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Quaderno Borgoantico n° 13 - associazione Borgoantico

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Quaderni del <strong>Borgoantico</strong> <strong>13</strong> <strong>13</strong>9<br />

di sterminio, “scaricato” presso S.<br />

Ilario da un camion americano sei<br />

mesi dopo la fine della guerra.<br />

Le parole pronunciate dal Toni al<br />

momento del ritrovamento furono<br />

più o meno le seguenti e stanno a<br />

dimostrare il grave stato fisico in<br />

cui si trovava Giovanni: - Nel transitare<br />

in bici da S. Ilario, mi accorsi<br />

che per terra, presso l’albergo,<br />

appoggiato al muro “gh’era en<br />

mucet de stràzze con dentro na<br />

persona”. Mi avvicinai e gli chiesi:<br />

“Set ti Giovani?”. “Ciao Tòni”,<br />

mi rispose lui con un filo di voce.<br />

Era proprio Giovanni Rossaro.<br />

Risulta invece confermata l’azione<br />

svolta dal “Tòni” nel convincere i<br />

tedeschi a desistere dal loro intento<br />

di far saltare il ponte di Villa Lagarina<br />

dopo averlo minato. All’epoca<br />

il ponte aveva le fondamenta della<br />

prima campata di sostegno nel<br />

magazzino dell’albergo (dove era<br />

stato collocato l’esplosivo), gestito<br />

già allora dalla famiglia Baldessari.<br />

Il “Tòni” riuscì a convincere,<br />

parlando in perfetta lingua tedesca,<br />

il comando militare che l’abbattimento<br />

del ponte non avrebbe comportato<br />

nessun vantaggio alla loro<br />

causa, avrebbe invece causato solamente<br />

enormi disagi ai lavoratori<br />

della destra Adige che tutti i giorni<br />

andavano in bicicletta a lavorare<br />

nelle fabbriche di Rovereto.<br />

L’attività di fabbro (“ferèr”) gli<br />

consentiva di avere frequenti<br />

incontri e contatti con molte persone<br />

della zona senza destare sospetti<br />

da parte delle autorità fasciste, e la<br />

fucina poteva essere il luogo ideale<br />

per lo scambio d’informazioni con<br />

i vari attivisti antifascisti.<br />

Giovanni Rossaro e Antonio De<br />

Carli, di 22 anni più anziano, si<br />

frequentavano da molto tempo;<br />

con l’avvento del regime fascista<br />

i contatti si fecero più intensi, è<br />

intuibile che fu proprio il “Tòni”<br />

a trasmettere a Giovanni i primi<br />

insegnamenti politici e quello spirito<br />

di libertà e di uguaglianza che<br />

ha caratterizzato la vita dei due<br />

personaggi.<br />

All’inizio della guerra, e in particolare<br />

dopo l’otto settembre del<br />

1943, il “Tòni” frequentava più<br />

assiduamente maso “Cibóla” a<br />

Cesuino dove viveva il Rossaro; si<br />

soffermava spesso a discutere con<br />

Giovanni degli avvenimenti bellici<br />

ed avendo in comune la stessa fede<br />

politica e gli stessi ideali di giustizia<br />

sociale e di libertà, progettavano<br />

come potevano contribuire a<br />

porre fine alla tragedia della guerra<br />

causata dal fascismo.<br />

Foto della famiglia De Carli nel 1939. Da sinistra: Gemma, Irma Riolfatti, Rinaldo, nonno<br />

Giulio, “Nemi” (Emerina Riolfatti) sorella di Giulia, Liduino, Franco (ultimo a destra)<br />

e infine, in prima fila, Antonietta, deceduta ancora bambina. In seguito nascerà un’altra<br />

bambina, alla quale verrà dato il nome di Antonietta, tutt’ora vivente.<br />

Il “Tòni”, òni”,ni”, che all’inizio della guerra<br />

aveva oltre sessant’anni, aveva<br />

un carattere indomito e anticonformista,<br />

non sopportava i soprusi e<br />

la violenza, soprattutto se veniva<br />

esercitata dall’autorità.<br />

Come quella volta che il prete del<br />

paese, con il quale aveva buoni rapporti,<br />

si permise di criticare la sua<br />

convivenza con Anna la “todesca”,<br />

sollecitandolo a lasciarla o a contrarre<br />

regolare matrimonio. Antonio<br />

De Carli reagì con queste parole:<br />

“Prima fàlo ti, che mi te vègno<br />

drìo”, riferendosi alla perpetua che<br />

viveva in canonica con il sacerdote.<br />

Purtroppo Antonio aveva l’abitudine<br />

di manifestare apertamente<br />

le sue idee ed è per questa ragione<br />

che era tenuto sotto stretto controllo<br />

da parte della polizia fascista.<br />

La figura del “Tòni Ferèr” nel suo<br />

ruolo di antifascista, resistente e<br />

“sorvegliato speciale” non è mai<br />

stata sufficientemente approfondita<br />

e per questa ragione è praticamente<br />

sconosciuta.<br />

Sono passati ormai oltre settant’anni<br />

da quegli eventi, troppi per poter<br />

ricostruire con il necessario rigore<br />

storico la sua attività di antifascista,<br />

ma gli episodi riportati sono<br />

comunque frutto di testimonianze<br />

dirette.<br />

Elvira De Carli al centro con la sigaretta,<br />

con altre “zigherane” (operaie della<br />

Manifattura Tabacchi di Borgo Sacco)

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