Tra scoperte e sabotaggi - Runabianca.it
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CATARI: I BONI HOMINES<br />
STORIA: LA BIBBIA SVELATA<br />
UFO: LA STELLA DI BETLEMME<br />
ARCHEO: LA PIÙ ANTICA CHIESA CRISTIANA<br />
ARCHEOLOGIA<br />
STORIA<br />
ANNO I<br />
LUGLIO 2011<br />
SCIENZA<br />
E MISTERO OMAGGIO<br />
PIRAMIDI<br />
BOSNIACHE<br />
<strong>Tra</strong> <strong>scoperte</strong> e <strong>sabotaggi</strong><br />
IN QUESTO NUMERO: 17 ARTICOLI 20 NEWS 5 LIBRI 6 VIDEO 4 SITI WEB<br />
142<br />
PAGINE<br />
1
SOMMARIO LUGLIO 2011 | N.1<br />
Ed<strong>it</strong>oriale<br />
News<br />
Video<br />
Libreria<br />
S<strong>it</strong>i web<br />
Mostre & eventi<br />
<strong>Tra</strong>smutazione dello spir<strong>it</strong>o<br />
nell’evoluzione universale<br />
cosmica<br />
di Lilly Antinea Astore<br />
Missione <strong>it</strong>aliana sulle<br />
piramidi bosniache<br />
Le ricerche e i risultati<br />
di Paolo Debertolis<br />
Il mio primo incontro<br />
con Sai Baba<br />
Passaggio in India, ai piedi di Swami<br />
di Tullia Parvathi Turazzi<br />
Il cosmo mi parla<br />
È ora di svegliarsi, figlia<br />
di Anja Zablocki<br />
Il simbolismo della Piramide<br />
Le radici di una scienza antica<br />
di Antonio Crasto<br />
La Bibbia svelata<br />
Non ci hanno raccontato tutto<br />
e nemmeno il vero<br />
di Mauro Biglino<br />
La Stella di Betlemme<br />
era un UFO?<br />
Riflessioni sulla cometa avvistata<br />
ai tempi di Gesù<br />
di Vincenzo Di Gregorio<br />
RUBRICHE<br />
3<br />
5<br />
21<br />
23<br />
27<br />
29<br />
33<br />
ARTICOLI<br />
35<br />
41<br />
45<br />
51<br />
59<br />
63<br />
I Boni Homines<br />
I Catari: i seguaci dell’Anticristo<br />
di Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti<br />
Homo Saurus<br />
Un alieno d’acqua dolce<br />
di Unconventional Research Group<br />
L’uomo che superò i confini<br />
del mondo<br />
V<strong>it</strong>a e viaggi di Cristoforo Colombo<br />
di Ruggero Marino<br />
Agopuntura,Yoga e…<br />
…silenzio<br />
L’universo frattale e l’illuminazione del Sé<br />
di Michele Proclamato<br />
Custodi dell’Immortal<strong>it</strong>à<br />
Le piramidi, lo Zed, Osiride, Orione e Iside<br />
di Piero Magaletti<br />
69<br />
81<br />
89<br />
95<br />
99<br />
Incontri ravvicinati del IV tipo<br />
Dal m<strong>it</strong>o dei rapimenti reali alla teoria delle<br />
interferenze mentali. Presentazione di un<br />
caso. Parte I<br />
105<br />
di Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />
Ciclopi del Nord<br />
Omero nel Baltico<br />
di Felice Vinci<br />
113<br />
Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di<br />
Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />
La scoperta della più antica chiesa cristiana.<br />
Parte I<br />
di Gabriele Rossi Osmida<br />
Il passaggio segreto di<br />
S. Marco<br />
Archeologia del Sottosuolo<br />
di Luigi Bavagnoli e Margher<strong>it</strong>a Guccione<br />
Il Cerchio della V<strong>it</strong>a<br />
La porta del tempo<br />
di Mario Balocco<br />
Anticipazioni Runa Bianca<br />
numero 2 agosto 2011<br />
119<br />
129<br />
135<br />
142<br />
2 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
EDITORIALE<br />
tempo di lettura 4 minuti<br />
Siamo arrivati al secondo numero...<br />
Siamo arrivati al secondo numero di<br />
Runa Bianca ed è già tempo di consuntivi.<br />
Il numero “Zero” è andato<br />
molto bene, superiore a tutte le nostre aspettative.<br />
Abbiamo riscontrato un grande interesse<br />
sia negli utenti sia negli “autori”, che<br />
hanno giustamente visto in questa iniziativa<br />
ed<strong>it</strong>oriale online, un “qualcosa” che sin’ora<br />
mancava nel patrimonio culturale ed ed<strong>it</strong>oriale<br />
<strong>it</strong>aliano.<br />
Runa Bianca garantirà sempre la massima<br />
trasparenza nella pubblicazione dei vari articoli<br />
con date condivise e un rapporto ed accordi<br />
chiari e onesti con i singoli autori. La nostra<br />
filosofia avete avuto modo di conoscerla<br />
attraverso il nostro numero Zero ma anche<br />
attraverso il nostro s<strong>it</strong>o internet (www.runabianca.<strong>it</strong>)<br />
in cui campeggia un trinomio per<br />
noi fondamentale “<strong>Tra</strong>sparenza, Gentilezza e<br />
Cortesia” e dal motto ‘Prima che studiosi siamo<br />
tutti amici accomunati da una stessa passione<br />
e su tale traccia vorremmo improntare<br />
la nostra e la vostra collaborazione’.<br />
Nel frattempo il passaparola ci ha già fatto<br />
diffondere a macchia d’olio nel web, l’eco<br />
della nostra iniziativa è stata incredibile portandoci<br />
inaspettatamente ad essere recens<strong>it</strong>i<br />
anche in s<strong>it</strong>i d’oltralpe XGate (www.x-gate.ch/<br />
index.aspx?m=1400).<br />
Il nostro PDF è stato scaricato da moltissimi<br />
s<strong>it</strong>i che lo hanno letteralmente “fagoc<strong>it</strong>ato”<br />
contribuendo alla sua diffusione ma ancor<br />
più alla divulgazione delle teorie e delle idee<br />
proposte dai nostri autori.<br />
Nella “rete” il passa parola ha raggiunto decine<br />
di migliaia di persone, vedremo di non<br />
disattendere le loro aspettative.<br />
Stiamo lavorando per Voi su molti fronti e<br />
oltre a contattare i migliori ricercatori <strong>it</strong>aliani<br />
(e non-<strong>it</strong>aliani) stiamo anche intraprendendo<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
di Vincenzo Di Gregorio<br />
iniziative e spedizioni che un eMagazine che<br />
si rispetti non può ne deve trascurare. Stiamo<br />
per effettuare ricerche mirate in s<strong>it</strong>i <strong>it</strong>aliani e<br />
stranieri che faranno sicuramente scaturire<br />
interessantissimi report di cui i nostri lettori<br />
avranno sempre l’anteprima assoluta. Per l’anno<br />
prossimo stiamo anche organizzando un<br />
grande evento da coordinare assieme ad altri<br />
noti protagonisti della cultura <strong>it</strong>aliana, mentre<br />
parallelamente stiamo predisponendo<br />
la creazione e l’usc<strong>it</strong>a di numeri Monografici<br />
da collezione, su alcuni temi noti, arcinoti, o<br />
poco conosciuti, ma sempre col taglio della<br />
nostra rivista, nell’intento di far parlare tutti<br />
i protagonisti e i ricercatori, per mettere a<br />
confronto più ipotesi e più tesi senza filtri o<br />
censure. Frammenti di ver<strong>it</strong>à sicuramente<br />
usciranno fuori, spetterà a tutti voi saperli cogliere<br />
e giudicare.<br />
Ma veniamo a questo numero.<br />
Come nei film di successo, dopo il primo<br />
tutti si aspettano l’usc<strong>it</strong>a del secondo per vedere<br />
se è all’altezza del precedente e se lo è ...<br />
forse non è stato un caso!<br />
Noi r<strong>it</strong>eniamo che il caso non esista ma<br />
tutto quello che facciamo e che ci accade sia<br />
il frutto di determinate azioni, magari anche<br />
non del tutto consapevoli. Quindi se c’è una<br />
formula “vincente” è la formula che crea il successo,<br />
a prescindere da tanti altri fattori, e la<br />
formula in questo caso è la qual<strong>it</strong>à che alla<br />
lunga paga sempre.<br />
Come potete vedere il sommario di questo<br />
numero è ricchissimo di molti nomi noti<br />
per chi “mastica” da un po’ di anni questi argomenti.<br />
Vi sono però anche delle New-Entry<br />
d’eccezione come il gruppo di ricerca che sta<br />
indagando da mesi sulle Piramidi Bosniache.<br />
L’importanza dei loro risultati, la loro professional<strong>it</strong>à,<br />
le potenziali conseguenze sull’a-<br />
Runa Bianca 3
EDITORIALE<br />
pertura di porte mai aperte sul nostro passato<br />
di europei, ci ha indotto a dedicare la copertina<br />
di questo numero alla “piramide del sole”<br />
di Visoko e a pubblicare un’interessantissimo<br />
report da parte del capo-missione il Prof. De<br />
Bertolis dell’univers<strong>it</strong>à di Trieste.<br />
Alcuni elementi della nostra redazione si<br />
recheranno quest’estate sul posto e vi saranno<br />
sicuramente degli sviluppi nelle ricerche<br />
che vi saranno puntualmente documentate,<br />
quasi in “diretta”, nei prossimi numeri.<br />
Vi segnalo il profondo articolo di Lilly<br />
Antinea Astore che ci indica come rispondere<br />
ad alcune delle domande esistenziali più profonde<br />
e rimaste sin’ora senza risposta. Alcuni<br />
“nuovi” autori ci hanno dato la loro adesione<br />
inviandoci un articolo di “presentazione”<br />
come Mauro Biglino o Tullia Parvathi Turazzi.<br />
Mentre il primo ci fa intravedere alcune<br />
nuove chiavi di lettura della Bibbia la seconda<br />
ci descrive un affresco del suo arrivo in India.<br />
Una foto a colori in cui si avvertono i profumi<br />
dell’oriente, questo solo per scaldare i motori<br />
per i report che saranno pubblicati nei prossimi<br />
numeri ma non vi tedio oltre e vi lascio<br />
alla lettura di questo nuovo secondo numero<br />
della Runa Bianca.<br />
Buona lettura e a presto!<br />
Arch. Vincenzo Di Gregorio<br />
Tutti i dir<strong>it</strong>ti di riproduzione degli articoli<br />
pubblicati sono riservati. Manoscr<strong>it</strong>ti e originali,<br />
anche se non pubblicati, non si rest<strong>it</strong>uiscono.<br />
Il loro invio implica il consenso gratu<strong>it</strong>o<br />
alla pubblicazione da parte dell’autore. È vietata<br />
la riproduzione anche parziale di testi, e<br />
fotografie, documenti, etc. senza il consenso<br />
scr<strong>it</strong>to dell’autore e della rivista Runa Bianca.<br />
La responsabil<strong>it</strong>à dei testi e delle immagini<br />
pubblicate è imputabile ai soli autori.<br />
Vincenzo Di Gregorio<br />
Lilly Antinea Astore<br />
Enrico Baccarini<br />
Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
Anja Zablocki<br />
Antonio Crasto<br />
Duccio Calamandrei<br />
Felice Vinci<br />
Gabriele Rossi Osmida<br />
Giulia M. D’Ambrosio<br />
Luigi Bavagnoli<br />
Margher<strong>it</strong>a Guccione<br />
Mario Balocco<br />
Mauro Biglino<br />
Michele Proclamato<br />
Osvaldo Carigi<br />
Paolo Debertolis<br />
Piero Magaletti<br />
Ruggero Marino<br />
Stefania Tavanti<br />
Tullia Parvathi Turazzi<br />
Unconventional Research Group<br />
Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
Vincenzo Di Gregorio<br />
COMITATO REDAZIONALE<br />
Per contattare la redazione,<br />
collaborare, segnalare libri,<br />
eventi potete scrivere a<br />
redazione@runabianca.<strong>it</strong><br />
www.runabianca.<strong>it</strong><br />
HANNO COLLABORATO<br />
SVILUPPO E PROGETTO GRAFICO<br />
4 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
NEWS<br />
tempo di lettura 44 minuti<br />
ARCHEOSTORIA<br />
La civiltà perduta<br />
dell’Amazzonia<br />
Negli ultimi anni gli archeologi hanno<br />
scoperto in Amazzonia le tracce di<br />
antichi insediamenti, densamente<br />
popolati. Ciò fa supporre l’esistenza di società<br />
più consistenti e più sviluppate di quanto finora<br />
di r<strong>it</strong>enesse.<br />
L’archeologa Denise Schaan, dell’Univers<strong>it</strong>à<br />
Federale di Pará in Brasile, ha steso una<br />
mappa di gruppi di misteriose sculture realizzate<br />
sulle rocce tra 700 e 2000 anni fa. Si<br />
trovano inoltre 269 opere realizzate in terra,<br />
di forme circolari e rettangolari, sparse su<br />
un’area di 40.000 km quadrati, realizzate per<br />
scopi finora sconosciuti, ma Schaan sospetta<br />
che si trattasse di centri cerimoniali. “Tali opere<br />
potevano essere realizzate soltanto da una<br />
popolazione numerosa e ben coordinata, “ ha<br />
dichiarato la ricercatrice.<br />
L’archeologa brasiliana Helena Lima dell’Univers<strong>it</strong>à<br />
Federale di Amazonas pensa che gi<br />
insediamenti identificati abbiano una lunga<br />
storia. Oltre alle centinaia di intagli e sculture<br />
di volti umani, risalenti tra 3000 e 7000 anni<br />
fa, Lima ha trovato anche oggetti di terracotta,<br />
che suggeriscono l’esistenza di una rete di<br />
villaggi ramificata in tutta la parte centrale<br />
dell’Amazzonia.<br />
La f<strong>it</strong>ta foresta non sembra adatta al fiorire<br />
d’una civiltà, ma un ricercatore suggerisce<br />
che il paesaggio anticamente fosse molto diverso.<br />
L’archeologo Augusto Oyuela-Caycedo<br />
dell’Univers<strong>it</strong>à di Florida ricorda che le tracce<br />
di cereali e di altre coltivazioni nel Perù nordorientale<br />
indicano che le grandi piane semia-<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
a cura di Enrico Baccarini<br />
Le notizie più interessanti dal web<br />
ride della regione erano in realtà dolci praterie,<br />
coltivate con cura dai loro ab<strong>it</strong>anti.<br />
Discover<br />
2 luglio 2011<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Scoperta una nuova specie<br />
di dinosauri: è la più piccola<br />
mai conosciuta<br />
Scoperta da due paleontologi dell’Univers<strong>it</strong>à<br />
di Portsmouth una nuova<br />
specie di minuscoli dinosauri, che<br />
potrebbe essere la più piccola mai conosciuta.<br />
A individuare la nuova specie, trovata in<br />
una fossa a Bexhill, nell’East Sussex, sono stati<br />
Darren Naish e Steve Sweetman. La scoperta<br />
sarà descr<strong>it</strong>ta nel prossimo numero del ‘Cretaceous<br />
Research’.<br />
Corriere del Giorno<br />
20 giugno 2011<br />
Runa Bianca 5
NEWS<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Scoperta a Palenque una<br />
tomba maya<br />
Il solstizio d’estate non poteva portare<br />
migliori auspici per l’archeologia. In contemporanea<br />
con la scoperta in Eg<strong>it</strong>to<br />
della seconda barca solare di Cheope, dall’altra<br />
parte del mondo, all’ombra di altre piramidi,<br />
sono venute alla luce importanti rinvenimenti.<br />
L’uso di una piccola telecamera ha permesso<br />
di addentrarsi all’interno di quella che<br />
sembra essere una tomba intatta di un capo<br />
maya della c<strong>it</strong>tà di Palenque, nello stato messicano<br />
del Chiapas. L’area funeraria, seppell<strong>it</strong>a<br />
per circa 1.500 anni, si trova all’interno di una<br />
piramide dell’Acropoli a sud dell’area archeologica<br />
della grande c<strong>it</strong>tà maya; era conosciuta<br />
già dal 1999 ma l’instabil<strong>it</strong>à della struttura,<br />
con il pericolo che parte dell’edificio potesse<br />
crollare sulla tomba, impediva l’accesso. La<br />
microcamera, spinta fino a cinque metri di<br />
profond<strong>it</strong>à attraverso un piccolo buco nella<br />
piramide, ha mostrato affreschi sulle pareti<br />
e a terra oggetti del corredo funerario composto<br />
perlopiù da reperti in ceramica, giada e<br />
madreperla. Le p<strong>it</strong>ture rappresentano figure<br />
in nero su uno sfondo rosso vivo. La ricchezza<br />
del corredo ha spinto gli archeologi a credere<br />
che si tratti della sepoltura di un capo religioso.<br />
Per il momento le riprese hanno permesso<br />
di identificare solo alcuni oggetti archeologici<br />
per cui sembra che manchi il sarcofago,<br />
come è stato invece riscontrato nella famosa<br />
sepoltura di Pakal il Grande (K’nich Janaab<br />
Pakal) 615-683 d.C. , il più conosciuto dei signori<br />
maya, trovata da Alberto Ruz negli anni<br />
a cura di Enrico Baccarini<br />
cinquanta non molto lontano, nella stessa<br />
Palenque, nel Tempio delle Iscrizioni. L’area<br />
archeologica abbraccia attualmente più di<br />
due chilometri quadrati, ma gli archeologi<br />
calcolano che si è esplorato solo il 10<br />
per cento della c<strong>it</strong>tà. Migliaia di strutture<br />
risultano essere ancora coperte<br />
dalla folta vegetazione della giungla.<br />
In Palenque, come in altre c<strong>it</strong>tà maya,<br />
il problema della ricostruzione storica<br />
sta nel fatto che gli ultimi governanti<br />
si sono fatti seppellire sulle tombe dei<br />
predecessori. Praticamente Pakal ed<br />
altri signori del periodo classico tardo,<br />
con la costruzione dei propri edifici sacri,<br />
hanno in parte distrutto e celato le<br />
epoche anteriori, il periodo formativo<br />
ed il primo periodo classico. La tomba investigata,<br />
di circa cinque metri quadrati, secondo<br />
gli esperti dovrebbe datare tra il 431 ed il 550<br />
dopo Cristo, primo periodo classico, e da ciò<br />
il suo straordinario interesse. Alcuni studiosi<br />
pensano che potrebbe trattarsi del sepolcro<br />
di K’uk’Bahlam, il primo signore della c<strong>it</strong>tàstato.<br />
Altri sperano che si tratti della tomba<br />
di Ix Yohl Ik’nal, la famosa donna che governò<br />
Palenque. Nell’area fu già trovata nel 1994 la<br />
tomba di una donna di alto rango e di gran<br />
prestigio, battezzata dagli archeologi come la<br />
Regina Rossa per il pigmento rosso che copriva<br />
la sua sepoltura.<br />
Nuove indagini su Ciro,<br />
il dinosauro meglio<br />
conservato del mondo<br />
Giuseppe Lembo<br />
ArcheoMolise<br />
25 giugno 2011<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Appena usc<strong>it</strong>o dall’uovo 110 milioni<br />
di anni fa in una zona ora in provincia<br />
di Benevento. L’unico fossilizzato<br />
insieme agli organi interni, ora sottoposto<br />
a una vera e propria autopsia.<br />
Sulla bianca lastra di calcare, non più<br />
grande di un piatto, la breve esistenza di un<br />
6 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
a cura di Enrico Baccarini<br />
dinosauro neonato appare in tutta la sua<br />
istantanea, minuta fragil<strong>it</strong>à. Ma questa v<strong>it</strong>a,<br />
per breve che fu, venne letteralmente intrappolata<br />
nella vertiginosa profond<strong>it</strong>à del tempo<br />
geologico, facendosi quasi eterna. Questo è il<br />
paradosso di Ciro, che oggi, cap<strong>it</strong>a la sua vera<br />
età «anagrafica», affascina ancora di più: visse<br />
soltanto una manciata di giorni.<br />
Appena sgusciato fuori da un uovo, con la<br />
fontanella aperta sul capo come nei cuccioli<br />
di uomo e con il ventre ancora gonfio di una<br />
piccola riserva di tuorlo, ebbe giusto il tempo<br />
di guardarsi intorno stup<strong>it</strong>o, sgranchirsi le<br />
gambe al tepore del sole, assaporare i primi<br />
pasti. Anche questi conosciamo bene, ora, addir<strong>it</strong>tura<br />
nell’ordine in cui furono inger<strong>it</strong>i: nel<br />
suo intestino, lo stesso incredibile destino cristallizzò<br />
le scaglie di una sardina, i cui anelli di<br />
accrescimento<br />
dicono che<br />
aveva nuotato<br />
per nove stagioni,<br />
prima di<br />
finire tra i dentini<br />
seghettati<br />
di Ciro; poi un<br />
piccolo rettile<br />
e un altro<br />
pesce, e infine<br />
la zampa<br />
di una grande<br />
lucertola, così<br />
grande per<br />
lui, che furono<br />
i gen<strong>it</strong>ori a<br />
procacciarla.<br />
Il dinosauro<br />
neonato non<br />
ebbe neppure<br />
il tempo di<br />
digerirla, che vento e acqua lo spazzarono<br />
via improvvisamente, sottraendolo alla v<strong>it</strong>a e<br />
immobilizzandolo per 110 milioni di anni nel<br />
fondo fangoso del mare che piano piano diventava<br />
roccia. Tanto è dovuto passare, finché<br />
altri esseri potessero scoprire chi fosse questa<br />
creatura e come avesse trascorso la sua brevissima<br />
esistenza.<br />
Unico dinosauro al mondo fossilizzato con<br />
gli organi interni, e dunque primo al mondo<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
a poter essere sottoposto a una vera e propria<br />
autopsia, Scipionyx samn<strong>it</strong>icus divenne<br />
una star della paleontologia conquistando la<br />
copertina di Nature nel 1998, con un articolo<br />
firmato dai paleontologi Cristiano Dal Sasso e<br />
Marco Signore. Ma era solo l’inizio. Il battesimo<br />
scientifico di Ciro – come lo chiamarono<br />
i giornalisti <strong>it</strong>aliani – mirava in primis a riconoscere<br />
i caratteri peculiari dello scheletro e<br />
dunque a confermare l’idea che il primo dinosauro<br />
trovato in terr<strong>it</strong>orio <strong>it</strong>aliano fosse anche<br />
una specie nuova per la scienza. Le ricerche<br />
sono continuate con metodi di studio sempre<br />
più moderni e oggi, dopo cinque anni di Tac,<br />
fotografie in luce ultravioletta, esplorazioni<br />
al microscopio elettronico su microcampioni<br />
infin<strong>it</strong>amente piccoli, Dal Sasso e Simone<br />
Maganuco hanno fatto così tante nuove <strong>scoperte</strong><br />
da riempire un volume di 300 pagine.<br />
Le eccezionali fotografie e le dettagliate ricostruzioni<br />
anatomiche appena pubblicate dai<br />
due paleontologi del Museo di Storia naturale<br />
di Milano documentano in modo inequivocabile<br />
che Scipionyx da Pietraroia (Benevento)<br />
è il dinosauro meglio conservato al mondo.<br />
Per essere un fossile, Ciro presenta una<br />
ineguagliabile varietà di tessuti molli, molti<br />
dei quali mai visti in alcun altro dinosauro: legamenti<br />
intervertebrali, cartilagini articolari<br />
nelle ossa delle zampe, muscoli e connettivi<br />
del collo, parte della trachea, residui dell’esofago,<br />
tracce del fegato, l’intero intestino, vasi<br />
sanguigni mesenterici, capillari ramificati, fasci<br />
muscolari degli arti posteriori e della coda<br />
composti da cellule ancora perfettamente<br />
striate, addir<strong>it</strong>tura i batteri che colonizzavano<br />
l’intestino. È inoltre ineguagliabile il dettaglio<br />
con cui questi tessuti sono fossilizzati: grazie<br />
a particolari condizioni fisico-chimiche, essi<br />
sono stati replicati da cristalli più piccoli di<br />
un millesimo di millimetro, che ancora oggi<br />
ci mostrano strutture di dimensioni cellulari e<br />
subcellulari. Ancora più stupefacente appare<br />
che alcuni elementi chimici, una volta utilizzati<br />
dalle cellule vive, come il ferro accumulato<br />
nell’emoglobina del sangue, non siano<br />
stati rimossi dalle acque mineralizzanti ma siano<br />
stati riutilizzati nella rapidissima fossilizzazione<br />
dell’animale, incorporati nei cristalli<br />
di limon<strong>it</strong>e che formano una grande macchia<br />
NEWS<br />
Runa Bianca 7
NEWS<br />
rossa, presente nel torace del piccolo dinosauro.<br />
La microsonda che ha effettuato le analisi<br />
chimiche non ha lasciato dubbi: quel ferro<br />
è autigeno. Ovvero, quegli stessi atomi, 110<br />
milioni di anni fa, si trovavano nei globuli<br />
rossi di Ciro che, spinti da un piccolo cuore<br />
pulsante, trasportavano ossigeno v<strong>it</strong>ale in un<br />
caldo corpicino piumoso. Secondo il team di<br />
esperti di fama mondiale che ha valutato la ricerca<br />
dei paleontologi milanesi, le descrizioni<br />
e le illustrazioni pubblicate nella monografia<br />
su Scipionyx permetteranno di confrontare la<br />
morfologia dei tessuti molli di un importante<br />
gruppo estinto di animali, quali sono i dinosauri,<br />
con le analoghe strutture biologiche osservabili<br />
nei vertebrati viventi. Pertanto Ciro è<br />
destinato a far parlare di sé ancora per molto<br />
e a diventare un esemplare di riferimento<br />
per un gran numero di discipline scientifiche,<br />
coinvolgendo non solo paleontologi ma anche<br />
biologi evoluzionisti, morfologi funzionali,<br />
anatomisti comparati, fisiologi, veterinari,<br />
erpetologi e orn<strong>it</strong>ologi.<br />
Cristiano Dal Sasso<br />
(sezione di paleontologia dei vertebrati,<br />
Museo di Storia naturale di Milano)<br />
Il Corriere della Sera<br />
20 giugno 2011<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Una “Stele di Rosetta” per la<br />
scr<strong>it</strong>tura dell’Indo<br />
Vi piacciono i misteri e gli enigmi<br />
delle antiche scr<strong>it</strong>ture? Certamente<br />
piacciono a Rajesh Rao, un neuroscienziato<br />
esperto di computer, ricercatore<br />
presso l’Univers<strong>it</strong>à di Washington, Seattle. Ha<br />
dedicato parecchio del suo tempo a risolvere<br />
“il principale dei problemi di parole crociate”:<br />
come decifrare la scr<strong>it</strong>tura dell’Indo, di oltre<br />
anni fa. Il Dr Rao ha usato modelli informatici<br />
per capire i meccanismi della mente umana<br />
in due direzioni: per sviluppare modelli che<br />
descrivessero come pensa la mente umana,<br />
e per applicare tali modelli alla decifrazione<br />
a cura di Enrico Baccarini<br />
della lingua misteriosa. Il video che si trova<br />
nella notizia originale può spiegarvi meglio<br />
come ha proceduto. Alcune delle questioni<br />
alla base della ricerca del Dr Rao includevano:<br />
Come acquisisce il cervello umano rappresentazioni<br />
efficienti di nuovi oggetti e nuovi<br />
eventi naturali? Quali algor<strong>it</strong>mi consentono<br />
di avvicinarsi ad un uso sensoriale tipico<br />
dell’apprendimento umano? Quali meccanismi<br />
di calcolo permettono al cervello di adattarsi<br />
alle circostanze mutevoli, rimanendo robusto<br />
e tollerante degli errori?<br />
The Guardian<br />
1 luglio 2011<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Una piccola era glaciale<br />
spazzò via i Vichinghi dalla<br />
Groenlandia<br />
Un repentino abbassamento delle<br />
temperature, compiutosi nel<br />
giro di poche decine d’anni, ancora<br />
prima che avesse inizio la Piccola Era Glaciale:<br />
solo pochi gradi in meno, quattro, ma<br />
abbastanza da mettere in crisi la sopravvivenza<br />
delle popolazioni nordiche. Secondo<br />
uno studio pubblicato su Pnas dai ricercatori<br />
della Brown Univers<strong>it</strong>y (Usa) sarebbe questa<br />
una delle cause della scomparsa dei Vichinghi<br />
dalla Groenlandia intorno al 1100 d.C.<br />
Per studiare l’andamento delle temperature<br />
nel tempo, gli scienziati hanno prelevato<br />
alcuni campioni dal sedimento di due<br />
laghi nei pressi di Kangerlussuaq, un piccolo<br />
villaggio nella regione sud occidentale della<br />
Groenlandia, ottenendo dati climatici su un<br />
periodo complessivo di 5.600 anni. Le regioni<br />
dove sono stati esegu<strong>it</strong>i i campionamenti,<br />
come spiegano gli studiosi, sono le stesse in<br />
cui vissero i Vichinghi, e ancor prima le popolazioni<br />
delle culture Saqqaq e Dorset.<br />
Analizzando i campioni, i ricercatori hanno<br />
osservato che intorno al 1100 d.C., circa due<br />
secoli dopo l’insediamento dei Vichinghi, le<br />
temperature in Groenlandia cominciarono a<br />
diminuire in modo significativo: meno quattro<br />
gradi Celsius nel giro di soli ottanta anni.<br />
8 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
a cura di Enrico Baccarini<br />
Un cambiamento che ebbe effetti devastanti<br />
e mise in crisi la sopravvivenza dei popoli<br />
nordici perché determinò una riduzione dei<br />
tempi di cresc<strong>it</strong>a delle coltivazioni, lim<strong>it</strong>ò le risorse<br />
con cui allevare il bestiame e prolungò i<br />
periodi di gelo in mare, rendendo più difficili i<br />
viaggi per il commercio. Questo, insieme allo<br />
stile di v<strong>it</strong>a sol<strong>it</strong>ario e l’indole combattente,<br />
avrebbe dato origine alla scomparsa dei Vichinghi<br />
dai terr<strong>it</strong>ori della Groenlandia, che<br />
si sarebbe poi concretizzata tra la metà del<br />
1300 e gli inizi del 1400, come suggeriscono i<br />
reperti archeologici e le testimonianze scr<strong>it</strong>te.<br />
Scavando più indietro nel tempo, invece,<br />
i ricercatori hanno scoperto che la cultura<br />
degli Saqqaq, in Groenlandia dal 2500 a.C.,<br />
sperimentò per secoli oscillazioni di temperature,<br />
fino all’850 a.C. circa. Intorno a quella<br />
data infatti, il clima divenne all’improvviso<br />
più rigido, contribuendo forse alla scomparsa<br />
della popolazione e favorendo l’insediamento<br />
della cultura dei Dorset, più adattata al clima<br />
rigido.<br />
Anna Lisa Bonfranceschi<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
Storia in Rete e Galileo<br />
16 giugno 2011<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Ustica, un mistero lungo 31<br />
anni<br />
Sono passati 31 anni dal disastro aereo<br />
di Ustica, quando un Dc9 dell’Itavia si<br />
inabissò in mare provocando la morte<br />
di 81 persone. Una tragedia dai contorni<br />
mai chiar<strong>it</strong>i, rimasta senza colpevoli, che ha<br />
prodotto in tre decenni inchieste della magistratura,<br />
interrogativi e polemiche e che rappresenta<br />
ancora oggi un mistero insoluto. Il<br />
volo IH870 decolla alle 20.08, con due ore di<br />
r<strong>it</strong>ardo, da Bologna alla volta di Palermo.<br />
L’ultimo contatto radio tra il velivolo e il<br />
controllore è delle 20.58. Poi alle 21.04, chiamato<br />
per l’autorizzazione di inizio discesa<br />
su Palermo, il volo non risponde. Alle altre<br />
chiamate replica solo un silenzio inquietante.<br />
L’aereo è disperso. Cominciano le ricerche e<br />
per tutta la notte elicotteri, aerei e navi perlustrano<br />
la zona. Solo alle prime luci dell’alba,<br />
ad alcune decine di miglia a nord di Ustica,<br />
una chiazza oleosa e i primi rel<strong>it</strong>ti fanno capire<br />
cosa è avvenuto: il velivolo è precip<strong>it</strong>ato<br />
al largo dell’isola del palerm<strong>it</strong>ano, in un tratto<br />
del mar Tirreno in cui la profond<strong>it</strong>à supera i<br />
tremila metri.<br />
INDAGINI. Immediatamente vengono avviate<br />
le indagini. Dal ministero dei <strong>Tra</strong>sporti<br />
e dalla magistratura. Tre procure aprono un<br />
fascicolo: quella di Bologna, luogo di partenza<br />
del volo, quella di Palermo, dove il velivolo<br />
avrebbe dovuto atterrare, e quella di Roma,<br />
in cui ha sede legale la società Itavia. L’allora<br />
ministro dei <strong>Tra</strong>sporti, Rino Formica, nomina<br />
una commissione d’inchiesta, la cosiddetta<br />
Luzzati, che, però, dopo la presentazione<br />
di due relazioni preliminari si autoscioglie<br />
nel 1982 per contrasti di attribuzione con la<br />
magistratura. Anche le Procure di Palermo e<br />
Bologna rimettono per competenza i propri<br />
atti a Roma. Sui pochi rel<strong>it</strong>ti del velivolo vengono<br />
r<strong>it</strong>rovate tracce di esplosivi TNT e T4 in<br />
proporzioni compatibili con ordigni mil<strong>it</strong>ari.<br />
I per<strong>it</strong>i concludono che senza l’esame del<br />
rel<strong>it</strong>to non è possibile chiarire se il Dc9 cadde<br />
per un’esplosione interna, vale a dire una<br />
bomba o esterna, quindi un missile. In ogni<br />
caso, però, viene esclusa l’ipotesi inizialmente<br />
sostenuta di un cedimento strutturale. Spiegazione<br />
ufficiale della tragedia, che porterà<br />
infine la società a sciogliersi.<br />
Dal 1982 dell’indagine si occupa il giudice<br />
istruttore V<strong>it</strong>torio Bucarelli, che nomina una<br />
nuova commissione di per<strong>it</strong>i. È il 1987 quando<br />
la d<strong>it</strong>ta francese Ifremer comincia le operazioni<br />
di recupero della carcassa del Dc9, ad<br />
una profond<strong>it</strong>à di oltre 3mila metri. Servono,<br />
però, due campagne di lavori ed alcuni anni<br />
per riportare in superficie circa il 96% del rel<strong>it</strong>to.<br />
Nel frattempo anche la Commissione Stragi,<br />
presieduta dal senatore Libero Gualtieri,<br />
comincia ad occuparsi della vicenda, contestando<br />
una serie di reati a numerosi mil<strong>it</strong>ari<br />
in servizio presso i centri radar di Marsala, in<br />
provincia di <strong>Tra</strong>pani, e Licola nei pressi di Napoli.<br />
Prende corpo la tesi dei depistaggi ed inquinamenti<br />
delle prove che avrebbero impe-<br />
NEWS<br />
Runa Bianca 9
NEWS<br />
d<strong>it</strong>o agli inquirenti di far luce sulle cause della<br />
strage. È l’inizio di una seconda fase delle indagini<br />
e al giudice Bucarelli subentra Rosario<br />
Priore. Da questo momento in poi ingenti risorse<br />
umane e finanziarie vengono impiegate<br />
per dimostrare il cosiddetto ‘scenario aereo<br />
e il suo occultamento. La sentenza-ordinanza<br />
Priore viene depos<strong>it</strong>ata nell’agosto del 1999.<br />
LE OMBRE. Nonostante le lunghe indagini,<br />
il recupero di una parte consistente del<br />
rel<strong>it</strong>to e le centinaia di pagine dei per<strong>it</strong>i non ci<br />
sono ‘prove defin<strong>it</strong>ive e certe per individuare<br />
i colpevoli del disastro aereo. Nella sentenza,<br />
comunque, viene stabil<strong>it</strong>o che il Dc9 Itavia è<br />
rimasto coinvolto in uno scenario di battaglia<br />
aerea avvenuto nei cieli <strong>it</strong>aliani. Le reticenze<br />
e le false testimonianze, secondo la sentenza<br />
Priore, hanno ostacolato le indagini, inquinando<br />
le informazioni su quanto accaduto.<br />
Per il giudice a causare il disastro potrebbe<br />
essere stata la collisione con un missile o con<br />
un altro velivolo. I responsabili materiali del<br />
disastro, però, non possono essere individuati<br />
conclude il giudice Priore e, quindi, essendo<br />
ignoti gli autori non si può procedere in ordine<br />
al del<strong>it</strong>to di strage.<br />
Ma l’inchiesta non manca di sviluppi giudiziari<br />
dal momento che diversi mil<strong>it</strong>ari <strong>it</strong>aliani<br />
vengono rinviati a giudizio per i presunti<br />
depistaggi. Nel settembre del 2000 nell’aula<br />
bunker di Rebibbia si apre il processo davanti<br />
alla terza sezione della Corte d’Assise di Roma<br />
a carico di quattro generali, vertici dell’Aeronautica<br />
del tempo: Lamberto Bartolucci, Franco<br />
Ferri, Zeno Tascio e Corrado Melillo. Molti<br />
i reati contestati dal falso ideologico all’abuso<br />
d’ufficio e favoreggiamento fino all’alto tradimento.<br />
Dopo quasi 300 udienze e migliaia di<br />
testimoni ascoltati il 30 aprile del 2004 la Corte<br />
assolve i quattro generali da tutte le accuse<br />
contestate. Mentre per un capo d’imputazione<br />
nei confronti di Bartolucci e Ferri, in mer<strong>it</strong>o<br />
alle informazioni sbagliate che i due mil<strong>it</strong>ari<br />
fornirono alle autor<strong>it</strong>à pol<strong>it</strong>iche, viene dichiarata<br />
la prescrizione del reato. Viene presentato<br />
il ricorso in appello, ma anche la Corte<br />
d’Assise d’Appello di Roma il 15 dicembre del<br />
2005 assolve, perchè il fatto non sussiste gli<br />
imputati, i generali Bartolucci e Ferri. Per i giudici<br />
non ci sono prove a sostegno dell’accusa<br />
a cura di Enrico Baccarini<br />
di alto tradimento.<br />
La Procura generale di Roma propone il<br />
ricorso in Cassazione contro la sentenza d’appello<br />
del 2005, ma il 10 gennaio del 2007 la<br />
prima sezione penale della Corte di Cassazione<br />
conferma la sentenza pronunciata dai giudici<br />
della Corte d’Assise d’Appello di Roma e<br />
dichiara il ricorso inammissibile. L’assoluzione<br />
diventa defin<strong>it</strong>iva. Il 21 giugno del 2008, a<br />
28 anni dalla strage, l’inchiesta su Ustica viene<br />
riaperta dopo le dichiarazioni di Francesco<br />
Cossiga, presidente del Consiglio all’epoca<br />
dei fatti, secondo il quale ad abbattere l’aereo<br />
sarebbe stato un missile “a risonanza e non<br />
ad impatto”, lanciato da un aereo francese. È<br />
dello scorso anno, infine, la presa di posizione<br />
del presidente della Repubblica Giorgio Napol<strong>it</strong>ano,<br />
che l’8 maggio 2010 sottolineò l’esistenza<br />
oltre che di “intrecci eversivi, anche<br />
di intrighi internazionali, che non possiamo<br />
oggi non richiamare, insieme con opac<strong>it</strong>à di<br />
comportamenti da parte di corpi dello Stato,<br />
ad inefficienze di apparati e di interventi deputati<br />
all’accertamento delle ver<strong>it</strong>à”.<br />
La Sicilia<br />
27 giugno 2011<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Chi uccise Lorenzino de’<br />
Medici? Dopo 5 secoli<br />
svelato il mistero<br />
A<br />
organizzare la congiura contro Lorenzino<br />
de’ Medici (1514-1548), ucciso<br />
a colpi di pugnale da due sicari,<br />
non fu Cosimo I de’ Medici. Il mandante del<br />
suo omicidio fu l’imperatore Carlo V d’Asburgo.<br />
È stato svelato dopo quasi cinque secoli<br />
uno dei misteri più lunghi della storia del Rinascimento,<br />
facendo emergere un complesso<br />
intrigo internazionale.<br />
La morte di Lorenzino de’ Medici, noto<br />
come Lorenzaccio per l’agguato mortale che<br />
il giovane rampollo fiorentino tese il 6 gennaio<br />
del 1537 al primo duca di Firenze, Alessandro<br />
de’ Medici, viene ricostru<strong>it</strong>a ora nel libro<br />
“L’assassino del duca. Esilio e morte di Loren-<br />
10 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
a cura di Enrico Baccarini<br />
zino de’ Medici” dallo storico Stefano Dall’Aglio,<br />
pubblicato dall’ed<strong>it</strong>ore Olschki.<br />
Stefano Dall’Aglio, professore di storia moderna<br />
all’Univers<strong>it</strong>a’ “La Sapienza” di Roma,<br />
dal 2006 al 2010 ha lavorato come ‘fellow’ del<br />
Medici Archive Project all’Archivio di Stato di<br />
Firenze.<br />
Grazie alle sue ricerche, Dall’Aglio ha ricostru<strong>it</strong>o<br />
le vicende dell’assassino del duca<br />
nell’arco di tempo degli undici anni compresi<br />
tra la morte di Alessandro e quella dello stesso<br />
Lorenzino, facendo ordine per quanto possibile<br />
tra realtà e leggenda.<br />
Le ricerche hanno portato lo studioso<br />
all’Archivio di Valladolid in Spagna, dove ha<br />
trovato due lettere dell’imperatore Carlo V<br />
nelle quali si ordinava, a chiare lettere, l’uccisione<br />
di Lorenzaccio. La vendetta per la morte<br />
di Alessandro che si consumò a Venezia il 26<br />
febbraio 1548 non fu quindi ord<strong>it</strong>a da Cosimo<br />
de’ Medici, ma dall’imperatore del Sacro Romano<br />
Impero in persona.<br />
Dall’Aglio ha condotto un’accurata ricerca<br />
sulla figura di Lorenzino de’ Medici e sulla sua<br />
morte, scandagliando centinaia di documenti<br />
ined<strong>it</strong>i, anche in cifra, contenuti nell’Archivio<br />
di Stato di Firenze e in altri archivi, <strong>it</strong>aliani e<br />
stranieri. Dopo avere scoperto che gli uomini<br />
del duca Cosimo non avevano effettivamente<br />
esegu<strong>it</strong>o l’assassinio, come in un giallo lo studioso<br />
si È messo alla ricerca del vero mandante<br />
dell’omicidio.<br />
Avendo ricostru<strong>it</strong>o un quadro storico dal<br />
quale emergeva la sete di vendetta dell’imperatore<br />
Carlo V d’Asburgo, suocero del duca<br />
Alessandro ucciso da Lorenzino, Dall’Aglio<br />
ha imboccato una pista di ricerca che lo ha<br />
portato in Spagna. Nell’Archivo General de<br />
Simancas, presso Valladolid, ha scoperto due<br />
lettere dell’imperatore in persona nelle quali<br />
si ordinava espressamente l’uccisione di Lorenzino.<br />
La storia di quell’episodio va dunque<br />
completamente riscr<strong>it</strong>ta: il mandante dell’assassinio<br />
veneziano non fu il duca di Firenze<br />
Cosimo I, come sostenuto unanimemente<br />
dalla storiografia fino ad oggi, ma il potentissimo<br />
Carlo V, imperatore del Sacro Romano<br />
Impero.<br />
Il libro di Stefano Dall’aglio offre un r<strong>it</strong>ratto<br />
molto lontano dagli stereotipi della storio-<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
grafia del passato, dal quale emergono, tra le<br />
altre cose, il ruolo pol<strong>it</strong>ico di primo piano rivest<strong>it</strong>o<br />
da Lorenzino de’ Medici nell’amb<strong>it</strong>o delle<br />
manovre dei fuoriusc<strong>it</strong>i fiorentini e importanti<br />
nov<strong>it</strong>à sulla redazione della sua “Apologia”,<br />
nella quale spiegò le ragioni dell’assassinio<br />
del duca Alessandro de’ Medici, suo cugino e<br />
compagno di scorribande notturne.<br />
Adnkronos<br />
30 giugno 2011<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Scoperta ad Assuan la più<br />
antica effige di un sovrano<br />
dell’Alto Eg<strong>it</strong>to<br />
Gli archeologi dell’Univers<strong>it</strong>à di Bologna<br />
e di Yale hanno ricostru<strong>it</strong>o in<br />
dig<strong>it</strong>ale le incisioni rupestri di Nag<br />
el-Hamdulab, risalenti al 3200 a.C., scoprendo<br />
la più antica immagine di un re sacerdote con<br />
la corona bianca dell’Alto Eg<strong>it</strong>to e una delle<br />
più antiche iscrizioni geroglifiche.<br />
La scoperta arriva dalla missione “The<br />
Aswan-Kom Ombo Archaeological Project”<br />
nata dalla collaborazione tra l’Univers<strong>it</strong>à di<br />
Yale e il Dipartimento di Archeologia dell’Univers<strong>it</strong>à<br />
di Bologna. Gli studiosi <strong>it</strong>alo-statun<strong>it</strong>ensi,<br />
assieme ai colleghi della Provinciale Hogeschool<br />
Limburg in Belgio, hanno completato<br />
la prima documentazione dig<strong>it</strong>ale e grafica<br />
di Nag el-Hamdulab, s<strong>it</strong>o di arte rupestre<br />
scoperto alla metà del ‘900 dal famoso eg<strong>it</strong>tologo<br />
egiziano Labib Habachi, nei deserti alle<br />
spalle del villaggio omonimo, s<strong>it</strong>uato sulla<br />
riva occidentale del Nilo a nord di Assuan.<br />
Le immagini e l’iscrizione geroglifica cost<strong>it</strong>uiscono<br />
la prima straordinaria raffigurazione<br />
di un giubileo regale completo di tutti gli<br />
elementi che lo caratterizzeranno nei periodi<br />
successivi, tra cui il faraone con indosso la<br />
corona bianca dell’Alto Eg<strong>it</strong>to, accompagnato<br />
dal cosiddetto “Segu<strong>it</strong>o di Horus” ossia la<br />
corte regale, come si conosce da fonti protodinastiche.<br />
Il ciclo figurativo risale probabilmente al<br />
3200 a.C., che corrisponde alla parte fina-<br />
NEWS<br />
Runa Bianca 11
NEWS<br />
le della cultura preistorica di Naqada, in un<br />
momento collocabile cioè tra il re Scorpione<br />
ossia il primo re della dinastia Zero (cui è da<br />
attribuirsi con ogni probabil<strong>it</strong>à, la tomba Uj<br />
ad Abydos) e Narmer, sovrano della Prima dinastia.<br />
Le scene individuate ad Assuan sono uniche<br />
e importantissime poiché consentono di<br />
“fissare” sulla roccia il momento di passaggio<br />
tra i temi raffigurati nel periodo predinastico,<br />
ossia processioni di barche e animali quali<br />
simboli del potere regale, al repertorio propriamente<br />
dinastico dove la figura regale, posta<br />
al centro della scena, domina gli eventi. È<br />
proprio il potere del faraone a emergere dalle<br />
scene di Nag el-Hamdulab, r<strong>it</strong>ratto nelle vesti<br />
di supremo sacerdote, figura-simbolo del<br />
potere terreno e divino. Immediato il suo riconoscimento<br />
nella scena grazie alle insegne<br />
regali che lo contraddistinguono: la corona<br />
bianca dell’Alto Eg<strong>it</strong>to, qui documentata nella<br />
sua forma più antica.<br />
a cura di Enrico Baccarini<br />
La scoperta è eccezionale anche perché<br />
fra le scene figurative è stata individuata una<br />
delle prime iscrizioni geroglifiche.<br />
Nell’iscrizione presente a Nag el-Hamdulab<br />
si fa riferimento ad un luogo e ad una barca<br />
appartenente ad un non meglio specificato<br />
“segu<strong>it</strong>o di”. L’espressione sembra essere un<br />
chiaro riferimento alla “corte di Horus” come<br />
confermano i primi testi, tra cui in particolare<br />
gli annali della pietra di Palermo, dove la<br />
raffigurazione di un’imbarcazione è appunto<br />
associata all’espressione “corte di Horus”. Con<br />
lo stesso termine nei documenti della Prima<br />
dinastia si riferisce ai viaggi del re e della sua<br />
corte, apparentemente finalizzati alla riscossione<br />
delle tasse, pratica<br />
che in segu<strong>it</strong>o prenderà la<br />
forma della ben nota tassa<br />
biennale sul bestiame.<br />
Il testo, nel riferirsi a una<br />
barca della “corte di Horus”,<br />
rappresenta la prima e più<br />
antica testimonianza della<br />
pratica di riscossione di<br />
tasse da parte del faraone<br />
e la prima e più antica forma<br />
di controllo economico<br />
sull’Eg<strong>it</strong>to e probabilmente<br />
anche sulla Nubia.<br />
Questo studio, grazie<br />
all’innovativo approccio<br />
metodologico ha permesso<br />
di documentare dettagliatamente,<br />
sia in formato<br />
dig<strong>it</strong>ale che cartaceo, un<br />
complesso di raffigurazioni<br />
rupestri prima del tutto<br />
sconosciute. La ricostruzione<br />
della scena principale,<br />
recentemente danneggiata<br />
in modo irreparabile a<br />
segu<strong>it</strong>o di atti vandalici, è<br />
stata possibile grazie alla<br />
disponibil<strong>it</strong>à delle foto originali scattate da<br />
Habachi (messe gentilmente a disposizione<br />
dalla Chicago House di Luxor dell’Ist<strong>it</strong>uto<br />
Orientale dell’Univers<strong>it</strong>à di Chicago).<br />
Unibo Magazine<br />
5 luglio 2011<br />
12 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
a cura di Enrico Baccarini<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Scoperta nuova barca<br />
solare del faraone<br />
Ai piedi delle piramidi di Giza gli archeologi<br />
hanno scoperto una nuova<br />
“barca solare”, sorella della cosiddetta<br />
barca di Cheope, rinvenuta e ricostru<strong>it</strong>a<br />
diversi anni fa.<br />
Per anni si è r<strong>it</strong>enuto che la seconda barca<br />
fosse troppo fragile per essere riportata alla<br />
luce. Ma secondo gli esperti, oggi ci sono le<br />
condizioni per farlo. “Se è così fragile, significa<br />
che dobbiamo salvarla adesso”, dice l’archeologo<br />
Zahi Hawass.<br />
Gli archeologi del team nippo-egiziano<br />
stanno esaminando i frammenti di legno di<br />
cedro che cost<strong>it</strong>uiscono l’imbarcazione, ma il<br />
responsabile dell’operazione preferisce non<br />
rivelarne i dettagli: “È un segreto”, dice Sakuji<br />
Yoshimura dell’univers<strong>it</strong>à giapponese di Waseda.<br />
“Il reperto non è mai stato toccato, quindi<br />
va esaminato scientificamente”.<br />
Sotto la lastra si trovano centinaia di fragili<br />
frammenti di legno, che verranno trasportati<br />
all’interno di una tensostruttura eretta sul s<strong>it</strong>o<br />
nel 2008 dall’atmosfera controllata.<br />
Una volta terminato il lungo lavoro di<br />
estrazione del pezzi, ci vorranno alcuni anni<br />
per ricomporre la barca, che andrà a fare compagnia<br />
alla “barca di Cheope”, lunga 43 metri,<br />
custod<strong>it</strong>a nell’appos<strong>it</strong>o museo a Giza. Gli studiosi<br />
r<strong>it</strong>engono che la nuova barca sia leggermente<br />
più piccola di quella già ricostru<strong>it</strong>a.<br />
Le barche solari avevano un ruolo importante<br />
nella m<strong>it</strong>ologia egizia dell’aldilà. Gli antichi<br />
r<strong>it</strong>enevano che ogni notte, il dio del Sole,<br />
Ra, navigasse come Ra-Atum su una barca<br />
attraverso l’aldilà per battersi contro dei e<br />
bestie m<strong>it</strong>ologiche, finché non sorgeva come<br />
Sole del mattino - Ra-Horakhty - e navigasse<br />
sulla barca diurna attraverso il cielo.<br />
Le barche, sepolte accanto alla Grande Piramide,<br />
dovevano servire ai viaggi nell’aldilà<br />
del faraone Cheope (Khufu).<br />
I rematori sulla barca probabilmente rappresentano<br />
un mezzo utilizzato da Ra, sostiene<br />
Hawass, explorer-in-residence di National<br />
Geographic.<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
L’archeologo è convinto inoltre che le barche<br />
non siano mai state utilizzate da Cheope<br />
per navigare realmente sul Nilo, come invece<br />
sostengono alcuni.<br />
Anche la barca di Cheope, scoperta nel<br />
1954, venne sepolta in vari pezzi in un pozzo<br />
profondo una trentina di metri, e venne ricostru<strong>it</strong>a<br />
nell’arco di 13 anni. Dal 1982 la barca<br />
di Cheope è esposta in un museo, creato appos<strong>it</strong>amente<br />
a fianco della Grande Piramide,<br />
progettato dall’arch<strong>it</strong>etto <strong>it</strong>aliano Franco Minissi.<br />
I ricercatori guidati da Youshimura fecero<br />
lo stesso nel 2008 per esaminare le condizioni<br />
del legno. Da allora, fino al recente scavo, la<br />
camera è rimasta perfettamente sigillata nel<br />
timore che l’aria o gli insetti potessero danneggiare<br />
le assi di legno.<br />
Il Fatto Storico<br />
7 luglio 2011<br />
SCIENZA<br />
Singola cellula produce un<br />
impulso laser<br />
I<br />
ricercatori del Wellman Center for Photomedicine<br />
al Massachusetts General<br />
Hosp<strong>it</strong>al hanno recentemente sviluppato<br />
un laser biologico, un fascio di luce<br />
coerente prodotto a partire da una singola<br />
cellula vivente. Sembra fantascienza, ma questo<br />
nuovo metodo si spinge ben oltre i tra-<br />
NEWS<br />
Runa Bianca 13
NEWS<br />
dizionali sistemi di produzione di luce laser.<br />
Il laser biologico non sarà (per ora) in grado di<br />
tagliare una lamiera, ma potrebbe tornare utile<br />
in futuro per una svariata gamma di s<strong>it</strong>uazioni.<br />
“Uno dei nostri obiettivi sul lungo termine”<br />
spiega Malte Gather, uno degli autori della<br />
ricerca, “sarà quello di trovare un sistema per<br />
portare le comunicazioni ottiche, attualmente<br />
funzionanti tram<strong>it</strong>e apparecchiature elettroniche<br />
inanimate, nel regno della biotecnologia.<br />
Sarebbe particolarmente utile in progetti<br />
che necess<strong>it</strong>ano di interfacciare elettronica<br />
con organismi biologici. Speriamo inoltre di<br />
essere in grado di impiantare una struttura<br />
equivalente al laser all’interno di una cellula,<br />
sarà il prossimo passo in questa ricerca”.<br />
Un laser non è altro che un dispos<strong>it</strong>ivo in<br />
grado di emettere luce coerente, monocromatica<br />
e molto luminosa. Il suo funzionamento,<br />
almeno sulla carta, è relativamente<br />
semplice: un mezzo ottico (un materiale in<br />
grado di amplificare la luce) viene stimolato<br />
all’interno di una cav<strong>it</strong>à ottica, un tubo alle<br />
cui estrem<strong>it</strong>à sono stati posti due specchi secondo<br />
una configurazione tale da costringere<br />
la luce a rimbalzare diverse volte da un lato<br />
all’altro della cav<strong>it</strong>à, fino a quando l’energia<br />
accumulata dalla luce non è tale da riuscire<br />
a sfuggire dallo specchio sem<strong>it</strong>rasparente.<br />
Attualmente non esiste in natura alcun organismo<br />
biologico in grado di riprodurre questo<br />
fenomeno. La realizzazione di un laser<br />
comporta l’utilizzo di soli materiali inorgani-<br />
a cura di Enrico Baccarini<br />
ci, specialmente se si parla del mezzo attivo,<br />
generalmente composto da gas (come elio o<br />
neon), cristalli (rubino, zaffiro) o metalli. “Da<br />
quando fu sviluppato il primo 50 anni fa, i laser<br />
hanno sempre utilizzato materiali come<br />
cristalli, coloranti o gas purificati come mezzo<br />
ottico entro il quale gli impulsi di fotoni potessero<br />
essere amplificati e rimbalzare avanti<br />
e indietro tra i due specchi” spiega Seok Hyun,<br />
co-autore della ricerca. “Il nostro è il primo resoconto<br />
di un laser biologico funzionante basato<br />
su una singola cellula vivente”. Per creare<br />
il primo esemplare di questa nuova generazione<br />
di laser, i ricercatori hanno sfruttato una<br />
proteina espressa nella medusa Aequorea<br />
victoria, la GFP (Green Fluorescent Protein),<br />
che se colp<strong>it</strong>a da luce di una specifica lunghezza<br />
d’onda è in grado di emettere luce<br />
verde. La proteina non ha nulla di misterioso<br />
per la scienza, e viene comunemente<br />
utilizzata per la sperimentazione genetica<br />
in molti organismi, ma il suo impiego per la<br />
produzione di luce laser non era mai stato<br />
ipotizzato in precedenza. I ricercatori hanno<br />
modificato alcune cellule di mammiferi<br />
rendendole in grado di esprimere questa<br />
particolare proteina. Una sola cellula è stata<br />
posta in una microcav<strong>it</strong>à ottica composta<br />
da due minuscoli specchi, distanziati l’uno<br />
dall’altro di soli 20 milionesimi di metro. La<br />
cellula si è dimostrata in grado non solo di<br />
produrre brevi impulsi di luce laser, ma anche<br />
di amplificare la luce emessa tram<strong>it</strong>e la sua<br />
forma sferica e di sopravvivere al processo,<br />
emettendo centinaia di impulsi di luce laser.<br />
“Anche se i singoli impulsi laser sono durati<br />
solo per pochi nanosecondi, erano sufficientemente<br />
luminosi da poter essere rilevati<br />
facilmente, e sembrano trasportare informazioni<br />
molto preziose che potrebbero indicarci<br />
nuovi metodi per analizzare quasi istantaneamente<br />
le proprietà di grandi gruppi di cellule”<br />
dice Yun. “E l’abil<strong>it</strong>à di generare luce laser da<br />
una sorgente biocompatibile all’interno di un<br />
paziente potrebbe risultare utile per le terapie<br />
fotodinamiche, in cui i farmaci vengono<br />
attivati dall’applicazione della luce”.<br />
D<strong>it</strong>a di Fulmine<br />
13 giugno 2011<br />
14 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
a cura di Enrico Baccarini<br />
SCIENZA<br />
La med<strong>it</strong>azione batte i<br />
farmaci<br />
Secondo uno studio pubblicato<br />
sul Journal of Neuroscience, lo zen<br />
ha un effetto analgesico. Durante<br />
l’esercizio della concentrazione “pos<strong>it</strong>iva”, nel<br />
cervello si accendono alcune aree e se ne<br />
spengono delle altre in un’azione “combinata”<br />
che riduce la sofferenza anche del 40%.<br />
Altro che analgesici: quando il dolore è<br />
troppo forte basta un’ora di med<strong>it</strong>azione. La<br />
capac<strong>it</strong>à di concentrare la propria mente e liberarla<br />
dai pensieri negativi, infatti, avrebbe<br />
il potere di ridurre l’intens<strong>it</strong>à del dolore fino<br />
al 40%. Non solo, abbasserebbe del 57% anche<br />
quella sensazione spiacevole che segue<br />
la sofferenza. Queste “certezze” sono il punto<br />
d’arrivo di uno studio, pubblicato sul Journal<br />
of Neuroscience, secondo il quale lo zen batte<br />
i farmaci perché è in grado di influenzare<br />
l’attiv<strong>it</strong>à delle aree cerebrali che controllano<br />
lo stimolo doloroso, regolandone il grado di<br />
intens<strong>it</strong>à. In altre parole, dicono i ricercatori<br />
del Wake Forest Baptist Medical Center di<br />
Winston-Salem (Usa), la med<strong>it</strong>azione ha il potere<br />
di “assopire” la corteccia somatosensoriale<br />
e di “svegliare” il cingolo anteriore, l’insula<br />
anteriore e la corteccia fronto-orb<strong>it</strong>ale. Questa<br />
azione “combinata” sulle aree che governano<br />
la percezione del dolore ha un potere<br />
analgesico.<br />
“L’effetto che abbiamo riscontrato è sorprendente<br />
- spiega Fadel Zeidan, autore dello<br />
studio - basti pensare che la morfina o altri<br />
antidolorifici riducono in media il dolore del<br />
25%”. Per testare gli effetti postivi della med<strong>it</strong>azione<br />
sul dolore, il team ha coinvolto 15 volontari.<br />
Tutti erano novizi dello zen. Per questo<br />
il campione è stato inv<strong>it</strong>ato a partecipare<br />
a un corso intensivo di una paricolare forma<br />
di med<strong>it</strong>azione, chiamata ‘mindfullness’. Ogni<br />
lezione di “attenzione focalizzata” durava 20<br />
minuti, durante gli incontri ai partecipanti si<br />
chiedeva di concentrare la mente sul respiro,<br />
di mandare via pensieri intrusivi ed emozioni<br />
negative.<br />
Contemporaneamente gli studiosi, con<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
un’appos<strong>it</strong>a apparecchiatura sistemata sotto<br />
la gamba destra dei soggetti, generavano per<br />
cinque minuti un calore dolorifico, raggiungendo<br />
una temperatura di 49 gradi centigradi.<br />
Prima e dopo le lezioni, i ricercatori fotografavano<br />
ciò che accadeva nel cervello dei<br />
partecipanti grazie a una speciale risonanza<br />
magnetica, chiamata Arterial spin labelling.<br />
Questa particolare tecnica è in grado di rilevare,<br />
attraverso la mappatura del flusso sanguigno,<br />
l’intens<strong>it</strong>a del dolore. Così registravano<br />
le reazioni dei partecipanti al dolore sia<br />
durante l’eserc<strong>it</strong>azione sia mentre erano a riposo.<br />
È emerso che la med<strong>it</strong>azione spegne il<br />
dolore riducendolo del 40%, con delle punte<br />
del 93% in alcuni volontari.<br />
A livello cerebrale le scansioni hanno messo<br />
in evidenza una riduzione significativa<br />
dell’attiv<strong>it</strong>à della corteccia somato-sensoriale,<br />
un’area fortemente coinvolta nella genesi<br />
della sensazione di dolore. Contemporaneamente<br />
si iperattivavano anche altre zone: il<br />
cingolo anteriore, l’insula anteriore e la corteccia<br />
fronto-orb<strong>it</strong>ale. “Queste regioni cerebrali<br />
- dicono i ricercatori - plasmano il modo<br />
in cui il cervello costruisce l’esperienza del dolore<br />
a partire dai segnali nervosi provenienti<br />
dal corpo”. Una delle ragioni per cui la med<strong>it</strong>azione<br />
può essere stata così efficace nel bloccare<br />
il dolore è che non agisce su una singola<br />
regione del cervello, ma a più livelli.<br />
“Questo studio - dice Fadel Zeidan - mostra<br />
che la med<strong>it</strong>azione produce effetti realmente<br />
pos<strong>it</strong>ivi sul cervello. E che quindi po-<br />
NEWS<br />
Runa Bianca 15
NEWS<br />
trebbe garantire il controllo del dolore senza<br />
l’utilizzo di farmaci”.<br />
Adele Sarno<br />
La Repubblica<br />
24 giugno 2011<br />
SCIENZA<br />
Nuotano sotto zero, pescighiacciolo<br />
in Antartide<br />
Veri e propri ‘supereroi’ sottomarini<br />
che per vincere la sfida in questo<br />
ambiente estremo sono arrivati ad<br />
auto-modificare le proprie caratteristiche<br />
biologiche, r<strong>it</strong>rovandosi, per esempio, con<br />
sangue bianco o con lo scheletro allegger<strong>it</strong>o,<br />
pur di adattarsi al clima polare. Sono i pescighiacciolo<br />
che, sotto gli strati di ghiaccio, popolano<br />
le acque gelide dell’Antartide.<br />
A studiarli i ricercatori dell’Ist<strong>it</strong>uto superiore<br />
per la ricerca e la protezione ambientale<br />
(Ispra) nell’amb<strong>it</strong>o del progetto ‘Eco-fish’,<br />
insieme al Museo nazionale dell’Antartide e<br />
all’Univers<strong>it</strong>à di Genova. Ora la v<strong>it</strong>a speciale<br />
di questi animali è racchiusa in un video, ‘Pesci<br />
sotto il ghiaccio’, dove gli esperti hanno<br />
creato un percorso per guidare gli osservatori<br />
nell’esplorazione dell’ambiente subacqueo<br />
antartico. “In questo ambiente estremo - osserva<br />
Marino Vacchi dell’ Ispra - gli ‘ice-fish’<br />
hanno sviluppato una spettacolare capac<strong>it</strong>à<br />
di adattamento” che consente a questi esseri<br />
di “vivere e nuotare in acque sotto zero, che<br />
sfiorano i meno due gradi”. In alcuni di essi si<br />
trova, per esempio, “la presenza di liquidi anti-gelo,<br />
oppure in altri non è presente l’ emoglobina<br />
né i globuli rossi, cosa che riduce la<br />
dens<strong>it</strong>à del sangue e lo rende meno soggetto<br />
al congelamento”.<br />
Alcuni di questi pesci polari cambiano anche<br />
le “caratteristiche corporee” come il ‘silver-fish’<br />
che è diventato “più leggero a livello<br />
osseo per via di una demineralizzazione dello<br />
scheletro”, cosa che ha consent<strong>it</strong>o a questo<br />
pesce di vivere “in ambiente pelagico, cioé<br />
nella colonna d’acqua”. Per altri sono invece<br />
aumentati “i grassi e gli olii del corpo che essendo<br />
più leggeri dell’acqua ne permettono<br />
a cura di Enrico Baccarini<br />
la risal<strong>it</strong>a”. Proprio lo sviluppo delle modificazioni<br />
presenti in questi pesci ha acceso anche<br />
l’attenzione della medicina che - rileva Vacchi<br />
- nutre dell’interesse per “il modello biologico<br />
del silver-fish”, quello in cui si è allegger<strong>it</strong>o lo<br />
scheletro. Si studiano le fasi di cresc<strong>it</strong>a per capire<br />
quando si instaura questo meccanismo<br />
che, messo in relazione con la salute umana,<br />
fa pensare ad un’analogia con l’osteoporosi.<br />
Per vivere, dice Vacchi, questi pesci “unici sul<br />
Pianeta”, traggono dall’acqua “l’ossigeno molto<br />
abbondante come componente disciolta”.<br />
La loro derivazione storico-geologica -<br />
spiega poi l’esperto dell’Ispra - arriva fino a<br />
noi da quando milioni di anni fa il continente<br />
sudamericano si staccò dall’ Antartide portandosi<br />
dietro un piccolo gruppo di pesci che<br />
- rileva Vacchi - sono riusc<strong>it</strong>i “a sopravvivere<br />
(nototenioidei)” e a “vincere la sfida” dei cambiamenti<br />
climatici, che soprattutto in quell’area<br />
del mondo hanno causato “estinzioni di<br />
massa”. Con l’adattamento sono stati poi in<br />
grado anche di dare v<strong>it</strong>a a nuove specie, creando<br />
“un caso unico di isolamento geografico<br />
per un gruppo di pesci in ambiente marino”,<br />
anche per via della “convergenza antartica”,<br />
che da 30 milioni di anni si pone come “una<br />
barriera invalicabile, sia in entrata che in usc<strong>it</strong>a,<br />
per i pesci”.<br />
Tommaso Tetro<br />
ANSA<br />
2 luglio 2011<br />
16 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
a cura di Enrico Baccarini<br />
SCIENZA<br />
“Il diserbante più<br />
venduto al mondo causa<br />
malformazioni genetiche. E<br />
la Ue non fa nulla”<br />
È<br />
la denuncia di un rapporto realizzato<br />
da un gruppo internazionale di scienziati<br />
dell’ong Earth Open Source. Sotto<br />
accusa l’erbicida Roundup della Monsanto,<br />
usato anche in giardini pubblici e scuole.<br />
“La Commissione europea non ha mai preso<br />
provvedimenti”.<br />
L’industria agro-chimica e la Commissione<br />
europea sanno da almeno trent’anni che<br />
Roundup, il diserbante dell’americana Monsanto<br />
più venduto al mondo, contiene il glifosato:<br />
un “erbicida totale” che, come dimostrato<br />
da ricerche condotte in mezzo mondo,<br />
causa malformazioni genetiche nei feti degli<br />
animali da laboratorio.<br />
È questa la denuncia di un nuovo rapporto<br />
realizzato da un gruppo internazionale di<br />
scienziati dell’Earth Open Source (Ong br<strong>it</strong>annica<br />
che mira alla condivisione di informazioni<br />
con lo scopo di “assicurare la sicurezza<br />
alimentare preservando la Terra”), che accusa<br />
le ist<strong>it</strong>uzioni europee di avere colpevolmente<br />
tenuto nascosto alla popolazione i potenziali<br />
rischi legati al diserbante Monsanto,<br />
largamente utilizzato anche nei giardini delle<br />
scuole o ai lati delle strade pubbliche già<br />
dagli anni ’90.<br />
Il dossier degli scienzati ha un t<strong>it</strong>olo esplic<strong>it</strong>o:<br />
“Roundup and birth defects: Is the public<br />
being kept in the dark?”. Chiarissimo il contenuto:<br />
l’industria agro-chimica (capeggiata<br />
da Monsanto), già dai primi anni ’80 sapeva,<br />
grazie a ricerche di laboratorio, che il glifosato<br />
causa malformazioni negli animali utilizzati<br />
per gli esperimenti; nel 1993 è stato scoperto<br />
che questi effetti sono provocati anche dall’esposizione<br />
a dosi medie o basse di questa<br />
sostanza; tra il 1998 e il ’99, gli esperti della<br />
Commissione Europea vengono a conoscenza<br />
di tutto ciò, ma nel 2002, invece di avvertire<br />
la popolazione sui potenziali effetti della<br />
sostanza, ne nascondono le caratteristiche<br />
scomode, permettendo la commercializza-<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
zione in Europa del diserbante Monsanto.<br />
Per Claire Robinson, portavoce di Earth<br />
Open Source e co-autrice del rapporto, “sembra<br />
che ci sia stata una deliberata volontà di<br />
coprire la ver<strong>it</strong>à da parte dell’industria chimica<br />
(spiegabile ma non giustificabile) e di chi<br />
doveva controllare (inspiegabile e ingiustificabile)”.<br />
“Tutto ciò sulla pelle della sicurezza<br />
pubblica – accusa la dottoressa Robinson -.<br />
Perché il Roundup non viene utilizzato solo<br />
in agricoltura, ma anche nel giardinaggio, nei<br />
parchi e nelle aree verdi delle scuole, grazie<br />
alla falsa informazione che sia sicuro”.<br />
I ricercatori hanno analizzato per diversi<br />
mesi le colture geneticamente modificate<br />
in cui si usa il Roundup, riscontrando grandi<br />
quant<strong>it</strong>à di un agente patogeno che può causare<br />
aborti e malformazioni alla nasc<strong>it</strong>a negli<br />
animali. Un problema che era stato sollevato<br />
già lo scorso autunno da uno studio indipendente<br />
di scienziati argentini, che dimostrava<br />
come il glifosato, l’erbicida appunto più<br />
usato in agricoltura e ingrediente attivo del<br />
Roundup, provochi malformazioni craniofacciali<br />
negli embrioni di rane e polli, anche<br />
a dosi inferiori al livello di residuo massimo<br />
autorizzato in Europa.<br />
Queste ricerche, part<strong>it</strong>e da studi effettuati<br />
sull’alto tasso di malformazioni genetiche e<br />
cancro nella popolazione sudamericana, una<br />
delle aree al mondo in cui si usa maggiormente<br />
la soia Ogm Roundup (nata proprio<br />
per tollerare elevate quant<strong>it</strong>à del diserbante<br />
omonimo), una volta diffuse vennero prontamente<br />
sment<strong>it</strong>e dalle ist<strong>it</strong>uzioni europee. L’ufficio<br />
federale per la tutela del consumatore e<br />
sicurezza alimentare tedesco, ad esempio, in<br />
segu<strong>it</strong>o alla pubblicazione dello studio argentino<br />
dichiarò che non c’erano “evidenze di<br />
teratogenesi” (lo sviluppo anormale di alcune<br />
regioni del feto) a causa del glifosato.<br />
Per Monsanto, che dal suo blog ha risposto<br />
agli scienziati autori del rapporto, la Commissione<br />
europea ha già deciso in precedenza<br />
che “il glifosato rientra in una categoria<br />
di pesticidi che non richiede un’immediata<br />
attenzione”. Non solo: ”Le autor<strong>it</strong>à regolatrici<br />
ed esperti indipendenti di tutto il mondo<br />
concordano sul fatto che il glifosato non causi<br />
effetti negativi al sistema riproduttivo negli<br />
NEWS<br />
Runa Bianca 17
NEWS<br />
animali adulti esposti alla sostanza, né difetti<br />
alla nasc<strong>it</strong>a nella loro progenie”, anche a dosi<br />
di molto superiori a quelle consent<strong>it</strong>e. Ma<br />
Robinson non ci sta: “Queste conclusioni –<br />
dice a ilfattoquotidiano.<strong>it</strong> – sono contraddette<br />
dagli studi che proprio compagnie come<br />
Monsanto hanno condotto dagli anni ’80.<br />
Esperimenti che, a differenza di quanto viene<br />
affermato oggi, hanno dimostrato gli effetti<br />
orribili dell’esposizione anche a dosi medie o<br />
basse di glifosato”.<br />
L’autorizzazione di questo erbicida doveva<br />
essere rivista nel 2012, ma la Commissione<br />
ha deciso, con una nuova direttiva, di fissare<br />
la revisione al 2015. Ciononostante, entro il<br />
prossimo mese l’Ue dovrebbe approvare una<br />
più rigorosa regolamentazione sui diserbanti.<br />
La speranza degli scienziati di Earth Open<br />
Source è quella di vedere il glifosato band<strong>it</strong>o<br />
defin<strong>it</strong>ivamente. Visto che questa volta verranno<br />
presi in considerazione anche gli studi<br />
indipendenti. Ma, conclude Robinson, “non<br />
siamo sicuri che ci sarà la forza e il volere pol<strong>it</strong>ico<br />
di fronteggiare il colosso Monsanto”.<br />
Andrea Bertaglio<br />
Il Fatto Quotidiano<br />
27 giugno 2011<br />
MISTERO<br />
Orologi in tilt in Sicilia, un<br />
biosifico del Cnr: “Fascio<br />
elettromagnetico dei radar”<br />
“È possibile che in alcune c<strong>it</strong>tà siciliane<br />
si stia verificando un caso di incompatibil<strong>it</strong>à<br />
elettromagnetica tra gli orologi<br />
dig<strong>it</strong>ali e una fonte ancora sconosciuta”. Lo<br />
dice in un’intervista a ‘La Stampa’ Settimio<br />
Grimaldi, biofisico esperto di elettromagnetismo<br />
del Consiglio nazionale delle Ricerche,<br />
commentando un fenomeno che sta accadendo<br />
in varie zone della Sicilia, da Catania a<br />
Palermo, dove le sveglie si spostano in avanti<br />
di cinque minuti al giorno. Sull’ipotesi che un<br />
campo elettromagnetico possa mandare in<br />
tilt gli orologi, Grimaldi spiega: “Non È di certo<br />
un fenomeno che si vede tutti i giorni, ma<br />
È plausibile.<br />
a cura di Enrico Baccarini<br />
Mentre c’è difficoltà a credere che un<br />
campo elettromagnetico possa far male alla<br />
salute dell’uomo, penso ad esempio ai cellulari,<br />
sappiamo con certezza che può danneggiare<br />
circu<strong>it</strong>i elettronici”. “È probabile che ci<br />
sia un’em<strong>it</strong>tente fissa che porti gli apparecchi<br />
elettronici a dare la stessa informazione<br />
sbagliata”, aggiunge. “Difficile dire cosa può<br />
creare un’interferenza elettromagnetica così<br />
costante, sottolinea, “possiamo ipotizzare che<br />
una serie di radar mil<strong>it</strong>ari emanino un fascio<br />
elettromagnetico costante che mandi in tilt<br />
tutti gli orologi dig<strong>it</strong>ali interessati. Certo non<br />
si può neanche escludere che questa interferenza<br />
sia causata da satell<strong>it</strong>i spia o da una<br />
serie di eserc<strong>it</strong>azioni mil<strong>it</strong>ari”.<br />
Sicilia Informazioni<br />
10 giugno 2011<br />
MISTERO<br />
Scomparsi i file della difesa<br />
australiana sugli UFO<br />
Dall’Australia una notizia ‘ideale’ per<br />
gli appassionati delle ipotesi di<br />
complotto, o conspiracy theories.<br />
Dagli archivi superprotetti della Difesa sono<br />
misteriosamente scomparsi gli ‘X-Files’ che<br />
dettagliavano i numerosi episodi di avvistamento<br />
in tutto il continente di Ufo (oggetti<br />
volanti non identificati), nell’arco di decenni.<br />
Lo riferisce oggi il Sydney Morning Herald,<br />
che da due mesi attendeva di ottenere accesso<br />
ai documenti secondo la legge detta Freedom<br />
of Information Act (Foia), che obbliga i<br />
funzionari governativi a dare accesso a documenti<br />
di pubblico interesse.<br />
Nel corso degli anni i mil<strong>it</strong>ari australiani<br />
avevano doverosamente indagato su un numero<br />
sconosciuto di avvistamenti; gli ufficiali<br />
di intelligence dell’aeronautica avevano controllato<br />
i movimenti noti di aerei confrontandoli<br />
con gli avvistamenti, rispondendo educatamente<br />
per posta a tutti colori che dichiaravano<br />
di aver visto luci sospese nel vuoto,<br />
dischi volanti o altri oggetti misteriosi.<br />
Il quotidiano aveva chiesto di esaminare<br />
i documenti, ma la risposta è stata piu’ sor-<br />
18 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
a cura di Enrico Baccarini<br />
prendente di quello che avrebbero potuto<br />
rivelare gli X-Files (il nome viene da una fortunata<br />
serie Tv americana di fantascienza, Ndr):<br />
il materiale è quasi totalmente scomparso.<br />
‘’I file non hanno potuto essere ubicati. Il<br />
comando centrale dell’Aeronautica notifica<br />
formalmente che sono considerati perduti’’,<br />
ha scr<strong>it</strong>to al giornale il vice direttore del Foi,<br />
Natalie Carpenter. L’unico file che il dipartimento<br />
della Difesa ha potuto recuperare si<br />
chiama ‘Rapporto su Ufo/strane occorrenze e<br />
fenomeni a Woomera’, una vecchia base missilistica<br />
nel centro desertico dell’Australia.<br />
I mil<strong>it</strong>ari australiani avevano deciso verso<br />
la fine del 2000 di metter fine alla pratica di<br />
indagare e compilare rapporti sugli avvistamenti<br />
di Ufo, chiedendo ai c<strong>it</strong>tadini di riferire<br />
gli avvistamenti alla polizia.<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
ANSA<br />
10 giugno 2011<br />
MISTERO<br />
“<strong>Tra</strong> vent’anni<br />
incontreremo gli alieni”<br />
C’è v<strong>it</strong>a nello spazio. Scienziati di diverse<br />
nazional<strong>it</strong>à ce lo dicono da<br />
decenni, sperando di arrivarci prima<br />
dei loro colleghi di altri Paesi. L’ultima promessa<br />
arriva dalla Russia, con tanto di scadenza:<br />
vent’anni.<br />
Il 10% dei pianeti è come la terra – “La genesi<br />
della v<strong>it</strong>a è tanto inev<strong>it</strong>abile quanto la<br />
formazione di atomi (…) La v<strong>it</strong>a esiste anche<br />
su altri pianeti e la troveremo entro i prossimi<br />
20 anni”. Lo promette Andrei Finkelstein,<br />
direttore dell’Accademia russa delle Scienze<br />
astronomiche applicate, parlando ad un forum<br />
internazionale dedicato alla ricerca di<br />
v<strong>it</strong>a extraterrestre. Ne è convinto perché “il<br />
10% dei pianeti conosciuti s<strong>it</strong>uati nella galassia<br />
hanno molte somiglianze con la Terra”.<br />
DOVE C’È ACQUA C’È VITA – “Dato che in<br />
questi pianeti c’è acqua, allora forme di v<strong>it</strong>a si<br />
possono trovare anche lì”; aggiungendo che<br />
gli alieni somigliano molto probabilmente<br />
agli esseri umani, con due braccia, due gambe<br />
e una testa. “Possono avere la pelle di colo-<br />
re diverso, ma anche no”, dice Mr Finkelstein.<br />
Il suo ist<strong>it</strong>uto gestisce un programma lanciato<br />
nel 1960, al culmine della corsa allo spazio<br />
tipica della Guerra Fredda. D’altronde lo<br />
dicevano anche i Bluvertigo “è praticamente<br />
ovvio che esistano altre forme di v<strong>it</strong>a”. Basta<br />
solo scovarle.<br />
Giornalettismo<br />
28 giugno 2011<br />
MISTERO<br />
Caccia ai tesori di H<strong>it</strong>ler<br />
Dai lingotti della Banca d’Italia all’oro<br />
di Dongo: È una vera e propria<br />
mappa dei tesori predati durante<br />
la Seconda guerra mondiale quella che<br />
Enzo Antonio Cicchino e Roberto Olivo, giornalisti<br />
e ricercatori storici, tracciano nel loro<br />
libro in usc<strong>it</strong>a in questi giorni.<br />
Un saggio-inchiesta che ricostruisce sulla<br />
base di documenti e interviste ai testimoni i<br />
movimenti dei beni incamerati dai nazisti le<br />
cui tracce spesso sono scomparse nel nulla<br />
nonostante le ricerche di governi, avventurieri,<br />
e persino improvvisati cercatori d’oro.<br />
Il libro prende le mosse dal tesoro della<br />
sede centrale della Banca d’Italia: 120 tonnellate<br />
d’oro, tra le quali anche le 8 provenienti<br />
dalla Banca Nazionale Jugoslava acquis<strong>it</strong>e nel<br />
1941 a t<strong>it</strong>olo di preda bellica, le 14 tonnellate<br />
e mezzo trasfer<strong>it</strong>e all’Italia dal governo francese<br />
di Vichy, e 373 chili provenienti dalle razzie<br />
in Grecia.<br />
Già nel maggio del 1943, l’allora governatore<br />
della Banca d’Italia, Vincenzo Azzolini insieme<br />
al ministro delle finanze Giacomo Acerbo<br />
valutò la possibil<strong>it</strong>à di trasferirlo a Bolzano<br />
o a Verona per ev<strong>it</strong>are che cadesse nelle mani<br />
degli Alleati. Con la caduta di Mussolini, il 25<br />
luglio, e poi con l’Armistizio gli avvenimenti<br />
precip<strong>it</strong>ano e i nazisti chiedono la consegna<br />
dell’oro che viene inviato in treno a Fortezza,<br />
in Alto Adige.<br />
Da qui una parte finirà nelle banche svizzere,<br />
una parte in Germania, una parte sarà<br />
riconsegnata dagli Alleati alla Banca d’Italia. I<br />
tre filoni in cui si divide l’oro <strong>it</strong>aliano danno<br />
origine ad altrettante vicende di cui il libro da<br />
NEWS<br />
Runa Bianca 19
NEWS<br />
conto con dovizia di particolari e con i r<strong>it</strong>ratti<br />
di personaggi che sembrano usc<strong>it</strong>i da una<br />
spy story come quel Herbert Herzog, un cacciatore<br />
di tesori a percentuale: negli anni Cinquanta<br />
consentì alla Banca d’Italia di tornare<br />
in possesso dell’oro <strong>it</strong>aliano predato dai nazisti<br />
e che, misteriosamente, gli Alleati avevano<br />
rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o agli austriaci.<br />
I conti delle riserve auree della Banca d’Italia<br />
sembrano tornare ma non bastano i documenti<br />
ufficiali a placare la febbre dell’oro: sul<br />
Monte Soratte, in provincia di Roma, per lungo<br />
tempo reduci con badile in spalla, perlustrarono<br />
i 15 chilometri di gallerie mil<strong>it</strong>ari alla<br />
ricerca di 79 casse nascoste dalle SS nel 1944.<br />
Le voci popolari, non suffragate da nessun<br />
riscontro, parlano ancora oggi di tesori rubati<br />
agli ebrei e oro della Banca d’Italia. Non<br />
poteva mancare, infine, un cap<strong>it</strong>olo sull’oro di<br />
Dongo, ovvero i beni che Mussolini aveva con<br />
sé al momento della cattura, stimati in diversi<br />
milioni in oro, beni e valuta.<br />
Un tesoro disperso su cui mai si sono<br />
spente le ricerche e le leggende. Così come<br />
si continua a indagare su sommergibili nazisti<br />
affondati con un preziosi carichi o sul tesoro<br />
di Rommel, composto pare di oggetti d’oro<br />
razziati in Tunisia e Libia. Tante storie che parlano<br />
di una guerra che per molti non ancora<br />
fin<strong>it</strong>a.<br />
ANSA<br />
29 giugno 2011<br />
MISTERO<br />
Eclissi di luna e... un Ufo nel<br />
cielo pesarese?<br />
La curiosa foto inviata da un lettore del<br />
Carlino immortala un oggetto di forma<br />
geometrica alla destra della luna.<br />
Sembra che quella notte ci siano stati altri<br />
5 avvistamenti. Pubblichiamo una curiosa<br />
fotgrafia inviata da un lettore del Carlino,<br />
Claudio Madoglio, che si è accorto, un po’ in<br />
r<strong>it</strong>ardo, della presenza di una strana forma<br />
conica nel cielo pesarese. Ecco uno stralcio<br />
del suo racconto: “La sera del 16 giugno 2011,<br />
durante l’eclisse lunare, mi sono appostato<br />
a cura di Enrico Baccarini<br />
sulla terrazza del’ Hotel Caravelle a Pesaro<br />
per scattare alcune foto con la mia dig<strong>it</strong>ale.<br />
Il mattino seguente, riguardando l’album fotografico<br />
della sera precedente, mi sono accorto<br />
che nel fotogramma in questione era<br />
presente una figura di forma conica alla destra<br />
della luna. Documentandomi su Internet<br />
ho notato che ci sono stati altri cinque avvistamenti<br />
di oggetti non identificati lo stesso<br />
giorno in cui ho scattato questa fotografia”.<br />
L’inv<strong>it</strong>o, dunque è a far luce su questo mistero<br />
attraverso i vostri commenti, le vostre segnalazioni<br />
e, perché no, altre foto di U.F.O. in<br />
salsa pesarese.<br />
Il resto del Carlino<br />
8 luglio 2011<br />
MISTERO<br />
Ufo e avvistamenti a<br />
Palermo<br />
“Una sfera luminosa, non omogenea,<br />
con un lungo fascio centrale ed una<br />
luce rossa”. SiciliaInformazioni raccoglie<br />
ancora una segnalazione, l’ennesima in<br />
questi giorni, su avvistamenti di oggetti non<br />
identificati nei cieli di Palermo. “Mi era cap<strong>it</strong>ato<br />
spesso - ci racconta Paola - e più frequentemente<br />
mi cap<strong>it</strong>a di notare queste strane<br />
luci all’inizio dell’estate, approssimativamente<br />
dal 30 giugno in poi. Qualche anno fa mi<br />
era cap<strong>it</strong>ato di avvistare un oggetto misterioso<br />
mentre viaggiavo sulla statale 113, in direzione<br />
Bagheria: poche ore dopo, a Cefalù,<br />
è stato avvistata la stessa luce. Scia luminosa<br />
di colore verde, molto lunga”. Fra i ricordi<br />
di Paola, residente a Bagheria, in provincia<br />
di Palermo, anche un’esperienza vissuta nel<br />
1997, quando “una notte mi sono svegliata -<br />
ricorda - a causa di rumori stranissimi, che mi<br />
davano l’idea di una sorta di corsa, ed anche<br />
alcunevoci di sottofondo, particolarmente<br />
inquietanti, che si inseguivano. Erano le 3.30<br />
della notte, ed anche mia figlia disse di avere<br />
avvert<strong>it</strong>o qualcosa di simile”.<br />
Sicilia Informazioni<br />
9 luglio 2011<br />
20 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
VIDEO<br />
tempo di lettura 8 minuti<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Un<strong>it</strong>à d’Italia 150 anni<br />
dopo. Le fer<strong>it</strong>e, la speranza<br />
Documentario in tre parti dedicato<br />
alla storia della nasc<strong>it</strong>a dell’Italia<br />
prodotto dalla MGMedia.<br />
“Il Senato e la Camera dei Deputati hanno<br />
approvato; noi abbiamo sanzionato e promul-<br />
ghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re V<strong>it</strong>torio<br />
Emanuele II assume per sé e suoi Successori<br />
il t<strong>it</strong>olo di Re d’Italia. Ordiniamo che la presente,<br />
mun<strong>it</strong>a del Sigillo dello Stato, sia inser<strong>it</strong>a<br />
nella raccolta degli atti del Governo, mandando<br />
a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare<br />
come legge dello Stato. Da Torino addì 17<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
La videoteca virtuale di Runa Bianca<br />
marzo 1861”.<br />
Sono le parole che si possono leggere nel<br />
documento della legge n. 4671 del Regno di<br />
Sardegna e valgono come proclamazione ufficiale<br />
del Regno d’Italia, che fa segu<strong>it</strong>o alla<br />
seduta del 14 marzo 1861 della Camera dei<br />
Deputati, nella quale è stato votato il progetto<br />
di legge approvato dal Senato il 26 febbraio<br />
1861. La legge n. 4671 fu promulgata il 17<br />
marzo 1861 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale<br />
n. 68 del 18 marzo 1861.<br />
GUARDA VIDEO 1 >><br />
GUARDA VIDEO 2 >><br />
GUARDA VIDEO 3 >><br />
Interferenza RNA<br />
SCIENZA<br />
dell’RNA, abbreviata comunemente<br />
come RNAi, è un mec-<br />
L’interferenza<br />
canismo mediante il quale alcuni<br />
frammenti di RNA a doppio filamento sono in<br />
grado di interferire (e spegnere) l’espressione<br />
genica.<br />
La RNAi è distinta da altri fenomeni di silenziamento<br />
genetico, dal momento che in<br />
Caenorhabd<strong>it</strong>is elegans è stata osservata es-<br />
Runa Bianca 21
VIDEO<br />
sere in grado di diffondere da cellula a cellula<br />
e di essere ered<strong>it</strong>abile. Ciò è stato osservato<br />
anche nelle piante, oltre che nei mammiferi<br />
ma, nell’ultimo caso con meno efficienza, e<br />
solo nei primi stadi dello sviluppo embrionale.<br />
GUARDA VIDEO >><br />
SCIENZA<br />
Piergiorgio Odifreddi<br />
Il paradosso dei gemelli<br />
Il paradosso dei gemelli è un esperimento<br />
mentale che sembra rivelare una contraddizione<br />
nella teoria della relativ<strong>it</strong>à<br />
ristretta.<br />
L’analisi che porta a tale conclusione è<br />
però scorretta: un’analisi corretta mostra che<br />
non vi è alcuna contraddizione. Principale sosten<strong>it</strong>ore<br />
della questione fu Herbert Dingle,<br />
filosofo inglese. Pur avendo ricevuto numerose<br />
confutazioni logiche da Einstein e Bohr,<br />
egli continuò a scrivere ai giornali, e quando<br />
questi ultimi cominciarono a rifiutare le<br />
pubblicazioni, parlò di un complotto ai suoi<br />
danni. Risolvendo il paradosso dei gemelli,<br />
Einstein ammise la possibil<strong>it</strong>à teorica di un<br />
a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
viaggio nel futuro, ferma restando l’impossibil<strong>it</strong>à<br />
di superare la veloc<strong>it</strong>à della luce. La prima<br />
costruzione teorica per la quale risultava<br />
possibile un viaggio nel passato, fu elaborata<br />
più tardi dalla stesso Einstein insieme a Nathan<br />
Rosen. GUARDA VIDEO >><br />
Anne Givaudan:<br />
Shambhalla<br />
MISTERO<br />
Descrivere Shamballa è difficile perché<br />
non ci sono termini di paragone.<br />
In moltissimi hanno cercato<br />
questa “terra cava”, da Alessandro Magno ad<br />
Adolf H<strong>it</strong>ler, ma il sotterraneo regno di Agharta<br />
è riservato a pochi eletti. Andrea Canetta<br />
è andato nell’Hymalaya occidentale e ha raccolto<br />
i racconti di chi vive nelle terre che ancora<br />
osp<strong>it</strong>ano la leggenda: fra questi la scr<strong>it</strong>trice<br />
francese Anne Givaudan, che con Daniel<br />
Meurois ha scr<strong>it</strong>to “Viaggio a Shambhalla”,<br />
cronaca di un’esperienza che ha cambiato<br />
radicalmente la loro v<strong>it</strong>a. Quando, qualche<br />
anno fa, gli Autori andarono in vacanza in<br />
Ladakh, non si aspettavano certo di essere<br />
contattati dai grandi Fratelli di Shambhalla,<br />
malgrado un’esperienza ormai decennale di<br />
viaggi astrali... Questo libro è la testimonianza<br />
di quell’incontro che cambiò radicalmente<br />
la loro v<strong>it</strong>a, ed è nel contempo una trasmissione<br />
iniziatica di insegnamenti voluta dai<br />
Grandi Maestri: Shambhalla incomincia ad<br />
uscire dal mistero e dalla leggenda, per portarci<br />
un messaggio d’Amore Cristico e di Saggezza<br />
Buddhista, finalmente un<strong>it</strong>i. GUARDA<br />
VIDEO >><br />
22 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
LIBRI<br />
tempo di lettura 8 minuti<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Al di là delle sabbie<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
di Régis Belleville<br />
Edizioni Saecula<br />
p. 231, 2011, € 25,00<br />
Nel 2002 Régis<br />
Belleville compie,<br />
in 49 giorni<br />
e in totale autonomia, la<br />
più lunga traversata nella<br />
storia del Sahara, senza rifornimenti<br />
di acqua.<br />
Questa méharée di 1137 Km porta Régis<br />
Belleville e il suo amico maur<strong>it</strong>ano Taha Ould<br />
Bouessif, da Chinguetti a Timbuctu, al centro<br />
di una zona iperarida di 500.000 Km², nella<br />
Majabat al-Koubrâ “la distesa della grande<br />
sol<strong>it</strong>udine”.<br />
La traversata viene effettuata in condizioni<br />
estremamente difficili – le riserve d’acqua<br />
sono lim<strong>it</strong>ate e, rapidamente, i due uomini<br />
inizieranno a soffrire di disidratazione…<br />
Nel cuore di questa zona, dove nessuno<br />
ha mai osato avventurarsi, la sopravvivenza<br />
degli uomini dipende da quella dei dromedari,<br />
gli spir<strong>it</strong>i astuti del deserto - i djiin - sono<br />
sempre presenti… e la mente deve rimanere<br />
attenta per contrastarli.<br />
Questa spedizione ha consent<strong>it</strong>o a Régis<br />
Belleville di confermare quel che fino a quel<br />
momento non era che un’ipotesi scientifica:<br />
quali varietà di piante crescono in questa regione?<br />
E fin dove si spingono? Quali sono i lim<strong>it</strong>i<br />
delle presenza della fauna? Come datare<br />
le tracce dell’uomo preistorico? Oggetti del<br />
Neol<strong>it</strong>ico, p<strong>it</strong>ture rupestri, paleosuoli si offrono<br />
ai suoi occhi, come risposte emozionanti.<br />
a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
La libreria virtuale di Runa Bianca<br />
Un percorso storico, scientifico, etnologico,<br />
ma altresì un’eccezionale avventura umana<br />
e un’esplorazione che rimarrà nella storia.<br />
Al di là delle sabbie.<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Le chiavi per aprire 99<br />
luoghi segreti d’Italia<br />
di Costantino D’Orazio<br />
Palombi Ed<strong>it</strong>ori<br />
p. 292, 2011, € 14,00<br />
Varcare il portale<br />
di Palazzo Gangi<br />
a Palermo per<br />
rivivere l’atmosfera del<br />
celebre ballo del Gattopardo<br />
di Luchino Visconti,<br />
scoprire graff<strong>it</strong>i rupestri<br />
sconosciuti nei Sassi<br />
di Matera, ammirare gli straordinari affreschi<br />
rinascimentali del Chiostro del Platano a Napoli<br />
o perdersi nei cieli del Tiepolo a Palazzo<br />
Labia di Venezia. Queste sono solo alcune<br />
delle esperienze che tutti potranno finalmente<br />
vivere grazie alle preziose informazioni<br />
contenute in questo volume. La ricerca di<br />
Costantino D’Orazio si concentra ancora una<br />
volta su luoghi chiusi al pubblico di straordinaria<br />
bellezza, tra palazzi privati, chiese, ville<br />
e monasteri, dei quali racconta le storie e i tesori,<br />
oltre a spiegare il modo per vis<strong>it</strong>arli. Accanto<br />
alle informazioni storiche e artistiche,<br />
descr<strong>it</strong>te in uno stile accattivante e brioso,<br />
il libro offre i numeri di telefono, gli indirizzi<br />
email e tutti i contatti per ottenere il permesso<br />
ad entrare in questi luoghi inaccessibili. Il<br />
Runa Bianca 23
LIBRI<br />
volume si concentra sui luoghi più facilmente<br />
raggiungibili nei grandi centri urbani, tra Torino,<br />
Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Roma,<br />
Napoli fino a Palermo e Bari, senza trascurare<br />
le c<strong>it</strong>tà di provincia, come Vicenza, Piacenza,<br />
Cremona e Catania.<br />
SCIENZA<br />
Per la scienza, per la patria.<br />
Carlo Matteucci, fisico e<br />
pol<strong>it</strong>ico nel Risorgimento<br />
<strong>it</strong>aliano<br />
di Fabio Toscano<br />
Sironi Ed<strong>it</strong>ore<br />
p. 304, 2011, € 18,00<br />
UUn’affascinante<br />
narrazione<br />
scientifica intrecciata<br />
alle burrascose<br />
vicende che condussero<br />
all’Un<strong>it</strong>à d’Italia.<br />
Il fisico Carlo Matteucci<br />
fu a lungo quello che oggi si direbbe un<br />
precario della ricerca. I suoi più fecondi lavori<br />
scientifici, che lo avrebbero portato a una<br />
delle <strong>scoperte</strong> più importanti dell’Ottocento<br />
– l’esistenza dell’elettric<strong>it</strong>à animale – erano<br />
cominciati in privato: proprio come molti<br />
dei nostri cervelli in fuga, infatti, pur essendo<br />
acclamato dai maggiori scienziati europei,<br />
il giovane era negletto in patria. Una patria<br />
ancora tutta da inventare e da costruire, che<br />
però a lui premeva tantissimo.<br />
Dopo la nomina a professore presso l’Univers<strong>it</strong>à<br />
di Pisa, Matteucci fu tra gli intellettuali<br />
liberal-moderati più attivi del Risorgimento:<br />
partecipò alla prima guerra di Indipendenza<br />
con il Battaglione univers<strong>it</strong>ario degli studenti<br />
pisani, svolse un’intensa attiv<strong>it</strong>à diplomatica<br />
per il Granducato di Toscana, divenne senatore<br />
del Regno. Fu soprattutto un pensatore libero<br />
e scomodo: da scienziato cattolico giunse<br />
a definire «insostenibile» il potere temporale<br />
della Chiesa; da ministro del Regno – uno<br />
dei rari di estrazione scientifica – tentò la<br />
prima, spregiudicata riforma dell’univers<strong>it</strong>à,<br />
a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
in barba agli interessi dei suoi stessi colleghi<br />
professori.<br />
Leggendo la sua biografia nelle belle pagine<br />
di Fabio Toscano, ci sentiamo scivolare<br />
via dal nostro presente traballante, verso i<br />
tempi in cui o si faceva l’Italia o si moriva. Per<br />
farla, menti lucide e capaci come quella del<br />
fisico Matteucci tesero sulle <strong>it</strong>aliche contraddizioni<br />
una coperta che oggi non sappiamo<br />
più allungare. Ma, anche grazie a storie come<br />
questa, viene voglia di provarci, di crederci<br />
ancora.<br />
MISTERO<br />
Sindone. Firenze e i misteri<br />
del Sacro Telo<br />
di Enrico Baccarini<br />
Press & Archeos<br />
p. 80, 2010, € 9,50<br />
Un mistero della<br />
fede, un enigma<br />
della storia.<br />
La Sacra Sindone ha percorso<br />
duemila anni dall’evento<br />
centrale della cristian<strong>it</strong>à,<br />
la Resurrezione<br />
di Gesù di Nazareth. Da allora il Sacro Telo si<br />
è affermato come la reliquia più preziosa della<br />
storia occidentale, la testimonianza di un<br />
evento unico impresso su un semplice panno<br />
di lino.<br />
Sopravvissuta a due terribili incendi, il primo<br />
nel 1532 e il secondo nel 1997, oggi la sua<br />
vulnerabile e fragilissima trama raccoglie e<br />
attende ad ogni ostensione un vastissimo numero<br />
di fedeli da tutto il mondo.<br />
Per quanto nel 1988 le analisi abbiano dichiarato<br />
la reliquia un falso di origine medievale,<br />
questo giudizio ha dimostrato nel tempo<br />
la sua fallac<strong>it</strong>à portando molti scienziati,<br />
storici e tecnici ad attestare come la Sindone<br />
sia realmente collocabile nella Palestina del<br />
primo secolo dopo Cristo.<br />
Dopo la trafugazione da Bisanzio e il suo<br />
arrivo ad Atene la Sindone scompare per 150<br />
anni, fino a ricomparire inaspettatamente,<br />
24 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
nel 1356, in Francia. In questo arco temporale,<br />
conosciuto come gli “anni perduti”, si collocano<br />
domande che ancora oggi non sembrano<br />
aver trovato una risposta. Chi la conservò?<br />
Come poté giungere da Atene ai lidi francesi.<br />
Una dettagliata e rigorosa analisi storica tenta<br />
di rispondere a queste domande ancor più<br />
sviluppando una nuova e suggestiva ipotesi,<br />
il suo possibile passaggio da Firenze, luogo in<br />
cui sarebbe stata segretamente custod<strong>it</strong>a.<br />
Antichi affreschi, legami genealogici, ordini<br />
cavallereschi, intrighi pol<strong>it</strong>ici e simbolismi<br />
esoterici delineano una via di ricerca carica<br />
di richiami tangibili e di tracce dissimulate. Il<br />
libro è un viaggio rigoroso attraverso i secoli,<br />
un’analisi minuziosa della storia e dei segreti<br />
del Sacro Telo attraverso lo studio delle fonti<br />
antiche e delle più recenti <strong>scoperte</strong> dell’indagine<br />
documentale.<br />
Non cercate di approfondire l’argomento<br />
attraverso ricerche su Google o altro, perchè<br />
troverete solo allusioni, notizie incomplete,<br />
persino falsi storici. Gran parte delle intuizioni,<br />
delle <strong>scoperte</strong> e delle informazioni raccolte<br />
dall’autore sono presenti solo in questa<br />
pubblicazione.<br />
Nonostante il libro conta solo di 80 pagine,<br />
ha numerose informazioni è snella, fruibile<br />
e soprattutto economico.<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
MISTERO<br />
L’ uomo che superò i confini<br />
del mondo. V<strong>it</strong>a e viaggi di<br />
Cristoforo Colombo, l’eroe<br />
che dovrebbe essere santo<br />
di Ruggero Marino<br />
Sperling & Kupfer<br />
p. 426, 2010, € 20,00<br />
In In Cristoforo Colombo.<br />
L’ultimo dei<br />
Templari Ruggero<br />
Marino ci inv<strong>it</strong>ava a ripensare<br />
l’immagine che è stata<br />
tramandata ai posteri<br />
del navigatore genovese.<br />
In questo nuovo libro, la<br />
sua tenace e anticonformista ricerca storica<br />
si spinge ancora oltre, regalandoci un’appassionante<br />
narrazione che smonta a uno a<br />
uno i «m<strong>it</strong>i» costru<strong>it</strong>i sulla figura dell’ammiraglio<br />
genovese. A partire proprio dalla grande<br />
bugia, quella che tutt’oggi si trova sui libri<br />
di scuola, secondo cui Colombo approda<br />
al Nuovo Mondo per errore, nel tentativo di<br />
circumnavigare il globo terrestre e raggiungere<br />
l’estremo Oriente. Niente di più falso: il<br />
genovese è perfettamente consapevole del<br />
suo obiettivo ed è molto più di un semplice e<br />
fortunato marinaio.<br />
Si muove sulla base di antiche mappe con<br />
la decisione di un missionario, di un soldato<br />
di Cristo, con lo stesso afflato religioso che<br />
caratterizzava gli ordini cavallereschi e, in<br />
particolare, quello più misterioso della Storia:<br />
i Templari. È un messaggero, incaricato direttamente<br />
da un papa, quell’Innocenzo VIII che<br />
subirà come lui una damnatio memoriae a<br />
opera del successivo pontefice, lo spagnolo<br />
Rodrigo Borgia. E l’Ammiraglio, il Christo Ferens<br />
(come si firmava), subirà l’infamia di tornare<br />
in Spagna in catene, per poi essere liberato<br />
da quei re cattolici, Ferdinando e Isabella,<br />
cui si è devotamente affidato ma che hanno<br />
più di una responsabil<strong>it</strong>à tanto nell’accaduto<br />
quanto nella falsificazione storica che seguirà.<br />
Prenderà più volte il mare verso il Nuovo Mondo,<br />
fino a un quarto estremo viaggio, come<br />
un novello Ulisse mosso, tuttavia, da intatte<br />
virtù cristiane più che da desiderio di ricchezze<br />
e avventura. Dopo la morte, il silenzio. Per<br />
secoli la figura di Colombo sarà dimenticata,<br />
e tuttora è in attesa di un’autentica riabil<strong>it</strong>azione.<br />
Per due volte è stato avviato un processo<br />
di beatificazione, regolarmente interrotto,<br />
prima di prendere in esame i documenti più<br />
importanti, in grado di certificare la sua fulgida<br />
condotta cristiana. I mille volti di Colombo,<br />
geniale navigatore, eroe senza pace, cavaliere<br />
del mare, templare, santo e missionario, vengono<br />
rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i in questo libro defin<strong>it</strong>ivo con<br />
una prosa avvolgente, che incalza il lettore<br />
con ipotesi sorprendenti, sempre sorrette da<br />
solidissima documentazione, e lo conduce in<br />
un lungo viaggio, ricco di fascino e mistero,<br />
da ripetere al fianco del «navigatore dei due<br />
mondi».<br />
LIBRI<br />
Runa Bianca 25
In hoc vinces<br />
La notte che cambiò la storia<br />
dell’Occidente<br />
Bruno Carboniero e Fabrizio Falconi<br />
DISPONIBILE<br />
IN LIBRERIA<br />
La notte del 27 ottobre dell’anno 312 d.C.,<br />
durante il sonno, Costantino riceve la visione di Cristo che gli suggerisce<br />
di scrivere sugli scudi il monogramma greco del Salvatore “XP” con la<br />
leggendaria promessa in hoc vinces (con questo vincerai). Il giorno dopo<br />
si scontra in battaglia col nemico Massenzio, schierato a difesa di Roma.
SITI WEB<br />
tempo di lettura 8 minuti<br />
Una selezione di blog, s<strong>it</strong>i e portali<br />
ArcheoMega<br />
www.archeomega.com<br />
Spesso nei propri studi, o nelle proprie<br />
ricerche sarebbe utile riuscire<br />
a reperire delle informazioni anche<br />
semplici, senza dover perdere del tempo prezioso:<br />
le nostre domande possono cost<strong>it</strong>uire<br />
le risposte di altri, e solo costruendo una realtà<br />
comune a portata di mouse, si possono<br />
accorciare le distanze.<br />
É possibile iscriversi a diversi livelli: due infatti<br />
sono le sezioni principali che si trovano<br />
evidenziate. La prima è quella della “commun<strong>it</strong>y”,<br />
la seconda è quella delle “imprese”: l’una<br />
non esclude l’altra .<br />
Nella sezione Commun<strong>it</strong>y può iscriversi<br />
chiunque si occupi di archeologia a qualunque<br />
livello: studente, professionista, ricercatore,<br />
docente, tecnico, appassionato etc...Chi<br />
si iscrive costruisce all’interno del portale un<br />
suo profilo, in cui condividere le proprie esperienze<br />
a 360°: questo consente di partecipare<br />
ad una grande banca dati in cui poter attingere<br />
all’occorrenza, attraverso un sistema di<br />
ricerca per parole chiave.<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
ARCHEOSTORIA<br />
a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
Nella sezione imprese può iscriversi chiunque<br />
sia dotato di part<strong>it</strong>a iva e sono previste<br />
diverse modal<strong>it</strong>à di partecipazione cui corrispondono<br />
differenti profili di visualizzazione:<br />
da un’anagrafica base ad uno spazio più articolato<br />
e con maggiore visibil<strong>it</strong>à.<br />
ArcheoMega<br />
www.fastionline.org<br />
ARCHEOSTORIA<br />
<strong>Tra</strong> il 1946 e il 1987 l’Associazione Internazionale<br />
di Archeologia Classica<br />
(AIAC) ha pubblicato i Fasti Archaeologici.<br />
La rivista conteneva notizie brevi molto<br />
utili sugli scavi riguardanti l’area dell’impero<br />
romano. Nel tempo costi crescenti e r<strong>it</strong>ardi<br />
nella pubblicazione si sono sommati fino a<br />
rendere sempre meno utile la loro edizione.<br />
Il consiglio direttivo dell’AIAC ha quindi deciso<br />
nel 1998 di abbandonare la pubblicazione<br />
dei Fasti e di cercare un modo innovativo per<br />
registrare e diffondere i risultati delle indagini<br />
archeologiche recenti. I Fasti Online sono il risultato<br />
di questa sforzo: Un database di scavi<br />
archeologici condotti dal 2000 ad oggi.<br />
Runa Bianca 27
SITI WEB<br />
SCIENZA<br />
Scienza a Due Voci<br />
Le donne della scienza <strong>it</strong>aliana dal Settecento<br />
al Novecento<br />
scienzaa2voci.unibo.<strong>it</strong><br />
Scienza a due voci è un s<strong>it</strong>o in cui viene<br />
messo a disposizione del grande<br />
pubblico un primo esemplare di dizionario<br />
biografico delle “scienziate <strong>it</strong>aliane”.<br />
È uno strumento di facile consultazione per<br />
saperne di più sulla parte avuta dalle donne<br />
<strong>it</strong>aliane nello sviluppo e nella diffusione della<br />
scienza, dal 1700 all’età contemporanea (al<br />
momento sono state inser<strong>it</strong>e le donne nate<br />
entro il 1925).<br />
Il contributo femminile alla scienza è stato<br />
ed è ancor oggi, più che oggetto di conoscenza<br />
storica, raccontato in forma aneddotica.<br />
Le donne che hanno partecipato all’impresa<br />
scientifica sono state sol<strong>it</strong>amente raffigurate<br />
come fenomeni straordinari o muse ispiratrici<br />
di grandi scienziati o abili assistenti al fianco<br />
di illustri professionisti. È così che, tra eccezional<strong>it</strong>à<br />
e marginal<strong>it</strong>à, la loro collocazione è<br />
rimasta al di fuori dalla scienza ufficiale.<br />
Una ricerca minuziosa, approfond<strong>it</strong>a e insieme<br />
appassionata, intenta a ricostruire un<br />
quadro più ver<strong>it</strong>iero e autentico della scena<br />
scientifica, ha invece portato alla luce una<br />
presenza femminile reale, cospicua e diversificata:<br />
tanti nomi nuovi, interessanti percorsi<br />
scientifici, imprese intellettuali e sociali, v<strong>it</strong>e<br />
non sempre facili e lineari, volti e voci pressoché<br />
sconosciuti o dimenticati.<br />
Con questo s<strong>it</strong>o si vuole dunque riparare<br />
alla dimenticanza o alla rimozione della sto-<br />
ria: riconoscere alle donne il posto che hanno<br />
realmente occupato nella cultura scientifica<br />
dell’Italia moderna e contemporanea: ridare<br />
spazio a quella voce che è rimasta nascosta<br />
ma che ha contribu<strong>it</strong>o con pari dign<strong>it</strong>à al<br />
cammino della scienza. Per una scienza, appunto,<br />
a due voci.<br />
NEXUS<br />
www.nexusedizioni.<strong>it</strong><br />
a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
MISTERO<br />
NEXUS Edizioni è nata per la pubblicazione<br />
in Italia del bimestrale NEXUS<br />
New Times, l’edizione <strong>it</strong>aliana di una<br />
rivista bimestrale australiana distribu<strong>it</strong>a con<br />
crescente successo in tutto il mondo anglosassone.<br />
Quella <strong>it</strong>aliana, nata nel 1995, é stata<br />
la prima edizione tradotta dall’inglese.<br />
NEXUS si occupa di scienza, di tecnologie<br />
del futuro, di free Energy e tecnologie soppresse<br />
che, se sviluppate, garantirebbero la<br />
produzione di energia abbondante, economica<br />
e pul<strong>it</strong>a; di salute, di alimentazione, di<br />
benessere olistico e di trattamenti terapeutici<br />
alternativi; di archeologia proib<strong>it</strong>a, dei<br />
grandi misteri relativi alle autentiche origini<br />
dell’uman<strong>it</strong>à, ai possibili contatti con civiltà<br />
extraterrestri e alla tecnologia degli UFO; di<br />
cospirazioni, delle manovre dei vari servizi segreti<br />
e delle speculazioni dei grossi agglomerati<br />
finanziari e commerciali. Non solo: NEXUS<br />
parla anche di storie segrete, di profezie, di<br />
informazione globale e altro, proponendo<br />
un genere di notizie che difficilmente potrete<br />
trovare altrove.<br />
28 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
MOSTRE & EVENTI<br />
tempo di lettura 8 minuti<br />
Le rassegne da non perdere<br />
1 luglio - 13 novembre 2011<br />
Le grandi vie delle civiltà<br />
Relazioni e scambi fra il Med<strong>it</strong>erraneo e il<br />
centro Europa, dalla Preistoria alla Roman<strong>it</strong>à<br />
Castello del Buonconsiglio<br />
Via Bernardo Clesio, 5 - Trento<br />
E<br />
noi che crediamo di aver inventato<br />
qualcosa di nuovo! Considerazione<br />
che verrà spontanea a chi vis<strong>it</strong>erà<br />
questa ricchissima mostra (oltre 400 i reperti,<br />
moltissimi di assoluta eccezione, in essa<br />
esposti) allest<strong>it</strong>a al Castello del Buonconsiglio<br />
a Trento e curata dal direttore del museo<br />
Franco Marzatico, da Rupert Gebhard, direttore<br />
del museo di Monaco, e da Paul Gleirscher<br />
conservatore del museo di Klagenfurt.<br />
Temi come quello della mobil<strong>it</strong>à, della circolazione<br />
di uomini, beni, idee del multiculturalismo<br />
della global<strong>it</strong>à non sono certo temi<br />
che riguardano solo l’attual<strong>it</strong>à. Sono realtà<br />
con le quali l’uomo – viaggiatore ed esploratore<br />
per eccellenza, - si è misurato nei millenni<br />
in Europa come nel resto del globo. Questa<br />
affascinante esposizione, attraverso una<br />
selezione di preziose testimonianze archeologiche<br />
provenienti da oltre 50 musei e soprintendenze<br />
<strong>it</strong>aliane ed estere, racconta dei<br />
contatti, degli scambi e delle relazioni a largo<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
ARCHEOSTORIA<br />
a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
raggio che hanno segnato gli sviluppi delle<br />
civiltà in Europa con la trasmissione di saperi,<br />
al contaminazione di modelli e stili di v<strong>it</strong>a.<br />
Una f<strong>it</strong>ta ragnatela si vie tra il Med<strong>it</strong>erraneo e<br />
il Centro Europa, le cui trame si intrecciano, si<br />
separano in un continuo divenire che hanno<br />
portato terr<strong>it</strong>ori e culture lontani e diversi a<br />
trovare una serie di elementi in comune.<br />
Di questa immensa e complessa trama la<br />
mostra segue i fili millenari a partire da quando<br />
si diffusero, a sud come a nord delle Alpi,<br />
le espressioni dell’arte e le figure delle cosiddette<br />
dee madri, fino ai tempi del cosmopol<strong>it</strong>ismo<br />
e della globalizzazione dell’impero<br />
romano.<br />
A trans<strong>it</strong>are lungo le diverse “Vie della Civiltà”<br />
non sono solo merci, sono uomini con<br />
le loro credenze, linguaggi, talvolta nati in<br />
amb<strong>it</strong>i locali talvolta giunti nel “Vecchio Continente”<br />
dall’Oriente.<br />
Accanto alle concrete tracce dei commerci<br />
documentati da materie prime e manufatti<br />
esotici, la mostra segue i percorsi avventurosi<br />
di innovazioni idee che hanno comportamenti<br />
e ab<strong>it</strong>udini.<br />
Già in epoca preistorica materie prime e<br />
manufatti percorrono, sulle spalle degli uomini,<br />
sulle imbarcazioni, sulle some degli animali<br />
o, inventata la ruota, sui primi carri, distanze<br />
impressionanti. È sulla base di scambi e commerci<br />
si consolidano le prime differenziazioni<br />
sociali.<br />
Runa Bianca 29
MOSTRE & EVENTI<br />
Il rango ben presto richiede segni esteriori<br />
di appartenenza, ed ecco la ricerca di status<br />
symbol tanto più preziosi quanto esclusivi ed<br />
esotici.<br />
Ma eccessi di ricchezza richiamano anche<br />
razzie, invasioni e migrazioni, talvolta calmierate<br />
da matrimoni diplomatici e da alleanze<br />
strategiche.<br />
La diffusione di nuovi saperi, dall’agricoltura,<br />
alla metallurgia ma anche alla cucina e<br />
aspetti legati all’ideologia del banchetto percorrono<br />
l’Europa.<br />
Forme ed idee contaminano popolazioni<br />
diverse. Siano archetipi come quello della<br />
fertil<strong>it</strong>à femminile o quello dell’uomo eroeguerriero<br />
dell’atleta. Ma sono anche figure<br />
di animali, espressione di un’arte animalistica<br />
che fiorisce in diverse aree, o iconografie<br />
di barche, il carro solare, l’albero della v<strong>it</strong>a, le<br />
immagini del Signore e della Signora degli<br />
Animali che, fissati su diversi supporti, stupiscono<br />
per la loro potenza e bellezza. Poi le<br />
enigmatiche tavolette dell’età del bronzo, i dischi<br />
solari in oro, le maschere funerarie, i doni<br />
votivi, gli astragali. Testimonianze di contaminazioni<br />
di culti e di influssi.<br />
Infine la diffusione della scr<strong>it</strong>tura alfabetica,<br />
dai fenici, ai greci, agli etruschi, ai popoli<br />
alpini, sino all’egemonia del latino.<br />
Gli eccezionali reperti esposti in questa irrepetibile<br />
mostra raccontano una storia fatta<br />
di attinenze ma anche di contrasti, di forme di<br />
“alter<strong>it</strong>à” che delineano singoli terr<strong>it</strong>ori. Il global<br />
di cui si discute tanto oggi, alla fine, non è<br />
un concetto del tutto nuovo.<br />
Gli oggetti, più di 600 provenienti da 72<br />
musei e soprintendenze, 52 <strong>it</strong>aliani e 19 stranieri,<br />
saranno esposti in 18 sale del Castello<br />
del Buonconsiglio su una superficie di 1800<br />
meri quadrati. Il catalogo della mostra, curata<br />
da Franco Marzatico, Rupert Gebhard e Paul<br />
Gleirscher, vedrà l’intervento di 80 studiosi.<br />
Michelangelo Lupo curerà l’allestimento<br />
mentre le scenografie saranno di Gigi Giovanazzi.<br />
Tel. 0461/233770 - 0461/492829<br />
info@buonconsiglio.<strong>it</strong><br />
www.buonconsiglio.<strong>it</strong><br />
www.legrandivie.<strong>it</strong><br />
20 aprile - 31 dicembre 2011<br />
Nutrire il corpo e lo spir<strong>it</strong>o<br />
Il significato simbolico del cibo nel mondo<br />
antico<br />
Museo Archeologico<br />
Corso Magenta, 15 - Milano<br />
a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Dal 20 aprile 2011 il Museo Archeologico<br />
di Milano presenta un nuovo<br />
percorso espos<strong>it</strong>ivo dedicato al significato<br />
simbolico del cibo nel mondo antico,<br />
dal t<strong>it</strong>olo Nutrire il corpo e lo spir<strong>it</strong>o.<br />
L’evento è promosso dall’Assessorato alla<br />
Cultura del Comune di Milano, dal Civico Museo<br />
Archeologico, in collaborazione con Palazzo<br />
Reale, ed è organizzato da Civ<strong>it</strong>a.<br />
Realizzato grazie ai generosi prest<strong>it</strong>i del<br />
Museo Archeologico Nazionale di Napoli, di<br />
Metaponto e del Museo Archeologico Regionale<br />
di Siracusa, il percorso tematico è allesti-<br />
30 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
to nella cripta cinquecentesca della Chiesa di<br />
S. Maurizio Maggiore, all’interno degli spazi<br />
espos<strong>it</strong>ivi del Museo Archeologico.<br />
Se cibarsi è l’atto primario legato alla sopravvivenza,<br />
ed è segno tangibile per l’uomo<br />
della sua condizione mortale, non c’è da stupirsi<br />
che la scelta degli alimenti e le modal<strong>it</strong>à<br />
del loro consumo rivestano in tutte le culture<br />
una forte valenza simbolica.<br />
Nell’antich<strong>it</strong>à la consapevolezza della totale<br />
dipendenza della sopravvivenza umana<br />
dalla natura, madre e dispensatrice di ogni<br />
cibo, è alla base di un incredibile numero di<br />
r<strong>it</strong>i sacri e cerimonie propiziatorie, tram<strong>it</strong>e le<br />
quali evocare a sé il favore della natura “madre”<br />
di ogni alimento e contemporaneamente<br />
“lavare” la colpa per aver sottratto, falciato,<br />
raccolto i frutti della terra. Per l’uomo che anticamente<br />
osservava con estrema attenzione<br />
la natura e i suoi fenomeni, i cicli v<strong>it</strong>ali delle<br />
piante e dei raccolti erano specchio e metafora<br />
della v<strong>it</strong>a umana; il loro annuale rigenerarsi<br />
rappresentava il mistero e la speranza al tempo<br />
stesso di rinasc<strong>it</strong>a dopo la morte anche<br />
per l’uomo.<br />
Ogni alimento determinante per la v<strong>it</strong>a<br />
umana è quindi contraddistinto da un percorso<br />
materiale e da un significato simbolico<br />
e r<strong>it</strong>uale. Se il pane rappresenta la forza misteriosa<br />
e inarrestabile della natura che dal<br />
seme fa germogliare la spiga, che diventa a<br />
sua volta, con il lavoro paziente dell’uomo, farina<br />
e nutrimento, il vino è nel mondo classico<br />
lo strumento potente che permette, tram<strong>it</strong>e<br />
l’ebbrezza e l’espansione della coscienza, la<br />
comunicazione diretta con il divino. I due alimenti,<br />
così centrali per la cultura greca e romana,<br />
rivestono un ruolo fondamentale anche<br />
nel Cristianesimo.<br />
Non solo i singoli alimenti, ma anche la<br />
condivisione dei momenti segnati dal consumo<br />
di cibo e bevande codificano le relazioni<br />
del vivere sociale, sancendo l’unione tra chi<br />
vi partecipa, ribadendo l’appartenenza ad un<br />
gruppo, sia esso un clan familiare o una comun<strong>it</strong>à<br />
religiosa.<br />
Tel. 02/88445208 - 02/88465720<br />
www.comune.milano.<strong>it</strong>/museoarcheologico<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
21 maggio - 5 agosto 201<br />
DiVino<br />
Dall’Antich<strong>it</strong>à ad Oggi<br />
MOSTRE & EVENTI<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Materima<br />
Via Umberto I, 2 - Casalbeltrame (NO)<br />
Sulla storia del vino di mostre se ne<br />
sono già viste diverse, sia in Italia che<br />
all’estero. Ma mai nessuna così.<br />
“DiVino. Dall’Antich<strong>it</strong>à ad Oggi”, allest<strong>it</strong>a<br />
dal 21 maggio al 5 agosto a Materima, in<br />
quel di Casalbeltrame nel novarese, è per più<br />
aspetti evento assolutamente d’eccezione. Innanz<strong>it</strong>utto<br />
per l’ampiezza dell’arco temporale<br />
esaminato: in pratica dai primordi della coltura<br />
intensiva della v<strong>it</strong>e ad oggi. Ma soprattutto<br />
per la rilevanza e il numero dei materiali originali<br />
riun<strong>it</strong>i per raccontare questa lunga, affascinante<br />
vicenda: 350 i reperti archeologici,<br />
in parte mai prima esposti, che abbracciano<br />
tutte le civiltà vinicole del Med<strong>it</strong>erraneo. Alle<br />
testimonianze storiche si uniscono le sculture<br />
contemporanee di Marino Marini e Giuliano<br />
Vangi, in un gioco di suggestioni antico-contemporaneo<br />
che non potrà non coinvolgere i<br />
vis<strong>it</strong>atori.<br />
“DiVino”, curata da Giuseppina Carlotta<br />
Cianferoni, direttore del Museo Archeologico<br />
Nazionale di Firenze, e da Fabrizio Minucci, di<br />
ARA (Attiv<strong>it</strong>à di Ricerca Archeologica), nasce<br />
dalla collaborazione tra lo Studio Copernico,<br />
che da sempre si occupa di arte moderna, e la<br />
Soprintendenza per i Beni Archeologici della<br />
Toscana e il Museo Archeologico Nazionale di<br />
Firenze e ARA. Ad accoglierla sono gli spazi di<br />
rara suggestione di Materima, il luogo creato<br />
da Nicola Loi per fare incontrare le arti, a Casalbeltrame<br />
nel novarese.<br />
L’ampio nucleo dei materiali presentati -<br />
afferma Giuseppina Carlotta Cianferoni, curatore<br />
della Mostra - copre un arco cronologico<br />
Runa Bianca 31
MOSTRE & EVENTI<br />
che va dal III millennio a.C. al XIX secolo d.C.:<br />
dalle più antiche testimonianze del Vicino<br />
Oriente alla Grecia, dall’Etruria a Roma, per<br />
finire, attraverso Medioevo e Rinascimento al<br />
periodo Risorgimentale”.<br />
La mostra si articola in 4 grandi sezioni.<br />
Nella prima si affronta il tema della vinificazione<br />
e v<strong>it</strong>icoltura, partendo dalle sue origini<br />
e concentrandosi poi sull’ideologia del simposio<br />
greco ed etrusco, con una finestra sul<br />
commercio del vino etrusco, giungendo infine<br />
alla pratica del banchetto in epoca romana.<br />
La seconda sezione riguarda il mondo del<br />
Vicino Oriente e della Grecia; la terza l’Etruria<br />
e Roma; l’ultima presenta un excursus sul Medioevo<br />
ed il Rinascimento, fino a giungere al<br />
periodo Risorgimentale. A corredo di questo<br />
percorso vi sono due sale espos<strong>it</strong>ive in cui<br />
sono stati ricreati scenari suggestivi e sensoriali:<br />
un fondale marino con resti del carico di<br />
una nave da commercio di epoca etrusca ed<br />
una sala tricliniare di epoca romana.<br />
Il cuore della mostra è rappresentato dai<br />
principali temi che cost<strong>it</strong>uiscono la cultura<br />
del vino e della v<strong>it</strong>icoltura, intesi come produzione,<br />
tecnologia, costume e terr<strong>it</strong>orio. Viene<br />
trattato il tema della coltivazione della v<strong>it</strong>e e<br />
della produzione del vino nel mondo antico<br />
con particolare attenzione all’Italia, evidenziando<br />
gli aspetti - storico, sociale, artistico,<br />
antropologico e culturale - del consumo della<br />
principale bevanda dell’antich<strong>it</strong>à. Lo studio<br />
attento delle fonti iconografiche e letterarie<br />
offre una ricca documentazione sui vini e sul<br />
loro approvvigionamento, nonché sul banchetto<br />
e sul simposio.<br />
Un cospicuo nucleo di materiali mostra,<br />
a volte con p<strong>it</strong>ture vascolari, altre volte con<br />
lastre f<strong>it</strong>tili a rilievo o piuttosto con materiali<br />
lapidei, la tradizione della produzione del<br />
vino, la vinificazione e l’ideologia del simposio<br />
legata al culto di Dioniso. Si segnala una<br />
scena di banchetto sulla lastra f<strong>it</strong>tile a rilievo<br />
da Murlo datata al VI secolo a.C., piuttosto che<br />
scene di vendemmia e pigiatura dell’uva su<br />
vasi attici a figure rosse, come la grande kylix<br />
“a occhioni”a figure rosse o il cratere del p<strong>it</strong>tore<br />
di Firenze, databili tra la fine del VI e la metà<br />
del V secolo a.C.. Legate ancora al banchetto<br />
si possono ammirare alcune urne etrusche in<br />
alabastro, di cui la più imponente è un’urna<br />
a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
bisoma con coniugi a banchetto proveniente<br />
dalla tomba dei Calisna Sepu a Monteriggioni<br />
(SI). La cultura del banchetto in Etruria è grandemente<br />
testimoniata dai corredi funebri che<br />
sono stati rinvenuti e qui presenti, ad esempio,<br />
con un corredo in bronzo proveniente da San<br />
Cerbone (Populonia), un corredo in ceramica<br />
etrusco corinzia e bucchero o con un grande<br />
foculo di produzione chiusina. Una statua in<br />
marmo che rappresenta un Dioniso bambino<br />
ci conduce al tema del culto di Dioniso nella<br />
tradizione della v<strong>it</strong>icoltura, della produzione<br />
e consumo del vino. La tipica ceramica della<br />
fine dell’età repubblicana ed inizio di quella<br />
imperiale, la terra sigillata <strong>it</strong>alica, introduce<br />
alla tradizione del banchetto romano.<br />
Nella seconda sezione vengono messi in<br />
esposizione numerosi oggetti che documentano<br />
la cultura materiale legata al vino nel<br />
modo del Vicino Oriente antico, a partire dal<br />
III millennio fino al VI sec. a.C..<br />
La terza sezione presenta una grande<br />
quant<strong>it</strong>à di materiale da banchetto, con un’<br />
abbondante varietà di forme proveniente in<br />
massima parte dalle necropoli dell’Etruria laziale<br />
e toscana.<br />
Le conoscenze necessarie alla domesticazione<br />
della v<strong>it</strong>e, alla produzione del vino e<br />
al suo consumo, l’ideologia del simposio e il<br />
commercio di questo importante coagulante<br />
sociale: sono questi gli aspetti che oggi, forse<br />
troppo spesso, diamo per scontati ma che<br />
affondano le loro radici nelle terre e nelle società<br />
dei popoli che si affacciavano sul bacino<br />
del Med<strong>it</strong>erraneo più di 6000 anni fa.<br />
Il valore aggiunto dell’evento è la fusione<br />
ponderata tra queste fondamentali testimonianze<br />
del nostro passato ed alcune tra le più<br />
suggestive creazioni di due degli artisti <strong>it</strong>aliani<br />
moderni più importanti: Marino Marini e<br />
Giuliano Vangi.<br />
La scelta di esporre opere di questi scultori<br />
nasce dal loro essere degli “etruschi contemporanei”<br />
che, al pari degli antichi, si sono cimentati<br />
nella scultura policroma. È anche per<br />
questo che i lavori selezionati trovano respiro<br />
in questa esposizione, offrendo cesure e<br />
unioni con il mondo antico.<br />
Tel. 02/67075049<br />
info@materima.<strong>it</strong><br />
www.materima.<strong>it</strong><br />
32 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
PERLE DI SAGGEZZA<br />
tempo di lettura 6 minuti<br />
<strong>Tra</strong>smutazione dello spir<strong>it</strong>o<br />
nell’evoluzione universale cosmica<br />
“La lotta spir<strong>it</strong>uale è brutale quanto la battaglia<br />
degli uomini, ma la visione della giustizia è<br />
il piacere soltanto di Dio...”<br />
Arthur Rinbaud<br />
I<br />
due principi fondamentali della dottrina<br />
spir<strong>it</strong>ica sono: la persistenza dell’Io<br />
cosciente dopo la morte; l’evoluzione<br />
progressiva dell’anima attraverso i suoi stessi<br />
sforzi.<br />
Questa dottrina ha portato ad una rivoluzione<br />
completa della filosofia, della morale<br />
e della v<strong>it</strong>a sociale, permettendo di mettere<br />
defin<strong>it</strong>ivamente da parte le oscur<strong>it</strong>à sistematiche,<br />
le dottrine incoerenti e caduche, presto<br />
dimenticate davanti alla semplic<strong>it</strong>à della<br />
nuova concezione e davanti alla soddisfazione<br />
completa che essa porta ai nostri istinti di<br />
felic<strong>it</strong>à, ai nostri desideri di immortal<strong>it</strong>à e alla<br />
nostra speranza, infine realizzata, di conoscere<br />
l’Aldilà.<br />
Farebbe scomparire sia le idee nichiliste<br />
così deprimenti, sia i dogmi religiosi così poco<br />
soddisfacenti, rimpiazzerebbe l’imposizione<br />
delle credenze con la convinzione ragionata,<br />
libererebbe lo spir<strong>it</strong>ualismo dagli orpelli sotto<br />
i quali per secoli ci si è sforzati di nasconderlo<br />
e di mascherarlo per le convenienze delle<br />
varie teocrazie. Ci libererà da quegli dèi antropomorfi<br />
spesso crudeli e capricciosi che<br />
intervengono costantemente nella creazione<br />
coi miracoli, la grazia o la predestinazione,<br />
che riservano i loro favori a pochi eletti, che<br />
esigono sanguinosi sacrifici e che scelgono le<br />
v<strong>it</strong>time destinate a “placare la loro collera” tra<br />
le migliori delle loro creature. Dèi che seminano<br />
di tentazioni il nostro cammino e che per<br />
il più piccolo sbaglio ci puniscono per l’etern<strong>it</strong>à,<br />
che ci subissano, durante la nostra esistenza,<br />
di prove e di dolori che altro non sono<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
di Lilly y Antinea Astore<br />
se non l’assaggio di castighi ancor più crudeli.<br />
Spariranno queste prescrizioni dogmatiche<br />
che impongono credenze irragionevoli, che<br />
restringono sino ad annichilirlo il nostro libero<br />
arb<strong>it</strong>rio e che ostacolano il nostro sviluppo<br />
cosciente. Svanirà quell’interpretazione<br />
incredibilmente meschina dell’universo che<br />
riduce tutta la creazione all’uman<strong>it</strong>à terrestre.<br />
Sparirà il dogma del peccato originale, con le<br />
sue conseguenze ingiuste. Di conseguenza,<br />
svanirà la nozione di salvezza attraverso la<br />
preghiera e i sacramenti. Soprattutto cadranno<br />
le aberrazioni sull’inferno, le sue legioni<br />
di demoni, i suoi supplizi eterni. Nasce così<br />
questa duplice concezione di involuzione e di<br />
evoluzione che abbraccia un panteismo grandioso.<br />
Evoluzione progressiva dei mondi e degli<br />
esseri attraverso le loro stesse forze, senza<br />
il capriccioso intervento della divin<strong>it</strong>à “La più<br />
alta idea che ci si possa fare di un Ordinatore”<br />
ha detto giustamente Lèon Denise “è di supporlo<br />
creatore di un mondo capace di crescere<br />
per le sue stesse forze e non grazie a continui<br />
interventi miracolosi”.<br />
La divin<strong>it</strong>à non potrà essere considerata<br />
esterna all’universo: “L’idea di Dio per noi oggi<br />
non esprime più quella di un essere qualsiasi,<br />
ma l’idea di un essere che comprende tutti gli<br />
esseri [...] niente è creazione spontanea, originata,<br />
miracolosa, la creazione è continua, senza<br />
inizio né fine [...] il mondo si rinnova incessantemente<br />
nelle sue parti, nel suo insieme esso<br />
è eterno”.<br />
“La terra su cui - secondo l’espressione di<br />
Flammarion - le religioni vogliono concentrato<br />
ogni pensiero del creatore, non è che un puntino<br />
insignificante nell’universo”. Una sola esistenza<br />
su questo pianeta, d’altra parte, non è<br />
che un istante insignificante nella serie delle<br />
innumerevoli incarnazioni dell’essere vivente.<br />
Runa Bianca 33
PERLE DI SAGGEZZA<br />
L’anima individuale non è creata di sana pianta<br />
con le facoltà che il volere del creatore ha<br />
pensato di assegnarle, ma forma e sviluppa sé<br />
stessa attraverso i propri sforzi, i propri sacrifici<br />
e le proprie sofferenze. Essa si libera da sola,<br />
a poco a poco, dal male necessariamente proprio<br />
delle fasi inferiori della sua evoluzione;<br />
da sola arriva alla comprensione del Vero, del<br />
Bello e del Bene; da sola sviluppa gli elementi<br />
della sua felic<strong>it</strong>à futura, lentamente conquistati.<br />
Da qui la perfetta comprensione delle<br />
ineguaglianze umane e la soluzione completa<br />
del problema del male, due condizioni<br />
della v<strong>it</strong>a terrestre che così difficilmente si<br />
conciliano con la nozione di una Provvidenza<br />
attiva.<br />
Le ineguaglianze umane, dal punto di vista<br />
dell’intelligenza, della coscienza e del<br />
cuore, ineguaglianze che né l’ered<strong>it</strong>arietà né<br />
l’influenza dell’ambiente spiegano con sufficienza,<br />
trovano semplice spiegazione nelle<br />
differenze evolutive degli esseri. Il male non<br />
è il prodotto delle forze cieche della natura<br />
che impongono alla nostra personal<strong>it</strong>à delle<br />
sofferenze prive di compensazione. Non è la<br />
conseguenza ingiusta di un peccato originale.<br />
Non è una prova, ancor meno un castigo o<br />
una vendetta della divin<strong>it</strong>à. Il male è semplicemente<br />
la misura dell’inferior<strong>it</strong>à dei mondi<br />
e la condizione necessaria al loro perfezionamento.<br />
Il male diviene motore alchemico, stimolo<br />
dell’attiv<strong>it</strong>à degli esseri, necessario per<br />
impedir loro di immobilizzarsi nel loro stato<br />
presente. Alcuni privilegiati dell’esistenza potranno<br />
perdere intere v<strong>it</strong>e nell’ozio, ma presto<br />
o tardi potrebbero subire e sentire sulla propria<br />
pelle la conoscenza del male attraverso<br />
una malattia, un grosso dispiacere: il dolore<br />
in una delle sue forme gli farà comprendere<br />
la vacu<strong>it</strong>à dei piaceri materiali, rimpiangere il<br />
LiLLy AntineA Astore<br />
Conduttrice e creatrice dei primi<br />
convegni di parapsicologia<br />
con relatori Massimo Inardi e<br />
Peter Kolosimo. Archeoastronoma,<br />
Cavaliere dell’ordine mi-<br />
Lilly Antinea Astore<br />
tempo perduto e gli conferirà l’illuminazione<br />
di un’idea più elevata e la comprensione della<br />
vera felic<strong>it</strong>à. Per quanto riguarda la condizione<br />
dell’evoluzione spir<strong>it</strong>uale, ne risulta che<br />
il male sia inev<strong>it</strong>abile, anche nei suoi stessi<br />
eccessi; per esempio le grandi catastrofi o le<br />
sciagure immer<strong>it</strong>ate sono la conseguenza del<br />
divenire naturale cosmico, e non potranno<br />
essere imputate alle divin<strong>it</strong>à. Il male diminuisce<br />
sempre più attraverso i progressi dell’evoluzione<br />
spir<strong>it</strong>uale. Non c’è più posto, in questa<br />
interpretazione dell’universo, per le immagini<br />
del paradiso o dell’inferno. Pene e ricompense<br />
non provengono che da noi stessi, e sono<br />
la conseguenza naturale, necessaria dei nostri<br />
errori o dei nostri sforzi.<br />
Come disse Lèon Denis: “La v<strong>it</strong>a attuale è<br />
la conseguenza diretta, inev<strong>it</strong>abile, delle nostre<br />
v<strong>it</strong>e passate, come la nostra v<strong>it</strong>a futura sarà il<br />
risultato delle azioni presenti”. Siamo il prodotto<br />
delle nostre azioni. La sanzione per nostri<br />
errori è semplicemente la permanenza nelle<br />
incarnazioni inferiori, secondo le condizioni<br />
che risultano matematicamente per ogni esistenza<br />
dalle esistenze già vissute. La ricompensa<br />
è la compensazione che ci dobbiamo<br />
attendere dai nostri sforzi, dalle nostre sofferenze,<br />
dalle nostre virtù è il passaggio in uno<br />
stato superiore, e questa ricompensa risulterà<br />
dalle leggi evolutive e non da un giudizio divino.<br />
Il nostro progresso ci assicura la felic<strong>it</strong>à,<br />
risultato naturale della diminuzione del<br />
male, coincidente con l’aumento della coscienza,<br />
della libertà e delle facoltà emotive.<br />
Otterremo questa felic<strong>it</strong>à rendendocene degni<br />
con i nostri liberi sforzi. Per essere capaci<br />
di godere uno stato superiore bisogna prima<br />
elevarsi al suo livello. Non si può apprezzare<br />
un bene che non si comprende.<br />
stico Rosacrociano, rappresentante internazionale<br />
Synergetic Art, creatrice della trasmissione<br />
radiofonica Dimensione X, conduttrice di UFO-<br />
RAMA.<br />
34 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Le ricerche e i risultati<br />
Missione <strong>it</strong>aliana sulle<br />
piramidi bosniache<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
di Paolo Debertolis<br />
tempo di lettura 10 minuti<br />
Runa Bianca 35
Missione <strong>it</strong>aliana sulle piramidi bosniache<br />
Ormai è quasi un anno che la missione<br />
di ricerca <strong>it</strong>aliana (SB Research<br />
Group) collabora con la Fondazione<br />
Bosniaca della Piramide del Sole che cura<br />
gli scavi sulle piramidi <strong>scoperte</strong> nel 2005 a<br />
Visoko (Bosnia-Erzegovina) ed i risultati sono<br />
tanti.<br />
D’altra parte fare il punto della ricerca sulle<br />
piramidi bosniache è un argomento di non<br />
facile sintesi in poche righe. Spesso con piramidi<br />
di Bosnia si intende un numero notevoli<br />
di s<strong>it</strong>i a diverso stadio di avanzamento degli<br />
scavi.<br />
Quel che però appare sempre più evidente<br />
è che la Valle di Visoko ha osp<strong>it</strong>ato una grande<br />
civiltà in Epoca Neol<strong>it</strong>ica in grado di disporre<br />
della tecnologia e la forza di costruire strutture<br />
monumentali.<br />
Attualmente sono riconosciute cinque piramidi<br />
di dimensioni cospicue, probabilmente<br />
colline rimodellate, delle quali solo due<br />
sono in fase di studio e di scavo: la Piramide<br />
del Sole (220 metri) e la Piramide della Luna<br />
(190 metri). Le altre piramidi, del Dragone, di<br />
Madre Terra e dell’Amore, non sono state ancora<br />
sfiorate dalla pala dei ricercatori.<br />
Ma a queste strutture non possiamo non<br />
L’INGEGNERE MARJANOVICH SUL TUMULO DI VRATNICA (FOTO R. HOYLE)<br />
Paolo Debertolis<br />
aggiungere anche le altre strutture minori.<br />
Una tra queste è sicuramente il Tumulo di<br />
Vratnica ed i tunnel (di Ravne e il KTK). Ma non<br />
sono le uniche. Ad esempio il nostro gruppo<br />
di ricerca ha individuato almeno altre tre piramidi<br />
di dimensioni più piccole (50-60 metri<br />
d’altezza), che ci ripromettiamo di studiare i<br />
prossimi anni, ed un tempio megal<strong>it</strong>ico che<br />
abbiamo tuttora allo studio.<br />
In realtà non sappiamo ancora se le strutture<br />
siano state erette contemporaneamente.<br />
Siamo di fronte a tecnologie costruttive molto<br />
diverse tra loro e probabilmente anche distanti<br />
dal punto di vista temporale. In fondo<br />
anche la nostra cap<strong>it</strong>ale, Roma, osp<strong>it</strong>a delle<br />
strutture erette in un arco di tempo ampio più<br />
di 2.000 anni.<br />
Così potrebbe essere anche per la cosiddetta<br />
“Civiltà di Visoko” un termine ombrello<br />
da noi dato agli artefici di tutte queste strutture<br />
che in realtà potrebbero essere state costru<strong>it</strong>e<br />
a centinaia di anni di distanza. Civiltà<br />
poi scomparsa prod<strong>it</strong>oriamente senza lasciare<br />
scr<strong>it</strong>ti o testimonianze nelle civiltà successive.<br />
Per ora abbiamo un punto di riferimento<br />
dal punto di vista della datazione per quan-<br />
36 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Missione <strong>it</strong>aliana sulle piramidi bosniache<br />
to riguarda la Piramide della Luna che sembra<br />
risalire a 10.350 anni fa (+- 50 anni). Un<br />
campione di legno posto al di sotto della pavimentazione<br />
dello strato più profondo nel<br />
sondaggio di scavo n. 20 ha forn<strong>it</strong>o questo<br />
risultato. Ma non possiamo accontentarci. Un<br />
unico campione, a parte gli errori di laboratorio,<br />
è troppo poco. Bisognerà pertanto ripetere<br />
ancora l’analisi al Carbonio 14 in questo<br />
s<strong>it</strong>o con prelievi seriati, considerando che è il<br />
meglio conservato della Piramide della Luna.<br />
Noi lavoriamo costantemente con le cronologie<br />
che spesso rappresentano il punto<br />
centrale dello nostro studio. Le cronologie<br />
vengono utilizzate in archeologia per riordinare<br />
gli eventi del passato e per fornire uno<br />
schema entro il quale può essere discusso un<br />
cambiamento sociale.<br />
È evidente la necess<strong>it</strong>à di rivedere e perfezionare<br />
la cronologia delle strutture incontrate<br />
sul nostro cammino via via che sono<br />
disponibili nuove informazioni. Questo è uno<br />
degli scopi principali nella nostra ricerca sulle<br />
piramidi bosniache.<br />
Le cronologie sono, però, talora costru<strong>it</strong>e<br />
artificialmente, create da una parziale comprensione<br />
del passato e incorporano tutta<br />
ALLA RICERCA DI ULTRASUONI NEI TUNNEL DI RAVNE<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
Paolo Debertolis<br />
una serie di ipotesi, spesso non dichiarate e<br />
non intenzionali, ma che pesano sul giudizio<br />
globale sulla Civiltà di Visoko. Per questo motivo<br />
dobbiamo essere sempre molto prudenti<br />
quando parliamo di datazioni nelle piramidi<br />
di Bosnia.<br />
Ma le strutture della Civiltà di Visoko non<br />
solo sono l’esempio di un’abile capac<strong>it</strong>à costruttiva,<br />
ma anche rappresentative di una<br />
tecnologia la cui memoria è stata persa nel<br />
tempo. Ne è un esempio le ricerche che da<br />
oltre sei mesi eseguiamo nel campo degli<br />
ultrasuoni che sembrano permeare queste<br />
strutture e la cui origine per ora non ci è conosciuta.<br />
È abbastanza noto ormai che un fascio di<br />
ultrasuoni esca dalla Piramide del Sole e punti<br />
verso lo spazio con caratteristiche molto peculiari.<br />
Si tratta di una frequenza audio, ossia<br />
meccanica, nella banda degli ultrasuoni con<br />
una frequenza di circa 32.000 Hz di media. La<br />
frequenza di trasmissione è contraddistinta<br />
da una portante costante ed una modulazione<br />
sovrapposta con caratteristiche di irregolar<strong>it</strong>à<br />
molto curiose, molto simili ad una trasmissione<br />
radio.<br />
Per noi è stata una scoperta inaspettata in<br />
Runa Bianca 37
Missione <strong>it</strong>aliana sulle piramidi bosniache<br />
quanto abbiamo prima registrato i suoni ultrasonici<br />
rilevati dagli strumenti e poi con due<br />
metodiche diverse, per eliminare i possibili<br />
errori strumentali (attraverso un compressore<br />
sonoro oppure via software), li abbiamo riportati<br />
ad una frequenza udibile. L’ascolto dei<br />
suoni resi udibili ricorda molto le trasmissioni<br />
dei vecchi modem audio oppure sono molto<br />
simili ad una trasmissione criptata.<br />
Secondo un altro ricercatore serbo, l’ing.<br />
Goran Marjanovich, questa trasmissione meccanica<br />
è accompagnata da una trasmissione<br />
elettromagnetica che lui ha rilevato tram<strong>it</strong>e i<br />
suoi strumenti e sembra rispecchiare le stesse<br />
frequenze meccaniche audio da noi rilevate.<br />
Secondo la sua opinione, i canali ripieni<br />
d’acqua posti nel ventre della piramide, di cui<br />
abbiamo un esempio nelle nostre esplorazioni<br />
dei Tunnel di Ravne, fungerebbero da stadio<br />
primario di una enorme macchina di Tesla<br />
modulando l’effetto piezoelettrico dovuto<br />
alla compressione dei quarzi presenti nel suolo<br />
sotto la piramide e facil<strong>it</strong>ando lo scambio<br />
ionico con l’atmosfera.<br />
È un’ipotesi molto suggestiva, ma ancora<br />
da dimostrare. Unico dato sicuro è che questa<br />
radiazione meccanica (rilevata dal no-<br />
IL MEGALITE K2 NEI TUNNEL DI RAVNE<br />
Paolo Debertolis<br />
stro gruppo) ed elettromagnetica (rilevata<br />
dall’ing. Marjanovich) sembra originarsi da<br />
un unico stadio primario posto all’interno<br />
della piramide, con delle curiose somiglianze<br />
strutturali, principi energetici e meccanici collaudati<br />
da Nikola Tesla nella costruzione del<br />
suo “Magnifying Amplifier”, controverso potentissimo<br />
trasformatore a Colorado Springs.<br />
Qualcosa funziona ancora nella struttura<br />
della piramide? È possibile.<br />
Sol<strong>it</strong>amente onde meccaniche ed elettromagnetiche<br />
possono essere registrate sulla<br />
superficie terrestre provenienti principalmente<br />
da attiv<strong>it</strong>à geofisiche e sismiche nella<br />
crosta terrestre e il suo nucleo, in una gamma<br />
molto ampia di valori di ampiezza e frequenza,<br />
e di sol<strong>it</strong>o sono piuttosto varie sia per l’intens<strong>it</strong>à<br />
che per la durata; mentre le caratteristiche<br />
delle frequenze rilevate sulle piramidi<br />
bosniache appaiono decisamente diverse e<br />
difficilmente possono essere spiegate con<br />
processi naturali.<br />
Nel nostro prossimo round a Visoko rivaluteremo<br />
anche la trasmissione delle onde<br />
sonore ultrasoniche nell’acqua dei tunnel di<br />
Ravne. Ci siamo dotati di microfoni impermeabili,<br />
sol<strong>it</strong>amente utilizzati dai biologi marini<br />
38 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Missione <strong>it</strong>aliana sulle piramidi bosniache<br />
per ascoltare le balene. Nella precedente rilevazione<br />
nell’aria dei tunnel di Ravne, abbiamo<br />
comunque constatato la presenza anche<br />
lì ad un livello molto basso di ultrasuoni, circa<br />
10 db.<br />
Qualcosa di più anche in alcune locazioni<br />
del Tumulus di Vratnica<br />
Ma non è solo questo il filone più clamoroso<br />
delle ricerche sulle piramidi bosniache. In<br />
via di completamento sono anche le ricerche<br />
sui megal<strong>it</strong>i presenti nei tunnel di Ravne per i<br />
quali abbiamo già esegu<strong>it</strong>o delle indagini petrologiche.<br />
Il sospetto è che non si tratti solo di megal<strong>it</strong>i<br />
di origine naturale manipolati, bene o<br />
male, dai costruttori dei tunnel di Ravne, ma<br />
di pietre di sintesi costru<strong>it</strong>e a partire da materiale<br />
crudo, poi compattato a caldo per formare<br />
una base, dentro alla quale è stato inser<strong>it</strong>o<br />
qualcosa di metallico e successivamente<br />
richiuso con un coperchio colato a sua volta<br />
sulla base. Questa ipotesi non è campata in<br />
aria, ma è basata sulle ricerche effettuate<br />
con il georadar da una d<strong>it</strong>ta croata lo<br />
scorso anno.<br />
Anche in questo caso non è possibile<br />
per ora supporre il significato di questa<br />
operazione da parte dei costruttori dei<br />
tunnel, ma sarà in primo luogo necessario<br />
eseguire di nuovo uno scanner con il<br />
georadar del loro interno, con ampia documentazione<br />
fotografica, prima di fare<br />
supposizioni che siano realistiche. Bisogna<br />
prima confermare con sicurezza, infatti,<br />
quanto già descr<strong>it</strong>to in precedenza.<br />
Intanto proseguono con l’aiuto dei<br />
volontari gli scavi per liberare i tunnel<br />
di Ravne della terra che li hanno sigillati.<br />
È un lavoro lungo e che richiede molto<br />
tempo in quanto il lume dei tunnel è<br />
molto ristretto e permette l’asportazione<br />
di materiale molto lentamente con<br />
l’uso di carrettini trainati a mano che<br />
rappresentano l’unico mezzo possibile<br />
per l’asportazione della terra senza creare<br />
anni danni alla struttura.<br />
I lavori all’interno dei tunnel non si sono<br />
quasi mai interrotti durante tutta la stagione<br />
invernale, in quanto protetti dalle intemperie,<br />
a differenza degli scavi all’esterno, che sono<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
possibili solo durante l’estate, nel periodo che<br />
va da metà giugno a metà settembre.<br />
Prima e dopo questi termini le piogge non<br />
solo rallentano i lavori, ma possono anche<br />
causare danni al s<strong>it</strong>o non protetto da tettoie<br />
oppure disperdere o contaminare gli eventuali<br />
campioni organici presenti nei s<strong>it</strong>i, analizzabili<br />
con il Carbonio 14 per una datazione<br />
sicura dei resti.<br />
Tuttora i lavori sono sospesi per quanto<br />
riguarda la Piramide del Sole, anche se l’archeologa<br />
responsabile per gli scavi per conto<br />
della Fondazione Bosniaca della Piramide<br />
del Sole, dott.ssa Sara Acconci, conterebbe<br />
di liberare dalla terra almeno un centinaio di<br />
metri lungo lo spigolo che separa la facciata<br />
Nord dalla facciata Ovest entro l’estate e con<br />
l’apporto dei volontari.<br />
Uno spigolo regolare e ben intonacato<br />
sarebbe la testimonianza più eclatante per<br />
contraddire gli scettici che continuano a considerare<br />
la Piramide del Sole come una collina<br />
MANUFATTO RITROVATO NEI TUNNEL DI RAVNE<br />
Paolo Debertolis<br />
naturale. <strong>Tra</strong> questi l’ex Ministro della Cultura<br />
bosniaco, Gavrilo Grahovac, fiero oppos<strong>it</strong>ore<br />
alla realtà delle piramidi bosniache che si è<br />
sempre rifiutato di vis<strong>it</strong>are i s<strong>it</strong>i della Valle di<br />
Runa Bianca 39
Missione <strong>it</strong>aliana sulle piramidi bosniache<br />
Visoko, ma che ora è sotto inchiesta per distrazione<br />
di fondi. Il Ministro Grahovac è anche<br />
l’autore del decreto che nel 2007 ha bloccato<br />
gli scavi sulla Piramide del Sole.<br />
Per quanto riguarda gli scavi sulla Piramide<br />
della Luna, al contrario, proseguono, ed<br />
in questo periodo sono stati ripristinati i s<strong>it</strong>i<br />
sulla cima della piramide con possibil<strong>it</strong>à di vis<strong>it</strong>arli<br />
anche per i turisti. Un gruppo di volontari<br />
è presente costantemente in questa sede<br />
e prosegue i lavori di scavo.<br />
Quindi dispiace di contraddire quelle persone<br />
che hanno previsto il termine degli scavi<br />
nel 2012. Non è vero. Qui gli scavi possono<br />
proseguire indefin<strong>it</strong>amente. C’è così tanto<br />
da cercare che probabilmente finirà come in<br />
Eg<strong>it</strong>to dove tuttora a distanza di due secoli si<br />
continua a scavare e scoprire.<br />
In appendice la testimonianza di un r<strong>it</strong>rovamento<br />
nei tunnel di Ravne da parte di<br />
un operaio <strong>it</strong>aliano della Fondazione, Afredo<br />
Brentan: un piccolo manufatto sul quale è incisa<br />
una lezione di geometria.<br />
Su un lato di questo manufatto è infatti<br />
presente un triangolo equilatero profondamente<br />
inciso. In prossim<strong>it</strong>à della base del<br />
triangolo è riconoscibile un ulteriore angolo<br />
con propria bisettrice disegnata solo all’interno<br />
dell’area del triangolo e, in questo caso,<br />
l’incisione risulta essere meno profonda.<br />
Certo che non potevano essere dei selvaggi<br />
ded<strong>it</strong>i solo alla caccia, come maliziosamen-<br />
PAoLo DebertoLis<br />
È coordinatore del progetto di<br />
ricerca, è in ruolo all’Univers<strong>it</strong>à<br />
degli Studi di Trieste dal 1987<br />
presso la Facoltà di Medicina<br />
e Chirurgia, dove insegna sia<br />
presso il Corso di Studio per la Laurea Specialistica<br />
in Medicina e Chirurgia che presso il Corso<br />
di Studio in Odontoiatria e Protesi Dentaria. È<br />
laureato in Medicina e Chirurgia e specialista<br />
in Odontostomatologia. Presso l’Univers<strong>it</strong>à degli<br />
Studi di Milano ha consegu<strong>it</strong>o nel 2006 il<br />
Diploma di Perfezionamento in Odontoiatria<br />
Legale e Odontologia. È laureando in Scienze<br />
Giuridiche. Presso il Corso di Studio in Odon-<br />
Paolo Debertolis<br />
te afferma qualcuno, quelli che ab<strong>it</strong>avano la<br />
Valle di Visoko nel Neol<strong>it</strong>ico, in quanto i tunnel<br />
sono stati ab<strong>it</strong>ati fino a 5.000 anni fa come<br />
provato dai residui carboniosi al C14 presenti<br />
all’ingresso dei tunnel.<br />
Il reperto r<strong>it</strong>rovato molto più in profond<strong>it</strong>à<br />
nei tunnel a 150 metri dall’entrata, è ipotizzabile<br />
sia di epoca ancora precedente e testimonia<br />
la perfetta conoscenza della geometria di<br />
quelle popolazioni.<br />
In ogni caso a poca distanza sono stati r<strong>it</strong>rovati<br />
recentemente altri residui organici che<br />
potranno fornire ulteriori informazioni sulle<br />
datazioni di questo s<strong>it</strong>o e che ci accingiamo<br />
ad esaminare nei prossimi mesi proprio qui in<br />
Italia.<br />
La strada della ricerca è ormai aperta in<br />
molte direzioni sulle piramidi bosniache, ma<br />
è anche molto lunga e non priva di incidenti<br />
di percorso. Per questo abbiamo ideato il nostro<br />
gruppo interdisciplinare con conoscenze<br />
antropologiche, arch<strong>it</strong>ettoniche, archeologiche<br />
e geologiche che cerca di gestire questi<br />
s<strong>it</strong>i un po’ speciali in modo globale, senza trascurare<br />
alcuna ipotesi di studio e ampliando<br />
il più possibile le nostre possibil<strong>it</strong>à di ricerca.<br />
Per gli aggiornamenti e approfondimenti<br />
si può vis<strong>it</strong>are il s<strong>it</strong>o del gruppo di ricerca SB<br />
Research Group (www.sbresearchgroup.eu/<br />
index.php?lang=<strong>it</strong>) e il s<strong>it</strong>o della Fondazione<br />
Bosniaca della Piramide del Sole (www.piramidasunca.ba/en/).<br />
toiatria dell’Univers<strong>it</strong>à di Trieste è t<strong>it</strong>olare per<br />
affidamento della Cattedra di Odontoiatria Legale,<br />
Odontologia e Archeologia Odontoiatrica<br />
(Applicazioni forensi di Odontoiatria Legale<br />
ed Odontologia). Da alcuni anni ha ampliato le<br />
proprie linee di ricerca in amb<strong>it</strong>o antropologico<br />
e archeologico collegate all’insegnamento<br />
di Archeologia Odontoiatrica (applicazione<br />
delle tecniche forensi in amb<strong>it</strong>o archeologico).<br />
Dal 2009 ha iniziato uno studio in amb<strong>it</strong>o antropologico<br />
connesso alle Piramidi di Bosnia ed<br />
agli sviluppi delle ricerche sulla Civiltà di Visoko.<br />
Dalle sue ricerche emerge, infatti, che l’estensione<br />
di quest’ultima sembra travalicare il puro<br />
fenomeno delle Piramidi poste nella Valle di Visoko<br />
ed interessare ampiamente i Balcani.<br />
40 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Passaggio in India, ai piedi di Swami<br />
Il mio primo incontro con<br />
Sai Baba<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
di Tullia Parvathi Turazzi<br />
tempo di lettura 5 minuti<br />
Runa Bianca 41
Il mio primo incontro con Sai Baba<br />
di Linate quel mattino, mi<br />
apparve come un luogo strano e mi-<br />
L’aeroporto<br />
naccioso. Non avevo mai volato prima,<br />
anzi, ero terrorizzata all’idea di salire su<br />
un aereo, per me volare era come morire. Qui<br />
Freud si potrebbe sbizzarrire... ma, era così. Mi<br />
chiesi ma dove sto andando? Devo essere impazz<strong>it</strong>a,<br />
nel mio cuore però ero certa che quel<br />
viaggio avrebbe cambiato la mia v<strong>it</strong>a. Salutai<br />
mio mar<strong>it</strong>o e mio figlio sapendo che li avrei<br />
rivisti dopo 15 giorni, portando con me un ricordo<br />
indelebile, così immaginavo. Il volo fu<br />
sereno, nessuna paura ma tanta emozione, e<br />
su ogni volo 3 in tutto per arrivare a Bangalore<br />
in India incontrai compagni di viaggio che<br />
miracolosamente mi aiutarono in tutto, a me<br />
che ero una novizia del volo. Arrivata all’aeroporto<br />
di Bombay, mi prese lo sgomento.<br />
Una confusione totale, io allora non parlavo<br />
una parola di inglese, solo <strong>it</strong>aliano e un po’<br />
di francese. Gente sdraiata ovunque persino<br />
nei bagni. Mendicanti che li avevano fatto il<br />
loro rifugio notturno, io colta da nausea, ero<br />
stata assist<strong>it</strong>a e confortata da queste care<br />
donne indiane, poverissime, costrette a vivere<br />
in un bagno dell’aeroporto, ma pronte ad<br />
aiutare una sciocca turista smarr<strong>it</strong>a che stava<br />
SAI BABA IN PREGHIERA<br />
Tullia Parvathi Turazzi<br />
per svenire. Questo fu il mio tragico e meraviglioso<br />
impatto con l’India e i suoi meravigliosi<br />
ab<strong>it</strong>anti, così diversi da noi occidentali, così<br />
poveri e cenciosi alcuni.. ma con occhi brillanti<br />
e spir<strong>it</strong>uali, come mai ne avevo visti prima.<br />
Finalmente il terzo aereo della Jet Airways<br />
toccò il suolo di Bangalore, avevo trovato una<br />
compagna di viaggio che guarda il caso andava<br />
proprio da Sathya Sai Baba, una devota<br />
di lungo corso, ormai esperta che mi guidò e<br />
sostenne in tutto. Quando entrai nell’ashram<br />
di Sai Baba, provai un intensa commozione,<br />
come se stessi tornando a Casa da un vecchio<br />
e caro amico e padre, e desiderai baciare il<br />
terreno che calpestavo, ma non lo feci, un po’<br />
ne ebbi pudore e forse non era molto igienico...<br />
pensai.<br />
Parlare di Lui, mi è difficile, soprattutto ora<br />
che il suo Sacro Corpo ci ha lasciati tutti orfani<br />
per salire verso i Cieli più alti. Fu veramente<br />
un’esperienza unica e così meravigliosa che<br />
ancora dub<strong>it</strong>o sia cap<strong>it</strong>ata a me.<br />
Il piccolo Asram di Wh<strong>it</strong>field vicino a Bangalore<br />
era intriso di una strana e dolce energia<br />
che io percepivo in ogni mia cellula, mi<br />
penetrava ovunque e mi riempiva di uno<br />
stato di beat<strong>it</strong>udine e amore, che non so<br />
42 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Il mio primo incontro con Sai Baba<br />
descrivere. Il Suo primo sguardo al Darshan,<br />
quando fluttuando senza quasi toccare il pavimento<br />
del tempio, venne verso di me e mi<br />
fisso a lungo in silenzio... fu come guardare<br />
nell’Infin<strong>it</strong>o, nella beat<strong>it</strong>udine fatta Uomo. Conoscevo<br />
quello sguardo, da tante v<strong>it</strong>e, i nomi<br />
diversi Rama, Krisna, Gesu... ma Lui. L’essenza<br />
del SE... era sempre la stessa, eterna, compassionevole,<br />
amore infin<strong>it</strong>o. Fuori le strade polverose<br />
e trafficate mi riportarono alla realtà di<br />
tutti i giorni... camminavo come in un sogno,<br />
diventato ora rumoroso e caotico, le bancarelle<br />
esponevano frutti esotici multicolori a<br />
prezzi davvero irrisori. Altre mostravano file<br />
di saree colorati appesi. I saree sono il tipico<br />
ab<strong>it</strong>o femminile indiano, 6 metri di stoffa da<br />
avvolgere intorno al corpo. Elegantissimo e<br />
pratico da indossare, una volta imparato a<br />
indossarlo. Foto delle divin<strong>it</strong>à indù ovunque.<br />
Da Baba a disegni di Krisna il Dio delle Gopi,<br />
pastorelle devote del Dio dal flauto incantato<br />
del colore blu nuvola. Statuine di ogni forma<br />
e materiali, e soprattutto gli odori dell’India,<br />
penetranti, inconfondibili, che ti accompagnavano<br />
anche quando rientrata in Italia, tirando<br />
fuori le poche rupie rimaste, improvvisi<br />
colpivano le mie narici... provocandomi una<br />
struggente nostalgia... tornare da Lui, tornare<br />
a Casa.<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
tuLLiA PArvAthi<br />
turAzzi<br />
Nata a Monza (MI) il 10 agosto<br />
1955. Caduta dal cielo insieme<br />
a migliaia di stelle cadenti nella<br />
notte di San Lorenzo. Ha frequentato<br />
il liceo Artistico di Brera diplomata in<br />
grafica pubblic<strong>it</strong>aria, studi di psicologia e danza<br />
moderna, studiosa di religioni antiche, antiche<br />
filosofie, simbolismo, esoterismo, ricercartrice,<br />
conosc<strong>it</strong>rice di molti mezzi di divinazione dai<br />
tarocchi agli I Ching, astrologia, sens<strong>it</strong>iva fin da<br />
piccolissima, in contatto con altre dimensioni o<br />
loka. Pratica med<strong>it</strong>azione e yoga tantra kundalini<br />
da 13 anni, pratica il reiki e l’healing è canalizzatrice<br />
di Baba ed di altri maestri ascesi ma<br />
più che canale ha con loro contatti astrali dove<br />
Tullia Parvathi Turazzi<br />
Feci molti viaggi e tutti in un solo anno,<br />
fino al giorno in cui decisi... di rimanere. Ricordo<br />
di quel mio primo indescrivibile incontro<br />
con l’Avatar, e un braccialetto che ho ancora.<br />
Una notte sognai Baba, era un sogno vero,<br />
reale, dove benedisse quel piccolo bracciale,<br />
comprato il giorno prima su una bancarella<br />
per poche rupie, era in argento con 7 ametiste<br />
incastonate. Al risveglio di fonte allo stupore<br />
mio e delle donne che dormivano con<br />
me nell’Ashram in una stanza dove eravamo<br />
in 8 sdraiate su materassi di fortuna vedemmo<br />
che in ogni ametista compariva la figura<br />
chiara di Baba che noi chiamiamo Swami... e<br />
in ogni pietra Lui era in posizioni diverse e a<br />
volte cambiava secondo i giorni e le s<strong>it</strong>uazioni...<br />
era uno dei suo Lila mi dissero le devote<br />
esperte. Ma per me era incedibile vedere un<br />
tale miracolo vivente, nel mio braccialetto.<br />
Questo fu uno degli innumerevoli Lila che<br />
vidi e che ricevetti. Ma il vero dono fu un altro,<br />
l’immersione totale nell’Amore Divino e Cosmico,<br />
un Amore che non mi ha più lasciata,<br />
neppure nei momenti bui e difficili che tutti<br />
noi, incontriamo lungo il cammino verso la<br />
Realizzazione del Sé. Questo fu il mio primo<br />
incontro a livello fisico del mio Amato Maestro.<br />
Ma ogni mia parola è totalmente inadeguata<br />
ad esprimere La Sacral<strong>it</strong>à e bellezza di<br />
ciò che ho vissuto e continuo a vivere.<br />
li vede e tocca normalmente come in 3 dimensioni,<br />
un dono di BABA, uno dei molti che ha<br />
ricevuto da LUI. Vive attualmente in India, ma<br />
viaggia tra i vari stati indiani. Vive Puttaparthi<br />
dove ebbe la fortuna a 43 anni di avere la<br />
grande benedizione di conoscere ed incontrare<br />
l’Avatar di questo kali yuga SRI SRI SATHYA<br />
SAI BABA che mostrò me stessa a me stessa, e<br />
gli rivelò che Dio vive in noi e non fuori di noi.<br />
Ha vissuto continuamente ai suoi piedi di loto<br />
dal 1998 ad oggi fino al Suo Mahasamadi. Un<br />
esperienza che da sola mer<strong>it</strong>a un libro che sta<br />
scrivendo. Prosegue il percorso seguendo i suoi<br />
insegnamenti AMA TUTTI E SERVI TUTTI... il<br />
percorso umano e spir<strong>it</strong>uale continua, in astrale<br />
con la Sua vicinanza continua perchè non c’e<br />
lim<strong>it</strong>e alla bellezza e alla meraviglia della Rivelazione.<br />
Runa Bianca 43
È ora di svegliarsi, figlia<br />
Il cosmo mi parla<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
di Anja j Zablocki<br />
tempo di lettura 13 minuti<br />
Runa Bianca 45
Il cosmo mi parla<br />
Sdraiata sul prato del Circo Massimo,<br />
dove piedi umani per millenni hanno<br />
calpestato il suolo, io e Jek siamo due<br />
“Wally”, due punti fermi in mezzo a una distesa<br />
di corpi ag<strong>it</strong>ati. Provate a trovarci.<br />
Siamo quelli talmente estranei alla s<strong>it</strong>uazione<br />
da risultare paradossalmente invisibili,<br />
slegati momentaneamente dalla mente collettiva<br />
in cui siamo immersi, presi da un estatico<br />
amore artificiale.<br />
È una fresca giornata di marzo, il cielo è<br />
blu superlativo assoluto, e sulla sua rotond<strong>it</strong>à<br />
scorrono bianche nuvole. In questo momento<br />
perfetto non potrei essere più vicina e più<br />
lontana di così dall’essere umano. Del resto,<br />
io in questo mondo non sono altro che uno<br />
spettatore, un passante curioso.<br />
Quella è una pecora, quello un unicorno,<br />
quello un drago.<br />
Nello stato mentale in cui mi trovo, non<br />
sono sicura se è la fantasia a dare forma alle<br />
nuvole o se il mio pensiero è così potente da<br />
crearle. Qualcuno grida slogan a un microfono<br />
e decine di altoparlanti riportano una<br />
versione distorta della sua indignazione. Per<br />
un secondo mi sento in colpa della mia totale<br />
indifferenza; forse dovrei salire anche io sul<br />
palco e gridare a quelle persone che si stanno<br />
scaldando troppo per delle questioni insensate.<br />
Molto rumore per nulla, avrebbe detto<br />
Shakespeare. Non lo faccio, ovviamente, perchè<br />
non è comp<strong>it</strong>o mio. Non sono un invasore,<br />
sono un errante. Il cosmo mi parla: io<br />
ascolto e assorbo in silenzio.<br />
Onde di energia si riversano su di me mentre<br />
cammino per quelle strade piene di gente<br />
e di storia, e ogni persona ruba e regala qualcosa,<br />
passando. Il tempo non è lineare, ma è<br />
composto da attimi fissati su una pellicola, ed<br />
è come guardare un film già visto. La sensazione<br />
che provi, quando il cosmo ti parla, è<br />
l’assoluta certezza che ogni cosa sta perfettamente<br />
al posto giusto.<br />
Dalla cima della scalinata in piazza di Spagna<br />
osservo il mondo. È tutto così dolorosamente<br />
vivo, i tetti sono troppo rossi, il sole è<br />
troppo giallo, l’aria occupa troppo spazio. Se<br />
solo penso al miracolo che accade in ogni<br />
istante, mi sembra di impazzire. Jek ha un sorriso<br />
e una luce negli occhi che non gli avevo<br />
Anja Zablocki<br />
mai visto.<br />
Non è fantastico come tutto riesca a esistere<br />
contemporaneamente? gli chiedo.<br />
Penso all’arcano XII mentre stiamo seduti<br />
sulla scalinata.<br />
Una settimana prima, una voce metallica,<br />
disumana, mi aveva svegliata mentre sognavo<br />
di camminare sul letto asciutto di un<br />
fiume. Davanti a me, sopra alberi rinsecch<strong>it</strong>i<br />
dondolavano i corpi impiccati di dodici frati.<br />
La voce divert<strong>it</strong>a mi cantava nella testa una<br />
filastrocca:<br />
Dodici frati appesi nel prato, chi sarà stato?<br />
Chi sarà stato?<br />
Uno scherzo di cattivo gusto, certo, ma efficace.<br />
Svegliarmi per due mesi di fila nel letto,<br />
nella posizione dell’appeso, e sognare continuamente<br />
questo archetipo, mi era bastato<br />
per capire che era ora di ripartire da zero.<br />
Pensavo a quale ruolo stesse avendo questo<br />
viaggio a Roma nel mio percorso di risveglio.<br />
Era il mio appuntamento al buio con Dio<br />
e la mia mente estraeva riflessioni come conigli<br />
da un cilindro.<br />
Una madre sale la gradinata con un bambino,<br />
contando insieme gli scalini: sessantuno,<br />
sessantadue, sessantatré...<br />
È superfluo dire che, alla nostra altezza, i<br />
gradini sono sessantaquattro? E come posso<br />
spiegare con parole di carne, quale è il significato<br />
di tutto questo?<br />
Io sorrido, Jek sorride, madre e figlio sorridono,<br />
mentre capisco che il cosmo ha imbast<strong>it</strong>o<br />
un piano, perfetto e intricato quanto<br />
solo le cose più semplici possono sembrare.<br />
Un piano di cui sono sempre stata complice<br />
ignara. Questo piano è tutto ciò che vale la<br />
pena di conoscere.<br />
Trovo ironicamente bellissime le coincidenze<br />
numerologiche dell’universo.<br />
Osservo il mondo e il mondo è uno specchio;<br />
guardando tra le spire dell’energia riemergono<br />
ricordi perduti e tutto mi sembra<br />
così ovvio, chiaro. La v<strong>it</strong>a si palesa in tutte le<br />
sue definizioni. Una voce sussurra ver<strong>it</strong>à incontestabili:<br />
è come imparare qualcosa che<br />
già conosci, come risvegliarsi da un coma,<br />
come l’odore rassicurante della propria casa.<br />
In quell’istante io sono, e sono tutto, e sento<br />
l’enorm<strong>it</strong>à energetica che muove questa<br />
46 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Il cosmo mi parla<br />
ARCANO MAGGIORE XII: L’APPESO. RAPPRESENTA L’INIZIAZIONE,<br />
IL SACRIFICIO, IL TRAVAGLIO DEL CORPO PER L’ELEVAZIONE<br />
DELL’ANIMA. È LA CARTA DELLA TRASFORMAZIONE,<br />
DELL’INTROSPEZIONE, DEL MUTAMENTO. ARCHETIPO<br />
DELL’ABBANDONO AL MONDO E AL VIAGGIO DENTRO SÉ STESSI.<br />
IL RISVEGLIO DELLA CONSAPEVOLEZZA<br />
realtà. Sento l’interazione fra questa realtà e<br />
molte altre, e so che non c’è lim<strong>it</strong>e al pensiero.<br />
L’unico lim<strong>it</strong>e è lo Spir<strong>it</strong>o del mondo, con cui<br />
ci autogoverniamo, e attraverso il quale so di<br />
essere il tutto: ogni sasso o persona, indistin-<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
Anja Zablocki<br />
tamente. Una grande macchina, la colonna<br />
che regge l’universo.<br />
Le persone mi attraversano come<br />
neutrini: le persone che mi passano accanto<br />
ogni giorno, le persone con cui<br />
parlo, mangio o dormo, le persone che<br />
nemmeno conosco. Nessuno si ferma,<br />
nessuno rimbalza o mi abbatte ma, attraversando<br />
la mia v<strong>it</strong>a per un istante,<br />
raccolgono e scambiano informazioni.<br />
Alcuni, come ora Jek, interagendo con<br />
la mia energia scoprono nuovi sentieri.<br />
Sono un catalizzatore, un viandante<br />
antico. Sono un Rispondente, e porto il<br />
fuoco.<br />
Penso a tutte queste cose, seduta su<br />
quegli scalini, e a milioni di altre. I pensieri<br />
sono un fiume in piena, una marea<br />
che sommerge tutto. Da questa marea<br />
riemergono i ricordi dei primi contatti<br />
con le mie guide. Mi rendo conto di<br />
non averne mai compreso realmente il<br />
significato. Sentivo, ma non ascoltavo.<br />
Credevo, ma avevo dubbi. Pensavo di<br />
vivere, in realtà respiravo soltanto. Vedo<br />
me stessa in tutte le mie forme. Qui e<br />
ora, un unico interminabile momento,<br />
in cui sono questa e molte altre forme<br />
di v<strong>it</strong>a, dimensioni, mondi. La plural<strong>it</strong>à<br />
di ciò che chiamiamo Io mi sconvolge.<br />
Il mio nome è Legione perchè siamo tanti.<br />
Sono consapevole.<br />
Insieme alla gioia di avere riscoperto<br />
me stessa è arrivato anche un senso di<br />
perd<strong>it</strong>a per tutti gli anni che ho vissuto<br />
senza dare la giusta importanza al mio<br />
dono. Le persone vivono le loro esistenze<br />
nella cec<strong>it</strong>à e nella paura. Quando nasci<br />
in un simile contesto, senza una guida,<br />
senza qualcuno che ti aiuti a sfruttare<br />
il tuo potenziale, finisci con l’assopirti<br />
anche tu. È l’ironia della nostra natura,<br />
esser certi dell’inganno e negare la ver<strong>it</strong>à.<br />
Inconsapevolmente aiutiamo i nostri<br />
carcerieri a tenerci in prigione. Come uccelli<br />
cresciuti in cattiv<strong>it</strong>à, quando il velo<br />
di Maya si alza e intravediamo la libertà, non<br />
sappiamo che farcene. Perché libertà significa<br />
staccare l’ancora, liberarsi di schemi mentali<br />
logori, dogmi socialmente acquis<strong>it</strong>i, certezze<br />
Runa Bianca 47
Il cosmo mi parla<br />
personali. È l’esser rovesciati in un mondo tutto<br />
nuovo, come l’Appeso insegna.<br />
La Via della consapevolezza non è una<br />
passeggiata. È l’unico modo di esistere, per<br />
l’anima. Muore e rinasce continuamente. Passa<br />
attraverso la sofferenza, la lotta, ed esige<br />
molto coraggio. Passa attraverso l’Amore, anche<br />
se non lo comprende appieno. Si nutre di<br />
ogni istante regalato dall’illusione del tempo.<br />
Impara.<br />
Non è un percorso lineare.<br />
Certe esperienze<br />
non sono facili da digerire.<br />
Esige una costanza<br />
e una presenza fisica e<br />
mentale impossibile da<br />
avere con le lim<strong>it</strong>azioni<br />
del corpo fisico e le<br />
trappole mentali contro<br />
cui deve continuamente<br />
lottare. Forse la trappola<br />
più pericolosa è l’inganno<br />
ad opera dei falsi<br />
messaggeri. I contattisti<br />
New Age ne sono esempio. Chi ha canali<br />
aperti e riesce a comunicare con altre realtà,<br />
deve rendersi conto di essere aperto a tutto.<br />
L’universo è pieno di ent<strong>it</strong>à che non aspettano<br />
altro che una breccia, per nutrirsi della nostra<br />
energia approf<strong>it</strong>tando dell’ingenuo desiderio<br />
di sapere dell’essere umano.<br />
Anche io sono stata spesso v<strong>it</strong>tima di queste<br />
creature, sia da parte di vis<strong>it</strong>atori astrali,<br />
sia da viaggiatori in carne e ossa, che mi hanno<br />
sovente lasciato sul corpo i segni del loro<br />
passaggio. Dopo l’esperienza di Roma, la mia<br />
nuova consapevolezza mi ha fatto risplendere<br />
come un faro, e con esso ho attirato di tutto.<br />
Ma ancora una volta ho commesso un errore,<br />
lo stesso che anni prima, mi aveva portata<br />
a giocare d’azzardo con la san<strong>it</strong>à mentale e<br />
con la v<strong>it</strong>a stessa. Mi sono gettata a capof<strong>it</strong>to<br />
nell’esplorazione della realtà separata, senza<br />
proteggermi in modo adeguato, senza informarmi,<br />
convinta di sapere esattamente cosa<br />
stavo facendo, e di avere il controllo.<br />
Prima dell’avvenimento che mi ha fatto<br />
fare cento passi indietro, c’è stato un altro<br />
viaggio a Roma.<br />
Avevo da poco conosciuto il ragazzo che<br />
Anja Zablocki<br />
poi sarebbe diventato mio mar<strong>it</strong>o, e desideravo<br />
fortemente condividere con lui ciò che<br />
stavo vivendo. Lui era mentalmente aperto e<br />
disponibile a credermi, ma senza esperienza<br />
pratica non avrebbe mai potuto farlo fino in<br />
fondo. Non sapevo se Ra’bey avrebbe accettato<br />
di dare dimostrazioni: avevo sempre vissuto<br />
i contatti in sol<strong>it</strong>udine e, a parte qualche<br />
sporadico avvenimento, nessuno ne è mai<br />
stato partecipe.<br />
Era la notte di Capodanno,<br />
e la voce di<br />
Ra’bey ha risposto alla<br />
mia richiesta.<br />
Vi facciamo un regalo<br />
adesso, ha detto, così lui<br />
potrà vedere.<br />
In quel momento è<br />
tornata in me la sensazione<br />
familiare di estraniamento.<br />
Il tempo era<br />
un abbozzo, le persone<br />
erano più “presenti”, gli<br />
oggetti avevano contorni<br />
più forti. Ho chiesto a mio mar<strong>it</strong>o di seguirmi,<br />
e come fossi guidata da un Gps, ho iniziato<br />
a percorrere i vicoli della c<strong>it</strong>tà come un<br />
automa. Dopo alcuni minuti, siamo sbucati in<br />
una piazzetta dove, sulla facciata di un palazzo,<br />
stavano proiettando immagini raffiguranti<br />
dipinti famosi e l’aria tremava per un brano<br />
del “Duetto dei fiori” di Delibes, il nostro prefer<strong>it</strong>o.<br />
Mio mar<strong>it</strong>o, incantato, rideva. Come hai<br />
fatto? Mi ha chiesto. Come facevi a saperlo?<br />
Io avevo il cuore caldo e la mente serena.<br />
Fin<strong>it</strong>o lo spettacolo, siamo andati in piazza di<br />
Spagna, dove gli ho chiesto di sedersi con me<br />
sulla scalinata ad aspettare. La piazza era stracolma<br />
di gente, camminare era quasi impossibile.<br />
Quando la voce di Ra’bey mi ha detto Ora<br />
digli di guardare in quel punto, ho spiegato a<br />
mio mar<strong>it</strong>o che cosa mi stava dicendo. Gli ho<br />
mostrato il punto della scalinata che Ra’bey<br />
mi aveva indicato e gli ho detto che, anche se<br />
lui non poteva vederli, li avrebbe percep<strong>it</strong>i, e<br />
avrebbero fatto in modo di fargli capire che<br />
esistevano davvero, e che erano li con noi.<br />
Pochi istanti più tardi, in mezzo a quella<br />
fiumana di persone, in quel preciso punto si è<br />
aperta una falla, un vuoto in cui potevano sta-<br />
48 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Il cosmo mi parla<br />
re quattro grandi persone, e nessuno vi passava.<br />
Centinaia di persone sgom<strong>it</strong>avano nella<br />
calca per riuscire a muoversi, ma nessuno<br />
osava attraversare quel piccolo punto vuoto,<br />
vi giravano invece attorno. Attraverso me,<br />
Ra’bey ha detto a mio mar<strong>it</strong>o Ora vedi l’istante.<br />
Adesso se ne vanno, ho aggiunto, e lo spazio<br />
vuoto è stato sub<strong>it</strong>o sommerso dalla calca.<br />
Sei stata brava, mi ha comunicato Ra’bey<br />
col pensiero, ti facciamo un altro piccolo regalo.<br />
Ho sorriso, ripetendo le sue parole a mio<br />
mar<strong>it</strong>o. Così siamo rimasti ancora li seduti. Un<br />
minuto più tardi, un vend<strong>it</strong>ore ambulante di<br />
rose è sbucato tra la folla e si è diretto verso<br />
di me. Mi ha porto un fiore e mio mar<strong>it</strong>o ha<br />
aperto il portafoglio per pagarlo, ma il vend<strong>it</strong>ore<br />
l’ha bloccato con una mano e sorridendo<br />
ha detto: No, questa è per lei, perchè è stata<br />
brava.<br />
Forse quella frase è stata, più di qualsiasi<br />
cosa successa quella notte, a sconvolgere mio<br />
mar<strong>it</strong>o. Anche in lui, come è stato per Jek, un<br />
nuovo sguardo, una nuova luce, un sorriso di<br />
emozione e di seren<strong>it</strong>à.<br />
Quando vedo quello sguardo di meraviglia<br />
nelle persone, anche se si accende negli<br />
occhi di uno su mille, penso valga la pena di<br />
combattere contro la cec<strong>it</strong>à del mondo.<br />
Qualche mese più tardi, mentre dormivamo<br />
in un hotel, ci siamo svegliati entrambi<br />
con un grido, scalciando nel letto. Pochi istanti<br />
prima avevamo percep<strong>it</strong>o una presenza,<br />
un’ombra enorme, una faccia che ci fissava in<br />
volto a pochi centimetri di distanza e di cui<br />
riuscivo a sentire i pensieri malevoli. Mentre<br />
mio mar<strong>it</strong>o scattava in piedi per accendere la<br />
luce, io ero seduta col cuore che martellava<br />
nel petto. Lui era bianco come un lenzuolo, e<br />
mentre cercava di rassicura-<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
AnjA zAbLocki<br />
Nasce in Bosnia nel 1981, si trasferisce<br />
in Italia a nove anni per<br />
sfuggire alla guerra civile. Fin<br />
da piccola ha esperienze di<br />
contatto coi mondi sottili. Nel<br />
1999 inizia un rapporto amichevole con enti-<br />
Anja Zablocki<br />
re se stesso controllando ogni angolo della<br />
stanza e del corridoio, continuava a chiedermi<br />
che cosa era “quella cosa” e cosa era la luce<br />
che aveva visto nel muro.<br />
Non abbiamo chiuso occhio quella notte<br />
e la sera dopo, mentre ne parlavamo a casa<br />
mia, io avevo già preso la mia decisione. Parlando<br />
a mio mar<strong>it</strong>o, e alle mie guide, ho confessato<br />
di essere troppo stanca. Prima di quel<br />
fatto non lo avevo ammesso neppure a me<br />
stessa, ma ero davvero sfin<strong>it</strong>a dai contatti,<br />
dalle esplorazioni OBE, dalle settimane senza<br />
sonno, dovendo immagazzinare quant<strong>it</strong>à<br />
enormi di dati. Questa stanchezza si era trasformata<br />
in debolezza, e la debolezza stava<br />
dando occasione a tutto ciò che c’è di peggio<br />
di manifestarsi, trovandomi impreparata<br />
a combattere. Rinunciare a tutto questo era<br />
troppo allettante, e rifugiarsi in una v<strong>it</strong>a “normale”<br />
era l’unica soluzione che mi sembrava<br />
possibile.<br />
Ho chiesto che non venisse più a disturbarmi<br />
nessuno, ho chiuso il canale di comunicazione,<br />
e mi sono addormentata nella mia<br />
personale cripta sigillata. Ra’bey si è r<strong>it</strong>irato,<br />
dicendo che capiva la mia necess<strong>it</strong>à di riposo,<br />
e che per un po’ non mi avrebbe più cercata.<br />
In quel momento, la stanza è stata illuminata<br />
da un abbagliante lampo. Mio mar<strong>it</strong>o ha<br />
chiesto cosa fosse. Nulla, gli ho risposto, non<br />
ci sarà più nulla da oggi in poi.<br />
La pausa è durata quasi cinque anni: un<br />
coma dove vivevo nell’illusione di un sogno,<br />
ed ero riusc<strong>it</strong>a a costruirmi un mondo, una<br />
v<strong>it</strong>a, che ricalcavano ciò che io credevo fosse<br />
normal<strong>it</strong>à; una norma che piano piano mi stava<br />
consumando, indebolendo, ammalando.<br />
Poi, una notte, una voce metallica che conoscevo<br />
molto bene, era tornata a sussurrare<br />
nella mente: È ora di svegliarsi, figlia.<br />
tà provenienti da un’altra dimensione, con le<br />
quali condivide un percorso evolutivo. Da un<br />
paio d’anni frequenta il forum di Nexus (forum.<br />
nexusedizioni. <strong>it</strong>) di cui diviene moderatrice col<br />
nickname di Ressay. Le sue esperienze son state<br />
oggetto di discussione in alcune trasmissioni<br />
televisive tra cui “mistero” Italia1.<br />
Runa Bianca 49
Il leone rosso<br />
Elisir di v<strong>it</strong>a eterno<br />
Maria Szepes<br />
DISPONIBILE<br />
IN LIBRERIA<br />
Si può vivere in eterno?<br />
Un uomo misterioso, che si presenta come Adam Cadmon, consegna<br />
ad uno studioso il manoscr<strong>it</strong>to di una storia fantastica: quella di Hans<br />
Burgner, giovane tedesco che nel XVI secolo diviene allievo di Anselmus<br />
Rochard, un alchimista che possiede il segreto dell’Elisir di V<strong>it</strong>a Eterna.
Le radici di una scienza antica<br />
Il simbolismo della Piramide<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
di Antonio Crasto<br />
tempo di lettura 8 minuti<br />
Runa Bianca 51
Il simbolismo della Piramide<br />
Simbolismo<br />
Vari studiosi r<strong>it</strong>engono molto probabile<br />
che durante il Paleol<strong>it</strong>ico Superiore sia esist<strong>it</strong>a<br />
una civiltà molto evoluta, civiltà che sarebbe<br />
stata distrutta da una serie di cataclismi.<br />
Alcuni studi scientifici portano a ipotizzare<br />
che il centro di questa civiltà fosse la regione<br />
sudorientale asiatica, la vastissima regione<br />
della penisola indocinese, quella che però risulterebbe<br />
considerando un abbassamento<br />
del livello medio dei mari di circa 150 metri.<br />
Questa civiltà dell’Era Glaciale sembra richiamata<br />
dai m<strong>it</strong>i della leggendaria civiltà di<br />
Mu dell’Oceano Pacifico, ma anche delle leggendarie<br />
civiltà delle Americhe e di Atlantide.<br />
Si r<strong>it</strong>iene, infatti, possibile che l’antichissima<br />
civiltà si sia propagata dalla regione<br />
asiatica a Est e a Ovest, mantenendosi forse<br />
nella fascia tropicale, quella che a causa del<br />
clima rigido dell’Era Glaciale risultava la sola<br />
a essere ab<strong>it</strong>abile con una certa possibil<strong>it</strong>à di<br />
sviluppo.<br />
R<strong>it</strong>engo probabile che questa antichissima<br />
civiltà abbia sviluppato una religione che<br />
Antonio Crasto<br />
venerava un solo Dio creatore e che abbia ripreso<br />
il concetto della terna familiare: padre,<br />
madre e figlio, per assegnare al dio creatore<br />
tre valenze, tre distinte volontà nella creazione.<br />
Potrebbe esser nato dunque moltissimi<br />
millenni fa il concetto della trin<strong>it</strong>à divina, concetto<br />
che sarebbe stato espresso numericamente<br />
dal numero 3 e geometricamente dal<br />
triangolo.<br />
Seguendo questo simbolismo numerale<br />
e/o geometrico, r<strong>it</strong>engo che l’idea della creazione<br />
nelle quattro direzioni cardinali abbia<br />
portato ad associare al creato e all’uman<strong>it</strong>à il<br />
numero 4 e il quadrato.<br />
Questi simbolismi potevano dunque essere<br />
riassunti geometricamente dalla rappresentazione<br />
di un triangolo costru<strong>it</strong>o sopra<br />
un lato di un quadrato e la rappresentazione<br />
avrebbe così simboleggiato il dominio del<br />
Creatore sulla Terra e sull’Uman<strong>it</strong>à.<br />
Ovviamente il passo successivo sarebbe<br />
stato la rappresentazione tridimensionale di<br />
questo concetto, per cui sembra logico pensare<br />
che l’antichissima civiltà abbia considerato<br />
la piramide. La trin<strong>it</strong>à del Creatore, espressa<br />
dal triangolo, sarebbe stata così considerata<br />
SUGGESTIVA IMMAGINE DELLE TRE PIRAMIDI PRINCIPALI DELLA PIANA DI GIZA<br />
52 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Il simbolismo della Piramide<br />
in tutte le quattro direzioni cardinali e il dominio<br />
del Creatore sull’Uman<strong>it</strong>à sarebbe stato<br />
rappresentato dalla piramide sovrastante il<br />
quadrato di base o se vogliamo un ipotetico<br />
cubo sottostante la piramide.<br />
Alla luce di queste possibil<strong>it</strong>à, risulta consequenziale<br />
che le antiche civiltà abbiano<br />
edificato piramidi quale omaggio al Dio creatore.<br />
Questo concetto religioso sarebbe stato<br />
poi esportato nelle terre in cui l’antichissima<br />
civiltà si estese e il concetto religioso sarebbe<br />
stato tramandato alle civiltà che nacquero<br />
dopo la fine dell’Era Glaciale.<br />
Questa interpretazione logica spiega dunque<br />
come mai in vari continenti e in epoche<br />
differenti furono edificati monumenti o templi<br />
a forma piramidale e spiega soprattutto<br />
come questi monumenti abbiano sempre<br />
avuto una valenza sacra e furono spesso associati<br />
a cerimonie religiose.<br />
La sacral<strong>it</strong>à della piramide e il suo collegamento<br />
al Dio creatore spiega anche perché<br />
esse furono edificate in particolari momenti<br />
di crisi di una civiltà, al fine di rendere omaggio<br />
al Creatore e ottenere l’intercessione divina.<br />
LA PIRAMIDE A GRADONI DI DJOSER<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
Antonio Crasto<br />
Questa spiegazione non è stata finora<br />
considerata dagli archeologi né dagli studiosi<br />
della antiche religioni.<br />
Il mistero della comparsa di piramidi in<br />
vari continenti e in periodi differenti è stato<br />
risolto ipotizzando che la piramide fosse la<br />
costruzione più facile da realizzare e che la<br />
loro costruzione in differenti local<strong>it</strong>à fu puramente<br />
casuale.<br />
A parte che questa spiegazione semplicistica<br />
non entra nel mer<strong>it</strong>o della sacral<strong>it</strong>à del<br />
monumento, si r<strong>it</strong>iene che la spiegazione<br />
pecchi anche da un punto di vista ingegneristico.<br />
Non è infatti vero che sia facile edificare<br />
una costruzione piramidale, realizzando<br />
quattro facce che abbiano la stessa inclinazione.<br />
Sembra molto più semplice edificare un<br />
cubo o un parallelepipedo, posizionando un<br />
blocco su l’altro e aiutandosi per la vertical<strong>it</strong>à<br />
con un semplice filo a piombo.<br />
Le piramidi in Eg<strong>it</strong>to<br />
Nella terra dei faraoni le piramidi comparvero<br />
agli inizi della III dinastia. Fu infatti il fa-<br />
Runa Bianca 53
Il simbolismo della Piramide Antonio Crasto<br />
IN ALTO LE COSTELLAZIONI ODIERNE. IN BASSO<br />
LE PROBABILI COSTELLAZIONI EGIZIE SECONDO<br />
ANTONIO CRASTO<br />
54 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Il simbolismo della Piramide Antonio Crasto<br />
LO ZODIACO DI DENDERA<br />
raone Djoser che edificò la prima piramide a<br />
gradoni nella necropoli reale di Saqqara, nel<br />
deserto di fronte alla cap<strong>it</strong>ale Menphy.<br />
Gli studiosi sono tutti d’accordo sul fatto<br />
che la piramide fu realizzata come sovrapposizione<br />
ideale di varie mastabe, il monumento<br />
funebre a forma di parallelepipedo, fino ad allora<br />
utilizzato come sepoltura dei personaggi<br />
di una certa importanza.<br />
Gli studiosi non sanno però giustificare<br />
questa eccezionale innovazione arch<strong>it</strong>ettonica.<br />
Non avendo considerato un simbolismo<br />
religioso connesso al Creatore, gli Eg<strong>it</strong>tologi<br />
non hanno saputo considerare che Djoser<br />
potrebbe aver ideato un grandioso progetto<br />
arch<strong>it</strong>ettonico, da realizzare nel corso di varie<br />
centinaia di anni e che avrebbe reso omaggio<br />
al Dio creatore, nella speranza che questo<br />
omaggio prolungato nel tempo valesse a<br />
esorcizzare nuove catastrofi in Eg<strong>it</strong>to.<br />
R<strong>it</strong>engo infatti molto probabile che l’Era<br />
Glaciale sia terminata a segu<strong>it</strong>o di varie catastrofi,<br />
che la scienza ha oggi individuato dai<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
loro effetti: rapida rottura e scioglimento di<br />
estese zone di ghiacci dell’America settentrionale<br />
e/o dell’Europa, immissione violenta<br />
di molte tonnellate di ghiacci nell’Oceano Atlantico<br />
con conseguente formazione di impetuosi<br />
tsunami, che avrebbero percorso l’Oceano<br />
formando onde gigantesche.<br />
Questi effetti avrebbero portato a un rapido<br />
sollevamento dei mari, conseguente inondazione<br />
delle zone costiere e distruzione dei<br />
villaggi e/o c<strong>it</strong>tà edificati lungo le coste. Gli<br />
studi geologici portano a considerare 4 catastrofi,<br />
grosso modo databili intorno al 12000,<br />
9500, 6000 e 5500 a.C.<br />
L’ultima catastrofe potrebbe aver determinato<br />
l’idea del Diluvio Universale riportata<br />
da molte antiche culture: Sumeri, Babilonesi,<br />
Ebrei, ecc.<br />
Questa teoria giustifica la regressione delle<br />
antiche civiltà e le varie fasi d’evoluzione<br />
dell’Uman<strong>it</strong>à. I successivi periodi evolutivi: Paleol<strong>it</strong>ico<br />
Superiore, Mesol<strong>it</strong>ico e Neol<strong>it</strong>ico non<br />
sarebbero dunque delle fasi di evoluzione<br />
Runa Bianca 55
Il simbolismo della Piramide Antonio Crasto<br />
Livello del mare rispetto al valore attuale (metri)<br />
SOLLEVAMENTO DEI MARI A CAUSA DEI TRE DILUVI<br />
crescente, ma dei periodi in cui l’evoluzione<br />
dovette ripartire pressoché da zero. Gli Egizi<br />
potrebbero dunque aver vissuto con il ricordo<br />
o l’incubo di catastrofi immani che per più<br />
volte distrussero le loro terre.<br />
La lunga cronologia egizia, da me rivis<strong>it</strong>ata<br />
sulla base dei dati dello storico egizio /<br />
tolemaico Manetone, dati pervenutici grazie<br />
all’opera di alcuni storici: Giuseppe Flavio,<br />
Giulio Sesto Africano ed Eusebio da Cesarea,<br />
inquadra la fine della II dinastia egizia intorno<br />
al 3300 a.C., mentre le cronologie cortissime,<br />
generalmente oggi proposte, datano la fine<br />
di questa dinastia intorno al 2780 a.C.<br />
Ebbene alcuni studi di geologia sembrano<br />
suggerire che proprio intorno al 3300 - 3200<br />
a.C. possa essersi verificata una nuova catastrofe.<br />
La caduta di un grosso meteor<strong>it</strong>e in<br />
Mesopotamia o di vari suoi frammenti fra il<br />
Med<strong>it</strong>erraneo orientale e l’Asia occidentale.<br />
È probabile che un frammento di questo<br />
migliaia di anni a.C.<br />
grosso meteor<strong>it</strong>e sia caduto in Eg<strong>it</strong>to e che<br />
abbia causato danni abbastanza gravi da determinare<br />
uno sconvolgimento dinastico e la<br />
fine della II dinastia.<br />
Anche volendo lim<strong>it</strong>arci ai riscontri geologici,<br />
si potrebbe considerare che il meteor<strong>it</strong>e<br />
sia caduto in Mesopotamia e che l’Eg<strong>it</strong>to abbia<br />
sub<strong>it</strong>o gli effetti climatologici determinati<br />
dalla catastrofe.<br />
Un riscontro di questi avvenimenti si ricava<br />
sia da rappresentazioni di gente scheletrica in<br />
monumenti a Saqqara sia da quanto riportato<br />
sulla Stele della Carestia, che, per quanto di<br />
datazione tarda, riporta la storia di una tremenda<br />
carestia accaduta durante il regno del<br />
faraone Djoser.<br />
Possiamo dunque ipotizzare che i sacerdoti<br />
egizi abbiano ricordato le drammatiche<br />
catastrofi precedenti e abbiano considerato il<br />
nuovo evento come un nuovo castigo divino.<br />
Sembra dunque molto probabile che il<br />
56 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Il simbolismo della Piramide Antonio Crasto<br />
faraone Djoser abbia voluto ideare un vasto<br />
programma di edificazione di vari monumenti<br />
piramidali quale omaggio al Creatore, al<br />
fine di ottenere l’intercessione divina per le<br />
sorti dell’Eg<strong>it</strong>to.<br />
Djoser potrebbe così aver ideato un programma<br />
di edificazione di varie piramidi,<br />
che corrispondessero alle stelle principali di<br />
alcune costellazioni nelle quali i sacerdoti /<br />
astronomi egizi avevano immaginato la rappresentazione<br />
di alcune divin<strong>it</strong>à connesse al<br />
m<strong>it</strong>o di Osiride.<br />
Progetto un<strong>it</strong>ario<br />
Senza addentrarci nella descrizione del<br />
m<strong>it</strong>o di Osiride, che tratteremo in un prossimo<br />
articolo, r<strong>it</strong>engo che gli Egizi abbiano<br />
considerato una rappresentazione stellare<br />
dei personaggi del m<strong>it</strong>o in differenti costellazioni<br />
del cielo boreale, nella particolare regione<br />
a Ovest della via Lattea.<br />
Alla luce della rappresentazione dello zodiaco<br />
circolare di Dendera (nel riquadro delle<br />
immagini), in cui si evidenzia la figura del falco<br />
Horus posizionato su un piedistallo (obelisco<br />
o pianta di papiro), r<strong>it</strong>engo molto probabile<br />
che gli Egizi abbiano visto: il dio Osiride<br />
nella costellazione di Orione, la dea Iside nella<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
Antonio crAsto<br />
Nasce a Mogoro (OR) il<br />
1/7/1944. Vive a Cagliari fino al<br />
1° anno di Univers<strong>it</strong>à e quindi<br />
si trasferisce, per seguire la sua<br />
famiglia, a Torino, dove si laurea<br />
in Fisica. Ufficiale geofisico – meteorologo<br />
dell’A.M., si specializza in Fisica dell’Atmosfera<br />
e presta servizio in varie sedi in Italia: Vigna di<br />
Valle, Milano, Cagliari, Perdasdefogu e Roma.<br />
Appassionato di storia delle antiche civiltà ha<br />
centrato le sue ricerche sull’antichissima civiltà<br />
egizia. I suoi lunghi studi lo hanno portato<br />
a una clamorosa scoperta scientifica in mer<strong>it</strong>o<br />
ai calendari e la cronologia egizia, scoperta divulgata<br />
nel suo primo saggio sull’antico Eg<strong>it</strong>to<br />
costellazione del Cane Maggiore e in particolare<br />
nella luminosa stella Sirio, il dio Horus,<br />
figlio di Iside e Osiride, in una costellazione<br />
formata dalle stelle dell’attuale Auriga, quelle<br />
occidentali dei Gemelli e quelle della costellazione<br />
dell’Unicorno, gli dei Shu, Tefnut, Geb<br />
e Nut nelle stelle alfa e beta dei Gemelli e del<br />
Cane Minore, il dio Atum nella costellazione<br />
del Leone, il dio Seth nella costellazione del<br />
Toro e infine il dio Thot nelle stelle delle attuali<br />
costellazioni di Perseo e Andromeda.<br />
R<strong>it</strong>engo ancora probabile che Djoser abbia<br />
progettato la trasposizione delle stelle<br />
principali di alcuni personaggi celesti: Osiride,<br />
Horus e Thot in una serie di piramidi del<br />
deserto occidentale, lasciando ovviamente la<br />
scelta dell’elemento piramidale da realizzare<br />
alla volontà dei singoli faraoni, a seconda delle<br />
aspettative di v<strong>it</strong>a e dei mezzi economici a<br />
disposizione.<br />
R<strong>it</strong>engo infine che le dimensioni e/o la<br />
prezios<strong>it</strong>à delle piramidi avrebbe rispecchiato<br />
in qualche modo l’importanza, secondo la<br />
magn<strong>it</strong>udine o il simbolismo religioso, della<br />
stella scelta per la correlazione piramidale.<br />
Alla luce di questa ipotesi, Djoser avrebbe<br />
deciso di edificare la prima piramide del<br />
grandioso progetto, quale elemento corrispondente<br />
al corpo del grande Falco celeste,<br />
l’attuale stella gamma dei Gemelli, Alhena.<br />
Hassaleh. L’occhio di Horus. Manetone aveva ragione!<br />
(Ugiat, 2007). Sulla spinta del notevole<br />
interesse destato dal suo lavoro scientifico,<br />
Crasto ha pubblicato di recente il nuovo saggio<br />
Dendera. La sacra terra della dea (Ugiat, 2011)<br />
nel quale esplora i misteri<br />
del tempio di Dendera, approfondendo<br />
in particolare:<br />
la cosmogonia, l’astronomia<br />
e la religione egizia.<br />
Dendera. La sacra<br />
terra della dea<br />
Ugiat, 2011<br />
vai scheda libro >><br />
Runa Bianca 57
Non ci hanno raccontato tutto e nemmeno il vero<br />
La Bibbia svelata<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
di Mauro Biglino<br />
g<br />
tempo di lettura 6 minuti<br />
Runa Bianca 59
La Bibbia svelata<br />
La Bibbia è stata oggetto di svariate<br />
chiavi di lettura e questi diversi approcci<br />
hanno prodotto interpretazioni<br />
teologiche, allegoriche, metaforiche, teosofiche,<br />
antroposofiche, esoterico-iniziatiche,<br />
psicanal<strong>it</strong>iche, sociologiche...<br />
Ogni interpretazione è stata condizionata<br />
dalle idee e dagli obiettivi dei vari<br />
commentatori che hanno sempre fatto<br />
in modo di trovare nei testi conferme<br />
alle dottrine o idee che essi stessi<br />
hanno elaborato e sulle quali sono state costru<strong>it</strong>e<br />
intere strutture di potere finalizzate al<br />
controllo sistematico delle coscienze per motivi<br />
spesso non solo spir<strong>it</strong>uali.<br />
Le final<strong>it</strong>à degli interpreti piegano<br />
il testo e rielaborano i significati alla<br />
luce di dottrine la cui origine appare essere<br />
addir<strong>it</strong>tura esterna ai testi stessi e<br />
talvolta neppure con quelli coerente.<br />
Spesso la realtà si prende una sorta di rivinc<strong>it</strong>a,<br />
tende a superare la volontà interpretativa<br />
e si impone anche contro chi la vuole ricondurre<br />
nei binari necessari alla diffusione delle<br />
ver<strong>it</strong>à che si intendono veicolare...<br />
Rashi de Troyes - uno dei massimi esegeti<br />
ebrei (X-XI sec d.C.) – era consapevole di questo<br />
problema che è determinante agli effetti<br />
Mauro Biglino<br />
di quanto qui diremo, sulla base di contenuti<br />
che derivano esclusivamente da traduzioni<br />
letterali della Bibbia derivante dal testo più<br />
antico ed universalmente accettato: il Codice<br />
di Leningrado.<br />
Rashy affermò che alle parole della Toràh<br />
si possono attribuire anche 70 significati<br />
diversi, ma c’è un significato che queste<br />
parole non possono non avere ed è quello<br />
letterale (peshat) cioè il significato semplice<br />
accompagnato dalla sua spiegazione,<br />
cui seguono (remètz) l’indizio, (derùsh)<br />
l’interpretazione omiletica e (sod) la cabbala.<br />
Si tratta quindi di provare a pensare che<br />
gli autori biblici ci abbiano voluto dire ‘esattamentÈ<br />
ciò che ci hanno detto, senza messaggi<br />
particolari, senza contenuti celati in codici,<br />
senza misteri da svelare: rispettiamo così<br />
anche le parole dello stesso Elohìm chiamato<br />
Yahwèh che affermò di parlare faccia a faccia<br />
e non per enigmi (Nm 12, 8). Facciamo quindi<br />
un esercizio inusuale e consideriamo l’Antico<br />
Testamento come un libro di storia, un testo<br />
in cui vari autori di un popolo hanno voluto<br />
raccontare la loro saga. Così facendo dobbiamo<br />
attribuire a quel testo le caratteristiche di<br />
ogni lavoro storiografico e considerare quindi<br />
che contiene delle ver<strong>it</strong>à, ma anche delle fal-<br />
60 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
La Bibbia svelata<br />
s<strong>it</strong>à, degli errori, delle dimenticanze accidentali<br />
o volute; certi eventi saranno enfatizzati<br />
ed altri sottaciuti, magari interpretati in funzione<br />
degli obiettivi e dei messaggi che si intendeva<br />
veicolare.<br />
Abbiamo defin<strong>it</strong>o inusuale questa scelta<br />
perché sappiamo che chi si accinge a presentare<br />
i significati dei testi biblici (teologo, cabalista<br />
od esoterista che sia) tende spesso a<br />
seguire un atteggiamento che lo porta a dire:<br />
“quando la Bibbia dice questo in realtà vuol<br />
dire che...”.<br />
Noi per una volta “fingiamo” invece di pensare<br />
che il significato sia proprio quello trasmesso<br />
dagli autori e così facendo si costruisce<br />
una visione di insieme che non richiede<br />
l’utilizzo di categorie interpretative particolari<br />
come “il mistero della fede” o il “nascondimento<br />
esoterico/iniziatico o ancora” l’illuminazione<br />
mistica” che hanno portato nella<br />
storia esegetica tante versioni quante sono<br />
le categorie mentali di coloro che se ne sono<br />
occupati.<br />
Va ricordato inoltre che una delle caratteristiche<br />
fondamentali ed ovvie di ogni testo è<br />
la seguente: gli autori scrivono utilizzando le<br />
categorie culturali, concettuali e linguistiche<br />
di cui dispongono. Ogni autore impiega ne-<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
Mauro Biglino<br />
cessariamente gli strumenti di comunicazione<br />
che il suo tempo gli mette a disposizione;<br />
non potrà quindi usare termini che ancora<br />
non esistono per descrivere realtà nuove e<br />
strabilianti per lui e per chi lo leggerà.<br />
Abbiamo quindi una duplice premessa<br />
metodologica: importanza del significato<br />
letterale del testo e storicizzazione degli strumenti<br />
di comunicazione usati da chi scriveva.<br />
Precisiamo questi aspetti perché cost<strong>it</strong>uiscono<br />
un elemento peculiare che differenzia<br />
questa rappresentazione della Bibbia da<br />
quella della Chiesa che invece tende a reinterpretare<br />
in chiave dottrinale ciò che appare<br />
astruso o comunque non in linea con il messaggio<br />
dogmatico veicolato da due millenni.<br />
Rispettando Rashi de Troyes traduciamo il<br />
testo nel significato letterale sapendo che gli<br />
autori biblici dovevano fare uso delle espressioni<br />
del linguaggio appartenente a quel periodo<br />
e a quel particolare contesto culturale;<br />
avevano la necess<strong>it</strong>à di raccontare a persone<br />
non certo dotate di una ampia cultura eventi<br />
che erano di ordine diverso rispetto alla normal<strong>it</strong>à,<br />
fenomeni che sembravano superare le<br />
conoscenze e le capac<strong>it</strong>à di comprensione di<br />
un popolo nomade o seminomade. Tutto ciò<br />
che era inerente al volo veniva quindi defin<strong>it</strong>o<br />
Runa Bianca 61
La Bibbia svelata<br />
con la terminologia propria del mondo degli<br />
“uccelli”; tutto ciò che attraversava velocemente<br />
l’aria non poteva che essere descr<strong>it</strong>to<br />
come una forma di “vento” (ruàch: termine<br />
il cui significato si è evoluto fino ad acquisire<br />
poi il valore astratto di “spir<strong>it</strong>o”); tutto ciò<br />
che emetteva una qualche forma di energia<br />
visibile era defin<strong>it</strong>o “ardente o infuocato”; gli<br />
improvvisi getti o riflessi di luce erano necessariamente<br />
“lampi”; ogni rombo, frastuono<br />
o rumore prodotto da un qualunque mezzo<br />
veniva identificato con il “tuono” o con il suono<br />
prodotto da grandi masse di acqua; ogni<br />
strumento di osservazione, magari di forma<br />
tondeggiante, era evidentemente un “occhio”,<br />
e così via...<br />
La traduzione letterale della Bibbia nella<br />
forma più antica defin<strong>it</strong>a dai masoreti (i<br />
custodi della tradizione) porta, sulla base di<br />
quanto appena detto, a fare delle <strong>scoperte</strong> di<br />
non poco conto. Lo strabiliante (ciò che desta<br />
meraviglia) appare ai nostri occhi e ci rivela<br />
anche l’inatteso che trova conferme dirette<br />
e indirette. La traduzione letterale condotta<br />
sulla Bibbia Stuttgartensia consente di riscontrare<br />
ciò che non è stato mai raccontato<br />
con sufficiente chiarezza o che addir<strong>it</strong>tura è<br />
stato raccontano con deliberata volontà di<br />
nascondimento; anni di traduzioni hanno fatto<br />
maturare nel traduttore delle convinzioni<br />
MAuro bigLino<br />
Realizzatore di numerosi prodotti<br />
multimediali di carattere<br />
storico, culturale e didattico per<br />
importanti case ed<strong>it</strong>rici <strong>it</strong>aliane,<br />
collaboratore di riviste, studioso<br />
di storia delle religioni, è traduttore di ebraico<br />
antico per conto delle Edizioni San Paolo: dalla<br />
Bibbia stuttgartensia (Codice di Leningrado)<br />
ha tradotto 23 libri dell’Antico Testamento di<br />
cui 17 già pubblicati. Da circa 30 anni si occupa<br />
dei cosiddetti testi sacri nella convinzione che<br />
solo la conoscenza e l’analisi diretta di ciò che<br />
hanno scr<strong>it</strong>to gli antichi redattori possa aiutare<br />
a comprendere veramente il pensiero religioso<br />
formulato dall’uman<strong>it</strong>à nella sua storia. <strong>Tra</strong> i<br />
Mauro Biglino<br />
precise.<br />
Va detto che il sottoscr<strong>it</strong>to traduttore - autore<br />
del libro e del presente articolo - non è<br />
un ufologo tanto meno un contattista, non<br />
ha mai visto un UFO in v<strong>it</strong>a sua - anche se da<br />
sempre vive sotto il monte ufologico per eccellenza<br />
(il Musiné) - non se ne è mai occupato<br />
e quindi pensa che sia utile introdurre<br />
qui le parole di un teologo, Mons. Corrado<br />
Balducci – portavoce del Vaticano per il tema<br />
degli extraterrestri – il quale ha sostenuto che<br />
gli Alieni esistono e che la Bibbia li conosceva<br />
senza alcun dubbio!<br />
Conosciamo i molti testi che affrontano la<br />
possibil<strong>it</strong>à di contatti con civiltà extraterrestri<br />
e che tali contatti siano all’origine della nostra<br />
nasc<strong>it</strong>a e della nostra evoluzione: questa produzione<br />
libraria talvolta c<strong>it</strong>a e analizza passi<br />
dell’Antico Testamento sulla base delle versioni<br />
della Bibbia che tutti possediamo.<br />
Ma la traduzione letterale dell’antico testo<br />
ebraico ci ha rivelato che abbiamo la possibil<strong>it</strong>à<br />
di saperne di più, di avere riscontri ancora<br />
più significativi, di trovare conferme concrete<br />
alle parole di Mons. Balducci, ma anche di andare<br />
ben oltre ciò che egli stesso affermava e<br />
a cui forse non pensava, perché era sempre e<br />
comunque un sacerdote legato alle dottrine<br />
della sua Chiesa madre.<br />
suoi libri ricordiamo: Resurrezione reincarnazione.<br />
Favole consolatorie o realtà? Una ricerca per<br />
liberi pensatori (Infin<strong>it</strong>o Records, 2009), Chiesa<br />
romana cattolica e massoneria. Realmente così<br />
diverse? Una ricerca per liberi<br />
pensatori (Infin<strong>it</strong>o Records,<br />
2009) e...<br />
Il libro che cambierà<br />
per sempre le nostre<br />
idee sulla Bibbia<br />
Infin<strong>it</strong>o Records, 2010<br />
vai scheda libro >><br />
62 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Riflessioni sulla cometa avvistata ai tempi di Gesù<br />
La Stella di Betlemme era un<br />
UFO?<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
di Vincenzo Di Gregorio<br />
g<br />
tempo di lettura 12 minuti<br />
Runa Bianca 63
La Stella di Betlemme era un UFO?<br />
Vi sono storie che ci vengono<br />
raccontate sin dai primi anni della<br />
nostra v<strong>it</strong>a. Storie che per il loro<br />
fascino rimangono fissate nella nostra<br />
memoria per sempre. Una di queste è<br />
sicuramente la storia/leggenda della “stella<br />
di Betlemme”, la stella cioè che muovendosi<br />
nel cielo e precedendo i “Re Magi” nel loro<br />
cammino, li condusse davanti alla grotta di<br />
Betlemme ad adorare Gesù bambino.<br />
La dic<strong>it</strong>ura comunemente più diffusa<br />
per indicare la stella di Betlemme è la<br />
contradd<strong>it</strong>toria “stella cometa”. La veridic<strong>it</strong>à<br />
del racconto è discussa. Storici non-cristiani<br />
e alcuni biblisti cristiani lo vedono come un<br />
dettaglio di un racconto Midrashico, altri<br />
biblisti cristiani ne ammettono l’attendibil<strong>it</strong>à<br />
storica.<br />
Molti han provato a dare delle spiegazioni<br />
“razionali” a questa strana stella che “si muove”<br />
e che per questo gli è stato attribu<strong>it</strong>o<br />
l’ep<strong>it</strong>eto di “cometa”. Altri hanno<br />
ipotizzato che non fosse una cometa<br />
ma bensì la congiunzione di più pianeti<br />
(Giove, Venere, Saturno, avvenuta nel 7<br />
a.C.) che avvicinandosi tra loro avessero<br />
dato l’impressione che si fosse formata<br />
dal nulla una “nuova stella”.<br />
Altri, abbandonando qualsiasi<br />
tentativo di una spiegazione razionale,<br />
si son lim<strong>it</strong>ati ad attribuirle un valore<br />
esclusivamente simbolico.<br />
In fondo una stella che appare dal<br />
nulla non è altro che il simbolo di una<br />
luce, che appare nella notte. La luce che<br />
illumina le tenebre.<br />
Cristo, cioè il Dio che viene sulla Terra<br />
incarnandosi nel corpo di un bambino,<br />
non è altro che la Luce che viene per<br />
illuminare le tenebre del mondo.<br />
Ecco quindi che la stessa Stella<br />
Cometa non è altro che il simbolo di<br />
Gesù stesso.<br />
Così i Re Magi che vengono da paesi<br />
lontani ad ossequiare il bambino-Dio<br />
non sarebbero realmente esist<strong>it</strong>i, ma<br />
sarebbero anche loro il simbolo del fatto che<br />
Gesù sia venuto per tutti, sia per gli ebrei sia<br />
per i “gentili”, cioè tutti i non ebrei.<br />
...e se non fosse vero?<br />
Vincenzo Di Gregorio<br />
...e se tutto quello che ci viene descr<strong>it</strong>to<br />
nella Bibbia fosse il ricordo di un fatto<br />
realmente accaduto, riconosciuto da sub<strong>it</strong>o<br />
come un evento eccezionale non naturale<br />
e che essendo nel Cielo, è stato ovviamente<br />
attribu<strong>it</strong>o alla sfera del divino?<br />
Anche se con queste note non si<br />
raggiungeranno certezze, r<strong>it</strong>engo sia “cosa<br />
buona e giusta” porsi il problema ed analizzare<br />
la questione con razional<strong>it</strong>à, ma anche con un<br />
pizzico di umorismo (che non guasta mai). Ma<br />
vediamo cosa ci racconta la Bibbia. Chi erano<br />
i “Re Magi”?<br />
Non si sa con esattezza, ma secondo<br />
il Vangelo di Matteo (Mt 2, 1 – 12) furono<br />
coloro che seguendo “il suo astro” giunsero<br />
da Oriente a Gerusalemme per adorare il<br />
bambino Gesù. Si r<strong>it</strong>iene che fossero degli<br />
scienziati specializzati nell’astronomia e<br />
sacerdoti zoroastriani, gli unici in grado di<br />
L’ADORAZIONE DEI MAGI AFFRESCO DI GIOTTO A PADOVA<br />
riconoscere nell’osservazione del cielo che<br />
improvvisamente era sorta una nuova stella.<br />
Ci sono stati tramandati anche dei nomi<br />
dalla tradizione popolare, raccolti nel Vangelo<br />
64 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
La Stella di Betlemme era un UFO?<br />
armeno dell’infanzia, che li chiama Melchiorre,<br />
Baldassarre e Gaspare.<br />
La stessa tradizione popolare ci indica<br />
anche che uno di loro avesse la pelle scura,<br />
probabilmente originario dall’Africa. Ma da<br />
che paesi provenivano?<br />
Anche qui le informazioni sono scarse,<br />
in quanto ci viene detto che venivano<br />
genericamente “Da Oriente”... e ad oriente vi<br />
erano le civiltà maggiormente evolute nelle<br />
scienze astronomiche ( assiri/babilonesi )...<br />
ma validissimi astronomi vi erano anche in<br />
Eg<strong>it</strong>to. Forse da lì che proveniva il “re magio”<br />
con la “pelle scura” africana.<br />
Ma riepiloghiamo brevemente i fatti<br />
tramandataci. Questi scienziati astronomi,<br />
ognuno dal proprio paese, vedono che nel<br />
cielo è improvvisamente era apparsa una<br />
nuova stella... e cosa fanno? Decidono tutti<br />
e tre autonomamente di organizzare una<br />
spedizione per andare a osservarla meglio,<br />
andandoci incontro.<br />
Si credeva a quei tempi che l’apparizione<br />
di una nuova stella in cielo indicasse la nasc<strong>it</strong>a<br />
di un nuovo re. I Re Magi quindi, dovendosi<br />
recare in un paese straniero per osservare<br />
la stella, potevano trovarsi a dover essere<br />
Direzione NORD stella Polare<br />
Vincenzo Di Gregorio<br />
ricevuti nella corte del nuovo Re e per un<br />
elementare segno di buona creanza, si erano<br />
portati dietro ognuno un dono di natura<br />
“regale” (oro, incenso e mirra).<br />
Ma la stranezza vuole che giunti alle porte<br />
del paese (Palestina) pur giungendo da<br />
luoghi diversi, si incontrano, si riconoscono<br />
e appurato che erano giunti lì tutti e tre per<br />
lo stesso scopo, decidono di fare da quel<br />
momento in poi lo stesso percorso insieme.<br />
La stella da questo momento ci viene<br />
descr<strong>it</strong>ta come una stella “anomala” e dotata<br />
di una proprietà “magica”... si muoveva<br />
davanti a loro rispetto al piano delle stelle<br />
fisse indicandogli la direzione del Cammino...<br />
ma anche indicandogli il luogo dove era il<br />
re-bambino (la grotta di Betlem)... da un suo<br />
altro strano comportamento... perché una<br />
volta giunti alla grotta di Betlemme, la stella<br />
si fermò e da quel fatto i re magi capirono che<br />
erano arrivati a destinazione.<br />
Questo racconto che, ripeto, ci viene<br />
narrato con alcune varianti sin da bambini,<br />
se analizzato con la logica della mente e non<br />
dello spir<strong>it</strong>o o del simbolo, rivela molte strane<br />
ma interessanti contraddizioni.<br />
Molte cose stonano, non quadrano... sono<br />
Direzione convergente in caso<br />
di oggetto posto in orb<strong>it</strong>a<br />
geostazionaria<br />
LA STELLA FU UN OGGETTO POSTO IN ORBITA GEOSTAZIONARIA COME DIMOSTRATO DALL’IMMAGINE<br />
DI DESTRA. TALE POSIZIONE AVREBBE PERMESSO UNA DIREZIONE CONVERGENTE NEL PERCORSO DEI<br />
MAGI. SE L’OGGETTO FOSSE STATA UNA VERA COMETA, E SUL PIANO DELLE STELLE FISSE, I TRE SAPIENTI<br />
NON SI SAREBBERO MAI POTUTI INCONTRARE<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
Runa Bianca 65
La Stella di Betlemme era un UFO?<br />
tasselli di un mosaico che non possono essere<br />
spiegati con le conoscenze astronomiche<br />
“tradizionali”... ma tutti i tasselli si incastrano<br />
qualora si ipotizza una soluzione “non<br />
tradizionale”. Ma partiamo con ordine dalla<br />
prima contraddizione.<br />
I Re Magi erano dei valenti astronomi<br />
e l’astronomia a quei tempi, per calcolare<br />
le eclissi luna/sole o le fasi delle stagioni,<br />
utilizzavano allineamenti a mezzo di pali o<br />
aste posti su blocchi in pietra monol<strong>it</strong>iche...<br />
inamovibili... ci viene in mente il famoso<br />
Cromlec di Stonehenge, ma anche molto<br />
più recenti gli osservatori astronomici Celtici<br />
quali quello in local<strong>it</strong>à Castello a Casoli val di<br />
Lima.<br />
Cosa può avere spinto un astronomo a<br />
lasciare il suo osservatorio e recarsi a piedi<br />
per... osservare una stella?!!!<br />
Riflettiamo. Facciamo finta che volessimo<br />
studiare la stella polare... chi è quel “genio”<br />
che per farlo lascia tutte le sue attrezzature<br />
astronomiche per recarsi a piedi... al polo<br />
Nord?... per fare?... per osservarla meglio?<br />
Senza attrezzature “tecniche”?<br />
No... è questo un comportamento illogico,<br />
non degno di una delle menti più eccelse di<br />
quei tempi.<br />
Ma quello che stupisce è che lo stesso<br />
comportamento illogico lo han fatto ben<br />
tre menti eccelse e contemporaneamente e<br />
all’insaputa l’uno dell’altro.<br />
Vincenzo Di Gregorio<br />
Il leggendario Sherlock Holmes è<br />
passato alla storia anche per la sua celebre<br />
affermazione: “quando tutte le spiegazioni<br />
possibili sono scartate, ciò che rimane, sebbene<br />
impossibile, deve essere la ver<strong>it</strong>à”.<br />
Per spiegare questa “follia” (perpetrata<br />
ben tre volte) abbiamo scartato tutte le<br />
spiegazioni “possibili” e ne è rimasta una che<br />
sembra “impossibile”... cioè che quella “Stella”<br />
potesse non giacere sul piano delle stelle fisse<br />
(come tutte le stelle comete)... ma potesse<br />
essere un oggetto luminoso (come una stella),<br />
ma posto in un’orb<strong>it</strong>a geostazionaria sopra la<br />
grotta di Betlemme.<br />
L’idea è sufficientemente “assurda”, ma<br />
quasi per gioco vediamo dove ci conduce<br />
e scopriamo che improvvisamente tutti i<br />
tasselli del puzzle come per miracolo vanno<br />
al loro posto.<br />
Se un astronomo vedesse un oggetto<br />
luminoso non sul piano delle stelle fisse ma<br />
molto più vicino al suolo... bè, forse in quel<br />
caso, acquisterebbe un senso logico quello di<br />
abbandonare i propri osservatori astronomici<br />
per andare ad osservare quella “stella”<br />
portandosi sotto la sua verticale e quindi<br />
avvicinandosi di fatto ad essa.<br />
Se invece si fosse andati nella direzione<br />
di una stella posta sul piano delle stelle fisse<br />
non si sarebbe mai potuto avvicinarsi ad essa,<br />
né tantomeno si sarebbe potuto “osservarla<br />
meglio”.<br />
RAPPRESENTAZIONE DELLA POSIZIONE GEOSTAZIONARIA<br />
DELLA COSÌ DETTA “STELLA DI BETLEMME”.<br />
66 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
La Stella di Betlemme era un UFO?<br />
Altra “stranezza”: I tre Re Magi pur<br />
provenendo da tre paesi diversi si sono<br />
incontrati una volta giunti ai confini della<br />
Palestina. Quando improvvisamente il<br />
cielo si coprì per diversi giorni di nuvole ed<br />
impedì ai tre astronomi di proseguire il loro<br />
cammino seguendo la stella. Decisero quindi<br />
di chiedere informazioni alla “gente del posto”<br />
(Mt 2, 1 – 12.16).<br />
Si recarono da Erode e dissero “abbiamo<br />
visto sorgere la sua stella e siamo venuti per<br />
adorarlo... ”. Da Erode seppero che le profezie<br />
indicavano che a Betlemme sarebbe sorto<br />
il “capo” del popolo di Israele, il messia.<br />
Ringraziato e salutato Erode, mentre si<br />
dirigevano nella direzione di Betlem il cielo<br />
nuvoloso si aprì “... ed ecco la stella che avevano<br />
visto nel suo sorgere giunse e si fermò sopra il<br />
luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la<br />
stella, essi provarono una grandissima gioia...”.<br />
Questi i fatti raccontati nel vangelo di<br />
Matteo. Analizziamoli nel dettaglio.<br />
Che probabil<strong>it</strong>à ci sono che tre persone<br />
partendo da tre luoghi differenti posti in tre<br />
paesi differenti, seguendo la stessa stella<br />
si trovino nello stesso luogo (ai confini della<br />
Palestina).<br />
R<strong>it</strong>orniamo all’esempio di prima della<br />
stella polare.<br />
Se un ab<strong>it</strong>ante di Babilonia si volesse<br />
mettere in cammino verso la stella polare<br />
andrebbe in direzione Nord. Se un ab<strong>it</strong>ante in<br />
Eg<strong>it</strong>to volesse seguire la direzione della stella<br />
polare andrebbe in direzione Nord. E così per<br />
il terzo viandante.<br />
Tre Magi che si fossero recati nella direzione<br />
di una vera stella avrebbero percorso direzioni<br />
tra di loro perfettamente parallele e che non<br />
si potranno incontrare MAI in quanto la stella<br />
polare si trova su di un piano all’infin<strong>it</strong>o.<br />
Vi è solo un caso in cui tre persone possano<br />
percorrere delle direzioni tra loro convergenti,<br />
quando cioè la sorgente verso cui si recavano<br />
fosse posta in un punto fin<strong>it</strong>o.<br />
Solo in questo caso tre persone partendo<br />
da posti diversi si potrebbero incontrare nello<br />
stesso posto (nel caso in studio alle porte<br />
della Palestina).<br />
Vi era quindi un oggetto luminoso posto<br />
sulla perpendicolare della grotta di Betlemme.<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
Vincenzo Di Gregorio<br />
Ma come spiegare la strana caratteristica<br />
del “movimento” tanto da fargli attribuire il<br />
soprannome di “stella cometa”?<br />
Seguendo la chiave di interpretazione di<br />
una luce posta ad un altezza “fin<strong>it</strong>a” rispetto<br />
al piano delle stelle fisse un eventuale<br />
viandante che si muovesse verso questa luce<br />
la vedrebbe “muoversi” rispetto a quelle poste<br />
sul piano delle stelle fisse.<br />
Ecco quindi perché pur stando ferma la<br />
Stella “cometa” sembra muoversi, solo perché<br />
si muovevano verso di essa i Re Magi. Ma<br />
ecco un’altra “stranezza” che conferma questa<br />
chiave di lettura.<br />
“... Ed ecco la stella che avevano visto nel suo<br />
sorgere giunse e si fermò sopra il luogo dove si<br />
trovava il bambino”.<br />
Si fermò solo quando giunsero sulla<br />
verticale dell’oggetto luminoso e da questo<br />
gli Astronomi capirono che erano giunti nel<br />
luogo dove l’oggetto si era posto “in attesa<br />
della nasc<strong>it</strong>a più importante della nostra civiltà”.<br />
Questo fatto ci porta ad un altro tipo di<br />
considerazioni.<br />
Quanto tempo ci sarà voluto per dei “Re<br />
Magi” / Astronomi a capire che quell’oggetto<br />
luminoso non era una Stella posto sul piano<br />
delle stelle fisse? Ma anche organizzare<br />
una spedizione che attraversando stati e<br />
percorrendo svariate miglia, comportava<br />
anche pericoli e quindi un numero<br />
sufficientemente numeroso di guardie e di<br />
mezzi che ne garantissero l’incolum<strong>it</strong>à?<br />
E quante settimane o mesi occorrevano<br />
per giungere a piedi da un luogo come la<br />
piana del Tigri e l’Eufrate sino a Gerusalemme?<br />
Diversi mesi se non anni.<br />
Questo fatto ci induce a stabilire che<br />
questa strana “stella” era posta sopra la<br />
grotta di Betlem da molto tempo prima che<br />
Giuseppe e Maria si recassero da quelle parti<br />
per il famoso censimento e giunti a Betlemme<br />
si compissero i giorni del parto.<br />
Quindi la “luce” in orb<strong>it</strong>a sopra Betlemme<br />
sapeva che in quel luogo sarebbe accaduta<br />
una nasc<strong>it</strong>a di un bambino “speciale”, ma non<br />
sapevano esattamente quando tanto da farla<br />
posizionare in quella verticale mesi o anni<br />
prima che il fatidico evento si compisse.<br />
Quindi chi sapeva dove non sapeva<br />
Runa Bianca 67
La Stella di Betlemme era un UFO?<br />
quando, interessante!<br />
Ebbene se noi oggi avessimo i mezzi<br />
tecnologici (leggi una macchina del tempo)<br />
per recarci su quei posti a fotografare il primo<br />
vag<strong>it</strong>o di Gesù Cristo, non sapremmo neanche<br />
noi quando, a che data impostare sulla nostra<br />
Delorian di “R<strong>it</strong>orno al Futuro”.<br />
Infatti la data esatta della nasc<strong>it</strong>a di<br />
Cristo non è nota per via di alcuni errori del<br />
calendario giuliano-gregoriano su cui si è<br />
basato Dionigi il piccolo nel VI secolo.<br />
Dionigi attribuendo la nasc<strong>it</strong>a di Gesù<br />
al 1° d.C. si discosta di uno o due anni dalla<br />
datazione forn<strong>it</strong>a dai Padri della Chiesa<br />
tramandata sino al II-III secolo d.C.<br />
Uno o due anni... sufficienti per organizzare<br />
e compiere una spedizione dall’Oriente sino a<br />
Betlemme.<br />
La conclusione di tutto ciò induce a<br />
r<strong>it</strong>enere che un UFO (nella sua vera accezione<br />
del termine ovvero Oggetto Volante Non<br />
Identificato ), fosse in orb<strong>it</strong>a (geostazionaria?)<br />
sopra la grotta di Betlemme e che lo stesso<br />
fosse guidato da dei viaggiatori del tempo (o<br />
di altre dimensioni spazio-temporali grazie al<br />
quale si conosceva perfettamente il luogo ma<br />
non l’esatto momento della nasc<strong>it</strong>a).<br />
Questo UFO quindi suggerisce che i<br />
suoi piloti siano degli studiosi dei momenti<br />
topici della nostra civiltà ma l’argomento ci<br />
porterebbe fuori rotta ed allargare il discorso<br />
agli avvistamenti Ufo durante la seconda<br />
vincenzo Di gregorio<br />
Arch<strong>it</strong>etto ed imprend<strong>it</strong>ore, da<br />
sempre appassionato di archeologia,<br />
noto come scopr<strong>it</strong>ore<br />
delle cosiddette “piramidi di<br />
Montevecchia” i cui studi sono<br />
stati pubblicati nel libro dal t<strong>it</strong>olo Il Mistero delle<br />
Piramidi Lombarde (Fermento, 2009). Fondatore<br />
di Antik<strong>it</strong>era.net (uno dei più noti s<strong>it</strong>i web di<br />
news archeologiche e di misteri) e della rivista<br />
Runa Bianca (www.runabianca.<strong>it</strong>). Per le sue ricerche<br />
si avvale di foto aeree sia nel visibile che<br />
nell’infrarosso, fondando una società finalizzata<br />
alla ricerca chiamata “ludi ricerche” che fa capo<br />
guerra mondiale o durante i voli di prova<br />
delle missioni Mercury... ecc.<br />
Ma se, e ribadisco se, i Re Magi son<br />
veramente esist<strong>it</strong>i e si son veramente recati<br />
alla grotta di Betlemme seguendo questa<br />
luce “anomala” allora è molto probabile che<br />
quella luce non fosse solo un simbolo ma<br />
una navicella con all’interno altri Re Magi<br />
provenienti da nazioni o mondi molto più<br />
lontani dei nostri “Melchiorre, Baldassarre e<br />
Gaspare”.<br />
Dei Re Magi un pelino più “tecnologici” il<br />
cui scopo era quello di studiare fatti a loro già<br />
noti tramandati da millenni di storia a volte<br />
nebulosa, e per il fatto che fossero proprio lì<br />
ne confermava la loro intenzione di porgere<br />
anche loro un garbato omaggio.<br />
Se costoro erano realmente lì in<br />
quel particolarissimo momento storico,<br />
sicuramente saranno venuti attrezzati con<br />
vari strumenti per registrare dati ed immagini.<br />
Noi con la nostra tecnologia siamo in<br />
grado di effettuare, con i satell<strong>it</strong>i spia, foto ad<br />
alta risoluzione grazie alle quali si possono<br />
leggere dallo spazio le lettere di un giornale<br />
al suolo.<br />
Mi piace pensare quindi, che da qualche<br />
parte, nello spazio o nel tempo, esista una<br />
foto di una ragazza-madre con in braccio<br />
un bambino con uno sguardo molto dolce e<br />
pieno di amore per tutti noi.<br />
al s<strong>it</strong>o web: www.aereofoto.<strong>it</strong>. Suoi studi son<br />
stati mostrati in diverse riviste di settore, e su<br />
reti televisive quali: Voyager<br />
(rai2), Mistero (<strong>it</strong>alia1), Mediolanum<br />
Chanel (Sky), OdeonTV.<br />
Il Mistero delle<br />
Piramidi Lombarde<br />
Fermento, 2009<br />
vai scheda libro >><br />
Vincenzo Di Gregorio<br />
68 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
I Catari: i seguaci dell’Anticristo<br />
I Boni Homines<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
di Osvaldo Carigi g e Stefania Tavanti<br />
tempo di lettura 18 minuti<br />
Runa Bianca 69
I Boni Homines<br />
Nel s<strong>it</strong>o Internet Dizionario del pensiero<br />
cristiano alternativo, alla voce<br />
“catari” (o albigesi) troviamo scr<strong>it</strong>to<br />
“la grande alternativa religiosa alla Chiesa Cattolica<br />
d’Occidente nel XII e XIII secolo”.<br />
Non sorprende, dunque, che il catarismo<br />
sia stato duramente condannato dalla Chiesa<br />
romana e che i suoi seguaci siano stati ferocemente<br />
persegu<strong>it</strong>ati fino alla loro estinzione.<br />
Per attuare tale disegno Papa Innocenzo<br />
III creò la temibile Inquisizione ed indisse, nel<br />
sud della Francia dove il catarismo era particolarmente<br />
diffuso, una crociata con ben<br />
500mila uomini, la prima “di un popolo cristiano<br />
contro un altro popolo cristiano”, che durò<br />
quasi 40 anni, mietendo circa 800.000 v<strong>it</strong>time<br />
tra uomini, donne e bambini; fu inoltre ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a<br />
a Tolosa l’univers<strong>it</strong>à di Teologia, con l’obiettivo<br />
di cancellare per sempre il ricordo dell’eresia<br />
catara. Ma perché il catarismo rappresentò,<br />
agli albori del secondo millennio,<br />
un tale pericolo per la potente Chiesa di<br />
Roma? I sacerdoti catari, sia uomini che<br />
donne, conducevano una v<strong>it</strong>a di ascesi,<br />
ben diversa da quella del clero cattolico,<br />
che, in casi estremi, poteva addir<strong>it</strong>tura<br />
sfociare nel suicidio per inedia (endura),<br />
predicavano la car<strong>it</strong>à e la comunione dei<br />
beni, condannavano la violenza (erano<br />
vegetariani), le passioni, il lusso, l’arroganza<br />
e la corruzione, in special modo<br />
quella dei sacerdoti e vescovi cattolici,<br />
spesso travolti da scandali ed intrighi.<br />
Inoltre i credenti potevano liberamente<br />
leggere ed interpretare il vangelo: una<br />
“libertà” che la Chiesa di Roma vietava<br />
e condannava (“Te lo doveva spiegare il<br />
prete, il rappresentante della Chiesa”). Per<br />
questi motivi il catarismo contava numerosi<br />
adepti e simpatizzanti, non solo<br />
tra i ceti più umili ma anche tra i membri della<br />
nobiltà. “La prima forma di ribellione dei credenti<br />
catari fu la disobbedienza civile: non pagavano<br />
più le decime alla chiesa. Per la Chiesa<br />
cattolica i catari erano veri e propri rivoluzionari<br />
da sterminare”. Allo scopo di enfatizzarne la<br />
natura perversa e “demoniaca” del catarismo,<br />
fu coniata una nuova etimologia del termine<br />
“cataro”, facendolo derivare dal latino catus<br />
(gatto) invece che dal greco katharos (puro),<br />
Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti<br />
in quanto si raccontava che i catari adorassero<br />
il diavolo sotto forma di gatto. In realtà la<br />
loro era una dottrina molto simile al cristianesimo<br />
delle origini, strettamente correlata al<br />
bogomilismo bulgaro (non a caso i bogomili<br />
furono considerati i “Cristiani per eccellenza”!)<br />
che, a sua volta, era di chiara derivazione manichea.<br />
Molti studiosi si sono chiesti quale sia<br />
stato il fattore scatenante l’espansione dell’eresia<br />
in Europa, che coinvolse l’Occ<strong>it</strong>ania, la<br />
Champagne, l’Aqu<strong>it</strong>ania e l’Italia settentrionale.<br />
Secondo Isaac Ben Jacob, autore del libro<br />
“The Rise”, l’espansione corrisponderebbe<br />
a quella dell’impero germanico. “Sembra che<br />
verso il VIII secolo la Bulgaria abbia portato in<br />
Germania la sua eresia che, con l’allargamento<br />
dei confini del paese, si è di conseguenza propagata<br />
(...) Federico Barbarossa (un Hohenstaufen)<br />
e Federico II ripresero le ostil<strong>it</strong>à contro<br />
la Chiesa, sostenendo, tra l’altro, proprio l’eresia<br />
LA NECROPOLI DEI BOGOMILI A STOLAC<br />
catara-manichea.” L’eresia bulgara c<strong>it</strong>ata da<br />
Ben Jacob nacque nel X secolo nel villaggio<br />
macedone di Bogomil, dal nome del quale<br />
vennero chiamati Bogomili gli appartenenti a<br />
questa dottrina dualista troppo simile a quella<br />
dei Catari per non ipotizzarne una sorta di<br />
ered<strong>it</strong>à da parte di quest’ultimi. René Relli affermò<br />
che “Ci sono stati, fra bogomili e catari,<br />
i medesimi contatti sul piano della simbologia<br />
iconografica che su quello religioso e filosofico.<br />
70 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
I Boni Homines<br />
RAFFIGURAZIONE SU AFFRESCO DI INNOCENZO III<br />
Non abbiamo la pretesa di dire che i bogomili<br />
abbiano inventato questi temi, ma crediamo<br />
che i catari li abbiano mutuati da loro. ” Una<br />
delle simil<strong>it</strong>udini che maggiormente colpisce<br />
è quella inerente al rifiuto, da parte di entrambe<br />
le eresie, di venerare la croce.<br />
“Qualunque simbolo legato con la croce<br />
cristiana... non appartiene al catarismo ed alla<br />
storia dei Catari” - spiega Adriano Petta, medievalista<br />
ed autore di romanzi storici, “per i<br />
quali, così come per i primi cristiani, Cristo era<br />
un angelo del bene, non era stato mai uomo,<br />
non era mai stato crocifisso, mai nessuno gli<br />
aveva scavato nel costato e mai nessuno aveva<br />
raccolto il suo sangue in nessun Santo Graal:<br />
tutto questo è leggenda attribu<strong>it</strong>a ai catari<br />
da noi gente dei nostri tempi.” Invece, secondo<br />
A. Borst bogomili e catari non sono assolutamente<br />
la stessa cosa poiché seppure il bogomilismo<br />
è “molto prossimo allo straordinario<br />
movimento eretico occidentale e gli ha forn<strong>it</strong>o<br />
l’insegnamento dualista” l’Occidente “non è<br />
in alcuna maniera, neppure nelle eresie che ha<br />
persegu<strong>it</strong>ato, una semplice copia dell’Oriente.<br />
L’insegnamento, le scr<strong>it</strong>ture, i missionari, potevano<br />
venire dall’Oriente. Ma l’eresia aveva in<br />
Occidente, dall’inizio di questo millennio, le sue<br />
proprie leggi e un suo proprio volto”.<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti<br />
Il catarismo di S. Francesco<br />
Incredibilmente a dirsi, l’ordine dei Domenicani<br />
e quello dei Francescani che, ricordiamo,<br />
furono espressamente delegati all’annientamento<br />
dell’eresia, avrebbero in comune<br />
con i manichei non solo insegnamenti<br />
e comportamenti ma addir<strong>it</strong>tura le origini!<br />
“L’accostamento fra catarismo e francescanesimo<br />
è, a mio parere”, dice Adriano Petta “più che<br />
una ipotesi: erano due movimenti religiosi che<br />
in comune avevano una visione pura del cristianesimo,<br />
e ce l’avevano come pratica quotidiana...<br />
e non solo come idea. Non a caso papa<br />
Innocenzo III fu sul punto di mandare al rogo<br />
anche Francesco... ma poi dovette desistere, in<br />
quanto il frate d’Assisi era ormai troppo conosciuto<br />
ed aveva già un grandissimo segu<strong>it</strong>o. I<br />
perfetti catari ed i frati francescani, nella pratica<br />
quotidiana erano molto simili, per la loro<br />
semplic<strong>it</strong>à di costumi, per il loro rispetto della<br />
natura e di tutte le creature. E soprattutto per il<br />
loro continuo sforzo di mettere in pratica il puro<br />
messaggio d’amore cristiano. ”<br />
Nel saggio “History of the Christian<br />
Church” di Philipp Schaff, leggiamo che San<br />
Francesco si ispirò molto probabilmente agli<br />
Runa Bianca 71
I Boni Homines<br />
eretici “Umiliati”, di cui avrebbero fatto parte<br />
anche catari, e di opinione simile è il domenicano<br />
Richard Weber per quanto riguarda il<br />
proprio ordine. “Può sembrare un paradosso,<br />
” dice Ben Jacob, “che l’Inquisizione, formata<br />
appunto da francescani e dominicani, fosse<br />
eretica. Fino a prova contraria essa aveva come<br />
obiettivo quello di combattere le “devianze religiose”.<br />
O almeno è ciò che si crede. Non dobbiamo<br />
dimenticare che i pen<strong>it</strong>enti erano per natura<br />
dei sado-masochisti (si flagellavano a vicenda e<br />
mortificavano il proprio corpo). L’idea di eretici<br />
che torturano altri eretici non è inconcepibile<br />
se per questi si trattava di far fare “pen<strong>it</strong>enza”.<br />
Quello di creare in seno alla Chiesa una struttura<br />
per la repressione dell’eresia è stato un capolavoro<br />
di perversione. L’inquisizione permise<br />
ai pen<strong>it</strong>enti di fondare, in tutte le circoscrizioni<br />
che contavano la presenza di manichei, dei monasteri<br />
per la conversione degli eretici... ma non<br />
conversione al cristianesimo bensì alla peni-<br />
tenza. ” Dopotutto la regola domenicana non<br />
prevede proprio la “pen<strong>it</strong>enza”, oltre che allo<br />
studio e alla preghiera?<br />
Il m<strong>it</strong>o dei Catari<br />
Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti<br />
“Tutto iniziò una quarantina d’anni fa, ”<br />
spiega Adriano Petta, “quando uno psichiatra<br />
inglese (Arthur Guirdham) scrisse un libro e dette<br />
inizio ad una dottrina New Age (che cercò di<br />
mascherare con una forma di catarismo): ebbe<br />
tanto successo che da allora è stato un inarrestabile<br />
fiume in piena. ” Studioso di eresia catara<br />
e di reincarnazione (suoi sono i libri Catari<br />
e Reincarnazione, Noi siamo un altro, The Great<br />
Heresy: The History and Beliefs of the Cathars),<br />
Arthur Guirdham, convinto di essere stato in<br />
una v<strong>it</strong>a precedente Roger de Grisolles, sacerdote<br />
cataro, riferisce di casi clinici di alcuni<br />
suoi pazienti che avevano reminiscenze di<br />
IL MASSACRO DEGLI ALBIGESI, CRONACHE DI SAINT-DENIS, XVI SECOLO, LONDRA, BRITISH LIBRARY<br />
72 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
I Boni Homines<br />
terribili torture e degli orrori dei roghi: questo<br />
lo portò ad asserire che erano dei catari reincarnati<br />
nei pazienti a procurare tali ricordi. Le<br />
drammatiche descrizioni riportate dal medico<br />
inglese furono in segu<strong>it</strong>o r<strong>it</strong>enute autentiche<br />
dalla studiosa Lynda Harris, specializzata<br />
in catarismo. Secondo Adriano Petta, questo<br />
avrebbe dato la svolta moderna allo studio<br />
del catarismo esoterico, che da quel momento<br />
subì una impennata di popolar<strong>it</strong>à: “Ebbe<br />
inizio una leggenda, una moda... che ci ha portato<br />
allo stato attuale (...) Inutile dire che tutti<br />
coloro che hanno dato v<strong>it</strong>a ad una setta, ad una<br />
corrente esoterica ecc., ne hanno ricavato dei<br />
guadagni materiali, vendendo il loro prodotto<br />
culturale-filosofico-esoterico-religioso, raccogliendo<br />
attorno a sé tanta gente in buona fede<br />
e stanca della religione tradizionale”.<br />
Purezza e consolamentum<br />
I catari seguivano il<br />
vangelo di Giovanni,<br />
credevano che<br />
esistessero due<br />
divin<strong>it</strong>à contrapposte,<br />
una del bene e<br />
una del male, in lotta<br />
tra di loro per il dominio<br />
delle anime e che<br />
l’anima fosse imprigionata<br />
nella materia,<br />
credevano nella reincarnazione,rifiutavano,<br />
come abbiamo<br />
visto, il simbolo della<br />
croce e la resurrezione<br />
della carne poiché era<br />
loro convinzione che Gesù<br />
Cristo fosse sceso sulla terra<br />
come spir<strong>it</strong>o La loro era, insomma,<br />
una religione “pura”. Tuttavia, ne ‘Il<br />
Santo Graal’ di Baigent, Leigh e<br />
Lincoln viene riportato un inquietante<br />
episodio tratto dal libro<br />
‘V<strong>it</strong>a di San Luigi’ di Jean de<br />
Joinville, in cui è narrato<br />
che “...molti uomini degli<br />
Albigesi si erano presen-<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
tati al conte di Monfort... e l’avevano inv<strong>it</strong>ato a<br />
seguirli e ad andare a vedere il corpo di Nostro<br />
Signore, che era divenuto carne e sangue nelle<br />
mani del loro prete”. Monfort, sconcertato da<br />
questo inv<strong>it</strong>o, rifiutò in quanto ossequioso ai<br />
dettami della Santa Chiesa.<br />
Se per Petta si tratterebbe di pura invenzione,<br />
considerando che la storia del catarismo<br />
ci è pervenuta, in gran parte, dai registri<br />
della “Santa Inquisizione” e, quindi, soggetta a<br />
manipolazioni che oggi definiremmo mediatiche<br />
“soprattutto quando si parla dei catari che<br />
“rubavano” i bambini etc. etc.” per Ben Jacob “I<br />
Catari in questione si riferivano ovviamente ad<br />
un tipo di “messa nera che veniva officiata dai<br />
loro sacerdoti. Gli storici sol<strong>it</strong>amente non menzionano<br />
questi r<strong>it</strong>i, lim<strong>it</strong>andosi invece a parlare<br />
del “Consolamentum” (n. b. battesimo cataro)<br />
che, tuttavia, non veniva impart<strong>it</strong>o soltanto<br />
alla morte dei credenti ma anche in altre occasioni<br />
importanti come ad esempio per aiutare<br />
l’anima del defunto a reincarnarsi, durante la<br />
nomina dei nuovi sacerdoti e per la purificazione.<br />
In alcuni documenti bizantini abbiamo<br />
trovato la descrizione di un<br />
particolare Consolamentum,<br />
che coinvolgeva dei<br />
bambini e prevedeva<br />
una sorta di comunione<br />
e sacrificio con la carne<br />
ed il sangue della v<strong>it</strong>tima,<br />
simboleggiante,<br />
per i Catari, la carne ed<br />
il sangue di Cristo. (...)<br />
In Francia, e specificatamente<br />
nella regione<br />
di Rennes-le-Château,<br />
esiste un movimento<br />
religioso, la “Chiesa<br />
Gnostica” che prevede<br />
l’esecuzione della cerimonia<br />
descr<strong>it</strong>ta sopra.<br />
Uno dei suoi membri,<br />
Eugene Vintras, si<br />
vantava di poter mostrare<br />
ostie macchiate<br />
del sangue di Cristo”.<br />
MONACI MANICHEI INTENTI A COPIARE TESTI<br />
SACRI, CON ISCRIZIONE IN SOGDIANO. MANO-<br />
SCRITTO DA KHOCHO, TARIM BASIN<br />
Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti<br />
Adriano Petta<br />
puntualizza che<br />
questa cerimonia<br />
Runa Bianca 73
I Boni Homines<br />
e altre manifestazioni potevano subire delle<br />
variazioni locali poichè il catarismo “è stata<br />
una religione vissuta e praticata quasi sempre<br />
in clandestin<strong>it</strong>à” e, quindi, impossibil<strong>it</strong>ata<br />
ad assumere un aspetto organico un<strong>it</strong>ario.<br />
Tuttavia, la l<strong>it</strong>urgia classica del Consolamentum<br />
la si può riconoscere in un r<strong>it</strong>o officiato<br />
sia dai manichei, concernente l’imposizione<br />
delle mani nel momento in cui il “credente”<br />
diventava un “eletto”, che dai bogomili presso<br />
i quali l’”eletto” veniva consacrato tale da<br />
un’assemblea di “eletti” e “credenti” dopo un<br />
lungo preparatorio periodo iniziatico.<br />
“Bisogna schiacciare i<br />
seguaci dell’anticristo”<br />
Una linea di pensiero vuole che nella Fortezza<br />
di Montségur, rifugio degli ultimi catari<br />
ribelli e sede di una biblioteca contenente<br />
importanti libri di religione, filosofia e scien-<br />
Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti<br />
za, venisse praticato, da parte degli eretici, un<br />
culto solare, testimoniato anche dal fatto che<br />
prima della loro resa, avvenuta a marzo dopo<br />
10 mesi di assedio da parte dei crociati, fu accordata<br />
loro una tregua per celebrare - così si<br />
ipotizza - l’equinozio.<br />
L’arch<strong>it</strong>ettura dell’imponente castello presenta<br />
la particolar<strong>it</strong>à che durante il solstizio<br />
d’estate i primi raggi del sole attraversano<br />
il loggione: “Ho assist<strong>it</strong>o personalmente ad<br />
un’alba del 22 giugno” riferisce Petta “... e posso<br />
assicurare che non era un caso: i primi raggi<br />
di sole del solstizio d’estate attraversano le<br />
strette fer<strong>it</strong>oie della torre principale da parte a<br />
parte... e solo in quei pochi momenti dell’anno.<br />
Chi la costruì sapeva il fatto suo, era sicuramente<br />
un osservatorio astronomico. ” R<strong>it</strong>roviamo<br />
la stessa descrizione in un libro dedicato<br />
all’enigma cataro di Jean Markale, studioso<br />
francese recentemente scomparso: “Sul pog<br />
di Montségur, al mattino del solstizio d’estate,<br />
quelli che si alzano presto e hanno il coraggio e<br />
LE ROVINE DELLA FORTEZZA DI MONTSÉGUR RIFUGIO DEGLI ULTIMI CATARI RIBELLI<br />
74 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
I Boni Homines<br />
la passione di salire fino alle rovine del castello<br />
sono testimoni di un fatto incontestabile: il primo<br />
raggio di luce, sfiorando il Pic de Bugarach,<br />
attraversa da parte a parte le fer<strong>it</strong>oie del torrione.<br />
Non è un caso”. Indubbiamente concep<strong>it</strong>o<br />
e realizzato in modo tale da determinare<br />
il fenomeno sopra c<strong>it</strong>ato, Montségur non è<br />
però, secondo Markale, un tempio dedicato<br />
al culto solare, giudicando tale classificazione<br />
“il parto di una fantasia delirante”, soprattutto<br />
alla luce del fatto che i catari non edificavano<br />
templi in quanto sarebbe stato in netto contrasto<br />
con la loro dottrina che considerava la<br />
materia “una creazione diabolica”. Ma da dove<br />
nasce l’ipotesi che Montségur, prima di essere<br />
“il centro della resistenza catara contro<br />
l’oppressione della Chiesa e della monarchia<br />
capetingia”, fosse un santuario? Markale, c<strong>it</strong>a,<br />
tra le cause, proprio quelle condizioni di resa<br />
riportate in apertura di questo paragrafo: si<br />
sarebbe associato il rinvio con il permesso accordato<br />
ai catari di celebrare una festa solare<br />
Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti<br />
semplicemente perché il 15 marzo del 1244<br />
corrispondeva all’equinozio. “Ma che cosa significa?”,<br />
si chiede lo studioso, aggiungendo<br />
che non esistono inoltre riscontri documentali<br />
riguardo “cerimonie solari celebrate dagli<br />
albigesi nel XII e XIII secolo”. I catari, seppur<br />
eredi dei manichei e dei mazdei, al contrario<br />
di questi manifestarono sempre una precisa<br />
volontà di non sacrificare mai lo spir<strong>it</strong>o alla<br />
materia, quindi, conclude Markale, “la cosiddetta<br />
cerimonia del 15 marzo, in concom<strong>it</strong>anza<br />
con l’equinozio di primavera, non è esist<strong>it</strong>a<br />
che nell’immaginario dei commentatori del<br />
XX secolo”. Montségur non sarebbe stato un<br />
tempio solare ma, probabilmente, un luogo<br />
di med<strong>it</strong>azione, di sicuro sacro, “in cui la creatura<br />
inglobata nella materia si risveglia e riceve<br />
i raggi benefici della Luce originale... e questa<br />
‘stanza del solÈ non può essere che in cielo o su<br />
un’isola oppure in cima a una montagna.. .”.<br />
Secondo Petta, contrariamente a quanto<br />
comunemente si pensa, “I catari nulla hanno<br />
LE ROVINE DELLA FORTEZZA DI MONTSÉGUR RIFUGIO DEGLI ULTIMI CATARI RIBELLI<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
Runa Bianca 75
I Boni Homines<br />
a che vedere con quel castello, al di là del fatto<br />
che vi trovarono rifugio (1235 circa - 1244 ) prima<br />
di essere sterminati. Non si sa esattamente<br />
a quale epoca risalga, probabilmente al V o VI<br />
secolo, molto tempo prima che si manifestasse<br />
l’eresia catara. Venne solamente ristrutturato<br />
dal signore locale (Raymonde de Perella), il quale<br />
vi stabilì la sua residenza, soprattutto perché<br />
si trattava di un luogo fortificato praticamente<br />
imprendibile; non a caso cap<strong>it</strong>olò solo per un<br />
atto di tradimento. ”<br />
Montesegur è tuttavia al centro di una delle<br />
storie più affascinanti dell’epopea catara,<br />
quella che vede protagonisti 4 “perfetti” catari<br />
che, la notte prima della cap<strong>it</strong>olazione, sarebbero<br />
riusc<strong>it</strong>i a fuggire, complice il buio, calandosi<br />
con delle funi dalla rocca, per mettere in<br />
salvo un tesoro. “Sono tutti fatti accertati storicamente,<br />
si conoscono anche i nomi di questi<br />
catari, sono presenti nelle deposizioni rese<br />
all’Inquisizione dai sopravvissuti di Montségur.<br />
” Che cos’era questo tesoro che non doveva<br />
Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti<br />
assolutamente finire nelle mani dei crociati?<br />
“Si fanno varie supposizioni, ” spiega Petta “c’è<br />
chi pensa al Santo Graal, chi a monete, gioielli o<br />
libri preziosi”.<br />
Per Markale “la soluzione meno verosimile”<br />
sarebbe proprio quella di un cospicuo tesoro<br />
materiale, ragionevolmente impossibile da<br />
trasportare lungo “sentieri da capre” costellati<br />
di precipizi. Molto probabilmente i quattro<br />
perfetti dovevano raggiungere determinate<br />
persone alle quali trasmettere indicazioni segrete.<br />
“Questa missione venne quasi certamente<br />
portata a termine ma gli interessati si guardarono<br />
bene dal lasciarne traccia”. Un tesoro,<br />
dunque, che non doveva assolutamente cadere<br />
nelle mani degli assedianti, forse cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o<br />
da preziose reliquie o documenti in grado<br />
di scuotere le fondamenta su cui poggia il<br />
cattolicesimo e il cui recupero sarebbe stato<br />
il vero motivo che spinse Papa Innocenzo III<br />
a lanciare la sua terribile crociata. Secondo<br />
Petta la ragione dell’eccidio sarebbe da impu-<br />
LE ROVINE DELLA FORTEZZA DI MONTSÉGUR RIFUGIO DEGLI ULTIMI CATARI RIBELLI<br />
76 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
I Boni Homines<br />
tare, invece, più semplicemente alla ricchezza<br />
delle terre di Occ<strong>it</strong>ania: “Il popolo occ<strong>it</strong>ano era<br />
tollerante; amava la poesia, l’arte, la cultura;<br />
era ded<strong>it</strong>o a viaggiare, agli scambi commerciali.<br />
L’Occ<strong>it</strong>ania era una terra in cui vivevano<br />
pacificamente le comun<strong>it</strong>à ebraiche, cattoliche,<br />
catare, valdesi e in cui cresceva la libertà di pensiero;<br />
era una terra ricca, faceva gola a tutti, ai<br />
barbari baroni e conti del nord della Francia, al<br />
re, a vescovi e papi. L’eresia catara fu un pretesto<br />
per poter invadere una terra libera e occuparla,<br />
depredarla, sottometterla. La crociata degli<br />
Albigesi in parte fu come tutte le guerre, come<br />
tutte le crociate. Papa Innocenzo III si alleò al<br />
re di Francia Filippo Augusto per conquistare<br />
l’Occ<strong>it</strong>ania e spartirsela”. E ciò che i 4 fugg<strong>it</strong>ivi<br />
misero in salvo la notte prima della resa? “Gli<br />
storici sono certi si trattasse di libri: dal formato<br />
prezioso, con gioielli incastonati nella rilegatura<br />
della copertina, e libri dal contenuto rivoluzionario,<br />
di scienza, testi contenenti pagine di<br />
astronomia, di matematica, e di un metodo per<br />
STELE FUNERARIA AI PIEDI DI MONTSÉGUR IN RICORDO DEI CATARI<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti<br />
stampare”: invenzioni e <strong>scoperte</strong> scientifiche<br />
che avrebbero potuto mutare il corso della<br />
storia giunte dall’oriente, che Adriano ha denominato<br />
“chiavi del sapere”. “Era soprattutto<br />
di questo tesoro che volevano impossessarsi i<br />
crociati, ma non ci riuscirono. Le “chiavi del sapere”<br />
furono portate lontano, e dopo due secoli<br />
dettero inizio alla rivoluzione culturale e tecnologica<br />
che avrebbe mutato il corso della storia e<br />
della diffusione del Sapere in mezzo ai popoli”.<br />
La conoscenza sarebbe stata dunque il<br />
vero tesoro, in una epoca in cui “... Se possedevi<br />
un Vangelo, un libro di Aristotele, qualsiasi<br />
libro di fisica, matematica potevi finire bruciato<br />
vivo (...) Papi, re, imperatori hanno fatto di tutto,<br />
in tutte le epoche storiche, perché la conoscenza<br />
filosofica, scientifica, religiosa, restasse<br />
nelle loro mani per poterla distribuire goccia a<br />
goccia, purgata, perché un popolo colto non<br />
li avrebbe segu<strong>it</strong>i facilmente, sarebbe stato un<br />
popolo libero e quindi capace di ribellarsi”.<br />
Tuttavia, come si legge nel già c<strong>it</strong>ato ‘Il<br />
Runa Bianca 77
I Boni Homines<br />
Santo Graal’, sarebbe esist<strong>it</strong>o anche<br />
un tesoro più “materiale”, messo<br />
in salvo tre mesi prima della caduta<br />
di Montségur. Adriano Petta<br />
è quasi certo che si trattasse di oro,<br />
che doveva servire per l’ultimo<br />
tentativo di liberare il castello di<br />
Montségur dall’assedio dei crociati,<br />
oro con cui si dovevano pagare<br />
dei coraggiosi mercenari comandati<br />
da Corbario, che però fallirono<br />
l’impresa.<br />
Il predecessore di<br />
Leonardo Da Vinci<br />
Mentre studio sono libero: mentre<br />
la mia mente indaga ed apprende,<br />
ho vinto la schiav<strong>it</strong>ù<br />
(Eresia Pura)<br />
Montségur, 16 marzo 1244.<br />
Duecentocinque catari vengono<br />
arsi vivi. <strong>Tra</strong> questi un geniale<br />
personaggio la cui vera ident<strong>it</strong>à è<br />
riemersa dalle nebbie del passato<br />
grazie al lavoro di Adriano Petta.<br />
Adriano Petta è anche studioso<br />
della scienza, la stessa che in passato<br />
terrorizzò “i potenti ...” in quanto<br />
strumento di emancipazione e<br />
di libertà. “Non a caso al concilio di<br />
Cartagine nell’anno 383 d.C. i vescovi<br />
proibirono la lettura di ogni testo,<br />
religioso, filosofico o scientifico, a<br />
tutti... compresi loro stessi... tanta<br />
era la paura del sapere che potevano<br />
contenere quei libri!”. Ed è proprio<br />
su trattati di scienza e matematica<br />
che Adriano ha incontrato uno<br />
sconosciuto genio del medioevo, Giordano<br />
Nemorario: matematico, filosofo, scopr<strong>it</strong>ore<br />
delle equazioni di secondo grado, autore di<br />
opere di matematica, astronomia, meccanica,<br />
egli può essere considerato il predecessore<br />
del grande Leonardo da Vinci. Secondo Petta<br />
la vera ident<strong>it</strong>à di Nemorario fu volutamente<br />
nascosta - perché “Uno scienziato era mille volte<br />
più pericoloso di un eretico” - e confusa con<br />
Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti<br />
LA FORTEZZA DI QUÉRIBUS L’ULTIMA ROCCAFORTE OCCITANA A CA-<br />
DERE. UNDICI ANNI DOPO QUEL TERRIBILE 1244<br />
quella di Giordano di Sassonia, il primo capo<br />
dell’Inquisizione.<br />
“Non era possibile che Nemorario, innamorato<br />
della matematica, se ne andasse con una<br />
torcia in mano ad appiccare il fuoco ai roghi<br />
degli eretici. In quegli anni vennero bruciati vivi<br />
nel centro di Parigi dieci allievi dello scienziato<br />
Amaury de Bene, perché studiavano i libri di fisica<br />
di Aristotele. Giordano Nemorario non poteva<br />
essere Giordano di Sassonia, ne ero quasi<br />
78 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
I Boni Homines<br />
certo! E mi misi a scavare. ” Anni di ricerche e<br />
di viaggi in tutta Europa, sino alla Turchia e<br />
all’Armenia, tra biblioteche ed abbazie, hanno<br />
finalmente gettato nuova luce su questo<br />
incredibile personaggio, del quale Petta ha<br />
scr<strong>it</strong>to la biografia romanzata. Originario del<br />
lago di Nemi, vicino Roma, Nemorario viene<br />
a conoscenza delle «chiavi del sapere», contenute<br />
in antichi codici. Braccato dall’Inquisizione<br />
fugge in Linguadoca, a Béziers, c<strong>it</strong>tà<br />
tristemente nota per la strage dell’intera popolazione,<br />
sia cattolica che catara, dove il suo<br />
destino si lega a quello del popolo occ<strong>it</strong>ano<br />
e degli eretici, che come lui perseguono la<br />
ver<strong>it</strong>à e la conoscenza, poi in Inghilterra e a<br />
Parigi con la nuova ident<strong>it</strong>à di Giovanni de Sacrobosco,<br />
ed infine nuovamente in Occ<strong>it</strong>ania.<br />
La sua v<strong>it</strong>a si conclude drammaticamente ai<br />
piedi del castello di Montsegur, ma non prima<br />
di aver messo in salvo le preziose chiavi<br />
del sapere.<br />
“Nonostante la Chiesa abbia cercato di cancellare<br />
tutto e di riscrivere la storia, qualche indizio<br />
è rimasto. È molto probabile che il cammino<br />
di Giordano Nemorario sia stato quello che<br />
ho raccontato io: le cose devono essere andate<br />
proprio così, le poche tracce rimaste lo confermano.<br />
”.<br />
Un cammino segnato da morte, odio e violenza,<br />
intrapreso da uno scienziato che non<br />
ha voluto arrendersi all’oscurantismo, per<br />
proteggere quel sapere in grado di rendere<br />
l’uomo libero e di farlo progredire in un “mondo<br />
in cui sia possibile studiare senza vincoli di<br />
nessuna natura, in cui sia possibile professare<br />
liberamente il proprio credo o non credo, un<br />
mondo senza catene teso verso la conoscenza,<br />
alla scoperta dei segreti racchiusi nella v<strong>it</strong>a e<br />
nell’universo”.<br />
L’intervista completa ad Adriano Petta è<br />
stata pubblicata sulla rivista FENIX di Novem-<br />
osvALDo cArigi<br />
Nato a Roma nel 1953, collabora con Adriano<br />
Forgione da Maggio 2007. Pubblica regolarmente<br />
su FENIX e saltuariamente su NEXUS e la<br />
spagnola MAS ALLA’. Da Maggio 2009 lavora in<br />
coppia con Stefania Tavanti.<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
bre 2010.<br />
Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti<br />
“Un falcone saldamente aggrappato<br />
a un pugno di roccia”<br />
Montsègur non fu, comunque, l’ultima roccaforte<br />
occ<strong>it</strong>ana a cadere. Undici anni dopo<br />
quel terribile 1244, la fortezza di Quéribus,<br />
ai confini dell’Occ<strong>it</strong>ania e della Catalogna, fu<br />
conquistata e rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a ufficialmente al Re di<br />
Francia senza ‘colpo ferirÈ. Eretto in posizione<br />
strategica sulla somm<strong>it</strong>à di una delle cime<br />
calcaree nella parte meridionale del massiccio<br />
montuoso delle Corbières, , questo castello,<br />
al pari di Montségur, presenta impressionanti<br />
difese naturali: circondato dal vuoto e<br />
protetto efficacemente “dal lato meno ripido<br />
della cresta da un massiccio torrione” poteva<br />
tenere a bada a lungo anche un’armata numerosa,<br />
la stessa che, al comando di Pierre<br />
d’Auteuil, nel maggio del 1255, iniziò un assedio<br />
che venne tolto nel settembre successivo.<br />
Quéribus cadde senza gloria ma anche<br />
senza i massacri che caratterizzarono la presa<br />
di Montségur. L’ipotesi accred<strong>it</strong>ata da Markale<br />
è quella secondo cui il responsabile di Quéribus,<br />
certo Chabert de Barbaira (ingegnere<br />
mil<strong>it</strong>are, convinto seguace del catarismo e<br />
protettore di coloro che erano sfugg<strong>it</strong>i ai<br />
massacri della crociata contro gli albigesi) sarebbe<br />
caduto in una trappola e, fatto prigioniero,<br />
avrebbe consegnato la fortezza in cambio<br />
della propria v<strong>it</strong>a e della libertà nonché<br />
di “mille marchi d’argento dietro garanzia di<br />
Philippe de Montfort e di Pierre Voisins”. Non<br />
vi sono documenti attestanti la sorte dei catari<br />
rifugiatisi a Quéribus, ma probabilmente,<br />
afferma Markale, ebbero, proprio in mancanza<br />
di un’azione mil<strong>it</strong>are, il tempo di disperdersi,<br />
forse migrando nell’Italia del Nord.<br />
stefAniA tAvAnti<br />
Nata nel 1966 a Firenze, lavora nel campo<br />
dell’ed<strong>it</strong>oria dal 1995. Appassionata da sempre<br />
di archeologia, pubblica in collaborazione con<br />
Osvaldo Carigi sulle riviste FENIX, MAS ALLA’ e<br />
NEXUS.<br />
Runa Bianca 79
Un alieno d’acqua dolce<br />
Homo Saurus<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
di Unconventional Research Groupp<br />
tempo di lettura 14 minuti<br />
Runa Bianca 81
Homo Saurus<br />
La luna piena si rifletteva sulle piatte<br />
acque del Po, che scorrevano lente e<br />
silenziose nel loro lungo andare. Il suo<br />
chiarore creava giochi di luci ed ombre tra la<br />
vegetazione fluviale, appena scossa da una<br />
leggera brezza. Sergio aspettava paziente che<br />
qualche pesce abboccasse all’amo. Era diventata<br />
un’ab<strong>it</strong>udine per lui passare alcune ore<br />
della notte in quel posto, in compagnia dei<br />
suoi pensieri e del fumo di qualche sigaretta,<br />
lontano dal traffico e dalla monotonia del sol<strong>it</strong>o<br />
bar. Sembrava una notte tranquilla, una<br />
notte come tante altre, ma qualche cosa di lì<br />
a poco avrebbe sconvolto per sempre<br />
la sua v<strong>it</strong>a. Ad un tratto, proprio<br />
davanti a lui, qualche “cosa” emerse<br />
dall’acqua, infrangendo l’immagine<br />
riflessa della luna, per stagliarsi<br />
minacciosa verso l’alto.<br />
Una figura lugubre, un essere<br />
raccapricciante che fece sobbalzare<br />
l’incredulo Sergio dallo sgabello<br />
sul quale era seduto. Scosso dall’insol<strong>it</strong>a<br />
presenza e dai due grandi<br />
occhi giallorossi che lo stavano<br />
fissando, rimase fermo, immobile,<br />
pietrificato. Per una ventina di interminabili<br />
secondi, rimasero fermi<br />
uno di fronte all’altro, poi, la strana<br />
creatura girò le spalle, avanzò<br />
di qualche passo verso il largo e<br />
si inabissò. Sergio rimase immobile<br />
per qualche minuto ancora,<br />
il tempo di riordinare le idee, di<br />
convincersi che non si trattava di<br />
un’ allucinazione e poi, di corsa, si<br />
diresse verso casa, a cercare rifugio<br />
tra le mura domestiche, dimenticando<br />
sul posto: canna da pesca, sgabello e tutta<br />
l’attrezzatura. Nei giorni a seguire trovò il coraggio<br />
di confidare l’accaduto ai famigliari e a<br />
qualche fidato amico, ma nessuno di loro lo<br />
presero seriamente. L’altezza dell’essere poteva<br />
raggiungere tranquillamente i due metri e<br />
le mani erano palmate. Questa sua breve ma<br />
sconvolgente descrizione è quanto gli aveva<br />
permesso di vedere il chiarore della luna. Sergio<br />
non tornò mai più a pescare sulle rive del<br />
Po, non parlò mai più con nessuno della sua<br />
esperienza e si chiuse in un ostinato silenzio<br />
Unconventional Research Group<br />
che andava aumentando col passare del tempo.<br />
Da alcuni anni, Sergio è passato a miglior<br />
v<strong>it</strong>a.<br />
Ma questo avvenimento non era destinato<br />
a rimanere un caso isolato. Verso la metà degli<br />
anni ottanta, dal Veneto e dall’Emilia, cominciavano<br />
ad assumere consistenza le segnalazioni<br />
di avvistamenti di un essere dalle stesse<br />
caratteristiche. I racconti degli sventurati testimoni<br />
passavano di bocca in bocca riempiendo<br />
le piazze e i bar dei paesi e la causa degli<br />
stravaganti racconti veniva generalmente attribu<strong>it</strong>a<br />
all’ormai classico e logoro bicchiere di<br />
IMPRONTE DELL’HOMO SAURUS<br />
troppo. Certo che quel vino avrebbe dovuto<br />
avere caratteristiche organolettiche davvero<br />
straordinarie per indurre tutti i consumatori<br />
ad avere la medesima sconcertante visione.<br />
Quello proprio sì che doveva essere un prodotto<br />
che andava analizzato!<br />
L’Homo Saurus e le sue<br />
caratteristiche<br />
A parte gli scherzi, i loro resoconti testimoniali<br />
venivano regolarmente ignorati e l’insol<strong>it</strong>a<br />
presenza attribu<strong>it</strong>a a strascichi di antiche<br />
82 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Homo Saurus<br />
leggende, alla sparata di qualche buontempone<br />
o, nella migliore delle ipotesi, a qualche<br />
specie di rettiloide che non ha voluto seguire<br />
i suoi simili nella remota fase di estinzione.<br />
Il clamore susc<strong>it</strong>ato dagli articoli apparsi sui<br />
giornali, di quell’essere che girovagava terrorizzando<br />
le persone, non era altro che una<br />
frizzante alternativa alle notizie di tutti i giorni.<br />
Gli unici a pagare a caro prezzo tale presenza,<br />
inutile dirlo, erano e rimanevano solo<br />
gli sventurati testimoni. Le segnalazioni comunque<br />
stavano aumentando come pure le<br />
persone che timidamente si facevano avanti,<br />
confessando di avere visto quell’essere, in luoghi<br />
diversi e anche distanti fra loro, ma sempre<br />
nelle vicinanze di fiumi o canali. Il caso era<br />
decisamente interessante ma estremamente<br />
vago e confuso. Bisognava approfondire la ricerca<br />
e fare luce sul fenomeno, portarlo su un<br />
piano più razionale e rest<strong>it</strong>uire credibil<strong>it</strong>à alle<br />
persone che in buona fede vivevano le loro<br />
esperienze, ma che venivano regolarmente<br />
derise, add<strong>it</strong>ate come<br />
visionarie o allucinate. A questo ci<br />
pensò il professore Sebastiano Di<br />
Gennaro che, sceso in campo<br />
con una equipe tecnicoscientifica<br />
dell’USAC, si<br />
mise sulle tracce di quello<br />
che poi lui stesso avrebbe<br />
battezzato HOMO SAU-<br />
RUS.<br />
Il professore Sebastiano<br />
Di Gennaro è direttore<br />
dell’USAC, (Centro Accademico<br />
Studi Ufologici)<br />
da lui creato nel 1978 a<br />
Santa Maria Maddalena,<br />
Rovigo, dove tutt’ora ha la<br />
sua sede. Nel 1986 ha iniziato<br />
la sua ricerca che è durata<br />
quasi un ventennio durante il<br />
quale ha raccolto numerose<br />
testimonianze, reperti, calchi<br />
in gesso delle orme, esegu<strong>it</strong>o<br />
analisi scientifiche e ambientali<br />
e indagini a tutto campo.<br />
Le testimonianze raccolte,<br />
la morfologia delle<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
IDENTIKIT HOMO SAURUS<br />
Unconventional Research Group<br />
impronte e i dati incrociati dei vari casi, hanno<br />
prodotto una stima piuttosto precisa sui<br />
dati fisici e sulle caratteristiche dell’HOMO<br />
SAURUS. I risultati ottenuti parlano di altezza<br />
che supera i due metri, per arrivare a toccare i<br />
due metri e mezzo.<br />
Le mani, contenenti quattro d<strong>it</strong>a sono palmate<br />
e quindi adatte al nuoto. I piedi sono<br />
dotati di tre d<strong>it</strong>a ampiamente ungulati ed in<br />
alcuni casi palmati. Le orme prodotte evidenziano<br />
che le d<strong>it</strong>a ungulate dei piedi, il più delle<br />
volte trafiggono il terreno su cui poggiano.<br />
La sua andatura è leggermente barcollante e<br />
i suoi passi, largamente distanti fra loro, confermano<br />
le sue notevoli dimensioni. La struttura<br />
cranica è molto sviluppata e denota un<br />
volume cerebrale superiore a quello umano<br />
e a quello di molti mammiferi. Le cav<strong>it</strong>à orb<strong>it</strong>ali<br />
sono molto grandi e la pupilla, verticale,<br />
si staglia su una cornea giallastra o giallo-rossastra.<br />
Il muso è allungato e le narici sono cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e<br />
da due piccoli fori.<br />
La bocca è sporgente e<br />
mun<strong>it</strong>a di fila di denti<br />
piccoli ed aguzzi, adatti<br />
al carattere sia carnivoro<br />
che erbivoro. Non si<br />
notano orecchie cartilaginoseall’esterno<br />
e il collo è sottile<br />
e sporgente. Nessun<br />
pelo sul capo o sul resto<br />
del corpo. L’intero<br />
corpo è coperto da<br />
scaglie verdastre come<br />
le lucertole e alcuni<br />
serpenti (Figura 1). A<br />
questo punto è piuttosto<br />
comprensibile lo<br />
stato d’animo che si r<strong>it</strong>rovano<br />
le persone che<br />
hanno avuto la sfortuna<br />
di trovarsi davanti un essere<br />
così formato.<br />
Vestigia aliena?<br />
Alla fine dell’inverno<br />
del 1988, un collabora-<br />
Runa Bianca 83
Homo Saurus<br />
tore dell’USAC, mentre passeggiava su un<br />
tratto sabbioso dell’argine del Po, nel ferrarese,<br />
si imbatté in una sostanza carnosa che giaceva<br />
al suolo sparsa per un centinaio di metri.<br />
L’aspetto dava l’idea di residui di un grosso<br />
rettile. Le squame, alcune di queste molto<br />
grandi, rivestivano la massa carnosa, all’apparenza<br />
gelatinosa. La sostanza presentava<br />
caratteristiche piuttosto curiose e oltretutto,<br />
non mostrava alcun segno di decomposizione<br />
in atto. Alcuni campioni della sostanza<br />
furono quindi consegnati dal professore Di<br />
Gennaro, all’Ist<strong>it</strong>uto di Zoologia all’Univers<strong>it</strong>à<br />
di Ferrara per essere analizzati. La risposta<br />
dei tecnici dell’Ist<strong>it</strong>uto, per niente convincente,<br />
diceva che il reperto non poteva essere<br />
tagliato col microtomo, (strumento che<br />
permette di tagliare a fettine sottilissime un<br />
prodotto organico) e che quindi non poteva<br />
essere sottoposto ad un’analisi microscopica.<br />
La causa era da attribuire all’origine sintetica<br />
del materiale. Non voglio percorrere nei particolari<br />
tutto l’<strong>it</strong>er che la sostanza ha sub<strong>it</strong>o,<br />
ma voglio aggiungere che durante il percorso,<br />
sono emersi particolari a dire poco eclatanti.<br />
Furono contattati altri laboratori per<br />
fare analizzare il prodotto, ma per procedere<br />
chiedevano cifre insostenibili per le possibil<strong>it</strong>à<br />
del momento. Nel frattempo, il professore<br />
Sebastiano Di Gennaro, laureato in chimica<br />
organica e docente in materie scientifiche, ha<br />
pensato bene di procedere personalmente<br />
con alcuni esperimenti, confidando nella sua<br />
conoscenza di uomo di scienze e con l’aiuto<br />
dell’amico Angelo Fiacchi, inventore, naturalista<br />
ed esperto in varie materie, ha iniziato<br />
con analisi varie ed esperimenti sulla strana<br />
sostanza. Un risultato in particolare colpisce.<br />
Sottoponendo alcuni campioni della sostanza<br />
squamosa, ad alte temperature, si disidratava<br />
assumendo una colorazione verdastra.<br />
Sottoposta poi alla fiamma azzurra, esalava<br />
un forte odore di cheratina bruciata. Ora<br />
sorgeva un problema: come poteva una sostanza<br />
come la cheratina, che poi è una proteina<br />
che cost<strong>it</strong>uisce i capelli, i peli, le unghie<br />
e le piume dei pennuti, comporre una sostanza<br />
sintetica come sostenevano i tecnici dell’Ist<strong>it</strong>uto<br />
di Zoologia dell’Univers<strong>it</strong>à di Ferrara?<br />
Evidentemente qualche cosa non quadrava.<br />
Unconventional Research Group<br />
Molto tempo dopo, un conoscente del Di<br />
Gennaro, gli confidò che alcuni campioni del<br />
prodotto, erano stati trattenuti dall’Ist<strong>it</strong>uto di<br />
Ferrara e sui quali erano in corso approfond<strong>it</strong>e<br />
analisi all’insaputa di tutti, persino dello<br />
stesso professore. I risultati non vennero mai<br />
divulgati. Solo una parte, seppur parziale, arrivò<br />
nelle mani del Direttore che, in cambio dovette<br />
promettere di non rivelare il nome del<br />
latore e con l’assicurazione che comunque in<br />
segu<strong>it</strong>o avrebbe avuto i risultati completi. Ma<br />
delle prove altamente strumentali alle quali<br />
fu sottoposta la sostanza, nessuna risposta.<br />
Comunque, tra le righe del documento, ci<br />
sono dei punti estremamente interessanti e<br />
che inducono ad una ragionevole riflessione.<br />
Uno dice: Vi sono figurazioni che a prima<br />
vista sembrano essere scaglie a disposizione<br />
embricata, di forma Rettiliana. Ad un’analisi<br />
più accurata non esistono scaglie ma estroflessioni<br />
che ne simulano la forma. In un<br />
altro punto si legge: Il materiale sottoposto<br />
all’azione di un Bunsen, carbonizza mandando<br />
un odore di cheratina bruciata. In stufa a<br />
SOSTANZA CARNOSA<br />
50° si disidrata diventando consistente ed<br />
assume una colorazione brunastra.<br />
Il materiale rimesso in acqua, diventa<br />
elastico, mantenendo la colorazione acqui-<br />
84 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Homo Saurus<br />
s<strong>it</strong>a. In segu<strong>it</strong>o a queste vicende, sembrava<br />
arrivato il momento tanto atteso. Si era presentata<br />
la persona giusta che conosceva le<br />
giuste persone. Finalmente avrebbe avuto le<br />
risposte che tanto voleva e svelato il mistero<br />
di un prodotto tanto speciale quanto impossibile.<br />
E invece, come succede nelle storie più<br />
classiche, gli ultimi campioni di un prodotto<br />
tanto speciale quanto impossibile, andavano<br />
perduti per sempre.<br />
Concludo questo argomento dicendo che<br />
in fondo, quella misteriosa sostanza è stata<br />
sottratta con l’inganno sommato ad una<br />
buona dose di ingenu<strong>it</strong>à da parte dell’USAC,<br />
ignara probabilmente dell’enorme valore<br />
TRACCE DI FORMA ROTONDA E DISEGNO RICOSTRUZIONE RILEVAMENTI<br />
scientifico che tale sostanza avrebbe potuto<br />
avere.<br />
Se la sostanza avesse effettivamente avuto<br />
le caratteristiche riscontrate durante gli<br />
esperimenti, ossia, una composizione mista<br />
di materiale sintetico e una proteina come<br />
la cheratina, ecco allora che l’esperienza vissuta<br />
da un’anziana signora, nella primavera<br />
del 1985 a Varazze (SV), oltre ad assumere un<br />
aspetto davvero sconvolgente, apre un nuovo<br />
scenario sulla realtà aliena.<br />
In un pomeriggio di quella primavera, raccontò<br />
la signora, tre persone, due uomini e<br />
una donna, si prestavano ad entrare in una<br />
villetta s<strong>it</strong>uata nelle vicinanze della sua ab<strong>it</strong>azione<br />
e di proprietà di una copia di coniugi<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
Unconventional Research Group<br />
milanesi i quali la usavano principalmente per<br />
trascorrervi le ferie estive. Il fatto che avessero<br />
le chiavi di casa, insospettì non poco la signora,<br />
perché, per quanto ne sapeva, solo lei<br />
poteva avere una copia delle chiavi della villetta,<br />
incaricata dagli stessi proprietari di controllare<br />
di tanto in tanto all’interno che tutto<br />
fosse a posto. Incurios<strong>it</strong>a anche dal comportamento<br />
furtivo dei tre, attraversò il giardino<br />
e sbirciò dalle gelosie della finestra che erano<br />
appena state socchiuse. Il sangue gli si raggelò<br />
nelle vene quando assistette alla scena<br />
che si stava svolgendo. I tre personaggi erano<br />
completamente nudi, con le sembianze perfettamente<br />
identiche agli umani, ma la cosa<br />
terribile fu quando cominciarono a strapparsi<br />
la pelle di dosso, fino ad assumere l’aspetto<br />
di grosse lucertole squamose. Il viso<br />
era oblungo, gli occhi molto lunghi, il naso<br />
sembrava una protuberanza con due piccoli<br />
fori al centro. Non avevano lobi alle orecchie<br />
e nessun pelo o capelli. La femmina, girata di<br />
spalle, era senza natiche, al loro posto c’era<br />
una coda legata alla v<strong>it</strong>a da formare qualche<br />
cosa di vagamente simile alle natiche. Dopo<br />
avere assist<strong>it</strong>o alla scena, la signora si allontanò<br />
terrorizzata di essere vista. Non ne parlò<br />
con nessuno, per la paura di essere scoperta<br />
e per un’eventuale reazione di quegli esseri.<br />
Qualche giorno dopo però, dovette cedere<br />
alle insistenti domande del mar<strong>it</strong>o, preoccu-<br />
Runa Bianca 85
Homo Saurus<br />
pato del suo comportamento non più consueto<br />
e al parroco, al quale confidò quanto<br />
aveva visto.<br />
Il primo non le credette, contribuendo,<br />
così facendo, ad aumentare la depressione<br />
nella quale la signora era già caduta, il secondo<br />
la rimproverò, consigliandole di frequentare<br />
più spesso la parrocchia e le funzioni religiose.<br />
Consistenza fin dall’inizio<br />
L’ipotesi extraterrestre dell’HOMO SAU-<br />
RUS, avrebbe trovato conferma nelle testi-<br />
monianze di persone le quali affermavano di<br />
avere visto oggetti volanti non identificati là<br />
dove poi avrebbe fatto la sua comparsa l’alieno,<br />
di bagliori notturni che per diverso tempo<br />
illuminavano parte delle zone boschive e<br />
nelle quali successivamente venivano rilevate<br />
tracce di forma rotonda e, in altri casi, quadrangolare<br />
prove concrete che in quel punto<br />
qualche cosa di non identificato era atterrato.<br />
Con il libro “HOMO SAURUS, una creatura<br />
aliena sta popolando il nostro mondo”, il professore<br />
Sebastiano Di Gennaro, ha sapientemente<br />
tolto al mondo fantastico, nel quale<br />
era stata inizialmente collocata la figura<br />
inquietante e m<strong>it</strong>ologica del rettiloide, per<br />
portarlo con determinazione su un piano<br />
Unconventional Research Group<br />
strettamente reale. Frutto di un’incessante<br />
attiv<strong>it</strong>à di ricerca durata quasi un ventennio,<br />
vengono in esso riportate passo dopo passo,<br />
tutte le fasi dell’appassionante avventura<br />
iniziata nel 1986, con tutti i risultati ottenuti<br />
ed esposte con estremo rigore scientifico. Le<br />
approfond<strong>it</strong>e e scrupolose indagini supportate<br />
da testimonianze e analisi ambientali, le<br />
comparazioni incrociate le numerose foto e<br />
le raffigurazioni in esso contenute, fanno di<br />
questo volume un saggio ineguagliabile in<br />
campo ufologico e non.<br />
Negli ultimi tempi, gli avvistamenti<br />
dell’HOMO SAURUS, si sono drasticamente<br />
interrotti tranne alcune dubbie segnalazioni<br />
TRACCE DI FORMA QUADRANGOLARE E DISEGNO RICOSTRUZIONE RILEVAMENTI<br />
che devono essere ancora indagate dalla sezione<br />
tecnico-scientifica dell’USAC.<br />
Io penso che questo essere, indubbiamente<br />
dotato di un’ottima intelligenza, abbia<br />
tenuto conto già da qualche tempo che, l’incessante<br />
attiv<strong>it</strong>à di inquinamento, il degrado<br />
a cui viene sottoposto l’ambiente e la sempre<br />
più scarsa quant<strong>it</strong>à d’acqua che scorre nei nostri<br />
fiumi e oltretutto alla prospettiva di una<br />
s<strong>it</strong>uazione che non andrà certo migliorando,<br />
abbia coscientemente deciso di cambiare<br />
aria e prendere altre strade, o meglio dire, altri<br />
corsi.<br />
A questo punto dovremmo stare più tranquilli,<br />
visto che l’alieno non dà più notizie da<br />
diverso tempo, però...<br />
86 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Homo Saurus<br />
Inquietante prospettiva<br />
La pericolos<strong>it</strong>à dell’HOMO SAURUS, intesa<br />
come forma di violenza nei confronti<br />
dell’uomo, non è mai stata dimostrata o testimoniata,<br />
almeno nell’ambiente in cui si muove<br />
e vive. Ma se teniamo conto delle recenti<br />
rivelazioni espresse da alcuni ricercatori che<br />
si basano sull’ipnosi come sistema, per estrapolare<br />
agli addotti tutti i particolari di una<br />
presunta abduction, allora il discorso cambia.<br />
Testimonianze emerse grazie a questo metodo<br />
infatti, confermerebbero la presenza di<br />
un essere dalle stesse caratteristiche, operare<br />
insieme ai classici alieni grigi o Ebe, (Ent<strong>it</strong>à<br />
Biologiche Extraterrestri), e con individui in<br />
uniforme rigorosamente mil<strong>it</strong>are. Il fatto preoccupante<br />
è che nel gruppo, questi rettiloidi<br />
manifestano chiare att<strong>it</strong>udini al comando. Ora<br />
resta da capire se si tratta della stessa specie.<br />
Se questo dovesse essere confermato, allora<br />
la questione assumerebbe risvolti<br />
davvero preoccupanti. Già si sa, che i rap<strong>it</strong>i<br />
ad opera degli alieni, vengono sottoposti ad<br />
ogni sorta di esperimento e di analisi e che<br />
una volta caduti nelle loro mani è ben difficile<br />
poterne uscire.<br />
L’HOMO SAURUS, non ha mai infier<strong>it</strong>o sulle<br />
sfortunate persone che lo hanno incontrato<br />
lungo gli argini dei canali, nessuno di loro<br />
ha mai denunciato questo, ma se lo troviamo<br />
in un “laboratorio di analisi” di chiara matrice<br />
aliena, in compagnia di Ebe e di personale<br />
mil<strong>it</strong>are, beh, il problema c’è. Come se non ce<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
unconventionAL<br />
reseArch grouP<br />
L’Associazione nasce dallo spir<strong>it</strong>o<br />
di coloro che nonostante<br />
il trascorrere del tempo e delle<br />
mille viciss<strong>it</strong>udini personali ,<br />
hanno mantenuto nel profondo spir<strong>it</strong>o umano,<br />
l’inesauribile desiderio di conoscenza e gioia di<br />
vivere e condividere! Essendo una libera Associazione,<br />
non esiste alcuna presunzione di ver<strong>it</strong>a’<br />
assoluta, nelle teorie e/o supposizioni rela-<br />
Unconventional Research Group<br />
ne fossero già abbastanza. A dirigere il gioco,<br />
il cervello del gruppo dunque, è proprio lui,<br />
tutto il resto è solo personale addetto ai lavori,<br />
manovalanza. Se da una parte si diverte a<br />
fare gli scherzetti agli ignari pescatori, approf<strong>it</strong>tando<br />
della sua non celestiale apparenza<br />
fisica, allo solo scopo di terrorizzarli e a tenerli<br />
lontano dal suo hab<strong>it</strong>at, dall’altra, in separata<br />
sede, è il più interessato alle operazioni in<br />
corso, usando materiale umano come cavia,<br />
esattamente lo stesso trattamento che noi riserviamo<br />
agli animali da laboratorio. Il fatto<br />
è che le parti sono semplicemente invert<strong>it</strong>e e<br />
in questo contesto gli animali da laboratorio<br />
sono proprio gli esseri umani.<br />
Evidentemente, in nome della scienza, tutto<br />
è permesso, a noi per la nostra e a lui per<br />
la loro e in fondo poco importa da che parte<br />
ci si trova, il concetto non cambia, sempre di<br />
cavie si parla.<br />
Chi ha incontrato l’HOMO SAURUS, non<br />
può sicuramente considerarsi un uomo fortunato,<br />
per tutte le conseguenze psicologiche<br />
sub<strong>it</strong>e dopo i fatti, e neppure un privilegiato<br />
per avere visto quello che la maggior parte<br />
delle persone non ha mai visto e non vedrà<br />
mai, ma sono gli unici a poter testimoniare<br />
l’esistenza di una realtà che esula completamente<br />
dalla nostra conoscenza.<br />
Il libro “HOMO SAURUS, una creatura<br />
aliena sta popolando il nostro mondo”, non<br />
è distribu<strong>it</strong>o nelle librerie, può essere richiesto<br />
alla Cartografica Edizioni di Ferrara o allo<br />
stesso autore.<br />
tive alle <strong>scoperte</strong> di antichi insediamenti ed ai<br />
loro periodi storici; nelle dichiarazioni relative<br />
all’utilizzo di apparati specifici ed ai dati rilevati<br />
con essi; alle osservazioni di tecnici o metal detectoristi<br />
relative all’utilizzo consigliato dei metal<br />
detector di una o altra marca e modello;allo<br />
studio fotografico di possibili anomalie riscontrate<br />
in loco e dai relativi esami mediante sofware<br />
specifici;all’accuratezza dei dati audio/video<br />
rilevati mediante prototipi hardware/sotware<br />
realizzati dall’Associazione “Unconventional Research<br />
Group” (www.uresearchgroup.org).<br />
Runa Bianca 87
L’uomo che superò i<br />
confini del mondo<br />
Ruggero Marino<br />
DISPONIBILE<br />
IN LIBRERIA<br />
Colombo scoprì l’America il 12 ottobre 1492<br />
Tutti conoscono la storia della scoperta e di Colombo che ci hanno<br />
insegnato a scuola. Ma i fatti non andarono realmente così, la storia<br />
fu cambiata ed è giunto il momento di riscrivere le vicende della<br />
«scoperta dell’America» e del genio di Cristoforo Colombo.
V<strong>it</strong>a e viaggi di Cristoforo Colombo<br />
L’uomo che superò i confini<br />
del mondo<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
di Ruggero gg Marino<br />
tempo di lettura 11 minuti<br />
Runa Bianca 89
L’uomo che superò i confini del mondo<br />
Da 500 anni non fanno, non facciamo<br />
che raccontarci in fotocopia la sol<strong>it</strong>a<br />
“soap opera” dannata e d’annata. È<br />
il caso ormai di definirla una “barzelletta d’antiquariato”.<br />
Tanto per farci capire meglio facciamo<br />
un esempio, aggiornato all’epoca moderna<br />
e in tempi di sbandierata eguaglianza<br />
sociale, un esempio ambientato nel più democratico<br />
dei paesi del duemila, nella terra<br />
del sogno americano e dei self-made-man .<br />
Mettiamo che uno “chicano” messicano, una<br />
sorta di “vu cumprà”, varchi la frontiera con gli<br />
Stati Un<strong>it</strong>i e si presenti nel nuovo paese pretendendo<br />
di andare da Obama. E che in breve<br />
ci riesca. Per presentarsi al suo cospetto e<br />
fargli più o meno questa proposta, anzi imponendogli<br />
un vero e proprio diktat (!): conosco<br />
altre v<strong>it</strong>e e altri mondi ricchissimi, mi dia tre<br />
astronavi. Quando sarò rientrato dalla scoperta<br />
sarà quasi praticamente tutto mio e solo io<br />
avrò il dir<strong>it</strong>to di governare quelle nuove terre,<br />
dove sarò libero di amministrare la giustizia,<br />
mentre ne ricaverò oltre il 50 per cento di tutto<br />
quello che vi si troverà. Al che Obama gli dà<br />
la mano e acconsente. È credibile oggi questa<br />
Ruggero Marino<br />
favoletta? È quello che sarebbe accaduto ad<br />
un “marinaretto” di umili origini, avido e ignorante,<br />
in epoche in cui i re erano re e i plebei,<br />
se avessero osato anche molto meno sarebbero<br />
fin<strong>it</strong>i in una lurida galera e poi sul rogo.<br />
Stiamo parlando di Cristoforo Colombo, di<br />
Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona,<br />
le corone che sottomisero i grandi di Spagna,<br />
che cacciarono gli ebrei e sconfissero i musulmani,<br />
che fecero terra bruciata degli avversari,<br />
pur di unire le lande iberiche. Stiamo parlando,<br />
in defin<strong>it</strong>iva, della storia della “scoperta”<br />
dell’America.<br />
Una storia dalla quale è spar<strong>it</strong>o il personaggio<br />
più importante della fine del Quattrocento:<br />
il papa. Chi era il pontefice a quell’epoca?<br />
Giovanni Battista Cybo, c<strong>it</strong>tadino genovese,<br />
sal<strong>it</strong>o sul soglio di Pietro col nome di Innocenzo<br />
VIII. D’altronde come avrebbe fatto il<br />
figlio di un lanaiolo genovese a recarsi dai re<br />
di Portogallo e di Spagna, come avrebbe fatto<br />
a sposare, sempre in Portogallo, la figlia di<br />
un nobile cavaliere, imparentata con la corte<br />
di quel paese, come avrebbe fatto Colombo a<br />
pretendere dalle teste coronate tutto ciò che<br />
FERDINANDO IL CATTOLICO E ISABELLA DI CASTIGLIA SPONSORIZZANO CRISTOFORO COLOMBO<br />
90 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
L’uomo che superò i confini del mondo<br />
vuole fino all’ultimo, come avrebbe potuto<br />
recarsi, qualora avessero continuato in Spagna<br />
a dirgli di no, alla corte del re di Francia?<br />
Come avrebbe fatto suo fratello Bartolomeo a<br />
soggiornare alla corte del re di Inghilterra per<br />
poi recarsi, a sua volta, dal re di Francia? Come<br />
avrebbe fatto un ignoto cap<strong>it</strong>ano del mare a<br />
scriversi con una delle più grandi menti scientifiche<br />
del tempo, quel Paolo del Pozzo Toscanelli,<br />
che risiedeva nella Firenze dei Medici?<br />
Come avrebbe ancora fatto a dare a papa<br />
Alessandro VI Borgia, il pontefice spagnolo<br />
che succederà a Innocenzo VIII, dando tutto<br />
agli spagnoli, le indicazioni per come dividere<br />
il mondo in due per stabilire i possedimenti<br />
di Spagna e Portogallo? E via di questo passo.<br />
Ma andiamo per ordine.<br />
L’uomo<br />
Da 5 secoli la tradizione ha ingessato e mummificato<br />
Cristoforo Colombo in un copia-incolla<br />
perpetratosi premed<strong>it</strong>atamente prima,<br />
colposamente dopo. Accecato dall’oro, avi-<br />
do e supponente, bugiardo e schiavizzatore,<br />
alla ricerca spasmodica di t<strong>it</strong>oli e di ricchezze,<br />
ignorante quanto basta per avere sempre creduto<br />
di essere approdato in Asia, al Giappone-Cipango.<br />
Basta leggere poche righe delle<br />
carte del navigatore per capire che non è così.<br />
Basterebbe esaminare il suo strano criptogramma<br />
da Gran Maestro, sicuramente anche<br />
un erede templare, con il quale si firma: un rebus<br />
ancora non risolto:<br />
.S.<br />
.S. A .S.<br />
X M Y<br />
Xpo FERENS<br />
Ruggero Marino<br />
È la firma di un misterioso Ammiraglio, di<br />
un personaggio complesso, dai risvolti esoterici,<br />
che appartiene di dir<strong>it</strong>to al grande e utopistico<br />
sogno del Rinascimento <strong>it</strong>aliano. Un<br />
uomo il cui vero identik<strong>it</strong> è in una frase vergata<br />
di suo pugno: “Lo Spir<strong>it</strong>o Santo è presente<br />
in Cristiani, Musulmani ed Ebrei e di qualsiasi<br />
altra setta”. Parole audaci, ancora oggi<br />
passibili di rogo. Ma è la dimostrazione che il<br />
IL PRIMO SBARCO DI CRISTOFORO COLOMBO NEL NUOVO MONDO A SAN SALVADOR<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
Runa Bianca 91
L’uomo che superò i confini del mondo<br />
“marinaretto” aveva una cultura profonda in<br />
molti campi, in linea appunto con la tradizione<br />
umanistica. Si aggiunga che in un “Libro<br />
delle profezie”, che quasi nessuno conosce e<br />
in cui l’autore colleziona passi dei testi sacri,<br />
dove si annuncia e profetizza la “scoperta” di<br />
nuovi cieli e nuove terre, il navigatore afferma<br />
che chi sa veramente leggere e scrivere<br />
lo sa fare in quattro modi differenti (!). Ecco<br />
perché alla terza riga e quarta riga dell’enigmatica<br />
firma si può leggere, in linea con le<br />
sue parole, che lui è il portatore di Cristo (Xpo<br />
Ferens) alle tre grandi religioni del libro: Cristo,<br />
Maometto, Yaweh. Un uomo ed un nome<br />
simboli di un sogno universale di cui era il<br />
“messaggero” (così si autodefinisce in alcuni<br />
passi) non solo in senso geografico: l’uomo<br />
v<strong>it</strong>ruviano e leonardesco per eccellenza, che<br />
i nuovi tempi ponevano al centro del cerchiomondo.<br />
Ma non solo questo: se si va a scavare<br />
si scopre un esperto di alchimia, di cabala,<br />
di conoscenze esoteriche, con una capac<strong>it</strong>à<br />
incredibile di leggere i segni della natura,<br />
come se fosse un libro spalancato. Di un vero<br />
e proprio “sciamano”, che indovina le tempeste,<br />
che ammansisce uragani e trombe d’aria,<br />
che interpreta i segnali dell’oceano, che sotto<br />
altre volte stellate indovina al minuto secondo<br />
un’eclisse di luna, salvando così la v<strong>it</strong>a per<br />
sé e per i suoi uomini dagli indios stanchi dei<br />
soprusi dei troppi spagnoli-trad<strong>it</strong>ori, che fanno<br />
di tutto per ostacolare il comp<strong>it</strong>o del loro<br />
Ammiraglio.<br />
Le rotte<br />
Si dice che Colombo non abbia mai cap<strong>it</strong>o<br />
nulla: dove andasse, dove fosse sbarcato, da<br />
dove fosse tornato. Strano che abbia sempre<br />
indovinato tutto. Praticamente il suo primo<br />
viaggio si svolge da casello a casello. Le sue<br />
rotte, sino ad allora considerate ignote, sia<br />
all’andata che al r<strong>it</strong>orno, sono quelle che ancora<br />
oggi percorrono i velisti nelle immens<strong>it</strong>à<br />
dell’Atlantico, l’oceano che gli arabi chiamavano<br />
il verde mare delle tenebre. Colombo<br />
avanza scegliendo le s<strong>it</strong>uazioni climatiche<br />
giuste, conosce le calme oceaniche come le<br />
correnti, cambia le vele per rendere più spedi-<br />
Ruggero Marino<br />
to il viaggio. Quando i suoi marinai cominciano<br />
ad essere presi dalla paura chiede tre giorni,<br />
mettendo a disposizione anche la propria<br />
v<strong>it</strong>a,<br />
prima<br />
di poter<br />
decidere<br />
di tornare<br />
indietro.<br />
Dopo tre giorni MAPPA DI PIRI REIS, 1513<br />
fa “tana”. Quando<br />
avvista terra nella notte non prosegue, perché<br />
preferisce farlo di giorno, quasi consapevole<br />
del rischio delle barriere coralline. Dirà<br />
che dalla Spagna alle Canarie e poi alle nuove<br />
terre ha impiegato 40 giorni. Di 40 giorni<br />
parlavano i testi antichi per poter raggiungere<br />
il continente posto al di là del continente<br />
liquido. A dimostrazione che quel mondo<br />
nuovo era stato raggiunto svariate volte in<br />
precedenza e non solo dall’Occidente. I Turchi,<br />
come dimostra la carta dell’ammiraglio<br />
Piri Reis nel 1513, che presenta più America<br />
di quella fino ad allora perlustrata, avevano le<br />
stesse mappe dei cristiani, i Cinesi andavano<br />
regolarmente in America come sempre più<br />
spesso si sostiene. Il Cipango che Colombo<br />
voleva raggiungere ci insegnano che fosse<br />
il Giappone. Ma il Giappone non era stato<br />
ancora scoperto. Per di più se si guarda una<br />
92 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
L’uomo che superò i confini del mondo<br />
mappa della Cina non si trovano desinenze in<br />
“ango” mentre il Mesoamerica ne è costellato:<br />
Durango, Cichicastenango, Xipangu, Xipan…<br />
D’altronde è sufficiente leggere il passo del<br />
“Milione”, che Colombo leggeva e chiosava<br />
come tutti i grandi scienziati dell’epoca, relativo<br />
al Cipango, per capire che anche Marco<br />
Polo (altro strano mercante, che si recava dal<br />
Gran Khan, portando l’olio del Santo Sepolcro<br />
su incarico del pontefice dell’epoca), in quel<br />
breve paragrafo sta esattamente parlando<br />
dell’America. Si sa che Colombo effettuò nella<br />
sua v<strong>it</strong>a quattro viaggi, sfidando la sorte fino<br />
alla matur<strong>it</strong>à, visto che a quel tempo non erano<br />
crociere. Si dice che solo nella terza traversata<br />
toccò il continente. Siamo convinti che<br />
accadde molto prima e quasi sicuramente<br />
anche prima del 1492. E per chi volesse saperne<br />
di più, dato che lo spazio è quello che<br />
è, rimandiamo il lettore curioso ai nostri ultimi<br />
due libri (“Cristoforo Colombo l’ultimo dei<br />
Templari” e “L’uomo che superò i confini del<br />
mondo”, ambedue della Sperling).<br />
Il Papa<br />
Mai nella storia di Colombo, prima che<br />
questa ricerca cominciasse oltre 20 anni fa,<br />
trasformando l’autore da un semplice ricercatore<br />
storico alla Fantozzi in un convinto<br />
Indiana Jones, si era mai parlato di un pontefice,<br />
del Vaticano, della Chiesa in funzione<br />
dell’”operazione America”. I rapporti dell’Ammiraglio<br />
con Roma venivano fatti cominciare<br />
dalla tradizione con l’avvento sulla cattedra<br />
di Pietro di Rodrigo Borgia, il famigerato spagnolo<br />
Alessandro VI. Cancellando completamente<br />
il vero “sponsor”, il “Deus ex machina”<br />
della prima spedizione colombiana. Ovvero<br />
quello che abbiamo da sempre chiamato il<br />
“papa decaparecido”, Innocenzo VIII, Giovanni<br />
Battista Cybo. Un papa c<strong>it</strong>tadino genovese<br />
(!), che viene dall’Oriente. Il padre, fu<br />
Viceré di Napoli , era nato a Rodi, l‘isola dei<br />
cavalieri del mare, oggi di Malta: si chiamava<br />
Aronne, un nome che, per i tempi, rinvia ad<br />
un’ascendenza ebraica. La nonna si chiamava<br />
Sarracina, un nome che rinvia a commistioni<br />
musulmane. Nel sangue del pontefice catto-<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
lico romano si univano le tre grandi religioni<br />
monoteiste, in linea con le parole di Colombo:<br />
“Lo Spir<strong>it</strong>o santo è presente in Cristiani,<br />
Musulmani ed Ebrei”. Innocenzo VIII governa<br />
la Chiesa dal 1484 al 1492, muore appena<br />
sette giorni prima della partenza di Colombo,<br />
il 3 agosto. Quando il Borgia versava nei<br />
calici la “cantarella”, il veleno, come Coca Cola.<br />
Il papa coltivava il sogno, qualora non fosse<br />
stato possibile raggiungere un accordo, di realizzare<br />
una santa crociata per la riconquista<br />
di Gerusalemme e del santo Sepolcro ancora<br />
in mano agli infedeli. Un papa la cui tomba,<br />
esegu<strong>it</strong>a dal Pollaiolo, l’unica traslata dalla<br />
vecchia basilica costantiniana alla nuova, in<br />
un omaggio singolare per un vicario di Cristo<br />
praticamente infamato dalla pubblicistica che<br />
seguirà, presenta nel tempio della Cristian<strong>it</strong>à<br />
un’enigmatica epigrafe. Alla terza riga vi compare<br />
incisa, nel marmo scuro, una menzogna:<br />
sicuramente è la fotografia della ver<strong>it</strong>à: “Novi<br />
orbis suo aevo inventi gloria” (Nel tempo del<br />
suo pontificato la gloria della scoperta di un<br />
Nuovo Mondo). Perché? Le domande si moltiplicano<br />
guardando nella parte superiore<br />
del feretro, dove la statua del pontefice reca<br />
in mano un talismano, che dona il potere del<br />
mondo e l’immortal<strong>it</strong>à, la lancia di Longino,<br />
una reliquia insegu<strong>it</strong>a anche da Carlo magno,<br />
Napoleone e persino H<strong>it</strong>ler. Strano papa<br />
in odore di ermetismo e forse, come per Colombo,<br />
di eresia. Mentre ancora oggi, sempre<br />
attorno alla basilica si vende un poster dove,<br />
nella breve biografia, si può leggere “aiutò<br />
Cristoforo Colombo nella scoperta dell’America”.<br />
Un’altra menzogna o un’altra ver<strong>it</strong>à? C’è<br />
infine da aggiungere che il viso del pontefice<br />
e quello di Colombo nel r<strong>it</strong>ratto del Ghirlandaio<br />
si assomigliano in maniera inquietante.<br />
Che Colombo al nord equivale all’Espos<strong>it</strong>o<br />
del Sud, figlio di padre ignoto, che i colori dello<br />
stemma originario di Colombo hanno gli<br />
stessi colori di quelli dei Cybo. Che due documenti<br />
dei primi del ‘500 parlano di un “Columbus<br />
nepos”…<br />
I soldi<br />
Ruggero Marino<br />
Avrete probabilmente presente qualche<br />
Runa Bianca 93
L’uomo che superò i confini del mondo<br />
monumento con Isabella di Castiglia, che<br />
offre le sue gioie pur di far partire Colombo.<br />
Scordateveli. Sono, lo riconoscono gli stessi<br />
spagnoli, un falso storico buono solo per l’agiografia<br />
di chi si appropriò dell’”operazione<br />
America”. Il finanziamento per la prima spedizione,<br />
oltre alle tre imbarcazioni, non rappresentò<br />
un investimento oneroso. Metà di<br />
quei soldi, lo si sa da sempre, venne dall’Italia,<br />
da nobili famiglie genovesi che si scoprono<br />
essere tutte imparentate con i Cybo. Un’altra<br />
parte venne da un banchiere dei Medici.<br />
Guarda caso il papa, che aveva molti figli<br />
(Pasquino annotava: “Finalmente abbiamo il<br />
padre di Roma”) era il consuocero di Lorenzo<br />
il Magnifico, con buona pace dei pavidi storiografi<br />
<strong>it</strong>aliani. E l’altra metà? Fu prestata da<br />
una milizia laica spagnola, la Santa Hermandad.<br />
Da chi era amministrata, visto che non<br />
lo si spiega correttamente? Da un ebreo converso,<br />
ricev<strong>it</strong>ore delle rend<strong>it</strong>e ecclesiastiche in<br />
Aragona e quindi uomo di Innocenzo VIII e da<br />
un nipote genovese del papa,<br />
ruggero MArino<br />
È giornalista, scr<strong>it</strong>tore e poeta<br />
<strong>it</strong>aliano, ex capo redattore del<br />
quotidiano Il Tempo. Ha lavorato,<br />
per trentaquattro anni, al<br />
quotidiano Il Tempo di Roma,<br />
ricoprendo anche le cariche di inviato speciale<br />
e di responsabile dei settori spettacolo e cultura.<br />
Ha effettuato reportages da circa 50 paesi<br />
nel mondo. Ha collaborato e collabora a riviste<br />
<strong>it</strong>aliane e straniere. Ha vinto oltre 10 premi giornalistici,<br />
a carattere nazionale, fra i quali quello<br />
dell’Associazione Stampa Romana, il Premio<br />
Scanno, per il giornalismo nel 1981 e per la narrativa<br />
nel 1991, e quello del Coni. Inoltre è stato<br />
nominato Accademico onorario del Centro Culturale<br />
Giuseppe Gioacchino Belli, “Per aver saggiamente<br />
colto, interpretato e reinterpretato<br />
in modo tanto originale la storia di uno dei più<br />
grandi Italiani: Cristoforo Colombo. Svelandone<br />
le sue autentiche origini, la sua vera personal<strong>it</strong>à<br />
e le sue intuizioni. Ed in relazione alle Sue competenze<br />
di giornalista e scr<strong>it</strong>tore, Roma oggi<br />
apprezza in Lui tutti i lati qualificanti dell’auten-<br />
Ruggero Marino<br />
Francesco Pinelli. Come se non bastasse quel<br />
prest<strong>it</strong>o, non lo si dice, fu rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o pochi giorni<br />
dopo dal fondo della crociata contro i Mori<br />
in Spagna, ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o sempre da Innocenzo VIII.<br />
Fondo che aveva fra gli amministratori un altro<br />
genovese, un Gentili, “familiare” del pontefice.<br />
Se si continua ad affondare (anche per<br />
questa ricerca occorrerebbe uno “sponsor”,<br />
un mecenate) in questa storia i conti prima<br />
o poi tornano sempre. In maniera perfettamente<br />
opposta a quanto sino ad ora ci è stato<br />
raccontato. Per concludere che se non fosse<br />
sbarcato il cristiano Colombo oggi l’America<br />
avrebbe ag<strong>it</strong>ato il libretto rosso di Mao o si inginocchierebbe<br />
verso la Mecca. E che se l’Occidente<br />
ha trionfato, se al posto dei campanili<br />
non abbiamo minareti, se al posto di San Pietro<br />
non è stata sovrapposta Santa Sofia questo,<br />
piaccia o non piaccia, detto da un laico,<br />
lo si deve alla Chiesa di Roma. E soprattutto<br />
al papa decaparecido e al Christo Ferens. In<br />
una ricostruzione, che è un perfetto uovo di<br />
Colombo.<br />
tico ricercatore, che i “Romani de Roma” hanno<br />
apprezzato ed apprezzano, per la loro natura di<br />
ab<strong>it</strong>anti della c<strong>it</strong>tà “Caput Mundi”. Per aver adottato,<br />
in tutto il Suo pos<strong>it</strong>ivo lavoro, il chiaro segno<br />
della passione per il proprio lavoro e la C<strong>it</strong>tà<br />
Eterna, condividendo pienamente usi, costumi,<br />
umori, emozioni e passioni della nostra tipic<strong>it</strong>à<br />
sia romana sia romanesca”. Ha fondato e diretto<br />
per 7 anni il quadrimestrale internazionale Poeti<br />
& Poesia. <strong>Tra</strong> i suoi libri ricordiamo: Cristoforo<br />
Colombo l’ultimo dei templari. La storia trad<strong>it</strong>a e i<br />
veri retroscena della scoperta dell’America (Sperling<br />
& Kupfer, 2007) e...<br />
L’ uomo che superò i<br />
confini del mondo<br />
Sperling & Kupfer, 2010<br />
vai scheda libro >><br />
94 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
L’universo frattale e l’illuminazione del Sé<br />
Agopuntura,Yoga e…<br />
…silenzio<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
di Michele Proclamato<br />
tempo di lettura 4 minuti<br />
Runa Bianca 95
Agopuntura,Yoga e… …silenzio<br />
Ho scr<strong>it</strong>to di Yoga per una rivista<br />
specializzata del settore. Non<br />
so se la cosa verrà pubblicata.<br />
Non lo nascondo, mi piacerebbe. Sarebbe<br />
una di quelle “perle” che da anni con<br />
pazienza metto insieme, nella speranza<br />
di veder fin<strong>it</strong>a una preziosa collana conosc<strong>it</strong>iva<br />
che comunque ora mi appare<br />
con più chiarezza. Vi chiederete come e<br />
perché chi si occupa anche di Cerchi nel<br />
Grano, come me, possa dire la sua anche<br />
in un campo che nulla dovrebbe avere a<br />
che fare con un pseudo- mistero collaudato<br />
come quello dei Crop. Ebbene la risposta<br />
è semplice. Io penso, che il sapere<br />
dei Cerchi è quello dell’Ottava quindi<br />
non mi stupisco affatto quando vedo<br />
l’ennesima sua applicazione millenaria.<br />
Chi fa Yoga semplicemente applica<br />
i dettami di questo sapere per ottenere<br />
un percorso di avvicinamento a Dio<br />
attraverso un sistema fisico strutturato<br />
da “posizioni” ben precise. Certo la cosa<br />
è più complessa e affascinante se considerate<br />
che fare Yoga vuol dire anche,<br />
fare una v<strong>it</strong>a Yogica, o almeno sforzarsi<br />
di farla attraverso tutti i suoi dettami<br />
spir<strong>it</strong>uali, capaci di rivedere ogni nostra<br />
ab<strong>it</strong>udine, comprese quelle alimentari.<br />
Ma, e qui viene il bello, il sottoscr<strong>it</strong>to, che con<br />
grande difficoltà farebbe a meno dei suoi “arrosticini”,<br />
può forse dare al suddetto mondo<br />
un momento di comprensione altro, utile,<br />
contemporaneamente, a più campi conosc<strong>it</strong>ivi.<br />
Essenzialmente infatti chi interpreta<br />
questa scienza-spir<strong>it</strong>uale, sa’, che 8 sono gli<br />
stadi dello yoga (Yama, Niyama, Asana, Pranayama,<br />
Pratyahara, Dharana, Dhyana, Samadhi),<br />
guarda caso, di cui 4 estremamente<br />
fisici e 4 soprattutto mentali. Inoltre conosce<br />
un tipo di fisiologia Vedica per la quale il corpo<br />
umano risulterebbe attraversato da 72000<br />
Nadi che, sostanzialmente, rappresentano<br />
dei canali preposti alla conduzione di 4 tipi di<br />
energie (Prana, Apana, Sapana e Vyana).<br />
Ebbene questa quadriplice s<strong>it</strong>uazione<br />
energetica seguirà una canalizzazione ben<br />
precisa fatta esattamente da 3 Nadi principali<br />
(Ida, Sushumna, Pingala) poi, attraverso cuore<br />
e mente, tale circolazione verrà finalizzata da<br />
Chakra Shasrara<br />
Chakra Ajna<br />
Chakra Vishudda<br />
Chakra Anahata<br />
Chakra Manipura<br />
Chakra Svadhishthana<br />
Chakra Muladhara<br />
Michele Proclamato<br />
LA RAFFIGURAZIONE DEI SETTE CHAKRA E DEI TRE PRINCIPALI<br />
CANALI NADI NEI QUALI SI COSTITUISCE LA KUNDALINI<br />
7 centri energetici ben precisi, i celeberrimi<br />
Chakra. Il tutto poi, verrà riassunto attraverso<br />
108 posizioni Yogiche ben precise rappresentanti<br />
una summa altamente raffinata di atteggiamenti<br />
fisici, capaci, attraverso la giusta<br />
respirazione, di avvicinare, corpo, mente e<br />
anima umana al divino. Sostanzialmente il risultato<br />
ottenuto è lo stesso persegu<strong>it</strong>o, mentalmente,<br />
da Giordano Bruno attraverso l’arte<br />
della memoria ... immortale. (L’Uomo di DIO).<br />
Per chi mi conosce credo a questo punto sia<br />
estremamente semplice r<strong>it</strong>rovare in questo<br />
tipo di fisiologia la matrice numerica e frazionaria<br />
(3\4) del sapere dell’Ottava di cui mi occupo.<br />
Allora, vi domanderete perché essa appare<br />
nei campi di tutto il mondo e all’interno<br />
del corpo umano... orientale? Semplicemente<br />
perché la struttura creante dell’universo,<br />
di per se anche numerica, si ripete in modo<br />
frattale a tutti i livelli, quello fisico compreso<br />
e chi fa i cerchi semplicemente... lo sa. Non<br />
96 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1<br />
Sushumna<br />
Pingala<br />
Ida
Agopuntura,Yoga e… …silenzio<br />
basta, vogliamo parlare dell’Agopuntura?<br />
Anche in questo<br />
caso il corpo umano è figlio di<br />
4+4 meridiani “curiosi”, da cui<br />
prenderanno spunto i 12 organi<br />
principali a loro volta matrice<br />
dei 12 meridiani primari capaci<br />
di generare i 48 secondari. Nuovamente<br />
ci troviamo di fronte<br />
ad un sistema numerico che<br />
comunque, come la fisiologia<br />
Celeste, utilizza intervalli e riferimenti<br />
numerici appartenenti<br />
alla Precessione degli Equinozi.<br />
E quindi? Quindi, essendo<br />
il sapere dell’OTTAVA la codifica<br />
della Creazione, fu, semplicemente<br />
“normale“ utilizzarla<br />
per med<strong>it</strong>are, curarsi, ricordare,<br />
pensare, sapere, scrivere, dipingere,<br />
costruire, scolpire e... prevedere<br />
il futuro come l’Ottuplice<br />
I Ching insegna. Allora qual è<br />
il problema, perché l’Ufficial<strong>it</strong>à<br />
scientifica e culturale non prende seriamente<br />
un tale sapere e le sue poliedriche applicazioni?<br />
Direi che una delle motivazioni potrebbe<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
MicheLe ProcLAMAto<br />
È uno scr<strong>it</strong>tore, simbolista, che<br />
vive all’Aquila. Conduce una rubrica<br />
dedicata ai Crop Circles ed<br />
ha pubblicato numerosi articoli<br />
sulla rivista Hera, Misteri di Hera,<br />
Totem, Scienza e Conoscenza. Sono in usc<strong>it</strong>a<br />
alcuni suoi articoli per Vivere lo Yoga e il Ria. È<br />
collaboratore di diversi s<strong>it</strong>i telematici quali: Il<br />
Portale del Mistero, Stazione Celeste, Paleoseti,<br />
Cropcircle Connector, Altrogiornale, Riflessioni,<br />
Ufo network, Nonsiamosoli, Esonet. Ha partecipato<br />
a numerosi convegni e conferenze e tiene<br />
corsi e seminari. È accompagnatore di Tour basati<br />
sulle sue pubblicazioni: all’Aquila, Castel del<br />
Monte, Milano sulle orme conosc<strong>it</strong>ive del grande<br />
Leonardo da Vinci, Assisi ed in Inghilterra,<br />
dove il sapere costruttivo dei Cerchi convive, da<br />
secoli, con alcune basiliche che recano il simbo-<br />
Michele Proclamato<br />
CERCHIO DEL GRANO A BEGGAR’S KNOLL, NR WESTBURY (WILTSHIRE)<br />
essere il dover ammettere che sol... non lo<br />
siamo mai stati.<br />
Per il resto è solo... silenzio<br />
lo dell’OTTAVA. Il suo s<strong>it</strong>o è: www.micheleproclamato.<strong>it</strong>.<br />
<strong>Tra</strong> i suoi libri ricordiamo: Il segreto<br />
delle tre ottave dai rosoni di Collemaggio ai cerchi<br />
nel grano alla ricerca delle leggi dell’universo<br />
(Melchisedek, 2007), Il genio sonico. La scoperta<br />
incredibile che lega ogni opera di Leonardo, ad<br />
un codice divino (Melchisedek, 2008), L’ ottava.<br />
La scienza degli dei (Melchisedek, 2008), La storia<br />
millenaria dei cerchi nel grano (Melchisedek,<br />
2009), Quando le stelle fanno<br />
l’amore. Ossia: la teoria eterica<br />
del tutto (Melchisedek,<br />
2010) e...<br />
L’ uomo di Dio<br />
Giordano Bruno<br />
Melchisedek, 2011<br />
vai scheda libro >><br />
Runa Bianca 97
Quando le stelle fanno<br />
l’amore<br />
La teoria eterica del tutto<br />
Michele Proclamato<br />
DISPONIBILE<br />
IN LIBRERIA<br />
Come la scienza usa l’esoterismo per creare se stessa<br />
1999: con il progetto “Chandra” la Nasa mette in orb<strong>it</strong>a il telescopio più<br />
avanzato che mai l’uomo abbia costru<strong>it</strong>o. 2006: la Nasa sconvolge il<br />
mondo scientifico dimostrando come il VUOTO non sia mai esist<strong>it</strong>o.
Le piramidi, lo Zed, Osiride, Orione e Iside<br />
Custodi dell’Immortal<strong>it</strong>à<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
di Piero Magaletti<br />
g<br />
tempo di lettura 11 minuti<br />
Runa Bianca 99
Custodi dell’Immortal<strong>it</strong>à<br />
A<br />
partire dalla pubblicazione nel 1994<br />
de Il Mistero di Orione di Robert<br />
Bauval, gli studi sulle piramidi egiziane<br />
hanno interessato una nutr<strong>it</strong>a schiera<br />
di appassionati che, focalizzando l’attenzione<br />
ora su un dettaglio ora su un altro, hanno<br />
dato v<strong>it</strong>a ad vivace underground di idee che<br />
si sviluppa, più attivo che mai, parallelamente<br />
all’Eg<strong>it</strong>tologia ufficiale; un mondo che i detentori<br />
del sapere, coloro che hanno potere<br />
di veto su ciò che è o non è storia, sono restii<br />
a considerare.<br />
Nonostante le conferme oggettive che le<br />
teorie dei più noti fantarcheologi riscontrano,<br />
l’Eg<strong>it</strong>tologia si impone di non dar cred<strong>it</strong>o<br />
a ciò che proviene dall’esterno della ristretta<br />
el<strong>it</strong>e scientifica e a ciò che non sia supportato<br />
da fatti concreti, prove certe, documentazioni<br />
attendibili.<br />
Un cr<strong>it</strong>erio necessario, ne conveniamo, ma<br />
che in taluni casi si è tradotto nella colpevole<br />
sottovalutazione di ipotesi interessanti, cestinate<br />
e spesso derise prima di essere valutate.<br />
È da questo principio che è nato Custodi<br />
dell’Immortal<strong>it</strong>à: fornire le prove defin<strong>it</strong>ive<br />
che dimostrino, una volta per tutte, la fondatezza<br />
degli studi di alcuni maestri di cui<br />
l’autore si definisce con umiltà “un discepolo”,<br />
come l’<strong>it</strong>aliano Mario Pincherle e il già c<strong>it</strong>ato<br />
Robert Bauval, per poi coniare una teoria<br />
nuova e affascinante sull’intimo rapporto che<br />
unisce terra e cielo, un segreto che, in una<br />
sola parola, si chiama Immortal<strong>it</strong>à.<br />
Come è noto, secondo Bauval le tre piramidi<br />
della Piana di Giza riproducono sulla Terra<br />
le tre stelle della Cintura di Orione e il loro<br />
scopo era condurre le anime dei re nell’Aldilà,<br />
ubicato nella costellazione di Orione, la rappresentazione<br />
stellare del dio Osiride.<br />
Le Piramidi di Giza (e Cheope in particolare)<br />
sono un ascensore cosmico che conduce i<br />
sovrani al cospetto di Osiride presso il quale,<br />
secondo i Testi delle Piramidi, le loro anime si<br />
tramutano in stelle.<br />
Che la necropoli di Giza esprimesse un<br />
nesso tra terra e cielo ne è convinto anche<br />
Pincherle, secondo il quale il comp<strong>it</strong>o delle piramidi<br />
era allineare il piano fin<strong>it</strong>o della nostra<br />
dimensione con quello infin<strong>it</strong>o dell’universo.<br />
Mario Pincherle è noto al pubblico per<br />
Piero Magaletti<br />
una straordinaria scoperta legata alla piramide<br />
di Cheope; Pincherle rilevò che la parte<br />
interna della Grande Piramide custodiva<br />
una torre di gran<strong>it</strong>o, alta circa 60 metri, il cui<br />
nome è Zed (in greco) o Djed (in egiziano)…<br />
Bauval e Pincherle; la Piana di Giza come<br />
riproduzione della Cintura di Orione; la piramide<br />
di Cheope come luogo in cui nascondere<br />
il pilastro Zed: teorie su cui due generazioni<br />
di studiosi e appassionati hanno indagato,<br />
fantasticato, ma che per l’Eg<strong>it</strong>tologia sono<br />
carenti dei requis<strong>it</strong>i necessari per essere elette<br />
a ver<strong>it</strong>à; mancano, a detta degli eg<strong>it</strong>tologi,<br />
quelle prove schiaccianti e inconfutabili che<br />
ne confermino l’assoluta veridic<strong>it</strong>à.<br />
Prove che oggi, Custodi dell’Immortal<strong>it</strong>à,<br />
è finalmente in grado di fornirci.<br />
Il misterioso Codice di Bayer<br />
Nel 1603 il tedesco Johann Bayer pubblicò<br />
l’Uranometria, un monumentale atlante<br />
celeste che cataloga 1277 stelle visibili sia<br />
nel cielo dell’emisfero boreale che in quello<br />
australe, fino ad allora del tutto sconosciuto<br />
agli europei, attingendo dalle preziosissime<br />
carte nautiche di navigatori come Amerigo<br />
Vespucci e Pieter Geyser.<br />
L’Uranometria stabilisce in maniera defin<strong>it</strong>iva<br />
la regola di associare lettere dell’alfabeto<br />
greco alle stelle, in base alla luminos<strong>it</strong>à, alla<br />
grandezza e al colore.<br />
Il sistema ideato da Bayer è r<strong>it</strong>enuto così<br />
valido da essere il codice di catalogazione a<br />
cui l’astronomia mondiale fa tutt’oggi riferimento;<br />
eppure, nonostante la sua valid<strong>it</strong>à, il<br />
nostro misterioso astronomo ha commesso<br />
qualche errore. Nella costellazione di Orione,<br />
secondo alcuni studiosi, l’assegnazione delle<br />
lettere non corrisponderebbe al cr<strong>it</strong>erio da lui<br />
inventato.<br />
È una svista o un’eccezione voluta?<br />
Gli Arabi chiamarono le tre stelle nel modo<br />
a noi noto: Aln<strong>it</strong>ak (la Fascia), Alnilam (il Filo<br />
di Perle), Mintaka (la Cintura).<br />
Bayer, molti secoli dopo, assegnò loro tre<br />
lettere greche: Zeta [Orionis], Epsilon [Orionis]<br />
e Delta [Orionis]. Isolando le lettere, otteniamo<br />
Zeta, Epsilon e Delta: cioè Z, E, D.<br />
100 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Custodi dell’Immortal<strong>it</strong>à<br />
Incredibile a dirsi, la parola che compongono<br />
è ZED.<br />
È possibile che, su 1277 stelle, Bayer abbia<br />
commesso un errore in relazione alle tre stelle<br />
della Cintura e che le lettere da lui assegnate,<br />
per un caso del tutto singolare, formino il<br />
nome dello Zed individuato da Pincherle nella<br />
Grande Piramide?<br />
Se gli studiosi cercavano una prova<br />
scr<strong>it</strong>ta e inconfutabile, l’esplic<strong>it</strong>o<br />
riferimento nell’Uranometria rappresenta<br />
un elemento più che valido: il<br />
Codice di Bayer è stato ideato da un<br />
precursore della moderna astronomia,<br />
la cui attendibil<strong>it</strong>à non può essere<br />
messa in discussione.<br />
Siamo quindi in presenza di un’eccezionale<br />
conferma storica: la Grande<br />
Piramide nasconde realmente<br />
uno Zed ed esiste una corrispondenza<br />
tra le Piramidi di Giza e Cintura<br />
di Orione.<br />
Le piramidi “satell<strong>it</strong>e”<br />
Un’ulteriore conferma giunge<br />
dall’osservazione delle Piramidi Satell<strong>it</strong>e.<br />
Queste costruzioni sorgono nei<br />
pressi delle piramidi principali seguendo<br />
una sequenza apparentemente<br />
inspiegabile: Cheope è affiancata<br />
ad est da tre piramidi minori; una<br />
è posta a sud di Chefren; Micerino ne conta<br />
tre a sud.<br />
Qual era la loro funzione?<br />
Osserviamo la Cintura di Orione: Aln<strong>it</strong>ak<br />
(che corrisponde a Cheope) è una stella multipla<br />
1 ; i telescopi hanno individuato tre stelle<br />
di minore grandezza che la accompagnano.<br />
Anche Alnilam (Chefren) è affiancata da<br />
una stella di piccole dimensioni.<br />
Infine Mintaka (Micerino), composta da<br />
una principale, che in realtà è binaria, e una<br />
compagna a sua volta separata da un’altra<br />
1) Le stelle multiple sono formate da una coppia<br />
o anche più di stelle che, a causa della distanza<br />
dal punto di osservazione, sembrano cost<strong>it</strong>uire<br />
il nucleo di un’unica stella.<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
piccola stella.<br />
La sequenza di stelle secondarie che accompagnano<br />
le tre principali della Cintura,<br />
3 – 1 – 3, coincide con il numero delle<br />
piramidi “satell<strong>it</strong>e” di Giza: chiunque abbia<br />
riprodotto la loro struttura nella Piana, conosceva<br />
perfettamente la natura multipla delle<br />
tre stelle.<br />
Ma per comprendere defin<strong>it</strong>ivamente il legame<br />
tra la Cintura e Giza, dobbiamo tornare<br />
allo Zed e scoprire il suo significato.<br />
Lo Zed<br />
Piero Magaletti<br />
ZETA [ORIONIS], EPSILON [ORIONIS] E DELTA [ORIONIS]<br />
Lo Zed è un simbolo molto diffuso nell’Antico<br />
Eg<strong>it</strong>to; è comunemente associato ad Osiride<br />
ed è considerato la sua colonna vertebrale.<br />
Il nome egizio, Djed, deriva dalla radice<br />
djd e significa, secondo gli esperti, stabile, duraturo.<br />
In greco diventa Zed; il suono dj, infatti,<br />
Runa Bianca 101
Custodi dell’Immortal<strong>it</strong>à<br />
viene contratto in Z 2 .<br />
L’analisi del nome del padre degli dèi<br />
dell’Olimpo, Zeus, il cui gen<strong>it</strong>ivo è Dios, o<br />
Djos, rileva tracce della radice egizia, dj.<br />
LO ZED DENTRO LA PIRAMIDE DI CHEOPE<br />
Concentriamo la nostra attenzione su<br />
Medjedu, che è il nome in lingua egizia di<br />
Cheope, composto da m djd w: w significa<br />
luogo; m indica sta, stare; djd è lo zed; il risultato<br />
è il luogo in cui si trova lo Zed, un significato<br />
alquanto bizzarro per essere il nome di<br />
un faraone…<br />
Il termine greco piramide è composto da<br />
Pr md: pr vuol dire casa; md da’ origine al<br />
femminile medea o al maschile mezos e indicano<br />
entrambi il membro virile. Il significato<br />
della parola è: la casa del membro virile…<br />
L’identic<strong>it</strong>à di significati tra m djd w (il luogo<br />
in cui si trova lo Zed), e Pr md (la casa del<br />
membro maschile) è a dir poco sconcertante.<br />
Siamo di fronte ad un’altra scoperta straordinaria:<br />
quello che era il nome di un luogo,<br />
Medjedu, è diventato impropriamente<br />
il nome di un faraone, mentre il termine<br />
piramide è divenuto un nome comune per<br />
designare una figura geometrica o un tipo di<br />
costruzione, non più quella specifica costruzione…<br />
La traduzione di piramide e Medjedu, intesi<br />
come la casa del membro maschile, in-<br />
2) Vocabolario della lingua greca, Loescher<br />
Ed<strong>it</strong>ore, pag. 865<br />
troduce un discorso del tutto nuovo: a quale<br />
membro maschile si farebbe riferimento? Si<br />
tratta dello Zed, finora interpretato come una<br />
colonna vertebrale?<br />
Non abbiamo che una pista da esplorare,<br />
quella che conduce al dio a cui lo Zed è associato:<br />
Osiride.<br />
Il m<strong>it</strong>o di Osiride<br />
Piero Magaletti<br />
Secondo la m<strong>it</strong>ologia egizia, Geb (la Terra,<br />
il maschio) e Nut (il Cielo, cioè la femmina)<br />
generarono due coppie di gemelli, Osiride e<br />
Iside, Seth e Nefti.<br />
Osiride divenne re d’Eg<strong>it</strong>to e sposò sua<br />
sorella Iside; Seth, invidioso del potere del<br />
fratello, ordì una congiura e lo uccise, smembrandone<br />
il corpo in 14 pezzi e disperdendoli<br />
in altrettante c<strong>it</strong>tà.<br />
Iside recuperò tutte le membra del mar<strong>it</strong>o<br />
eccetto il fallo, mummificò il suo corpo grazie<br />
all’aiuto di Anubi (figlio di Osiride e di Nefti)<br />
e vi applicò un fallo artificiale, per poter concepire<br />
Horus.<br />
Horus crebbe protetto dalla madre e da<br />
Anubi con lo scopo di vendicare la morte del<br />
padre al compimento del trentesimo anno.<br />
Una volta affrontato e sconf<strong>it</strong>to Seth, Horus<br />
consacrò a suo padre l’occhio che aveva perso<br />
nello scontro col rivale, deponendolo tra<br />
le stelle.<br />
102 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Custodi dell’Immortal<strong>it</strong>à<br />
Osiride assunse così il ruolo di sovrano del<br />
regno dei morti, mentre Horus divenne il simbolo<br />
dei regnanti viventi.<br />
Com’è noto, ognuna di queste figure m<strong>it</strong>ologiche<br />
ha una propria raffigurazione nel<br />
cielo: Iside corrisponde alla stella Sirio e<br />
Osiride alla costellazione di Orione.<br />
Ma se l’origine di queste assegnazioni è da<br />
ricercare nel m<strong>it</strong>o, non si può non notare che<br />
il movimento di queste stelle nel cielo non<br />
trova alcun riscontro nella narrazione.<br />
Orione appare all’orizzonte precedendo<br />
Sirio di pochi giorni; se vi sovrapponiamo i<br />
protagonisti del racconto, avremmo Osiride<br />
(Orione) che sorge prima di Iside (Sirio) annunciandone<br />
l’avvento…<br />
Ma, secondo il m<strong>it</strong>o, Iside non è preceduta<br />
da Osiride e non è certo la sua<br />
nasc<strong>it</strong>a che determina l’inizio di un nuovo<br />
regno. Inoltre, nonostante la sua importanza,<br />
per una ragione inspiegabile<br />
gli studiosi non hanno mai riconosciuto<br />
ad Horus un corrispettivo stellare e, al<br />
contrario dei suoi gen<strong>it</strong>ori, non vanta un<br />
astro o una costellazione con cui identificarsi.<br />
I binomi Orione – Osiride e Sirio – Iside<br />
sembrano susc<strong>it</strong>are più dubbi che<br />
certezze, soprattutto perché si fondano<br />
sul dogma, ormai millenario, secondo<br />
cui la costellazione di Orione rappresenti<br />
un individuo di sesso maschile.<br />
Orione e Iside<br />
Al contrario di molte culture antiche, gli<br />
egiziani r<strong>it</strong>enevano che il Cielo (Nut) fosse<br />
un’ent<strong>it</strong>à femminile e la Terra (Geb) maschile.<br />
La Terra è il principio fecondatore, il Cielo è<br />
il ventre ricettivo.<br />
Ma se le piramidi sono in relazione con<br />
Orione e la Terra è un’ent<strong>it</strong>à maschile, come<br />
può questo principio maschile relazionarsi intimamente<br />
con una costellazione che raffigura<br />
un uomo, Osiride?<br />
Cerchiamo allora chi potrebbe rappresentare<br />
un soggetto maschile sulla Terra e uno<br />
femminile nel cielo.<br />
Nel 1818 Giovanni Battista Caviglia sco-<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
prì un’iscrizione in greco su una delle zampe<br />
della Sfinge: “La Sfinge era il custode della tomba<br />
di Osiride” 3 ; il nome egizio della Piana di<br />
Giza è pr wsr nb rstw; pr significa casa, wsr<br />
Osiride, nb signore, rstw Rostau: Casa di Osiride,<br />
signore di Rostau (antico nome di Giza).<br />
Giza era sì connessa ad Osiride, ma il legame<br />
non è tra la sua presunta raffigurazione<br />
stellare (Orione) e le piramidi, bensì tra il dio e<br />
la Piana, che è il luogo della sua sepoltura, la<br />
sua dimora eterna: il soggetto maschile sulla<br />
Terra è, quindi, Osiride.<br />
Abbiamo infatti visto che nella Piramide di<br />
Cheope c’è lo Zed, strettamente legato a Osiride.<br />
Ma è l’interpretazione dello Zed come sua<br />
colonna vertebrale che lascia perplessi: il m<strong>it</strong>o<br />
non accenna ad una specifica importanza<br />
della spina dorsale del dio.<br />
E se lo Zed fosse il fallo artificiale di Osiride?<br />
Le nebulose di Orione<br />
È singolare che gli Arabi si riferissero ad<br />
Orione con attributi femminili: Betelgeuse,<br />
3) Il Codice di Giza, di Lawton – Ogilvie –<br />
Herald, pag. 54<br />
Piero Magaletti<br />
ZETA [ORIONIS], EPSILON [ORIONIS] E DELTA [ORIONIS]<br />
Runa Bianca 103
Custodi dell’Immortal<strong>it</strong>à<br />
dall’arabo Yad al-Jawzā, significa spalla (Yad)<br />
di colei che sta al centro (al-Jawzā è un termine<br />
chiaramente femminile).<br />
Ma la caratteristica più rilevante è la presenza<br />
nel perimetro suo perimetro delle nebulose<br />
più grandi e spettacolari finora <strong>scoperte</strong>:<br />
raggruppate nella Spada di Orione,<br />
la M42, la M43, la NGC 1977 e la B33<br />
(nota come Testa di Cavallo) si trovano<br />
al di sotto di Aln<strong>it</strong>ak.<br />
Le nebulose sono i grembi materni<br />
dell’universo, in grado di generare un<br />
numero infin<strong>it</strong>o di stelle (è stato stimato<br />
che la sola M42 contenga materia sufficiente<br />
a dar v<strong>it</strong>a a 10.000 stelle identiche<br />
al sole4 ).<br />
La soluzione dell’enigma è vicina:<br />
l’identificazione della costellazione di<br />
Orione con un essere maschile ostacolava<br />
l’autentica interpretazione del<br />
legame tra terra e cielo che le piramidi<br />
esprimono.<br />
Dobbiamo essere pronti accettare<br />
una conclusione rivoluzionaria: la costellazione<br />
più nota del cielo rappresenta<br />
una figura femminile, la madre<br />
delle stelle…<br />
La trasmissione dell’anima del faraone nel<br />
cielo attraverso lo Zed di Cheope è senza dubbio<br />
la simulazione dell’atto del concepimento<br />
e il personaggio che, secondo il m<strong>it</strong>o, riceve il<br />
seme maschile attraverso un fallo artificiale è<br />
proprio Iside.<br />
Ormai non vi sono più dubbi: la costella-<br />
4) Stella per stella. Guida turistica all’universo,<br />
di Piero Bianucci, Giunti Ed<strong>it</strong>ore, pag. 222.<br />
Piero MAgALetti<br />
È nato a Bari il 29 giugno 1977.<br />
È laureato in filosofia con 110 e<br />
lode. Studioso di antich<strong>it</strong>à egizie,<br />
di storia medioevale, di lingue<br />
antiche, di esoterismo, di<br />
occultismo, di storia del cinema, parla correntemente<br />
l’inglese. Poeta, musicista, compos<strong>it</strong>ore,<br />
sceneggiatore, romanziere, ha all’attivo diverse<br />
pubblicazioni di romanzi, saggi e raccolte di po-<br />
Piero Magaletti<br />
zione di Orione è la dea Iside.<br />
La scoperta della vera ident<strong>it</strong>à di Orione<br />
cost<strong>it</strong>uisce la pietra angolare della nostra ricerca;<br />
il progetto della Piana di Giza non si<br />
proponeva soltanto di copiare la disposizione<br />
delle stelle, ma doveva collegare le ent<strong>it</strong>à maschio<br />
– femmina.<br />
LE NEBULOSE DI ORIONE<br />
Il faraone, col sopraggiungere della morte,<br />
diventava Osiride e, in ossequio all’im<strong>it</strong>azione<br />
del suo dio, doveva ricorrere all’espediente<br />
del fallo artificiale per ingravidare la sua sposa<br />
celeste, Iside.<br />
Questo fallo artificiale è lo Zed nella Piramide<br />
di Cheope, attraverso cui l’anima del re<br />
poteva tramutarsi in una stella raggiungendo<br />
il grembo della dea Iside.<br />
esie a partire dal 1999.<br />
Custodi<br />
dell’immortal<strong>it</strong>à<br />
Bastogi Ed<strong>it</strong>rice Italiana<br />
2011<br />
vai scheda libro >><br />
104 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
di Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />
Dal m<strong>it</strong>o dei rapimenti reali alla teoria delle interferenze<br />
mentali. Presentazione di un caso. Parte I<br />
Incontri ravvicinati del IV tipo<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
tempo di lettura 17 minuti<br />
Runa Bianca 105
Incontri ravvicinati del IV tipo<br />
Dino si presenta come una persona<br />
che si pone in modo interlocutorio<br />
non solo con se stesso, ma in generale<br />
con l’ “esistente”. La sua ricerca per comprendere<br />
cosa gli stia accadendo, iniziata in<br />
sordina in un periodo in cui era spaventato<br />
da alcuni eventi notturni, gli ha concesso di<br />
accedere via via a numerose informazioni, e a<br />
collegare avvenimenti della sua v<strong>it</strong>a con quelli<br />
dei suoi familiari più stretti. Le esperienze<br />
che lo hanno segnato, nel corso dell’infanzia,<br />
riguardano una particolare malattia del fratello<br />
e le strane percezioni che sia il fratello che<br />
il padre avevano. Lui stesso percepiva strane<br />
presenze, contro le quali preparava dei r<strong>it</strong>uali<br />
difensivi. Durante la notte si sentiva toccare, e<br />
questa sensazione perdura nei tempi attuali.<br />
Il fratello non era così spaventato, ma la connotazione<br />
di bizzarria della sua malattia avrà<br />
per sempre un’influenza sul nostro experiencer.<br />
Dino è una persona concreta, legato in<br />
modo sano agli aspetti dell’esistenza, privo<br />
di inutili orpelli mentali, con un’att<strong>it</strong>udine ad<br />
affrontare i problemi in modo diretto, dopo<br />
attenta riflessione. Moderato, equilibrato, con<br />
una certa gestione della sua aggressiv<strong>it</strong>à. È<br />
laureato in una disciplina scientifica, specializzato<br />
nella modellazione di strutture proteiche.<br />
Geneticamente è di derivazione scozzese,<br />
per parte di padre, e francese, per parte di<br />
madre.<br />
Lo scambio tra di noi è iniziato ragionando<br />
sul fatto che la realtà che noi vediamo e<br />
percepiamo è soltanto una piccola parte di<br />
quello che esiste, e che ignoriamo la vera natura<br />
della realtà. Dino ribadiva che introdurre<br />
concetti quali la virtual<strong>it</strong>à delle esperienze<br />
quotidiane è importante: quando noi facciamo<br />
esperienza, simuliamo o attendiamo<br />
certi avvenimenti, in realtà stiamo lavorando<br />
virtualmente con il nostro cervello. La realtà<br />
che noi creiamo attraverso l’uso del pensiero<br />
e dell’immaginazione non è, cioè, totalmente<br />
disconnessa dalla realtà materiale, e contribuisce<br />
a crearla, anche quando a noi sembra<br />
di non dare segu<strong>it</strong>o alle immagini del nostro<br />
mondo interno.<br />
A conferma dei suoi pensieri, dopo poche<br />
settimane si trova in un sogno in cui SA di sta-<br />
Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />
re affrontando un sogno simulato, ossia un<br />
sogno apparente, un sogno-schermo. Non è<br />
il primo che gli cap<strong>it</strong>a. Si tratta di sogni che<br />
finiscono improvvisamente, ‘come se qualcuno<br />
togliesse la spina’. All’interno di questo sogno<br />
compaiono degli esseri grigi, che hanno<br />
l’aspetto di robot. Se questi robot oltrepassano<br />
certi lim<strong>it</strong>i, la loro struttura viene spostata<br />
dall’equilibrio, come se tendessero a disintegrarsi.<br />
Quando il sogno bruscamente si interrompe,<br />
la sua sensazione è quella di aver vissuto,<br />
per la ver<strong>it</strong>à, una cosa diversa da quella<br />
che appariva.<br />
Come tutti i sogni, questo episodio va letto<br />
su più piani. Esaminiamo prima l’aspetto<br />
ufologico - chiamiamolo così.<br />
L’impressione che i grigi siano dei robot, o<br />
comunque qualcosa di artificiale, è un dato<br />
che si riscontra nei soggetti IR4 che hanno<br />
una capac<strong>it</strong>à introspettiva più marcata. È<br />
come se alcuni soggetti riuscissero ad andare<br />
oltre la percezione visiva del fenomeno, oltre<br />
la sorpresa/spavento; è anche come se alcuni<br />
aspetti della percezione risvegliassero nella<br />
coscienza il dato oggettivo, reale, che tali personaggi,<br />
a volte, possono non essere ciò che<br />
appaiono, e forse abbiamo qualche prova del<br />
fatto che si tratti effettivamente di creature<br />
artificiali.<br />
Anche in un sogno di un altro soggetto<br />
IR4, che chiameremo Victor, esistono le tracce<br />
di più incontri con esseri artificiali.<br />
Victor lo chiama ‘Black Dream’.<br />
C’è un campo di concentramento dove<br />
alcuni bambini vengono messi ad attendere<br />
in alcune aree. Sono trattati male, vengono<br />
spinti. Ci sono degli uomini vest<strong>it</strong>i di nero -<br />
hanno pantaloni, camicia, fazzoletto neri e<br />
scarponi in cuoio. Non hanno pietà o car<strong>it</strong>à,<br />
fanno puzza di sangue umano.<br />
Victor sente che esiste una lotta tra bene e<br />
male e che questi sono le pedine di un gioco<br />
più grande di loro. Questi esseri hanno intenzione<br />
di sfruttare la specie umana, hanno sete<br />
di potere. Il loro gioco è fatto da esseri ancora<br />
più grandi di loro.<br />
In segu<strong>it</strong>o, Victor dichiarerà che questi esseri<br />
avevano un modo di operare che richiamava<br />
l’artificial<strong>it</strong>à, e al termine del suo percorso<br />
con me arriverà proprio a dividere i suoi<br />
106 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Incontri ravvicinati del IV tipo Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />
incontri ravvicinati in due generi (quelli con<br />
esseri robotici e quelli con esseri più reali, entrambi<br />
specie di grigi).<br />
Le testimonianze di un altro soggetto IR4,<br />
Leo, e gli studi di Derrel Sims ci danno modo<br />
di pensare che effettivamente almeno una<br />
parte di queste creature sia artificiale, e che<br />
abbiano dei comp<strong>it</strong>i da eseguire nel livello<br />
materiale che rappresenta il nostro quotidiano.<br />
Leo racconta: “Mi sveglio una notte, e li trovo<br />
in camera. Balzo dal letto e ne afferro uno<br />
(Leo è mil<strong>it</strong>are ab<strong>it</strong>uato a operazioni speciali).<br />
Mi sembra fatto di gomma, ma ciò che mi<br />
stupisce di più è che ‘sento’, attraverso il contatto<br />
con il suo polso, la paura che lo pervade<br />
per essere stato scoperto e catturato”. Ciò che<br />
stupisce me è che questo ricordo fluisce dopo<br />
che Leo si è sottoposto a un massaggio al collo,<br />
come se il toccare certe strutture attivasse<br />
il ricordo.<br />
Esaminando il punto del secondo sogno<br />
cui gli esseri artificiali non possono oltrepassare<br />
certi lim<strong>it</strong>i, pena la loro disintegrazione,<br />
troviamo che il concetto si sposa con il fatto<br />
che questi esseri siano apparentemente<br />
rappresentativi di una gerarchia di creature<br />
(vive? semirobotiche? pseudo-spir<strong>it</strong>uali?), tra<br />
cui si collocherebbero come la parte più adatta<br />
a interagire con il mondo materiale senza<br />
ricevere danni, perlomeno per un tempo lim<strong>it</strong>ato.<br />
L’impressione che ci sia un inganno, in tutto<br />
il sogno, rende conto di un’idea di ambivalenza.<br />
L’ambivalenza è un aspetto importantissimo<br />
da esaminare insieme ai soggetti IR4.<br />
Terrore e passione per gli accadimenti notturni<br />
vanno di pari passo, fino a quando la coscienza<br />
non subisce un risveglio tale da non<br />
tollerare più che vi sia qualcosa di nascosto. Il<br />
mistero è un alimento importante per la v<strong>it</strong>a<br />
spir<strong>it</strong>uale; ma anche l’inganno, che è più crudo,<br />
rappresenta una possibil<strong>it</strong>à di evoluzione,<br />
un’occasione, purché lo si sa sappia capire e<br />
gestire.<br />
Anche gli esseri umani, come i grigi robotici<br />
del sogno, non possono oltrepassare certi<br />
lim<strong>it</strong>i, pena il disequilibrio e la disintegrazione,<br />
soprattutto mentale.<br />
In un altro sogno, Dino circola in mezzo<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
a persone che portano sulla schiena un simbolo<br />
che solo lui può vedere. Le persone del<br />
sogno sono quindi diverse dalle altre, e potrebbero<br />
rappresentare sia parti di se stesso<br />
diverse dal resto, quindi sconosciute, come<br />
pure potrebbero rappresentare il fatto che vi<br />
siano aspetti, forse del corpo, forse della psiche,<br />
forse dello spir<strong>it</strong>o, che sono ‘marchiati’, e<br />
non sappiamo se questa marcatura sia resolvibile<br />
oppure no.<br />
Anche Dino si è trovato a svegliarsi, alternativamente,<br />
con dolori notturni a un ginocchio,<br />
con una zona circolare di un rosso vivo,<br />
infiammata all’interno del ginocchio; oppure<br />
con due punti a forma quadrata sulla scapola,<br />
nelle vicinanze di alcuni graffi.<br />
Marchiato. La v<strong>it</strong>a può marcare le persone<br />
con dolori terribili, con <strong>scoperte</strong> abissali, con<br />
sensazioni di non appartenenza a quello che<br />
si vede, che si percepisce, che si è costretti a vivere<br />
e a condividere. Gli eventi della v<strong>it</strong>a reale<br />
possono creare delle discrepanze tra ciò che<br />
esprimiamo e le vere emozioni che ci scuotono<br />
all’interno. Il più delle volte, le forze aliene<br />
che provocano gli IR4 approf<strong>it</strong>tano proprio<br />
di questa crepa che si forma tra i processi coscienti<br />
e quelli inconsci per agganciarsi, e fare<br />
proprie le immagini prese dal vero vissuto<br />
della persona, per usarle in modo manipolativo,<br />
mescolando ciò che è vero, ciò che è vissuto,<br />
per mascherare qualcosa di inconoscibile<br />
a parole, di indescrivibile, qualcosa di sottilmente<br />
oscuro, per capire come impossessarsi<br />
degli individui, scavalcando le normali difese.<br />
Quelli dei soggetti IR4 sono sogni?, sono<br />
ricordi di esperienze vissute?, sono tentativi<br />
di segnalare che qualcosa non va? Sono un<br />
inganno ben congegnato, dove il soggetto<br />
vive, trasposto sugli altri, qualcosa che<br />
gli appartiene, e si r<strong>it</strong>rova a mischiare avvenimenti<br />
e sentimenti personali con soggetti<br />
apparentemente estranei a lui, in una sorta<br />
di finto coinvolgimento di altre persone (che<br />
può dargli la sensazione di non essere solo a<br />
vivere quel problema) in un tema che invece<br />
riguarda soltanto lui.<br />
I sogni con protagoniste creature che sembrano<br />
robot r<strong>it</strong>ornano. Predisposti a un dialogo<br />
molto semplice, afferma Dino. Proprio<br />
come sembrano essere le creature grigie, ma-<br />
Runa Bianca 107
Incontri ravvicinati del IV tipo<br />
novalanza altrui, creature incompiute, esecutori<br />
senza spir<strong>it</strong>o. Una creatura di sembianze<br />
femminili si trova all’interno di una struttura<br />
che sembra richiamare scenari di fantascienza.<br />
Tuttavia la struttura sembra una stazione<br />
di comando. Alcune creature danno doni ad<br />
altre persone, Dino sbircia la scena e si sente<br />
in pericolo. Una parte di lui, quindi, riesce a<br />
rimanere estranea a quanto accade.<br />
Le paralisi con allucinazioni sono un fatto<br />
comune, nelle sue notti. Ma accanto a queste,<br />
accadono altri fenomeni che lo portano a teorizzare<br />
qualcosa di nuovo nel campo.<br />
I soggetti IR4 spesso avvertono degli strani<br />
suoni, che si presentano a ripetizione. Secondo<br />
Dino la cadenza sonora serve per indurre<br />
uno stato di apertura. Il suono ha l’effetto di<br />
coinvolgere la persona e di bloccarne le reazioni,<br />
lasciandola cosciente di quanto sta per<br />
avvenire. Il suono cessa quando lo stato di paralisi<br />
è completo. A quel punto una presenza<br />
(non un Grigio) interagisce con il corpo del<br />
soggetto.<br />
Scrive un utente del forum di Primocontatto:<br />
“È un paio di sere che sento presenze in<br />
camera mia... cominciano attorno alle 23: 00;<br />
le avverto perchè sento che il mio orecchio<br />
sinistro viene in qualche modo stimolato: è<br />
come se sentissi avvicinarsi qualcuno, però<br />
quasi come i suoi passi fossero un ultrasuono<br />
particolare, che non riesco a sentire, ma mi<br />
stimola comunque l’apparato ud<strong>it</strong>ivo sinistro.<br />
Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />
Quando succede questa ‘stimolazione’, poi 9<br />
volte su 10 faccio o un sogno apocal<strong>it</strong>tico oppure<br />
sogno qualcosa di attinente agli ET”.<br />
Come potrebbe avvenire questo fenomeno?<br />
Potrebbe il suono essere una sorta di<br />
segnale ipnotico? O arriva a coinvolgere, con<br />
particolari onde d’urto, i recettori che potrebbero<br />
essere implicati nella comparsa degli<br />
scenari ufologico-abduttivi? Forse andrebbe<br />
presa in considerazione la natura elettrica<br />
del suono. Questo aspetto elettrico potrebbe<br />
essere quello che interferisce con il sistema<br />
nervoso, e forse con la struttura energetica<br />
dell’individuo.<br />
Nel momento dell’interazione, il contatto<br />
potrebbe essere coscientemente interrotto.<br />
Infatti, se esiste un meccanismo con cui il<br />
suono consente l’accesso alla persona, questo<br />
meccanismo deve far parte della normale<br />
struttura umana; addir<strong>it</strong>tura si può pensare<br />
che il soggetto stesso potrebbe inconsapevolmente<br />
tenere aperto questo canale e consentire<br />
la ripetizione del contatto, quando addir<strong>it</strong>tura<br />
non sollec<strong>it</strong>arlo.<br />
L’essere umano potrebbe comportarsi<br />
come un conduttore, come un ponte, attraverso<br />
cui potrebbero passare molteplici segnali.<br />
Anche gli animali domestici, presenti in<br />
casa, potrebbero svolgere la stessa funzione<br />
(questo farebbe pensare che il corpo del soggetto<br />
IR4 non cost<strong>it</strong>uirebbe il bersaglio a cui<br />
le forze aliene tenderebbero).<br />
108 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Incontri ravvicinati del IV tipo Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />
Tutto questo riporta alla mente il caso di<br />
Victor, descr<strong>it</strong>to prima, che dopo un anno<br />
di lavoro era riusc<strong>it</strong>o a ricordare il fatto che,<br />
durante la notte, poteva udire un suono, da<br />
cui capiva che “stavano arrivando”. Per sfuggire<br />
all’abduction, Victor emetteva a sua volta<br />
un suono, mentalmente, che gli consentiva<br />
di staccare la sua coscienza e di trasportarla<br />
in un luogo a lui molto caro, da cui era assai<br />
difficile portarlo via. Victor asseriva: “Se la mia<br />
coscienza non c’è, loro non possono utilizzare<br />
il corpo”.<br />
Il suono però non è sempre presente, nei<br />
modelli di IR4. La cosa più semplice a cui si<br />
possa pensare è che ent<strong>it</strong>à diverse utilizzino<br />
passaggi e strumenti diversi per accedere alle<br />
varie parti di un essere umano. Gli oggetti<br />
alieni trovati nel corpo (che non sono impianti<br />
di trasduzione) sono anche spesso oggetti<br />
del tutto privi di tecnologia, che potrebbero<br />
avere lo scopo di riorganizzare energeticamente<br />
certe zone, o potrebbero destrutturarle.<br />
Il suono che induce la paralisi, comunque,<br />
si presenta anche in soggetti che non sono<br />
portatori di oggetti estranei.<br />
A che scopo tutto ciò? La sofferenza sembra<br />
essere il cibo di queste ent<strong>it</strong>à. Esse lavorano<br />
sulle nostre parti meno coscienti, sui nostri<br />
difetti di razza, sulle nostre “ombre” psicologiche.<br />
Il lato oscuro è il modo giusto per accalappiare<br />
gli umani: è prontamente disponibile<br />
e si gonfia con poco. La paura ne è il tram<strong>it</strong>e<br />
più chiaro e logico. La trappola consiste nel<br />
fatto che se un soggetto cerca di approfondire<br />
gli aspetti non ordinari dell’esistenza, e comincia<br />
un percorso di consapevolezza a livello<br />
spir<strong>it</strong>uale, se non procede anche con una<br />
consapevolezza a livello psichico, non gli è<br />
data la possibil<strong>it</strong>à di conoscere realmente né<br />
ciò che sta avvenendo né di isolare i problemi<br />
personali che cost<strong>it</strong>uiscono la porta di ingresso<br />
della fenomenologia. La fenomenologia<br />
abduction, infatti, si avvale delle esperienze e<br />
delle immagini interne proprie del soggetto<br />
per mostrarsi. L’avanzamento solo dal punto<br />
di vista spir<strong>it</strong>uale del soggetto consente alle<br />
forze intrudenti di accedere a livelli più sottili<br />
della consapevolezza universale, accelerando<br />
probabilmente taluni processi creativi generali,<br />
svincolati dal singolo.<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
Tornando al fatto che queste creature diano<br />
un’impressione di artificial<strong>it</strong>à, noi e Dino<br />
siamo arrivati separatamente alla stessa conclusione,<br />
ossia che questi esseri siano controllati<br />
da strutture superiori. Afferma Dino: “Queste<br />
strutture possono essere enormi e amorfe,<br />
buie e composte dalla sostanza con cui è fatto<br />
il “male”. Ne possiamo derivare proprio una<br />
fisica, una Fisica del Male”. Alla stessa conclusione<br />
arriva uno scienziato molto conosciuto,<br />
un fisico: “Questi fenomeni coinvolgono sicuramente<br />
lo Zero Point Field, la capac<strong>it</strong>à creatrice<br />
della coscienza universale (sia nella luce<br />
che nell’ombra), l’universo a più dimensioni<br />
delle superstringhe. Dietro queste bizzarre<br />
e spesso spaventose manifestazioni, c’è una<br />
scienza. E in qualche punto dell’universo, anzi<br />
dello Zero Point Field, c’è solo un furbo che si<br />
è gonfiato a dismisura con le nostre paure, e<br />
si è trovato gratis il meccanismo della creazione.<br />
Ma un furbo imbecille, perché Dio LO USA,<br />
e lui non lo sa”.<br />
Dino afferma: “I Grigi rappresentano una<br />
possibil<strong>it</strong>à concreta da parte delle strutture<br />
amorfe (senza forma che possono assumere<br />
forme) di intervenire sulla nostra terza dimensione.<br />
Gli Amorfi possono interagire con<br />
il rap<strong>it</strong>o, ma questo avviene in una vibrazione<br />
diversa, e non in questa. Ho l’impressione che<br />
i Grigi predispongano a un contatto diretto<br />
con queste ent<strong>it</strong>à, stimolando il contattato.<br />
Credo che se fosse possibile intervenire sui<br />
Grigi, gli altri avrebbero molti più problemi,<br />
anche se la s<strong>it</strong>uazione spir<strong>it</strong>ualmente è molto<br />
più complessa”. L’ipotesi che quindi formuliamo<br />
è quella che vede in campo forze di ordine<br />
più materiale, i Grigi, la cui forma fisica potrebbe<br />
essere ricavata in parte dal DNA umano e<br />
da quello animale, che sarebbero i più adatti<br />
a soffermarsi nel nostro mondo vibrazionale<br />
e che avrebbero il comp<strong>it</strong>o di consentire<br />
il contatto con forze meno materiali; e forze<br />
di ordine via via meno materiale, gerarchicamente<br />
organizzate in senso spir<strong>it</strong>uale (negativo)<br />
e materialmente sempre più rarefatte,<br />
il cui controllo sulla materia viva non può essere<br />
diretto, ma mediato dalle creature grigie<br />
o da meccanismi assai più sottili, che hanno<br />
come tram<strong>it</strong>e le strutture del nostro sistema<br />
nervoso centrale, in particolare alcuni tipi di<br />
Runa Bianca 109
Incontri ravvicinati del IV tipo Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />
recettori – con tutta probabil<strong>it</strong>à i recettori serotoninergici.<br />
Le visioni, i disturbi del sonno,<br />
i campi di luce che vengono visualizzati dai<br />
soggetti, fanno r<strong>it</strong>enere che effettivamente le<br />
strutture mesencefaliche vengano coinvolte<br />
nel contatto. Alcuni recettori serotoninergici<br />
– coinvolti in lesioni, uso cronico di LSD e<br />
farmaci agonisti dei recettori serotoninergici<br />
- sembrano i più probabili candidati a fornire<br />
il bersaglio fisiologico a stimoli (interni o<br />
esterni?) che si rivelano fondamentali nel ricreare<br />
l’ambiente caratteristico rifer<strong>it</strong>o dagli<br />
interessati, e che comprende sia le creature<br />
che gli scenari silenziosi che accompagnano<br />
la visione di queste esperienze. In un modo o<br />
“Ricordare & Raccontare”<br />
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Rapimenti Alieni, oltre il velo della memoria<br />
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nell’altro, l’iperstimolazione o il blocco di tali<br />
recettori potrebbe fornire la base fisio-neurologica<br />
per il manifestarsi del fenomeno.<br />
Dice Dino: “Credo che gli Amorfi usino<br />
l’olografia del nostro sistema percettivo per<br />
presentarsi come vogliono, o come noi vogliamo,<br />
ma le cose adrebbero un po’ insieme,<br />
e raccolgono pezzettini di ricordi forse vincolati<br />
a parti emotive/sens<strong>it</strong>ive. Ho visto i rettili<br />
poche volte, meccanici dinosauri con la pelle<br />
marrone, anche questi specie di cyborg, sono<br />
molto aggressivi, ma son finti anche, molto<br />
lim<strong>it</strong>ati nel loro campo di azione. Allo stesso<br />
tempo r<strong>it</strong>engo che tutti questi siano feticci,<br />
l’oscuro reale sta dietro e non deve necessariamente<br />
avere una forma propria... anzi<br />
credo che l’oscuro sia la materia prima della<br />
Luce, buia immobile gelata. Probabilmen-<br />
te, avendo in noi la capac<strong>it</strong>à della creazione<br />
(avendo come nucleo inalterabile una Luce<br />
cosmica), attribuiamo loro una forma”.<br />
Questa s<strong>it</strong>uazione non è univoca, nel senso<br />
che non tutta la fenomenologia IR4 è riportabile<br />
esattamente a questo schema, benché<br />
esso funzioni per la maggior parte delle volte.<br />
Dobbiamo avere delle perpless<strong>it</strong>à sull’uniform<strong>it</strong>à<br />
delle creature grigie. Se per gli Amorfi<br />
possiamo ipotizzare che le forme siano dei<br />
pretesti subdoli per entrare in contatto con gli<br />
esseri umani, per quanto riguarda i Grigi questo<br />
difficilmente può essere vero, essendo la<br />
loro realtà di “esseri di materia” incompatibile<br />
con idee di trasformismo. Vi devono essere<br />
diverse ‘razze’ di creature<br />
grigie, razze che si sono<br />
anche trasformate nel<br />
tempo. Sims r<strong>it</strong>iene che<br />
siano stati programmati<br />
in modo diverso con il trascorrere<br />
degli anni. Questo<br />
può essere vero, e può<br />
essere che siano molto<br />
più specializzati nell’interferenza<br />
mentale, rispetto<br />
a venti o cinquant’anni or<br />
sono. Ma si deve supporre<br />
che esistano anche ‘razze’<br />
che sono sfugg<strong>it</strong>e a questo<br />
genere di controllo.<br />
Si è ipotizzato di creature<br />
che proseguono una loro linea sperimentale,<br />
del tutto ignare che il ’programma’ di prelievi<br />
biologici a cui dovevano aderire sia fin<strong>it</strong>o.<br />
Un’altra ipotesi è che una delle razze di Grigi<br />
stia tentando di riparare i danni provocati da<br />
altri esseri. E probabilmente ve ne è un’altra<br />
ancora che non è d’accordo con quello che<br />
sta avvenendo, si tiene in disparte e non sa<br />
come contattarci in modo efficace. Tutte queste<br />
ipotesi richiederebbero un approfond<strong>it</strong>o<br />
esame di funzioni mentali e biochimiche che<br />
si trovano al confine con le funzioni psichiche,<br />
per arrivare a capire in che modo l’esperienza<br />
con queste ‘forze’ può arrivare a influenzare la<br />
nostra attenzione, la capac<strong>it</strong>à di trasformare<br />
le immagini, la possibil<strong>it</strong>à di accedere a un<br />
mondo non materiale.<br />
Riguardo però le ‘forme’ che sembrano<br />
110 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Incontri ravvicinati del IV tipo<br />
operare in modo più intrusivo, e che sono viste<br />
rispettivamente come: esseri grigi filiformi,<br />
sauri, Man in Black, soldati di vario grado,<br />
ombre, Nordici – ciò che traspare dopo anni<br />
di attiv<strong>it</strong>à è una loro sostanziale immobil<strong>it</strong>à<br />
psicologica. Questo è un lato che si presta<br />
alle speculazioni più pericolose e più ridicole,<br />
contemporaneamente. Per chi, come Dino,<br />
si è immerso a tutto volume nell’esplorazione<br />
delle sensazioni, la risposta che emerge,<br />
almeno a grandi linee, pare essere una sola:<br />
“Dividi e controlla: loro sono mutilati e sono<br />
rabbiosi per questo, una rabbia durata milioni<br />
di anni”.<br />
Il risveglio della coscienza dell’Uomo (circa<br />
duemila anni or sono, nella nostra cultura; in<br />
un tempo precedente, nelle culture orientali;<br />
e non mi sospingo oltre) ha creato scalpore,<br />
nel mondo invisibile. Siamo esseri in grado di<br />
vivere sia l’invisibile che il visibile, con le giuste<br />
tecniche; siamo quindi in grado di procedere<br />
a un’evoluzione e una conoscenza di alto<br />
livello. Probabilmente nessun altro Essere<br />
creato, nel Cosmo che conosciamo, ha queste<br />
caratteristiche. È l’opinione anche del fisico<br />
c<strong>it</strong>ato più sopra: “La coscienza, concetto un<br />
tempo trascendentale, adesso sta diventando<br />
uno dei temi della fisica teorica. Sembra<br />
funzionare in maniera realmente olografica e<br />
può essere studiata con le tecniche di topologia<br />
algebrica della meccanica quantistica<br />
non-classica, ma ancora non<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
giuLiA M. D’AMbrosio<br />
Nasce a Milano. Laureata a pieni<br />
voti in Medicina e Chirurgia,<br />
e specializzata in Neuropsichiatria<br />
infantile, svolge la professione<br />
di medico e psicoterapeuta.<br />
Proviene da una formazione molteplice.<br />
Ha lavorato presso l’Univers<strong>it</strong>à di Milano per<br />
10 anni nel campo della neurofisiologia clinica,<br />
ha realizzato la stesura di lavori scientifici<br />
per riviste peer-review internazionali durante<br />
l ’<strong>it</strong>er univers<strong>it</strong>ario e specialistico, nell’amb<strong>it</strong>o<br />
della ricerca in neurofisiologia clinica e si è specializzata<br />
con una tesi sulla Rottura dei legami<br />
di attaccamento come evento psicopatogeno.<br />
Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />
conosciamo la funzione d’onda che descrive<br />
la coscienza e il suo funzionamento; sappiamo<br />
solo che è legata a uno strano campo<br />
quantico, dove l’informazione non si propaga<br />
per segnali che vanno alla veloc<strong>it</strong>à della luce,<br />
ma si propaga istantaneamente per strani effetti<br />
di risonanza, innescati da ‘fattori di passione’.<br />
Ci vorranno ancora anni per mettere<br />
a punto gli operatori matematici che ci permettano<br />
di capire quant<strong>it</strong>ativamente come la<br />
coscienza interagisca in maniera istantanea<br />
con la materia, l’energia, lo spazio e il tempo,<br />
ma ci arriveremo. La gente comune e l’establishment<br />
scientifico non sono pronti, e allora<br />
questo processo evolutivo nella scienza è in<br />
corso a porte chiuse. Ma avviene”.<br />
Là fuori, ‘qualcuno’ è rimasto congelato,<br />
senza tempo, senza spazio e senza possibil<strong>it</strong>à<br />
di evolvere. La scintilla del contatto scaturisce<br />
dallo scontro tra la rabbia ‘aliena’ per questa<br />
immobil<strong>it</strong>à e l’incoscienza dell’essere umano.<br />
Le forze aliene più visibili e materiali inseguono<br />
probabilmente l’obiettivo di ottenere un<br />
corpo cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da componenti sia fisiche<br />
che astrali, ossia materia sottile e plasmabile.<br />
Tale possibil<strong>it</strong>à è infatti peculiare dell’essere<br />
umano e rappresenta esattamente la sua<br />
connessione con l’aspetto divino pos<strong>it</strong>ivo del<br />
Cosmo, e con la sua possibil<strong>it</strong>à di evoluzione<br />
su piani di cui cominciamo soltanto a comprendere<br />
l’esistenza.<br />
Da molti anni studia il campo delle esperienze<br />
straordinarie. È stata co-autore in: Gagliardi G.,<br />
Garzia P., D’Ambrosio G., Margnelli M., Fattori<br />
G. – Poltergeist: l’esplosione del distress infantile.<br />
In: Atti del Convegno Nazioneale Stress e infanzia,<br />
Torino, 30-31 marzo-1 aprile 1990, Edizioni<br />
Proing, pag. 429-442. Lavoro scientifico pubblicato<br />
e presentato al World Congress of the International<br />
Society of Hypnosis Monaco 2000:<br />
Alcune raccomandazioni sull’impiego dell’ipnosi<br />
con soggetti che riferiscono esperienze<br />
del genere Incontri Ravvicinati del Quarto Tipo<br />
(in collaborazione con il dottor Mario Cigada).<br />
Il suoi s<strong>it</strong>i sono www.giuliadambrosio.<strong>it</strong> e www.<br />
primocontatto.net<br />
Runa Bianca 111
Custodi dell’immortal<strong>it</strong>à<br />
Piero Magaletti<br />
DISPONIBILE<br />
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Le piramidi di Giza non sono edifici funebri<br />
Secondo Robert Bauval riproducono sulla Terra le tre stelle della Cintura<br />
di Orione; secondo Mario Pincherle la piramide di Cheope nasconde al<br />
suo interno un pilastro di gran<strong>it</strong>o alto 60 metri, lo Zed. Queste ipotesi<br />
trovano nel libro conferma e prova defin<strong>it</strong>iva della loro valid<strong>it</strong>à.
Omero nel Baltico<br />
Ciclopi del Nord<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
di Felice Vinci<br />
tempo di lettura 9 minuti<br />
Runa Bianca 113
Ciclopi del Nord<br />
I<br />
Ciclopi dell’Odissea hanno lasciato le<br />
loro tracce nella letteratura nordica medievale:<br />
una saga vichinga (la Hàlfs saga<br />
ok Hàlfsrekka) racconta l’avventura di un navigatore<br />
che approda con i suoi uomini in<br />
una terra lontana, dove affronta un gigante<br />
minaccioso e lo sconfigge accecandolo con<br />
una “lancia infuocata”, dopo averne arroventato<br />
la punta sul fuoco: non si tratta di Ulisse,<br />
bensì del re vichingo Hjörleif, e la vicenda è<br />
ambientata nella Norvegia settentrionale: gli<br />
studiosi convengono che il motivo ricorda il<br />
m<strong>it</strong>o di Polifemo. E tuttora, nei negozi di souvenir<br />
di Bergen, non è difficile trovare, tra gli<br />
spir<strong>it</strong>osi pupazzetti raffiguranti i Troll (esseri<br />
m<strong>it</strong>ici, talvolta giganteschi e con un pessimo<br />
carattere), quelli con un solo occhio in mezzo<br />
alla fronte.<br />
Una traccia del mondo dei Ciclopi è forse<br />
rimasta anche nella toponomastica: lungo la<br />
costa della Norvegia settentrionale troviamo<br />
un Tosenfjorden, che ricorda il nome della<br />
madre di Polifemo: “... Lo generò Toosa, la ninfa/<br />
figlia di Forchis, signore del<br />
mare instancabile/ nei cupi<br />
anfratti un<strong>it</strong>a con Poseidone”<br />
(Od. I, 71-73). Davanti al<br />
Tosenfjorden vi sono alcune<br />
isole, tra cui potrebbe esservi<br />
l’”isola piatta” che il poeta colloca<br />
accanto all’approdo della<br />
terra dei Ciclopi. E, non<br />
lontano da lì, la montagna<br />
forata di Torghatten, il cui<br />
caratteristico “occhio” luminoso<br />
è ben visibile dalle navi di<br />
passaggio, potrebbe anch’essa<br />
aver contribu<strong>it</strong>o alla costruzione<br />
del m<strong>it</strong>o del gigante<br />
monocolo, che Omero paragona<br />
ad “un picco selvoso<br />
d’eccelsi monti”.<br />
D’altronde, lo storico e<br />
geografo medievale Adamo<br />
di Brema (XI secolo)<br />
colloca i Ciclopi, “che nella<br />
fronte hanno un solo occhio”,<br />
nell’area dei monti Rifei. I monti<br />
Rifei sono menzionati da vari geografi<br />
antichi, che di sol<strong>it</strong>o li s<strong>it</strong>uano<br />
verso l’estremo nord, nel-<br />
TROLL IN VENDITA A BERGEN<br />
Felice Vinci<br />
la zona ab<strong>it</strong>ata dagli Iperborei. Vengono c<strong>it</strong>ati<br />
anche da Plinio, il quale ad un certo punto<br />
dà un’indicazione geografica molto precisa,<br />
allorché afferma che essi si trovano ad una lat<strong>it</strong>udine<br />
assai settentrionale, corrispondente<br />
a quella di Tule. Ora, sempre Adamo di Brema<br />
identifica tout court Tule con l’Islanda: “Tule<br />
adesso è chiamata Islanda, a causa del ghiaccio<br />
che ricopre l’oceano” (“Thyle nunc Island<br />
appellatur, a glacie quae oceanum astring<strong>it</strong>”).<br />
E, a chiudere questa catena di relazioni fra la<br />
terra dei Ciclopi, i Rifei, Tule e l’Islanda, sta il<br />
fatto che l’area del Tosenfjorden, s<strong>it</strong>uata sulla<br />
costa norvegese attorno al 65° parallelo, oltre<br />
ad essere assai montuosa si trova effettivamente<br />
alla stessa lat<strong>it</strong>udine dell’Islanda, che<br />
da quel parallelo viene “tagliata” esattamente<br />
a metà (la misura della lat<strong>it</strong>udine, a differenza<br />
della long<strong>it</strong>udine, è piuttosto agevole, in<br />
quanto corrisponde all’altezza della Stella Polare<br />
sull’orizzonte del luogo dove si effettua<br />
la misura).<br />
Sarebbe a questo punto da chiedersi se il<br />
nome dei monti Rifei, chiamati anche<br />
Ripei, non sia accostabile a quello<br />
dell’Hypereia, la “terra alta” dove, a<br />
detta dell’Odissea, prima di scendere<br />
nella Scheria i Feaci avevano<br />
sofferto i disagi di una<br />
difficile convivenza proprio<br />
con i Ciclopi, “uomini tracotanti/<br />
che li depredavano”.<br />
Il fatto che si trattasse di<br />
una regione montuosa collima<br />
con una precisa indicazione<br />
dell’Odissea, secondo<br />
cui i Ciclopi “vivono sulle cime<br />
di alte montagne”. In ogni<br />
caso, l’accostamento tra<br />
la Hypereia omerica ed<br />
i Rifei-Ripei è confortato<br />
dal fatto che, ripetiamo,<br />
l’una è la terra dei<br />
Ciclopi secondo Omero,<br />
gli altri sono i monti dei<br />
Ciclopi secondo Adamo di<br />
Brema.<br />
D’altronde è sempre Adamo<br />
di Brema, in una mappa comprendente<br />
le terre attorno al<br />
Mar Baltico e la Scandinavia,<br />
114 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Ciclopi del Nord<br />
a collocare i Ciclopi lungo la costa della Norvegia<br />
settentrionale! E lì indica persino l’Isola<br />
dei Ciclopi (“Insula Cyclopum”).<br />
Ancora, in un altro passo di Adamo di Brema<br />
troviamo l’avventurosa navigazione verso<br />
l’estremo nord di un equipaggio frisone, che<br />
rischia di essere risucchiato dal grande gorgo,<br />
chiamato “voragine dell’abisso”, in cui si<br />
trovano “tutti i movimenti del mare, che pare<br />
decrescere, essere assorb<strong>it</strong>o e poi di nuovo rivom<strong>it</strong>ato”.<br />
Notiamo che questi frisoni s’imbattono<br />
sia nel micidiale risucchio (facilmente<br />
identificabile con il famoso gorgo del Maelstrom,<br />
s<strong>it</strong>uato nella Norvegia settentrionale,<br />
all’estrem<strong>it</strong>à delle isole Lofoten, che corrisponde<br />
in maniera stupefacente alla descrizione<br />
che Omero fa di Cariddi), sia nei Ciclopi:<br />
infatti “videro uomini di altezza straordinaria,<br />
che i nostri chiamano Ciclopi”. Tutto ciò conferma<br />
che l’ambientazione è proprio quella<br />
delle avventure di Ulisse.<br />
Sempre riguardo ai Ciclopi, estremamente<br />
interessanti sono certe leggende lapponi (riportate<br />
da Roberto Bosi nel suo Lapponi: sulle<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
tracce di un popolo nomade), dove si narra che<br />
“fra tutti i mostri e i giganti che popolavano le<br />
estreme foreste della Lapponia, il più forte e<br />
coraggioso era Stalo”: costui era un orco malvagio,<br />
ded<strong>it</strong>o all’antropofagia (“era molto avido<br />
di cervella umane”) e con “un occhio solo<br />
in mezzo alla fronte”, proprio come Polifemo.<br />
<strong>Tra</strong> i vari racconti che lo riguardano, il più in-<br />
MAPPA DI ADAMO DI BREMA IN CUI COLLOCA I CICLOPI LUNGO LA COSTA DELLA NORVEGIA<br />
Felice Vinci<br />
teressante ai nostri fini è quello in cui egli viene<br />
accecato con l’astuzia da un Lappone suo<br />
osp<strong>it</strong>e: sub<strong>it</strong>o dopo, continua il Bosi, “Stalo si<br />
alzò e, accortosi di essere ormai completamente<br />
cieco, tentò di agguantare il Lappone<br />
che però gli sgusciava di mano con grande<br />
facil<strong>it</strong>à. Allora pensò di giocare anche lui d’astuzia.<br />
‘Fa’ uscire le capre dalla capanna’ disse<br />
e si mise davanti alla porta a gambe larghe. Il<br />
Lappone sospingeva le capre che, per uscire,<br />
dovevano passare una alla volta e venivano<br />
tastate dal gigante. ‘Fa’ uscire per ultimo il capronÈ<br />
aggiunse Stalo. Mentre le capre uscivano<br />
una ad una, il Lappone uccise il caprone<br />
e ne indossò la pelle, quindi passò carponi<br />
tra le gambe di Stalo. ‘Molto benÈ disse Sta-<br />
Runa Bianca 115
Ciclopi del Nord<br />
lo, ‘ora puoi passare tu’. Ma il Lappone era già<br />
fuori e saltando di gioia, gridò: ‘Ma io sono già<br />
passato!’ Ormai battuto, Stalo pensò che solo<br />
i suoi figli avrebbero potuto aver ragione di<br />
quell’uomo così astuto e lo pregò di dirgli il<br />
suo nome. ‘Certamente te lo dirò’ disse il Lappone<br />
‘mi chiamo io stesso’ Detto questo fuggì.<br />
Quando i figli di Stalo rientrarono e s’accorsero<br />
che il grande caprone, cui erano molto<br />
affezionati, era stato ucciso, interrogarono il<br />
padre. ‘Chi ha ucciso il nostro caprone?’ domandarono<br />
in collera. ‘Io Stesso’ rispose Stalo.<br />
E lui stesso fu ucciso dai suoi figli”.<br />
Dunque questo racconto, oltre a<br />
ripercorrere par pari le modal<strong>it</strong>à<br />
della fuga di Ulisse dalla grotta di<br />
Polifemo, addir<strong>it</strong>tura riprende, ed<br />
in termini molto simili, il famoso<br />
gioco di parole, basato sul nome<br />
(fasullo) dell’ingegnoso prigioniero,<br />
con cui egli riesce a beffare il<br />
suo aguzzino, prevenendo la reazione<br />
degli altri Ciclopi.<br />
D’altronde è sempre nell’area<br />
della Lapponia che si colloca l’avventura<br />
nell’isola di Circe, dove<br />
Ulisse appena sbarcato non sa più<br />
“dove il sole sorga e dove tramonti”:<br />
è il fenomeno del sole di mezzanotte!<br />
Quanto alla stessa Circe,<br />
chiamata “polypharmakos”, “quella<br />
dalle molte pozioni”, ha le caratteristiche<br />
di una sciamana lappone.<br />
Non solo: uno stranissimo equivoco<br />
tra un remo e un ventilabro,<br />
ossia una pala da grano, oggetto<br />
della profezia che l’indovino Tiresia<br />
fa ad Ulisse nell’Ade omerico<br />
(anch’esso localizzabile nell’estremo<br />
nord), lo r<strong>it</strong>roviamo par pari,<br />
come segnalato dal grande studioso<br />
Georges Dumézil, nella figura<br />
di Bieka-Galles, un dio della<br />
Lapponia, il cui culto è durato fino<br />
a tempi relativamente recenti: costui<br />
infatti viene raffigurato con<br />
in mano un remo che è anche un<br />
ventilabro...<br />
Ma non è questo l’unico esempio di persistenza<br />
di un m<strong>it</strong>o omerico dall’età del bronzo<br />
fino all’epoca attuale: un altro è quello del fa-<br />
Felice Vinci<br />
moso otre dei venti. Infatti, secondo l’Odissea,<br />
nell’isola Eolia Ulisse ricevette da Eolo, il re dei<br />
venti, il dono più prezioso per un navigante:<br />
un otre, chiuso con una catenella d’argento,<br />
in cui erano imprigionati tutti i venti sfavorevoli<br />
che avrebbero potuto intralciargli la<br />
navigazione verso casa. Ora, l’Eolia omerica<br />
è collocabile nell’arcipelago delle Shetland<br />
per una serie di ragioni, tra cui la frequenza e<br />
l’eccezionale violenza dei venti, che qui si scatenano<br />
fino a 250 km/ora, nonché per l’aspetto<br />
dirupato a cui queste isole devono il loro<br />
LA COLLERA DI POLIFEMO AFFRESCO DI ANNIBALE CARRACCI<br />
nome, originariamente Hjaltland, “terra alta”,<br />
da cui è derivato l’attuale nome Shetland, che<br />
ben s’attaglia alla descrizione omerica: “Nuda<br />
s’ergeva la roccia”. Ora, una straordinaria con-<br />
116 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Ciclopi del Nord<br />
ferma di tale identificazione dell’Eolia con<br />
una delle Shetland (dove vi è un’isola chiamata<br />
Yell) la troviamo nel Ramo d’oro di James<br />
Frazer: “I marinai delle Shetland comprano<br />
ancora oggi i venti sotto forma di fazzoletti<br />
e spaghi, annodati dalle vecchie che pretendono<br />
di saper governare le tempeste. Si dice<br />
che a Lerwick, il capoluogo dell’arcipelago, vi<br />
siano delle vecchie megere che vivono vendendo<br />
i venti”. Se pensiamo che il Frazer ha<br />
compiuto le sue ricerche sui m<strong>it</strong>i, il folklore e<br />
le tradizioni di tutto il mondo tra la fine del<br />
XIX e l’inizio del XX secolo, possiamo renderci<br />
conto dell’incredibile persistenza di certe<br />
credenze e di certe tradizioni, a dispetto dei<br />
secoli, anzi, dei millenni! E, a questo punto, le<br />
vend<strong>it</strong>rici dei venti di Lerwick ci confermano<br />
che con ogni probabil<strong>it</strong>à il famoso calzolaio di<br />
Eratostene (lo studioso greco a cui dobbiamo<br />
l’ironica frase che “si troveranno i luoghi delle<br />
peregrinazioni di Ulisse quando si troverà il<br />
calzolaio che ha cuc<strong>it</strong>o l’otre dei venti”), a cui<br />
per tanto tempo è stata data invano la caccia,<br />
aveva la sua bottega proprio da quelle parti,<br />
nei mari tempestosi dell’Europa settentrionale.<br />
Tornando a Stalo, è sempre lui che in un’altra<br />
storia lappone “rovescia pietre tanto grandi<br />
che la gente di oggi non riesce a spostarle,<br />
fossero pure venti uomini”, il che rappresenta<br />
un’ulteriore conferma della sua ident<strong>it</strong>à con il<br />
ciclope omerico, il quale “aggiustò, sollevandolo,<br />
un masso enorme, pesante, / che chiudeva<br />
la porta: io dico che ventidue carri/ buoni,<br />
da quattro ruote, non l’avrebbero smosso<br />
da terra; / tale immensa roccia, scoscesa, mise<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
feLice vinci<br />
Felice Vinci è ingegnere nucleare<br />
con la passione di Omero e<br />
della m<strong>it</strong>ologia greca. Ha iniziato<br />
la sua ricerca sulla reale localizzazione<br />
dell’Iliade e dell’Odissea<br />
nel 1992. Negli anni è riusc<strong>it</strong>o a trovare<br />
numerose coincidenze e tracce di un passato<br />
nel nord Europa e ha racchiuso le sue <strong>scoperte</strong><br />
nel libro “Omero nel Baltico” che è stato aggiornato<br />
più volte e tradotto di molte lingue.<br />
Un documentario è stato<br />
trasmesso da Voyager nel<br />
2008 girato in Finlandia e in<br />
Norvegia.<br />
Omero nel Baltico<br />
Palombi Ed<strong>it</strong>ori, 2008<br />
vai scheda libro >><br />
Felice Vinci<br />
a chiuder la porta”, e poi, il mattino successivo,<br />
“dopo aver mangiato spinse fuori dall’antro le<br />
pecore pingui, / senza fatica togliendo l’enorme<br />
masso; ma sub<strong>it</strong>o/ ve lo rimise, come se<br />
alla faretra rimettesse il coperchio”.<br />
Notiamo anche che Polifemo, oltre a spostare<br />
facilmente enormi massi, secondo Omero<br />
era anche in grado di lanciarli: “Strappò la<br />
cima di un monte enorme e la scagliò, / la fece<br />
cadere davanti alla nave, / sfiorò quasi il timone”.<br />
Ora, nel folclore norvegese “riguardo ai<br />
giganti si racconta che essi hanno lanciato o<br />
fatto rotolare questo o quello dei molti giganteschi<br />
massi erratici del paese” (Enciclopedia<br />
Treccani).<br />
Tutto ciò conferma ulteriormente l’ambientazione<br />
nordica del mondo omerico,<br />
dove si r<strong>it</strong>rovano tutti i fenomeni dell’estremo<br />
Nord: oltre al sole di mezzanotte (talvolta<br />
chiamato da Omero “Sole Iperione” (Hyperion),<br />
“quello che va al di sopra”), vi sono le<br />
notti chiare del solstizio d’estate (che consentono<br />
la prosecuzione notturna della battaglia<br />
più lunga dell’Iliade, impensabile in un contesto<br />
med<strong>it</strong>erraneo), le tenebre di quello invernale,<br />
le cosiddette “albe rotanti” (che preannunciano<br />
il r<strong>it</strong>orno del sole alla fine della<br />
notte solstiziale), le aurore boreali e perfino<br />
una particolare anomalia delle fasi lunari, che<br />
si r<strong>it</strong>rova, susc<strong>it</strong>ando comprensibili perpless<strong>it</strong>à<br />
negli studiosi, nell’Inno omerico a Hermes e<br />
che si può spiegare soltanto con l’alta lat<strong>it</strong>udine.<br />
Già questo dovrebbe bastare a dissipare<br />
ogni dubbio sul fatto che il mondo originario<br />
di Ulisse era assai lontano da quello della Grecia<br />
e del Mar Egeo.<br />
Runa Bianca 117
La scoperta della più antica chiesa cristiana. Parte I<br />
Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di<br />
Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
di Gabriele Rossi Osmida<br />
tempo di lettura 12 minuti<br />
Runa Bianca 119
Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />
IL<br />
s<strong>it</strong>o di Haroba Kosht (lett. : “Castello<br />
in rovina”) si trova nella Repubblica<br />
del Turkmenistan, Regione di<br />
Mary, comune di Bayram Alì ed è compreso<br />
nel Parco Storico-Archeologico dell’Antica<br />
Merv, posto sotto la tutela dell’Unesco.<br />
Le sue coordinate geografiche GPS sono:<br />
37°45’12.07” N e 62°05’41.76” E.<br />
Per la struttura anomala rispetto alle altre<br />
costruzioni medievali della Margiana, è considerato<br />
di grande importanza dal Ministero<br />
per i Beni Culturali che ha confer<strong>it</strong>o mandato<br />
all’archeologo Gabriele Rossi Osmida di recuperarlo<br />
e restaurarlo.<br />
Grazie alla disponibil<strong>it</strong>à del Consiglio Re-<br />
Gabriele Rossi Osmida<br />
MAPPA DELL’IMPERO SASANIDE (220-652). IN ALTO, A DESTRA, IL GRANDE CENTRO COMMERCIALE DI<br />
MERV OGGI NEI PRESSI DI MARY (TURKMENISTAN).<br />
gionale del Veneto e del Centro Studi Venezia-Oriente,<br />
a partire dal 2009 ebbe inizio una<br />
campagna triennale che ha portato al recupero<br />
e alla messa in sicurezza del s<strong>it</strong>o, in stretta<br />
collaborazione con il National Department<br />
of Turkmenistan for Protection, Research and<br />
Restorations of Historical and Cultural Monuments.<br />
Le prime notizie storico-archeologiche<br />
sul s<strong>it</strong>o di Haroba Kosht si devono a G. Pugacenkova<br />
che, nel 1951 e nel 1958, lo vis<strong>it</strong>ò intuendo<br />
che questo edificio doveva esser stato<br />
costru<strong>it</strong>o da una comun<strong>it</strong>à cristiana.<br />
Nel 1966, una squadra della missione sovietica<br />
dello YuTAKE sotto la direzione di<br />
120 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />
G.Y.Dresvyanskaya, operò degli scavi di assaggio<br />
al suo interno. Ma, dal momento che<br />
non si provvide a drenarli, le strutture murarie<br />
che ancora esistevano collassarono riducendo<br />
il tutto ad una collinetta informe di detr<strong>it</strong>i.<br />
Della rovina provocata da questi scavi si<br />
possiede una puntuale documentazione attraverso<br />
le fotografie conservate presso l’archivio<br />
del National Archaeological Park of Ancient<br />
Merv che segnalano l’esistenza, a ovest,<br />
di un articolato edificio su due piani dotato<br />
di stanze interne e mun<strong>it</strong>o di porte e finestre;<br />
e, sul lato est, di una imponente costruzione<br />
sormontata dai resti di una cupola.<br />
Sull’impiego religioso dell’edificio concordarono<br />
anche altri studiosi sovietici che però<br />
non sempre sostennero la matrice cristiana,<br />
avanzando l’ipotesi che fosse una struttura<br />
utilizzata per il culto zoroastriano. Ipotesi<br />
fermamente esclusa da Pugacenkova che, a<br />
ragione, ricorda come sia difficile collegare<br />
l’edificio di Haroba Kosht allo Zoroastrismo in<br />
quanto “… i Templi del Fuoco erano strutture<br />
chiuse e i luoghi sacri presentavano delle aree<br />
circolari…” di cui non esiste traccia a Haroba<br />
Kosht.<br />
Seguirono anni di discussioni lasciando insoluto<br />
questo problema che, per gli studiosi,<br />
divenne un vero enigma.<br />
Fino al 2009 quando ebbero inizio i lavori<br />
della missione <strong>it</strong>alo-turkmena che si conclusero<br />
nel 2011.<br />
Campagna 2009<br />
Gabriele Rossi Osmida<br />
Il primo intervento è stato riservato alla<br />
bonifica e alla messa in sicurezza del s<strong>it</strong>o.<br />
Si è pertanto provveduto alla rimozione<br />
delle macerie e dei rifiuti accumulati lungo i<br />
fianchi della struttura e al loro trasferimento<br />
in una discarica. Successivamente si è rimosso<br />
il terriccio incoerente e si sono raccolti i<br />
frammenti di ceramica che abbiamo deposi-<br />
IN ALTO IL LATO SUD DI HAROBA KOSHT FOTOGRAFATO DA G. PUGACENKOVA NEL 1958. IN BASSO LO<br />
STESSO LATO FOTOGRAFATO DALL’AUTORE NEL 2003<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
Runa Bianca 121
Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />
tato nei magazzini del National Archaeological<br />
Park of Ancient Merv. A parte, si sono accatastati<br />
i mattoni e i frammenti di mattone<br />
sparsi tra le macerie, in previsione di un loro<br />
possibile riutilizzo.<br />
Il secondo intervento che si imponeva era<br />
un rilievo topografico strumentale del s<strong>it</strong>o<br />
con evidenziate le quote per poter programmare<br />
una mirata sequenza delle operazioni<br />
successive.<br />
Poiché, dal punto di vista archeologico, l’edificio<br />
in questione è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dalla sovrapposizione<br />
di più livelli di mattoni avvenuta in<br />
epoche diverse, si evidenziò la necess<strong>it</strong>à di assegnare<br />
con certezza i diversi tipi di mattone<br />
alle diverse epoche per stabilire una corretta<br />
sequenza diacronica.<br />
Si realizzò così una banca-dati dei mattoni<br />
presenti nel Parco Archeologico di Merv raccogliendo<br />
campioni dalle principali strutture<br />
che furono sottoposte ai laboratori dell’Ist<strong>it</strong>uto<br />
Sperimentale e di Diagnostica per la Conservazione<br />
dei Beni Culturali e Ambientali di<br />
Bergamo (Zeila) per individuarne sia le caratteristiche<br />
tipo-cronologiche che i caratteri<br />
fisico-chimici.<br />
Come consigliato dal Dipartimento per la<br />
Tutela e la Conservazione dei Monumenti del<br />
Ministero della Cultura del Turkmenistan, si è<br />
creato un dosso perimetrale per confluire le<br />
mandrie di bovini e cammelli lungo un sentiero<br />
obbligato, lim<strong>it</strong>ando così i danni derivanti<br />
dai loro quotidiani sconfinamenti sull’area<br />
archeologica.<br />
Di comune accordo con gli esperti del Ministero<br />
della Cultura, abbiamo deciso di occuparci<br />
in prima battuta dell’angolo SW per<br />
testare sia il metodo che i materiali, verificandone<br />
la tenuta durante le stagioni cr<strong>it</strong>iche: il<br />
grande freddo e la grande piovos<strong>it</strong>à del periodo<br />
gennaio-febbraio e il grande caldo di<br />
luglio-agosto.<br />
L’angolo SW è stato quindi attrezzato con<br />
un sistema di drenaggio basato su di una rete<br />
di canali di scolo confluenti su una serie di<br />
pozzi di raccolta distribu<strong>it</strong>i lungo il perimetro.<br />
Va opportunamente segnalato che, a ridosso<br />
della struttura, si è scavato un canale largo<br />
circa un metro, spingendolo per circa 50 cm al<br />
di sotto della piattaforma basale in mattoni in<br />
Riferimenti Cronologici<br />
253 a.C.<br />
224 d.C.<br />
Gabriele Rossi Osmida<br />
La dinastia dei Parti Arsacidi<br />
regna sull’impero Persiano e in<br />
Turkmenistan<br />
122 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1<br />
220<br />
240<br />
il sasanide Ardashir I conquista<br />
Merv<br />
313 Impero Romano: Ed<strong>it</strong>to di<br />
Tolleranza promulgato da<br />
Costantino e Licinio imperatori.<br />
Libertà a tutti i culti, anche al<br />
Cristianesimo che viene c<strong>it</strong>ato<br />
per la prima volta.<br />
320 Costantino unico imperatore di<br />
Roma<br />
322 Si costruisce la nuova cap<strong>it</strong>ale<br />
Costantinopoli sul luogo<br />
dell’antica Bisanzio<br />
431 Concilio di Efeso. Condanna di<br />
Nestorio e suo esilio in Eg<strong>it</strong>to.<br />
A Seleucia-Ctesifonte i suoi<br />
seguaci cost<strong>it</strong>uiscono un primo<br />
nucleo separatista che porterà<br />
gradualmente alla cost<strong>it</strong>uzione<br />
di una Chiesa Nestoriana<br />
476 Caduta dell’Impero Romano<br />
d’Occidente<br />
498 Il patriarca di Seleucia diviene<br />
patriarca nestoriano di Persia,<br />
Siria, India e Cina. Gode<br />
dell’appoggio sasanide mentre<br />
i cristiani ortodossi vengono<br />
espulsi per la loro dipendenza<br />
dagli imperatori bizantini.<br />
632<br />
652<br />
ultimo re sasanide Yazdegerd III,<br />
ucciso nei pressi di Haroba Kosht<br />
651 inizio occupazione araba di Merv<br />
(Omayyadi)<br />
748 Merv cap<strong>it</strong>ale degli Abassidi<br />
che si oppongono alla dinastia<br />
omayyade<br />
800 Carlo Magno imperatore del<br />
Sacro Romano Impero<br />
1037 i Turchi selgiuchidi prendono<br />
pacificamente possesso di Merv<br />
1145<br />
1153<br />
Merv è la più grande c<strong>it</strong>tà<br />
del mondo (200.000 ab<strong>it</strong>anti)<br />
superando Costantinopoli che,<br />
dal 1127, deteneva questo<br />
primato<br />
1221 invasione di Tolui figlio di Gengis<br />
Khan. Distruzione e scomparsa di<br />
Merv.
Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />
modo da consentirne l’aerazione. È stato durante<br />
questo scavo che sono venute alla luce<br />
alcune interessanti testimonianze partico-ellenistiche<br />
(II-III sec.d.C.).<br />
Si è quindi proceduto alla messa in luce di<br />
una sezione muraria corrispondente ad un<br />
probabile ingresso dell’edificio fino alla sua<br />
soglia.<br />
Grazie alla rapida trasmissione dei risultati<br />
delle analisi sui mattoni crudi e sui campioni<br />
di intonaco esterno forn<strong>it</strong>ici dai Laboratori<br />
“Zeila”, abbiamo potuto utilizzare materiali<br />
tipici dell’ambiente turkmeno operando secondo<br />
i principi dell’archeologia sperimentale<br />
senza ricorrere a componenti acrilici o a<br />
sigillanti.<br />
Per questo si è scelto come legante una<br />
malta elastica cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da inerte macinato e<br />
setacciato raccolto sul posto, gesso di origine<br />
locale e fibre vegetali frammentate in piccole<br />
dimensioni, nel rispetto della tradizione costruttiva<br />
tradizionale.<br />
Campagna 2010<br />
Dopo aver verificato l’es<strong>it</strong>o pos<strong>it</strong>ivo del<br />
metodo applicato durante la campagna del<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
Gabriele Rossi Osmida<br />
IL SISTEMA DI DRENAGGIO APPLICATO NEL 2009 AL SETTORE OVEST PER ARRESTARE LE PERICOLOSE<br />
INFILTRAZIONI PIOVANE CAUSATE DAGLI SCAVI DEL 1966<br />
2009, si è deciso di continuare con questo<br />
tipo di intervento.<br />
Pertanto si è provveduto a mettere in luce<br />
buona parte del lato sud e l’angolo sud-ovest<br />
ripulendo i mattoni ed erigendo dei contrafforti<br />
in mattoni crudi dove le strutture erano<br />
pericolanti o insicure.<br />
Dopo aver consolidato il tutto, si è passati<br />
alla ricostruzione di porte e finestre rest<strong>it</strong>uendole<br />
alle forme documentate fotograficamente<br />
nel 1958 e 1966. Infine, per mettere in<br />
sicurezza la struttura, si è prestata la massima<br />
attenzione alla copertura che, a causa degli<br />
interventi sovietici, rappresenta il principale<br />
pericolo per la stabil<strong>it</strong>à del monumento.<br />
Abbiamo quindi creato sulla copertura<br />
un piano a doppia pendenza, convergente<br />
su due canali di scolo che scaricano l’acqua<br />
piovana alla base dei lati nord ed ovest dove<br />
abbiamo scavato delle fosse di raccolta idrica.<br />
Si è quindi provveduto a ricoprire il tutto<br />
con strati alternati di glyna rinforzata con gesso,<br />
tenuti assieme da una rete di contenimento<br />
in fibra di vetro. In questo modo si è letteralmente<br />
“inscatolato” l’edificio impedendone<br />
un ulteriore degrado.<br />
Laddove le strutture murarie si sono rinvenute<br />
in condizioni ottimali, si è deciso di non<br />
Runa Bianca 123
Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />
Gabriele Rossi Osmida<br />
IL RECUPERO DELLA GRANDE PORTA AD ARCO ACUTO N.2D. SI OSSERVI AL SUO INTERNO LA FITTA STRA-<br />
TIFICAZIONE LAMELLARE TIPICA DEI DEPOSITI DI RIEMPIMENTO CAUSATI DAL TRASPORTO DI ELEMENTI<br />
ARGILLOSI ATTRAVERSO IL PERCOLAMENTO DELL’ACQUA PIOVANA<br />
124 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
Gabriele Rossi Osmida<br />
GLI OPERAI PREPARANO DELLE BOCCE DI GLYNA DA INSERIRE A FORZA NEI PUNTI INSTABILI DELLA MU-<br />
RATURA COME RINFORZO. LA GLYNA È UN IMPASTO DI LARGO UTILIZZO IN ASIA CENTRALE E NEL MEDIO<br />
ORIENTE COSTITUITO DA SABBIA ARGILLOSA SETACCIATA, GESSO E MINUTI FRAMMENTI DI PAGLIA<br />
ricoprirle totalmente con il plaster protettivo<br />
lasciandone scoperto qualche tratto con funzione<br />
di testimone.<br />
Campagna 2011<br />
Agli inizi di aprile abbiamo proceduto per<br />
gradi alla messa in luce e al rinforzo delle parti<br />
ancora sommerse dell’edificio e al consolidamento<br />
statico dei picchi pericolanti.<br />
Durante questi interventi, sul lato est, è venuta<br />
in luce la facciata principale della struttura,<br />
provvista di una porta ad arco centrale<br />
in mattoni cotti e con le spalle ricoperte da<br />
tavelle in crudo e in cotto.<br />
Sull’angolo NE è stato rinvenuto un pozzo<br />
destinato all’alloggiamento di un grande<br />
orcio, simile ad analoghi visibili in superficie<br />
sulla cima e sui fianchi del vicino Düýe çöken<br />
tepe, una residenza reale di epoca sasanide.<br />
Sul lato nord, inoltre, è apparsa una struttura<br />
addossata al corpo principale che lascia<br />
supporre l’esistenza di un articolato edificio a<br />
supporto del s<strong>it</strong>o principale.<br />
La base del monumento è stata quindi<br />
circondata da un ampio fossato largo circa 2<br />
metri e profondo in media 70 cm, per arieggiare<br />
la costruzione e raccogliere le acque di<br />
impluvio convergendole su tre pozzi praticati<br />
ai lati est, sud ed ovest. Per il lato nord questo<br />
non si è r<strong>it</strong>enuto necessario dato che i lavori<br />
agricoli avevano già creato una sufficiente<br />
depressione che convergeva su di un canale<br />
irriguo.<br />
Con la stesura del rilievo defin<strong>it</strong>ivo, la documentazione<br />
fotografica e filmata e il restauro<br />
dei principali reperti raccolti che sono<br />
stati depos<strong>it</strong>ati presso la direzione del Parco<br />
Archeologico di Merv, si è concluso il previsto<br />
ciclo di interventi.<br />
Descrizione del monumento<br />
Ultimati gli interventi su Haroba Kosht si è<br />
constatato che questo monumento è di fatto<br />
cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da due parti nettamente distinte<br />
Runa Bianca 125
Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />
Gabriele Rossi Osmida<br />
IL PORTALE EST, ENTRATA PRINCIPALE DELLA STRUTTURA PRIMA DELLA SUA TRASFORMAZIONE IN UN<br />
MONASTERO NESTORIANO. IN EPOCA SELGIUCHIDE È STATO RINFORZATO CON TABELLONI IN COTTO.<br />
126 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />
tra loro: una costruzione longilinea, più stretta,<br />
verso ovest (Edificio A) e una più massiccia<br />
e più allargata verso est (Edificio B) costru<strong>it</strong>e<br />
in momenti diversi ma sempre in epoca sasanide,<br />
con restauri e interventi di epoca selgiuchide.<br />
Solo l’Edificio A ha offerto testimonianze di<br />
epoche anteriori, specificamente del periodo<br />
partico-ellenistico (monete, statuette, ceramica,<br />
bronzo, ecc.) in occasione della messa<br />
in luce del suo basamento e della creazione<br />
dell’adiacente canale di drenaggio.<br />
Il corpo principale è orientato lungo l’asse<br />
300° W g 120° E ma, nella descrizione, per<br />
pratic<strong>it</strong>à faremo riferimento direttamente ai<br />
quattro punti cardinali.<br />
L’edificio è lungo 55 m, largo da 13 a 18<br />
m. Fino a 34.5 metri da ovest verso est, la larghezza<br />
si mantiene sui 13 metri, poi si evidenzia<br />
una sporgenza che, sul lato sud, è di 1.60<br />
mt mentre sul lato nord sembra essere più<br />
accentuata. Questa sporgenza continua per<br />
circa 8.5 metri per poi rastremarsi per altri 9<br />
metri e allargarsi nuovamente nella facciata<br />
est dove raggiunge la larghezza massima di<br />
18 metri.<br />
Facciata lato est<br />
Originariamente l’entrata principale si trovava<br />
sul lato est, di fronte ad un tratto dell’an-<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
Gabriele Rossi Osmida<br />
PIANTA DEL COMPLESSO DI HAROBA KOSHT CON EVIDENZIATI GLI EDIFICI A E B, DI EPOCHE DIVERSE,<br />
FUSI ASSIEME VERSO L’EPOCA SASANIDE TARDA<br />
tica via che conduceva a Horezm e al Caspio.<br />
Al centro della facciata si apriva una grande<br />
porta d’accesso con arco “a tutto sesto”<br />
poggiante su due massicci piedr<strong>it</strong>ti, mantenuto<br />
in tensione da cunei e da “chiavi di<br />
volta”. Il tutto è stato realizzato con tavelle<br />
in cotto di dimensioni diverse. Questo particolare<br />
fisserebbe la sua costruzione in epoca<br />
selgiuchide, ma è probabile che una porta a<br />
est esistesse già in epoca sasanide e che quella<br />
che noi ammiriamo sia stata realizzata nel<br />
corso degli interventi di restauro che hanno<br />
coinvolto l’Edificio B.<br />
Queste, a t<strong>it</strong>olo informativo, le principali<br />
dimensioni della porta in oggetto: altezza<br />
massima m 2,80; larghezza massima m 270;<br />
larghezza massima dell’arco m 2,40; altezza<br />
massima dell’arco m 1,00; larghezza dei piedr<strong>it</strong>ti<br />
m 0,65. Come segnalato in precedenza,<br />
lo spessore stimato è di circa 1,20 m.<br />
È interessante osservare che gli spigoli<br />
interni delle spalle (o piedr<strong>it</strong>ti) sono sensibilmente<br />
arrotondati per l’uso fino ad altezza<br />
d’uomo. Si presume che, varcando il portale,<br />
i fedeli, per qualche motivo r<strong>it</strong>uale o beneaugurante<br />
(come usa ancora in alcuni santuari)<br />
ne accarezzassero la soglia.<br />
La struttura massiccia del portale troverebbe<br />
una propria giustificazione per il fatto<br />
che doveva sopportare la spinta di una grande<br />
cupola sovrastante i cui resti erano ancora<br />
visibili nel 1968. Funzione di sostegno che<br />
Runa Bianca 127
Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />
spiegherebbe anche le due pareti inclinate<br />
ai lati del portale costru<strong>it</strong>e con comp<strong>it</strong>o di<br />
contrafforte, che poggiano su di un muro di<br />
contenimento alto 110 cm su cui è stata sovrapposta<br />
a spiovente la copertura dell’edificio<br />
realizzata a gradoni e ricoperta con<br />
tavelle accostate: sotto, crude, sopra in<br />
cotto.<br />
Nel corso di interventi di trasformazione<br />
e di restauro avvenuti in epoca selgiuchide<br />
tarda, il portale venne parzialmente<br />
murato ricavando una nicchia con, sul<br />
fondo, una finestra (=finestrata) con arco<br />
a sesto acuto.<br />
La tipologia del grande arco a tutto<br />
sesto, fino ad oggi pressoché sconosciuto<br />
dall’arch<strong>it</strong>ettura di Merv, pone un ques<strong>it</strong>o<br />
sulla sua provenienza: o è stato importato<br />
in epoca sasanide dall’area mesopotamica<br />
dove esistono altre strutture simili, oppure<br />
proviene dall’Anatolia selgiuchide<br />
influenzata dall’arch<strong>it</strong>ettura bizantina.<br />
Per una serie di motivi legati sia alla<br />
storia dell’insediamento nestoriano di<br />
Haroba Kosht che ad un ventaglio di reperti<br />
individuati durante i lavori di sterro,<br />
attualmente si propende-<br />
gAbrieLe rossi osMiDA<br />
Archeologo, giornalista e scr<strong>it</strong>tore,<br />
esperto in Storia delle<br />
Esplorazioni e delle Scoperte<br />
Geografiche della Società Geografica<br />
Italiana.<br />
È Presidente del Centro Studi e Ricerche Venezia-Oriente<br />
“Antiqua Agredo”.<br />
Dirige la collana “I know the Central Asia” prodotta<br />
dalla Casa Ed<strong>it</strong>rice «Il Punto» di Padova.<br />
Nel 1996 ha curato la ristrutturazione del Museo<br />
Nazionale di Ashgabat su mandato del Ministero<br />
alla Cultura del Turkmenistan e di ENI-AGIP.<br />
Ha condotto ricerche nell’ex Yugoslavia, Romania,<br />
Eg<strong>it</strong>to, Sudan, Madagascar, Niger, Iran e<br />
Asia Centrale.<br />
Già direttore del progetto “Berel-Altai” (Kazakhstan)<br />
patrocinato dal Ministero Affari Esteri,<br />
è responsabile per la parte <strong>it</strong>aliana delle ricerche<br />
archeologiche nel progetto congiunto<br />
Gabriele Rossi Osmida<br />
rebbe per la derivazione sasanide r<strong>it</strong>enendo<br />
che gli interventi di epoca selgiuchide si siano<br />
lim<strong>it</strong>ati ad una sua ristrutturazione con l’utilizzo<br />
di tavelle in cotto.<br />
DURANTE LA MESSA IN LUCE DELLE SPALLE IN MURATURA,<br />
INCASTRATA TRA IL PIEDRITTO DI DESTRA E LA RADICE DI UN<br />
ARBUSTO, È STATA RINVENUTA UNA CROCE TIPICA DELLA<br />
TRADIZIONE NESTORIANA. LA CROCE PETTORALE NESTORI-<br />
ANA, IN BRONZO-RAME È NOTA ANCHE COME “CROCE DI SAN<br />
TOMMASO” O “CROCE DI GLORIA”.<br />
“Gobi Altayn Geo-Archaeology” (Mongolia)<br />
promosso dal CNR-IRPI.<br />
È Honor Professor alla State Academy di Ashgabat<br />
(Turkmenistan) dove tiene corsi di propedeutica<br />
archeologica e collabora strettamente<br />
con la Haward Univers<strong>it</strong>y e il Peabody Museum<br />
(USA).<br />
Da quasi vent’anni conduce le missioni archeologiche<br />
<strong>it</strong>alo-turkmene in Margiana sostenute<br />
dal Ministero della Cultura del Turkmenistan e<br />
dal Ministero Affari Esteri Italiano. Dal 2001 dirige<br />
le ricerche nell’oasi di Adji Kui dove ha scoperto<br />
una nuova civiltà del III-II mill.a.C. nota col<br />
nome di Civiltà delle Oasi.<br />
Dirige le operazioni di recupero e di restauro<br />
del s<strong>it</strong>o cristiano nestoriano di Haroba Kosht<br />
(Oasi di Merv, Turkmenistan) con il contributo<br />
del Consiglio Regionale del Veneto.<br />
È autore di diverse pubblicazioni a carattere<br />
storico e archeologico.<br />
128 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Archeologia del Sottosuolo<br />
Il passaggio segreto di<br />
S. Marco<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
di Luigi g Bavagnoli g e Margher<strong>it</strong>a g Guccione<br />
tempo di lettura 7 minuti<br />
Runa Bianca 129
Il passaggio segreto di S. Marco<br />
Sebbene l’”Archeologia del Sottosuolo”,<br />
multi disciplina all’interno della quale<br />
convergono speleologia in cav<strong>it</strong>à<br />
artificiali, archeologia, geologia, storia, antropologia,<br />
arch<strong>it</strong>ettura e molte altre branche<br />
ancora, si occupi di ogni opera ipogea realizzata<br />
dall’uomo, il passaggio segreto è indubbiamente<br />
quella di maggior fascino.<br />
Sia che si tratti di un camminamento segreto<br />
per abbandonare un fortilizio assediato<br />
o di una galleria nascosta capace di collegare<br />
un edificio ad un altro, ci r<strong>it</strong>roviamo, in ogni<br />
caso, ad indagare su di un mistero. Alla ricerca<br />
di un opera cunicolare volutamente occultata<br />
e nascosta dai nostri antenati.<br />
L’uomo ha cavato il sottosuolo da tempo<br />
immemore, per inumare, per cercare l’acqua,<br />
per realizzare un rifugio, per estrarre minerali,<br />
e così via. In questo modo ha realizzato una<br />
gran varietà di cav<strong>it</strong>à, un patrimonio spesso<br />
sottovalutato ma ancora perfettamente in<br />
grado di fornire preziose indicazioni complementari<br />
a studi archeologici tradizionali.<br />
Questo perché le opere in sotterraneo, di<br />
norma, subiscono meno le modificazioni che<br />
affliggono gli elevati nel corso del tempo.<br />
Fenomeno accentuato ancora di più quando<br />
un edificio viene demol<strong>it</strong>o. Ben raramente ci<br />
si occupa di smantellare e di demolire le fondazioni<br />
e le opere sotterranee, quali pozzi,<br />
cisterne, cunicoli. Anzi, sovente queste opere<br />
vengono reimpiegate, riutilizzate adattandole<br />
alle nuove esigenze.<br />
La nostra indole è quella di esplorare. È<br />
ciò che facciamo fin dalla primissima infanzia,<br />
durante la quale impariamo a conoscere,<br />
tram<strong>it</strong>e l’esperienza diretta, l’ambiente che ci<br />
circonda. Ed è proprio a questo primordiale<br />
istinto che ci siamo appellati quando, ancora<br />
una volta, abbiamo sent<strong>it</strong>o raccontare la leggenda<br />
del passaggio segreto nella chiesa di S.<br />
Marco di Brera, nel cuore di Milano.<br />
La Chiesa, che venne edificata nel 1254<br />
per volere del Priore degli Erem<strong>it</strong>ani di<br />
Sant’Agostino, Lanfranco Settala, sorge su<br />
di una precedente fondazione risalente al<br />
1177. L’int<strong>it</strong>olazione a S. Marco sembra essere<br />
un omaggio a Venezia, che aiutò la c<strong>it</strong>tà di<br />
Milano nel periodo delle lotte contro Federico<br />
Barbarossa. Originariamente di impianto go-<br />
Luigi Bavagnoli e Margher<strong>it</strong>a Guccione<br />
tico, venne modificata nel corso del Seicento<br />
secondo il gusto barocco.<br />
La sua facciata, che risale al 1872 ed è<br />
frutto dell’intervento di restauro di Carlo<br />
Maciachini 1 , presenta bifore e trifore goticheggianti,<br />
un grande rosone e un portale ad<br />
arco a tutto sesto, decorato nella lunetta con<br />
un mosaico raffigurante la Madonna e i Santi.<br />
L’interno è composto da tre navate e nove<br />
cappelle. All’interno della prima cappella, lungo<br />
la navata destra, sono conservati affreschi<br />
cinquecenteschi con le Storie di San Pietro e<br />
San Paolo, realizzati da Paolo Lomazzo 2 e un<br />
presepe in carta, opera del Londonio 3 . Nel<br />
transetto si trova il monumento funebre del<br />
beato Lanfranco Settala.<br />
Nel XVIII secolo, come ricorda una targa, la<br />
canonica osp<strong>it</strong>ò per tre mesi un giovanissimo<br />
Mozart. Il 22 maggio 1874, inoltre, venne esegu<strong>it</strong>a<br />
per la prima volta la Messa da Requiem<br />
di Giuseppe Verdi, che diresse egli stesso e<br />
che aveva composto per onorare lo scr<strong>it</strong>tore<br />
Alessandro Manzoni nel primo anniversario<br />
della scomparsa.<br />
La leggenda, tramandata da tempo imme-<br />
1) Carlo Francesco Maciachini è stato un arch<strong>it</strong>etto<br />
<strong>it</strong>aliano. La sua opera più famosa è senz’altro<br />
il Cim<strong>it</strong>ero Monumentale di Milano, la cui<br />
costruzione gli venne affidata nel 1863.<br />
2) Giovanni Paolo Lomazzo, p<strong>it</strong>tore e trattatista<br />
<strong>it</strong>aliano dell’età del Manierismo, verso la<br />
fine degli anni ‘60 e i primi ‘70 dipinse una serie<br />
di pale d’altare per chiese milanesi, quasi sempre<br />
su tavola, caratterizzate da uno stile monumentale<br />
e severo. Il suo ciclo p<strong>it</strong>torico più importante,<br />
però, è certamente quello conservato<br />
nella Cappella di Pietro Foppa nella chiesa di S.<br />
Marco a Milano (1573).<br />
3) Francesco Londonio, p<strong>it</strong>tore, viene ancora<br />
oggi ricordato per essere stato tra gli artisti più<br />
operosi nel Settecento per le famiglie private<br />
milanesi. Egli fu infatti un valente r<strong>it</strong>rattista<br />
non solo per le casate dell’antica aristocrazia (i<br />
Borromeo, per esempio), ma anche per la nuova<br />
nobiltà, quella composta da imprend<strong>it</strong>ori come<br />
i Greppi, i Tanzi o i Mellerio. La sua opera massima,<br />
e anche la più curiosa, è certamente rappresentata<br />
dal presepio realizzato nel 1750 per<br />
la Chiesa di San Marco, composto da una trentina<br />
di figure lignee ricavate da tavole di legno<br />
e poi dipinte.<br />
130 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Il passaggio segreto di S. Marco<br />
LA TECA DELLA MADONNA DELLA CINTURA, CON GLI ESPLORATORI IN AZIONE<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
Luigi Bavagnoli e Margher<strong>it</strong>a Guccione<br />
Runa Bianca 131
Il passaggio segreto di S. Marco<br />
more, veniva ulteriormente confermata da un<br />
signore che prestò servizio come sagrestano<br />
fino a diversi anni addietro, poi pensionatosi.<br />
Quell’uomo ne era convinto, sebbene non l’avesse<br />
mai visto, ma a sua volta aveva sent<strong>it</strong>o il<br />
racconto dall’uomo che lo aveva preceduto e<br />
forse quest’ultimo ne era venuto a conoscenza<br />
nel medesimo modo.<br />
Le informazioni in nostro possesso erano<br />
quindi generiche e molto approssimative e<br />
nessuno era mai stato autorizzato in precedenza<br />
a condurre un’indagine sistematica per<br />
la sua ricerca.<br />
Grazie alla collaborazione ed alla disponibil<strong>it</strong>à<br />
del parroco, Monsignor Testore, ci<br />
rechiamo in chiesa un sabato mattino per il<br />
sopralluogo.<br />
L’indagine preliminare ci ha condotto in<br />
ogni angolo della chiesa e del cortile interno<br />
del chiostro, osservando porte, grate, mura-<br />
Luigi Bavagnoli e Margher<strong>it</strong>a Guccione<br />
IL POZZO VERTICALE CHE DALLA BOTOLA CONDUCE ALLA BASE DELL’AMBIENTE SOTTERRANEO<br />
ture, tamponature, prendendo misurazioni e<br />
fermandoci per fare ipotesi. Nonostante l’accurata<br />
metodologia segu<strong>it</strong>a, non era emerso<br />
nessun risultato di interesse. Solo in alcuni<br />
ambienti nei pressi del chiostro è parso evidente<br />
che i soff<strong>it</strong>ti fossero troppo bassi a causa<br />
di una ripavimentazione e la presenza di<br />
una tamponatura lungo un corridoio avrebbe<br />
potuto indicare l’esistenza di una nicchia<br />
se non di un cunicolo orientato in direzione<br />
della chiesa.<br />
I nostri antenati avevano arch<strong>it</strong>ettato tutto<br />
talmente bene che eravamo quasi persuasi<br />
si trattasse solamente di una leggenda.<br />
Occorreva cercarlo proprio dove nessuno lo<br />
avrebbe cercato.<br />
Il piano di studio non poteva che proseguire<br />
con la pianificazione di una seconda<br />
giornata di studio, organizzata con l’ausilio di<br />
un georadar.<br />
132 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Il passaggio segreto di S. Marco<br />
Luigi Bavagnoli e Margher<strong>it</strong>a Guccione<br />
FASE DELL’ESPLORAZIONE, SI NOTI NELLA PARTE SUPERIORE DELL’IMMAGINE, IL BASAMENTO LIGNEO SU<br />
CUI POGGIA LA STATUA<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
Runa Bianca 133
Il passaggio segreto di S. Marco<br />
Dopo aver richiuso mestamente gli zaini<br />
ed aver effettuato alcuni ultimi tentativi quasi<br />
disperati di trovare qualcosa, ecco che viene<br />
localizzata una botola. L’entusiasmo si era riacceso<br />
improvvisamente.<br />
La botola era nascosta quasi sotto ai piedi<br />
della grande statua lignea della Madonna della<br />
Cintura, conservata all’interno della grande<br />
teca collocata sopra l’altare della prima cappella<br />
laterale destra.<br />
Un luogo cui nessuno avrebbe mai fatto<br />
caso. Inoltre, la pavimentazione a parquet raffigurante<br />
motivi geometrici occultava molto<br />
bene i due cardini in ferro ed una piccolissima<br />
maniglia che consentiva la sua apertura. Dalla<br />
botola è possibile accedere ad un vano più<br />
basso, interno all’altare e rivest<strong>it</strong>o in muratura.<br />
L’ulteriore discesa era in origine possibile<br />
grazie a sette gradini in pietra sporgenti dalla<br />
muratura.<br />
Si raggiunge così la base di questo primo<br />
vano, il quale un tempo doveva essere dotato<br />
di una pavimentazione oggi scomparsa. È<br />
però ancora possibile scendere ulteriormente<br />
in un secondo vano, alla base del quale è ipotizzabile<br />
l’apertura di un cunicolo.<br />
Esso si articola in direzione ortogonale alla<br />
navata, orientato verso l’interno della chiesa,<br />
ed è quasi totalmente interrato. Solo un’ope-<br />
Luigi bAvAgnoLi<br />
Speleologo ed esploratore, è<br />
il presidente dell’associazione<br />
speleo-archeologica TE.S.E.S.<br />
(www.teses.net), da lui fondata<br />
nel 1996, che si prefigge di<br />
ricercare, studiare ed esplorare gli ambienti<br />
sotterranei realizzati dall’uomo. È stato co-fondatore<br />
e consigliere della Federazione Nazionale<br />
Cav<strong>it</strong>à Artificiali, che ha lasciato nel 2008,<br />
dopo tre congressi nazionali di Archeologia<br />
del Sottosuolo ed alcune importanti pubblicazioni<br />
presso il Br<strong>it</strong>ish Archeological Reports di<br />
Oxford. Appassionato di storia, archeologia, geologia,<br />
folklore ed esoterismo tiene anche numerose<br />
conferenze sulle ricerche, e le <strong>scoperte</strong><br />
effettuate.<br />
Luigi Bavagnoli e Margher<strong>it</strong>a Guccione<br />
razione di sterro potrebbe portarci alla corretta<br />
comprensione del manufatto che potrebbe<br />
anche essere un semplice scasso del muro.<br />
È stato però notato, durante operazioni<br />
successive, che in segu<strong>it</strong>o ad abbondanti<br />
piogge, l’ambiente si ammorba di acqua stagnante.<br />
Questo evento fa ipotizzare un possibile<br />
collegamento di questo “pozzo” con il<br />
vicino canale voltato che scorre sotto a via<br />
Fatebenefratelli. Questa teoria potrebbe confermare<br />
il suo utilizzo come via di fuga sotterranea<br />
e segreta, nel momento in cui avrebbe<br />
potuto così raggiungere la spalletta dell’ex<br />
canale.<br />
Allo stato attuale delle indagini solo lo<br />
sterro dell’ipogeo può o meno portare alla<br />
conferma del cunicolo come camminamento<br />
di fuga. Resta invece la certezza che il vano,<br />
della profond<strong>it</strong>à complessiva superiore ai<br />
cinque metri, sia stato realizzato o riutilizzato<br />
con la funzione di nascondiglio, dal momento<br />
che il suo accesso appare ancora oggi così<br />
ben occultato.<br />
BIBLIOGARFIA<br />
La chiesa di San Marco a Milano, a cura di<br />
M.L. Gatti Perer, Milano 1999.<br />
MArgher<strong>it</strong>A guccione<br />
Coltiva da sempre una grande<br />
passione per tutto ciò che concerne<br />
l’archeologia e le materie<br />
storico-artistiche, tanto d’abbandonare<br />
gli studi in Giurisprudenza<br />
per dedicarsi ai Beni Culturali. Entra<br />
a far parte dell’associazione T.E.S.E.S. nel 2010<br />
e dimostra fin da sub<strong>it</strong>o di essere, oltre che<br />
preparata, anche un’ottima esploratrice. Tutto<br />
ciò, insieme all’esperienza maturata esplorando<br />
ambienti sotterranei e dimenticati, le dà la<br />
possibil<strong>it</strong>à di promuovere la tutela e la valorizzazione<br />
del patrimonio artistico ed archeologico<br />
<strong>it</strong>aliano. All’interno dell’associazione è la<br />
responsabile delle ricerche storiche e culturali.<br />
134 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
La porta del tempo<br />
Il Cerchio della V<strong>it</strong>a<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
di Mario Balocco<br />
tempo di lettura 12 minuti<br />
Runa Bianca 135
Il Cerchio della V<strong>it</strong>a<br />
A<br />
partire dall’epoca dell’Illuminismo,<br />
della Rivoluzione francese e della<br />
prima industrializzazione, nel mondo<br />
europeo e occidentale si andò affermando<br />
la convinzione che l’uomo fosse in grado di<br />
spezzare il collegamento con il proprio centro<br />
di rotazione, partendo per la tangente di una<br />
libera e spassionata esplorazione. Almeno dal<br />
punto di vista mentale l’uman<strong>it</strong>à, in tal modo,<br />
ha creduto di essersi sganciata dall’orb<strong>it</strong>a ferrea<br />
della Natura per muoversi secondo un<br />
percorso rettilineo e autonomo.<br />
Questa sorta di incanto collettivo<br />
fu successivamente avvalorato da una<br />
lunga serie di realizzazioni scientifiche<br />
e di applicazioni tecnologiche, che rafforzarono<br />
il senso di una latente onnipotenza<br />
umana in fase di graduale<br />
manifestazione. Fin dalla prima metà<br />
del ’700, all’interno di alcuni circoli iniziatici,<br />
questa infatuazione fu interpretata<br />
come un segno che “l’epoca di confusione”<br />
si andava aprendo. Contrariamente<br />
a ciò, nella molt<strong>it</strong>udine profana<br />
la convinzione di andare incontro a un<br />
periodo di progresso e di miglioramento<br />
senza lim<strong>it</strong>i conquistò rapidamente<br />
tutte le classi sociali, fino a trasformarsi<br />
nella seconda metà del XX secolo<br />
nell’unica religione intimamente riconosciuta<br />
e inconsciamente praticata a<br />
livello planetario.<br />
Ci troviamo quindi oggi, all’alba del<br />
terzo millennio, di fronte a una società<br />
fermamente convinta di procedere in<br />
avanti, mentre in realtà continua come<br />
sempre a girare su se stessa, orb<strong>it</strong>ando<br />
intorno all’unico “punto” dal quale<br />
nasce il Mondo. Seguendo l’esempio<br />
della ruota, la v<strong>it</strong>a di ogni giorno percorre<br />
l’eterno cerchio dell’esistenza e il<br />
mentalismo generato dalla coscienza<br />
cerebrale si muove, invece, in direzione rettilinea,<br />
nell’illusione di un progresso che in<br />
ver<strong>it</strong>à non esiste. Aerei più veloci e navi più<br />
grandi, comunicazioni istantanee e terapie<br />
d’urto finiscono per illuderci che davvero ci<br />
stiamo allontanando dal mondo oscuro e ristretto<br />
nel quale vivevano i nostri antenati: si<br />
tratta, però, solo di artifici che ci allontanano<br />
Mario Balocco<br />
dal senso profondo dell’esistenza.<br />
Nell’antich<strong>it</strong>à più remota il cerchio della<br />
danza cost<strong>it</strong>uiva la migliore immagine per<br />
esprimere il significato dell’esistenza, mentre<br />
a partire dal ’500 la linea retta delle esplorazioni<br />
geografiche e intellettuali sost<strong>it</strong>uì gradualmente<br />
la circonferenza che la saggezza<br />
antica aveva posto a simbolo del mondo. Fino<br />
ad alcuni secoli fa, chiunque “sapeva” che la<br />
v<strong>it</strong>a era tutta un girotondo, e i filosofi della<br />
Natura si ponevano pertanto alla ricerca del<br />
“centro motore”, mentre i profani si godevano<br />
CUPIDO CON LA RUOTA DELLA FORTUNA DI TIZIANO VECELLIO<br />
con spontane<strong>it</strong>à la bellezza della danza.<br />
Le allegorie dei Misteri medioevali, che<br />
raffigurano la precaria stabil<strong>it</strong>à dell’equilibrio<br />
esistenziale con l’immagine della “Ruota della<br />
Fortuna” e il continuo divenire degli eventi<br />
con la “Danza della Morte”, ci permettono di<br />
capire quanto fosse profonda e radicata nelle<br />
popolazioni la consapevolezza di una circola-<br />
136 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Il Cerchio della V<strong>it</strong>a Mario Balocco<br />
AFFRESCO TRIONFO DELLA MORTE E DANZA MACABRA, ORATORIO DEI DISCIPLINI A CLUSONE<br />
r<strong>it</strong>à alla quale nulla e nessuno può sottrarsi.<br />
Invece, l’affanno e l’inquietudine dei nostri<br />
giorni derivano in buona parte dalla pretesa<br />
tutta mentale di un obiettivo preciso da<br />
raggiungere, di una condizione sociale, economica<br />
o anche intellettuale da conseguire<br />
per potersi considerare soddisfatti. In altri<br />
termini, oggi rifiutiamo la circolar<strong>it</strong>à dell’esistenza<br />
e, dunque, di ammettere che nascendo<br />
siamo emersi da un mondo del quale non<br />
ricordiamo nulla e che morendo torneremo a<br />
immergerci in esso. Rifiutiamo di essere i raggi<br />
di una ruota immersa nell’acqua dell’oblio<br />
fino al perno e pretendiamo di vivere in base<br />
a una tangente rettilinea che disconosce l’esistenza<br />
stessa di un centro. È come se “qualcosa”<br />
o “qualcuno”, che potremmo assimilare<br />
a un’“ent<strong>it</strong>à” oscura e obnubilante, avesse ristretto<br />
la nostra visione del mondo grazie a<br />
un paraocchi che proietta il nostro sguardo in<br />
avanti.<br />
O forse, invece, molto più semplicemen-<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
te, la banale padronanza di alcuni elementari<br />
princìpi fisici applicati alle locomotive e alle<br />
lavatrici ci ha inorgogl<strong>it</strong>i al punto da cancellare<br />
quell’autoironia, quella capac<strong>it</strong>à di scherzare<br />
e di prenderci gioco di noi stessi che per<br />
lunghi millenni ci aveva mantenuti in equilibrio.<br />
Forse, stiamo solamente considerando<br />
ogni cosa con troppa serietà e questo atteggiamento<br />
ci acceca irrimediabilmente.<br />
Fin dalle epoche più remote, le scr<strong>it</strong>ture<br />
profetiche avevano previsto un periodo oscuro<br />
nel quale l’uman<strong>it</strong>à sarebbe andata fuori di<br />
senno, ma ben pochi oggi sono in grado di<br />
accorgersi che queste profezie si stanno avverando<br />
puntualmente e nel modo più inaspettato.<br />
Quando viene legato alla macina, l’asino<br />
deve essere bendato affinché non si accorga<br />
di procedere in cerchio. L’uomo libero, invece,<br />
può compiere un lavoro analogo senza la costrizione<br />
di alcuna benda, poiché è in grado<br />
di accettare e di comprendere che il Cerchio<br />
della V<strong>it</strong>a è il mulino che trasforma il grano in<br />
Runa Bianca 137
Il Cerchio della V<strong>it</strong>a<br />
farina adatta per fare il “pane dello Spir<strong>it</strong>o”. Il<br />
m<strong>it</strong>o di un progresso materiale senza lim<strong>it</strong>i è<br />
un semplice strumento psicologico utilizzato<br />
dalle gerarchie che sovrintendono al risveglio<br />
della coscienza planetaria quando devono indurre<br />
le molt<strong>it</strong>udini umane, che ancora non<br />
possono comprendere la luminosa “realtà del<br />
servizio”, a uno sforzo supplementare, ma necessario.<br />
L’illusione di correre per conquistare qualcosa<br />
che immediatamente lo gratifica scuote<br />
nell’intimo anche l’essere umano più torpido<br />
e lo costringe ad agire nell’apparenza del<br />
proprio personale interesse, nel momento in<br />
cui sta portando l’acqua al mulino di coloro<br />
che rimangono per lui del tutto sconosciuti.<br />
L’individuo che vuole risvegliarsi deve, invece,<br />
accettare l’esistenza della “Gerarchia universale”,<br />
senza la quale l’armonia del cosmo risulterebbe<br />
impossibile. Deve rendersi conto di<br />
essere uno strumento e accettare, quindi, di<br />
girare in tondo con gli occhi bene aperti, fino<br />
a quando l’esperienza maturata e la comprensione<br />
raggiunta non gli consentano (questa<br />
volta realmente e non più in senso illusorio)<br />
di staccarsi dal cerchio del divenire, governato<br />
dalla ferrea legge della trasmutazione delle<br />
forme, per penetrare nella dimensione immobile<br />
dell’essere, posta nel punto centrale del<br />
cerchio. Quel medesimo punto che la mental<strong>it</strong>à<br />
profana continua a ricercare fuori della<br />
circolar<strong>it</strong>à dell’esistenza, senza accorgersi che<br />
si trova, in ver<strong>it</strong>à, laddove convergono le aspirazioni<br />
più intime e gli anel<strong>it</strong>i di tutti gli esseri<br />
vissuti e viventi su questa Terra. Nulla può<br />
esistere all’esterno del Cerchio della V<strong>it</strong>a, perché<br />
coincide con il Tutto che è emanato da<br />
un unico punto. Ecco, quindi, che il pensiero<br />
di potersi strappare all’esistenza andandone<br />
oltre si dimostra del tutto assurdo agli occhi<br />
dell’antica Sapienza.<br />
Dal punto di vista iniziatico qualsiasi ricerca<br />
deve sempre condurre alla radice di ciò che<br />
si va studiando, poiché nell’Origine è s<strong>it</strong>uata<br />
la “bocca che genera” qualsiasi fenomeno, secondo<br />
la giusta etimologia del termine. In altre<br />
parole, si può affermare che la “v<strong>it</strong>a di ogni<br />
giorno” cost<strong>it</strong>uisce, già per se stessa, tutto ciò<br />
che ci è dato generosamente dalla Provvidenza<br />
e che ci occorre per compiere il cammino<br />
Mario Balocco<br />
verso la liberazione. Il nostro primo comp<strong>it</strong>o è<br />
quello di perfezionare l’umiltà interiore fino a<br />
renderci conto degli immensi doni che ci vengono<br />
offerti. In tal senso, possiamo valorizzare<br />
ogni singolo momento, fino a trasmutarlo<br />
in qualcosa di eterno. L’occasione propizia<br />
non si nasconde dietro l’angolo, ma risplende<br />
sempre di fronte ai nostri occhi con un’intens<strong>it</strong>à<br />
che per il saggio e per il santo diventa abbacinante,<br />
mentre per il profano risulta, addir<strong>it</strong>tura,<br />
inesistente. L’uomo e la donna di un<br />
tempo sapevano di essere destinati a vivere, a<br />
riprodursi, a invecchiare e a morire. Tenevano<br />
ben presente tutto ciò in qualsiasi momento<br />
della propria giornata e sviluppavano un attaccamento<br />
minore nei confronti delle mille<br />
illusioni del mondo. Il senso stesso della loro<br />
esistenza risiedeva nell’alternarsi armonico e<br />
continuo della v<strong>it</strong>a e della morte, della notte<br />
e del giorno, del sonno e della veglia diurna.<br />
Una danza nella quale la Rigenerazione e la<br />
Mortificazione occupavano il palcoscenico<br />
come autentiche protagoniste eterne.<br />
Oggigiorno, l’individuo afferma di essere<br />
impegnato in un continuo avanzamento e di<br />
non disporre del tempo necessario per andarsene<br />
da questa Terra. Infatti, si è sempre troppo<br />
occupati per potersi permettere di mollare<br />
la presa sugli eventi e ci si distacca con<br />
sempre maggiore fatica dall’esistenza, senza<br />
neppure accorgersi che si tratta soltanto di<br />
una nostra costruzione mentale. Tutto ciò è<br />
assurdo perché rinnega la realtà del Cerchio<br />
dell’Esistenza. Ecco, quindi, che la v<strong>it</strong>a stessa<br />
risulta oggi senza senso, perché appare come<br />
una parabola che non riesce a chiudersi nel<br />
viaggio naturale dell’oltretomba. Una parabola<br />
troncata dall’evento traumatico e inspiegabile<br />
della morte. D’altro canto, si vive nell’epoca<br />
del restauro e della conservazione a oltranza<br />
di tutto ciò che il passato ha lasciato<br />
in ered<strong>it</strong>à, anche perché non si possiede più<br />
lo slancio necessario per creare ogni giorno<br />
la fresca bellezza del “momento presente”. Un<br />
presente che temiamo ancor più del futuro<br />
anche perché, a differenza di quest’ultimo,<br />
non possiamo ipotizzarlo e immaginarlo a<br />
piacimento, ma siamo costretti a viverlo in<br />
prima persona sulla nostra pelle.<br />
Dopotutto, la tremenda paura di sbaglia-<br />
138 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
Il Cerchio della V<strong>it</strong>a<br />
re ogni cosa, che oggi quasi ci immobilizza,<br />
nasce anche dal fatto che, illudendoci di procedere<br />
in linea retta, abbiamo perso quell’intima<br />
sicurezza che il Cerchio della V<strong>it</strong>a offriva<br />
ai nostri progen<strong>it</strong>ori. Ovvero, siamo convinti<br />
di dover affrontare ogni giorno qualcosa di<br />
nuovo e di sconosciuto, laddove un tempo<br />
chiunque sapeva, almeno in modo inconscio,<br />
di trovarsi di fronte alla medesima s<strong>it</strong>uazione<br />
di sempre, manifestata sotto un’apparenza<br />
lievemente diversa.<br />
Nell’incerto e convulso panorama dell’Occidente,<br />
anche la semplice ricerca di un lavoro<br />
o la decisione di sposarsi per molte persone<br />
assume ormai contorni drammatici e toni da<br />
tragedia greca, come se in passato non fosse<br />
mai accaduto ad alcuno di affrontare simili<br />
eventi. La realtà, nuda e cruda, è che temiamo<br />
profondamente di sbagliare, poiché abbiamo<br />
perso la consapevolezza di muoverci all’interno<br />
del cerchio che cost<strong>it</strong>uisce la base della<br />
v<strong>it</strong>a. Quando gli uomini avevano ancora ben<br />
chiaro il concetto del ciclo esistenziale erigevano<br />
maestose cattedrali senza alcun timore<br />
di alterare l’equilibrio ambientale, poiché vivevano<br />
nell’equilibrio della Natura. Nessuno<br />
avrebbe pensato di prolungare il Carnevale<br />
LugLio 2011 | n.1<br />
Mario Balocco<br />
oltre il Martedì Grasso che precede il Mercoledì<br />
delle Ceneri, come purtroppo oggi molto<br />
spesso accade per motivi puramente commerciali.<br />
E questo, non tanto perché la potenza<br />
della Chiesa incutesse nel popolo un autentico<br />
timore, quanto piuttosto per la ragione<br />
che tutti riconoscevano la necess<strong>it</strong>à di un<br />
Ordine superiore, posto a fondamento della<br />
v<strong>it</strong>a e del benessere sociale. A motivare simili<br />
affermazioni non è la nostalgia di un passato<br />
idilliaco, il quale comunque non potrà tornare,<br />
ma semplicemente a constatazione che un<br />
tempo l’esistenza umana si svolgeva in base a<br />
un equilibrio aureo, spezzato in segu<strong>it</strong>o dalla<br />
necess<strong>it</strong>à di demolire il vecchio edificio per<br />
costruire un “Nuovo Mondo”.<br />
Si sta vivendo ora la fase in cui i muri portanti<br />
sono rasi al suolo e i pilastri minati alla<br />
base. Resta in piedi solo una parvenza di facciata,<br />
affinché i distruttori si affrettino a compiere<br />
l’opera per la quale sono nati. A livello<br />
collettivo, in realtà, nulla deve essere fatto per<br />
mantenere in piedi un mondo che, comunque,<br />
è destinato a sparire per lasciare spazio a<br />
un’altra costruzione. Invece, il discorso risulta<br />
diverso sul piano individuale, poiché chiunque<br />
provi empatia e compassione per i pro-<br />
Runa Bianca 139
Il Cerchio della V<strong>it</strong>a<br />
pri simili, può preparare nel proprio intimo le<br />
fondamenta sulle quali potrà innalzarsi una<br />
nuova civiltà. Chiunque si renda conto che<br />
la vicenda umana non è giunta al termine,<br />
bensì solamente a una svolta che presuppone<br />
di conseguire un livello di coscienza superiore,<br />
può trovare in se stesso, e nella Natura<br />
benigna, la fiducia, il coraggio e la forza per<br />
accettare di svolgere ogni giorno il comp<strong>it</strong>o<br />
che la Gerarchia universale gli ha affidato al<br />
momento della nasc<strong>it</strong>a. Per conferire le giuste<br />
proporzioni alle cose, si deve sviluppare<br />
un’acuta consapevolezza del Cerchio della<br />
V<strong>it</strong>a, entro il quale tutti insieme stiamo orb<strong>it</strong>ando<br />
da epoche immemorabili, in modo più<br />
o meno inconscio.<br />
In questo senso, il fatto di risvegliarsi corrisponde<br />
a rendersi conto che si nasce e si<br />
muore, ci si arricchisce e ci si impoverisce per<br />
il fatto che ogni elemento del nostro mondo<br />
procede in base a un continuo e inarrestabile<br />
alternarsi di circostanze. Pensare di poter<br />
organizzare la società umana in modo che<br />
ogni cosa vada sempre per il meglio equivale<br />
a ignorare le leggi fondamentali dell’Universo.<br />
Ciò che nasce, ciò che viene fondato o,<br />
che comunque, trae la propria origine in un<br />
punto qualsiasi del flusso temporale è destinato,<br />
prima o poi, a scomparire. Anche per<br />
l’impero più maestoso e gran<strong>it</strong>ico che l’uomo<br />
possa immaginare verrebbe il giorno in cui se<br />
ne perderebbe perfino il ricordo. Non si deve,<br />
dunque, cercare l’equilibrio nell’immobil<strong>it</strong>à<br />
della v<strong>it</strong>a eterna, bensì, al contrario, nella radice<br />
stessa del movimento, cuore pulsante e<br />
ragione d’essere dell’esistenza. In tal senso,<br />
può essere utile sviluppare una neutral<strong>it</strong>à be-<br />
MArio bALocco<br />
Nato a Monesiglio nel 1961. Saggista, laureato<br />
in Scienze Pol<strong>it</strong>iche, dopo vent’anni trascorsi a<br />
Torino, periodo che lo ha visto impegnato nella<br />
direzione ed<strong>it</strong>oriale di una nota casa ed<strong>it</strong>rice,<br />
è tornato a vivere nell’Alta Langa cuneese.<br />
Appassionato studioso di storia e antiche religioni,<br />
si dedica all’esplorazione del mistero che<br />
si cela dietro all’apparenza delle cose. <strong>Tra</strong> i suoi<br />
libri ricordiamo: Luoghi magici. Aspetti misterio-<br />
nevola nei confronti di tutto ciò che accade. Il<br />
perno della ruota, dal quale traggono origine<br />
i raggi convergenti che noi stessi rappresentiamo,<br />
è s<strong>it</strong>uato in una dimensione che va ben<br />
oltre gli ordinari schemi di pensiero.<br />
Non è migliorando le nostre condizioni<br />
materiali che possiamo pensare di risvegliarci,<br />
poiché non esiste alcuna evoluzione possibile<br />
in questa direzione. Lo scopo non è quello<br />
di erigere palazzi lussuosi o di costruire ponti<br />
sempre più lunghi, di vivere su questa Terra<br />
per centinaia di anni o di essere osannati dalle<br />
folle, anche perché quando ci si accorge del<br />
rigido cerchio che delim<strong>it</strong>a i contorni dell’esistenza<br />
ogni valore precedente viene sconvolto.<br />
Tutto ciò che agli occhi altrui risulta di<br />
grande importanza, per colui che si apre alla<br />
visione ciclica risulta un dettaglio trans<strong>it</strong>orio<br />
e superfluo.<br />
La possibil<strong>it</strong>à di conseguire una reale indipendenza<br />
dalla rotazione del cerchio, ossia<br />
la piena liberazione della coscienza, diventa<br />
allora l’autentico obiettivo del pellegrino che<br />
cammina sulla Via dello Spir<strong>it</strong>o. Per colui che<br />
riesce a ottenere tale liberazione, una parte<br />
importante del lavoro che resta ancora da<br />
compiere consiste nell’aiuto offerto a tutti coloro<br />
che ancorano brancolano nelle tenebre.<br />
La v<strong>it</strong>a, infatti, non è una corsa a ostacoli che<br />
prevede un premio per chi arriva primo, ma<br />
una sinfonia generata da molteplici strumenti.<br />
La vera evoluzione coincide con il “risveglio”,<br />
e il risveglio è in ogni caso un “ricordo”: il<br />
ricordo intrinseco di ciò che fummo, che siamo<br />
e che saremo per sempre, al di là delle forme<br />
assunte nell’arco di un continuo divenire.<br />
si ed esoterici del terr<strong>it</strong>orio<br />
<strong>it</strong>aliano (L’Età dell’Acquario,<br />
2008), La magia dei monasteri<br />
(L’Età dell’Acquario,<br />
2009) e...<br />
La porta del tempo<br />
Arethusa, 2011<br />
vai scheda libro >><br />
Mario Balocco<br />
140 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1
La porta del Tempo<br />
L’ered<strong>it</strong>à di Atlantide<br />
dagli Egizi ai giorni nostri<br />
Mario Balocco<br />
DISPONIBILE<br />
IN LIBRERIA<br />
Dove conduce la porta del Tempo? Quale Sapere nasconde?<br />
Un viaggio alla scoperta di un mondo nel quale pochi hanno avuto<br />
accesso. Un mondo nel quale i misteri dell’Uomo sono stati svelati e la<br />
Scienza sacra degli antichi è rimasta custod<strong>it</strong>a per millenni.
Siete stanchi di avere la suocera in vacanza con voi? Vi<br />
hanno multato l’ennesima volta e non riusc<strong>it</strong>e a imparare le<br />
norme stradali? Siete stati abbandonati ad una sol<strong>it</strong>udine<br />
estiva? Liberatevi dalla tristezza leggendo il nuovo numero<br />
di Runa bianca, anche ad agosto vi farà compagnia!<br />
Nel prossimo numero...<br />
Indagheremo nel castello di Montebello sulle tracce del<br />
fantasma di Azzurrina con Michele Morettini del portale<br />
Dal <strong>Tra</strong>monto all’Alba, scopriremo i valori del pi greco e della<br />
precessione degli equinozi nelle piramidi di Teotihuacan e Giza,<br />
continueremo l’interessante analisi di un caso di abduction<br />
studiato dalla psichiatra Giulia D’Ambrosio e la scoperta<br />
della più antica chiesa cristiana dell’archeologo Gabriele<br />
Rossi Osmida, analizzeremo gli enigmatici teschi di cristallo<br />
con Giuseppe di Stadio di Italia Parallela, poi sveleremo,<br />
insieme a Mario Moiraghi, come Re Artù abbia estratto una<br />
spada <strong>it</strong>aliana, quella di San Galgano...<br />
...e tanto altro ancora nel numero di AGOSTO!