghi più belli d'Italia. Sono due<br />
paesi affascinanti, con le case abbarbicate tra<br />
le rocce dalle aguzze guglie rocciose. Le<br />
rovine del castello sovrastano l'abitato di<br />
Pietrapertosa e regalano un panorama a<br />
360° gradi. Per i più intrepidi c'è la possibilità<br />
di vivere un'esperienza unica con il "Volo<br />
dell'Angelo": un cavo d'acciaio teso tra i due<br />
paesi consente di passare da uno all'altro nel<br />
giro di pochi minuti sorvolando il vallone che<br />
li divide. A Pietrapertosa e Accettura, altro<br />
paesino delle Dolomiti Lucane, ai primi di<br />
giugno di ogni anno si festeggiano i santi<br />
patroni e la primavera con lo "Sposalizio<br />
dell'Albero", il matrimonio tra un maestoso<br />
cerro e la fronda di un agrifoglio che vengono<br />
tagliati nei rigogliosi boschi delle vicinanze e<br />
portati in paese trainati da robusti buoi di<br />
razza podolica, per essere innalzati nella piazza<br />
principale dopo che la fronda dell'agrifoglio<br />
è stata unita al tronco del cerro. È una<br />
festa arcaica di origine pagana che vuole<br />
ricordare il ritorno della primavera e la rinascita<br />
della natura dopo il grigio inverno.<br />
P iù<br />
a sud c'è la Val<br />
d'Agri, dove il glorioso<br />
passato di una valle straordinaria<br />
che si estende per<br />
circa 500 kmq fino a sfociare nel<br />
Golfo di Taranto a Policoro, si<br />
mescola oggi alla moderna<br />
realtà del più grosso giacimento<br />
petrolifero d'Europa. Lungo la<br />
valle si snoda la Via Herculea,<br />
che unisce il nord al sud della<br />
Basilicata e che fu costruita per<br />
collegare la città romana di<br />
Grumentum con l'Appia a nord e la Popilia a<br />
sud. Oltre che di oro nero la zona è ricca anche<br />
di oro blu: più di 10.000 anni fa qui c’era un<br />
immenso lago e tutto il territorio era sommerso.<br />
Oggi i fiumi Bradano, Basento e Sinni con i<br />
loro affluenti e il lago di Pertusillo creatosi dopo<br />
la costruzione dell'enorme diga in località<br />
Spinoso, contribuiscono a fare di questa vallata<br />
una delle più belle della regione per la lussureggiante<br />
e splendida vegetazione, ricca di<br />
specie arboree di cui alcune introvabili da altre<br />
parti e di una fauna altrettanto generosa.<br />
T ra<br />
i calanchi della Val d'Agri sorge<br />
Aliano, il borgo sperduto diventato<br />
famoso grazie al romanzo di Carlo Levi<br />
Cristo si è fermato ad Eboli. Il paese, caratteristico<br />
per le case in pietra che si affacciano<br />
sul suggestivo panorama dei calanchi di<br />
argilla bianca, è il luogo ideale per tornare<br />
indietro nel tempo, respirare le atmosfere del<br />
passato e ritrovare se stessi. Non resta che<br />
mettersi a tavola, per assaporare i sapori<br />
dimenticati di una cucina semplice ma genuina<br />
che vanta delle vere eccellenze come i<br />
fagioli IGP di Sarconi di cui si contano 19 varietà,<br />
il canestrato IGP di Moliterno, i peperoni<br />
cruschi, il pane di Matera dalla tipica forma a<br />
cresta di gallo, i latticini.<br />
Senza dimenticare i vini: la<br />
Basilicata conta una DOCG<br />
(Aglianico del Vulture<br />
Superiore) e quattro DOC<br />
(Aglianico del Vulture, Terre<br />
dell'Alta Val d'Agri, Matera e<br />
Grottino di Roccanova).<br />
HOOD 777222<br />
29
30<br />
HOOODDD 72<br />
Armenia<br />
SERVIZIO A CURA DI MARIO NEGRI<br />
Tsavuht danem, “Lasciami sopportare il tuo<br />
dolore”. Così l’Armenia, gioiello paesaggistico<br />
e culturale incastonato fra terre senza pace<br />
e ricche di contraddizioni, ti accoglie e sembra veramente<br />
riuscire a liberarci con la sua bellezza e tranquillità<br />
dei nostri affanni occidentali.<br />
Paese antico e ospitale, con il cuore del sud del mondo<br />
e la voglia di riscatto economico e sociale del nord<br />
evoluto, cerca di aprirsi sempre con più entusiasmo<br />
al turismo. E dal 1991, l’anno dell’Indipendenza,<br />
nonostante il susseguirsi di eventi destabilizzanti<br />
(crisi economica, deficit energetici, terremoti e guerre) è in fase di continua ripresa, soprattutto per la<br />
tenacia della sua gente.<br />
Si arriva facilmente in Armenia, con un<br />
visto ottenibile anche all’ingresso del<br />
paese. E la si scopre facilmente grazie<br />
all’efficiente ricettività alberghiera, di Bed &<br />
Breakfast, e al fatto che il paese non è molto<br />
vasto e ben servito dagli economici marshrutka<br />
(o per i più pigri, taxi ed agenzie di viaggio<br />
locali). Un buon itinerario, che sveli oltre ai<br />
luoghi anche l’anima della sua “gens“ deve<br />
comprendere la capitale Yerevan e successivamente<br />
i grandiosi monasteri, alcuni dei quali<br />
annoverati tra i patrimoni dell’Unesco, che<br />
costellano il territorio armeno e sembrano<br />
quasi presidiarlo come una terra benedetta. E<br />
forse sì, questa è veramente una terra santa,<br />
un piccolo paradiso terrestre dove è possibile<br />
sentire ancora la terra sussurrare delle voci<br />
della natura, vedere l’unica striscia di asfalto<br />
che può essere chiamata strada servire come<br />
pista di atterraggio a grandi rapaci ancora<br />
padroni di questi spazi, o essere usata come<br />
sentiero di transumanza da immense greggi di<br />
pecore, mucche, cavalli ed asini che, come in<br />
uno scenario biblico, sembrano dirigersi verso<br />
la salvezza, verso il monte Ararat e la sua Arca.<br />
É così naturale il legame in questo dolcissimo<br />
paese tra tradizione e modernità, che la speranza<br />
è che turismo e globalizzazione non<br />
intacchino una società che riesce ancora ad<br />
essere così armonica.<br />
Nonostante l’evidente differenza con il resto<br />
del paese, Yerevan mantiene un aspetto<br />
piacevolmente provinciale con le belle e<br />
maestose piazze circondate da importanti e
storici edifici che di giorno si animano popolarmente<br />
(e dove la filosofia è vivere con semplicità gli spazi<br />
collettivi), e la sera si illuminano dando vita a spettacoli<br />
di zampillii di fontane e musica, con le animate<br />
vie, alcune zeppe di negozi ancora ricchi di<br />
folklore locale (come gli Shuka, mercati alimentari<br />
coperti, o le vetrine bazaar di Tigran Metz), altre che<br />
invece hanno ceduto alle sirene commerciali dell’occidente<br />
spesso in favore di un’omologazione<br />
architettonica che sta penalizzando tutti i paesi oltre<br />
cortina con l’abbattimento di vaste zone ad alto valore<br />
storico, annullando completamente la fisionomia<br />
e la peculiarità di questi luoghi. A raccontare la<br />
storia recente di questo paese, specie nella periferia, restano ancora le grandi costruzioni popolari,<br />
retaggi del comunismo, personalizzate con panni colorati stesi nel cielo e piccoli allevamenti<br />
di colombe bianche… e tutto ricorda tanto il sud della nostra Italia. E ancora grandi palazzi<br />
a guardia di storiche chiesette (la cui scoperta è<br />
ancora più gradevole), e poi severi monumenti celebrativi<br />
e simbolo dell’appartenenza: il monumento<br />
Cascade e la statua di Madre Armenia, il Memoriale<br />
del Genocidio del 1915. Ma sullo sfondo, ovunque<br />
si guardi, ecco i due giganti fratelli, i due monti<br />
armonici ed in esilio perenne con il gravoso corpo in<br />
Turchia ma con gli occhi e l’anima sempre puntati<br />
verso la Madrepatria a vegliare: Ararat e Aragat.<br />
Dintorni di Yerevan<br />
Ad ovest è possibile visitare Echmiadzin, sede del Katholikos che<br />
per la Chiesa armena corrisponde al Vaticano dei cattolici, e assistere<br />
la domenica mischiati tra i pellegrini locali alle affollate funzioni<br />
religiose. Poco lontano sono le affascinanti rovine di Zvartnots<br />
che, distrutta da un terremoto intorno all’anno mille, era considerata<br />
una delle più belle chiese armene.<br />
Ad est, sulla strada per il lago Sevan, raggiungiamo il ricostruito<br />
tempio di Garni, dedicato al Dio Sole, con i resti delle terme e le<br />
rovine di un’antica chiesa. Proseguendo, situato in una profonda<br />
gola e immerso in uno spettacolare silenzio<br />
incontriamo il monastero di Ghegard<br />
(che prende il nome dalla lancia che<br />
trafisse il corpo di Cristo), ricco di grotte usate dai monaci in eremitaggio,<br />
di khatchkar (le croci armene) e scomposto in più cappelle, la più<br />
antica delle quali è scavata in una roccia e possiede una fonte di acqua<br />
sorgiva considerata benedetta. Accrescono il fascino e la sacralità di<br />
questi luoghi i giochi di luce vivissima che si alternano al buio intenso,<br />
come in una metafora religiosa, simbolo del bene e del male.<br />
E poi ancora verso sud tra pascoli e vigneti ben curati, passando piccoli<br />
paesi pieni di cicogne, si raggiunge il monastero di Khor Virap, una<br />
delle immagini simbolo dell’Armenia con alle spalle i “fratelli di roccia”<br />
Ararat e Aragat.<br />
HOOD 777222<br />
31
32<br />
HOOODD 72<br />
Verso Nord<br />
Quindi verso nord est, verso la regione di Lori, quasi al<br />
confine con la Georgia passando per Vanadzor, tranquilla<br />
cittadina sede di un immenso stabilimento chimico<br />
di epoca sovietica, fino a raggiungere l’inquinata<br />
Alaverdi con la sua fabbrica ancora funzionante di rame,<br />
per immergersi tra le aspre gole scavate dal fiume<br />
Debed, rocce rosse punteggiate in questa tarda e calda<br />
primavera da mille fiori.<br />
Proseguendo in questa strada scavata nella terra si arriva ad altri monasteri, quasi sul confine<br />
georgiano: Kobayr, Odzun, Sanahin, Haghpat con i loro meravigliosi affreschi e la calda<br />
Verso il Sud<br />
Dall’alto specchio d’acqua si procede<br />
verso sud, verso i confini<br />
dell’Azerbaigian e quelli del travagliato<br />
ma ospitalissimo Nagorno Karabakh.<br />
Lungo una strada che sembra scorrere<br />
tra terra e cielo, passando per prati<br />
verdi, dolci pendii ancora innevati e<br />
paesi lontani che respirano ancora<br />
della magia d’Oriente, si raggiunge la<br />
regione di Syunik e il meraviglioso sito<br />
archeologico delle “pietre parlanti”,<br />
osservatorio astronomico ricco di<br />
megaliti posti in svariati cerchi come a<br />
voler catturare l’universo, imbrigliare<br />
accoglienza dei<br />
devoti custodi che<br />
ti offrono, anche<br />
tentando qualche parola in italiano, un saluto e candele votive. Poi<br />
sempre di più verso est lasciando alle spalle l’anonima Diliyan (un<br />
tempo meta di villeggiatura dei potenti dell’Urss), arriviamo al monastero<br />
di Goshavank e a quello di Haghantsin, immersi in boschi di<br />
querce, con i bui gavit e le arabesche incisioni delle Khatchkar.<br />
Andando avanti a ritroso sulla via delle antiche carovane si arriva quindi<br />
al lago Sevan, il più alto d’Europa. Qui si trova un antico monastero,<br />
rifugio nel passato di reietti e monaci ribelli, e un cimitero presso il villaggio<br />
di Noraduz ricco di croci armene usate come sepoltura.
l’infinito seguendo stelle e pianeti, mirando<br />
attraverso piccoli fori puntati verso il cielo.<br />
Si riprende quindi la strada con un sole che<br />
sembra non tramontare mai nell’abbraccio<br />
infinito di questa terra così ospitale, così meravigliosa<br />
nelle sue manifestazioni naturali e della<br />
sua gente, che ti saluta, che ti ferma e ancora<br />
nutre interesse per l’altro.<br />
Laghetti azzurri, piccoli paesi dai tetti in lamiera,<br />
minuscoli cimiteri sui crinali delle alture, animali<br />
che si mescolano agli uomini e ne condividono<br />
ancora le sorti: forse è ancora qui il punto del<br />
mondo<br />
in cui<br />
Dio farà<br />
posare<br />
la sua Arca della salvezza e da cui ricomincerà una<br />
nuova vita di riconciliazione con gli esseri umani.<br />
Per noi è già un po’ iniziata questa “nuova vita”<br />
nell‘intraprendere un viaggio che continua a stupirci e<br />
ci porta, dopo la tranquilla cittadina di Goris, accolti da<br />
un pascolo di vacche in pieno centro, ad un altro simbolo<br />
del paese: il monastero di Tatev, con la sua imponenza<br />
strategica e culturale che ben rappresenta a conclusione<br />
del nostro itinerario l’anima dolce e lo spirito<br />
tenace di questi popoli.<br />
Credo che visitare l’Armenia sia ancora una vera esperienza di viaggio e, affidandosi alla sua<br />
bellezza e alla sua gente, è come abbandonare per un po’ le nostre ansie occidentali.<br />
Tsavuht Danem.<br />
INFORMAZIONI: WWW.ARMENIAINFO.AM<br />
il sito in inglese dell’ente<br />
del turismo armeno.<br />
CARBAMITÙ Produzione Indipendente di Mario Negri<br />
www.marionegri.eu - info.fotovideo@libero.it<br />
Ringraziamo tutti quelli che ci hanno aiutato nella realizzazione di questo reportage e specialmente:<br />
il piccolo randagio che ci ha accompagnato come un nume tutelare all’osservatorio astronomico,<br />
Gayane preziosa informatrice, i poliziotti e tutto il paese di Vik nel Nagorno Karabakh.<br />
HOOD 777222<br />
33
AL MART DI ROVERETO<br />
34 Mostre<br />
da non perdere<br />
aperte fino al giugno<br />
HHOOODDD 72<br />
Rudolf Steiner<br />
(1861-1925) filosofo,<br />
esoterista e pedagogo<br />
austriaco, è il fondatore<br />
della scienza dello spirito<br />
ad orientamento antroposofico.<br />
Dopo aver frequentato<br />
l’Istituto Tecnico Superiore di<br />
Vienna, Steiner mette in luce le<br />
sue doti filosofiche curando gli<br />
scritti scientifici di Goethe per la<br />
collana Deutsche National-<br />
Literatur e collaborando con<br />
l'Archivio di Goethe e Schiller a<br />
Weimar. Successivamente svolge<br />
un’intensa attività come scrittore<br />
e teorico prima nell’ambito<br />
della Società teosofica e poi<br />
nella Società antroposofica da<br />
lui fondata nel 1913. I suoi<br />
impulsi hanno influenzato<br />
numerose discipline artistiche,<br />
tra cui l’architettura,<br />
il design, la pittura e<br />
hanno dato vita alla pedagogia<br />
Waldorf, alla<br />
medicina antroposofica<br />
e all’agricolturabiodinamica.<br />
Rudolf Steiner. L'alchimia del quotidiano<br />
Curata da Mateo Kries e realizzata dal<br />
Vitra Design Museum di Weil am Rhein<br />
Questa grande retrospettiva dedicata a Rudolf<br />
Steiner, ne mette in luce la personalità a 360°.<br />
Illustrandone il pensiero attraverso la for-<br />
mazione, scritti e pubblicazioni da lui curate e<br />
soprattutto grazie ad una singolare produzione<br />
artistica che spazia dall’architettura al design, al teatro,<br />
la mostra testimonia di come la nuova Weltanschauung<br />
(visione del mondo) di Steiner sia stata fautrice di importanti<br />
mutamenti nella vita quotidiana influenzandoci ancora oggi. Il<br />
percorso si chiude con le Farbkammer, camere terapeutiche<br />
colorate ideate nel 1913 e ricostruite in dimensioni reali,<br />
www.mart.trento.it/rudolfsteiner.<br />
Facciata ovest del secondo Goetheanum<br />
Facciata primo Goetheanum<br />
Rudolf Steiner, Haus Duldeck a Dornach, 1915-16<br />
© Roland Halbe Architekturfotografie<br />
Mart Museo di Arte Moderna e Contemporanea<br />
di Trento e Rovereto<br />
Corso Bettini, 43 - Rovereto (TN)<br />
Tel. 800 397760 • 0464 438887 • info@mart.trento.it<br />
www.mart.trento.it<br />
D.Huschke, Ritratto di Rudolf Steiner.
Progetto Cibo La forma del gusto<br />
Curatore della mostra Beppe Finessi<br />
1 2<br />
3<br />
6<br />
1. Delphine Huguet,<br />
Speculoos, 2007<br />
2. Giorgetto Giugiaro, Pasta<br />
Marille, pastificio Voiello,<br />
1983<br />
3. Florence DolÇac, Couvercle<br />
en biscuit 2003<br />
4.Putput, Popsicles, 2012<br />
5. Paolo Ulian, Golosimetro, 2002<br />
6. Elsa Lambinet,Sweet play<br />
Tra i designer e gli architetti che hanno partecipato al "Progetto Cibo"<br />
Achille Castiglioni, Lorenzo Damiani, Giorgetto Giugiaro, Alessandro Mendini, Gaetano<br />
Pesce, e tra i grandi chef Gualtiero Marchesi, Massimo Bottura, Carlo Cracco, Davide Oldani...<br />
wwwmarttrentoit/progettocibo<br />
5<br />
Come<br />
diceva<br />
Bruno Munari<br />
la bellezza di<br />
un alimento, come<br />
l’arancia, raffigura<br />
esemplarmente l’idea di<br />
un prodotto di design. Allo<br />
stesso modo, dietro a una<br />
serie di alimenti comuni e<br />
basilari come il pane o a piatti<br />
connotati geograficamente come<br />
il sushi o lo strudel, si nascondono<br />
disegni progettuali frutto di un<br />
accorto compromesso tra immagine,<br />
gusto e produzione: è solo uno dei<br />
temi di questa mostra golosa e intrigante<br />
che affianca alla produzione dei<br />
nostri cibi la creatività dei designer.<br />
Partendo da un punto di vista diametralmente<br />
opposto, vengono mostrati<br />
oggetti di design realizzati con materiali<br />
alimentari, come la calcolatrice a forma<br />
di tavoletta di cioccolato (la Cioccolator)<br />
di Alessandro Mendini, o che alludono<br />
al cibo come le spugne a forma<br />
di ghiaccioli (i Popsicles) di<br />
Putput. Il biscotto che si adatta alla<br />
tazzina da caffè (lo Speculoos) di<br />
4<br />
Delphine Huguet è invece un esempio<br />
nato dalla creatività di un<br />
cosiddetto “food architect”. E per<br />
finire, video e fotografie mostrano<br />
alcuni piatti-icona di<br />
grandi chef nazionali e<br />
internazionali, e un'ampia<br />
ricognizione illustra<br />
il futuro del<br />
design... e del-<br />
l’alimentazione.<br />
HOOD 777222<br />
35
NOME: LINUM USITATISSIMUM FAMIGLIA: LINACEAE<br />
36 Sfumature<br />
DR. PAOLO TEDALDI di Lino<br />
HHOOODDD 72<br />
Q uesta<br />
pianta proviene dal Caucaso e<br />
come dice il nome scientifico - Linum usitatissimum<br />
- grazie ai suoi molteplici<br />
impieghi ha avuto da sempre larga diffusione.<br />
Con il lino gli antichi Egizi avvolgevano le mummie,<br />
i Greci tessevano con la fibra le vele delle<br />
navi e i Romani le reti per la caccia e la pesca.<br />
Della sua simbologia legata alla luce e al sole<br />
troviamo tuttora traccia in Francia, dove la cotta<br />
del prete e dei chierichetti, rigorosamente fatta di lino, si chiama aure (alba).<br />
I semi<br />
I semi<br />
Proprietà e azioni<br />
di lino non dovrebbero mai mancare in casa, posseggono infatti molteplici proprietà medicinali.<br />
Contengono il 6% di mucillagine e il 30% di trigliceridi ricchi di acidi grassi polinsaturi, acido<br />
oleico e linoleico, tutte proprietà che garantiscono un effetto antiossidante e antinvecchiamento.<br />
In fitoterapia<br />
di lino sono sempre stati utilizzati (per macerazione in acqua) come rinfrescanti e<br />
sfiammanti intestinali, in caso di stipsi, colite o infiammazioni delle vie urinarie.<br />
La sera versate un cucchiaino di semi in un bicchiere d’acqua, filtrate il mattino seguente e<br />
bevete a digiuno: agirà sia come disinfiammante e lassativo sia per i reumatismi, l’artrite e il<br />
catarro bronchiale. E se doveste dimenticarvi di mettere i semi a mollo, potete bollirli per pochi<br />
minuti, filtrarli e berli. Con acqua e olio di lino si preparano invece i clisteri.<br />
Una polenta di lino… per guarire<br />
Diffusissime anche le “polentine” di lino. Si ottengono facendo bollire la farina di semi<br />
nell’acqua fino a quando raggiunge la consistenza di una polenta, quindi si versa su un<br />
canovaccio. Per via del calore, la mucillagine attraversa i pori della pelle e scioglie il<br />
catarro. È efficace sul petto e, volendo, sulla schiena (attenzione però alle scottature!), e<br />
va tenuta fino a quando si raffredda.<br />
U n<br />
In cosmesi<br />
valido aiuto antinvecchiamento può venire dall’uso dell’olio di lino per via interna, che<br />
si è aggiunto alla tradizione che un tempo prevedeva l’impiego dell’olio solo per diluire i<br />
colori. Andrebbe preso un cucchiaino la mattina, anche se il sapore non è dei migliori.<br />
L’importante è che l’olio provenga da coltivazioni biologiche e da spremitura a freddo.<br />
Per uso esterno invece, un trattamento delicato per il viso consiste nel passare un batuffolo di<br />
cotone bagnato di acqua di rose mescolato con un po’ di olio di semi di lino.
9 a Edizione Sapere. Il Sapore del Sapere<br />
Ideati da Rossella de Focatiis e realizzati da Erredieffe<br />
venerdì 24 maggio<br />
La scienza incontra la medicina quantistica e … la spiritualità<br />
Relatori: prof. Pier Mario Biava, dott. Nader Butto, dott.ssa Lorena Di Modugno,<br />
dott. Endrik Favero, dott. Mauro Pedone, Michele Proclamato,<br />
prof. Elio Sermoneta, prof. Piergiorgio Spaggiari<br />
Il Convegno si svolgerà dalle ore 10.45 alle 18.30<br />
Registrazione ore 10.15 presso<br />
BEST WESTERN Hotel Milton Milano,Via E. Butti 9, Milano<br />
Partecipazione gratuita, prenotazione obbligatoria.<br />
Con il Patrocinio di:<br />
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“Impara a volerti bene, investendo su<br />
salute, alimentazione naturale e cultura:<br />
noi ti diciamo come”<br />
Convegno organizzato da Sapere. Il Sapore del Sapere e<br />
da l’Altra Medicina magazine<br />
Ideato da Rossella de Focatiis e da Daniele Magni<br />
Sabato 18 maggio<br />
IL POTERE DEL CIBO.<br />
Viaggio guidato alla scoperta delle antiche tradizioni e delle nuove tendenze alimentari<br />
Relatori: Nida Chenagtsang, Roberto Gatto, Antonio Morandi, Franco Berrino,<br />
Leonardo Pinelli, Lorena Di Modugno, Clara Granatieri, Donna Brown e Rodolfo Condoluci<br />
Il Convegno si svolgerà dalle ore 10.30 alle 18.00<br />
Registrazione ore 10.00 presso<br />
BEST WESTERN Hotel Milton Milano,Via E. Butti 9, Milano<br />
Quota di partecipazione euro 25.00, pranzo vegano incluso.<br />
Prenotazione obbligatoria<br />
Per Informazioni e Prenotazioni:<br />
Erredieffe - Comunicazione & Eventi<br />
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L’ALIMENTAZIONE SANA .............E NON SOLO<br />
LE TISANE ISANE<br />
ANCHE IN ESTATE<br />
A CURA DI NOI DUE<br />
Tradizionalmente le tisane sono consumate prevalentemente<br />
nei periodi piu’ freddi, l’infusione e il calore aiutano<br />
le erbe ad estrarre le sostanze piu’ velocemente e<br />
quindi si raggiunge un gusto gradevole e piu’ intenso rapidamente,<br />
questo pero’ non esclude la possibilita’ di godersi una<br />
tisana a temperatura ambiente o anche fresca nelle giornate piu’<br />
assolate, ecco alcune soluzioni molto gradevoli per l’estate:<br />
Una tisana all’anice e menta perfetta per rinfrescarsi e per aiutare la digestione:<br />
Fate bollire un litro d’acqua, spegnete il fuoco e lasciate in infusione<br />
un paio di cucchiaini di semi di anice e mezzo cucchiaino di foglie di<br />
menta piperita. Lasciate infondere per 10 minuti, filtrate e fate raffreddare.<br />
Potete berla tiepida (per digerire), oppure metterla in frigo<br />
(quando sarà a temperatura ambiente) e servirla con una fetta di<br />
limone come elisir rinfrescante.<br />
Una tisana rilassante alla lavanda potrebbe essere una soluzione<br />
per ritrovare un po’ di relax dopo una giornata un po’<br />
impegnativa:<br />
Ingredienti: & 50 gr di foglie di rooibos del Sud Africa<br />
& 30 gr di fiori di lavanda & 20 gr di tè verde<br />
Preparazione: Miscelate in un vasetto di vetro gli ingredienti e utilizzate<br />
due cucchiai dell’infuso per ciascuna tazza<br />
di tisana che volete preparare. Versate la miscela<br />
nell’acqua bollente e lasciate in infusione per 10<br />
minuti. Il rooibos è già tendenzialmente dolce e<br />
arricchito dal sapore della lavanda non dovrebbe<br />
richiedere ulteriori dolcificanti ma, se proprio non<br />
ne potete fare a meno, affidatevi al miele!<br />
Per depurarsi invece potete preparare questo<br />
mix di fiori veramente efficace e gradevole:<br />
Ingredienti:<br />
& 25 gr di fiori essiccati di sambuco nero<br />
& 25 gr di fiori di violetta selvatica<br />
& 10 gr di bardana<br />
Preparazione: Portare a ebollizione i tre cucchiai<br />
di miscela e filtrare quasi subito. Bere dunque una<br />
tazza la mattina a digiuno e due tazze nell’arco<br />
della giornata lontano dai pasti.<br />
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tutta la Forza del Sale<br />
L'HalosTerapia è un rimedio naturale. È<br />
come trovarsi in riva al mare, in particolar modo<br />
quando le onde, con forza, si infrangono sugli<br />
scogli formando piccolissime gocce: è allora che si<br />
avverte il "profumo di mare" e si percepisce, respirando,<br />
la salsedine marina. Questa è vera<br />
HalosDynamica (Halos = sale e Dynamis = forza).<br />
Le sottilissime gocce di acqua marina che respiriamo<br />
raggiungono le profondità bronchiali, lambiscono<br />
tutte le superfici epiteliali respiratorie.<br />
L'azione del sale, antinfiammatoria, mucodiluente<br />
ed igienizzante, può facilitare il lavoro espettorante<br />
degli organi cigliati che tappezzano le<br />
mucose.<br />
Oggi, grazie alla Cabina HalosDynamica la<br />
formazione delle piccolissime gocce è controllata,<br />
ma rimane viva la Forza del Sale con<br />
i suoi benèfici effetti del tempo trascorso in riva al<br />
mare, in prima fila, sullo scoglio, dove il micro clima<br />
è salutare per tutti, grandi e piccini.<br />
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Non cura patologie ma attiva quei processi naturali che possono aiutare a prevenire.<br />
In caso di presenza di malattie o dubbi sentire il proprio medico di fiducia.<br />
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- stipsi - alimentazione scorretta<br />
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- diarrea - intolleranze alimentari<br />
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D 3<br />
: è indispensabile per<br />
l’assorbimento del calcio nell’intestino. Questo<br />
minerale è fondamentale per lo sviluppo scheletrico<br />
durante l’infanzia e per il mantenimento di<br />
ossa sane e forti in età adulta, soprattutto in<br />
allattamento e menopausa.<br />
• VITAMINA VITAMINA<br />
C: C è attiva nella produzione<br />
degli anticorpi e rafforza la funzione immunitaria,<br />
aumentando la resistenza dell’organismo<br />
alle malattie infettive; inoltre rafforza i<br />
capillari, migliorando la microcircolazione.<br />
• VITAMINA VITAMINA<br />
E: E è fondamentale nella<br />
lotta ai radicali liberi, il cui eccesso è responsabile<br />
dell’invecchiamento cellulare, salvaguardando<br />
l’integrità di pelle e mucose.<br />
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B12: B12 è essenziale per la<br />
sintesi dell’emoglobina durante la formazione<br />
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La Forza<br />
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Per prepararsi bene alla primavera e all’estate ci sono due nuovi<br />
sciroppi del Laboratorio Farmaceutico A.SELLA.<br />
Vitakcel e Tonorex Calcium D3 sono due integratori alimentari utili<br />
per rinforzare le energie e migliorare la propria vitalità.<br />
Vitakcel è uno sciroppo a base di Vitamine del gruppo B, A, D, E, K,<br />
con Lecitina e Lisina.<br />
Grazie alla forza delle vitamine, stimola il metabolismo energetico e<br />
il sistema immunitario.<br />
È consigliato anche ai bambini inappetenti per ritrovare l’appetito.<br />
Vitakcel è inoltre un valido aiuto per gli adulti e gli anziani costretti<br />
a periodi di convalescenza.<br />
Calcium D3 è l’altra novità del Laboratorio Sella. A base di Calcio<br />
e Vitamina D3, questo sciroppo favorisce la mineralizzazione, la<br />
salute e il <strong>benessere</strong> delle ossa e dei denti. Può essere usato anche<br />
in gravidanza, per integrare il calcio necessario per la mamma e per<br />
il bambino.<br />
Inoltre, per le donne in menopausa è un ottimo aiuto per prevenire<br />
l’osteoporosi.<br />
Calcium D3 è consigliato anche in caso di fratture, per ridurre i tempi di guarigione.<br />
Gli sciroppi Vitakcel e Calcium D3 sono disponibili in farmacia.<br />
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VITAKCEL sciroppo da 120 ml D 8,10 in Farmacia.<br />
CALCIUM D3 sciroppo da 120 ml D 8,10 in Farmacia.