Quaderno Borgoantico n° 13 - associazione Borgoantico
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tà di “provvedere” a che la Fondazione<br />
si mantenga coerente con la<br />
volontà del testatore: come vedremo<br />
in seguito, l’interpretazione<br />
di questo “potere” sarà fonte di<br />
contenzioso tra l’Amministrazione<br />
Comunale ed il Consiglio della<br />
Congregazione.<br />
Commento<br />
Abbiamo parlato sopra di un documento<br />
molto articolato e complesso,<br />
che cerca di individuare bisogni<br />
concreti della popolazione e<br />
di porvi sollievo: ma se a questo<br />
concetto generico di aiuto ai bisognosi<br />
si può assegnare la costituzione<br />
della Congregazione di<br />
Carità (che poi assorbirà anche i<br />
compiti inizialmente previsti per la<br />
Casa di Ricovero), più interessante<br />
e – abbiamo definito – moderno, è<br />
invece l’interessamento per bambini<br />
e giovani sia con la fondazione<br />
dell’Asilo (da sottolineare la prevista<br />
gratuità per i figli delle famiglie<br />
povere, ma anche la presenza di<br />
una “maestra approvata” che non<br />
si limiti alla custodia dei bambini,<br />
ma provveda anche ad impartire i<br />
primi rudimenti elementari oltre<br />
ai principi morali e religiosi) e la<br />
costituzione di una biblioteca scolastica<br />
con la precisa disposizione<br />
che venga utilizzata non solo dagli<br />
alunni della scuola elementare ma<br />
anche quelli della scuola domenicale<br />
(i fanciulli che – soprattutto<br />
per motivi economici – erano già<br />
impegnati in attività lavorative e<br />
solo alla domenica potevano/dovevano<br />
frequentare una scuola “sussidiaria”).<br />
Importante anche la donazione per<br />
l’acquisto di libri scolastici per gli<br />
alunni poveri: spesso i Comuni<br />
(che secondo la Legge avrebbero<br />
dovuto provvedere in merito) lesinavano<br />
su queste spese considerandole<br />
superflue; attenta alle esigenze<br />
concrete della povera gente<br />
anche la previsione che eventuali<br />
somme residue vengano utilizzate<br />
per scarpe ed oggetti di vestiario<br />
per gli alunni poveri come in effetti<br />
troviamo documentato almeno fino<br />
alla prima Guerra Mondiale.<br />
Nel 1909, ad esempio, si comperano<br />
12 paia di stivali e 4 giubbe, nel<br />
1910, 16 paia di scarpe (le fa Enrico<br />
Piazzini a 3,5 fiorini al paio), 4<br />
giubbe ed un paio di calzoni, nel<br />
1912, 11 paia di stivali (6 li confeziona<br />
Luigi Gerosa e 5 Enrico<br />
Piazzini), nel 19<strong>13</strong>, 17 paia di scarpe<br />
e nel 1914 16 paia di stivali “di<br />
vacchetta e corame”, dunque un<br />
continuo intervento che forse nella<br />
nostra età di abbondanza e spreco<br />
di abbigliamenti “griffati” farà sorridere,<br />
ma che immaginiamo sarà<br />
stato molto apprezzato dai piccoli<br />
beneficiati e dalle loro famiglie.<br />
Questa Fondazione prevede anche<br />
un premio di un marengo d’oro al<br />
giovane studioso della classe superiore<br />
(e mezzo marengo a quello<br />
della classe inferiore) ritenuto più<br />
degno per condotta e profitto ed<br />
a pari merito, al più bisognoso,<br />
segno dell’attenzione del Riolfatti<br />
non solo verso la carità, ma anche<br />
la volontà di “premiare il merito e<br />
promuovere l’emulazione”.<br />
Anche l’istituzione delle 2 Borse di<br />
Lavoro si presta ad una riflessione;<br />
l’avviamento al lavoro dei giovanissimi<br />
(anche prima del compimento<br />
dell’obbligo scolastico),<br />
era purtroppo un’abitudine (o una<br />
necessità) molto diffusa nelle famiglie<br />
povere che spesso collocavano<br />
i figli come “famej” cioè servi<br />
agricoli, presso qualche contadino<br />
in cambio del puro mantenimento<br />
(“per vito e per vestito” come si<br />
diceva, per indicare che non portavano<br />
niente a casa, ma “i era zò<br />
dale spese”) e che spesso erano<br />
“usati e sfruttati” dai “padroni” al<br />
limite delle loro possibilità.<br />
Riolfatti si preoccupa invece di<br />
dare una sistemazione corretta a<br />
questi due beneficiati che avranno,<br />
per tre anni, un collocamento<br />
(si suppone dignitoso visto che era<br />
retribuito ai datori di lavoro), pres-<br />
Quaderni del <strong>Borgoantico</strong> <strong>13</strong><br />
so contadini o maestri artigiani che<br />
insegnassero un mestiere in modo<br />
da renderli autonomi per affrontare<br />
la vita. Illuminante sul pensiero<br />
del benefattore (che evidentemente<br />
riflette l’opportunismo diffuso<br />
nella società del tempo), il richiamo<br />
del Riolfatti al Comune chiedendogli<br />
di vigilare perché la Fondazione<br />
“…non divenga occasione<br />
di abbandono e trascuratezza dei<br />
genitori inverso ai propri figli e<br />
non riesca quindi dannosa anziché<br />
utile al paese”. Questo legato ha<br />
operato tra gli anni 1892 e fino alla<br />
prima guerra mondiale, ma anche<br />
tra il 1921 e il 1928.<br />
Ancora più interessante la “Dote<br />
per una ragazza”, decisamente<br />
innovativa rispetto alla consuetudine:<br />
qui infatti si chiarisce che la<br />
beneficiata non avrà alcun obbligo<br />
di sposarsi per ottenere la dote in<br />
quanto “… io non intendo favorire<br />
i matrimoni, ma solo premiare<br />
il merito e promuovere l’emulazione”;<br />
una posizione assolutamente<br />
moderna e vorremmo quasi dire<br />
“femminista” in un mondo in cui la<br />
donna, dal punto di vista economico,<br />
veniva considerata solo oggetto<br />
di sfruttamento (da parte del padre<br />
prima e del marito poi), mai titolare<br />
di diritti ed in grado, come accade<br />
con questa Fondazione, di ricevere<br />
– in prima persona - un piccolo<br />
patrimonio che le consenta magari<br />
di avviare una attività economica<br />
autonoma. Questa Fondazione ha<br />
sicuramente funzionato tra il 1898<br />
ed il 1911, assegnando ogni 3 anni<br />
la somma prevista tra le ragazze<br />
che avevano presentato domanda<br />
(si erano candidate 9 ragazze nel<br />
1898, 8 nel 1901, 14 nel 1904, 16<br />
nel 1907, <strong>13</strong> nel 1910).<br />
La Fondazione relativa al magazzino<br />
del granoturco ci riporta alle<br />
carestie dei secoli passati e di inizio<br />
dell’Ottocento, quando a causa<br />
anche della pessima condizione<br />
delle strade e delle ripartizioni<br />
doganali (che rendevano assai<br />
costoso il trasporto delle derrate),<br />
bastava un’annata di siccità (o al