Quaderno Borgoantico n° 13 - associazione Borgoantico

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150 Verso la fine di agosto del 1954 si diffonde la notizia dell’imminente inizio delle riprese di un nuovo film in Trentino. Le zone prescelte erano quelle della conca di Cei e dell’altipiano di Pinè. Il titolo, apparso sulla stampa, era “I bambini ci guardano”, ma si trattava di un refuso, derivato dall’omonimo film del 1942, diretto da Vittorio De Sica, con Isa Pola. Anche per quanto riguarda gli artisti che avrebbero preso parte a questo nuovo film, le notizie erano piuttosto confuse. Si riteneva che il protagonista fosse Lamberto Maggiorani , lanciato da Vittorio De Sica in “Ladri di biciclette”. Notizie più precise si ebbero qualche giorno dopo, in particolare i trentini ebbero modo di familiarizzare con una delle attrici del film: Moira Cei, miss Lombardia 1954, il cui vero nome era Marisa Rossi. La giovane, all’epoca appena diciassettenne, appariva in effetti una vera bellezza, lontana dal modello maggiorata stile Pampanini o Lollobrigida, ma con gli occhi particolarmente affascinanti. Moira Cei che aveva già avuto qualche esperienza cinematografica, si trovava dunque a Rovereto per iniziare le riprese de “I bambini ci amano”. Secondo le notizie diffuse sui giornali, il soggetto era di Danilo Bragadin, con la regia de Enzo Della Santa, il quale esordiva in tal modo nella regia cinematografica ed era nell’occasione assistito dal roveretano Franco Scantamburlo. Direttore di produzione era Mario Braga. Sceneggiatori erano Daniele D’Anza, Aldo Rossi, Carlo Alberto Baltieri, Bressan e Della Santa, il quale era anche operatore. La pro- Il film “I bambini ci amano” Quando Villa Lagarina divenne la Cinecittà del Trentino (con risvolti giudiziari veri) Sandro Giordani Moira Cei, “Miss Lombardia” 1954 ed interprete del film duzione era della Petit Film. Tra gli interpreti, oltre alla citata Cei, troviamo Ticozzi, Roberto Biondi, Mirto Trivelli,Carlo Loraine, Gino Dallago, Amalia Gottardi, Varo Soleri, Retrinelli e Otello Seno. Il primo colpo di manovella de I bambini ci amano si ebbe qualche giorno dopo, nei pressi della chiesetta del dottor de Probizer, durante la messa. La troupe alloggiava all’hotel lago di Cei e, nelle intenzioni della produzione, le riprese sarebbero durate almeno un mese. Purtroppo queste non si svolsero nella maniera più agevole, a causa delle condizioni metereologiche sfavorevoli. Man mano che i lavori del film procedevano, si facevano anche più chiari i contorni della trama e i nomi degli artisti. Tra questi vanno ricordati alcuni roveretani, già noti nel mondo dello spettacolo , quali Roberto Maffei, il piccolo protagonista e il filodrammatico Alberto Albertani. La protagonista femminile era un’attrice svizzera, dai capelli rossi, Katia ”Kitti” Loritz. Pur essendo di origine elvetiche, la Quaderni del Borgoantico 13 giovane artista era ormai italiana di adozione. L’articolo che annuncia la presenza della Loritz nel cast de I bambini ci amano si spreca in elogi alla bellezza e al fascino dell’attrice. Nel film Kitti Loritz impersona la donna che prenderà il posto della madre, morta, del piccolo protagonista. La nuova compagna del padre dell’ orfano, dovrà lottare per conquistarsi il suo posto nel piccolo nucleo familiare. Il bambino manifestava infatti un forte senso di possesso nei confronti del padre e di conseguenza, considerava la nuova venuta come un’intrusa, che non era in grado in alcun modo di sostituire la propria, vera, madre. Tra gli interpreti, ricordiamo Roberto Biondi, che impersonava il padre, già attore di teatro al “Piccolo” di Milano. Tra le fila degli artisti ve ne era uno sui generis. Si trattava di un cane, per la precisione un collie. Questo “lassie italiano”, così lo definì il cronista del quotidiano “Alto Adige”, ricopriva un ruolo importante nella storia, in qualità di fedele e inseparabile amico del piccolo protagonista, il sindaco e altri ancora. Anche in questo film, come già accaduto per la troupe di STATE SECRET, alcuni degli interpreti furono coinvolti in un incidente automobilistico. La Lancia Aurelia dell’attore Mirto Trivelli, con a bordo Mario Braga, Kitti Loritz e Roberto Biondi, mentre percorreva viale Trento, proveniente da Rovereto, si vedeva tagliare la strada dalla Topolino guidata dall’architetto Gino Colorio. Lo scontro fu inevitabile, con gran sconquasso di macchine, ma per vera fortuna, nessuno degli occupati si ferì.

Quaderni del Borgoantico 13 151 Katia Loritz, nata in Svizzera nel 1932, interprete del film Ora questo stillicidio di incidenti automobilistici in Trentino da parte delle troupe, può fare riflettere su quelle che erano le condizioni della viabilità del tempo, senza dubbio meno caotica, ma forse con condotte di guida poco attente. Oppure più semplicemente, dobbiamo pensare ad una serie di circostanze sfortunate, che, evidentemente, si accanivano con le compagnie di cineasti. Dopo oltre un mese dall’inizio delle riprese, verso la meta di ottobre, presso il cimitero di Villa Lagarina, si girò l’ultima scena, particolarmente impegnativa. I vigili del fuoco locali avevano infatti creato , per esigenze di copione, un vero e proprio uragano, con una pioggia intensissima generata dai getti degli idranti. Sotto questa apocalisse, recitarono per ore Otello Seno, che interpretava un sacerdote, e lo stesso piccolo Roberto Maffei. La scena fu fatta ripetere molte volte, con grande impegno dei tecnici e dei truccatori, oltre che, come detto, degli attori. Lo sforzo fisico fu notevole, se si considera che la scena venne girata nel mese di ottobre, quando le temperature cominciano ad essere piuttosto rigide. Per questa ripresa furono utilizzati ettolitri d’acqua e di benzina, necessari per ricreare il tremendo acquazzone e per alimentare il gruppo elettrogeno. Restando in tema di liquidi, segnaliamo anche l’enorme quantità di caffè, preparato per sostenere attori e tecnici nel loro epico sforzo. La troupe si congedò così, nella maniera più spettacolare, dal Trentino e già circolavano voci di un nuovo film che il produttore Braga aveva intenzione di iniziare, sempre in Trentino, utilizzando così la mole di materiale girato. Per quanto riguarda I bambini ci amano, l’appuntamento ora si spostava nelle sale cinematografiche, dove il film sarebbe dovuto essere proiettato poco tempo dopo. In realtà, una serie di inconvenienti ritardarono l’evento. All’inizio si pensava di poter assistere al film ancora nel periodo di Natale dello stesso 1954. Ma la proiezione non vi fu. Un articolo apparso sul quotidiano “Alto Adige” il 12 gennaio 1955, dava appuntamento al 25 gennaio per l’anteprima proprio a Rovereto. Ma alla fine, si dovette attendere la fine di aprile del 1955 per poter vedere sullo schermo del cinema Roma di Rovereto I bambini ci amano. La curiosità del pubblico roveretano era naturalmente diretta all’interpretazione del piccolo Roberto Maffei, al suo esordio davanti alla macchina da presa. La serata della prima fu un vero successo. In sala erano presenti tutti i protagonisti del film: da Kitti Loritz a Roberto Biondi, a Otello Seno,Mirto Trivelli fino, naturalmente, al protagonista vero e proprio Roberto Maffei. Il giudizio del cronista che assiste alla proiezione non fu propriamente positivo. In particolare gli appunti si indirizzavano alla sceneggiatura , improvvisata e poco curata, con squilibri nello svolgimento delle sequenze e nella regia, che risenti negativamente dei difetti di sceneggiatura . Peraltro, si sottolineava il fatto che l’argomento del film avrebbe certo soddisfatto quella parte di pubblico particolarmente sensibile alle trame commoventi e drammatiche. Che la pellicola non avesse avuto vita facile neanche in fase di montaggio, lo prova il fatto che, al termine delle riprese, vi fu un intervento dello sceneggiatore Enzo Luparelli, il quale, coadiuvato dall’operatore Mariso Varagnolo, impressionò ancora qualche migliaio di metri di pellicola, riscrivendo parte dell’intreccio e del dialogo. Il film venne proiettato nel maggio nel maggio del 1955 anche al cinema parrocchiale di Villa Lagarina, che era un altro dei luoghi che fecero da sfondo alle riprese. Alla proiezione presero parte le maggiori autorità del paese. Il successo della pellicola fu grande. Oltre alla storia, toccante e commovente, vennero apprezzati l’aspetto educativo che emergeva dalla vicenda narrata e la bravura degli interpreti. L’apprezzamento però rimase circoscritto all’ambito locale. I bambini ci amano ebbe una circolazione assai ridotta. Il film fu proiettato nuovamente sempre al cinema Roma di Rovereto , il 30 aprile e il 1° maggio 2002. Questa pellicola ebbe una vita tormentata, con conseguenze giudiziarie. Il tutto risale agli inizi delle riprese. Nell’agosto del 1954, Mario Braga e i suoi collaboratori ebbero dei dissapori con l’Opera della Campana di Rovereto, dalla quale avevano ottenuto di girare un documentario sul famoso bronzo. I problemi che erano sorti erano di carattere finanziario. Braga voleva che anche il Museo della Guerra partecipasse alle spese per la produzione del documentario. Tuttavia padre Jori, il “custode” della campana, non si fidava troppo dello stesso Braga e della sua troupe e quindi i finanziamenti , anziché allargarsi, rischiavano di arrestarsi miseramente. Il regista si rivolse allora all’avvocato Sandro Canestrini di Rovereto affinché intercedesse a suo favore e così fu. La pellicola in seguito, venne comunque proiettata. Ma l’avvocato Canestrini richiedeva,

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diffonde la notizia dell’imminente<br />

inizio delle riprese di un nuovo<br />

film in Trentino. Le zone prescelte<br />

erano quelle della conca di Cei<br />

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apparso sulla stampa, era “I bambini<br />

ci guardano”, ma si trattava di<br />

un refuso, derivato dall’omonimo<br />

film del 1942, diretto da Vittorio De<br />

Sica, con Isa Pola. Anche per quanto<br />

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preso parte a questo nuovo film, le<br />

notizie erano piuttosto confuse. Si<br />

riteneva che il protagonista fosse<br />

Lamberto Maggiorani , lanciato da<br />

Vittorio De Sica in “Ladri di biciclette”.<br />

Notizie più precise si ebbero qualche<br />

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trentini ebbero modo di familiarizzare<br />

con una delle attrici del<br />

film: Moira Cei, miss Lombardia<br />

1954, il cui vero nome era Marisa<br />

Rossi. La giovane, all’epoca<br />

appena diciassettenne, appariva in<br />

effetti una vera bellezza, lontana<br />

dal modello maggiorata stile Pampanini<br />

o Lollobrigida, ma con gli<br />

occhi particolarmente affascinanti.<br />

Moira Cei che aveva già avuto<br />

qualche esperienza cinematografica,<br />

si trovava dunque a Rovereto<br />

per iniziare le riprese de “I bambini<br />

ci amano”.<br />

Secondo le notizie diffuse sui<br />

giornali, il soggetto era di Danilo<br />

Bragadin, con la regia de Enzo<br />

Della Santa, il quale esordiva in tal<br />

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ed era nell’occasione assistito dal<br />

roveretano Franco Scantamburlo.<br />

Direttore di produzione era Mario<br />

Braga. Sceneggiatori erano Daniele<br />

D’Anza, Aldo Rossi, Carlo Alberto<br />

Baltieri, Bressan e Della Santa, il<br />

quale era anche operatore. La pro-<br />

Il film “I bambini ci amano”<br />

Quando Villa Lagarina divenne la Cinecittà del Trentino<br />

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Sandro Giordani<br />

Moira Cei, “Miss Lombardia” 1954 ed<br />

interprete del film<br />

duzione era della Petit Film. Tra<br />

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Mirto Trivelli,Carlo Loraine, Gino<br />

Dallago, Amalia Gottardi, Varo<br />

Soleri, Retrinelli e Otello Seno.<br />

Il primo colpo di manovella de I<br />

bambini ci amano si ebbe qualche<br />

giorno dopo, nei pressi della<br />

chiesetta del dottor de Probizer,<br />

durante la messa. La troupe<br />

alloggiava all’hotel lago di Cei<br />

e, nelle intenzioni della produzione,<br />

le riprese sarebbero durate<br />

almeno un mese. Purtroppo queste<br />

non si svolsero nella maniera più<br />

agevole, a causa delle condizioni<br />

metereologiche sfavorevoli. Man<br />

mano che i lavori del film procedevano,<br />

si facevano anche più chiari<br />

i contorni della trama e i nomi<br />

degli artisti. Tra questi vanno<br />

ricordati alcuni roveretani, già noti<br />

nel mondo dello spettacolo , quali<br />

Roberto Maffei, il piccolo protagonista<br />

e il filodrammatico Alberto<br />

Albertani. La protagonista femminile<br />

era un’attrice svizzera, dai<br />

capelli rossi, Katia ”Kitti” Loritz.<br />

Pur essendo di origine elvetiche, la<br />

Quaderni del <strong>Borgoantico</strong> <strong>13</strong><br />

giovane artista era ormai italiana di<br />

adozione. L’articolo che annuncia<br />

la presenza della Loritz nel cast<br />

de I bambini ci amano si spreca<br />

in elogi alla bellezza e al fascino<br />

dell’attrice. Nel film Kitti Loritz<br />

impersona la donna che prenderà<br />

il posto della madre, morta, del<br />

piccolo protagonista. La nuova<br />

compagna del padre dell’ orfano,<br />

dovrà lottare per conquistarsi il suo<br />

posto nel piccolo nucleo familiare.<br />

Il bambino manifestava infatti un<br />

forte senso di possesso nei confronti<br />

del padre e di conseguenza,<br />

considerava la nuova venuta come<br />

un’intrusa, che non era in grado in<br />

alcun modo di sostituire la propria,<br />

vera, madre.<br />

Tra gli interpreti, ricordiamo<br />

Roberto Biondi, che impersonava<br />

il padre, già attore di teatro al “Piccolo”<br />

di Milano. Tra le fila degli<br />

artisti ve ne era uno sui generis. Si<br />

trattava di un cane, per la precisione<br />

un collie. Questo “lassie italiano”,<br />

così lo definì il cronista del<br />

quotidiano “Alto Adige”, ricopriva<br />

un ruolo importante nella storia,<br />

in qualità di fedele e inseparabile<br />

amico del piccolo protagonista, il<br />

sindaco e altri ancora.<br />

Anche in questo film, come già<br />

accaduto per la troupe di STATE<br />

SECRET, alcuni degli interpreti<br />

furono coinvolti in un incidente<br />

automobilistico. La Lancia Aurelia<br />

dell’attore Mirto Trivelli, con a<br />

bordo Mario Braga, Kitti Loritz e<br />

Roberto Biondi, mentre percorreva<br />

viale Trento, proveniente da Rovereto,<br />

si vedeva tagliare la strada<br />

dalla Topolino guidata dall’architetto<br />

Gino Colorio. Lo scontro fu<br />

inevitabile, con gran sconquasso<br />

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