Quaderno Borgoantico n° 13 - associazione Borgoantico
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Quaderni del <strong>Borgoantico</strong> <strong>13</strong> <strong>13</strong>7<br />
Antonio De Carli (“Tòni Ferèr”) (1879-<br />
1964)<br />
La famiglia DE CARLI<br />
detti “Ferèri”: maniscalchi,<br />
fabbri ferrai e “rodèri”<br />
(costruttori di ruote)<br />
Il mitico “Tòni Ferer”<br />
Con il passare degli anni i ricordi<br />
sbiadiscono, diventano meno nitidi,<br />
il passare del tempo rende inevitabilmente<br />
più difficile rivivere<br />
con lucidità i momenti della propria<br />
adolescenza; nonostante siano<br />
passati circa cinquant’anni tenterò<br />
in questo breve scritto di descrivere<br />
il più fedelmente possibile le esperienze<br />
di quel periodo, sperando di<br />
non deformare la realtà vissuta.<br />
Siamo alla fine degli anni Cinquanta,<br />
inizio anni Sessanta, la vita di noi<br />
ragazzi si svolgeva quasi sempre<br />
nell’ambito del paese e i luoghi frequentati<br />
erano sempre gli stessi: la<br />
scuola elementare, la parrocchia, il<br />
teatro, le strade, le piazze, i “porteghi”<br />
delle case (allora sempre aperti<br />
e comunicanti), i dossi, il fiume<br />
Adige, il rio Piazzo, il rio Molini e<br />
le campagne. I giochi si svolgevano<br />
all’aperto e seguivano il corso delle<br />
stagioni, questo era tutto il mondo<br />
di noi giovanotti, non ancora adulti.<br />
Quelli erano gli anni in cui si sentivano<br />
ancora le conseguenze della<br />
guerra, terminata una quindicina di<br />
anni prima; la miseria in quegli anni<br />
era molto diffusa, ma già si sentiva<br />
nell’aria la ripresa economica e<br />
le prime avvisaglie delle conquiste<br />
politiche, civili e sociali che<br />
caratterizzarono gli anni seguenti.<br />
Lo sviluppo con il famoso “miracolo<br />
economico” era già iniziato<br />
nel nord d’Italia, ma in Trentino e<br />
nella Vallagarina si faceva ancora<br />
attendere.<br />
I ricordi della mia adolescenza<br />
relativi a quel periodo e a quell’ambiente<br />
sono ancora vivi con sufficiente<br />
chiarezza.<br />
La stanza da letto che dividevo<br />
con mio fratello Giorgio, di qualche<br />
anno più anziano, aveva una<br />
finestra che guardava nel cortile<br />
interno della casa di fronte, dove<br />
il “Tòni” òni”ni” (Antonio De Carli) lavo-<br />
rava al travaglio (“travài”) e nella<br />
fucina, ma su questo aspetto ritornerò<br />
più avanti.<br />
Il ricordo che ancor oggi mi è più<br />
chiaro di altri è il grande freddo<br />
patito nella camera da letto, un<br />
freddo pungente sempre presente<br />
nella stanza, mitigato dalle piccole<br />
attenzioni della mamma che,<br />
per riscaldarci, usava la “scaldina”<br />
e ci copriva con una grande e<br />
pesante coperta detta “embotìa”.<br />
Nonostante tali premure tuttavia,<br />
il freddo ti penetrava dentro e non<br />
accennava mai a diminuire.<br />
L’arredo della stanza era molto<br />
semplice: due letti con il materasso<br />
di “scarfói”(foglie di granoturco),<br />
due comodini ai lati, un armadio e<br />
il vaso da notte (“bocàl”) collocato<br />
sotto il letto, che in più occasioni<br />
trovavi al mattino coperto da un<br />
velo di ghiaccio. Ma il ricordo che<br />
più mi impressionava e meravigliava<br />
erano i vetri della finestra decorati<br />
dal freddo intenso della notte:<br />
sarà una mia sensazione, ma credo<br />
di non avere mai più rivissuto i rigidissimi<br />
inverni “siberiani” di quel<br />
periodo, quando i vetri sembravano<br />
decorati da fiori bellissimi, che<br />
nemmeno il più bravo degli artisti<br />
sarebbe stato capace di disegnare.<br />
Il portico di casa “Gobàta”era àta”erata”erasempre aperto ai residenti della contra-<br />
da di via Cavolavilla, ma anche<br />
all’intero paese; tutti avevano libero<br />
accesso per andare nell’attuale<br />
via 25 Aprile e viceversa, passando<br />
per il cortile dei “Fereri”. Noi<br />
ragazzi ogni volta che passavamo<br />
dal cortile dei “Fereri” dovevamo<br />
superare una vera e propria sfida,<br />
poiché l’area era presidiata da un<br />
temutissimo e bellicoso gallo che<br />
attaccava chiunque avesse avuto<br />
l’ardire di passare da quelle parti.<br />
Il cortile era il luogo dove si svolgevano<br />
i lavori di ferratura degli<br />
zoccoli, con i bovini imbragati nel<br />
“travài”.<br />
C’erano dei giorni in cui nel cortile<br />
si trovavano parecchi animali<br />
in attesa di essere “ferrati” e quindi<br />
vi era un gran fermento e via vai<br />
di persone, le quali, mentre aspettavano<br />
il loro turno, chiacchieravano<br />
del più e del meno recandosi di<br />
tanto in tanto a consumare un bicchiere<br />
di vino presso il vicino bar.<br />
I due cugini de Carli: “Tòni e<br />
“Iduino” nei loro mestieri di mani-<br />
scalchi e “rodèri” èri”ri” avevano un gran-<br />
de prestigio nel mondo contadino.<br />
In Vallagarina erano considerati fra<br />
i migliori artigiani: molti contadini<br />
di Aldeno ad esempio, quando<br />
andavano nella valle di Cei a tagliare<br />
il fieno o a svolgere il lavoro nei<br />
boschi, nel ritorno a casa scendevano<br />
da Castellano per fermarsi<br />
a Villa Lagarina nella fucina dei<br />
“Ferèri” per la cura degli zoccoli e<br />
il ricambio dei ferri, oltre a svolgere<br />
la manutenzione delle ruote<br />
e dei carri. Il “Tòni” inoltre era<br />
un grande intenditore sullo stato<br />
di salute delle bestie e per questa<br />
ragione svolgeva anche il mestiere<br />
di veterinario.<br />
Nei momenti di pausa, quando il<br />
“Tòni” non aveva lavoro, era il<br />
momento propizio per noi ragazzi<br />
che avevamo la possibilità di<br />
utilizzare, con il suo consenso e<br />
alle volte anche con il suo aiuto,<br />
gli strumenti di lavoro presenti<br />
nell’officina.<br />
La fucina non era illuminata dalla<br />
rete elettrica ed era sempre nella<br />
penombra, la poca luce naturale<br />
proveniva dalle entrate, l’ambiente