Quaderno Borgoantico n° 13 - associazione Borgoantico

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78 Pezzi d’oro – Marenghi – Fiorini e Corone Nel corso delle prossime pagine incontreremo molte monete “strane”, dai pezzi d’oro ai marenghi, dai fiorini alle corone: vediamo di fare un poco di chiarezza. Il “pezzo d’oro da 20 franchi” spesso richiamato nel testamento Riolfatti, era chiamato anche “marengo” o “Napoleone d’oro”, in quanto era stato coniato per volontà di Napoleone dopo la vittoriosa battaglia di Marengo del 1800 e circolava liberamente in tutta Europa in quanto fino alla prima guerra mondiale, le monete d’oro erano riconosciute ed accettate dovunque per il valore di oro fino che contenevano (il marengo ne conteneva grammi 3,05 ed aveva il valore “facciale” di 20 franchi francesi). C’era anche il “mezzo marengo” cioè la moneta di 10 franchi francesi. Nell’impero austriaco (ed in tutti gli stati e staterelli facenti parte dell’impero romano-germanico) fino al 1866 circolava il fiorino “renano” chiamato anche “fiorino d’impero”, ma in quell’anno, dopo la guerra tra Austria e Prussia (che per noi italiani fu la 3° guerra d’indipendenza con l’annessione al giovane Regno d’Italia del Veneto), l’Austria, battuta dai prussiani a Sadowa, venne esclusa dal mondo germanico (dominato dalla nuova potenza prussiana che nel 1870 unificò gli altri stati, proclamando l’Impero Germanico) e questo significò per lei, anche il dover creare una nuova moneta. Fu quindi coniato il nuovo “fiorino austriaco”, una moneta che valeva, come contenuto di oro fino, 1 ottavo del marengo. Ovviamente, visto che l’impero austriaco era diventato l’impero d’Austria e Regno d’Ungheria, vennero coniati e circolavano liberamente anche “fiorini ungheresi” che avevano lo stesso valore di quelli austriaci (come adesso succede con le monete da 1 o 2 Euro che vengono coniate dai singoli paesi membri dell’Eurozona, con differenti immagini, ma stesso valore). Nel 1898 accanto al fiorino venne creata la corona del valore di mezzo fiorino: le due monete convissero fino al 1900, quando il fiorino venne ritirato dalla circolazione e la corona rimase l’unica moneta corrente nell’impero austro-ungarico fino al termine della prima guerra mondiale. Una piccola nota ancora sulle banconote (o “note di banco”, come spesso vengono chiamate nei vecchi documenti); la circolazione di carta-moneta fino alla prima guerra mondiale, era assolutamente parificata alla circolazione monetaria in quanto esisteva (in tutta Europa) il concetto di moneta convertibile: chiunque aveva il diritto (e la certezza) di potersi recare in ogni momento presso una banca per cambiare una banconota in sonante moneta d’oro o d’argento. È soltanto con la prima guerra mondiale, con il folle indebitamento di tutti gli Stati per le spese militari, che fu introdotta la “circolazione forzosa” della carta moneta: non era più concesso convertire la carta in oro, ma soprattutto non era più possibile farlo perché a fronte della stessa quantità di oro o argento presente nei propri forzieri, lo Stato aveva emesso e continuava ad emettere “valanghe” di carta che ovviamente continuavano a deprezzarne il valore con un’inflazione che in certi casi (Germania ed Austria in particolare) addirittura arrirono ad azzerarlo (in Austria, ad esempio, dopo la guerra la corona venne abbandonata e si ripartì con una nuova moneta, lo scellino). Nel prosieguo della nostra ricerca abbiamo cercato di riportare tutti i valori a quello espresso in fiorini austriaci per consentire una più agevole comprensione dei prezzi. Quaderni del Borgoantico 13 Qualche esempio dei prezzi del tempo? Una giornata di lavoro di un bracciante agricolo valeva fior. 0,50, quella di un operaio dell’industria f. 0,90 (ma se donna, solo f. 0,50), un insegnante elementare riceveva 300-400 fiorini all’anno, un chilogrammo di farina da polenta costava f. 0,15, un kg. di carne f. 0,60-0,70, un paio di scarpe da 2 a 3,5 fiorini, una bella casa di tre piani in centro al paese f. 7.000. L’affitto annuale di un appartamento f. 40-70. Il bilancio del Comune di Villa, a cavallo del 1900, pareggiava attorno ai 4.000 fiorini annui. Bisogna ricordare però che, a differenza di quanto accade ai nostri giorni, gran parte della popolazione, cioè i contadini, consumavano soprattutto quello che producevano ed il denaro che passava per le loro mani era sempre molto scarso: le entrate erano legate alla vendita dell’uva, dei bozzoli da seta o di qualche animale e coprivano (o almeno tentavano di farlo) le spese che si dovevano fare con moneta come le tasse (le temute “steore”), il conto della cooperativa per quel poco che si poteva comperare (e che infatti si saldava al momento della vendita dei prodotti agricoli) e, purtroppo, il medico ed il farmacista (ovviamente “chiamati in causa” solo in casi di assoluta gravità). Il lascito Riolfatti (testamenti 1878,1880,1883) La figura del dottor Giovan Battista Riolfatti (nato a Villa il 1 agosto 1812 da Luigi e Giuseppa Leonardi di Preore e morto, sempre a Villa, l’11 agosto del 1883), è già stata magistralmente trattata da Antonio Passerini in un suo scritto per il numero 7 dei Quaderni del Borgoantico, ma vogliamo qui ricordarla come un caso emblematico e certo fuori dall’ordinario, di beneficenza e/o di carità in quanto volle lasciare tutta la sua sostanza (case, terreni, capitali dati presti-

Quaderni del Borgoantico 13 79 to, ecc.) alla comunità con il suo testamento del 24 maggio 1878, poi parzialmente modificato in data 2 maggio 1880 ed ancora in data 25 marzo 1883. Vediamo un poco più da vicino questo importante documento che ci è giunto (oltre che nell’originale olografico), in una copia fatta stampare dall’Amministrazione Comunale di Villa nel 1888 e diffusa tra la popolazione, in un momento di tensione tra il Comune e la Congregazione di Carità che coincise con l’amministrazione guidata da Federico Ambrosi (quella che Antonio Passerini, ha definito la “giunta rivoluzionaria” per la predominanza di commercianti ed artigiani al posto dei nobili e possidenti che storicamente avevano sempre guidato il Comune). Si tratta di una serie di disposizioni molto articolate che ci offrono uno spaccato di grande interesse sulla vita del tempo, sulle sue miserie ma anche su come poteva venire intesa una “carità” di vasto respiro, da parte di una persona che essendo stata per molti anni a capo dell’amministrazione comunale, aveva certamente una visione molto precisa dei bisogni della gente, ma anche un’ottica (molto moderna, ci pare), di prospettiva di lungo periodo. “Testamento di me sottoscritto Gio Batta dr. Riolfatti fu Luigi, fatto ed esteso in Villa Lagarina li 24 maggio 1878. Richiamando ed annullando qualunque anteriore disposizione testamentaria che da me potesse esistere, e conscio d’altra parte pienamente a me stesso, trovo di fare le seguenti disposizioni riguardo alla mia sostanza….” Ed inizia con il concedere alla sorella Rosa (l’unica ancora in vita dei numerosi fratelli e sorelle) l’usufrutto sulla campagna detta “chiesura” o “chiesuretto” e sulla casa di abitazione situata in Piazza della Fontana al n. 16 (attualmente di proprietà della famiglia Zandonai, con a piano terra il negozio di verdura e la sede dell’Associazione Alpini) con tutto il contenuto e ogni anno “duecento chilogramma di picche di uva della migliore qualità del mio stabile ai Giardini, così pure tutte le frutta del fondo stesso, pomi, pera, ficchi, persici ciliegia, etcc., compresa l’uva primiticcia detta uesa…” Con un’aggiunta successiva, alla sorella Rosa viene anche assegnato un vitalizio annuo di 300 fiorini ed alla serva di casa, Bettini Diomira, un vitalizio annuo di 60 fiorini. Seguono poi alcuni “legati” a favore della cognata Maria, vedova del defunto fratello Francesco e della di lei figlia Erminia Riolfatti, per poi passare alle Fondazioni, vale a dire una serie di lasciti con destinazioni specifiche. I fondazione – Casa di ricovero Si prevedeva di costituire una casa di ricovero per anziani poveri dopo 10 anni dalla morte del Riolfatti, utilizzando solo gli interessi maturati in quel frattempo sul patrimonio lasciato alla Congregazione di Carità. Il testatore si rende conto che ben difficilmente questa somma potrà bastare per un’opera così costosa, ma si augura che il Comune vorrà collaborare con risorse proprie per un obiettivo tanto rilevante per tutta la comunità. Questa Fondazione verrà eliminata con la modifica al testamento avvenuta nel maggio del 1880. II fondazione – Asilo infantile Dopo 6 anni dalla morte del Riolfatti, la Congregazione di Carità avrebbe consegnato al Comune “400 effettivi pezzi d’oro da 20 franchi ciascuno (pari a 3.200 fiorini), i cui annui interessi dovran- no essere impiegati per l’istituzione di un Asilo Infantile, dove vengano accolti, durante il giorno, i ragazzi dell’uno e dell’altro sesso, dell’età… dai tre ai sei anni compiuti, appartenenti a famiglie stabilmente dimoranti nel comune di Villa Lagarina…la persona cui sarà affidato l’asilo dovrà essere una donna affatto morigerata di costumi, di qualche cultura e di preferenza una maestra approvata, che sappia procurare ai fanciulli i primi rudimenti elementari ed insinuar loro per tempo buoni principi morali e religiosi per quanto l’età permetta. Dovranno essere accettati gratuitamente nell’asilo i ragazzi d’ambo i sessi delle famiglie povere, si potrà però ripetere un mensile moderato da quelle famiglie che trovansi in buone condizioni economiche.” Nella modifica al testamento effettuata il 25/3/1883, a questa dotazione in denaro viene aggiunta anche una casa che il Riolfatti possedeva in via Cavolavilla, confidando che essa potesse essere adattata a sede dell’Asilo. Anche la sorella Rosa, che muore nel 1890, lascia un cospicuo capitale (900 marenghi d’oro, pari a 7.200 fiorini) a favore dell’Asilo: i due lasciti riuniti danno origine all’attuale Scuola Materna di Villa Lagarina, giustamente ancor oggi dedicata alla memoria di Gio Batta e Rosa Riolfatti. III fondazione – Biblioteca scolastica “… Lascio annui numero 6 pezzi d’oro da 20 franchi (48 fiorini) a favore di questa scuola elementare maschile dei quali metà dovrà essere impiegata nell’acquisto di scelte operette riflettenti argomenti morali e di buoni costumi per formare, un poco alla volta, una piccola biblioteca annessa alla scuola stessa. I libri in tal modo acquistati potranno essere imprestati o anche regalati, a seconda delle circostan-

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to, ecc.) alla comunità con il suo<br />

testamento del 24 maggio 1878,<br />

poi parzialmente modificato in<br />

data 2 maggio 1880 ed ancora in<br />

data 25 marzo 1883.<br />

Vediamo un poco più da vicino<br />

questo importante documento che<br />

ci è giunto (oltre che nell’originale<br />

olografico), in una copia fatta stampare<br />

dall’Amministrazione Comunale<br />

di Villa nel 1888 e diffusa tra<br />

la popolazione, in un momento di<br />

tensione tra il Comune e la Congregazione<br />

di Carità che coincise<br />

con l’amministrazione guidata<br />

da Federico Ambrosi (quella che<br />

Antonio Passerini, ha definito la<br />

“giunta rivoluzionaria” per la predominanza<br />

di commercianti ed<br />

artigiani al posto dei nobili e possidenti<br />

che storicamente avevano<br />

sempre guidato il Comune).<br />

Si tratta di una serie di disposizioni<br />

molto articolate che ci offrono<br />

uno spaccato di grande interesse<br />

sulla vita del tempo, sulle sue<br />

miserie ma anche su come poteva<br />

venire intesa una “carità” di vasto<br />

respiro, da parte di una persona<br />

che essendo stata per molti anni a<br />

capo dell’amministrazione comunale,<br />

aveva certamente una visione<br />

molto precisa dei bisogni della<br />

gente, ma anche un’ottica (molto<br />

moderna, ci pare), di prospettiva di<br />

lungo periodo.<br />

“Testamento di me sottoscritto Gio<br />

Batta dr. Riolfatti fu Luigi, fatto<br />

ed esteso in Villa Lagarina li 24<br />

maggio 1878. Richiamando ed<br />

annullando qualunque anteriore<br />

disposizione testamentaria che da<br />

me potesse esistere, e conscio d’altra<br />

parte pienamente a me stesso,<br />

trovo di fare le seguenti disposizioni<br />

riguardo alla mia sostanza….”<br />

Ed inizia con il concedere alla<br />

sorella Rosa (l’unica ancora in<br />

vita dei numerosi fratelli e sorelle)<br />

l’usufrutto sulla campagna detta<br />

“chiesura” o “chiesuretto” e sulla<br />

casa di abitazione situata in Piazza<br />

della Fontana al n. 16 (attualmente<br />

di proprietà della famiglia Zandonai,<br />

con a piano terra il negozio di<br />

verdura e la sede dell’Associazione<br />

Alpini) con tutto il contenuto e<br />

ogni anno “duecento chilogramma<br />

di picche di uva della migliore qualità<br />

del mio stabile ai Giardini, così<br />

pure tutte le frutta del fondo stesso,<br />

pomi, pera, ficchi, persici ciliegia,<br />

etcc., compresa l’uva primiticcia<br />

detta uesa…”<br />

Con un’aggiunta successiva, alla<br />

sorella Rosa viene anche assegnato<br />

un vitalizio annuo di 300 fiorini ed<br />

alla serva di casa, Bettini Diomira,<br />

un vitalizio annuo di 60 fiorini.<br />

Seguono poi alcuni “legati” a favore<br />

della cognata Maria, vedova del<br />

defunto fratello Francesco e della<br />

di lei figlia Erminia Riolfatti, per<br />

poi passare alle Fondazioni, vale a<br />

dire una serie di lasciti con destinazioni<br />

specifiche.<br />

I fondazione – Casa di ricovero<br />

Si prevedeva di costituire una casa<br />

di ricovero per anziani poveri dopo<br />

10 anni dalla morte del Riolfatti,<br />

utilizzando solo gli interessi maturati<br />

in quel frattempo sul patrimonio<br />

lasciato alla Congregazione<br />

di Carità. Il testatore si rende<br />

conto che ben difficilmente questa<br />

somma potrà bastare per un’opera<br />

così costosa, ma si augura che<br />

il Comune vorrà collaborare con<br />

risorse proprie per un obiettivo<br />

tanto rilevante per tutta la comunità.<br />

Questa Fondazione verrà eliminata<br />

con la modifica al testamento<br />

avvenuta nel maggio del 1880.<br />

II fondazione – Asilo infantile<br />

Dopo 6 anni dalla morte del Riolfatti,<br />

la Congregazione di Carità<br />

avrebbe consegnato al Comune<br />

“400 effettivi pezzi d’oro da 20<br />

franchi ciascuno (pari a 3.200 fiorini),<br />

i cui annui interessi dovran-<br />

no essere impiegati per l’istituzione<br />

di un Asilo Infantile, dove<br />

vengano accolti, durante il giorno,<br />

i ragazzi dell’uno e dell’altro<br />

sesso, dell’età… dai tre ai sei anni<br />

compiuti, appartenenti a famiglie<br />

stabilmente dimoranti nel comune<br />

di Villa Lagarina…la persona cui<br />

sarà affidato l’asilo dovrà essere<br />

una donna affatto morigerata di<br />

costumi, di qualche cultura e di<br />

preferenza una maestra approvata,<br />

che sappia procurare ai fanciulli i<br />

primi rudimenti elementari ed insinuar<br />

loro per tempo buoni principi<br />

morali e religiosi per quanto<br />

l’età permetta. Dovranno essere<br />

accettati gratuitamente nell’asilo i<br />

ragazzi d’ambo i sessi delle famiglie<br />

povere, si potrà però ripetere<br />

un mensile moderato da quelle<br />

famiglie che trovansi in buone condizioni<br />

economiche.”<br />

Nella modifica al testamento effettuata<br />

il 25/3/1883, a questa dotazione<br />

in denaro viene aggiunta<br />

anche una casa che il Riolfatti<br />

possedeva in via Cavolavilla, confidando<br />

che essa potesse essere<br />

adattata a sede dell’Asilo. Anche la<br />

sorella Rosa, che muore nel 1890,<br />

lascia un cospicuo capitale (900<br />

marenghi d’oro, pari a 7.200 fiorini)<br />

a favore dell’Asilo: i due lasciti<br />

riuniti danno origine all’attuale<br />

Scuola Materna di Villa Lagarina,<br />

giustamente ancor oggi dedicata<br />

alla memoria di Gio Batta e Rosa<br />

Riolfatti.<br />

III fondazione – Biblioteca<br />

scolastica<br />

“… Lascio annui numero 6 pezzi<br />

d’oro da 20 franchi (48 fiorini) a<br />

favore di questa scuola elementare<br />

maschile dei quali metà dovrà<br />

essere impiegata nell’acquisto di<br />

scelte operette riflettenti argomenti<br />

morali e di buoni costumi per formare,<br />

un poco alla volta, una piccola<br />

biblioteca annessa alla scuola<br />

stessa. I libri in tal modo acquistati<br />

potranno essere imprestati o anche<br />

regalati, a seconda delle circostan-

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