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Quaderno Borgoantico n° 13 - associazione Borgoantico

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154<br />

Nella sala grande di casa Madernini,<br />

dove da qualche anno si svolge<br />

la presentazione dei Quaderni del<br />

<strong>Borgoantico</strong>, la porta in fondo a<br />

destra immette in una stanza che<br />

quando ho acquistato la casa ormai<br />

diciassette anni fa mi è parsa adatta<br />

per essere adibita a stanza da pranzo.<br />

Lì molte volte ormai abbiamo<br />

brindato ai Quaderni e quest’anno<br />

festeggeremo il Tredicesimo. 1<br />

Mentre Riccardo Tomazzoni, pittore<br />

e restauratore, lavora al soffitto<br />

della sala vado in stanza da pranzo<br />

e come se non ci fossero le sue<br />

pareti come sono adesso, appena<br />

ripristinate da Riccardo, la cui storia<br />

ci porterebbe lontano nella storia<br />

della costruzione della casa non<br />

ancora approfondita, e tutto il resto<br />

della stanza e del suo contenuto,<br />

vedo solo il mobile un po’ alto che<br />

si trova sulla parete verso ovest tra<br />

due finestre.<br />

Nei labirinti dei nostri pensieri ci<br />

sono dei fili di Arianna che possono<br />

orientarci come Teseo, o forse<br />

invece disorientarci, ed in questo<br />

caso il filo che Arianna mi porge<br />

è uno stipo con sei cassetti, impiallacciato<br />

in noce, stile tardo Impero,<br />

molto lineare.<br />

È in buone condizioni perché<br />

il sempre rimpianto falegname<br />

Beppi-Bianco qualche anno fa<br />

lo ha restaurato. Si trova in casa<br />

Madernini dal 2003, quando la mia<br />

cara sorella Carla, che purtroppo<br />

- anche lei - non c’è più, ce lo ha<br />

portato, avendo disfatto la sua stan-<br />

1 La madeleine è un piccolo dolce francese, ma<br />

molto diffuso anche da noi. Per Marcel Proust<br />

(1871-1922) nel romanzo “Alla ricerca del<br />

tempo perduto” è il sapore di una madeleinette<br />

inzuppata nel thè a far prorompere in lui<br />

il passato e il desiderio irresistibile di farlo<br />

rivivere.<br />

La voce delle cose<br />

Tutto è madeleinette 1<br />

Antonia Marzani di Sasso e Canova<br />

Lo stipo nella sala da pranzo di casa<br />

Madernini<br />

za da letto in casa Marzani per far<br />

posto agli allora futuri sposi Carlo<br />

Marzani e Raffaella Potrich.<br />

In casa Madernini ha sostato qua e<br />

là prima di arrivare in questa posizione,<br />

certo non definitiva: i mobili<br />

si chiamano appunto mobili. Adesso<br />

contiene tutte le fotografie della<br />

famiglia Marzani dall’Ottocento<br />

all’incirca alla fine del Novecento,<br />

anch’esse emigrate da casa Marzani<br />

a casa Madernini nel 2003 per<br />

far posto agli sposi.<br />

Ma prima, cosa conteneva? Il suo<br />

contenuto è cambiato negli anni<br />

a seconda di dov’era e di chi lo<br />

usava, ma per me è sempre dov’era<br />

nei tempi più lontani che io possa<br />

ricordare, circa nel 1946, e dove<br />

è rimasto negli anni in cui io ero<br />

una bambina piccola e in cui poi ho<br />

frequentato le scuole elementari e<br />

forse una parte delle medie.<br />

Era in una stanza al primo piano, che<br />

allora era la stanza dei bambini ed era<br />

dipinta di rosa. Un grande quadrato<br />

irregolare, non c’è niente di regolare<br />

nelle case antiche, specialmente<br />

Quaderni del <strong>Borgoantico</strong> <strong>13</strong><br />

se venute su un po’ alla volta come<br />

la nostra, con il pavimento di abete<br />

chiaro con decori in noce e larice ed<br />

il soffitto non molto alto con decori<br />

in stucco. Entrandoci dalla stanza di<br />

passaggio che la divide dalla cucina<br />

si veniva - e si viene anche adesso<br />

- colpiti dalla mancanza di luce perchè<br />

le sue tre finestre che si aprono<br />

di fronte alla porta, grandi e regolari,<br />

si affacciano su un piccolo cortile<br />

diviso in due parti da un muro, stretto<br />

tra un’ala di casa nostra, la casa ora<br />

Zandonai appartenuta a Giovanni<br />

Battista Riolfatti e la casa ora Baldessarini<br />

appartenuta alla famiglia<br />

Pederzani.<br />

A destra della porta c’era un armadio<br />

per i vestiti, poi venivano i letti con<br />

i loro comodini all’interno dei quali<br />

c’erano i vasi da notte, ragione per<br />

cui i miei fratelli più grandi avevano<br />

battezzato la stanza piazza bocal.<br />

I copriletti erano di damasco di<br />

cotone color bordeaux, molto usati,<br />

dato che prima di esser messi su<br />

quei letti erano stati su quelli della<br />

mamma e delle sue sorelle nella<br />

casa di via Cavour a Trento dove<br />

la mamma abitava prima di venire<br />

sposa a Villa Lagarina, ma anche<br />

molto robusti, tanto che adesso,<br />

ormai da parecchi anni uniti in una<br />

sola tovaglia, fanno ancora bella<br />

figura benché un po’ scoloriti sul<br />

tavolo di una delle biblioteche.<br />

Al di là dei letti c’era, mi pare, un<br />

lavoir - in italiano lavatoio, ma è<br />

un oggetto che si usava nominare<br />

in francese, cioè un lavandino<br />

senza acqua corrente con catino e<br />

brocca mobili - con forse davanti<br />

un paravento, ma non ricordo bene.<br />

Ricordo invece bene una rissa tra<br />

me e mio fratello Agostino, maggiore<br />

di me di sette anni, avvenuta<br />

proprio lì. Lui mi aveva fatto non

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