Polonia, nascita, vita e morte di una nazione - Ars Militaris
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scegliere fra il <strong>di</strong>sonore e la guerra. Hanno scelto il <strong>di</strong>sonore e avranno la<br />
guerra”. Il politologo francese Aron aggiunse: “Monaco significa sacrificare un<br />
alleato nella speranza <strong>di</strong> risparmiare a se stessi la prova <strong>di</strong> forza, significa<br />
l’illusione che l’aggressore si accontenterà delle vittorie riportate senza<br />
combattere; significa, dunque, oggi, la colpa morale e, insieme, l’errore<br />
intellettuale, la vigliaccheria, la guerra ritardata ma ancora più costosa e fatale”.<br />
L’Unione Sovietica protestò vivamente ma era fuori dal gioco.<br />
Monaco, summa d’errori e debolezze, fu l’ultimo trionfo <strong>di</strong>plomatico <strong>di</strong><br />
Hitler, che, ancora <strong>una</strong> volta, <strong>di</strong>chiarò che non aveva da avanzare altre<br />
richieste. Segnò <strong>una</strong> frattura tra coloro che amavano la pace al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> tutto,<br />
oggi si <strong>di</strong>rebbe “senza se e senza ma” e coloro che amavano la giustizia prima<br />
della pace e ritenevano la guerra unica soluzione del cancro Hitler. Vi erano<br />
uomini giusti da entrambi i lati della barricata che si era ormai eretta.<br />
Chamberlain e Dala<strong>di</strong>er furono accolti con delirante gioia a Londra e a Parigi. Il<br />
primo ministro britannico pronunciò parole che passano alla storia: “È la pace<br />
con onore. Pace per la nostra generazione”. Il francese Blum fu più contenuto:<br />
“Qualunque cosa succeda, le conseguenze saranno <strong>di</strong> lunga portata in Francia<br />
e in Europa. La guerra è probabilmente allontanata. Ma in con<strong>di</strong>zioni tali che io,<br />
che non ho cessato <strong>di</strong> lottare per la pace, […] non posso provare gioia e mi<br />
sento <strong>di</strong>viso tra un vile sollievo e la vergogna”. Lesse poi alla Camera la<br />
<strong>di</strong>chiarazione con la quale il partito socialista all’<strong>una</strong>nimità si <strong>di</strong>chiarava<br />
favorevole agli Accor<strong>di</strong>, rifiutati da 75 deputati <strong>di</strong> cui 73 comunisti, sempre<br />
obbe<strong>di</strong>enti alla voce del padrone.<br />
Il 30 settembre si fanno avanti i colonnelli con un ultimatum alla<br />
Cecoslovacchia per la cessione <strong>di</strong> Teschen; la <strong>Polonia</strong>, “con appetito da iena”,<br />
scrisse Churchill, su concessione tedesca si impossessò il 2 ottobre della città.<br />
Il bottino, fu <strong>di</strong> 650 miglia quadrate, 228.000 abitanti <strong>di</strong> cui circa la metà cechi. Il<br />
27 maggio l’ambasciatore polacco a Parigi aveva <strong>di</strong>chiarato a Bonnet che la<br />
Cecoslovacchia è “un état déja mort”, che la Francia doveva rassegnarsi alla<br />
sua <strong>di</strong>ssoluzione e che la <strong>Polonia</strong> doveva annettersene <strong>una</strong> “part importante”<br />
tra cui Teschen. Aveva però assicurato che non l’avrebbero attaccata. Sulla<br />
stessa linea era il maresciallo Rydz Smigly, erede spirituale Pilsudski, il quale<br />
ha l’improntitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> sostenere che era “composé de races <strong>di</strong>sparates, hostiles<br />
les unes aux autres”, che era destinata a scomparire dalla carta dell’Europa e<br />
che la <strong>Polonia</strong> aveva “le droit d’agir a sa guise”. In Francia lo sdegno è<br />
altissimo, si parla <strong>di</strong> denunciare l’alleanza del 1921 ma Noël, ambasciatore<br />
francese, <strong>di</strong>chiara che il paese sarebbe stato infeudato dalla Germania 23 .<br />
23 Bonnet, Georges, Le Quai d’Orsay sous trois république, Paris,1961.<br />
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