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Tra scoperte e sabotaggi - Runabianca.it

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CATARI: I BONI HOMINES<br />

STORIA: LA BIBBIA SVELATA<br />

UFO: LA STELLA DI BETLEMME<br />

ARCHEO: LA PIÙ ANTICA CHIESA CRISTIANA<br />

ARCHEOLOGIA<br />

STORIA<br />

ANNO I<br />

LUGLIO 2011<br />

SCIENZA<br />

E MISTERO OMAGGIO<br />

PIRAMIDI<br />

BOSNIACHE<br />

<strong>Tra</strong> <strong>scoperte</strong> e <strong>sabotaggi</strong><br />

IN QUESTO NUMERO: 17 ARTICOLI 20 NEWS 5 LIBRI 6 VIDEO 4 SITI WEB<br />

142<br />

PAGINE<br />

1


SOMMARIO LUGLIO 2011 | N.1<br />

Ed<strong>it</strong>oriale<br />

News<br />

Video<br />

Libreria<br />

S<strong>it</strong>i web<br />

Mostre & eventi<br />

<strong>Tra</strong>smutazione dello spir<strong>it</strong>o<br />

nell’evoluzione universale<br />

cosmica<br />

di Lilly Antinea Astore<br />

Missione <strong>it</strong>aliana sulle<br />

piramidi bosniache<br />

Le ricerche e i risultati<br />

di Paolo Debertolis<br />

Il mio primo incontro<br />

con Sai Baba<br />

Passaggio in India, ai piedi di Swami<br />

di Tullia Parvathi Turazzi<br />

Il cosmo mi parla<br />

È ora di svegliarsi, figlia<br />

di Anja Zablocki<br />

Il simbolismo della Piramide<br />

Le radici di una scienza antica<br />

di Antonio Crasto<br />

La Bibbia svelata<br />

Non ci hanno raccontato tutto<br />

e nemmeno il vero<br />

di Mauro Biglino<br />

La Stella di Betlemme<br />

era un UFO?<br />

Riflessioni sulla cometa avvistata<br />

ai tempi di Gesù<br />

di Vincenzo Di Gregorio<br />

RUBRICHE<br />

3<br />

5<br />

21<br />

23<br />

27<br />

29<br />

33<br />

ARTICOLI<br />

35<br />

41<br />

45<br />

51<br />

59<br />

63<br />

I Boni Homines<br />

I Catari: i seguaci dell’Anticristo<br />

di Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti<br />

Homo Saurus<br />

Un alieno d’acqua dolce<br />

di Unconventional Research Group<br />

L’uomo che superò i confini<br />

del mondo<br />

V<strong>it</strong>a e viaggi di Cristoforo Colombo<br />

di Ruggero Marino<br />

Agopuntura,Yoga e…<br />

…silenzio<br />

L’universo frattale e l’illuminazione del Sé<br />

di Michele Proclamato<br />

Custodi dell’Immortal<strong>it</strong>à<br />

Le piramidi, lo Zed, Osiride, Orione e Iside<br />

di Piero Magaletti<br />

69<br />

81<br />

89<br />

95<br />

99<br />

Incontri ravvicinati del IV tipo<br />

Dal m<strong>it</strong>o dei rapimenti reali alla teoria delle<br />

interferenze mentali. Presentazione di un<br />

caso. Parte I<br />

105<br />

di Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />

Ciclopi del Nord<br />

Omero nel Baltico<br />

di Felice Vinci<br />

113<br />

Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di<br />

Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />

La scoperta della più antica chiesa cristiana.<br />

Parte I<br />

di Gabriele Rossi Osmida<br />

Il passaggio segreto di<br />

S. Marco<br />

Archeologia del Sottosuolo<br />

di Luigi Bavagnoli e Margher<strong>it</strong>a Guccione<br />

Il Cerchio della V<strong>it</strong>a<br />

La porta del tempo<br />

di Mario Balocco<br />

Anticipazioni Runa Bianca<br />

numero 2 agosto 2011<br />

119<br />

129<br />

135<br />

142<br />

2 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


EDITORIALE<br />

tempo di lettura 4 minuti<br />

Siamo arrivati al secondo numero...<br />

Siamo arrivati al secondo numero di<br />

Runa Bianca ed è già tempo di consuntivi.<br />

Il numero “Zero” è andato<br />

molto bene, superiore a tutte le nostre aspettative.<br />

Abbiamo riscontrato un grande interesse<br />

sia negli utenti sia negli “autori”, che<br />

hanno giustamente visto in questa iniziativa<br />

ed<strong>it</strong>oriale online, un “qualcosa” che sin’ora<br />

mancava nel patrimonio culturale ed ed<strong>it</strong>oriale<br />

<strong>it</strong>aliano.<br />

Runa Bianca garantirà sempre la massima<br />

trasparenza nella pubblicazione dei vari articoli<br />

con date condivise e un rapporto ed accordi<br />

chiari e onesti con i singoli autori. La nostra<br />

filosofia avete avuto modo di conoscerla<br />

attraverso il nostro numero Zero ma anche<br />

attraverso il nostro s<strong>it</strong>o internet (www.runabianca.<strong>it</strong>)<br />

in cui campeggia un trinomio per<br />

noi fondamentale “<strong>Tra</strong>sparenza, Gentilezza e<br />

Cortesia” e dal motto ‘Prima che studiosi siamo<br />

tutti amici accomunati da una stessa passione<br />

e su tale traccia vorremmo improntare<br />

la nostra e la vostra collaborazione’.<br />

Nel frattempo il passaparola ci ha già fatto<br />

diffondere a macchia d’olio nel web, l’eco<br />

della nostra iniziativa è stata incredibile portandoci<br />

inaspettatamente ad essere recens<strong>it</strong>i<br />

anche in s<strong>it</strong>i d’oltralpe XGate (www.x-gate.ch/<br />

index.aspx?m=1400).<br />

Il nostro PDF è stato scaricato da moltissimi<br />

s<strong>it</strong>i che lo hanno letteralmente “fagoc<strong>it</strong>ato”<br />

contribuendo alla sua diffusione ma ancor<br />

più alla divulgazione delle teorie e delle idee<br />

proposte dai nostri autori.<br />

Nella “rete” il passa parola ha raggiunto decine<br />

di migliaia di persone, vedremo di non<br />

disattendere le loro aspettative.<br />

Stiamo lavorando per Voi su molti fronti e<br />

oltre a contattare i migliori ricercatori <strong>it</strong>aliani<br />

(e non-<strong>it</strong>aliani) stiamo anche intraprendendo<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

di Vincenzo Di Gregorio<br />

iniziative e spedizioni che un eMagazine che<br />

si rispetti non può ne deve trascurare. Stiamo<br />

per effettuare ricerche mirate in s<strong>it</strong>i <strong>it</strong>aliani e<br />

stranieri che faranno sicuramente scaturire<br />

interessantissimi report di cui i nostri lettori<br />

avranno sempre l’anteprima assoluta. Per l’anno<br />

prossimo stiamo anche organizzando un<br />

grande evento da coordinare assieme ad altri<br />

noti protagonisti della cultura <strong>it</strong>aliana, mentre<br />

parallelamente stiamo predisponendo<br />

la creazione e l’usc<strong>it</strong>a di numeri Monografici<br />

da collezione, su alcuni temi noti, arcinoti, o<br />

poco conosciuti, ma sempre col taglio della<br />

nostra rivista, nell’intento di far parlare tutti<br />

i protagonisti e i ricercatori, per mettere a<br />

confronto più ipotesi e più tesi senza filtri o<br />

censure. Frammenti di ver<strong>it</strong>à sicuramente<br />

usciranno fuori, spetterà a tutti voi saperli cogliere<br />

e giudicare.<br />

Ma veniamo a questo numero.<br />

Come nei film di successo, dopo il primo<br />

tutti si aspettano l’usc<strong>it</strong>a del secondo per vedere<br />

se è all’altezza del precedente e se lo è ...<br />

forse non è stato un caso!<br />

Noi r<strong>it</strong>eniamo che il caso non esista ma<br />

tutto quello che facciamo e che ci accade sia<br />

il frutto di determinate azioni, magari anche<br />

non del tutto consapevoli. Quindi se c’è una<br />

formula “vincente” è la formula che crea il successo,<br />

a prescindere da tanti altri fattori, e la<br />

formula in questo caso è la qual<strong>it</strong>à che alla<br />

lunga paga sempre.<br />

Come potete vedere il sommario di questo<br />

numero è ricchissimo di molti nomi noti<br />

per chi “mastica” da un po’ di anni questi argomenti.<br />

Vi sono però anche delle New-Entry<br />

d’eccezione come il gruppo di ricerca che sta<br />

indagando da mesi sulle Piramidi Bosniache.<br />

L’importanza dei loro risultati, la loro professional<strong>it</strong>à,<br />

le potenziali conseguenze sull’a-<br />

Runa Bianca 3


EDITORIALE<br />

pertura di porte mai aperte sul nostro passato<br />

di europei, ci ha indotto a dedicare la copertina<br />

di questo numero alla “piramide del sole”<br />

di Visoko e a pubblicare un’interessantissimo<br />

report da parte del capo-missione il Prof. De<br />

Bertolis dell’univers<strong>it</strong>à di Trieste.<br />

Alcuni elementi della nostra redazione si<br />

recheranno quest’estate sul posto e vi saranno<br />

sicuramente degli sviluppi nelle ricerche<br />

che vi saranno puntualmente documentate,<br />

quasi in “diretta”, nei prossimi numeri.<br />

Vi segnalo il profondo articolo di Lilly<br />

Antinea Astore che ci indica come rispondere<br />

ad alcune delle domande esistenziali più profonde<br />

e rimaste sin’ora senza risposta. Alcuni<br />

“nuovi” autori ci hanno dato la loro adesione<br />

inviandoci un articolo di “presentazione”<br />

come Mauro Biglino o Tullia Parvathi Turazzi.<br />

Mentre il primo ci fa intravedere alcune<br />

nuove chiavi di lettura della Bibbia la seconda<br />

ci descrive un affresco del suo arrivo in India.<br />

Una foto a colori in cui si avvertono i profumi<br />

dell’oriente, questo solo per scaldare i motori<br />

per i report che saranno pubblicati nei prossimi<br />

numeri ma non vi tedio oltre e vi lascio<br />

alla lettura di questo nuovo secondo numero<br />

della Runa Bianca.<br />

Buona lettura e a presto!<br />

Arch. Vincenzo Di Gregorio<br />

Tutti i dir<strong>it</strong>ti di riproduzione degli articoli<br />

pubblicati sono riservati. Manoscr<strong>it</strong>ti e originali,<br />

anche se non pubblicati, non si rest<strong>it</strong>uiscono.<br />

Il loro invio implica il consenso gratu<strong>it</strong>o<br />

alla pubblicazione da parte dell’autore. È vietata<br />

la riproduzione anche parziale di testi, e<br />

fotografie, documenti, etc. senza il consenso<br />

scr<strong>it</strong>to dell’autore e della rivista Runa Bianca.<br />

La responsabil<strong>it</strong>à dei testi e delle immagini<br />

pubblicate è imputabile ai soli autori.<br />

Vincenzo Di Gregorio<br />

Lilly Antinea Astore<br />

Enrico Baccarini<br />

Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />

Anja Zablocki<br />

Antonio Crasto<br />

Duccio Calamandrei<br />

Felice Vinci<br />

Gabriele Rossi Osmida<br />

Giulia M. D’Ambrosio<br />

Luigi Bavagnoli<br />

Margher<strong>it</strong>a Guccione<br />

Mario Balocco<br />

Mauro Biglino<br />

Michele Proclamato<br />

Osvaldo Carigi<br />

Paolo Debertolis<br />

Piero Magaletti<br />

Ruggero Marino<br />

Stefania Tavanti<br />

Tullia Parvathi Turazzi<br />

Unconventional Research Group<br />

Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />

Vincenzo Di Gregorio<br />

COMITATO REDAZIONALE<br />

Per contattare la redazione,<br />

collaborare, segnalare libri,<br />

eventi potete scrivere a<br />

redazione@runabianca.<strong>it</strong><br />

www.runabianca.<strong>it</strong><br />

HANNO COLLABORATO<br />

SVILUPPO E PROGETTO GRAFICO<br />

4 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


NEWS<br />

tempo di lettura 44 minuti<br />

ARCHEOSTORIA<br />

La civiltà perduta<br />

dell’Amazzonia<br />

Negli ultimi anni gli archeologi hanno<br />

scoperto in Amazzonia le tracce di<br />

antichi insediamenti, densamente<br />

popolati. Ciò fa supporre l’esistenza di società<br />

più consistenti e più sviluppate di quanto finora<br />

di r<strong>it</strong>enesse.<br />

L’archeologa Denise Schaan, dell’Univers<strong>it</strong>à<br />

Federale di Pará in Brasile, ha steso una<br />

mappa di gruppi di misteriose sculture realizzate<br />

sulle rocce tra 700 e 2000 anni fa. Si<br />

trovano inoltre 269 opere realizzate in terra,<br />

di forme circolari e rettangolari, sparse su<br />

un’area di 40.000 km quadrati, realizzate per<br />

scopi finora sconosciuti, ma Schaan sospetta<br />

che si trattasse di centri cerimoniali. “Tali opere<br />

potevano essere realizzate soltanto da una<br />

popolazione numerosa e ben coordinata, “ ha<br />

dichiarato la ricercatrice.<br />

L’archeologa brasiliana Helena Lima dell’Univers<strong>it</strong>à<br />

Federale di Amazonas pensa che gi<br />

insediamenti identificati abbiano una lunga<br />

storia. Oltre alle centinaia di intagli e sculture<br />

di volti umani, risalenti tra 3000 e 7000 anni<br />

fa, Lima ha trovato anche oggetti di terracotta,<br />

che suggeriscono l’esistenza di una rete di<br />

villaggi ramificata in tutta la parte centrale<br />

dell’Amazzonia.<br />

La f<strong>it</strong>ta foresta non sembra adatta al fiorire<br />

d’una civiltà, ma un ricercatore suggerisce<br />

che il paesaggio anticamente fosse molto diverso.<br />

L’archeologo Augusto Oyuela-Caycedo<br />

dell’Univers<strong>it</strong>à di Florida ricorda che le tracce<br />

di cereali e di altre coltivazioni nel Perù nordorientale<br />

indicano che le grandi piane semia-<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

a cura di Enrico Baccarini<br />

Le notizie più interessanti dal web<br />

ride della regione erano in realtà dolci praterie,<br />

coltivate con cura dai loro ab<strong>it</strong>anti.<br />

Discover<br />

2 luglio 2011<br />

ARCHEOSTORIA<br />

Scoperta una nuova specie<br />

di dinosauri: è la più piccola<br />

mai conosciuta<br />

Scoperta da due paleontologi dell’Univers<strong>it</strong>à<br />

di Portsmouth una nuova<br />

specie di minuscoli dinosauri, che<br />

potrebbe essere la più piccola mai conosciuta.<br />

A individuare la nuova specie, trovata in<br />

una fossa a Bexhill, nell’East Sussex, sono stati<br />

Darren Naish e Steve Sweetman. La scoperta<br />

sarà descr<strong>it</strong>ta nel prossimo numero del ‘Cretaceous<br />

Research’.<br />

Corriere del Giorno<br />

20 giugno 2011<br />

Runa Bianca 5


NEWS<br />

ARCHEOSTORIA<br />

Scoperta a Palenque una<br />

tomba maya<br />

Il solstizio d’estate non poteva portare<br />

migliori auspici per l’archeologia. In contemporanea<br />

con la scoperta in Eg<strong>it</strong>to<br />

della seconda barca solare di Cheope, dall’altra<br />

parte del mondo, all’ombra di altre piramidi,<br />

sono venute alla luce importanti rinvenimenti.<br />

L’uso di una piccola telecamera ha permesso<br />

di addentrarsi all’interno di quella che<br />

sembra essere una tomba intatta di un capo<br />

maya della c<strong>it</strong>tà di Palenque, nello stato messicano<br />

del Chiapas. L’area funeraria, seppell<strong>it</strong>a<br />

per circa 1.500 anni, si trova all’interno di una<br />

piramide dell’Acropoli a sud dell’area archeologica<br />

della grande c<strong>it</strong>tà maya; era conosciuta<br />

già dal 1999 ma l’instabil<strong>it</strong>à della struttura,<br />

con il pericolo che parte dell’edificio potesse<br />

crollare sulla tomba, impediva l’accesso. La<br />

microcamera, spinta fino a cinque metri di<br />

profond<strong>it</strong>à attraverso un piccolo buco nella<br />

piramide, ha mostrato affreschi sulle pareti<br />

e a terra oggetti del corredo funerario composto<br />

perlopiù da reperti in ceramica, giada e<br />

madreperla. Le p<strong>it</strong>ture rappresentano figure<br />

in nero su uno sfondo rosso vivo. La ricchezza<br />

del corredo ha spinto gli archeologi a credere<br />

che si tratti della sepoltura di un capo religioso.<br />

Per il momento le riprese hanno permesso<br />

di identificare solo alcuni oggetti archeologici<br />

per cui sembra che manchi il sarcofago,<br />

come è stato invece riscontrato nella famosa<br />

sepoltura di Pakal il Grande (K’nich Janaab<br />

Pakal) 615-683 d.C. , il più conosciuto dei signori<br />

maya, trovata da Alberto Ruz negli anni<br />

a cura di Enrico Baccarini<br />

cinquanta non molto lontano, nella stessa<br />

Palenque, nel Tempio delle Iscrizioni. L’area<br />

archeologica abbraccia attualmente più di<br />

due chilometri quadrati, ma gli archeologi<br />

calcolano che si è esplorato solo il 10<br />

per cento della c<strong>it</strong>tà. Migliaia di strutture<br />

risultano essere ancora coperte<br />

dalla folta vegetazione della giungla.<br />

In Palenque, come in altre c<strong>it</strong>tà maya,<br />

il problema della ricostruzione storica<br />

sta nel fatto che gli ultimi governanti<br />

si sono fatti seppellire sulle tombe dei<br />

predecessori. Praticamente Pakal ed<br />

altri signori del periodo classico tardo,<br />

con la costruzione dei propri edifici sacri,<br />

hanno in parte distrutto e celato le<br />

epoche anteriori, il periodo formativo<br />

ed il primo periodo classico. La tomba investigata,<br />

di circa cinque metri quadrati, secondo<br />

gli esperti dovrebbe datare tra il 431 ed il 550<br />

dopo Cristo, primo periodo classico, e da ciò<br />

il suo straordinario interesse. Alcuni studiosi<br />

pensano che potrebbe trattarsi del sepolcro<br />

di K’uk’Bahlam, il primo signore della c<strong>it</strong>tàstato.<br />

Altri sperano che si tratti della tomba<br />

di Ix Yohl Ik’nal, la famosa donna che governò<br />

Palenque. Nell’area fu già trovata nel 1994 la<br />

tomba di una donna di alto rango e di gran<br />

prestigio, battezzata dagli archeologi come la<br />

Regina Rossa per il pigmento rosso che copriva<br />

la sua sepoltura.<br />

Nuove indagini su Ciro,<br />

il dinosauro meglio<br />

conservato del mondo<br />

Giuseppe Lembo<br />

ArcheoMolise<br />

25 giugno 2011<br />

ARCHEOSTORIA<br />

Appena usc<strong>it</strong>o dall’uovo 110 milioni<br />

di anni fa in una zona ora in provincia<br />

di Benevento. L’unico fossilizzato<br />

insieme agli organi interni, ora sottoposto<br />

a una vera e propria autopsia.<br />

Sulla bianca lastra di calcare, non più<br />

grande di un piatto, la breve esistenza di un<br />

6 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


a cura di Enrico Baccarini<br />

dinosauro neonato appare in tutta la sua<br />

istantanea, minuta fragil<strong>it</strong>à. Ma questa v<strong>it</strong>a,<br />

per breve che fu, venne letteralmente intrappolata<br />

nella vertiginosa profond<strong>it</strong>à del tempo<br />

geologico, facendosi quasi eterna. Questo è il<br />

paradosso di Ciro, che oggi, cap<strong>it</strong>a la sua vera<br />

età «anagrafica», affascina ancora di più: visse<br />

soltanto una manciata di giorni.<br />

Appena sgusciato fuori da un uovo, con la<br />

fontanella aperta sul capo come nei cuccioli<br />

di uomo e con il ventre ancora gonfio di una<br />

piccola riserva di tuorlo, ebbe giusto il tempo<br />

di guardarsi intorno stup<strong>it</strong>o, sgranchirsi le<br />

gambe al tepore del sole, assaporare i primi<br />

pasti. Anche questi conosciamo bene, ora, addir<strong>it</strong>tura<br />

nell’ordine in cui furono inger<strong>it</strong>i: nel<br />

suo intestino, lo stesso incredibile destino cristallizzò<br />

le scaglie di una sardina, i cui anelli di<br />

accrescimento<br />

dicono che<br />

aveva nuotato<br />

per nove stagioni,<br />

prima di<br />

finire tra i dentini<br />

seghettati<br />

di Ciro; poi un<br />

piccolo rettile<br />

e un altro<br />

pesce, e infine<br />

la zampa<br />

di una grande<br />

lucertola, così<br />

grande per<br />

lui, che furono<br />

i gen<strong>it</strong>ori a<br />

procacciarla.<br />

Il dinosauro<br />

neonato non<br />

ebbe neppure<br />

il tempo di<br />

digerirla, che vento e acqua lo spazzarono<br />

via improvvisamente, sottraendolo alla v<strong>it</strong>a e<br />

immobilizzandolo per 110 milioni di anni nel<br />

fondo fangoso del mare che piano piano diventava<br />

roccia. Tanto è dovuto passare, finché<br />

altri esseri potessero scoprire chi fosse questa<br />

creatura e come avesse trascorso la sua brevissima<br />

esistenza.<br />

Unico dinosauro al mondo fossilizzato con<br />

gli organi interni, e dunque primo al mondo<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

a poter essere sottoposto a una vera e propria<br />

autopsia, Scipionyx samn<strong>it</strong>icus divenne<br />

una star della paleontologia conquistando la<br />

copertina di Nature nel 1998, con un articolo<br />

firmato dai paleontologi Cristiano Dal Sasso e<br />

Marco Signore. Ma era solo l’inizio. Il battesimo<br />

scientifico di Ciro – come lo chiamarono<br />

i giornalisti <strong>it</strong>aliani – mirava in primis a riconoscere<br />

i caratteri peculiari dello scheletro e<br />

dunque a confermare l’idea che il primo dinosauro<br />

trovato in terr<strong>it</strong>orio <strong>it</strong>aliano fosse anche<br />

una specie nuova per la scienza. Le ricerche<br />

sono continuate con metodi di studio sempre<br />

più moderni e oggi, dopo cinque anni di Tac,<br />

fotografie in luce ultravioletta, esplorazioni<br />

al microscopio elettronico su microcampioni<br />

infin<strong>it</strong>amente piccoli, Dal Sasso e Simone<br />

Maganuco hanno fatto così tante nuove <strong>scoperte</strong><br />

da riempire un volume di 300 pagine.<br />

Le eccezionali fotografie e le dettagliate ricostruzioni<br />

anatomiche appena pubblicate dai<br />

due paleontologi del Museo di Storia naturale<br />

di Milano documentano in modo inequivocabile<br />

che Scipionyx da Pietraroia (Benevento)<br />

è il dinosauro meglio conservato al mondo.<br />

Per essere un fossile, Ciro presenta una<br />

ineguagliabile varietà di tessuti molli, molti<br />

dei quali mai visti in alcun altro dinosauro: legamenti<br />

intervertebrali, cartilagini articolari<br />

nelle ossa delle zampe, muscoli e connettivi<br />

del collo, parte della trachea, residui dell’esofago,<br />

tracce del fegato, l’intero intestino, vasi<br />

sanguigni mesenterici, capillari ramificati, fasci<br />

muscolari degli arti posteriori e della coda<br />

composti da cellule ancora perfettamente<br />

striate, addir<strong>it</strong>tura i batteri che colonizzavano<br />

l’intestino. È inoltre ineguagliabile il dettaglio<br />

con cui questi tessuti sono fossilizzati: grazie<br />

a particolari condizioni fisico-chimiche, essi<br />

sono stati replicati da cristalli più piccoli di<br />

un millesimo di millimetro, che ancora oggi<br />

ci mostrano strutture di dimensioni cellulari e<br />

subcellulari. Ancora più stupefacente appare<br />

che alcuni elementi chimici, una volta utilizzati<br />

dalle cellule vive, come il ferro accumulato<br />

nell’emoglobina del sangue, non siano<br />

stati rimossi dalle acque mineralizzanti ma siano<br />

stati riutilizzati nella rapidissima fossilizzazione<br />

dell’animale, incorporati nei cristalli<br />

di limon<strong>it</strong>e che formano una grande macchia<br />

NEWS<br />

Runa Bianca 7


NEWS<br />

rossa, presente nel torace del piccolo dinosauro.<br />

La microsonda che ha effettuato le analisi<br />

chimiche non ha lasciato dubbi: quel ferro<br />

è autigeno. Ovvero, quegli stessi atomi, 110<br />

milioni di anni fa, si trovavano nei globuli<br />

rossi di Ciro che, spinti da un piccolo cuore<br />

pulsante, trasportavano ossigeno v<strong>it</strong>ale in un<br />

caldo corpicino piumoso. Secondo il team di<br />

esperti di fama mondiale che ha valutato la ricerca<br />

dei paleontologi milanesi, le descrizioni<br />

e le illustrazioni pubblicate nella monografia<br />

su Scipionyx permetteranno di confrontare la<br />

morfologia dei tessuti molli di un importante<br />

gruppo estinto di animali, quali sono i dinosauri,<br />

con le analoghe strutture biologiche osservabili<br />

nei vertebrati viventi. Pertanto Ciro è<br />

destinato a far parlare di sé ancora per molto<br />

e a diventare un esemplare di riferimento<br />

per un gran numero di discipline scientifiche,<br />

coinvolgendo non solo paleontologi ma anche<br />

biologi evoluzionisti, morfologi funzionali,<br />

anatomisti comparati, fisiologi, veterinari,<br />

erpetologi e orn<strong>it</strong>ologi.<br />

Cristiano Dal Sasso<br />

(sezione di paleontologia dei vertebrati,<br />

Museo di Storia naturale di Milano)<br />

Il Corriere della Sera<br />

20 giugno 2011<br />

ARCHEOSTORIA<br />

Una “Stele di Rosetta” per la<br />

scr<strong>it</strong>tura dell’Indo<br />

Vi piacciono i misteri e gli enigmi<br />

delle antiche scr<strong>it</strong>ture? Certamente<br />

piacciono a Rajesh Rao, un neuroscienziato<br />

esperto di computer, ricercatore<br />

presso l’Univers<strong>it</strong>à di Washington, Seattle. Ha<br />

dedicato parecchio del suo tempo a risolvere<br />

“il principale dei problemi di parole crociate”:<br />

come decifrare la scr<strong>it</strong>tura dell’Indo, di oltre<br />

anni fa. Il Dr Rao ha usato modelli informatici<br />

per capire i meccanismi della mente umana<br />

in due direzioni: per sviluppare modelli che<br />

descrivessero come pensa la mente umana,<br />

e per applicare tali modelli alla decifrazione<br />

a cura di Enrico Baccarini<br />

della lingua misteriosa. Il video che si trova<br />

nella notizia originale può spiegarvi meglio<br />

come ha proceduto. Alcune delle questioni<br />

alla base della ricerca del Dr Rao includevano:<br />

Come acquisisce il cervello umano rappresentazioni<br />

efficienti di nuovi oggetti e nuovi<br />

eventi naturali? Quali algor<strong>it</strong>mi consentono<br />

di avvicinarsi ad un uso sensoriale tipico<br />

dell’apprendimento umano? Quali meccanismi<br />

di calcolo permettono al cervello di adattarsi<br />

alle circostanze mutevoli, rimanendo robusto<br />

e tollerante degli errori?<br />

The Guardian<br />

1 luglio 2011<br />

ARCHEOSTORIA<br />

Una piccola era glaciale<br />

spazzò via i Vichinghi dalla<br />

Groenlandia<br />

Un repentino abbassamento delle<br />

temperature, compiutosi nel<br />

giro di poche decine d’anni, ancora<br />

prima che avesse inizio la Piccola Era Glaciale:<br />

solo pochi gradi in meno, quattro, ma<br />

abbastanza da mettere in crisi la sopravvivenza<br />

delle popolazioni nordiche. Secondo<br />

uno studio pubblicato su Pnas dai ricercatori<br />

della Brown Univers<strong>it</strong>y (Usa) sarebbe questa<br />

una delle cause della scomparsa dei Vichinghi<br />

dalla Groenlandia intorno al 1100 d.C.<br />

Per studiare l’andamento delle temperature<br />

nel tempo, gli scienziati hanno prelevato<br />

alcuni campioni dal sedimento di due<br />

laghi nei pressi di Kangerlussuaq, un piccolo<br />

villaggio nella regione sud occidentale della<br />

Groenlandia, ottenendo dati climatici su un<br />

periodo complessivo di 5.600 anni. Le regioni<br />

dove sono stati esegu<strong>it</strong>i i campionamenti,<br />

come spiegano gli studiosi, sono le stesse in<br />

cui vissero i Vichinghi, e ancor prima le popolazioni<br />

delle culture Saqqaq e Dorset.<br />

Analizzando i campioni, i ricercatori hanno<br />

osservato che intorno al 1100 d.C., circa due<br />

secoli dopo l’insediamento dei Vichinghi, le<br />

temperature in Groenlandia cominciarono a<br />

diminuire in modo significativo: meno quattro<br />

gradi Celsius nel giro di soli ottanta anni.<br />

8 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


a cura di Enrico Baccarini<br />

Un cambiamento che ebbe effetti devastanti<br />

e mise in crisi la sopravvivenza dei popoli<br />

nordici perché determinò una riduzione dei<br />

tempi di cresc<strong>it</strong>a delle coltivazioni, lim<strong>it</strong>ò le risorse<br />

con cui allevare il bestiame e prolungò i<br />

periodi di gelo in mare, rendendo più difficili i<br />

viaggi per il commercio. Questo, insieme allo<br />

stile di v<strong>it</strong>a sol<strong>it</strong>ario e l’indole combattente,<br />

avrebbe dato origine alla scomparsa dei Vichinghi<br />

dai terr<strong>it</strong>ori della Groenlandia, che<br />

si sarebbe poi concretizzata tra la metà del<br />

1300 e gli inizi del 1400, come suggeriscono i<br />

reperti archeologici e le testimonianze scr<strong>it</strong>te.<br />

Scavando più indietro nel tempo, invece,<br />

i ricercatori hanno scoperto che la cultura<br />

degli Saqqaq, in Groenlandia dal 2500 a.C.,<br />

sperimentò per secoli oscillazioni di temperature,<br />

fino all’850 a.C. circa. Intorno a quella<br />

data infatti, il clima divenne all’improvviso<br />

più rigido, contribuendo forse alla scomparsa<br />

della popolazione e favorendo l’insediamento<br />

della cultura dei Dorset, più adattata al clima<br />

rigido.<br />

Anna Lisa Bonfranceschi<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

Storia in Rete e Galileo<br />

16 giugno 2011<br />

ARCHEOSTORIA<br />

Ustica, un mistero lungo 31<br />

anni<br />

Sono passati 31 anni dal disastro aereo<br />

di Ustica, quando un Dc9 dell’Itavia si<br />

inabissò in mare provocando la morte<br />

di 81 persone. Una tragedia dai contorni<br />

mai chiar<strong>it</strong>i, rimasta senza colpevoli, che ha<br />

prodotto in tre decenni inchieste della magistratura,<br />

interrogativi e polemiche e che rappresenta<br />

ancora oggi un mistero insoluto. Il<br />

volo IH870 decolla alle 20.08, con due ore di<br />

r<strong>it</strong>ardo, da Bologna alla volta di Palermo.<br />

L’ultimo contatto radio tra il velivolo e il<br />

controllore è delle 20.58. Poi alle 21.04, chiamato<br />

per l’autorizzazione di inizio discesa<br />

su Palermo, il volo non risponde. Alle altre<br />

chiamate replica solo un silenzio inquietante.<br />

L’aereo è disperso. Cominciano le ricerche e<br />

per tutta la notte elicotteri, aerei e navi perlustrano<br />

la zona. Solo alle prime luci dell’alba,<br />

ad alcune decine di miglia a nord di Ustica,<br />

una chiazza oleosa e i primi rel<strong>it</strong>ti fanno capire<br />

cosa è avvenuto: il velivolo è precip<strong>it</strong>ato<br />

al largo dell’isola del palerm<strong>it</strong>ano, in un tratto<br />

del mar Tirreno in cui la profond<strong>it</strong>à supera i<br />

tremila metri.<br />

INDAGINI. Immediatamente vengono avviate<br />

le indagini. Dal ministero dei <strong>Tra</strong>sporti<br />

e dalla magistratura. Tre procure aprono un<br />

fascicolo: quella di Bologna, luogo di partenza<br />

del volo, quella di Palermo, dove il velivolo<br />

avrebbe dovuto atterrare, e quella di Roma,<br />

in cui ha sede legale la società Itavia. L’allora<br />

ministro dei <strong>Tra</strong>sporti, Rino Formica, nomina<br />

una commissione d’inchiesta, la cosiddetta<br />

Luzzati, che, però, dopo la presentazione<br />

di due relazioni preliminari si autoscioglie<br />

nel 1982 per contrasti di attribuzione con la<br />

magistratura. Anche le Procure di Palermo e<br />

Bologna rimettono per competenza i propri<br />

atti a Roma. Sui pochi rel<strong>it</strong>ti del velivolo vengono<br />

r<strong>it</strong>rovate tracce di esplosivi TNT e T4 in<br />

proporzioni compatibili con ordigni mil<strong>it</strong>ari.<br />

I per<strong>it</strong>i concludono che senza l’esame del<br />

rel<strong>it</strong>to non è possibile chiarire se il Dc9 cadde<br />

per un’esplosione interna, vale a dire una<br />

bomba o esterna, quindi un missile. In ogni<br />

caso, però, viene esclusa l’ipotesi inizialmente<br />

sostenuta di un cedimento strutturale. Spiegazione<br />

ufficiale della tragedia, che porterà<br />

infine la società a sciogliersi.<br />

Dal 1982 dell’indagine si occupa il giudice<br />

istruttore V<strong>it</strong>torio Bucarelli, che nomina una<br />

nuova commissione di per<strong>it</strong>i. È il 1987 quando<br />

la d<strong>it</strong>ta francese Ifremer comincia le operazioni<br />

di recupero della carcassa del Dc9, ad<br />

una profond<strong>it</strong>à di oltre 3mila metri. Servono,<br />

però, due campagne di lavori ed alcuni anni<br />

per riportare in superficie circa il 96% del rel<strong>it</strong>to.<br />

Nel frattempo anche la Commissione Stragi,<br />

presieduta dal senatore Libero Gualtieri,<br />

comincia ad occuparsi della vicenda, contestando<br />

una serie di reati a numerosi mil<strong>it</strong>ari<br />

in servizio presso i centri radar di Marsala, in<br />

provincia di <strong>Tra</strong>pani, e Licola nei pressi di Napoli.<br />

Prende corpo la tesi dei depistaggi ed inquinamenti<br />

delle prove che avrebbero impe-<br />

NEWS<br />

Runa Bianca 9


NEWS<br />

d<strong>it</strong>o agli inquirenti di far luce sulle cause della<br />

strage. È l’inizio di una seconda fase delle indagini<br />

e al giudice Bucarelli subentra Rosario<br />

Priore. Da questo momento in poi ingenti risorse<br />

umane e finanziarie vengono impiegate<br />

per dimostrare il cosiddetto ‘scenario aereo<br />

e il suo occultamento. La sentenza-ordinanza<br />

Priore viene depos<strong>it</strong>ata nell’agosto del 1999.<br />

LE OMBRE. Nonostante le lunghe indagini,<br />

il recupero di una parte consistente del<br />

rel<strong>it</strong>to e le centinaia di pagine dei per<strong>it</strong>i non ci<br />

sono ‘prove defin<strong>it</strong>ive e certe per individuare<br />

i colpevoli del disastro aereo. Nella sentenza,<br />

comunque, viene stabil<strong>it</strong>o che il Dc9 Itavia è<br />

rimasto coinvolto in uno scenario di battaglia<br />

aerea avvenuto nei cieli <strong>it</strong>aliani. Le reticenze<br />

e le false testimonianze, secondo la sentenza<br />

Priore, hanno ostacolato le indagini, inquinando<br />

le informazioni su quanto accaduto.<br />

Per il giudice a causare il disastro potrebbe<br />

essere stata la collisione con un missile o con<br />

un altro velivolo. I responsabili materiali del<br />

disastro, però, non possono essere individuati<br />

conclude il giudice Priore e, quindi, essendo<br />

ignoti gli autori non si può procedere in ordine<br />

al del<strong>it</strong>to di strage.<br />

Ma l’inchiesta non manca di sviluppi giudiziari<br />

dal momento che diversi mil<strong>it</strong>ari <strong>it</strong>aliani<br />

vengono rinviati a giudizio per i presunti<br />

depistaggi. Nel settembre del 2000 nell’aula<br />

bunker di Rebibbia si apre il processo davanti<br />

alla terza sezione della Corte d’Assise di Roma<br />

a carico di quattro generali, vertici dell’Aeronautica<br />

del tempo: Lamberto Bartolucci, Franco<br />

Ferri, Zeno Tascio e Corrado Melillo. Molti<br />

i reati contestati dal falso ideologico all’abuso<br />

d’ufficio e favoreggiamento fino all’alto tradimento.<br />

Dopo quasi 300 udienze e migliaia di<br />

testimoni ascoltati il 30 aprile del 2004 la Corte<br />

assolve i quattro generali da tutte le accuse<br />

contestate. Mentre per un capo d’imputazione<br />

nei confronti di Bartolucci e Ferri, in mer<strong>it</strong>o<br />

alle informazioni sbagliate che i due mil<strong>it</strong>ari<br />

fornirono alle autor<strong>it</strong>à pol<strong>it</strong>iche, viene dichiarata<br />

la prescrizione del reato. Viene presentato<br />

il ricorso in appello, ma anche la Corte<br />

d’Assise d’Appello di Roma il 15 dicembre del<br />

2005 assolve, perchè il fatto non sussiste gli<br />

imputati, i generali Bartolucci e Ferri. Per i giudici<br />

non ci sono prove a sostegno dell’accusa<br />

a cura di Enrico Baccarini<br />

di alto tradimento.<br />

La Procura generale di Roma propone il<br />

ricorso in Cassazione contro la sentenza d’appello<br />

del 2005, ma il 10 gennaio del 2007 la<br />

prima sezione penale della Corte di Cassazione<br />

conferma la sentenza pronunciata dai giudici<br />

della Corte d’Assise d’Appello di Roma e<br />

dichiara il ricorso inammissibile. L’assoluzione<br />

diventa defin<strong>it</strong>iva. Il 21 giugno del 2008, a<br />

28 anni dalla strage, l’inchiesta su Ustica viene<br />

riaperta dopo le dichiarazioni di Francesco<br />

Cossiga, presidente del Consiglio all’epoca<br />

dei fatti, secondo il quale ad abbattere l’aereo<br />

sarebbe stato un missile “a risonanza e non<br />

ad impatto”, lanciato da un aereo francese. È<br />

dello scorso anno, infine, la presa di posizione<br />

del presidente della Repubblica Giorgio Napol<strong>it</strong>ano,<br />

che l’8 maggio 2010 sottolineò l’esistenza<br />

oltre che di “intrecci eversivi, anche<br />

di intrighi internazionali, che non possiamo<br />

oggi non richiamare, insieme con opac<strong>it</strong>à di<br />

comportamenti da parte di corpi dello Stato,<br />

ad inefficienze di apparati e di interventi deputati<br />

all’accertamento delle ver<strong>it</strong>à”.<br />

La Sicilia<br />

27 giugno 2011<br />

ARCHEOSTORIA<br />

Chi uccise Lorenzino de’<br />

Medici? Dopo 5 secoli<br />

svelato il mistero<br />

A<br />

organizzare la congiura contro Lorenzino<br />

de’ Medici (1514-1548), ucciso<br />

a colpi di pugnale da due sicari,<br />

non fu Cosimo I de’ Medici. Il mandante del<br />

suo omicidio fu l’imperatore Carlo V d’Asburgo.<br />

È stato svelato dopo quasi cinque secoli<br />

uno dei misteri più lunghi della storia del Rinascimento,<br />

facendo emergere un complesso<br />

intrigo internazionale.<br />

La morte di Lorenzino de’ Medici, noto<br />

come Lorenzaccio per l’agguato mortale che<br />

il giovane rampollo fiorentino tese il 6 gennaio<br />

del 1537 al primo duca di Firenze, Alessandro<br />

de’ Medici, viene ricostru<strong>it</strong>a ora nel libro<br />

“L’assassino del duca. Esilio e morte di Loren-<br />

10 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


a cura di Enrico Baccarini<br />

zino de’ Medici” dallo storico Stefano Dall’Aglio,<br />

pubblicato dall’ed<strong>it</strong>ore Olschki.<br />

Stefano Dall’Aglio, professore di storia moderna<br />

all’Univers<strong>it</strong>a’ “La Sapienza” di Roma,<br />

dal 2006 al 2010 ha lavorato come ‘fellow’ del<br />

Medici Archive Project all’Archivio di Stato di<br />

Firenze.<br />

Grazie alle sue ricerche, Dall’Aglio ha ricostru<strong>it</strong>o<br />

le vicende dell’assassino del duca<br />

nell’arco di tempo degli undici anni compresi<br />

tra la morte di Alessandro e quella dello stesso<br />

Lorenzino, facendo ordine per quanto possibile<br />

tra realtà e leggenda.<br />

Le ricerche hanno portato lo studioso<br />

all’Archivio di Valladolid in Spagna, dove ha<br />

trovato due lettere dell’imperatore Carlo V<br />

nelle quali si ordinava, a chiare lettere, l’uccisione<br />

di Lorenzaccio. La vendetta per la morte<br />

di Alessandro che si consumò a Venezia il 26<br />

febbraio 1548 non fu quindi ord<strong>it</strong>a da Cosimo<br />

de’ Medici, ma dall’imperatore del Sacro Romano<br />

Impero in persona.<br />

Dall’Aglio ha condotto un’accurata ricerca<br />

sulla figura di Lorenzino de’ Medici e sulla sua<br />

morte, scandagliando centinaia di documenti<br />

ined<strong>it</strong>i, anche in cifra, contenuti nell’Archivio<br />

di Stato di Firenze e in altri archivi, <strong>it</strong>aliani e<br />

stranieri. Dopo avere scoperto che gli uomini<br />

del duca Cosimo non avevano effettivamente<br />

esegu<strong>it</strong>o l’assassinio, come in un giallo lo studioso<br />

si È messo alla ricerca del vero mandante<br />

dell’omicidio.<br />

Avendo ricostru<strong>it</strong>o un quadro storico dal<br />

quale emergeva la sete di vendetta dell’imperatore<br />

Carlo V d’Asburgo, suocero del duca<br />

Alessandro ucciso da Lorenzino, Dall’Aglio<br />

ha imboccato una pista di ricerca che lo ha<br />

portato in Spagna. Nell’Archivo General de<br />

Simancas, presso Valladolid, ha scoperto due<br />

lettere dell’imperatore in persona nelle quali<br />

si ordinava espressamente l’uccisione di Lorenzino.<br />

La storia di quell’episodio va dunque<br />

completamente riscr<strong>it</strong>ta: il mandante dell’assassinio<br />

veneziano non fu il duca di Firenze<br />

Cosimo I, come sostenuto unanimemente<br />

dalla storiografia fino ad oggi, ma il potentissimo<br />

Carlo V, imperatore del Sacro Romano<br />

Impero.<br />

Il libro di Stefano Dall’aglio offre un r<strong>it</strong>ratto<br />

molto lontano dagli stereotipi della storio-<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

grafia del passato, dal quale emergono, tra le<br />

altre cose, il ruolo pol<strong>it</strong>ico di primo piano rivest<strong>it</strong>o<br />

da Lorenzino de’ Medici nell’amb<strong>it</strong>o delle<br />

manovre dei fuoriusc<strong>it</strong>i fiorentini e importanti<br />

nov<strong>it</strong>à sulla redazione della sua “Apologia”,<br />

nella quale spiegò le ragioni dell’assassinio<br />

del duca Alessandro de’ Medici, suo cugino e<br />

compagno di scorribande notturne.<br />

Adnkronos<br />

30 giugno 2011<br />

ARCHEOSTORIA<br />

Scoperta ad Assuan la più<br />

antica effige di un sovrano<br />

dell’Alto Eg<strong>it</strong>to<br />

Gli archeologi dell’Univers<strong>it</strong>à di Bologna<br />

e di Yale hanno ricostru<strong>it</strong>o in<br />

dig<strong>it</strong>ale le incisioni rupestri di Nag<br />

el-Hamdulab, risalenti al 3200 a.C., scoprendo<br />

la più antica immagine di un re sacerdote con<br />

la corona bianca dell’Alto Eg<strong>it</strong>to e una delle<br />

più antiche iscrizioni geroglifiche.<br />

La scoperta arriva dalla missione “The<br />

Aswan-Kom Ombo Archaeological Project”<br />

nata dalla collaborazione tra l’Univers<strong>it</strong>à di<br />

Yale e il Dipartimento di Archeologia dell’Univers<strong>it</strong>à<br />

di Bologna. Gli studiosi <strong>it</strong>alo-statun<strong>it</strong>ensi,<br />

assieme ai colleghi della Provinciale Hogeschool<br />

Limburg in Belgio, hanno completato<br />

la prima documentazione dig<strong>it</strong>ale e grafica<br />

di Nag el-Hamdulab, s<strong>it</strong>o di arte rupestre<br />

scoperto alla metà del ‘900 dal famoso eg<strong>it</strong>tologo<br />

egiziano Labib Habachi, nei deserti alle<br />

spalle del villaggio omonimo, s<strong>it</strong>uato sulla<br />

riva occidentale del Nilo a nord di Assuan.<br />

Le immagini e l’iscrizione geroglifica cost<strong>it</strong>uiscono<br />

la prima straordinaria raffigurazione<br />

di un giubileo regale completo di tutti gli<br />

elementi che lo caratterizzeranno nei periodi<br />

successivi, tra cui il faraone con indosso la<br />

corona bianca dell’Alto Eg<strong>it</strong>to, accompagnato<br />

dal cosiddetto “Segu<strong>it</strong>o di Horus” ossia la<br />

corte regale, come si conosce da fonti protodinastiche.<br />

Il ciclo figurativo risale probabilmente al<br />

3200 a.C., che corrisponde alla parte fina-<br />

NEWS<br />

Runa Bianca 11


NEWS<br />

le della cultura preistorica di Naqada, in un<br />

momento collocabile cioè tra il re Scorpione<br />

ossia il primo re della dinastia Zero (cui è da<br />

attribuirsi con ogni probabil<strong>it</strong>à, la tomba Uj<br />

ad Abydos) e Narmer, sovrano della Prima dinastia.<br />

Le scene individuate ad Assuan sono uniche<br />

e importantissime poiché consentono di<br />

“fissare” sulla roccia il momento di passaggio<br />

tra i temi raffigurati nel periodo predinastico,<br />

ossia processioni di barche e animali quali<br />

simboli del potere regale, al repertorio propriamente<br />

dinastico dove la figura regale, posta<br />

al centro della scena, domina gli eventi. È<br />

proprio il potere del faraone a emergere dalle<br />

scene di Nag el-Hamdulab, r<strong>it</strong>ratto nelle vesti<br />

di supremo sacerdote, figura-simbolo del<br />

potere terreno e divino. Immediato il suo riconoscimento<br />

nella scena grazie alle insegne<br />

regali che lo contraddistinguono: la corona<br />

bianca dell’Alto Eg<strong>it</strong>to, qui documentata nella<br />

sua forma più antica.<br />

a cura di Enrico Baccarini<br />

La scoperta è eccezionale anche perché<br />

fra le scene figurative è stata individuata una<br />

delle prime iscrizioni geroglifiche.<br />

Nell’iscrizione presente a Nag el-Hamdulab<br />

si fa riferimento ad un luogo e ad una barca<br />

appartenente ad un non meglio specificato<br />

“segu<strong>it</strong>o di”. L’espressione sembra essere un<br />

chiaro riferimento alla “corte di Horus” come<br />

confermano i primi testi, tra cui in particolare<br />

gli annali della pietra di Palermo, dove la<br />

raffigurazione di un’imbarcazione è appunto<br />

associata all’espressione “corte di Horus”. Con<br />

lo stesso termine nei documenti della Prima<br />

dinastia si riferisce ai viaggi del re e della sua<br />

corte, apparentemente finalizzati alla riscossione<br />

delle tasse, pratica<br />

che in segu<strong>it</strong>o prenderà la<br />

forma della ben nota tassa<br />

biennale sul bestiame.<br />

Il testo, nel riferirsi a una<br />

barca della “corte di Horus”,<br />

rappresenta la prima e più<br />

antica testimonianza della<br />

pratica di riscossione di<br />

tasse da parte del faraone<br />

e la prima e più antica forma<br />

di controllo economico<br />

sull’Eg<strong>it</strong>to e probabilmente<br />

anche sulla Nubia.<br />

Questo studio, grazie<br />

all’innovativo approccio<br />

metodologico ha permesso<br />

di documentare dettagliatamente,<br />

sia in formato<br />

dig<strong>it</strong>ale che cartaceo, un<br />

complesso di raffigurazioni<br />

rupestri prima del tutto<br />

sconosciute. La ricostruzione<br />

della scena principale,<br />

recentemente danneggiata<br />

in modo irreparabile a<br />

segu<strong>it</strong>o di atti vandalici, è<br />

stata possibile grazie alla<br />

disponibil<strong>it</strong>à delle foto originali scattate da<br />

Habachi (messe gentilmente a disposizione<br />

dalla Chicago House di Luxor dell’Ist<strong>it</strong>uto<br />

Orientale dell’Univers<strong>it</strong>à di Chicago).<br />

Unibo Magazine<br />

5 luglio 2011<br />

12 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


a cura di Enrico Baccarini<br />

ARCHEOSTORIA<br />

Scoperta nuova barca<br />

solare del faraone<br />

Ai piedi delle piramidi di Giza gli archeologi<br />

hanno scoperto una nuova<br />

“barca solare”, sorella della cosiddetta<br />

barca di Cheope, rinvenuta e ricostru<strong>it</strong>a<br />

diversi anni fa.<br />

Per anni si è r<strong>it</strong>enuto che la seconda barca<br />

fosse troppo fragile per essere riportata alla<br />

luce. Ma secondo gli esperti, oggi ci sono le<br />

condizioni per farlo. “Se è così fragile, significa<br />

che dobbiamo salvarla adesso”, dice l’archeologo<br />

Zahi Hawass.<br />

Gli archeologi del team nippo-egiziano<br />

stanno esaminando i frammenti di legno di<br />

cedro che cost<strong>it</strong>uiscono l’imbarcazione, ma il<br />

responsabile dell’operazione preferisce non<br />

rivelarne i dettagli: “È un segreto”, dice Sakuji<br />

Yoshimura dell’univers<strong>it</strong>à giapponese di Waseda.<br />

“Il reperto non è mai stato toccato, quindi<br />

va esaminato scientificamente”.<br />

Sotto la lastra si trovano centinaia di fragili<br />

frammenti di legno, che verranno trasportati<br />

all’interno di una tensostruttura eretta sul s<strong>it</strong>o<br />

nel 2008 dall’atmosfera controllata.<br />

Una volta terminato il lungo lavoro di<br />

estrazione del pezzi, ci vorranno alcuni anni<br />

per ricomporre la barca, che andrà a fare compagnia<br />

alla “barca di Cheope”, lunga 43 metri,<br />

custod<strong>it</strong>a nell’appos<strong>it</strong>o museo a Giza. Gli studiosi<br />

r<strong>it</strong>engono che la nuova barca sia leggermente<br />

più piccola di quella già ricostru<strong>it</strong>a.<br />

Le barche solari avevano un ruolo importante<br />

nella m<strong>it</strong>ologia egizia dell’aldilà. Gli antichi<br />

r<strong>it</strong>enevano che ogni notte, il dio del Sole,<br />

Ra, navigasse come Ra-Atum su una barca<br />

attraverso l’aldilà per battersi contro dei e<br />

bestie m<strong>it</strong>ologiche, finché non sorgeva come<br />

Sole del mattino - Ra-Horakhty - e navigasse<br />

sulla barca diurna attraverso il cielo.<br />

Le barche, sepolte accanto alla Grande Piramide,<br />

dovevano servire ai viaggi nell’aldilà<br />

del faraone Cheope (Khufu).<br />

I rematori sulla barca probabilmente rappresentano<br />

un mezzo utilizzato da Ra, sostiene<br />

Hawass, explorer-in-residence di National<br />

Geographic.<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

L’archeologo è convinto inoltre che le barche<br />

non siano mai state utilizzate da Cheope<br />

per navigare realmente sul Nilo, come invece<br />

sostengono alcuni.<br />

Anche la barca di Cheope, scoperta nel<br />

1954, venne sepolta in vari pezzi in un pozzo<br />

profondo una trentina di metri, e venne ricostru<strong>it</strong>a<br />

nell’arco di 13 anni. Dal 1982 la barca<br />

di Cheope è esposta in un museo, creato appos<strong>it</strong>amente<br />

a fianco della Grande Piramide,<br />

progettato dall’arch<strong>it</strong>etto <strong>it</strong>aliano Franco Minissi.<br />

I ricercatori guidati da Youshimura fecero<br />

lo stesso nel 2008 per esaminare le condizioni<br />

del legno. Da allora, fino al recente scavo, la<br />

camera è rimasta perfettamente sigillata nel<br />

timore che l’aria o gli insetti potessero danneggiare<br />

le assi di legno.<br />

Il Fatto Storico<br />

7 luglio 2011<br />

SCIENZA<br />

Singola cellula produce un<br />

impulso laser<br />

I<br />

ricercatori del Wellman Center for Photomedicine<br />

al Massachusetts General<br />

Hosp<strong>it</strong>al hanno recentemente sviluppato<br />

un laser biologico, un fascio di luce<br />

coerente prodotto a partire da una singola<br />

cellula vivente. Sembra fantascienza, ma questo<br />

nuovo metodo si spinge ben oltre i tra-<br />

NEWS<br />

Runa Bianca 13


NEWS<br />

dizionali sistemi di produzione di luce laser.<br />

Il laser biologico non sarà (per ora) in grado di<br />

tagliare una lamiera, ma potrebbe tornare utile<br />

in futuro per una svariata gamma di s<strong>it</strong>uazioni.<br />

“Uno dei nostri obiettivi sul lungo termine”<br />

spiega Malte Gather, uno degli autori della<br />

ricerca, “sarà quello di trovare un sistema per<br />

portare le comunicazioni ottiche, attualmente<br />

funzionanti tram<strong>it</strong>e apparecchiature elettroniche<br />

inanimate, nel regno della biotecnologia.<br />

Sarebbe particolarmente utile in progetti<br />

che necess<strong>it</strong>ano di interfacciare elettronica<br />

con organismi biologici. Speriamo inoltre di<br />

essere in grado di impiantare una struttura<br />

equivalente al laser all’interno di una cellula,<br />

sarà il prossimo passo in questa ricerca”.<br />

Un laser non è altro che un dispos<strong>it</strong>ivo in<br />

grado di emettere luce coerente, monocromatica<br />

e molto luminosa. Il suo funzionamento,<br />

almeno sulla carta, è relativamente<br />

semplice: un mezzo ottico (un materiale in<br />

grado di amplificare la luce) viene stimolato<br />

all’interno di una cav<strong>it</strong>à ottica, un tubo alle<br />

cui estrem<strong>it</strong>à sono stati posti due specchi secondo<br />

una configurazione tale da costringere<br />

la luce a rimbalzare diverse volte da un lato<br />

all’altro della cav<strong>it</strong>à, fino a quando l’energia<br />

accumulata dalla luce non è tale da riuscire<br />

a sfuggire dallo specchio sem<strong>it</strong>rasparente.<br />

Attualmente non esiste in natura alcun organismo<br />

biologico in grado di riprodurre questo<br />

fenomeno. La realizzazione di un laser<br />

comporta l’utilizzo di soli materiali inorgani-<br />

a cura di Enrico Baccarini<br />

ci, specialmente se si parla del mezzo attivo,<br />

generalmente composto da gas (come elio o<br />

neon), cristalli (rubino, zaffiro) o metalli. “Da<br />

quando fu sviluppato il primo 50 anni fa, i laser<br />

hanno sempre utilizzato materiali come<br />

cristalli, coloranti o gas purificati come mezzo<br />

ottico entro il quale gli impulsi di fotoni potessero<br />

essere amplificati e rimbalzare avanti<br />

e indietro tra i due specchi” spiega Seok Hyun,<br />

co-autore della ricerca. “Il nostro è il primo resoconto<br />

di un laser biologico funzionante basato<br />

su una singola cellula vivente”. Per creare<br />

il primo esemplare di questa nuova generazione<br />

di laser, i ricercatori hanno sfruttato una<br />

proteina espressa nella medusa Aequorea<br />

victoria, la GFP (Green Fluorescent Protein),<br />

che se colp<strong>it</strong>a da luce di una specifica lunghezza<br />

d’onda è in grado di emettere luce<br />

verde. La proteina non ha nulla di misterioso<br />

per la scienza, e viene comunemente<br />

utilizzata per la sperimentazione genetica<br />

in molti organismi, ma il suo impiego per la<br />

produzione di luce laser non era mai stato<br />

ipotizzato in precedenza. I ricercatori hanno<br />

modificato alcune cellule di mammiferi<br />

rendendole in grado di esprimere questa<br />

particolare proteina. Una sola cellula è stata<br />

posta in una microcav<strong>it</strong>à ottica composta<br />

da due minuscoli specchi, distanziati l’uno<br />

dall’altro di soli 20 milionesimi di metro. La<br />

cellula si è dimostrata in grado non solo di<br />

produrre brevi impulsi di luce laser, ma anche<br />

di amplificare la luce emessa tram<strong>it</strong>e la sua<br />

forma sferica e di sopravvivere al processo,<br />

emettendo centinaia di impulsi di luce laser.<br />

“Anche se i singoli impulsi laser sono durati<br />

solo per pochi nanosecondi, erano sufficientemente<br />

luminosi da poter essere rilevati<br />

facilmente, e sembrano trasportare informazioni<br />

molto preziose che potrebbero indicarci<br />

nuovi metodi per analizzare quasi istantaneamente<br />

le proprietà di grandi gruppi di cellule”<br />

dice Yun. “E l’abil<strong>it</strong>à di generare luce laser da<br />

una sorgente biocompatibile all’interno di un<br />

paziente potrebbe risultare utile per le terapie<br />

fotodinamiche, in cui i farmaci vengono<br />

attivati dall’applicazione della luce”.<br />

D<strong>it</strong>a di Fulmine<br />

13 giugno 2011<br />

14 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


a cura di Enrico Baccarini<br />

SCIENZA<br />

La med<strong>it</strong>azione batte i<br />

farmaci<br />

Secondo uno studio pubblicato<br />

sul Journal of Neuroscience, lo zen<br />

ha un effetto analgesico. Durante<br />

l’esercizio della concentrazione “pos<strong>it</strong>iva”, nel<br />

cervello si accendono alcune aree e se ne<br />

spengono delle altre in un’azione “combinata”<br />

che riduce la sofferenza anche del 40%.<br />

Altro che analgesici: quando il dolore è<br />

troppo forte basta un’ora di med<strong>it</strong>azione. La<br />

capac<strong>it</strong>à di concentrare la propria mente e liberarla<br />

dai pensieri negativi, infatti, avrebbe<br />

il potere di ridurre l’intens<strong>it</strong>à del dolore fino<br />

al 40%. Non solo, abbasserebbe del 57% anche<br />

quella sensazione spiacevole che segue<br />

la sofferenza. Queste “certezze” sono il punto<br />

d’arrivo di uno studio, pubblicato sul Journal<br />

of Neuroscience, secondo il quale lo zen batte<br />

i farmaci perché è in grado di influenzare<br />

l’attiv<strong>it</strong>à delle aree cerebrali che controllano<br />

lo stimolo doloroso, regolandone il grado di<br />

intens<strong>it</strong>à. In altre parole, dicono i ricercatori<br />

del Wake Forest Baptist Medical Center di<br />

Winston-Salem (Usa), la med<strong>it</strong>azione ha il potere<br />

di “assopire” la corteccia somatosensoriale<br />

e di “svegliare” il cingolo anteriore, l’insula<br />

anteriore e la corteccia fronto-orb<strong>it</strong>ale. Questa<br />

azione “combinata” sulle aree che governano<br />

la percezione del dolore ha un potere<br />

analgesico.<br />

“L’effetto che abbiamo riscontrato è sorprendente<br />

- spiega Fadel Zeidan, autore dello<br />

studio - basti pensare che la morfina o altri<br />

antidolorifici riducono in media il dolore del<br />

25%”. Per testare gli effetti postivi della med<strong>it</strong>azione<br />

sul dolore, il team ha coinvolto 15 volontari.<br />

Tutti erano novizi dello zen. Per questo<br />

il campione è stato inv<strong>it</strong>ato a partecipare<br />

a un corso intensivo di una paricolare forma<br />

di med<strong>it</strong>azione, chiamata ‘mindfullness’. Ogni<br />

lezione di “attenzione focalizzata” durava 20<br />

minuti, durante gli incontri ai partecipanti si<br />

chiedeva di concentrare la mente sul respiro,<br />

di mandare via pensieri intrusivi ed emozioni<br />

negative.<br />

Contemporaneamente gli studiosi, con<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

un’appos<strong>it</strong>a apparecchiatura sistemata sotto<br />

la gamba destra dei soggetti, generavano per<br />

cinque minuti un calore dolorifico, raggiungendo<br />

una temperatura di 49 gradi centigradi.<br />

Prima e dopo le lezioni, i ricercatori fotografavano<br />

ciò che accadeva nel cervello dei<br />

partecipanti grazie a una speciale risonanza<br />

magnetica, chiamata Arterial spin labelling.<br />

Questa particolare tecnica è in grado di rilevare,<br />

attraverso la mappatura del flusso sanguigno,<br />

l’intens<strong>it</strong>a del dolore. Così registravano<br />

le reazioni dei partecipanti al dolore sia<br />

durante l’eserc<strong>it</strong>azione sia mentre erano a riposo.<br />

È emerso che la med<strong>it</strong>azione spegne il<br />

dolore riducendolo del 40%, con delle punte<br />

del 93% in alcuni volontari.<br />

A livello cerebrale le scansioni hanno messo<br />

in evidenza una riduzione significativa<br />

dell’attiv<strong>it</strong>à della corteccia somato-sensoriale,<br />

un’area fortemente coinvolta nella genesi<br />

della sensazione di dolore. Contemporaneamente<br />

si iperattivavano anche altre zone: il<br />

cingolo anteriore, l’insula anteriore e la corteccia<br />

fronto-orb<strong>it</strong>ale. “Queste regioni cerebrali<br />

- dicono i ricercatori - plasmano il modo<br />

in cui il cervello costruisce l’esperienza del dolore<br />

a partire dai segnali nervosi provenienti<br />

dal corpo”. Una delle ragioni per cui la med<strong>it</strong>azione<br />

può essere stata così efficace nel bloccare<br />

il dolore è che non agisce su una singola<br />

regione del cervello, ma a più livelli.<br />

“Questo studio - dice Fadel Zeidan - mostra<br />

che la med<strong>it</strong>azione produce effetti realmente<br />

pos<strong>it</strong>ivi sul cervello. E che quindi po-<br />

NEWS<br />

Runa Bianca 15


NEWS<br />

trebbe garantire il controllo del dolore senza<br />

l’utilizzo di farmaci”.<br />

Adele Sarno<br />

La Repubblica<br />

24 giugno 2011<br />

SCIENZA<br />

Nuotano sotto zero, pescighiacciolo<br />

in Antartide<br />

Veri e propri ‘supereroi’ sottomarini<br />

che per vincere la sfida in questo<br />

ambiente estremo sono arrivati ad<br />

auto-modificare le proprie caratteristiche<br />

biologiche, r<strong>it</strong>rovandosi, per esempio, con<br />

sangue bianco o con lo scheletro allegger<strong>it</strong>o,<br />

pur di adattarsi al clima polare. Sono i pescighiacciolo<br />

che, sotto gli strati di ghiaccio, popolano<br />

le acque gelide dell’Antartide.<br />

A studiarli i ricercatori dell’Ist<strong>it</strong>uto superiore<br />

per la ricerca e la protezione ambientale<br />

(Ispra) nell’amb<strong>it</strong>o del progetto ‘Eco-fish’,<br />

insieme al Museo nazionale dell’Antartide e<br />

all’Univers<strong>it</strong>à di Genova. Ora la v<strong>it</strong>a speciale<br />

di questi animali è racchiusa in un video, ‘Pesci<br />

sotto il ghiaccio’, dove gli esperti hanno<br />

creato un percorso per guidare gli osservatori<br />

nell’esplorazione dell’ambiente subacqueo<br />

antartico. “In questo ambiente estremo - osserva<br />

Marino Vacchi dell’ Ispra - gli ‘ice-fish’<br />

hanno sviluppato una spettacolare capac<strong>it</strong>à<br />

di adattamento” che consente a questi esseri<br />

di “vivere e nuotare in acque sotto zero, che<br />

sfiorano i meno due gradi”. In alcuni di essi si<br />

trova, per esempio, “la presenza di liquidi anti-gelo,<br />

oppure in altri non è presente l’ emoglobina<br />

né i globuli rossi, cosa che riduce la<br />

dens<strong>it</strong>à del sangue e lo rende meno soggetto<br />

al congelamento”.<br />

Alcuni di questi pesci polari cambiano anche<br />

le “caratteristiche corporee” come il ‘silver-fish’<br />

che è diventato “più leggero a livello<br />

osseo per via di una demineralizzazione dello<br />

scheletro”, cosa che ha consent<strong>it</strong>o a questo<br />

pesce di vivere “in ambiente pelagico, cioé<br />

nella colonna d’acqua”. Per altri sono invece<br />

aumentati “i grassi e gli olii del corpo che essendo<br />

più leggeri dell’acqua ne permettono<br />

a cura di Enrico Baccarini<br />

la risal<strong>it</strong>a”. Proprio lo sviluppo delle modificazioni<br />

presenti in questi pesci ha acceso anche<br />

l’attenzione della medicina che - rileva Vacchi<br />

- nutre dell’interesse per “il modello biologico<br />

del silver-fish”, quello in cui si è allegger<strong>it</strong>o lo<br />

scheletro. Si studiano le fasi di cresc<strong>it</strong>a per capire<br />

quando si instaura questo meccanismo<br />

che, messo in relazione con la salute umana,<br />

fa pensare ad un’analogia con l’osteoporosi.<br />

Per vivere, dice Vacchi, questi pesci “unici sul<br />

Pianeta”, traggono dall’acqua “l’ossigeno molto<br />

abbondante come componente disciolta”.<br />

La loro derivazione storico-geologica -<br />

spiega poi l’esperto dell’Ispra - arriva fino a<br />

noi da quando milioni di anni fa il continente<br />

sudamericano si staccò dall’ Antartide portandosi<br />

dietro un piccolo gruppo di pesci che<br />

- rileva Vacchi - sono riusc<strong>it</strong>i “a sopravvivere<br />

(nototenioidei)” e a “vincere la sfida” dei cambiamenti<br />

climatici, che soprattutto in quell’area<br />

del mondo hanno causato “estinzioni di<br />

massa”. Con l’adattamento sono stati poi in<br />

grado anche di dare v<strong>it</strong>a a nuove specie, creando<br />

“un caso unico di isolamento geografico<br />

per un gruppo di pesci in ambiente marino”,<br />

anche per via della “convergenza antartica”,<br />

che da 30 milioni di anni si pone come “una<br />

barriera invalicabile, sia in entrata che in usc<strong>it</strong>a,<br />

per i pesci”.<br />

Tommaso Tetro<br />

ANSA<br />

2 luglio 2011<br />

16 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


a cura di Enrico Baccarini<br />

SCIENZA<br />

“Il diserbante più<br />

venduto al mondo causa<br />

malformazioni genetiche. E<br />

la Ue non fa nulla”<br />

È<br />

la denuncia di un rapporto realizzato<br />

da un gruppo internazionale di scienziati<br />

dell’ong Earth Open Source. Sotto<br />

accusa l’erbicida Roundup della Monsanto,<br />

usato anche in giardini pubblici e scuole.<br />

“La Commissione europea non ha mai preso<br />

provvedimenti”.<br />

L’industria agro-chimica e la Commissione<br />

europea sanno da almeno trent’anni che<br />

Roundup, il diserbante dell’americana Monsanto<br />

più venduto al mondo, contiene il glifosato:<br />

un “erbicida totale” che, come dimostrato<br />

da ricerche condotte in mezzo mondo,<br />

causa malformazioni genetiche nei feti degli<br />

animali da laboratorio.<br />

È questa la denuncia di un nuovo rapporto<br />

realizzato da un gruppo internazionale di<br />

scienziati dell’Earth Open Source (Ong br<strong>it</strong>annica<br />

che mira alla condivisione di informazioni<br />

con lo scopo di “assicurare la sicurezza<br />

alimentare preservando la Terra”), che accusa<br />

le ist<strong>it</strong>uzioni europee di avere colpevolmente<br />

tenuto nascosto alla popolazione i potenziali<br />

rischi legati al diserbante Monsanto,<br />

largamente utilizzato anche nei giardini delle<br />

scuole o ai lati delle strade pubbliche già<br />

dagli anni ’90.<br />

Il dossier degli scienzati ha un t<strong>it</strong>olo esplic<strong>it</strong>o:<br />

“Roundup and birth defects: Is the public<br />

being kept in the dark?”. Chiarissimo il contenuto:<br />

l’industria agro-chimica (capeggiata<br />

da Monsanto), già dai primi anni ’80 sapeva,<br />

grazie a ricerche di laboratorio, che il glifosato<br />

causa malformazioni negli animali utilizzati<br />

per gli esperimenti; nel 1993 è stato scoperto<br />

che questi effetti sono provocati anche dall’esposizione<br />

a dosi medie o basse di questa<br />

sostanza; tra il 1998 e il ’99, gli esperti della<br />

Commissione Europea vengono a conoscenza<br />

di tutto ciò, ma nel 2002, invece di avvertire<br />

la popolazione sui potenziali effetti della<br />

sostanza, ne nascondono le caratteristiche<br />

scomode, permettendo la commercializza-<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

zione in Europa del diserbante Monsanto.<br />

Per Claire Robinson, portavoce di Earth<br />

Open Source e co-autrice del rapporto, “sembra<br />

che ci sia stata una deliberata volontà di<br />

coprire la ver<strong>it</strong>à da parte dell’industria chimica<br />

(spiegabile ma non giustificabile) e di chi<br />

doveva controllare (inspiegabile e ingiustificabile)”.<br />

“Tutto ciò sulla pelle della sicurezza<br />

pubblica – accusa la dottoressa Robinson -.<br />

Perché il Roundup non viene utilizzato solo<br />

in agricoltura, ma anche nel giardinaggio, nei<br />

parchi e nelle aree verdi delle scuole, grazie<br />

alla falsa informazione che sia sicuro”.<br />

I ricercatori hanno analizzato per diversi<br />

mesi le colture geneticamente modificate<br />

in cui si usa il Roundup, riscontrando grandi<br />

quant<strong>it</strong>à di un agente patogeno che può causare<br />

aborti e malformazioni alla nasc<strong>it</strong>a negli<br />

animali. Un problema che era stato sollevato<br />

già lo scorso autunno da uno studio indipendente<br />

di scienziati argentini, che dimostrava<br />

come il glifosato, l’erbicida appunto più<br />

usato in agricoltura e ingrediente attivo del<br />

Roundup, provochi malformazioni craniofacciali<br />

negli embrioni di rane e polli, anche<br />

a dosi inferiori al livello di residuo massimo<br />

autorizzato in Europa.<br />

Queste ricerche, part<strong>it</strong>e da studi effettuati<br />

sull’alto tasso di malformazioni genetiche e<br />

cancro nella popolazione sudamericana, una<br />

delle aree al mondo in cui si usa maggiormente<br />

la soia Ogm Roundup (nata proprio<br />

per tollerare elevate quant<strong>it</strong>à del diserbante<br />

omonimo), una volta diffuse vennero prontamente<br />

sment<strong>it</strong>e dalle ist<strong>it</strong>uzioni europee. L’ufficio<br />

federale per la tutela del consumatore e<br />

sicurezza alimentare tedesco, ad esempio, in<br />

segu<strong>it</strong>o alla pubblicazione dello studio argentino<br />

dichiarò che non c’erano “evidenze di<br />

teratogenesi” (lo sviluppo anormale di alcune<br />

regioni del feto) a causa del glifosato.<br />

Per Monsanto, che dal suo blog ha risposto<br />

agli scienziati autori del rapporto, la Commissione<br />

europea ha già deciso in precedenza<br />

che “il glifosato rientra in una categoria<br />

di pesticidi che non richiede un’immediata<br />

attenzione”. Non solo: ”Le autor<strong>it</strong>à regolatrici<br />

ed esperti indipendenti di tutto il mondo<br />

concordano sul fatto che il glifosato non causi<br />

effetti negativi al sistema riproduttivo negli<br />

NEWS<br />

Runa Bianca 17


NEWS<br />

animali adulti esposti alla sostanza, né difetti<br />

alla nasc<strong>it</strong>a nella loro progenie”, anche a dosi<br />

di molto superiori a quelle consent<strong>it</strong>e. Ma<br />

Robinson non ci sta: “Queste conclusioni –<br />

dice a ilfattoquotidiano.<strong>it</strong> – sono contraddette<br />

dagli studi che proprio compagnie come<br />

Monsanto hanno condotto dagli anni ’80.<br />

Esperimenti che, a differenza di quanto viene<br />

affermato oggi, hanno dimostrato gli effetti<br />

orribili dell’esposizione anche a dosi medie o<br />

basse di glifosato”.<br />

L’autorizzazione di questo erbicida doveva<br />

essere rivista nel 2012, ma la Commissione<br />

ha deciso, con una nuova direttiva, di fissare<br />

la revisione al 2015. Ciononostante, entro il<br />

prossimo mese l’Ue dovrebbe approvare una<br />

più rigorosa regolamentazione sui diserbanti.<br />

La speranza degli scienziati di Earth Open<br />

Source è quella di vedere il glifosato band<strong>it</strong>o<br />

defin<strong>it</strong>ivamente. Visto che questa volta verranno<br />

presi in considerazione anche gli studi<br />

indipendenti. Ma, conclude Robinson, “non<br />

siamo sicuri che ci sarà la forza e il volere pol<strong>it</strong>ico<br />

di fronteggiare il colosso Monsanto”.<br />

Andrea Bertaglio<br />

Il Fatto Quotidiano<br />

27 giugno 2011<br />

MISTERO<br />

Orologi in tilt in Sicilia, un<br />

biosifico del Cnr: “Fascio<br />

elettromagnetico dei radar”<br />

“È possibile che in alcune c<strong>it</strong>tà siciliane<br />

si stia verificando un caso di incompatibil<strong>it</strong>à<br />

elettromagnetica tra gli orologi<br />

dig<strong>it</strong>ali e una fonte ancora sconosciuta”. Lo<br />

dice in un’intervista a ‘La Stampa’ Settimio<br />

Grimaldi, biofisico esperto di elettromagnetismo<br />

del Consiglio nazionale delle Ricerche,<br />

commentando un fenomeno che sta accadendo<br />

in varie zone della Sicilia, da Catania a<br />

Palermo, dove le sveglie si spostano in avanti<br />

di cinque minuti al giorno. Sull’ipotesi che un<br />

campo elettromagnetico possa mandare in<br />

tilt gli orologi, Grimaldi spiega: “Non È di certo<br />

un fenomeno che si vede tutti i giorni, ma<br />

È plausibile.<br />

a cura di Enrico Baccarini<br />

Mentre c’è difficoltà a credere che un<br />

campo elettromagnetico possa far male alla<br />

salute dell’uomo, penso ad esempio ai cellulari,<br />

sappiamo con certezza che può danneggiare<br />

circu<strong>it</strong>i elettronici”. “È probabile che ci<br />

sia un’em<strong>it</strong>tente fissa che porti gli apparecchi<br />

elettronici a dare la stessa informazione<br />

sbagliata”, aggiunge. “Difficile dire cosa può<br />

creare un’interferenza elettromagnetica così<br />

costante, sottolinea, “possiamo ipotizzare che<br />

una serie di radar mil<strong>it</strong>ari emanino un fascio<br />

elettromagnetico costante che mandi in tilt<br />

tutti gli orologi dig<strong>it</strong>ali interessati. Certo non<br />

si può neanche escludere che questa interferenza<br />

sia causata da satell<strong>it</strong>i spia o da una<br />

serie di eserc<strong>it</strong>azioni mil<strong>it</strong>ari”.<br />

Sicilia Informazioni<br />

10 giugno 2011<br />

MISTERO<br />

Scomparsi i file della difesa<br />

australiana sugli UFO<br />

Dall’Australia una notizia ‘ideale’ per<br />

gli appassionati delle ipotesi di<br />

complotto, o conspiracy theories.<br />

Dagli archivi superprotetti della Difesa sono<br />

misteriosamente scomparsi gli ‘X-Files’ che<br />

dettagliavano i numerosi episodi di avvistamento<br />

in tutto il continente di Ufo (oggetti<br />

volanti non identificati), nell’arco di decenni.<br />

Lo riferisce oggi il Sydney Morning Herald,<br />

che da due mesi attendeva di ottenere accesso<br />

ai documenti secondo la legge detta Freedom<br />

of Information Act (Foia), che obbliga i<br />

funzionari governativi a dare accesso a documenti<br />

di pubblico interesse.<br />

Nel corso degli anni i mil<strong>it</strong>ari australiani<br />

avevano doverosamente indagato su un numero<br />

sconosciuto di avvistamenti; gli ufficiali<br />

di intelligence dell’aeronautica avevano controllato<br />

i movimenti noti di aerei confrontandoli<br />

con gli avvistamenti, rispondendo educatamente<br />

per posta a tutti colori che dichiaravano<br />

di aver visto luci sospese nel vuoto,<br />

dischi volanti o altri oggetti misteriosi.<br />

Il quotidiano aveva chiesto di esaminare<br />

i documenti, ma la risposta è stata piu’ sor-<br />

18 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


a cura di Enrico Baccarini<br />

prendente di quello che avrebbero potuto<br />

rivelare gli X-Files (il nome viene da una fortunata<br />

serie Tv americana di fantascienza, Ndr):<br />

il materiale è quasi totalmente scomparso.<br />

‘’I file non hanno potuto essere ubicati. Il<br />

comando centrale dell’Aeronautica notifica<br />

formalmente che sono considerati perduti’’,<br />

ha scr<strong>it</strong>to al giornale il vice direttore del Foi,<br />

Natalie Carpenter. L’unico file che il dipartimento<br />

della Difesa ha potuto recuperare si<br />

chiama ‘Rapporto su Ufo/strane occorrenze e<br />

fenomeni a Woomera’, una vecchia base missilistica<br />

nel centro desertico dell’Australia.<br />

I mil<strong>it</strong>ari australiani avevano deciso verso<br />

la fine del 2000 di metter fine alla pratica di<br />

indagare e compilare rapporti sugli avvistamenti<br />

di Ufo, chiedendo ai c<strong>it</strong>tadini di riferire<br />

gli avvistamenti alla polizia.<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

ANSA<br />

10 giugno 2011<br />

MISTERO<br />

“<strong>Tra</strong> vent’anni<br />

incontreremo gli alieni”<br />

C’è v<strong>it</strong>a nello spazio. Scienziati di diverse<br />

nazional<strong>it</strong>à ce lo dicono da<br />

decenni, sperando di arrivarci prima<br />

dei loro colleghi di altri Paesi. L’ultima promessa<br />

arriva dalla Russia, con tanto di scadenza:<br />

vent’anni.<br />

Il 10% dei pianeti è come la terra – “La genesi<br />

della v<strong>it</strong>a è tanto inev<strong>it</strong>abile quanto la<br />

formazione di atomi (…) La v<strong>it</strong>a esiste anche<br />

su altri pianeti e la troveremo entro i prossimi<br />

20 anni”. Lo promette Andrei Finkelstein,<br />

direttore dell’Accademia russa delle Scienze<br />

astronomiche applicate, parlando ad un forum<br />

internazionale dedicato alla ricerca di<br />

v<strong>it</strong>a extraterrestre. Ne è convinto perché “il<br />

10% dei pianeti conosciuti s<strong>it</strong>uati nella galassia<br />

hanno molte somiglianze con la Terra”.<br />

DOVE C’È ACQUA C’È VITA – “Dato che in<br />

questi pianeti c’è acqua, allora forme di v<strong>it</strong>a si<br />

possono trovare anche lì”; aggiungendo che<br />

gli alieni somigliano molto probabilmente<br />

agli esseri umani, con due braccia, due gambe<br />

e una testa. “Possono avere la pelle di colo-<br />

re diverso, ma anche no”, dice Mr Finkelstein.<br />

Il suo ist<strong>it</strong>uto gestisce un programma lanciato<br />

nel 1960, al culmine della corsa allo spazio<br />

tipica della Guerra Fredda. D’altronde lo<br />

dicevano anche i Bluvertigo “è praticamente<br />

ovvio che esistano altre forme di v<strong>it</strong>a”. Basta<br />

solo scovarle.<br />

Giornalettismo<br />

28 giugno 2011<br />

MISTERO<br />

Caccia ai tesori di H<strong>it</strong>ler<br />

Dai lingotti della Banca d’Italia all’oro<br />

di Dongo: È una vera e propria<br />

mappa dei tesori predati durante<br />

la Seconda guerra mondiale quella che<br />

Enzo Antonio Cicchino e Roberto Olivo, giornalisti<br />

e ricercatori storici, tracciano nel loro<br />

libro in usc<strong>it</strong>a in questi giorni.<br />

Un saggio-inchiesta che ricostruisce sulla<br />

base di documenti e interviste ai testimoni i<br />

movimenti dei beni incamerati dai nazisti le<br />

cui tracce spesso sono scomparse nel nulla<br />

nonostante le ricerche di governi, avventurieri,<br />

e persino improvvisati cercatori d’oro.<br />

Il libro prende le mosse dal tesoro della<br />

sede centrale della Banca d’Italia: 120 tonnellate<br />

d’oro, tra le quali anche le 8 provenienti<br />

dalla Banca Nazionale Jugoslava acquis<strong>it</strong>e nel<br />

1941 a t<strong>it</strong>olo di preda bellica, le 14 tonnellate<br />

e mezzo trasfer<strong>it</strong>e all’Italia dal governo francese<br />

di Vichy, e 373 chili provenienti dalle razzie<br />

in Grecia.<br />

Già nel maggio del 1943, l’allora governatore<br />

della Banca d’Italia, Vincenzo Azzolini insieme<br />

al ministro delle finanze Giacomo Acerbo<br />

valutò la possibil<strong>it</strong>à di trasferirlo a Bolzano<br />

o a Verona per ev<strong>it</strong>are che cadesse nelle mani<br />

degli Alleati. Con la caduta di Mussolini, il 25<br />

luglio, e poi con l’Armistizio gli avvenimenti<br />

precip<strong>it</strong>ano e i nazisti chiedono la consegna<br />

dell’oro che viene inviato in treno a Fortezza,<br />

in Alto Adige.<br />

Da qui una parte finirà nelle banche svizzere,<br />

una parte in Germania, una parte sarà<br />

riconsegnata dagli Alleati alla Banca d’Italia. I<br />

tre filoni in cui si divide l’oro <strong>it</strong>aliano danno<br />

origine ad altrettante vicende di cui il libro da<br />

NEWS<br />

Runa Bianca 19


NEWS<br />

conto con dovizia di particolari e con i r<strong>it</strong>ratti<br />

di personaggi che sembrano usc<strong>it</strong>i da una<br />

spy story come quel Herbert Herzog, un cacciatore<br />

di tesori a percentuale: negli anni Cinquanta<br />

consentì alla Banca d’Italia di tornare<br />

in possesso dell’oro <strong>it</strong>aliano predato dai nazisti<br />

e che, misteriosamente, gli Alleati avevano<br />

rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o agli austriaci.<br />

I conti delle riserve auree della Banca d’Italia<br />

sembrano tornare ma non bastano i documenti<br />

ufficiali a placare la febbre dell’oro: sul<br />

Monte Soratte, in provincia di Roma, per lungo<br />

tempo reduci con badile in spalla, perlustrarono<br />

i 15 chilometri di gallerie mil<strong>it</strong>ari alla<br />

ricerca di 79 casse nascoste dalle SS nel 1944.<br />

Le voci popolari, non suffragate da nessun<br />

riscontro, parlano ancora oggi di tesori rubati<br />

agli ebrei e oro della Banca d’Italia. Non<br />

poteva mancare, infine, un cap<strong>it</strong>olo sull’oro di<br />

Dongo, ovvero i beni che Mussolini aveva con<br />

sé al momento della cattura, stimati in diversi<br />

milioni in oro, beni e valuta.<br />

Un tesoro disperso su cui mai si sono<br />

spente le ricerche e le leggende. Così come<br />

si continua a indagare su sommergibili nazisti<br />

affondati con un preziosi carichi o sul tesoro<br />

di Rommel, composto pare di oggetti d’oro<br />

razziati in Tunisia e Libia. Tante storie che parlano<br />

di una guerra che per molti non ancora<br />

fin<strong>it</strong>a.<br />

ANSA<br />

29 giugno 2011<br />

MISTERO<br />

Eclissi di luna e... un Ufo nel<br />

cielo pesarese?<br />

La curiosa foto inviata da un lettore del<br />

Carlino immortala un oggetto di forma<br />

geometrica alla destra della luna.<br />

Sembra che quella notte ci siano stati altri<br />

5 avvistamenti. Pubblichiamo una curiosa<br />

fotgrafia inviata da un lettore del Carlino,<br />

Claudio Madoglio, che si è accorto, un po’ in<br />

r<strong>it</strong>ardo, della presenza di una strana forma<br />

conica nel cielo pesarese. Ecco uno stralcio<br />

del suo racconto: “La sera del 16 giugno 2011,<br />

durante l’eclisse lunare, mi sono appostato<br />

a cura di Enrico Baccarini<br />

sulla terrazza del’ Hotel Caravelle a Pesaro<br />

per scattare alcune foto con la mia dig<strong>it</strong>ale.<br />

Il mattino seguente, riguardando l’album fotografico<br />

della sera precedente, mi sono accorto<br />

che nel fotogramma in questione era<br />

presente una figura di forma conica alla destra<br />

della luna. Documentandomi su Internet<br />

ho notato che ci sono stati altri cinque avvistamenti<br />

di oggetti non identificati lo stesso<br />

giorno in cui ho scattato questa fotografia”.<br />

L’inv<strong>it</strong>o, dunque è a far luce su questo mistero<br />

attraverso i vostri commenti, le vostre segnalazioni<br />

e, perché no, altre foto di U.F.O. in<br />

salsa pesarese.<br />

Il resto del Carlino<br />

8 luglio 2011<br />

MISTERO<br />

Ufo e avvistamenti a<br />

Palermo<br />

“Una sfera luminosa, non omogenea,<br />

con un lungo fascio centrale ed una<br />

luce rossa”. SiciliaInformazioni raccoglie<br />

ancora una segnalazione, l’ennesima in<br />

questi giorni, su avvistamenti di oggetti non<br />

identificati nei cieli di Palermo. “Mi era cap<strong>it</strong>ato<br />

spesso - ci racconta Paola - e più frequentemente<br />

mi cap<strong>it</strong>a di notare queste strane<br />

luci all’inizio dell’estate, approssimativamente<br />

dal 30 giugno in poi. Qualche anno fa mi<br />

era cap<strong>it</strong>ato di avvistare un oggetto misterioso<br />

mentre viaggiavo sulla statale 113, in direzione<br />

Bagheria: poche ore dopo, a Cefalù,<br />

è stato avvistata la stessa luce. Scia luminosa<br />

di colore verde, molto lunga”. Fra i ricordi<br />

di Paola, residente a Bagheria, in provincia<br />

di Palermo, anche un’esperienza vissuta nel<br />

1997, quando “una notte mi sono svegliata -<br />

ricorda - a causa di rumori stranissimi, che mi<br />

davano l’idea di una sorta di corsa, ed anche<br />

alcunevoci di sottofondo, particolarmente<br />

inquietanti, che si inseguivano. Erano le 3.30<br />

della notte, ed anche mia figlia disse di avere<br />

avvert<strong>it</strong>o qualcosa di simile”.<br />

Sicilia Informazioni<br />

9 luglio 2011<br />

20 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


VIDEO<br />

tempo di lettura 8 minuti<br />

ARCHEOSTORIA<br />

Un<strong>it</strong>à d’Italia 150 anni<br />

dopo. Le fer<strong>it</strong>e, la speranza<br />

Documentario in tre parti dedicato<br />

alla storia della nasc<strong>it</strong>a dell’Italia<br />

prodotto dalla MGMedia.<br />

“Il Senato e la Camera dei Deputati hanno<br />

approvato; noi abbiamo sanzionato e promul-<br />

ghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re V<strong>it</strong>torio<br />

Emanuele II assume per sé e suoi Successori<br />

il t<strong>it</strong>olo di Re d’Italia. Ordiniamo che la presente,<br />

mun<strong>it</strong>a del Sigillo dello Stato, sia inser<strong>it</strong>a<br />

nella raccolta degli atti del Governo, mandando<br />

a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare<br />

come legge dello Stato. Da Torino addì 17<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />

La videoteca virtuale di Runa Bianca<br />

marzo 1861”.<br />

Sono le parole che si possono leggere nel<br />

documento della legge n. 4671 del Regno di<br />

Sardegna e valgono come proclamazione ufficiale<br />

del Regno d’Italia, che fa segu<strong>it</strong>o alla<br />

seduta del 14 marzo 1861 della Camera dei<br />

Deputati, nella quale è stato votato il progetto<br />

di legge approvato dal Senato il 26 febbraio<br />

1861. La legge n. 4671 fu promulgata il 17<br />

marzo 1861 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale<br />

n. 68 del 18 marzo 1861.<br />

GUARDA VIDEO 1 >><br />

GUARDA VIDEO 2 >><br />

GUARDA VIDEO 3 >><br />

Interferenza RNA<br />

SCIENZA<br />

dell’RNA, abbreviata comunemente<br />

come RNAi, è un mec-<br />

L’interferenza<br />

canismo mediante il quale alcuni<br />

frammenti di RNA a doppio filamento sono in<br />

grado di interferire (e spegnere) l’espressione<br />

genica.<br />

La RNAi è distinta da altri fenomeni di silenziamento<br />

genetico, dal momento che in<br />

Caenorhabd<strong>it</strong>is elegans è stata osservata es-<br />

Runa Bianca 21


VIDEO<br />

sere in grado di diffondere da cellula a cellula<br />

e di essere ered<strong>it</strong>abile. Ciò è stato osservato<br />

anche nelle piante, oltre che nei mammiferi<br />

ma, nell’ultimo caso con meno efficienza, e<br />

solo nei primi stadi dello sviluppo embrionale.<br />

GUARDA VIDEO >><br />

SCIENZA<br />

Piergiorgio Odifreddi<br />

Il paradosso dei gemelli<br />

Il paradosso dei gemelli è un esperimento<br />

mentale che sembra rivelare una contraddizione<br />

nella teoria della relativ<strong>it</strong>à<br />

ristretta.<br />

L’analisi che porta a tale conclusione è<br />

però scorretta: un’analisi corretta mostra che<br />

non vi è alcuna contraddizione. Principale sosten<strong>it</strong>ore<br />

della questione fu Herbert Dingle,<br />

filosofo inglese. Pur avendo ricevuto numerose<br />

confutazioni logiche da Einstein e Bohr,<br />

egli continuò a scrivere ai giornali, e quando<br />

questi ultimi cominciarono a rifiutare le<br />

pubblicazioni, parlò di un complotto ai suoi<br />

danni. Risolvendo il paradosso dei gemelli,<br />

Einstein ammise la possibil<strong>it</strong>à teorica di un<br />

a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />

viaggio nel futuro, ferma restando l’impossibil<strong>it</strong>à<br />

di superare la veloc<strong>it</strong>à della luce. La prima<br />

costruzione teorica per la quale risultava<br />

possibile un viaggio nel passato, fu elaborata<br />

più tardi dalla stesso Einstein insieme a Nathan<br />

Rosen. GUARDA VIDEO >><br />

Anne Givaudan:<br />

Shambhalla<br />

MISTERO<br />

Descrivere Shamballa è difficile perché<br />

non ci sono termini di paragone.<br />

In moltissimi hanno cercato<br />

questa “terra cava”, da Alessandro Magno ad<br />

Adolf H<strong>it</strong>ler, ma il sotterraneo regno di Agharta<br />

è riservato a pochi eletti. Andrea Canetta<br />

è andato nell’Hymalaya occidentale e ha raccolto<br />

i racconti di chi vive nelle terre che ancora<br />

osp<strong>it</strong>ano la leggenda: fra questi la scr<strong>it</strong>trice<br />

francese Anne Givaudan, che con Daniel<br />

Meurois ha scr<strong>it</strong>to “Viaggio a Shambhalla”,<br />

cronaca di un’esperienza che ha cambiato<br />

radicalmente la loro v<strong>it</strong>a. Quando, qualche<br />

anno fa, gli Autori andarono in vacanza in<br />

Ladakh, non si aspettavano certo di essere<br />

contattati dai grandi Fratelli di Shambhalla,<br />

malgrado un’esperienza ormai decennale di<br />

viaggi astrali... Questo libro è la testimonianza<br />

di quell’incontro che cambiò radicalmente<br />

la loro v<strong>it</strong>a, ed è nel contempo una trasmissione<br />

iniziatica di insegnamenti voluta dai<br />

Grandi Maestri: Shambhalla incomincia ad<br />

uscire dal mistero e dalla leggenda, per portarci<br />

un messaggio d’Amore Cristico e di Saggezza<br />

Buddhista, finalmente un<strong>it</strong>i. GUARDA<br />

VIDEO >><br />

22 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


LIBRI<br />

tempo di lettura 8 minuti<br />

ARCHEOSTORIA<br />

Al di là delle sabbie<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

di Régis Belleville<br />

Edizioni Saecula<br />

p. 231, 2011, € 25,00<br />

Nel 2002 Régis<br />

Belleville compie,<br />

in 49 giorni<br />

e in totale autonomia, la<br />

più lunga traversata nella<br />

storia del Sahara, senza rifornimenti<br />

di acqua.<br />

Questa méharée di 1137 Km porta Régis<br />

Belleville e il suo amico maur<strong>it</strong>ano Taha Ould<br />

Bouessif, da Chinguetti a Timbuctu, al centro<br />

di una zona iperarida di 500.000 Km², nella<br />

Majabat al-Koubrâ “la distesa della grande<br />

sol<strong>it</strong>udine”.<br />

La traversata viene effettuata in condizioni<br />

estremamente difficili – le riserve d’acqua<br />

sono lim<strong>it</strong>ate e, rapidamente, i due uomini<br />

inizieranno a soffrire di disidratazione…<br />

Nel cuore di questa zona, dove nessuno<br />

ha mai osato avventurarsi, la sopravvivenza<br />

degli uomini dipende da quella dei dromedari,<br />

gli spir<strong>it</strong>i astuti del deserto - i djiin - sono<br />

sempre presenti… e la mente deve rimanere<br />

attenta per contrastarli.<br />

Questa spedizione ha consent<strong>it</strong>o a Régis<br />

Belleville di confermare quel che fino a quel<br />

momento non era che un’ipotesi scientifica:<br />

quali varietà di piante crescono in questa regione?<br />

E fin dove si spingono? Quali sono i lim<strong>it</strong>i<br />

delle presenza della fauna? Come datare<br />

le tracce dell’uomo preistorico? Oggetti del<br />

Neol<strong>it</strong>ico, p<strong>it</strong>ture rupestri, paleosuoli si offrono<br />

ai suoi occhi, come risposte emozionanti.<br />

a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />

La libreria virtuale di Runa Bianca<br />

Un percorso storico, scientifico, etnologico,<br />

ma altresì un’eccezionale avventura umana<br />

e un’esplorazione che rimarrà nella storia.<br />

Al di là delle sabbie.<br />

ARCHEOSTORIA<br />

Le chiavi per aprire 99<br />

luoghi segreti d’Italia<br />

di Costantino D’Orazio<br />

Palombi Ed<strong>it</strong>ori<br />

p. 292, 2011, € 14,00<br />

Varcare il portale<br />

di Palazzo Gangi<br />

a Palermo per<br />

rivivere l’atmosfera del<br />

celebre ballo del Gattopardo<br />

di Luchino Visconti,<br />

scoprire graff<strong>it</strong>i rupestri<br />

sconosciuti nei Sassi<br />

di Matera, ammirare gli straordinari affreschi<br />

rinascimentali del Chiostro del Platano a Napoli<br />

o perdersi nei cieli del Tiepolo a Palazzo<br />

Labia di Venezia. Queste sono solo alcune<br />

delle esperienze che tutti potranno finalmente<br />

vivere grazie alle preziose informazioni<br />

contenute in questo volume. La ricerca di<br />

Costantino D’Orazio si concentra ancora una<br />

volta su luoghi chiusi al pubblico di straordinaria<br />

bellezza, tra palazzi privati, chiese, ville<br />

e monasteri, dei quali racconta le storie e i tesori,<br />

oltre a spiegare il modo per vis<strong>it</strong>arli. Accanto<br />

alle informazioni storiche e artistiche,<br />

descr<strong>it</strong>te in uno stile accattivante e brioso,<br />

il libro offre i numeri di telefono, gli indirizzi<br />

email e tutti i contatti per ottenere il permesso<br />

ad entrare in questi luoghi inaccessibili. Il<br />

Runa Bianca 23


LIBRI<br />

volume si concentra sui luoghi più facilmente<br />

raggiungibili nei grandi centri urbani, tra Torino,<br />

Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Roma,<br />

Napoli fino a Palermo e Bari, senza trascurare<br />

le c<strong>it</strong>tà di provincia, come Vicenza, Piacenza,<br />

Cremona e Catania.<br />

SCIENZA<br />

Per la scienza, per la patria.<br />

Carlo Matteucci, fisico e<br />

pol<strong>it</strong>ico nel Risorgimento<br />

<strong>it</strong>aliano<br />

di Fabio Toscano<br />

Sironi Ed<strong>it</strong>ore<br />

p. 304, 2011, € 18,00<br />

UUn’affascinante<br />

narrazione<br />

scientifica intrecciata<br />

alle burrascose<br />

vicende che condussero<br />

all’Un<strong>it</strong>à d’Italia.<br />

Il fisico Carlo Matteucci<br />

fu a lungo quello che oggi si direbbe un<br />

precario della ricerca. I suoi più fecondi lavori<br />

scientifici, che lo avrebbero portato a una<br />

delle <strong>scoperte</strong> più importanti dell’Ottocento<br />

– l’esistenza dell’elettric<strong>it</strong>à animale – erano<br />

cominciati in privato: proprio come molti<br />

dei nostri cervelli in fuga, infatti, pur essendo<br />

acclamato dai maggiori scienziati europei,<br />

il giovane era negletto in patria. Una patria<br />

ancora tutta da inventare e da costruire, che<br />

però a lui premeva tantissimo.<br />

Dopo la nomina a professore presso l’Univers<strong>it</strong>à<br />

di Pisa, Matteucci fu tra gli intellettuali<br />

liberal-moderati più attivi del Risorgimento:<br />

partecipò alla prima guerra di Indipendenza<br />

con il Battaglione univers<strong>it</strong>ario degli studenti<br />

pisani, svolse un’intensa attiv<strong>it</strong>à diplomatica<br />

per il Granducato di Toscana, divenne senatore<br />

del Regno. Fu soprattutto un pensatore libero<br />

e scomodo: da scienziato cattolico giunse<br />

a definire «insostenibile» il potere temporale<br />

della Chiesa; da ministro del Regno – uno<br />

dei rari di estrazione scientifica – tentò la<br />

prima, spregiudicata riforma dell’univers<strong>it</strong>à,<br />

a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />

in barba agli interessi dei suoi stessi colleghi<br />

professori.<br />

Leggendo la sua biografia nelle belle pagine<br />

di Fabio Toscano, ci sentiamo scivolare<br />

via dal nostro presente traballante, verso i<br />

tempi in cui o si faceva l’Italia o si moriva. Per<br />

farla, menti lucide e capaci come quella del<br />

fisico Matteucci tesero sulle <strong>it</strong>aliche contraddizioni<br />

una coperta che oggi non sappiamo<br />

più allungare. Ma, anche grazie a storie come<br />

questa, viene voglia di provarci, di crederci<br />

ancora.<br />

MISTERO<br />

Sindone. Firenze e i misteri<br />

del Sacro Telo<br />

di Enrico Baccarini<br />

Press & Archeos<br />

p. 80, 2010, € 9,50<br />

Un mistero della<br />

fede, un enigma<br />

della storia.<br />

La Sacra Sindone ha percorso<br />

duemila anni dall’evento<br />

centrale della cristian<strong>it</strong>à,<br />

la Resurrezione<br />

di Gesù di Nazareth. Da allora il Sacro Telo si<br />

è affermato come la reliquia più preziosa della<br />

storia occidentale, la testimonianza di un<br />

evento unico impresso su un semplice panno<br />

di lino.<br />

Sopravvissuta a due terribili incendi, il primo<br />

nel 1532 e il secondo nel 1997, oggi la sua<br />

vulnerabile e fragilissima trama raccoglie e<br />

attende ad ogni ostensione un vastissimo numero<br />

di fedeli da tutto il mondo.<br />

Per quanto nel 1988 le analisi abbiano dichiarato<br />

la reliquia un falso di origine medievale,<br />

questo giudizio ha dimostrato nel tempo<br />

la sua fallac<strong>it</strong>à portando molti scienziati,<br />

storici e tecnici ad attestare come la Sindone<br />

sia realmente collocabile nella Palestina del<br />

primo secolo dopo Cristo.<br />

Dopo la trafugazione da Bisanzio e il suo<br />

arrivo ad Atene la Sindone scompare per 150<br />

anni, fino a ricomparire inaspettatamente,<br />

24 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />

nel 1356, in Francia. In questo arco temporale,<br />

conosciuto come gli “anni perduti”, si collocano<br />

domande che ancora oggi non sembrano<br />

aver trovato una risposta. Chi la conservò?<br />

Come poté giungere da Atene ai lidi francesi.<br />

Una dettagliata e rigorosa analisi storica tenta<br />

di rispondere a queste domande ancor più<br />

sviluppando una nuova e suggestiva ipotesi,<br />

il suo possibile passaggio da Firenze, luogo in<br />

cui sarebbe stata segretamente custod<strong>it</strong>a.<br />

Antichi affreschi, legami genealogici, ordini<br />

cavallereschi, intrighi pol<strong>it</strong>ici e simbolismi<br />

esoterici delineano una via di ricerca carica<br />

di richiami tangibili e di tracce dissimulate. Il<br />

libro è un viaggio rigoroso attraverso i secoli,<br />

un’analisi minuziosa della storia e dei segreti<br />

del Sacro Telo attraverso lo studio delle fonti<br />

antiche e delle più recenti <strong>scoperte</strong> dell’indagine<br />

documentale.<br />

Non cercate di approfondire l’argomento<br />

attraverso ricerche su Google o altro, perchè<br />

troverete solo allusioni, notizie incomplete,<br />

persino falsi storici. Gran parte delle intuizioni,<br />

delle <strong>scoperte</strong> e delle informazioni raccolte<br />

dall’autore sono presenti solo in questa<br />

pubblicazione.<br />

Nonostante il libro conta solo di 80 pagine,<br />

ha numerose informazioni è snella, fruibile<br />

e soprattutto economico.<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

MISTERO<br />

L’ uomo che superò i confini<br />

del mondo. V<strong>it</strong>a e viaggi di<br />

Cristoforo Colombo, l’eroe<br />

che dovrebbe essere santo<br />

di Ruggero Marino<br />

Sperling & Kupfer<br />

p. 426, 2010, € 20,00<br />

In In Cristoforo Colombo.<br />

L’ultimo dei<br />

Templari Ruggero<br />

Marino ci inv<strong>it</strong>ava a ripensare<br />

l’immagine che è stata<br />

tramandata ai posteri<br />

del navigatore genovese.<br />

In questo nuovo libro, la<br />

sua tenace e anticonformista ricerca storica<br />

si spinge ancora oltre, regalandoci un’appassionante<br />

narrazione che smonta a uno a<br />

uno i «m<strong>it</strong>i» costru<strong>it</strong>i sulla figura dell’ammiraglio<br />

genovese. A partire proprio dalla grande<br />

bugia, quella che tutt’oggi si trova sui libri<br />

di scuola, secondo cui Colombo approda<br />

al Nuovo Mondo per errore, nel tentativo di<br />

circumnavigare il globo terrestre e raggiungere<br />

l’estremo Oriente. Niente di più falso: il<br />

genovese è perfettamente consapevole del<br />

suo obiettivo ed è molto più di un semplice e<br />

fortunato marinaio.<br />

Si muove sulla base di antiche mappe con<br />

la decisione di un missionario, di un soldato<br />

di Cristo, con lo stesso afflato religioso che<br />

caratterizzava gli ordini cavallereschi e, in<br />

particolare, quello più misterioso della Storia:<br />

i Templari. È un messaggero, incaricato direttamente<br />

da un papa, quell’Innocenzo VIII che<br />

subirà come lui una damnatio memoriae a<br />

opera del successivo pontefice, lo spagnolo<br />

Rodrigo Borgia. E l’Ammiraglio, il Christo Ferens<br />

(come si firmava), subirà l’infamia di tornare<br />

in Spagna in catene, per poi essere liberato<br />

da quei re cattolici, Ferdinando e Isabella,<br />

cui si è devotamente affidato ma che hanno<br />

più di una responsabil<strong>it</strong>à tanto nell’accaduto<br />

quanto nella falsificazione storica che seguirà.<br />

Prenderà più volte il mare verso il Nuovo Mondo,<br />

fino a un quarto estremo viaggio, come<br />

un novello Ulisse mosso, tuttavia, da intatte<br />

virtù cristiane più che da desiderio di ricchezze<br />

e avventura. Dopo la morte, il silenzio. Per<br />

secoli la figura di Colombo sarà dimenticata,<br />

e tuttora è in attesa di un’autentica riabil<strong>it</strong>azione.<br />

Per due volte è stato avviato un processo<br />

di beatificazione, regolarmente interrotto,<br />

prima di prendere in esame i documenti più<br />

importanti, in grado di certificare la sua fulgida<br />

condotta cristiana. I mille volti di Colombo,<br />

geniale navigatore, eroe senza pace, cavaliere<br />

del mare, templare, santo e missionario, vengono<br />

rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i in questo libro defin<strong>it</strong>ivo con<br />

una prosa avvolgente, che incalza il lettore<br />

con ipotesi sorprendenti, sempre sorrette da<br />

solidissima documentazione, e lo conduce in<br />

un lungo viaggio, ricco di fascino e mistero,<br />

da ripetere al fianco del «navigatore dei due<br />

mondi».<br />

LIBRI<br />

Runa Bianca 25


In hoc vinces<br />

La notte che cambiò la storia<br />

dell’Occidente<br />

Bruno Carboniero e Fabrizio Falconi<br />

DISPONIBILE<br />

IN LIBRERIA<br />

La notte del 27 ottobre dell’anno 312 d.C.,<br />

durante il sonno, Costantino riceve la visione di Cristo che gli suggerisce<br />

di scrivere sugli scudi il monogramma greco del Salvatore “XP” con la<br />

leggendaria promessa in hoc vinces (con questo vincerai). Il giorno dopo<br />

si scontra in battaglia col nemico Massenzio, schierato a difesa di Roma.


SITI WEB<br />

tempo di lettura 8 minuti<br />

Una selezione di blog, s<strong>it</strong>i e portali<br />

ArcheoMega<br />

www.archeomega.com<br />

Spesso nei propri studi, o nelle proprie<br />

ricerche sarebbe utile riuscire<br />

a reperire delle informazioni anche<br />

semplici, senza dover perdere del tempo prezioso:<br />

le nostre domande possono cost<strong>it</strong>uire<br />

le risposte di altri, e solo costruendo una realtà<br />

comune a portata di mouse, si possono<br />

accorciare le distanze.<br />

É possibile iscriversi a diversi livelli: due infatti<br />

sono le sezioni principali che si trovano<br />

evidenziate. La prima è quella della “commun<strong>it</strong>y”,<br />

la seconda è quella delle “imprese”: l’una<br />

non esclude l’altra .<br />

Nella sezione Commun<strong>it</strong>y può iscriversi<br />

chiunque si occupi di archeologia a qualunque<br />

livello: studente, professionista, ricercatore,<br />

docente, tecnico, appassionato etc...Chi<br />

si iscrive costruisce all’interno del portale un<br />

suo profilo, in cui condividere le proprie esperienze<br />

a 360°: questo consente di partecipare<br />

ad una grande banca dati in cui poter attingere<br />

all’occorrenza, attraverso un sistema di<br />

ricerca per parole chiave.<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

ARCHEOSTORIA<br />

a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />

Nella sezione imprese può iscriversi chiunque<br />

sia dotato di part<strong>it</strong>a iva e sono previste<br />

diverse modal<strong>it</strong>à di partecipazione cui corrispondono<br />

differenti profili di visualizzazione:<br />

da un’anagrafica base ad uno spazio più articolato<br />

e con maggiore visibil<strong>it</strong>à.<br />

ArcheoMega<br />

www.fastionline.org<br />

ARCHEOSTORIA<br />

<strong>Tra</strong> il 1946 e il 1987 l’Associazione Internazionale<br />

di Archeologia Classica<br />

(AIAC) ha pubblicato i Fasti Archaeologici.<br />

La rivista conteneva notizie brevi molto<br />

utili sugli scavi riguardanti l’area dell’impero<br />

romano. Nel tempo costi crescenti e r<strong>it</strong>ardi<br />

nella pubblicazione si sono sommati fino a<br />

rendere sempre meno utile la loro edizione.<br />

Il consiglio direttivo dell’AIAC ha quindi deciso<br />

nel 1998 di abbandonare la pubblicazione<br />

dei Fasti e di cercare un modo innovativo per<br />

registrare e diffondere i risultati delle indagini<br />

archeologiche recenti. I Fasti Online sono il risultato<br />

di questa sforzo: Un database di scavi<br />

archeologici condotti dal 2000 ad oggi.<br />

Runa Bianca 27


SITI WEB<br />

SCIENZA<br />

Scienza a Due Voci<br />

Le donne della scienza <strong>it</strong>aliana dal Settecento<br />

al Novecento<br />

scienzaa2voci.unibo.<strong>it</strong><br />

Scienza a due voci è un s<strong>it</strong>o in cui viene<br />

messo a disposizione del grande<br />

pubblico un primo esemplare di dizionario<br />

biografico delle “scienziate <strong>it</strong>aliane”.<br />

È uno strumento di facile consultazione per<br />

saperne di più sulla parte avuta dalle donne<br />

<strong>it</strong>aliane nello sviluppo e nella diffusione della<br />

scienza, dal 1700 all’età contemporanea (al<br />

momento sono state inser<strong>it</strong>e le donne nate<br />

entro il 1925).<br />

Il contributo femminile alla scienza è stato<br />

ed è ancor oggi, più che oggetto di conoscenza<br />

storica, raccontato in forma aneddotica.<br />

Le donne che hanno partecipato all’impresa<br />

scientifica sono state sol<strong>it</strong>amente raffigurate<br />

come fenomeni straordinari o muse ispiratrici<br />

di grandi scienziati o abili assistenti al fianco<br />

di illustri professionisti. È così che, tra eccezional<strong>it</strong>à<br />

e marginal<strong>it</strong>à, la loro collocazione è<br />

rimasta al di fuori dalla scienza ufficiale.<br />

Una ricerca minuziosa, approfond<strong>it</strong>a e insieme<br />

appassionata, intenta a ricostruire un<br />

quadro più ver<strong>it</strong>iero e autentico della scena<br />

scientifica, ha invece portato alla luce una<br />

presenza femminile reale, cospicua e diversificata:<br />

tanti nomi nuovi, interessanti percorsi<br />

scientifici, imprese intellettuali e sociali, v<strong>it</strong>e<br />

non sempre facili e lineari, volti e voci pressoché<br />

sconosciuti o dimenticati.<br />

Con questo s<strong>it</strong>o si vuole dunque riparare<br />

alla dimenticanza o alla rimozione della sto-<br />

ria: riconoscere alle donne il posto che hanno<br />

realmente occupato nella cultura scientifica<br />

dell’Italia moderna e contemporanea: ridare<br />

spazio a quella voce che è rimasta nascosta<br />

ma che ha contribu<strong>it</strong>o con pari dign<strong>it</strong>à al<br />

cammino della scienza. Per una scienza, appunto,<br />

a due voci.<br />

NEXUS<br />

www.nexusedizioni.<strong>it</strong><br />

a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />

MISTERO<br />

NEXUS Edizioni è nata per la pubblicazione<br />

in Italia del bimestrale NEXUS<br />

New Times, l’edizione <strong>it</strong>aliana di una<br />

rivista bimestrale australiana distribu<strong>it</strong>a con<br />

crescente successo in tutto il mondo anglosassone.<br />

Quella <strong>it</strong>aliana, nata nel 1995, é stata<br />

la prima edizione tradotta dall’inglese.<br />

NEXUS si occupa di scienza, di tecnologie<br />

del futuro, di free Energy e tecnologie soppresse<br />

che, se sviluppate, garantirebbero la<br />

produzione di energia abbondante, economica<br />

e pul<strong>it</strong>a; di salute, di alimentazione, di<br />

benessere olistico e di trattamenti terapeutici<br />

alternativi; di archeologia proib<strong>it</strong>a, dei<br />

grandi misteri relativi alle autentiche origini<br />

dell’uman<strong>it</strong>à, ai possibili contatti con civiltà<br />

extraterrestri e alla tecnologia degli UFO; di<br />

cospirazioni, delle manovre dei vari servizi segreti<br />

e delle speculazioni dei grossi agglomerati<br />

finanziari e commerciali. Non solo: NEXUS<br />

parla anche di storie segrete, di profezie, di<br />

informazione globale e altro, proponendo<br />

un genere di notizie che difficilmente potrete<br />

trovare altrove.<br />

28 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


MOSTRE & EVENTI<br />

tempo di lettura 8 minuti<br />

Le rassegne da non perdere<br />

1 luglio - 13 novembre 2011<br />

Le grandi vie delle civiltà<br />

Relazioni e scambi fra il Med<strong>it</strong>erraneo e il<br />

centro Europa, dalla Preistoria alla Roman<strong>it</strong>à<br />

Castello del Buonconsiglio<br />

Via Bernardo Clesio, 5 - Trento<br />

E<br />

noi che crediamo di aver inventato<br />

qualcosa di nuovo! Considerazione<br />

che verrà spontanea a chi vis<strong>it</strong>erà<br />

questa ricchissima mostra (oltre 400 i reperti,<br />

moltissimi di assoluta eccezione, in essa<br />

esposti) allest<strong>it</strong>a al Castello del Buonconsiglio<br />

a Trento e curata dal direttore del museo<br />

Franco Marzatico, da Rupert Gebhard, direttore<br />

del museo di Monaco, e da Paul Gleirscher<br />

conservatore del museo di Klagenfurt.<br />

Temi come quello della mobil<strong>it</strong>à, della circolazione<br />

di uomini, beni, idee del multiculturalismo<br />

della global<strong>it</strong>à non sono certo temi<br />

che riguardano solo l’attual<strong>it</strong>à. Sono realtà<br />

con le quali l’uomo – viaggiatore ed esploratore<br />

per eccellenza, - si è misurato nei millenni<br />

in Europa come nel resto del globo. Questa<br />

affascinante esposizione, attraverso una<br />

selezione di preziose testimonianze archeologiche<br />

provenienti da oltre 50 musei e soprintendenze<br />

<strong>it</strong>aliane ed estere, racconta dei<br />

contatti, degli scambi e delle relazioni a largo<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

ARCHEOSTORIA<br />

a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />

raggio che hanno segnato gli sviluppi delle<br />

civiltà in Europa con la trasmissione di saperi,<br />

al contaminazione di modelli e stili di v<strong>it</strong>a.<br />

Una f<strong>it</strong>ta ragnatela si vie tra il Med<strong>it</strong>erraneo e<br />

il Centro Europa, le cui trame si intrecciano, si<br />

separano in un continuo divenire che hanno<br />

portato terr<strong>it</strong>ori e culture lontani e diversi a<br />

trovare una serie di elementi in comune.<br />

Di questa immensa e complessa trama la<br />

mostra segue i fili millenari a partire da quando<br />

si diffusero, a sud come a nord delle Alpi,<br />

le espressioni dell’arte e le figure delle cosiddette<br />

dee madri, fino ai tempi del cosmopol<strong>it</strong>ismo<br />

e della globalizzazione dell’impero<br />

romano.<br />

A trans<strong>it</strong>are lungo le diverse “Vie della Civiltà”<br />

non sono solo merci, sono uomini con<br />

le loro credenze, linguaggi, talvolta nati in<br />

amb<strong>it</strong>i locali talvolta giunti nel “Vecchio Continente”<br />

dall’Oriente.<br />

Accanto alle concrete tracce dei commerci<br />

documentati da materie prime e manufatti<br />

esotici, la mostra segue i percorsi avventurosi<br />

di innovazioni idee che hanno comportamenti<br />

e ab<strong>it</strong>udini.<br />

Già in epoca preistorica materie prime e<br />

manufatti percorrono, sulle spalle degli uomini,<br />

sulle imbarcazioni, sulle some degli animali<br />

o, inventata la ruota, sui primi carri, distanze<br />

impressionanti. È sulla base di scambi e commerci<br />

si consolidano le prime differenziazioni<br />

sociali.<br />

Runa Bianca 29


MOSTRE & EVENTI<br />

Il rango ben presto richiede segni esteriori<br />

di appartenenza, ed ecco la ricerca di status<br />

symbol tanto più preziosi quanto esclusivi ed<br />

esotici.<br />

Ma eccessi di ricchezza richiamano anche<br />

razzie, invasioni e migrazioni, talvolta calmierate<br />

da matrimoni diplomatici e da alleanze<br />

strategiche.<br />

La diffusione di nuovi saperi, dall’agricoltura,<br />

alla metallurgia ma anche alla cucina e<br />

aspetti legati all’ideologia del banchetto percorrono<br />

l’Europa.<br />

Forme ed idee contaminano popolazioni<br />

diverse. Siano archetipi come quello della<br />

fertil<strong>it</strong>à femminile o quello dell’uomo eroeguerriero<br />

dell’atleta. Ma sono anche figure<br />

di animali, espressione di un’arte animalistica<br />

che fiorisce in diverse aree, o iconografie<br />

di barche, il carro solare, l’albero della v<strong>it</strong>a, le<br />

immagini del Signore e della Signora degli<br />

Animali che, fissati su diversi supporti, stupiscono<br />

per la loro potenza e bellezza. Poi le<br />

enigmatiche tavolette dell’età del bronzo, i dischi<br />

solari in oro, le maschere funerarie, i doni<br />

votivi, gli astragali. Testimonianze di contaminazioni<br />

di culti e di influssi.<br />

Infine la diffusione della scr<strong>it</strong>tura alfabetica,<br />

dai fenici, ai greci, agli etruschi, ai popoli<br />

alpini, sino all’egemonia del latino.<br />

Gli eccezionali reperti esposti in questa irrepetibile<br />

mostra raccontano una storia fatta<br />

di attinenze ma anche di contrasti, di forme di<br />

“alter<strong>it</strong>à” che delineano singoli terr<strong>it</strong>ori. Il global<br />

di cui si discute tanto oggi, alla fine, non è<br />

un concetto del tutto nuovo.<br />

Gli oggetti, più di 600 provenienti da 72<br />

musei e soprintendenze, 52 <strong>it</strong>aliani e 19 stranieri,<br />

saranno esposti in 18 sale del Castello<br />

del Buonconsiglio su una superficie di 1800<br />

meri quadrati. Il catalogo della mostra, curata<br />

da Franco Marzatico, Rupert Gebhard e Paul<br />

Gleirscher, vedrà l’intervento di 80 studiosi.<br />

Michelangelo Lupo curerà l’allestimento<br />

mentre le scenografie saranno di Gigi Giovanazzi.<br />

Tel. 0461/233770 - 0461/492829<br />

info@buonconsiglio.<strong>it</strong><br />

www.buonconsiglio.<strong>it</strong><br />

www.legrandivie.<strong>it</strong><br />

20 aprile - 31 dicembre 2011<br />

Nutrire il corpo e lo spir<strong>it</strong>o<br />

Il significato simbolico del cibo nel mondo<br />

antico<br />

Museo Archeologico<br />

Corso Magenta, 15 - Milano<br />

a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />

ARCHEOSTORIA<br />

Dal 20 aprile 2011 il Museo Archeologico<br />

di Milano presenta un nuovo<br />

percorso espos<strong>it</strong>ivo dedicato al significato<br />

simbolico del cibo nel mondo antico,<br />

dal t<strong>it</strong>olo Nutrire il corpo e lo spir<strong>it</strong>o.<br />

L’evento è promosso dall’Assessorato alla<br />

Cultura del Comune di Milano, dal Civico Museo<br />

Archeologico, in collaborazione con Palazzo<br />

Reale, ed è organizzato da Civ<strong>it</strong>a.<br />

Realizzato grazie ai generosi prest<strong>it</strong>i del<br />

Museo Archeologico Nazionale di Napoli, di<br />

Metaponto e del Museo Archeologico Regionale<br />

di Siracusa, il percorso tematico è allesti-<br />

30 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />

to nella cripta cinquecentesca della Chiesa di<br />

S. Maurizio Maggiore, all’interno degli spazi<br />

espos<strong>it</strong>ivi del Museo Archeologico.<br />

Se cibarsi è l’atto primario legato alla sopravvivenza,<br />

ed è segno tangibile per l’uomo<br />

della sua condizione mortale, non c’è da stupirsi<br />

che la scelta degli alimenti e le modal<strong>it</strong>à<br />

del loro consumo rivestano in tutte le culture<br />

una forte valenza simbolica.<br />

Nell’antich<strong>it</strong>à la consapevolezza della totale<br />

dipendenza della sopravvivenza umana<br />

dalla natura, madre e dispensatrice di ogni<br />

cibo, è alla base di un incredibile numero di<br />

r<strong>it</strong>i sacri e cerimonie propiziatorie, tram<strong>it</strong>e le<br />

quali evocare a sé il favore della natura “madre”<br />

di ogni alimento e contemporaneamente<br />

“lavare” la colpa per aver sottratto, falciato,<br />

raccolto i frutti della terra. Per l’uomo che anticamente<br />

osservava con estrema attenzione<br />

la natura e i suoi fenomeni, i cicli v<strong>it</strong>ali delle<br />

piante e dei raccolti erano specchio e metafora<br />

della v<strong>it</strong>a umana; il loro annuale rigenerarsi<br />

rappresentava il mistero e la speranza al tempo<br />

stesso di rinasc<strong>it</strong>a dopo la morte anche<br />

per l’uomo.<br />

Ogni alimento determinante per la v<strong>it</strong>a<br />

umana è quindi contraddistinto da un percorso<br />

materiale e da un significato simbolico<br />

e r<strong>it</strong>uale. Se il pane rappresenta la forza misteriosa<br />

e inarrestabile della natura che dal<br />

seme fa germogliare la spiga, che diventa a<br />

sua volta, con il lavoro paziente dell’uomo, farina<br />

e nutrimento, il vino è nel mondo classico<br />

lo strumento potente che permette, tram<strong>it</strong>e<br />

l’ebbrezza e l’espansione della coscienza, la<br />

comunicazione diretta con il divino. I due alimenti,<br />

così centrali per la cultura greca e romana,<br />

rivestono un ruolo fondamentale anche<br />

nel Cristianesimo.<br />

Non solo i singoli alimenti, ma anche la<br />

condivisione dei momenti segnati dal consumo<br />

di cibo e bevande codificano le relazioni<br />

del vivere sociale, sancendo l’unione tra chi<br />

vi partecipa, ribadendo l’appartenenza ad un<br />

gruppo, sia esso un clan familiare o una comun<strong>it</strong>à<br />

religiosa.<br />

Tel. 02/88445208 - 02/88465720<br />

www.comune.milano.<strong>it</strong>/museoarcheologico<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

21 maggio - 5 agosto 201<br />

DiVino<br />

Dall’Antich<strong>it</strong>à ad Oggi<br />

MOSTRE & EVENTI<br />

ARCHEOSTORIA<br />

Materima<br />

Via Umberto I, 2 - Casalbeltrame (NO)<br />

Sulla storia del vino di mostre se ne<br />

sono già viste diverse, sia in Italia che<br />

all’estero. Ma mai nessuna così.<br />

“DiVino. Dall’Antich<strong>it</strong>à ad Oggi”, allest<strong>it</strong>a<br />

dal 21 maggio al 5 agosto a Materima, in<br />

quel di Casalbeltrame nel novarese, è per più<br />

aspetti evento assolutamente d’eccezione. Innanz<strong>it</strong>utto<br />

per l’ampiezza dell’arco temporale<br />

esaminato: in pratica dai primordi della coltura<br />

intensiva della v<strong>it</strong>e ad oggi. Ma soprattutto<br />

per la rilevanza e il numero dei materiali originali<br />

riun<strong>it</strong>i per raccontare questa lunga, affascinante<br />

vicenda: 350 i reperti archeologici,<br />

in parte mai prima esposti, che abbracciano<br />

tutte le civiltà vinicole del Med<strong>it</strong>erraneo. Alle<br />

testimonianze storiche si uniscono le sculture<br />

contemporanee di Marino Marini e Giuliano<br />

Vangi, in un gioco di suggestioni antico-contemporaneo<br />

che non potrà non coinvolgere i<br />

vis<strong>it</strong>atori.<br />

“DiVino”, curata da Giuseppina Carlotta<br />

Cianferoni, direttore del Museo Archeologico<br />

Nazionale di Firenze, e da Fabrizio Minucci, di<br />

ARA (Attiv<strong>it</strong>à di Ricerca Archeologica), nasce<br />

dalla collaborazione tra lo Studio Copernico,<br />

che da sempre si occupa di arte moderna, e la<br />

Soprintendenza per i Beni Archeologici della<br />

Toscana e il Museo Archeologico Nazionale di<br />

Firenze e ARA. Ad accoglierla sono gli spazi di<br />

rara suggestione di Materima, il luogo creato<br />

da Nicola Loi per fare incontrare le arti, a Casalbeltrame<br />

nel novarese.<br />

L’ampio nucleo dei materiali presentati -<br />

afferma Giuseppina Carlotta Cianferoni, curatore<br />

della Mostra - copre un arco cronologico<br />

Runa Bianca 31


MOSTRE & EVENTI<br />

che va dal III millennio a.C. al XIX secolo d.C.:<br />

dalle più antiche testimonianze del Vicino<br />

Oriente alla Grecia, dall’Etruria a Roma, per<br />

finire, attraverso Medioevo e Rinascimento al<br />

periodo Risorgimentale”.<br />

La mostra si articola in 4 grandi sezioni.<br />

Nella prima si affronta il tema della vinificazione<br />

e v<strong>it</strong>icoltura, partendo dalle sue origini<br />

e concentrandosi poi sull’ideologia del simposio<br />

greco ed etrusco, con una finestra sul<br />

commercio del vino etrusco, giungendo infine<br />

alla pratica del banchetto in epoca romana.<br />

La seconda sezione riguarda il mondo del<br />

Vicino Oriente e della Grecia; la terza l’Etruria<br />

e Roma; l’ultima presenta un excursus sul Medioevo<br />

ed il Rinascimento, fino a giungere al<br />

periodo Risorgimentale. A corredo di questo<br />

percorso vi sono due sale espos<strong>it</strong>ive in cui<br />

sono stati ricreati scenari suggestivi e sensoriali:<br />

un fondale marino con resti del carico di<br />

una nave da commercio di epoca etrusca ed<br />

una sala tricliniare di epoca romana.<br />

Il cuore della mostra è rappresentato dai<br />

principali temi che cost<strong>it</strong>uiscono la cultura<br />

del vino e della v<strong>it</strong>icoltura, intesi come produzione,<br />

tecnologia, costume e terr<strong>it</strong>orio. Viene<br />

trattato il tema della coltivazione della v<strong>it</strong>e e<br />

della produzione del vino nel mondo antico<br />

con particolare attenzione all’Italia, evidenziando<br />

gli aspetti - storico, sociale, artistico,<br />

antropologico e culturale - del consumo della<br />

principale bevanda dell’antich<strong>it</strong>à. Lo studio<br />

attento delle fonti iconografiche e letterarie<br />

offre una ricca documentazione sui vini e sul<br />

loro approvvigionamento, nonché sul banchetto<br />

e sul simposio.<br />

Un cospicuo nucleo di materiali mostra,<br />

a volte con p<strong>it</strong>ture vascolari, altre volte con<br />

lastre f<strong>it</strong>tili a rilievo o piuttosto con materiali<br />

lapidei, la tradizione della produzione del<br />

vino, la vinificazione e l’ideologia del simposio<br />

legata al culto di Dioniso. Si segnala una<br />

scena di banchetto sulla lastra f<strong>it</strong>tile a rilievo<br />

da Murlo datata al VI secolo a.C., piuttosto che<br />

scene di vendemmia e pigiatura dell’uva su<br />

vasi attici a figure rosse, come la grande kylix<br />

“a occhioni”a figure rosse o il cratere del p<strong>it</strong>tore<br />

di Firenze, databili tra la fine del VI e la metà<br />

del V secolo a.C.. Legate ancora al banchetto<br />

si possono ammirare alcune urne etrusche in<br />

alabastro, di cui la più imponente è un’urna<br />

a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />

bisoma con coniugi a banchetto proveniente<br />

dalla tomba dei Calisna Sepu a Monteriggioni<br />

(SI). La cultura del banchetto in Etruria è grandemente<br />

testimoniata dai corredi funebri che<br />

sono stati rinvenuti e qui presenti, ad esempio,<br />

con un corredo in bronzo proveniente da San<br />

Cerbone (Populonia), un corredo in ceramica<br />

etrusco corinzia e bucchero o con un grande<br />

foculo di produzione chiusina. Una statua in<br />

marmo che rappresenta un Dioniso bambino<br />

ci conduce al tema del culto di Dioniso nella<br />

tradizione della v<strong>it</strong>icoltura, della produzione<br />

e consumo del vino. La tipica ceramica della<br />

fine dell’età repubblicana ed inizio di quella<br />

imperiale, la terra sigillata <strong>it</strong>alica, introduce<br />

alla tradizione del banchetto romano.<br />

Nella seconda sezione vengono messi in<br />

esposizione numerosi oggetti che documentano<br />

la cultura materiale legata al vino nel<br />

modo del Vicino Oriente antico, a partire dal<br />

III millennio fino al VI sec. a.C..<br />

La terza sezione presenta una grande<br />

quant<strong>it</strong>à di materiale da banchetto, con un’<br />

abbondante varietà di forme proveniente in<br />

massima parte dalle necropoli dell’Etruria laziale<br />

e toscana.<br />

Le conoscenze necessarie alla domesticazione<br />

della v<strong>it</strong>e, alla produzione del vino e<br />

al suo consumo, l’ideologia del simposio e il<br />

commercio di questo importante coagulante<br />

sociale: sono questi gli aspetti che oggi, forse<br />

troppo spesso, diamo per scontati ma che<br />

affondano le loro radici nelle terre e nelle società<br />

dei popoli che si affacciavano sul bacino<br />

del Med<strong>it</strong>erraneo più di 6000 anni fa.<br />

Il valore aggiunto dell’evento è la fusione<br />

ponderata tra queste fondamentali testimonianze<br />

del nostro passato ed alcune tra le più<br />

suggestive creazioni di due degli artisti <strong>it</strong>aliani<br />

moderni più importanti: Marino Marini e<br />

Giuliano Vangi.<br />

La scelta di esporre opere di questi scultori<br />

nasce dal loro essere degli “etruschi contemporanei”<br />

che, al pari degli antichi, si sono cimentati<br />

nella scultura policroma. È anche per<br />

questo che i lavori selezionati trovano respiro<br />

in questa esposizione, offrendo cesure e<br />

unioni con il mondo antico.<br />

Tel. 02/67075049<br />

info@materima.<strong>it</strong><br />

www.materima.<strong>it</strong><br />

32 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


PERLE DI SAGGEZZA<br />

tempo di lettura 6 minuti<br />

<strong>Tra</strong>smutazione dello spir<strong>it</strong>o<br />

nell’evoluzione universale cosmica<br />

“La lotta spir<strong>it</strong>uale è brutale quanto la battaglia<br />

degli uomini, ma la visione della giustizia è<br />

il piacere soltanto di Dio...”<br />

Arthur Rinbaud<br />

I<br />

due principi fondamentali della dottrina<br />

spir<strong>it</strong>ica sono: la persistenza dell’Io<br />

cosciente dopo la morte; l’evoluzione<br />

progressiva dell’anima attraverso i suoi stessi<br />

sforzi.<br />

Questa dottrina ha portato ad una rivoluzione<br />

completa della filosofia, della morale<br />

e della v<strong>it</strong>a sociale, permettendo di mettere<br />

defin<strong>it</strong>ivamente da parte le oscur<strong>it</strong>à sistematiche,<br />

le dottrine incoerenti e caduche, presto<br />

dimenticate davanti alla semplic<strong>it</strong>à della<br />

nuova concezione e davanti alla soddisfazione<br />

completa che essa porta ai nostri istinti di<br />

felic<strong>it</strong>à, ai nostri desideri di immortal<strong>it</strong>à e alla<br />

nostra speranza, infine realizzata, di conoscere<br />

l’Aldilà.<br />

Farebbe scomparire sia le idee nichiliste<br />

così deprimenti, sia i dogmi religiosi così poco<br />

soddisfacenti, rimpiazzerebbe l’imposizione<br />

delle credenze con la convinzione ragionata,<br />

libererebbe lo spir<strong>it</strong>ualismo dagli orpelli sotto<br />

i quali per secoli ci si è sforzati di nasconderlo<br />

e di mascherarlo per le convenienze delle<br />

varie teocrazie. Ci libererà da quegli dèi antropomorfi<br />

spesso crudeli e capricciosi che<br />

intervengono costantemente nella creazione<br />

coi miracoli, la grazia o la predestinazione,<br />

che riservano i loro favori a pochi eletti, che<br />

esigono sanguinosi sacrifici e che scelgono le<br />

v<strong>it</strong>time destinate a “placare la loro collera” tra<br />

le migliori delle loro creature. Dèi che seminano<br />

di tentazioni il nostro cammino e che per<br />

il più piccolo sbaglio ci puniscono per l’etern<strong>it</strong>à,<br />

che ci subissano, durante la nostra esistenza,<br />

di prove e di dolori che altro non sono<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

di Lilly y Antinea Astore<br />

se non l’assaggio di castighi ancor più crudeli.<br />

Spariranno queste prescrizioni dogmatiche<br />

che impongono credenze irragionevoli, che<br />

restringono sino ad annichilirlo il nostro libero<br />

arb<strong>it</strong>rio e che ostacolano il nostro sviluppo<br />

cosciente. Svanirà quell’interpretazione<br />

incredibilmente meschina dell’universo che<br />

riduce tutta la creazione all’uman<strong>it</strong>à terrestre.<br />

Sparirà il dogma del peccato originale, con le<br />

sue conseguenze ingiuste. Di conseguenza,<br />

svanirà la nozione di salvezza attraverso la<br />

preghiera e i sacramenti. Soprattutto cadranno<br />

le aberrazioni sull’inferno, le sue legioni<br />

di demoni, i suoi supplizi eterni. Nasce così<br />

questa duplice concezione di involuzione e di<br />

evoluzione che abbraccia un panteismo grandioso.<br />

Evoluzione progressiva dei mondi e degli<br />

esseri attraverso le loro stesse forze, senza<br />

il capriccioso intervento della divin<strong>it</strong>à “La più<br />

alta idea che ci si possa fare di un Ordinatore”<br />

ha detto giustamente Lèon Denise “è di supporlo<br />

creatore di un mondo capace di crescere<br />

per le sue stesse forze e non grazie a continui<br />

interventi miracolosi”.<br />

La divin<strong>it</strong>à non potrà essere considerata<br />

esterna all’universo: “L’idea di Dio per noi oggi<br />

non esprime più quella di un essere qualsiasi,<br />

ma l’idea di un essere che comprende tutti gli<br />

esseri [...] niente è creazione spontanea, originata,<br />

miracolosa, la creazione è continua, senza<br />

inizio né fine [...] il mondo si rinnova incessantemente<br />

nelle sue parti, nel suo insieme esso<br />

è eterno”.<br />

“La terra su cui - secondo l’espressione di<br />

Flammarion - le religioni vogliono concentrato<br />

ogni pensiero del creatore, non è che un puntino<br />

insignificante nell’universo”. Una sola esistenza<br />

su questo pianeta, d’altra parte, non è<br />

che un istante insignificante nella serie delle<br />

innumerevoli incarnazioni dell’essere vivente.<br />

Runa Bianca 33


PERLE DI SAGGEZZA<br />

L’anima individuale non è creata di sana pianta<br />

con le facoltà che il volere del creatore ha<br />

pensato di assegnarle, ma forma e sviluppa sé<br />

stessa attraverso i propri sforzi, i propri sacrifici<br />

e le proprie sofferenze. Essa si libera da sola,<br />

a poco a poco, dal male necessariamente proprio<br />

delle fasi inferiori della sua evoluzione;<br />

da sola arriva alla comprensione del Vero, del<br />

Bello e del Bene; da sola sviluppa gli elementi<br />

della sua felic<strong>it</strong>à futura, lentamente conquistati.<br />

Da qui la perfetta comprensione delle<br />

ineguaglianze umane e la soluzione completa<br />

del problema del male, due condizioni<br />

della v<strong>it</strong>a terrestre che così difficilmente si<br />

conciliano con la nozione di una Provvidenza<br />

attiva.<br />

Le ineguaglianze umane, dal punto di vista<br />

dell’intelligenza, della coscienza e del<br />

cuore, ineguaglianze che né l’ered<strong>it</strong>arietà né<br />

l’influenza dell’ambiente spiegano con sufficienza,<br />

trovano semplice spiegazione nelle<br />

differenze evolutive degli esseri. Il male non<br />

è il prodotto delle forze cieche della natura<br />

che impongono alla nostra personal<strong>it</strong>à delle<br />

sofferenze prive di compensazione. Non è la<br />

conseguenza ingiusta di un peccato originale.<br />

Non è una prova, ancor meno un castigo o<br />

una vendetta della divin<strong>it</strong>à. Il male è semplicemente<br />

la misura dell’inferior<strong>it</strong>à dei mondi<br />

e la condizione necessaria al loro perfezionamento.<br />

Il male diviene motore alchemico, stimolo<br />

dell’attiv<strong>it</strong>à degli esseri, necessario per<br />

impedir loro di immobilizzarsi nel loro stato<br />

presente. Alcuni privilegiati dell’esistenza potranno<br />

perdere intere v<strong>it</strong>e nell’ozio, ma presto<br />

o tardi potrebbero subire e sentire sulla propria<br />

pelle la conoscenza del male attraverso<br />

una malattia, un grosso dispiacere: il dolore<br />

in una delle sue forme gli farà comprendere<br />

la vacu<strong>it</strong>à dei piaceri materiali, rimpiangere il<br />

LiLLy AntineA Astore<br />

Conduttrice e creatrice dei primi<br />

convegni di parapsicologia<br />

con relatori Massimo Inardi e<br />

Peter Kolosimo. Archeoastronoma,<br />

Cavaliere dell’ordine mi-<br />

Lilly Antinea Astore<br />

tempo perduto e gli conferirà l’illuminazione<br />

di un’idea più elevata e la comprensione della<br />

vera felic<strong>it</strong>à. Per quanto riguarda la condizione<br />

dell’evoluzione spir<strong>it</strong>uale, ne risulta che<br />

il male sia inev<strong>it</strong>abile, anche nei suoi stessi<br />

eccessi; per esempio le grandi catastrofi o le<br />

sciagure immer<strong>it</strong>ate sono la conseguenza del<br />

divenire naturale cosmico, e non potranno<br />

essere imputate alle divin<strong>it</strong>à. Il male diminuisce<br />

sempre più attraverso i progressi dell’evoluzione<br />

spir<strong>it</strong>uale. Non c’è più posto, in questa<br />

interpretazione dell’universo, per le immagini<br />

del paradiso o dell’inferno. Pene e ricompense<br />

non provengono che da noi stessi, e sono<br />

la conseguenza naturale, necessaria dei nostri<br />

errori o dei nostri sforzi.<br />

Come disse Lèon Denis: “La v<strong>it</strong>a attuale è<br />

la conseguenza diretta, inev<strong>it</strong>abile, delle nostre<br />

v<strong>it</strong>e passate, come la nostra v<strong>it</strong>a futura sarà il<br />

risultato delle azioni presenti”. Siamo il prodotto<br />

delle nostre azioni. La sanzione per nostri<br />

errori è semplicemente la permanenza nelle<br />

incarnazioni inferiori, secondo le condizioni<br />

che risultano matematicamente per ogni esistenza<br />

dalle esistenze già vissute. La ricompensa<br />

è la compensazione che ci dobbiamo<br />

attendere dai nostri sforzi, dalle nostre sofferenze,<br />

dalle nostre virtù è il passaggio in uno<br />

stato superiore, e questa ricompensa risulterà<br />

dalle leggi evolutive e non da un giudizio divino.<br />

Il nostro progresso ci assicura la felic<strong>it</strong>à,<br />

risultato naturale della diminuzione del<br />

male, coincidente con l’aumento della coscienza,<br />

della libertà e delle facoltà emotive.<br />

Otterremo questa felic<strong>it</strong>à rendendocene degni<br />

con i nostri liberi sforzi. Per essere capaci<br />

di godere uno stato superiore bisogna prima<br />

elevarsi al suo livello. Non si può apprezzare<br />

un bene che non si comprende.<br />

stico Rosacrociano, rappresentante internazionale<br />

Synergetic Art, creatrice della trasmissione<br />

radiofonica Dimensione X, conduttrice di UFO-<br />

RAMA.<br />

34 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Le ricerche e i risultati<br />

Missione <strong>it</strong>aliana sulle<br />

piramidi bosniache<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

di Paolo Debertolis<br />

tempo di lettura 10 minuti<br />

Runa Bianca 35


Missione <strong>it</strong>aliana sulle piramidi bosniache<br />

Ormai è quasi un anno che la missione<br />

di ricerca <strong>it</strong>aliana (SB Research<br />

Group) collabora con la Fondazione<br />

Bosniaca della Piramide del Sole che cura<br />

gli scavi sulle piramidi <strong>scoperte</strong> nel 2005 a<br />

Visoko (Bosnia-Erzegovina) ed i risultati sono<br />

tanti.<br />

D’altra parte fare il punto della ricerca sulle<br />

piramidi bosniache è un argomento di non<br />

facile sintesi in poche righe. Spesso con piramidi<br />

di Bosnia si intende un numero notevoli<br />

di s<strong>it</strong>i a diverso stadio di avanzamento degli<br />

scavi.<br />

Quel che però appare sempre più evidente<br />

è che la Valle di Visoko ha osp<strong>it</strong>ato una grande<br />

civiltà in Epoca Neol<strong>it</strong>ica in grado di disporre<br />

della tecnologia e la forza di costruire strutture<br />

monumentali.<br />

Attualmente sono riconosciute cinque piramidi<br />

di dimensioni cospicue, probabilmente<br />

colline rimodellate, delle quali solo due<br />

sono in fase di studio e di scavo: la Piramide<br />

del Sole (220 metri) e la Piramide della Luna<br />

(190 metri). Le altre piramidi, del Dragone, di<br />

Madre Terra e dell’Amore, non sono state ancora<br />

sfiorate dalla pala dei ricercatori.<br />

Ma a queste strutture non possiamo non<br />

L’INGEGNERE MARJANOVICH SUL TUMULO DI VRATNICA (FOTO R. HOYLE)<br />

Paolo Debertolis<br />

aggiungere anche le altre strutture minori.<br />

Una tra queste è sicuramente il Tumulo di<br />

Vratnica ed i tunnel (di Ravne e il KTK). Ma non<br />

sono le uniche. Ad esempio il nostro gruppo<br />

di ricerca ha individuato almeno altre tre piramidi<br />

di dimensioni più piccole (50-60 metri<br />

d’altezza), che ci ripromettiamo di studiare i<br />

prossimi anni, ed un tempio megal<strong>it</strong>ico che<br />

abbiamo tuttora allo studio.<br />

In realtà non sappiamo ancora se le strutture<br />

siano state erette contemporaneamente.<br />

Siamo di fronte a tecnologie costruttive molto<br />

diverse tra loro e probabilmente anche distanti<br />

dal punto di vista temporale. In fondo<br />

anche la nostra cap<strong>it</strong>ale, Roma, osp<strong>it</strong>a delle<br />

strutture erette in un arco di tempo ampio più<br />

di 2.000 anni.<br />

Così potrebbe essere anche per la cosiddetta<br />

“Civiltà di Visoko” un termine ombrello<br />

da noi dato agli artefici di tutte queste strutture<br />

che in realtà potrebbero essere state costru<strong>it</strong>e<br />

a centinaia di anni di distanza. Civiltà<br />

poi scomparsa prod<strong>it</strong>oriamente senza lasciare<br />

scr<strong>it</strong>ti o testimonianze nelle civiltà successive.<br />

Per ora abbiamo un punto di riferimento<br />

dal punto di vista della datazione per quan-<br />

36 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Missione <strong>it</strong>aliana sulle piramidi bosniache<br />

to riguarda la Piramide della Luna che sembra<br />

risalire a 10.350 anni fa (+- 50 anni). Un<br />

campione di legno posto al di sotto della pavimentazione<br />

dello strato più profondo nel<br />

sondaggio di scavo n. 20 ha forn<strong>it</strong>o questo<br />

risultato. Ma non possiamo accontentarci. Un<br />

unico campione, a parte gli errori di laboratorio,<br />

è troppo poco. Bisognerà pertanto ripetere<br />

ancora l’analisi al Carbonio 14 in questo<br />

s<strong>it</strong>o con prelievi seriati, considerando che è il<br />

meglio conservato della Piramide della Luna.<br />

Noi lavoriamo costantemente con le cronologie<br />

che spesso rappresentano il punto<br />

centrale dello nostro studio. Le cronologie<br />

vengono utilizzate in archeologia per riordinare<br />

gli eventi del passato e per fornire uno<br />

schema entro il quale può essere discusso un<br />

cambiamento sociale.<br />

È evidente la necess<strong>it</strong>à di rivedere e perfezionare<br />

la cronologia delle strutture incontrate<br />

sul nostro cammino via via che sono<br />

disponibili nuove informazioni. Questo è uno<br />

degli scopi principali nella nostra ricerca sulle<br />

piramidi bosniache.<br />

Le cronologie sono, però, talora costru<strong>it</strong>e<br />

artificialmente, create da una parziale comprensione<br />

del passato e incorporano tutta<br />

ALLA RICERCA DI ULTRASUONI NEI TUNNEL DI RAVNE<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

Paolo Debertolis<br />

una serie di ipotesi, spesso non dichiarate e<br />

non intenzionali, ma che pesano sul giudizio<br />

globale sulla Civiltà di Visoko. Per questo motivo<br />

dobbiamo essere sempre molto prudenti<br />

quando parliamo di datazioni nelle piramidi<br />

di Bosnia.<br />

Ma le strutture della Civiltà di Visoko non<br />

solo sono l’esempio di un’abile capac<strong>it</strong>à costruttiva,<br />

ma anche rappresentative di una<br />

tecnologia la cui memoria è stata persa nel<br />

tempo. Ne è un esempio le ricerche che da<br />

oltre sei mesi eseguiamo nel campo degli<br />

ultrasuoni che sembrano permeare queste<br />

strutture e la cui origine per ora non ci è conosciuta.<br />

È abbastanza noto ormai che un fascio di<br />

ultrasuoni esca dalla Piramide del Sole e punti<br />

verso lo spazio con caratteristiche molto peculiari.<br />

Si tratta di una frequenza audio, ossia<br />

meccanica, nella banda degli ultrasuoni con<br />

una frequenza di circa 32.000 Hz di media. La<br />

frequenza di trasmissione è contraddistinta<br />

da una portante costante ed una modulazione<br />

sovrapposta con caratteristiche di irregolar<strong>it</strong>à<br />

molto curiose, molto simili ad una trasmissione<br />

radio.<br />

Per noi è stata una scoperta inaspettata in<br />

Runa Bianca 37


Missione <strong>it</strong>aliana sulle piramidi bosniache<br />

quanto abbiamo prima registrato i suoni ultrasonici<br />

rilevati dagli strumenti e poi con due<br />

metodiche diverse, per eliminare i possibili<br />

errori strumentali (attraverso un compressore<br />

sonoro oppure via software), li abbiamo riportati<br />

ad una frequenza udibile. L’ascolto dei<br />

suoni resi udibili ricorda molto le trasmissioni<br />

dei vecchi modem audio oppure sono molto<br />

simili ad una trasmissione criptata.<br />

Secondo un altro ricercatore serbo, l’ing.<br />

Goran Marjanovich, questa trasmissione meccanica<br />

è accompagnata da una trasmissione<br />

elettromagnetica che lui ha rilevato tram<strong>it</strong>e i<br />

suoi strumenti e sembra rispecchiare le stesse<br />

frequenze meccaniche audio da noi rilevate.<br />

Secondo la sua opinione, i canali ripieni<br />

d’acqua posti nel ventre della piramide, di cui<br />

abbiamo un esempio nelle nostre esplorazioni<br />

dei Tunnel di Ravne, fungerebbero da stadio<br />

primario di una enorme macchina di Tesla<br />

modulando l’effetto piezoelettrico dovuto<br />

alla compressione dei quarzi presenti nel suolo<br />

sotto la piramide e facil<strong>it</strong>ando lo scambio<br />

ionico con l’atmosfera.<br />

È un’ipotesi molto suggestiva, ma ancora<br />

da dimostrare. Unico dato sicuro è che questa<br />

radiazione meccanica (rilevata dal no-<br />

IL MEGALITE K2 NEI TUNNEL DI RAVNE<br />

Paolo Debertolis<br />

stro gruppo) ed elettromagnetica (rilevata<br />

dall’ing. Marjanovich) sembra originarsi da<br />

un unico stadio primario posto all’interno<br />

della piramide, con delle curiose somiglianze<br />

strutturali, principi energetici e meccanici collaudati<br />

da Nikola Tesla nella costruzione del<br />

suo “Magnifying Amplifier”, controverso potentissimo<br />

trasformatore a Colorado Springs.<br />

Qualcosa funziona ancora nella struttura<br />

della piramide? È possibile.<br />

Sol<strong>it</strong>amente onde meccaniche ed elettromagnetiche<br />

possono essere registrate sulla<br />

superficie terrestre provenienti principalmente<br />

da attiv<strong>it</strong>à geofisiche e sismiche nella<br />

crosta terrestre e il suo nucleo, in una gamma<br />

molto ampia di valori di ampiezza e frequenza,<br />

e di sol<strong>it</strong>o sono piuttosto varie sia per l’intens<strong>it</strong>à<br />

che per la durata; mentre le caratteristiche<br />

delle frequenze rilevate sulle piramidi<br />

bosniache appaiono decisamente diverse e<br />

difficilmente possono essere spiegate con<br />

processi naturali.<br />

Nel nostro prossimo round a Visoko rivaluteremo<br />

anche la trasmissione delle onde<br />

sonore ultrasoniche nell’acqua dei tunnel di<br />

Ravne. Ci siamo dotati di microfoni impermeabili,<br />

sol<strong>it</strong>amente utilizzati dai biologi marini<br />

38 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Missione <strong>it</strong>aliana sulle piramidi bosniache<br />

per ascoltare le balene. Nella precedente rilevazione<br />

nell’aria dei tunnel di Ravne, abbiamo<br />

comunque constatato la presenza anche<br />

lì ad un livello molto basso di ultrasuoni, circa<br />

10 db.<br />

Qualcosa di più anche in alcune locazioni<br />

del Tumulus di Vratnica<br />

Ma non è solo questo il filone più clamoroso<br />

delle ricerche sulle piramidi bosniache. In<br />

via di completamento sono anche le ricerche<br />

sui megal<strong>it</strong>i presenti nei tunnel di Ravne per i<br />

quali abbiamo già esegu<strong>it</strong>o delle indagini petrologiche.<br />

Il sospetto è che non si tratti solo di megal<strong>it</strong>i<br />

di origine naturale manipolati, bene o<br />

male, dai costruttori dei tunnel di Ravne, ma<br />

di pietre di sintesi costru<strong>it</strong>e a partire da materiale<br />

crudo, poi compattato a caldo per formare<br />

una base, dentro alla quale è stato inser<strong>it</strong>o<br />

qualcosa di metallico e successivamente<br />

richiuso con un coperchio colato a sua volta<br />

sulla base. Questa ipotesi non è campata in<br />

aria, ma è basata sulle ricerche effettuate<br />

con il georadar da una d<strong>it</strong>ta croata lo<br />

scorso anno.<br />

Anche in questo caso non è possibile<br />

per ora supporre il significato di questa<br />

operazione da parte dei costruttori dei<br />

tunnel, ma sarà in primo luogo necessario<br />

eseguire di nuovo uno scanner con il<br />

georadar del loro interno, con ampia documentazione<br />

fotografica, prima di fare<br />

supposizioni che siano realistiche. Bisogna<br />

prima confermare con sicurezza, infatti,<br />

quanto già descr<strong>it</strong>to in precedenza.<br />

Intanto proseguono con l’aiuto dei<br />

volontari gli scavi per liberare i tunnel<br />

di Ravne della terra che li hanno sigillati.<br />

È un lavoro lungo e che richiede molto<br />

tempo in quanto il lume dei tunnel è<br />

molto ristretto e permette l’asportazione<br />

di materiale molto lentamente con<br />

l’uso di carrettini trainati a mano che<br />

rappresentano l’unico mezzo possibile<br />

per l’asportazione della terra senza creare<br />

anni danni alla struttura.<br />

I lavori all’interno dei tunnel non si sono<br />

quasi mai interrotti durante tutta la stagione<br />

invernale, in quanto protetti dalle intemperie,<br />

a differenza degli scavi all’esterno, che sono<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

possibili solo durante l’estate, nel periodo che<br />

va da metà giugno a metà settembre.<br />

Prima e dopo questi termini le piogge non<br />

solo rallentano i lavori, ma possono anche<br />

causare danni al s<strong>it</strong>o non protetto da tettoie<br />

oppure disperdere o contaminare gli eventuali<br />

campioni organici presenti nei s<strong>it</strong>i, analizzabili<br />

con il Carbonio 14 per una datazione<br />

sicura dei resti.<br />

Tuttora i lavori sono sospesi per quanto<br />

riguarda la Piramide del Sole, anche se l’archeologa<br />

responsabile per gli scavi per conto<br />

della Fondazione Bosniaca della Piramide<br />

del Sole, dott.ssa Sara Acconci, conterebbe<br />

di liberare dalla terra almeno un centinaio di<br />

metri lungo lo spigolo che separa la facciata<br />

Nord dalla facciata Ovest entro l’estate e con<br />

l’apporto dei volontari.<br />

Uno spigolo regolare e ben intonacato<br />

sarebbe la testimonianza più eclatante per<br />

contraddire gli scettici che continuano a considerare<br />

la Piramide del Sole come una collina<br />

MANUFATTO RITROVATO NEI TUNNEL DI RAVNE<br />

Paolo Debertolis<br />

naturale. <strong>Tra</strong> questi l’ex Ministro della Cultura<br />

bosniaco, Gavrilo Grahovac, fiero oppos<strong>it</strong>ore<br />

alla realtà delle piramidi bosniache che si è<br />

sempre rifiutato di vis<strong>it</strong>are i s<strong>it</strong>i della Valle di<br />

Runa Bianca 39


Missione <strong>it</strong>aliana sulle piramidi bosniache<br />

Visoko, ma che ora è sotto inchiesta per distrazione<br />

di fondi. Il Ministro Grahovac è anche<br />

l’autore del decreto che nel 2007 ha bloccato<br />

gli scavi sulla Piramide del Sole.<br />

Per quanto riguarda gli scavi sulla Piramide<br />

della Luna, al contrario, proseguono, ed<br />

in questo periodo sono stati ripristinati i s<strong>it</strong>i<br />

sulla cima della piramide con possibil<strong>it</strong>à di vis<strong>it</strong>arli<br />

anche per i turisti. Un gruppo di volontari<br />

è presente costantemente in questa sede<br />

e prosegue i lavori di scavo.<br />

Quindi dispiace di contraddire quelle persone<br />

che hanno previsto il termine degli scavi<br />

nel 2012. Non è vero. Qui gli scavi possono<br />

proseguire indefin<strong>it</strong>amente. C’è così tanto<br />

da cercare che probabilmente finirà come in<br />

Eg<strong>it</strong>to dove tuttora a distanza di due secoli si<br />

continua a scavare e scoprire.<br />

In appendice la testimonianza di un r<strong>it</strong>rovamento<br />

nei tunnel di Ravne da parte di<br />

un operaio <strong>it</strong>aliano della Fondazione, Afredo<br />

Brentan: un piccolo manufatto sul quale è incisa<br />

una lezione di geometria.<br />

Su un lato di questo manufatto è infatti<br />

presente un triangolo equilatero profondamente<br />

inciso. In prossim<strong>it</strong>à della base del<br />

triangolo è riconoscibile un ulteriore angolo<br />

con propria bisettrice disegnata solo all’interno<br />

dell’area del triangolo e, in questo caso,<br />

l’incisione risulta essere meno profonda.<br />

Certo che non potevano essere dei selvaggi<br />

ded<strong>it</strong>i solo alla caccia, come maliziosamen-<br />

PAoLo DebertoLis<br />

È coordinatore del progetto di<br />

ricerca, è in ruolo all’Univers<strong>it</strong>à<br />

degli Studi di Trieste dal 1987<br />

presso la Facoltà di Medicina<br />

e Chirurgia, dove insegna sia<br />

presso il Corso di Studio per la Laurea Specialistica<br />

in Medicina e Chirurgia che presso il Corso<br />

di Studio in Odontoiatria e Protesi Dentaria. È<br />

laureato in Medicina e Chirurgia e specialista<br />

in Odontostomatologia. Presso l’Univers<strong>it</strong>à degli<br />

Studi di Milano ha consegu<strong>it</strong>o nel 2006 il<br />

Diploma di Perfezionamento in Odontoiatria<br />

Legale e Odontologia. È laureando in Scienze<br />

Giuridiche. Presso il Corso di Studio in Odon-<br />

Paolo Debertolis<br />

te afferma qualcuno, quelli che ab<strong>it</strong>avano la<br />

Valle di Visoko nel Neol<strong>it</strong>ico, in quanto i tunnel<br />

sono stati ab<strong>it</strong>ati fino a 5.000 anni fa come<br />

provato dai residui carboniosi al C14 presenti<br />

all’ingresso dei tunnel.<br />

Il reperto r<strong>it</strong>rovato molto più in profond<strong>it</strong>à<br />

nei tunnel a 150 metri dall’entrata, è ipotizzabile<br />

sia di epoca ancora precedente e testimonia<br />

la perfetta conoscenza della geometria di<br />

quelle popolazioni.<br />

In ogni caso a poca distanza sono stati r<strong>it</strong>rovati<br />

recentemente altri residui organici che<br />

potranno fornire ulteriori informazioni sulle<br />

datazioni di questo s<strong>it</strong>o e che ci accingiamo<br />

ad esaminare nei prossimi mesi proprio qui in<br />

Italia.<br />

La strada della ricerca è ormai aperta in<br />

molte direzioni sulle piramidi bosniache, ma<br />

è anche molto lunga e non priva di incidenti<br />

di percorso. Per questo abbiamo ideato il nostro<br />

gruppo interdisciplinare con conoscenze<br />

antropologiche, arch<strong>it</strong>ettoniche, archeologiche<br />

e geologiche che cerca di gestire questi<br />

s<strong>it</strong>i un po’ speciali in modo globale, senza trascurare<br />

alcuna ipotesi di studio e ampliando<br />

il più possibile le nostre possibil<strong>it</strong>à di ricerca.<br />

Per gli aggiornamenti e approfondimenti<br />

si può vis<strong>it</strong>are il s<strong>it</strong>o del gruppo di ricerca SB<br />

Research Group (www.sbresearchgroup.eu/<br />

index.php?lang=<strong>it</strong>) e il s<strong>it</strong>o della Fondazione<br />

Bosniaca della Piramide del Sole (www.piramidasunca.ba/en/).<br />

toiatria dell’Univers<strong>it</strong>à di Trieste è t<strong>it</strong>olare per<br />

affidamento della Cattedra di Odontoiatria Legale,<br />

Odontologia e Archeologia Odontoiatrica<br />

(Applicazioni forensi di Odontoiatria Legale<br />

ed Odontologia). Da alcuni anni ha ampliato le<br />

proprie linee di ricerca in amb<strong>it</strong>o antropologico<br />

e archeologico collegate all’insegnamento<br />

di Archeologia Odontoiatrica (applicazione<br />

delle tecniche forensi in amb<strong>it</strong>o archeologico).<br />

Dal 2009 ha iniziato uno studio in amb<strong>it</strong>o antropologico<br />

connesso alle Piramidi di Bosnia ed<br />

agli sviluppi delle ricerche sulla Civiltà di Visoko.<br />

Dalle sue ricerche emerge, infatti, che l’estensione<br />

di quest’ultima sembra travalicare il puro<br />

fenomeno delle Piramidi poste nella Valle di Visoko<br />

ed interessare ampiamente i Balcani.<br />

40 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Passaggio in India, ai piedi di Swami<br />

Il mio primo incontro con<br />

Sai Baba<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

di Tullia Parvathi Turazzi<br />

tempo di lettura 5 minuti<br />

Runa Bianca 41


Il mio primo incontro con Sai Baba<br />

di Linate quel mattino, mi<br />

apparve come un luogo strano e mi-<br />

L’aeroporto<br />

naccioso. Non avevo mai volato prima,<br />

anzi, ero terrorizzata all’idea di salire su<br />

un aereo, per me volare era come morire. Qui<br />

Freud si potrebbe sbizzarrire... ma, era così. Mi<br />

chiesi ma dove sto andando? Devo essere impazz<strong>it</strong>a,<br />

nel mio cuore però ero certa che quel<br />

viaggio avrebbe cambiato la mia v<strong>it</strong>a. Salutai<br />

mio mar<strong>it</strong>o e mio figlio sapendo che li avrei<br />

rivisti dopo 15 giorni, portando con me un ricordo<br />

indelebile, così immaginavo. Il volo fu<br />

sereno, nessuna paura ma tanta emozione, e<br />

su ogni volo 3 in tutto per arrivare a Bangalore<br />

in India incontrai compagni di viaggio che<br />

miracolosamente mi aiutarono in tutto, a me<br />

che ero una novizia del volo. Arrivata all’aeroporto<br />

di Bombay, mi prese lo sgomento.<br />

Una confusione totale, io allora non parlavo<br />

una parola di inglese, solo <strong>it</strong>aliano e un po’<br />

di francese. Gente sdraiata ovunque persino<br />

nei bagni. Mendicanti che li avevano fatto il<br />

loro rifugio notturno, io colta da nausea, ero<br />

stata assist<strong>it</strong>a e confortata da queste care<br />

donne indiane, poverissime, costrette a vivere<br />

in un bagno dell’aeroporto, ma pronte ad<br />

aiutare una sciocca turista smarr<strong>it</strong>a che stava<br />

SAI BABA IN PREGHIERA<br />

Tullia Parvathi Turazzi<br />

per svenire. Questo fu il mio tragico e meraviglioso<br />

impatto con l’India e i suoi meravigliosi<br />

ab<strong>it</strong>anti, così diversi da noi occidentali, così<br />

poveri e cenciosi alcuni.. ma con occhi brillanti<br />

e spir<strong>it</strong>uali, come mai ne avevo visti prima.<br />

Finalmente il terzo aereo della Jet Airways<br />

toccò il suolo di Bangalore, avevo trovato una<br />

compagna di viaggio che guarda il caso andava<br />

proprio da Sathya Sai Baba, una devota<br />

di lungo corso, ormai esperta che mi guidò e<br />

sostenne in tutto. Quando entrai nell’ashram<br />

di Sai Baba, provai un intensa commozione,<br />

come se stessi tornando a Casa da un vecchio<br />

e caro amico e padre, e desiderai baciare il<br />

terreno che calpestavo, ma non lo feci, un po’<br />

ne ebbi pudore e forse non era molto igienico...<br />

pensai.<br />

Parlare di Lui, mi è difficile, soprattutto ora<br />

che il suo Sacro Corpo ci ha lasciati tutti orfani<br />

per salire verso i Cieli più alti. Fu veramente<br />

un’esperienza unica e così meravigliosa che<br />

ancora dub<strong>it</strong>o sia cap<strong>it</strong>ata a me.<br />

Il piccolo Asram di Wh<strong>it</strong>field vicino a Bangalore<br />

era intriso di una strana e dolce energia<br />

che io percepivo in ogni mia cellula, mi<br />

penetrava ovunque e mi riempiva di uno<br />

stato di beat<strong>it</strong>udine e amore, che non so<br />

42 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Il mio primo incontro con Sai Baba<br />

descrivere. Il Suo primo sguardo al Darshan,<br />

quando fluttuando senza quasi toccare il pavimento<br />

del tempio, venne verso di me e mi<br />

fisso a lungo in silenzio... fu come guardare<br />

nell’Infin<strong>it</strong>o, nella beat<strong>it</strong>udine fatta Uomo. Conoscevo<br />

quello sguardo, da tante v<strong>it</strong>e, i nomi<br />

diversi Rama, Krisna, Gesu... ma Lui. L’essenza<br />

del SE... era sempre la stessa, eterna, compassionevole,<br />

amore infin<strong>it</strong>o. Fuori le strade polverose<br />

e trafficate mi riportarono alla realtà di<br />

tutti i giorni... camminavo come in un sogno,<br />

diventato ora rumoroso e caotico, le bancarelle<br />

esponevano frutti esotici multicolori a<br />

prezzi davvero irrisori. Altre mostravano file<br />

di saree colorati appesi. I saree sono il tipico<br />

ab<strong>it</strong>o femminile indiano, 6 metri di stoffa da<br />

avvolgere intorno al corpo. Elegantissimo e<br />

pratico da indossare, una volta imparato a<br />

indossarlo. Foto delle divin<strong>it</strong>à indù ovunque.<br />

Da Baba a disegni di Krisna il Dio delle Gopi,<br />

pastorelle devote del Dio dal flauto incantato<br />

del colore blu nuvola. Statuine di ogni forma<br />

e materiali, e soprattutto gli odori dell’India,<br />

penetranti, inconfondibili, che ti accompagnavano<br />

anche quando rientrata in Italia, tirando<br />

fuori le poche rupie rimaste, improvvisi<br />

colpivano le mie narici... provocandomi una<br />

struggente nostalgia... tornare da Lui, tornare<br />

a Casa.<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

tuLLiA PArvAthi<br />

turAzzi<br />

Nata a Monza (MI) il 10 agosto<br />

1955. Caduta dal cielo insieme<br />

a migliaia di stelle cadenti nella<br />

notte di San Lorenzo. Ha frequentato<br />

il liceo Artistico di Brera diplomata in<br />

grafica pubblic<strong>it</strong>aria, studi di psicologia e danza<br />

moderna, studiosa di religioni antiche, antiche<br />

filosofie, simbolismo, esoterismo, ricercartrice,<br />

conosc<strong>it</strong>rice di molti mezzi di divinazione dai<br />

tarocchi agli I Ching, astrologia, sens<strong>it</strong>iva fin da<br />

piccolissima, in contatto con altre dimensioni o<br />

loka. Pratica med<strong>it</strong>azione e yoga tantra kundalini<br />

da 13 anni, pratica il reiki e l’healing è canalizzatrice<br />

di Baba ed di altri maestri ascesi ma<br />

più che canale ha con loro contatti astrali dove<br />

Tullia Parvathi Turazzi<br />

Feci molti viaggi e tutti in un solo anno,<br />

fino al giorno in cui decisi... di rimanere. Ricordo<br />

di quel mio primo indescrivibile incontro<br />

con l’Avatar, e un braccialetto che ho ancora.<br />

Una notte sognai Baba, era un sogno vero,<br />

reale, dove benedisse quel piccolo bracciale,<br />

comprato il giorno prima su una bancarella<br />

per poche rupie, era in argento con 7 ametiste<br />

incastonate. Al risveglio di fonte allo stupore<br />

mio e delle donne che dormivano con<br />

me nell’Ashram in una stanza dove eravamo<br />

in 8 sdraiate su materassi di fortuna vedemmo<br />

che in ogni ametista compariva la figura<br />

chiara di Baba che noi chiamiamo Swami... e<br />

in ogni pietra Lui era in posizioni diverse e a<br />

volte cambiava secondo i giorni e le s<strong>it</strong>uazioni...<br />

era uno dei suo Lila mi dissero le devote<br />

esperte. Ma per me era incedibile vedere un<br />

tale miracolo vivente, nel mio braccialetto.<br />

Questo fu uno degli innumerevoli Lila che<br />

vidi e che ricevetti. Ma il vero dono fu un altro,<br />

l’immersione totale nell’Amore Divino e Cosmico,<br />

un Amore che non mi ha più lasciata,<br />

neppure nei momenti bui e difficili che tutti<br />

noi, incontriamo lungo il cammino verso la<br />

Realizzazione del Sé. Questo fu il mio primo<br />

incontro a livello fisico del mio Amato Maestro.<br />

Ma ogni mia parola è totalmente inadeguata<br />

ad esprimere La Sacral<strong>it</strong>à e bellezza di<br />

ciò che ho vissuto e continuo a vivere.<br />

li vede e tocca normalmente come in 3 dimensioni,<br />

un dono di BABA, uno dei molti che ha<br />

ricevuto da LUI. Vive attualmente in India, ma<br />

viaggia tra i vari stati indiani. Vive Puttaparthi<br />

dove ebbe la fortuna a 43 anni di avere la<br />

grande benedizione di conoscere ed incontrare<br />

l’Avatar di questo kali yuga SRI SRI SATHYA<br />

SAI BABA che mostrò me stessa a me stessa, e<br />

gli rivelò che Dio vive in noi e non fuori di noi.<br />

Ha vissuto continuamente ai suoi piedi di loto<br />

dal 1998 ad oggi fino al Suo Mahasamadi. Un<br />

esperienza che da sola mer<strong>it</strong>a un libro che sta<br />

scrivendo. Prosegue il percorso seguendo i suoi<br />

insegnamenti AMA TUTTI E SERVI TUTTI... il<br />

percorso umano e spir<strong>it</strong>uale continua, in astrale<br />

con la Sua vicinanza continua perchè non c’e<br />

lim<strong>it</strong>e alla bellezza e alla meraviglia della Rivelazione.<br />

Runa Bianca 43


È ora di svegliarsi, figlia<br />

Il cosmo mi parla<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

di Anja j Zablocki<br />

tempo di lettura 13 minuti<br />

Runa Bianca 45


Il cosmo mi parla<br />

Sdraiata sul prato del Circo Massimo,<br />

dove piedi umani per millenni hanno<br />

calpestato il suolo, io e Jek siamo due<br />

“Wally”, due punti fermi in mezzo a una distesa<br />

di corpi ag<strong>it</strong>ati. Provate a trovarci.<br />

Siamo quelli talmente estranei alla s<strong>it</strong>uazione<br />

da risultare paradossalmente invisibili,<br />

slegati momentaneamente dalla mente collettiva<br />

in cui siamo immersi, presi da un estatico<br />

amore artificiale.<br />

È una fresca giornata di marzo, il cielo è<br />

blu superlativo assoluto, e sulla sua rotond<strong>it</strong>à<br />

scorrono bianche nuvole. In questo momento<br />

perfetto non potrei essere più vicina e più<br />

lontana di così dall’essere umano. Del resto,<br />

io in questo mondo non sono altro che uno<br />

spettatore, un passante curioso.<br />

Quella è una pecora, quello un unicorno,<br />

quello un drago.<br />

Nello stato mentale in cui mi trovo, non<br />

sono sicura se è la fantasia a dare forma alle<br />

nuvole o se il mio pensiero è così potente da<br />

crearle. Qualcuno grida slogan a un microfono<br />

e decine di altoparlanti riportano una<br />

versione distorta della sua indignazione. Per<br />

un secondo mi sento in colpa della mia totale<br />

indifferenza; forse dovrei salire anche io sul<br />

palco e gridare a quelle persone che si stanno<br />

scaldando troppo per delle questioni insensate.<br />

Molto rumore per nulla, avrebbe detto<br />

Shakespeare. Non lo faccio, ovviamente, perchè<br />

non è comp<strong>it</strong>o mio. Non sono un invasore,<br />

sono un errante. Il cosmo mi parla: io<br />

ascolto e assorbo in silenzio.<br />

Onde di energia si riversano su di me mentre<br />

cammino per quelle strade piene di gente<br />

e di storia, e ogni persona ruba e regala qualcosa,<br />

passando. Il tempo non è lineare, ma è<br />

composto da attimi fissati su una pellicola, ed<br />

è come guardare un film già visto. La sensazione<br />

che provi, quando il cosmo ti parla, è<br />

l’assoluta certezza che ogni cosa sta perfettamente<br />

al posto giusto.<br />

Dalla cima della scalinata in piazza di Spagna<br />

osservo il mondo. È tutto così dolorosamente<br />

vivo, i tetti sono troppo rossi, il sole è<br />

troppo giallo, l’aria occupa troppo spazio. Se<br />

solo penso al miracolo che accade in ogni<br />

istante, mi sembra di impazzire. Jek ha un sorriso<br />

e una luce negli occhi che non gli avevo<br />

Anja Zablocki<br />

mai visto.<br />

Non è fantastico come tutto riesca a esistere<br />

contemporaneamente? gli chiedo.<br />

Penso all’arcano XII mentre stiamo seduti<br />

sulla scalinata.<br />

Una settimana prima, una voce metallica,<br />

disumana, mi aveva svegliata mentre sognavo<br />

di camminare sul letto asciutto di un<br />

fiume. Davanti a me, sopra alberi rinsecch<strong>it</strong>i<br />

dondolavano i corpi impiccati di dodici frati.<br />

La voce divert<strong>it</strong>a mi cantava nella testa una<br />

filastrocca:<br />

Dodici frati appesi nel prato, chi sarà stato?<br />

Chi sarà stato?<br />

Uno scherzo di cattivo gusto, certo, ma efficace.<br />

Svegliarmi per due mesi di fila nel letto,<br />

nella posizione dell’appeso, e sognare continuamente<br />

questo archetipo, mi era bastato<br />

per capire che era ora di ripartire da zero.<br />

Pensavo a quale ruolo stesse avendo questo<br />

viaggio a Roma nel mio percorso di risveglio.<br />

Era il mio appuntamento al buio con Dio<br />

e la mia mente estraeva riflessioni come conigli<br />

da un cilindro.<br />

Una madre sale la gradinata con un bambino,<br />

contando insieme gli scalini: sessantuno,<br />

sessantadue, sessantatré...<br />

È superfluo dire che, alla nostra altezza, i<br />

gradini sono sessantaquattro? E come posso<br />

spiegare con parole di carne, quale è il significato<br />

di tutto questo?<br />

Io sorrido, Jek sorride, madre e figlio sorridono,<br />

mentre capisco che il cosmo ha imbast<strong>it</strong>o<br />

un piano, perfetto e intricato quanto<br />

solo le cose più semplici possono sembrare.<br />

Un piano di cui sono sempre stata complice<br />

ignara. Questo piano è tutto ciò che vale la<br />

pena di conoscere.<br />

Trovo ironicamente bellissime le coincidenze<br />

numerologiche dell’universo.<br />

Osservo il mondo e il mondo è uno specchio;<br />

guardando tra le spire dell’energia riemergono<br />

ricordi perduti e tutto mi sembra<br />

così ovvio, chiaro. La v<strong>it</strong>a si palesa in tutte le<br />

sue definizioni. Una voce sussurra ver<strong>it</strong>à incontestabili:<br />

è come imparare qualcosa che<br />

già conosci, come risvegliarsi da un coma,<br />

come l’odore rassicurante della propria casa.<br />

In quell’istante io sono, e sono tutto, e sento<br />

l’enorm<strong>it</strong>à energetica che muove questa<br />

46 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Il cosmo mi parla<br />

ARCANO MAGGIORE XII: L’APPESO. RAPPRESENTA L’INIZIAZIONE,<br />

IL SACRIFICIO, IL TRAVAGLIO DEL CORPO PER L’ELEVAZIONE<br />

DELL’ANIMA. È LA CARTA DELLA TRASFORMAZIONE,<br />

DELL’INTROSPEZIONE, DEL MUTAMENTO. ARCHETIPO<br />

DELL’ABBANDONO AL MONDO E AL VIAGGIO DENTRO SÉ STESSI.<br />

IL RISVEGLIO DELLA CONSAPEVOLEZZA<br />

realtà. Sento l’interazione fra questa realtà e<br />

molte altre, e so che non c’è lim<strong>it</strong>e al pensiero.<br />

L’unico lim<strong>it</strong>e è lo Spir<strong>it</strong>o del mondo, con cui<br />

ci autogoverniamo, e attraverso il quale so di<br />

essere il tutto: ogni sasso o persona, indistin-<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

Anja Zablocki<br />

tamente. Una grande macchina, la colonna<br />

che regge l’universo.<br />

Le persone mi attraversano come<br />

neutrini: le persone che mi passano accanto<br />

ogni giorno, le persone con cui<br />

parlo, mangio o dormo, le persone che<br />

nemmeno conosco. Nessuno si ferma,<br />

nessuno rimbalza o mi abbatte ma, attraversando<br />

la mia v<strong>it</strong>a per un istante,<br />

raccolgono e scambiano informazioni.<br />

Alcuni, come ora Jek, interagendo con<br />

la mia energia scoprono nuovi sentieri.<br />

Sono un catalizzatore, un viandante<br />

antico. Sono un Rispondente, e porto il<br />

fuoco.<br />

Penso a tutte queste cose, seduta su<br />

quegli scalini, e a milioni di altre. I pensieri<br />

sono un fiume in piena, una marea<br />

che sommerge tutto. Da questa marea<br />

riemergono i ricordi dei primi contatti<br />

con le mie guide. Mi rendo conto di<br />

non averne mai compreso realmente il<br />

significato. Sentivo, ma non ascoltavo.<br />

Credevo, ma avevo dubbi. Pensavo di<br />

vivere, in realtà respiravo soltanto. Vedo<br />

me stessa in tutte le mie forme. Qui e<br />

ora, un unico interminabile momento,<br />

in cui sono questa e molte altre forme<br />

di v<strong>it</strong>a, dimensioni, mondi. La plural<strong>it</strong>à<br />

di ciò che chiamiamo Io mi sconvolge.<br />

Il mio nome è Legione perchè siamo tanti.<br />

Sono consapevole.<br />

Insieme alla gioia di avere riscoperto<br />

me stessa è arrivato anche un senso di<br />

perd<strong>it</strong>a per tutti gli anni che ho vissuto<br />

senza dare la giusta importanza al mio<br />

dono. Le persone vivono le loro esistenze<br />

nella cec<strong>it</strong>à e nella paura. Quando nasci<br />

in un simile contesto, senza una guida,<br />

senza qualcuno che ti aiuti a sfruttare<br />

il tuo potenziale, finisci con l’assopirti<br />

anche tu. È l’ironia della nostra natura,<br />

esser certi dell’inganno e negare la ver<strong>it</strong>à.<br />

Inconsapevolmente aiutiamo i nostri<br />

carcerieri a tenerci in prigione. Come uccelli<br />

cresciuti in cattiv<strong>it</strong>à, quando il velo<br />

di Maya si alza e intravediamo la libertà, non<br />

sappiamo che farcene. Perché libertà significa<br />

staccare l’ancora, liberarsi di schemi mentali<br />

logori, dogmi socialmente acquis<strong>it</strong>i, certezze<br />

Runa Bianca 47


Il cosmo mi parla<br />

personali. È l’esser rovesciati in un mondo tutto<br />

nuovo, come l’Appeso insegna.<br />

La Via della consapevolezza non è una<br />

passeggiata. È l’unico modo di esistere, per<br />

l’anima. Muore e rinasce continuamente. Passa<br />

attraverso la sofferenza, la lotta, ed esige<br />

molto coraggio. Passa attraverso l’Amore, anche<br />

se non lo comprende appieno. Si nutre di<br />

ogni istante regalato dall’illusione del tempo.<br />

Impara.<br />

Non è un percorso lineare.<br />

Certe esperienze<br />

non sono facili da digerire.<br />

Esige una costanza<br />

e una presenza fisica e<br />

mentale impossibile da<br />

avere con le lim<strong>it</strong>azioni<br />

del corpo fisico e le<br />

trappole mentali contro<br />

cui deve continuamente<br />

lottare. Forse la trappola<br />

più pericolosa è l’inganno<br />

ad opera dei falsi<br />

messaggeri. I contattisti<br />

New Age ne sono esempio. Chi ha canali<br />

aperti e riesce a comunicare con altre realtà,<br />

deve rendersi conto di essere aperto a tutto.<br />

L’universo è pieno di ent<strong>it</strong>à che non aspettano<br />

altro che una breccia, per nutrirsi della nostra<br />

energia approf<strong>it</strong>tando dell’ingenuo desiderio<br />

di sapere dell’essere umano.<br />

Anche io sono stata spesso v<strong>it</strong>tima di queste<br />

creature, sia da parte di vis<strong>it</strong>atori astrali,<br />

sia da viaggiatori in carne e ossa, che mi hanno<br />

sovente lasciato sul corpo i segni del loro<br />

passaggio. Dopo l’esperienza di Roma, la mia<br />

nuova consapevolezza mi ha fatto risplendere<br />

come un faro, e con esso ho attirato di tutto.<br />

Ma ancora una volta ho commesso un errore,<br />

lo stesso che anni prima, mi aveva portata<br />

a giocare d’azzardo con la san<strong>it</strong>à mentale e<br />

con la v<strong>it</strong>a stessa. Mi sono gettata a capof<strong>it</strong>to<br />

nell’esplorazione della realtà separata, senza<br />

proteggermi in modo adeguato, senza informarmi,<br />

convinta di sapere esattamente cosa<br />

stavo facendo, e di avere il controllo.<br />

Prima dell’avvenimento che mi ha fatto<br />

fare cento passi indietro, c’è stato un altro<br />

viaggio a Roma.<br />

Avevo da poco conosciuto il ragazzo che<br />

Anja Zablocki<br />

poi sarebbe diventato mio mar<strong>it</strong>o, e desideravo<br />

fortemente condividere con lui ciò che<br />

stavo vivendo. Lui era mentalmente aperto e<br />

disponibile a credermi, ma senza esperienza<br />

pratica non avrebbe mai potuto farlo fino in<br />

fondo. Non sapevo se Ra’bey avrebbe accettato<br />

di dare dimostrazioni: avevo sempre vissuto<br />

i contatti in sol<strong>it</strong>udine e, a parte qualche<br />

sporadico avvenimento, nessuno ne è mai<br />

stato partecipe.<br />

Era la notte di Capodanno,<br />

e la voce di<br />

Ra’bey ha risposto alla<br />

mia richiesta.<br />

Vi facciamo un regalo<br />

adesso, ha detto, così lui<br />

potrà vedere.<br />

In quel momento è<br />

tornata in me la sensazione<br />

familiare di estraniamento.<br />

Il tempo era<br />

un abbozzo, le persone<br />

erano più “presenti”, gli<br />

oggetti avevano contorni<br />

più forti. Ho chiesto a mio mar<strong>it</strong>o di seguirmi,<br />

e come fossi guidata da un Gps, ho iniziato<br />

a percorrere i vicoli della c<strong>it</strong>tà come un<br />

automa. Dopo alcuni minuti, siamo sbucati in<br />

una piazzetta dove, sulla facciata di un palazzo,<br />

stavano proiettando immagini raffiguranti<br />

dipinti famosi e l’aria tremava per un brano<br />

del “Duetto dei fiori” di Delibes, il nostro prefer<strong>it</strong>o.<br />

Mio mar<strong>it</strong>o, incantato, rideva. Come hai<br />

fatto? Mi ha chiesto. Come facevi a saperlo?<br />

Io avevo il cuore caldo e la mente serena.<br />

Fin<strong>it</strong>o lo spettacolo, siamo andati in piazza di<br />

Spagna, dove gli ho chiesto di sedersi con me<br />

sulla scalinata ad aspettare. La piazza era stracolma<br />

di gente, camminare era quasi impossibile.<br />

Quando la voce di Ra’bey mi ha detto Ora<br />

digli di guardare in quel punto, ho spiegato a<br />

mio mar<strong>it</strong>o che cosa mi stava dicendo. Gli ho<br />

mostrato il punto della scalinata che Ra’bey<br />

mi aveva indicato e gli ho detto che, anche se<br />

lui non poteva vederli, li avrebbe percep<strong>it</strong>i, e<br />

avrebbero fatto in modo di fargli capire che<br />

esistevano davvero, e che erano li con noi.<br />

Pochi istanti più tardi, in mezzo a quella<br />

fiumana di persone, in quel preciso punto si è<br />

aperta una falla, un vuoto in cui potevano sta-<br />

48 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Il cosmo mi parla<br />

re quattro grandi persone, e nessuno vi passava.<br />

Centinaia di persone sgom<strong>it</strong>avano nella<br />

calca per riuscire a muoversi, ma nessuno<br />

osava attraversare quel piccolo punto vuoto,<br />

vi giravano invece attorno. Attraverso me,<br />

Ra’bey ha detto a mio mar<strong>it</strong>o Ora vedi l’istante.<br />

Adesso se ne vanno, ho aggiunto, e lo spazio<br />

vuoto è stato sub<strong>it</strong>o sommerso dalla calca.<br />

Sei stata brava, mi ha comunicato Ra’bey<br />

col pensiero, ti facciamo un altro piccolo regalo.<br />

Ho sorriso, ripetendo le sue parole a mio<br />

mar<strong>it</strong>o. Così siamo rimasti ancora li seduti. Un<br />

minuto più tardi, un vend<strong>it</strong>ore ambulante di<br />

rose è sbucato tra la folla e si è diretto verso<br />

di me. Mi ha porto un fiore e mio mar<strong>it</strong>o ha<br />

aperto il portafoglio per pagarlo, ma il vend<strong>it</strong>ore<br />

l’ha bloccato con una mano e sorridendo<br />

ha detto: No, questa è per lei, perchè è stata<br />

brava.<br />

Forse quella frase è stata, più di qualsiasi<br />

cosa successa quella notte, a sconvolgere mio<br />

mar<strong>it</strong>o. Anche in lui, come è stato per Jek, un<br />

nuovo sguardo, una nuova luce, un sorriso di<br />

emozione e di seren<strong>it</strong>à.<br />

Quando vedo quello sguardo di meraviglia<br />

nelle persone, anche se si accende negli<br />

occhi di uno su mille, penso valga la pena di<br />

combattere contro la cec<strong>it</strong>à del mondo.<br />

Qualche mese più tardi, mentre dormivamo<br />

in un hotel, ci siamo svegliati entrambi<br />

con un grido, scalciando nel letto. Pochi istanti<br />

prima avevamo percep<strong>it</strong>o una presenza,<br />

un’ombra enorme, una faccia che ci fissava in<br />

volto a pochi centimetri di distanza e di cui<br />

riuscivo a sentire i pensieri malevoli. Mentre<br />

mio mar<strong>it</strong>o scattava in piedi per accendere la<br />

luce, io ero seduta col cuore che martellava<br />

nel petto. Lui era bianco come un lenzuolo, e<br />

mentre cercava di rassicura-<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

AnjA zAbLocki<br />

Nasce in Bosnia nel 1981, si trasferisce<br />

in Italia a nove anni per<br />

sfuggire alla guerra civile. Fin<br />

da piccola ha esperienze di<br />

contatto coi mondi sottili. Nel<br />

1999 inizia un rapporto amichevole con enti-<br />

Anja Zablocki<br />

re se stesso controllando ogni angolo della<br />

stanza e del corridoio, continuava a chiedermi<br />

che cosa era “quella cosa” e cosa era la luce<br />

che aveva visto nel muro.<br />

Non abbiamo chiuso occhio quella notte<br />

e la sera dopo, mentre ne parlavamo a casa<br />

mia, io avevo già preso la mia decisione. Parlando<br />

a mio mar<strong>it</strong>o, e alle mie guide, ho confessato<br />

di essere troppo stanca. Prima di quel<br />

fatto non lo avevo ammesso neppure a me<br />

stessa, ma ero davvero sfin<strong>it</strong>a dai contatti,<br />

dalle esplorazioni OBE, dalle settimane senza<br />

sonno, dovendo immagazzinare quant<strong>it</strong>à<br />

enormi di dati. Questa stanchezza si era trasformata<br />

in debolezza, e la debolezza stava<br />

dando occasione a tutto ciò che c’è di peggio<br />

di manifestarsi, trovandomi impreparata<br />

a combattere. Rinunciare a tutto questo era<br />

troppo allettante, e rifugiarsi in una v<strong>it</strong>a “normale”<br />

era l’unica soluzione che mi sembrava<br />

possibile.<br />

Ho chiesto che non venisse più a disturbarmi<br />

nessuno, ho chiuso il canale di comunicazione,<br />

e mi sono addormentata nella mia<br />

personale cripta sigillata. Ra’bey si è r<strong>it</strong>irato,<br />

dicendo che capiva la mia necess<strong>it</strong>à di riposo,<br />

e che per un po’ non mi avrebbe più cercata.<br />

In quel momento, la stanza è stata illuminata<br />

da un abbagliante lampo. Mio mar<strong>it</strong>o ha<br />

chiesto cosa fosse. Nulla, gli ho risposto, non<br />

ci sarà più nulla da oggi in poi.<br />

La pausa è durata quasi cinque anni: un<br />

coma dove vivevo nell’illusione di un sogno,<br />

ed ero riusc<strong>it</strong>a a costruirmi un mondo, una<br />

v<strong>it</strong>a, che ricalcavano ciò che io credevo fosse<br />

normal<strong>it</strong>à; una norma che piano piano mi stava<br />

consumando, indebolendo, ammalando.<br />

Poi, una notte, una voce metallica che conoscevo<br />

molto bene, era tornata a sussurrare<br />

nella mente: È ora di svegliarsi, figlia.<br />

tà provenienti da un’altra dimensione, con le<br />

quali condivide un percorso evolutivo. Da un<br />

paio d’anni frequenta il forum di Nexus (forum.<br />

nexusedizioni. <strong>it</strong>) di cui diviene moderatrice col<br />

nickname di Ressay. Le sue esperienze son state<br />

oggetto di discussione in alcune trasmissioni<br />

televisive tra cui “mistero” Italia1.<br />

Runa Bianca 49


Il leone rosso<br />

Elisir di v<strong>it</strong>a eterno<br />

Maria Szepes<br />

DISPONIBILE<br />

IN LIBRERIA<br />

Si può vivere in eterno?<br />

Un uomo misterioso, che si presenta come Adam Cadmon, consegna<br />

ad uno studioso il manoscr<strong>it</strong>to di una storia fantastica: quella di Hans<br />

Burgner, giovane tedesco che nel XVI secolo diviene allievo di Anselmus<br />

Rochard, un alchimista che possiede il segreto dell’Elisir di V<strong>it</strong>a Eterna.


Le radici di una scienza antica<br />

Il simbolismo della Piramide<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

di Antonio Crasto<br />

tempo di lettura 8 minuti<br />

Runa Bianca 51


Il simbolismo della Piramide<br />

Simbolismo<br />

Vari studiosi r<strong>it</strong>engono molto probabile<br />

che durante il Paleol<strong>it</strong>ico Superiore sia esist<strong>it</strong>a<br />

una civiltà molto evoluta, civiltà che sarebbe<br />

stata distrutta da una serie di cataclismi.<br />

Alcuni studi scientifici portano a ipotizzare<br />

che il centro di questa civiltà fosse la regione<br />

sudorientale asiatica, la vastissima regione<br />

della penisola indocinese, quella che però risulterebbe<br />

considerando un abbassamento<br />

del livello medio dei mari di circa 150 metri.<br />

Questa civiltà dell’Era Glaciale sembra richiamata<br />

dai m<strong>it</strong>i della leggendaria civiltà di<br />

Mu dell’Oceano Pacifico, ma anche delle leggendarie<br />

civiltà delle Americhe e di Atlantide.<br />

Si r<strong>it</strong>iene, infatti, possibile che l’antichissima<br />

civiltà si sia propagata dalla regione<br />

asiatica a Est e a Ovest, mantenendosi forse<br />

nella fascia tropicale, quella che a causa del<br />

clima rigido dell’Era Glaciale risultava la sola<br />

a essere ab<strong>it</strong>abile con una certa possibil<strong>it</strong>à di<br />

sviluppo.<br />

R<strong>it</strong>engo probabile che questa antichissima<br />

civiltà abbia sviluppato una religione che<br />

Antonio Crasto<br />

venerava un solo Dio creatore e che abbia ripreso<br />

il concetto della terna familiare: padre,<br />

madre e figlio, per assegnare al dio creatore<br />

tre valenze, tre distinte volontà nella creazione.<br />

Potrebbe esser nato dunque moltissimi<br />

millenni fa il concetto della trin<strong>it</strong>à divina, concetto<br />

che sarebbe stato espresso numericamente<br />

dal numero 3 e geometricamente dal<br />

triangolo.<br />

Seguendo questo simbolismo numerale<br />

e/o geometrico, r<strong>it</strong>engo che l’idea della creazione<br />

nelle quattro direzioni cardinali abbia<br />

portato ad associare al creato e all’uman<strong>it</strong>à il<br />

numero 4 e il quadrato.<br />

Questi simbolismi potevano dunque essere<br />

riassunti geometricamente dalla rappresentazione<br />

di un triangolo costru<strong>it</strong>o sopra<br />

un lato di un quadrato e la rappresentazione<br />

avrebbe così simboleggiato il dominio del<br />

Creatore sulla Terra e sull’Uman<strong>it</strong>à.<br />

Ovviamente il passo successivo sarebbe<br />

stato la rappresentazione tridimensionale di<br />

questo concetto, per cui sembra logico pensare<br />

che l’antichissima civiltà abbia considerato<br />

la piramide. La trin<strong>it</strong>à del Creatore, espressa<br />

dal triangolo, sarebbe stata così considerata<br />

SUGGESTIVA IMMAGINE DELLE TRE PIRAMIDI PRINCIPALI DELLA PIANA DI GIZA<br />

52 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Il simbolismo della Piramide<br />

in tutte le quattro direzioni cardinali e il dominio<br />

del Creatore sull’Uman<strong>it</strong>à sarebbe stato<br />

rappresentato dalla piramide sovrastante il<br />

quadrato di base o se vogliamo un ipotetico<br />

cubo sottostante la piramide.<br />

Alla luce di queste possibil<strong>it</strong>à, risulta consequenziale<br />

che le antiche civiltà abbiano<br />

edificato piramidi quale omaggio al Dio creatore.<br />

Questo concetto religioso sarebbe stato<br />

poi esportato nelle terre in cui l’antichissima<br />

civiltà si estese e il concetto religioso sarebbe<br />

stato tramandato alle civiltà che nacquero<br />

dopo la fine dell’Era Glaciale.<br />

Questa interpretazione logica spiega dunque<br />

come mai in vari continenti e in epoche<br />

differenti furono edificati monumenti o templi<br />

a forma piramidale e spiega soprattutto<br />

come questi monumenti abbiano sempre<br />

avuto una valenza sacra e furono spesso associati<br />

a cerimonie religiose.<br />

La sacral<strong>it</strong>à della piramide e il suo collegamento<br />

al Dio creatore spiega anche perché<br />

esse furono edificate in particolari momenti<br />

di crisi di una civiltà, al fine di rendere omaggio<br />

al Creatore e ottenere l’intercessione divina.<br />

LA PIRAMIDE A GRADONI DI DJOSER<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

Antonio Crasto<br />

Questa spiegazione non è stata finora<br />

considerata dagli archeologi né dagli studiosi<br />

della antiche religioni.<br />

Il mistero della comparsa di piramidi in<br />

vari continenti e in periodi differenti è stato<br />

risolto ipotizzando che la piramide fosse la<br />

costruzione più facile da realizzare e che la<br />

loro costruzione in differenti local<strong>it</strong>à fu puramente<br />

casuale.<br />

A parte che questa spiegazione semplicistica<br />

non entra nel mer<strong>it</strong>o della sacral<strong>it</strong>à del<br />

monumento, si r<strong>it</strong>iene che la spiegazione<br />

pecchi anche da un punto di vista ingegneristico.<br />

Non è infatti vero che sia facile edificare<br />

una costruzione piramidale, realizzando<br />

quattro facce che abbiano la stessa inclinazione.<br />

Sembra molto più semplice edificare un<br />

cubo o un parallelepipedo, posizionando un<br />

blocco su l’altro e aiutandosi per la vertical<strong>it</strong>à<br />

con un semplice filo a piombo.<br />

Le piramidi in Eg<strong>it</strong>to<br />

Nella terra dei faraoni le piramidi comparvero<br />

agli inizi della III dinastia. Fu infatti il fa-<br />

Runa Bianca 53


Il simbolismo della Piramide Antonio Crasto<br />

IN ALTO LE COSTELLAZIONI ODIERNE. IN BASSO<br />

LE PROBABILI COSTELLAZIONI EGIZIE SECONDO<br />

ANTONIO CRASTO<br />

54 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Il simbolismo della Piramide Antonio Crasto<br />

LO ZODIACO DI DENDERA<br />

raone Djoser che edificò la prima piramide a<br />

gradoni nella necropoli reale di Saqqara, nel<br />

deserto di fronte alla cap<strong>it</strong>ale Menphy.<br />

Gli studiosi sono tutti d’accordo sul fatto<br />

che la piramide fu realizzata come sovrapposizione<br />

ideale di varie mastabe, il monumento<br />

funebre a forma di parallelepipedo, fino ad allora<br />

utilizzato come sepoltura dei personaggi<br />

di una certa importanza.<br />

Gli studiosi non sanno però giustificare<br />

questa eccezionale innovazione arch<strong>it</strong>ettonica.<br />

Non avendo considerato un simbolismo<br />

religioso connesso al Creatore, gli Eg<strong>it</strong>tologi<br />

non hanno saputo considerare che Djoser<br />

potrebbe aver ideato un grandioso progetto<br />

arch<strong>it</strong>ettonico, da realizzare nel corso di varie<br />

centinaia di anni e che avrebbe reso omaggio<br />

al Dio creatore, nella speranza che questo<br />

omaggio prolungato nel tempo valesse a<br />

esorcizzare nuove catastrofi in Eg<strong>it</strong>to.<br />

R<strong>it</strong>engo infatti molto probabile che l’Era<br />

Glaciale sia terminata a segu<strong>it</strong>o di varie catastrofi,<br />

che la scienza ha oggi individuato dai<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

loro effetti: rapida rottura e scioglimento di<br />

estese zone di ghiacci dell’America settentrionale<br />

e/o dell’Europa, immissione violenta<br />

di molte tonnellate di ghiacci nell’Oceano Atlantico<br />

con conseguente formazione di impetuosi<br />

tsunami, che avrebbero percorso l’Oceano<br />

formando onde gigantesche.<br />

Questi effetti avrebbero portato a un rapido<br />

sollevamento dei mari, conseguente inondazione<br />

delle zone costiere e distruzione dei<br />

villaggi e/o c<strong>it</strong>tà edificati lungo le coste. Gli<br />

studi geologici portano a considerare 4 catastrofi,<br />

grosso modo databili intorno al 12000,<br />

9500, 6000 e 5500 a.C.<br />

L’ultima catastrofe potrebbe aver determinato<br />

l’idea del Diluvio Universale riportata<br />

da molte antiche culture: Sumeri, Babilonesi,<br />

Ebrei, ecc.<br />

Questa teoria giustifica la regressione delle<br />

antiche civiltà e le varie fasi d’evoluzione<br />

dell’Uman<strong>it</strong>à. I successivi periodi evolutivi: Paleol<strong>it</strong>ico<br />

Superiore, Mesol<strong>it</strong>ico e Neol<strong>it</strong>ico non<br />

sarebbero dunque delle fasi di evoluzione<br />

Runa Bianca 55


Il simbolismo della Piramide Antonio Crasto<br />

Livello del mare rispetto al valore attuale (metri)<br />

SOLLEVAMENTO DEI MARI A CAUSA DEI TRE DILUVI<br />

crescente, ma dei periodi in cui l’evoluzione<br />

dovette ripartire pressoché da zero. Gli Egizi<br />

potrebbero dunque aver vissuto con il ricordo<br />

o l’incubo di catastrofi immani che per più<br />

volte distrussero le loro terre.<br />

La lunga cronologia egizia, da me rivis<strong>it</strong>ata<br />

sulla base dei dati dello storico egizio /<br />

tolemaico Manetone, dati pervenutici grazie<br />

all’opera di alcuni storici: Giuseppe Flavio,<br />

Giulio Sesto Africano ed Eusebio da Cesarea,<br />

inquadra la fine della II dinastia egizia intorno<br />

al 3300 a.C., mentre le cronologie cortissime,<br />

generalmente oggi proposte, datano la fine<br />

di questa dinastia intorno al 2780 a.C.<br />

Ebbene alcuni studi di geologia sembrano<br />

suggerire che proprio intorno al 3300 - 3200<br />

a.C. possa essersi verificata una nuova catastrofe.<br />

La caduta di un grosso meteor<strong>it</strong>e in<br />

Mesopotamia o di vari suoi frammenti fra il<br />

Med<strong>it</strong>erraneo orientale e l’Asia occidentale.<br />

È probabile che un frammento di questo<br />

migliaia di anni a.C.<br />

grosso meteor<strong>it</strong>e sia caduto in Eg<strong>it</strong>to e che<br />

abbia causato danni abbastanza gravi da determinare<br />

uno sconvolgimento dinastico e la<br />

fine della II dinastia.<br />

Anche volendo lim<strong>it</strong>arci ai riscontri geologici,<br />

si potrebbe considerare che il meteor<strong>it</strong>e<br />

sia caduto in Mesopotamia e che l’Eg<strong>it</strong>to abbia<br />

sub<strong>it</strong>o gli effetti climatologici determinati<br />

dalla catastrofe.<br />

Un riscontro di questi avvenimenti si ricava<br />

sia da rappresentazioni di gente scheletrica in<br />

monumenti a Saqqara sia da quanto riportato<br />

sulla Stele della Carestia, che, per quanto di<br />

datazione tarda, riporta la storia di una tremenda<br />

carestia accaduta durante il regno del<br />

faraone Djoser.<br />

Possiamo dunque ipotizzare che i sacerdoti<br />

egizi abbiano ricordato le drammatiche<br />

catastrofi precedenti e abbiano considerato il<br />

nuovo evento come un nuovo castigo divino.<br />

Sembra dunque molto probabile che il<br />

56 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Il simbolismo della Piramide Antonio Crasto<br />

faraone Djoser abbia voluto ideare un vasto<br />

programma di edificazione di vari monumenti<br />

piramidali quale omaggio al Creatore, al<br />

fine di ottenere l’intercessione divina per le<br />

sorti dell’Eg<strong>it</strong>to.<br />

Djoser potrebbe così aver ideato un programma<br />

di edificazione di varie piramidi,<br />

che corrispondessero alle stelle principali di<br />

alcune costellazioni nelle quali i sacerdoti /<br />

astronomi egizi avevano immaginato la rappresentazione<br />

di alcune divin<strong>it</strong>à connesse al<br />

m<strong>it</strong>o di Osiride.<br />

Progetto un<strong>it</strong>ario<br />

Senza addentrarci nella descrizione del<br />

m<strong>it</strong>o di Osiride, che tratteremo in un prossimo<br />

articolo, r<strong>it</strong>engo che gli Egizi abbiano<br />

considerato una rappresentazione stellare<br />

dei personaggi del m<strong>it</strong>o in differenti costellazioni<br />

del cielo boreale, nella particolare regione<br />

a Ovest della via Lattea.<br />

Alla luce della rappresentazione dello zodiaco<br />

circolare di Dendera (nel riquadro delle<br />

immagini), in cui si evidenzia la figura del falco<br />

Horus posizionato su un piedistallo (obelisco<br />

o pianta di papiro), r<strong>it</strong>engo molto probabile<br />

che gli Egizi abbiano visto: il dio Osiride<br />

nella costellazione di Orione, la dea Iside nella<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

Antonio crAsto<br />

Nasce a Mogoro (OR) il<br />

1/7/1944. Vive a Cagliari fino al<br />

1° anno di Univers<strong>it</strong>à e quindi<br />

si trasferisce, per seguire la sua<br />

famiglia, a Torino, dove si laurea<br />

in Fisica. Ufficiale geofisico – meteorologo<br />

dell’A.M., si specializza in Fisica dell’Atmosfera<br />

e presta servizio in varie sedi in Italia: Vigna di<br />

Valle, Milano, Cagliari, Perdasdefogu e Roma.<br />

Appassionato di storia delle antiche civiltà ha<br />

centrato le sue ricerche sull’antichissima civiltà<br />

egizia. I suoi lunghi studi lo hanno portato<br />

a una clamorosa scoperta scientifica in mer<strong>it</strong>o<br />

ai calendari e la cronologia egizia, scoperta divulgata<br />

nel suo primo saggio sull’antico Eg<strong>it</strong>to<br />

costellazione del Cane Maggiore e in particolare<br />

nella luminosa stella Sirio, il dio Horus,<br />

figlio di Iside e Osiride, in una costellazione<br />

formata dalle stelle dell’attuale Auriga, quelle<br />

occidentali dei Gemelli e quelle della costellazione<br />

dell’Unicorno, gli dei Shu, Tefnut, Geb<br />

e Nut nelle stelle alfa e beta dei Gemelli e del<br />

Cane Minore, il dio Atum nella costellazione<br />

del Leone, il dio Seth nella costellazione del<br />

Toro e infine il dio Thot nelle stelle delle attuali<br />

costellazioni di Perseo e Andromeda.<br />

R<strong>it</strong>engo ancora probabile che Djoser abbia<br />

progettato la trasposizione delle stelle<br />

principali di alcuni personaggi celesti: Osiride,<br />

Horus e Thot in una serie di piramidi del<br />

deserto occidentale, lasciando ovviamente la<br />

scelta dell’elemento piramidale da realizzare<br />

alla volontà dei singoli faraoni, a seconda delle<br />

aspettative di v<strong>it</strong>a e dei mezzi economici a<br />

disposizione.<br />

R<strong>it</strong>engo infine che le dimensioni e/o la<br />

prezios<strong>it</strong>à delle piramidi avrebbe rispecchiato<br />

in qualche modo l’importanza, secondo la<br />

magn<strong>it</strong>udine o il simbolismo religioso, della<br />

stella scelta per la correlazione piramidale.<br />

Alla luce di questa ipotesi, Djoser avrebbe<br />

deciso di edificare la prima piramide del<br />

grandioso progetto, quale elemento corrispondente<br />

al corpo del grande Falco celeste,<br />

l’attuale stella gamma dei Gemelli, Alhena.<br />

Hassaleh. L’occhio di Horus. Manetone aveva ragione!<br />

(Ugiat, 2007). Sulla spinta del notevole<br />

interesse destato dal suo lavoro scientifico,<br />

Crasto ha pubblicato di recente il nuovo saggio<br />

Dendera. La sacra terra della dea (Ugiat, 2011)<br />

nel quale esplora i misteri<br />

del tempio di Dendera, approfondendo<br />

in particolare:<br />

la cosmogonia, l’astronomia<br />

e la religione egizia.<br />

Dendera. La sacra<br />

terra della dea<br />

Ugiat, 2011<br />

vai scheda libro >><br />

Runa Bianca 57


Non ci hanno raccontato tutto e nemmeno il vero<br />

La Bibbia svelata<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

di Mauro Biglino<br />

g<br />

tempo di lettura 6 minuti<br />

Runa Bianca 59


La Bibbia svelata<br />

La Bibbia è stata oggetto di svariate<br />

chiavi di lettura e questi diversi approcci<br />

hanno prodotto interpretazioni<br />

teologiche, allegoriche, metaforiche, teosofiche,<br />

antroposofiche, esoterico-iniziatiche,<br />

psicanal<strong>it</strong>iche, sociologiche...<br />

Ogni interpretazione è stata condizionata<br />

dalle idee e dagli obiettivi dei vari<br />

commentatori che hanno sempre fatto<br />

in modo di trovare nei testi conferme<br />

alle dottrine o idee che essi stessi<br />

hanno elaborato e sulle quali sono state costru<strong>it</strong>e<br />

intere strutture di potere finalizzate al<br />

controllo sistematico delle coscienze per motivi<br />

spesso non solo spir<strong>it</strong>uali.<br />

Le final<strong>it</strong>à degli interpreti piegano<br />

il testo e rielaborano i significati alla<br />

luce di dottrine la cui origine appare essere<br />

addir<strong>it</strong>tura esterna ai testi stessi e<br />

talvolta neppure con quelli coerente.<br />

Spesso la realtà si prende una sorta di rivinc<strong>it</strong>a,<br />

tende a superare la volontà interpretativa<br />

e si impone anche contro chi la vuole ricondurre<br />

nei binari necessari alla diffusione delle<br />

ver<strong>it</strong>à che si intendono veicolare...<br />

Rashi de Troyes - uno dei massimi esegeti<br />

ebrei (X-XI sec d.C.) – era consapevole di questo<br />

problema che è determinante agli effetti<br />

Mauro Biglino<br />

di quanto qui diremo, sulla base di contenuti<br />

che derivano esclusivamente da traduzioni<br />

letterali della Bibbia derivante dal testo più<br />

antico ed universalmente accettato: il Codice<br />

di Leningrado.<br />

Rashy affermò che alle parole della Toràh<br />

si possono attribuire anche 70 significati<br />

diversi, ma c’è un significato che queste<br />

parole non possono non avere ed è quello<br />

letterale (peshat) cioè il significato semplice<br />

accompagnato dalla sua spiegazione,<br />

cui seguono (remètz) l’indizio, (derùsh)<br />

l’interpretazione omiletica e (sod) la cabbala.<br />

Si tratta quindi di provare a pensare che<br />

gli autori biblici ci abbiano voluto dire ‘esattamentÈ<br />

ciò che ci hanno detto, senza messaggi<br />

particolari, senza contenuti celati in codici,<br />

senza misteri da svelare: rispettiamo così<br />

anche le parole dello stesso Elohìm chiamato<br />

Yahwèh che affermò di parlare faccia a faccia<br />

e non per enigmi (Nm 12, 8). Facciamo quindi<br />

un esercizio inusuale e consideriamo l’Antico<br />

Testamento come un libro di storia, un testo<br />

in cui vari autori di un popolo hanno voluto<br />

raccontare la loro saga. Così facendo dobbiamo<br />

attribuire a quel testo le caratteristiche di<br />

ogni lavoro storiografico e considerare quindi<br />

che contiene delle ver<strong>it</strong>à, ma anche delle fal-<br />

60 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


La Bibbia svelata<br />

s<strong>it</strong>à, degli errori, delle dimenticanze accidentali<br />

o volute; certi eventi saranno enfatizzati<br />

ed altri sottaciuti, magari interpretati in funzione<br />

degli obiettivi e dei messaggi che si intendeva<br />

veicolare.<br />

Abbiamo defin<strong>it</strong>o inusuale questa scelta<br />

perché sappiamo che chi si accinge a presentare<br />

i significati dei testi biblici (teologo, cabalista<br />

od esoterista che sia) tende spesso a<br />

seguire un atteggiamento che lo porta a dire:<br />

“quando la Bibbia dice questo in realtà vuol<br />

dire che...”.<br />

Noi per una volta “fingiamo” invece di pensare<br />

che il significato sia proprio quello trasmesso<br />

dagli autori e così facendo si costruisce<br />

una visione di insieme che non richiede<br />

l’utilizzo di categorie interpretative particolari<br />

come “il mistero della fede” o il “nascondimento<br />

esoterico/iniziatico o ancora” l’illuminazione<br />

mistica” che hanno portato nella<br />

storia esegetica tante versioni quante sono<br />

le categorie mentali di coloro che se ne sono<br />

occupati.<br />

Va ricordato inoltre che una delle caratteristiche<br />

fondamentali ed ovvie di ogni testo è<br />

la seguente: gli autori scrivono utilizzando le<br />

categorie culturali, concettuali e linguistiche<br />

di cui dispongono. Ogni autore impiega ne-<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

Mauro Biglino<br />

cessariamente gli strumenti di comunicazione<br />

che il suo tempo gli mette a disposizione;<br />

non potrà quindi usare termini che ancora<br />

non esistono per descrivere realtà nuove e<br />

strabilianti per lui e per chi lo leggerà.<br />

Abbiamo quindi una duplice premessa<br />

metodologica: importanza del significato<br />

letterale del testo e storicizzazione degli strumenti<br />

di comunicazione usati da chi scriveva.<br />

Precisiamo questi aspetti perché cost<strong>it</strong>uiscono<br />

un elemento peculiare che differenzia<br />

questa rappresentazione della Bibbia da<br />

quella della Chiesa che invece tende a reinterpretare<br />

in chiave dottrinale ciò che appare<br />

astruso o comunque non in linea con il messaggio<br />

dogmatico veicolato da due millenni.<br />

Rispettando Rashi de Troyes traduciamo il<br />

testo nel significato letterale sapendo che gli<br />

autori biblici dovevano fare uso delle espressioni<br />

del linguaggio appartenente a quel periodo<br />

e a quel particolare contesto culturale;<br />

avevano la necess<strong>it</strong>à di raccontare a persone<br />

non certo dotate di una ampia cultura eventi<br />

che erano di ordine diverso rispetto alla normal<strong>it</strong>à,<br />

fenomeni che sembravano superare le<br />

conoscenze e le capac<strong>it</strong>à di comprensione di<br />

un popolo nomade o seminomade. Tutto ciò<br />

che era inerente al volo veniva quindi defin<strong>it</strong>o<br />

Runa Bianca 61


La Bibbia svelata<br />

con la terminologia propria del mondo degli<br />

“uccelli”; tutto ciò che attraversava velocemente<br />

l’aria non poteva che essere descr<strong>it</strong>to<br />

come una forma di “vento” (ruàch: termine<br />

il cui significato si è evoluto fino ad acquisire<br />

poi il valore astratto di “spir<strong>it</strong>o”); tutto ciò<br />

che emetteva una qualche forma di energia<br />

visibile era defin<strong>it</strong>o “ardente o infuocato”; gli<br />

improvvisi getti o riflessi di luce erano necessariamente<br />

“lampi”; ogni rombo, frastuono<br />

o rumore prodotto da un qualunque mezzo<br />

veniva identificato con il “tuono” o con il suono<br />

prodotto da grandi masse di acqua; ogni<br />

strumento di osservazione, magari di forma<br />

tondeggiante, era evidentemente un “occhio”,<br />

e così via...<br />

La traduzione letterale della Bibbia nella<br />

forma più antica defin<strong>it</strong>a dai masoreti (i<br />

custodi della tradizione) porta, sulla base di<br />

quanto appena detto, a fare delle <strong>scoperte</strong> di<br />

non poco conto. Lo strabiliante (ciò che desta<br />

meraviglia) appare ai nostri occhi e ci rivela<br />

anche l’inatteso che trova conferme dirette<br />

e indirette. La traduzione letterale condotta<br />

sulla Bibbia Stuttgartensia consente di riscontrare<br />

ciò che non è stato mai raccontato<br />

con sufficiente chiarezza o che addir<strong>it</strong>tura è<br />

stato raccontano con deliberata volontà di<br />

nascondimento; anni di traduzioni hanno fatto<br />

maturare nel traduttore delle convinzioni<br />

MAuro bigLino<br />

Realizzatore di numerosi prodotti<br />

multimediali di carattere<br />

storico, culturale e didattico per<br />

importanti case ed<strong>it</strong>rici <strong>it</strong>aliane,<br />

collaboratore di riviste, studioso<br />

di storia delle religioni, è traduttore di ebraico<br />

antico per conto delle Edizioni San Paolo: dalla<br />

Bibbia stuttgartensia (Codice di Leningrado)<br />

ha tradotto 23 libri dell’Antico Testamento di<br />

cui 17 già pubblicati. Da circa 30 anni si occupa<br />

dei cosiddetti testi sacri nella convinzione che<br />

solo la conoscenza e l’analisi diretta di ciò che<br />

hanno scr<strong>it</strong>to gli antichi redattori possa aiutare<br />

a comprendere veramente il pensiero religioso<br />

formulato dall’uman<strong>it</strong>à nella sua storia. <strong>Tra</strong> i<br />

Mauro Biglino<br />

precise.<br />

Va detto che il sottoscr<strong>it</strong>to traduttore - autore<br />

del libro e del presente articolo - non è<br />

un ufologo tanto meno un contattista, non<br />

ha mai visto un UFO in v<strong>it</strong>a sua - anche se da<br />

sempre vive sotto il monte ufologico per eccellenza<br />

(il Musiné) - non se ne è mai occupato<br />

e quindi pensa che sia utile introdurre<br />

qui le parole di un teologo, Mons. Corrado<br />

Balducci – portavoce del Vaticano per il tema<br />

degli extraterrestri – il quale ha sostenuto che<br />

gli Alieni esistono e che la Bibbia li conosceva<br />

senza alcun dubbio!<br />

Conosciamo i molti testi che affrontano la<br />

possibil<strong>it</strong>à di contatti con civiltà extraterrestri<br />

e che tali contatti siano all’origine della nostra<br />

nasc<strong>it</strong>a e della nostra evoluzione: questa produzione<br />

libraria talvolta c<strong>it</strong>a e analizza passi<br />

dell’Antico Testamento sulla base delle versioni<br />

della Bibbia che tutti possediamo.<br />

Ma la traduzione letterale dell’antico testo<br />

ebraico ci ha rivelato che abbiamo la possibil<strong>it</strong>à<br />

di saperne di più, di avere riscontri ancora<br />

più significativi, di trovare conferme concrete<br />

alle parole di Mons. Balducci, ma anche di andare<br />

ben oltre ciò che egli stesso affermava e<br />

a cui forse non pensava, perché era sempre e<br />

comunque un sacerdote legato alle dottrine<br />

della sua Chiesa madre.<br />

suoi libri ricordiamo: Resurrezione reincarnazione.<br />

Favole consolatorie o realtà? Una ricerca per<br />

liberi pensatori (Infin<strong>it</strong>o Records, 2009), Chiesa<br />

romana cattolica e massoneria. Realmente così<br />

diverse? Una ricerca per liberi<br />

pensatori (Infin<strong>it</strong>o Records,<br />

2009) e...<br />

Il libro che cambierà<br />

per sempre le nostre<br />

idee sulla Bibbia<br />

Infin<strong>it</strong>o Records, 2010<br />

vai scheda libro >><br />

62 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Riflessioni sulla cometa avvistata ai tempi di Gesù<br />

La Stella di Betlemme era un<br />

UFO?<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

di Vincenzo Di Gregorio<br />

g<br />

tempo di lettura 12 minuti<br />

Runa Bianca 63


La Stella di Betlemme era un UFO?<br />

Vi sono storie che ci vengono<br />

raccontate sin dai primi anni della<br />

nostra v<strong>it</strong>a. Storie che per il loro<br />

fascino rimangono fissate nella nostra<br />

memoria per sempre. Una di queste è<br />

sicuramente la storia/leggenda della “stella<br />

di Betlemme”, la stella cioè che muovendosi<br />

nel cielo e precedendo i “Re Magi” nel loro<br />

cammino, li condusse davanti alla grotta di<br />

Betlemme ad adorare Gesù bambino.<br />

La dic<strong>it</strong>ura comunemente più diffusa<br />

per indicare la stella di Betlemme è la<br />

contradd<strong>it</strong>toria “stella cometa”. La veridic<strong>it</strong>à<br />

del racconto è discussa. Storici non-cristiani<br />

e alcuni biblisti cristiani lo vedono come un<br />

dettaglio di un racconto Midrashico, altri<br />

biblisti cristiani ne ammettono l’attendibil<strong>it</strong>à<br />

storica.<br />

Molti han provato a dare delle spiegazioni<br />

“razionali” a questa strana stella che “si muove”<br />

e che per questo gli è stato attribu<strong>it</strong>o<br />

l’ep<strong>it</strong>eto di “cometa”. Altri hanno<br />

ipotizzato che non fosse una cometa<br />

ma bensì la congiunzione di più pianeti<br />

(Giove, Venere, Saturno, avvenuta nel 7<br />

a.C.) che avvicinandosi tra loro avessero<br />

dato l’impressione che si fosse formata<br />

dal nulla una “nuova stella”.<br />

Altri, abbandonando qualsiasi<br />

tentativo di una spiegazione razionale,<br />

si son lim<strong>it</strong>ati ad attribuirle un valore<br />

esclusivamente simbolico.<br />

In fondo una stella che appare dal<br />

nulla non è altro che il simbolo di una<br />

luce, che appare nella notte. La luce che<br />

illumina le tenebre.<br />

Cristo, cioè il Dio che viene sulla Terra<br />

incarnandosi nel corpo di un bambino,<br />

non è altro che la Luce che viene per<br />

illuminare le tenebre del mondo.<br />

Ecco quindi che la stessa Stella<br />

Cometa non è altro che il simbolo di<br />

Gesù stesso.<br />

Così i Re Magi che vengono da paesi<br />

lontani ad ossequiare il bambino-Dio<br />

non sarebbero realmente esist<strong>it</strong>i, ma<br />

sarebbero anche loro il simbolo del fatto che<br />

Gesù sia venuto per tutti, sia per gli ebrei sia<br />

per i “gentili”, cioè tutti i non ebrei.<br />

...e se non fosse vero?<br />

Vincenzo Di Gregorio<br />

...e se tutto quello che ci viene descr<strong>it</strong>to<br />

nella Bibbia fosse il ricordo di un fatto<br />

realmente accaduto, riconosciuto da sub<strong>it</strong>o<br />

come un evento eccezionale non naturale<br />

e che essendo nel Cielo, è stato ovviamente<br />

attribu<strong>it</strong>o alla sfera del divino?<br />

Anche se con queste note non si<br />

raggiungeranno certezze, r<strong>it</strong>engo sia “cosa<br />

buona e giusta” porsi il problema ed analizzare<br />

la questione con razional<strong>it</strong>à, ma anche con un<br />

pizzico di umorismo (che non guasta mai). Ma<br />

vediamo cosa ci racconta la Bibbia. Chi erano<br />

i “Re Magi”?<br />

Non si sa con esattezza, ma secondo<br />

il Vangelo di Matteo (Mt 2, 1 – 12) furono<br />

coloro che seguendo “il suo astro” giunsero<br />

da Oriente a Gerusalemme per adorare il<br />

bambino Gesù. Si r<strong>it</strong>iene che fossero degli<br />

scienziati specializzati nell’astronomia e<br />

sacerdoti zoroastriani, gli unici in grado di<br />

L’ADORAZIONE DEI MAGI AFFRESCO DI GIOTTO A PADOVA<br />

riconoscere nell’osservazione del cielo che<br />

improvvisamente era sorta una nuova stella.<br />

Ci sono stati tramandati anche dei nomi<br />

dalla tradizione popolare, raccolti nel Vangelo<br />

64 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


La Stella di Betlemme era un UFO?<br />

armeno dell’infanzia, che li chiama Melchiorre,<br />

Baldassarre e Gaspare.<br />

La stessa tradizione popolare ci indica<br />

anche che uno di loro avesse la pelle scura,<br />

probabilmente originario dall’Africa. Ma da<br />

che paesi provenivano?<br />

Anche qui le informazioni sono scarse,<br />

in quanto ci viene detto che venivano<br />

genericamente “Da Oriente”... e ad oriente vi<br />

erano le civiltà maggiormente evolute nelle<br />

scienze astronomiche ( assiri/babilonesi )...<br />

ma validissimi astronomi vi erano anche in<br />

Eg<strong>it</strong>to. Forse da lì che proveniva il “re magio”<br />

con la “pelle scura” africana.<br />

Ma riepiloghiamo brevemente i fatti<br />

tramandataci. Questi scienziati astronomi,<br />

ognuno dal proprio paese, vedono che nel<br />

cielo è improvvisamente era apparsa una<br />

nuova stella... e cosa fanno? Decidono tutti<br />

e tre autonomamente di organizzare una<br />

spedizione per andare a osservarla meglio,<br />

andandoci incontro.<br />

Si credeva a quei tempi che l’apparizione<br />

di una nuova stella in cielo indicasse la nasc<strong>it</strong>a<br />

di un nuovo re. I Re Magi quindi, dovendosi<br />

recare in un paese straniero per osservare<br />

la stella, potevano trovarsi a dover essere<br />

Direzione NORD stella Polare<br />

Vincenzo Di Gregorio<br />

ricevuti nella corte del nuovo Re e per un<br />

elementare segno di buona creanza, si erano<br />

portati dietro ognuno un dono di natura<br />

“regale” (oro, incenso e mirra).<br />

Ma la stranezza vuole che giunti alle porte<br />

del paese (Palestina) pur giungendo da<br />

luoghi diversi, si incontrano, si riconoscono<br />

e appurato che erano giunti lì tutti e tre per<br />

lo stesso scopo, decidono di fare da quel<br />

momento in poi lo stesso percorso insieme.<br />

La stella da questo momento ci viene<br />

descr<strong>it</strong>ta come una stella “anomala” e dotata<br />

di una proprietà “magica”... si muoveva<br />

davanti a loro rispetto al piano delle stelle<br />

fisse indicandogli la direzione del Cammino...<br />

ma anche indicandogli il luogo dove era il<br />

re-bambino (la grotta di Betlem)... da un suo<br />

altro strano comportamento... perché una<br />

volta giunti alla grotta di Betlemme, la stella<br />

si fermò e da quel fatto i re magi capirono che<br />

erano arrivati a destinazione.<br />

Questo racconto che, ripeto, ci viene<br />

narrato con alcune varianti sin da bambini,<br />

se analizzato con la logica della mente e non<br />

dello spir<strong>it</strong>o o del simbolo, rivela molte strane<br />

ma interessanti contraddizioni.<br />

Molte cose stonano, non quadrano... sono<br />

Direzione convergente in caso<br />

di oggetto posto in orb<strong>it</strong>a<br />

geostazionaria<br />

LA STELLA FU UN OGGETTO POSTO IN ORBITA GEOSTAZIONARIA COME DIMOSTRATO DALL’IMMAGINE<br />

DI DESTRA. TALE POSIZIONE AVREBBE PERMESSO UNA DIREZIONE CONVERGENTE NEL PERCORSO DEI<br />

MAGI. SE L’OGGETTO FOSSE STATA UNA VERA COMETA, E SUL PIANO DELLE STELLE FISSE, I TRE SAPIENTI<br />

NON SI SAREBBERO MAI POTUTI INCONTRARE<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

Runa Bianca 65


La Stella di Betlemme era un UFO?<br />

tasselli di un mosaico che non possono essere<br />

spiegati con le conoscenze astronomiche<br />

“tradizionali”... ma tutti i tasselli si incastrano<br />

qualora si ipotizza una soluzione “non<br />

tradizionale”. Ma partiamo con ordine dalla<br />

prima contraddizione.<br />

I Re Magi erano dei valenti astronomi<br />

e l’astronomia a quei tempi, per calcolare<br />

le eclissi luna/sole o le fasi delle stagioni,<br />

utilizzavano allineamenti a mezzo di pali o<br />

aste posti su blocchi in pietra monol<strong>it</strong>iche...<br />

inamovibili... ci viene in mente il famoso<br />

Cromlec di Stonehenge, ma anche molto<br />

più recenti gli osservatori astronomici Celtici<br />

quali quello in local<strong>it</strong>à Castello a Casoli val di<br />

Lima.<br />

Cosa può avere spinto un astronomo a<br />

lasciare il suo osservatorio e recarsi a piedi<br />

per... osservare una stella?!!!<br />

Riflettiamo. Facciamo finta che volessimo<br />

studiare la stella polare... chi è quel “genio”<br />

che per farlo lascia tutte le sue attrezzature<br />

astronomiche per recarsi a piedi... al polo<br />

Nord?... per fare?... per osservarla meglio?<br />

Senza attrezzature “tecniche”?<br />

No... è questo un comportamento illogico,<br />

non degno di una delle menti più eccelse di<br />

quei tempi.<br />

Ma quello che stupisce è che lo stesso<br />

comportamento illogico lo han fatto ben<br />

tre menti eccelse e contemporaneamente e<br />

all’insaputa l’uno dell’altro.<br />

Vincenzo Di Gregorio<br />

Il leggendario Sherlock Holmes è<br />

passato alla storia anche per la sua celebre<br />

affermazione: “quando tutte le spiegazioni<br />

possibili sono scartate, ciò che rimane, sebbene<br />

impossibile, deve essere la ver<strong>it</strong>à”.<br />

Per spiegare questa “follia” (perpetrata<br />

ben tre volte) abbiamo scartato tutte le<br />

spiegazioni “possibili” e ne è rimasta una che<br />

sembra “impossibile”... cioè che quella “Stella”<br />

potesse non giacere sul piano delle stelle fisse<br />

(come tutte le stelle comete)... ma potesse<br />

essere un oggetto luminoso (come una stella),<br />

ma posto in un’orb<strong>it</strong>a geostazionaria sopra la<br />

grotta di Betlemme.<br />

L’idea è sufficientemente “assurda”, ma<br />

quasi per gioco vediamo dove ci conduce<br />

e scopriamo che improvvisamente tutti i<br />

tasselli del puzzle come per miracolo vanno<br />

al loro posto.<br />

Se un astronomo vedesse un oggetto<br />

luminoso non sul piano delle stelle fisse ma<br />

molto più vicino al suolo... bè, forse in quel<br />

caso, acquisterebbe un senso logico quello di<br />

abbandonare i propri osservatori astronomici<br />

per andare ad osservare quella “stella”<br />

portandosi sotto la sua verticale e quindi<br />

avvicinandosi di fatto ad essa.<br />

Se invece si fosse andati nella direzione<br />

di una stella posta sul piano delle stelle fisse<br />

non si sarebbe mai potuto avvicinarsi ad essa,<br />

né tantomeno si sarebbe potuto “osservarla<br />

meglio”.<br />

RAPPRESENTAZIONE DELLA POSIZIONE GEOSTAZIONARIA<br />

DELLA COSÌ DETTA “STELLA DI BETLEMME”.<br />

66 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


La Stella di Betlemme era un UFO?<br />

Altra “stranezza”: I tre Re Magi pur<br />

provenendo da tre paesi diversi si sono<br />

incontrati una volta giunti ai confini della<br />

Palestina. Quando improvvisamente il<br />

cielo si coprì per diversi giorni di nuvole ed<br />

impedì ai tre astronomi di proseguire il loro<br />

cammino seguendo la stella. Decisero quindi<br />

di chiedere informazioni alla “gente del posto”<br />

(Mt 2, 1 – 12.16).<br />

Si recarono da Erode e dissero “abbiamo<br />

visto sorgere la sua stella e siamo venuti per<br />

adorarlo... ”. Da Erode seppero che le profezie<br />

indicavano che a Betlemme sarebbe sorto<br />

il “capo” del popolo di Israele, il messia.<br />

Ringraziato e salutato Erode, mentre si<br />

dirigevano nella direzione di Betlem il cielo<br />

nuvoloso si aprì “... ed ecco la stella che avevano<br />

visto nel suo sorgere giunse e si fermò sopra il<br />

luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la<br />

stella, essi provarono una grandissima gioia...”.<br />

Questi i fatti raccontati nel vangelo di<br />

Matteo. Analizziamoli nel dettaglio.<br />

Che probabil<strong>it</strong>à ci sono che tre persone<br />

partendo da tre luoghi differenti posti in tre<br />

paesi differenti, seguendo la stessa stella<br />

si trovino nello stesso luogo (ai confini della<br />

Palestina).<br />

R<strong>it</strong>orniamo all’esempio di prima della<br />

stella polare.<br />

Se un ab<strong>it</strong>ante di Babilonia si volesse<br />

mettere in cammino verso la stella polare<br />

andrebbe in direzione Nord. Se un ab<strong>it</strong>ante in<br />

Eg<strong>it</strong>to volesse seguire la direzione della stella<br />

polare andrebbe in direzione Nord. E così per<br />

il terzo viandante.<br />

Tre Magi che si fossero recati nella direzione<br />

di una vera stella avrebbero percorso direzioni<br />

tra di loro perfettamente parallele e che non<br />

si potranno incontrare MAI in quanto la stella<br />

polare si trova su di un piano all’infin<strong>it</strong>o.<br />

Vi è solo un caso in cui tre persone possano<br />

percorrere delle direzioni tra loro convergenti,<br />

quando cioè la sorgente verso cui si recavano<br />

fosse posta in un punto fin<strong>it</strong>o.<br />

Solo in questo caso tre persone partendo<br />

da posti diversi si potrebbero incontrare nello<br />

stesso posto (nel caso in studio alle porte<br />

della Palestina).<br />

Vi era quindi un oggetto luminoso posto<br />

sulla perpendicolare della grotta di Betlemme.<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

Vincenzo Di Gregorio<br />

Ma come spiegare la strana caratteristica<br />

del “movimento” tanto da fargli attribuire il<br />

soprannome di “stella cometa”?<br />

Seguendo la chiave di interpretazione di<br />

una luce posta ad un altezza “fin<strong>it</strong>a” rispetto<br />

al piano delle stelle fisse un eventuale<br />

viandante che si muovesse verso questa luce<br />

la vedrebbe “muoversi” rispetto a quelle poste<br />

sul piano delle stelle fisse.<br />

Ecco quindi perché pur stando ferma la<br />

Stella “cometa” sembra muoversi, solo perché<br />

si muovevano verso di essa i Re Magi. Ma<br />

ecco un’altra “stranezza” che conferma questa<br />

chiave di lettura.<br />

“... Ed ecco la stella che avevano visto nel suo<br />

sorgere giunse e si fermò sopra il luogo dove si<br />

trovava il bambino”.<br />

Si fermò solo quando giunsero sulla<br />

verticale dell’oggetto luminoso e da questo<br />

gli Astronomi capirono che erano giunti nel<br />

luogo dove l’oggetto si era posto “in attesa<br />

della nasc<strong>it</strong>a più importante della nostra civiltà”.<br />

Questo fatto ci porta ad un altro tipo di<br />

considerazioni.<br />

Quanto tempo ci sarà voluto per dei “Re<br />

Magi” / Astronomi a capire che quell’oggetto<br />

luminoso non era una Stella posto sul piano<br />

delle stelle fisse? Ma anche organizzare<br />

una spedizione che attraversando stati e<br />

percorrendo svariate miglia, comportava<br />

anche pericoli e quindi un numero<br />

sufficientemente numeroso di guardie e di<br />

mezzi che ne garantissero l’incolum<strong>it</strong>à?<br />

E quante settimane o mesi occorrevano<br />

per giungere a piedi da un luogo come la<br />

piana del Tigri e l’Eufrate sino a Gerusalemme?<br />

Diversi mesi se non anni.<br />

Questo fatto ci induce a stabilire che<br />

questa strana “stella” era posta sopra la<br />

grotta di Betlem da molto tempo prima che<br />

Giuseppe e Maria si recassero da quelle parti<br />

per il famoso censimento e giunti a Betlemme<br />

si compissero i giorni del parto.<br />

Quindi la “luce” in orb<strong>it</strong>a sopra Betlemme<br />

sapeva che in quel luogo sarebbe accaduta<br />

una nasc<strong>it</strong>a di un bambino “speciale”, ma non<br />

sapevano esattamente quando tanto da farla<br />

posizionare in quella verticale mesi o anni<br />

prima che il fatidico evento si compisse.<br />

Quindi chi sapeva dove non sapeva<br />

Runa Bianca 67


La Stella di Betlemme era un UFO?<br />

quando, interessante!<br />

Ebbene se noi oggi avessimo i mezzi<br />

tecnologici (leggi una macchina del tempo)<br />

per recarci su quei posti a fotografare il primo<br />

vag<strong>it</strong>o di Gesù Cristo, non sapremmo neanche<br />

noi quando, a che data impostare sulla nostra<br />

Delorian di “R<strong>it</strong>orno al Futuro”.<br />

Infatti la data esatta della nasc<strong>it</strong>a di<br />

Cristo non è nota per via di alcuni errori del<br />

calendario giuliano-gregoriano su cui si è<br />

basato Dionigi il piccolo nel VI secolo.<br />

Dionigi attribuendo la nasc<strong>it</strong>a di Gesù<br />

al 1° d.C. si discosta di uno o due anni dalla<br />

datazione forn<strong>it</strong>a dai Padri della Chiesa<br />

tramandata sino al II-III secolo d.C.<br />

Uno o due anni... sufficienti per organizzare<br />

e compiere una spedizione dall’Oriente sino a<br />

Betlemme.<br />

La conclusione di tutto ciò induce a<br />

r<strong>it</strong>enere che un UFO (nella sua vera accezione<br />

del termine ovvero Oggetto Volante Non<br />

Identificato ), fosse in orb<strong>it</strong>a (geostazionaria?)<br />

sopra la grotta di Betlemme e che lo stesso<br />

fosse guidato da dei viaggiatori del tempo (o<br />

di altre dimensioni spazio-temporali grazie al<br />

quale si conosceva perfettamente il luogo ma<br />

non l’esatto momento della nasc<strong>it</strong>a).<br />

Questo UFO quindi suggerisce che i<br />

suoi piloti siano degli studiosi dei momenti<br />

topici della nostra civiltà ma l’argomento ci<br />

porterebbe fuori rotta ed allargare il discorso<br />

agli avvistamenti Ufo durante la seconda<br />

vincenzo Di gregorio<br />

Arch<strong>it</strong>etto ed imprend<strong>it</strong>ore, da<br />

sempre appassionato di archeologia,<br />

noto come scopr<strong>it</strong>ore<br />

delle cosiddette “piramidi di<br />

Montevecchia” i cui studi sono<br />

stati pubblicati nel libro dal t<strong>it</strong>olo Il Mistero delle<br />

Piramidi Lombarde (Fermento, 2009). Fondatore<br />

di Antik<strong>it</strong>era.net (uno dei più noti s<strong>it</strong>i web di<br />

news archeologiche e di misteri) e della rivista<br />

Runa Bianca (www.runabianca.<strong>it</strong>). Per le sue ricerche<br />

si avvale di foto aeree sia nel visibile che<br />

nell’infrarosso, fondando una società finalizzata<br />

alla ricerca chiamata “ludi ricerche” che fa capo<br />

guerra mondiale o durante i voli di prova<br />

delle missioni Mercury... ecc.<br />

Ma se, e ribadisco se, i Re Magi son<br />

veramente esist<strong>it</strong>i e si son veramente recati<br />

alla grotta di Betlemme seguendo questa<br />

luce “anomala” allora è molto probabile che<br />

quella luce non fosse solo un simbolo ma<br />

una navicella con all’interno altri Re Magi<br />

provenienti da nazioni o mondi molto più<br />

lontani dei nostri “Melchiorre, Baldassarre e<br />

Gaspare”.<br />

Dei Re Magi un pelino più “tecnologici” il<br />

cui scopo era quello di studiare fatti a loro già<br />

noti tramandati da millenni di storia a volte<br />

nebulosa, e per il fatto che fossero proprio lì<br />

ne confermava la loro intenzione di porgere<br />

anche loro un garbato omaggio.<br />

Se costoro erano realmente lì in<br />

quel particolarissimo momento storico,<br />

sicuramente saranno venuti attrezzati con<br />

vari strumenti per registrare dati ed immagini.<br />

Noi con la nostra tecnologia siamo in<br />

grado di effettuare, con i satell<strong>it</strong>i spia, foto ad<br />

alta risoluzione grazie alle quali si possono<br />

leggere dallo spazio le lettere di un giornale<br />

al suolo.<br />

Mi piace pensare quindi, che da qualche<br />

parte, nello spazio o nel tempo, esista una<br />

foto di una ragazza-madre con in braccio<br />

un bambino con uno sguardo molto dolce e<br />

pieno di amore per tutti noi.<br />

al s<strong>it</strong>o web: www.aereofoto.<strong>it</strong>. Suoi studi son<br />

stati mostrati in diverse riviste di settore, e su<br />

reti televisive quali: Voyager<br />

(rai2), Mistero (<strong>it</strong>alia1), Mediolanum<br />

Chanel (Sky), OdeonTV.<br />

Il Mistero delle<br />

Piramidi Lombarde<br />

Fermento, 2009<br />

vai scheda libro >><br />

Vincenzo Di Gregorio<br />

68 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


I Catari: i seguaci dell’Anticristo<br />

I Boni Homines<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

di Osvaldo Carigi g e Stefania Tavanti<br />

tempo di lettura 18 minuti<br />

Runa Bianca 69


I Boni Homines<br />

Nel s<strong>it</strong>o Internet Dizionario del pensiero<br />

cristiano alternativo, alla voce<br />

“catari” (o albigesi) troviamo scr<strong>it</strong>to<br />

“la grande alternativa religiosa alla Chiesa Cattolica<br />

d’Occidente nel XII e XIII secolo”.<br />

Non sorprende, dunque, che il catarismo<br />

sia stato duramente condannato dalla Chiesa<br />

romana e che i suoi seguaci siano stati ferocemente<br />

persegu<strong>it</strong>ati fino alla loro estinzione.<br />

Per attuare tale disegno Papa Innocenzo<br />

III creò la temibile Inquisizione ed indisse, nel<br />

sud della Francia dove il catarismo era particolarmente<br />

diffuso, una crociata con ben<br />

500mila uomini, la prima “di un popolo cristiano<br />

contro un altro popolo cristiano”, che durò<br />

quasi 40 anni, mietendo circa 800.000 v<strong>it</strong>time<br />

tra uomini, donne e bambini; fu inoltre ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a<br />

a Tolosa l’univers<strong>it</strong>à di Teologia, con l’obiettivo<br />

di cancellare per sempre il ricordo dell’eresia<br />

catara. Ma perché il catarismo rappresentò,<br />

agli albori del secondo millennio,<br />

un tale pericolo per la potente Chiesa di<br />

Roma? I sacerdoti catari, sia uomini che<br />

donne, conducevano una v<strong>it</strong>a di ascesi,<br />

ben diversa da quella del clero cattolico,<br />

che, in casi estremi, poteva addir<strong>it</strong>tura<br />

sfociare nel suicidio per inedia (endura),<br />

predicavano la car<strong>it</strong>à e la comunione dei<br />

beni, condannavano la violenza (erano<br />

vegetariani), le passioni, il lusso, l’arroganza<br />

e la corruzione, in special modo<br />

quella dei sacerdoti e vescovi cattolici,<br />

spesso travolti da scandali ed intrighi.<br />

Inoltre i credenti potevano liberamente<br />

leggere ed interpretare il vangelo: una<br />

“libertà” che la Chiesa di Roma vietava<br />

e condannava (“Te lo doveva spiegare il<br />

prete, il rappresentante della Chiesa”). Per<br />

questi motivi il catarismo contava numerosi<br />

adepti e simpatizzanti, non solo<br />

tra i ceti più umili ma anche tra i membri della<br />

nobiltà. “La prima forma di ribellione dei credenti<br />

catari fu la disobbedienza civile: non pagavano<br />

più le decime alla chiesa. Per la Chiesa<br />

cattolica i catari erano veri e propri rivoluzionari<br />

da sterminare”. Allo scopo di enfatizzarne la<br />

natura perversa e “demoniaca” del catarismo,<br />

fu coniata una nuova etimologia del termine<br />

“cataro”, facendolo derivare dal latino catus<br />

(gatto) invece che dal greco katharos (puro),<br />

Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti<br />

in quanto si raccontava che i catari adorassero<br />

il diavolo sotto forma di gatto. In realtà la<br />

loro era una dottrina molto simile al cristianesimo<br />

delle origini, strettamente correlata al<br />

bogomilismo bulgaro (non a caso i bogomili<br />

furono considerati i “Cristiani per eccellenza”!)<br />

che, a sua volta, era di chiara derivazione manichea.<br />

Molti studiosi si sono chiesti quale sia<br />

stato il fattore scatenante l’espansione dell’eresia<br />

in Europa, che coinvolse l’Occ<strong>it</strong>ania, la<br />

Champagne, l’Aqu<strong>it</strong>ania e l’Italia settentrionale.<br />

Secondo Isaac Ben Jacob, autore del libro<br />

“The Rise”, l’espansione corrisponderebbe<br />

a quella dell’impero germanico. “Sembra che<br />

verso il VIII secolo la Bulgaria abbia portato in<br />

Germania la sua eresia che, con l’allargamento<br />

dei confini del paese, si è di conseguenza propagata<br />

(...) Federico Barbarossa (un Hohenstaufen)<br />

e Federico II ripresero le ostil<strong>it</strong>à contro<br />

la Chiesa, sostenendo, tra l’altro, proprio l’eresia<br />

LA NECROPOLI DEI BOGOMILI A STOLAC<br />

catara-manichea.” L’eresia bulgara c<strong>it</strong>ata da<br />

Ben Jacob nacque nel X secolo nel villaggio<br />

macedone di Bogomil, dal nome del quale<br />

vennero chiamati Bogomili gli appartenenti a<br />

questa dottrina dualista troppo simile a quella<br />

dei Catari per non ipotizzarne una sorta di<br />

ered<strong>it</strong>à da parte di quest’ultimi. René Relli affermò<br />

che “Ci sono stati, fra bogomili e catari,<br />

i medesimi contatti sul piano della simbologia<br />

iconografica che su quello religioso e filosofico.<br />

70 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


I Boni Homines<br />

RAFFIGURAZIONE SU AFFRESCO DI INNOCENZO III<br />

Non abbiamo la pretesa di dire che i bogomili<br />

abbiano inventato questi temi, ma crediamo<br />

che i catari li abbiano mutuati da loro. ” Una<br />

delle simil<strong>it</strong>udini che maggiormente colpisce<br />

è quella inerente al rifiuto, da parte di entrambe<br />

le eresie, di venerare la croce.<br />

“Qualunque simbolo legato con la croce<br />

cristiana... non appartiene al catarismo ed alla<br />

storia dei Catari” - spiega Adriano Petta, medievalista<br />

ed autore di romanzi storici, “per i<br />

quali, così come per i primi cristiani, Cristo era<br />

un angelo del bene, non era stato mai uomo,<br />

non era mai stato crocifisso, mai nessuno gli<br />

aveva scavato nel costato e mai nessuno aveva<br />

raccolto il suo sangue in nessun Santo Graal:<br />

tutto questo è leggenda attribu<strong>it</strong>a ai catari<br />

da noi gente dei nostri tempi.” Invece, secondo<br />

A. Borst bogomili e catari non sono assolutamente<br />

la stessa cosa poiché seppure il bogomilismo<br />

è “molto prossimo allo straordinario<br />

movimento eretico occidentale e gli ha forn<strong>it</strong>o<br />

l’insegnamento dualista” l’Occidente “non è<br />

in alcuna maniera, neppure nelle eresie che ha<br />

persegu<strong>it</strong>ato, una semplice copia dell’Oriente.<br />

L’insegnamento, le scr<strong>it</strong>ture, i missionari, potevano<br />

venire dall’Oriente. Ma l’eresia aveva in<br />

Occidente, dall’inizio di questo millennio, le sue<br />

proprie leggi e un suo proprio volto”.<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti<br />

Il catarismo di S. Francesco<br />

Incredibilmente a dirsi, l’ordine dei Domenicani<br />

e quello dei Francescani che, ricordiamo,<br />

furono espressamente delegati all’annientamento<br />

dell’eresia, avrebbero in comune<br />

con i manichei non solo insegnamenti<br />

e comportamenti ma addir<strong>it</strong>tura le origini!<br />

“L’accostamento fra catarismo e francescanesimo<br />

è, a mio parere”, dice Adriano Petta “più che<br />

una ipotesi: erano due movimenti religiosi che<br />

in comune avevano una visione pura del cristianesimo,<br />

e ce l’avevano come pratica quotidiana...<br />

e non solo come idea. Non a caso papa<br />

Innocenzo III fu sul punto di mandare al rogo<br />

anche Francesco... ma poi dovette desistere, in<br />

quanto il frate d’Assisi era ormai troppo conosciuto<br />

ed aveva già un grandissimo segu<strong>it</strong>o. I<br />

perfetti catari ed i frati francescani, nella pratica<br />

quotidiana erano molto simili, per la loro<br />

semplic<strong>it</strong>à di costumi, per il loro rispetto della<br />

natura e di tutte le creature. E soprattutto per il<br />

loro continuo sforzo di mettere in pratica il puro<br />

messaggio d’amore cristiano. ”<br />

Nel saggio “History of the Christian<br />

Church” di Philipp Schaff, leggiamo che San<br />

Francesco si ispirò molto probabilmente agli<br />

Runa Bianca 71


I Boni Homines<br />

eretici “Umiliati”, di cui avrebbero fatto parte<br />

anche catari, e di opinione simile è il domenicano<br />

Richard Weber per quanto riguarda il<br />

proprio ordine. “Può sembrare un paradosso,<br />

” dice Ben Jacob, “che l’Inquisizione, formata<br />

appunto da francescani e dominicani, fosse<br />

eretica. Fino a prova contraria essa aveva come<br />

obiettivo quello di combattere le “devianze religiose”.<br />

O almeno è ciò che si crede. Non dobbiamo<br />

dimenticare che i pen<strong>it</strong>enti erano per natura<br />

dei sado-masochisti (si flagellavano a vicenda e<br />

mortificavano il proprio corpo). L’idea di eretici<br />

che torturano altri eretici non è inconcepibile<br />

se per questi si trattava di far fare “pen<strong>it</strong>enza”.<br />

Quello di creare in seno alla Chiesa una struttura<br />

per la repressione dell’eresia è stato un capolavoro<br />

di perversione. L’inquisizione permise<br />

ai pen<strong>it</strong>enti di fondare, in tutte le circoscrizioni<br />

che contavano la presenza di manichei, dei monasteri<br />

per la conversione degli eretici... ma non<br />

conversione al cristianesimo bensì alla peni-<br />

tenza. ” Dopotutto la regola domenicana non<br />

prevede proprio la “pen<strong>it</strong>enza”, oltre che allo<br />

studio e alla preghiera?<br />

Il m<strong>it</strong>o dei Catari<br />

Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti<br />

“Tutto iniziò una quarantina d’anni fa, ”<br />

spiega Adriano Petta, “quando uno psichiatra<br />

inglese (Arthur Guirdham) scrisse un libro e dette<br />

inizio ad una dottrina New Age (che cercò di<br />

mascherare con una forma di catarismo): ebbe<br />

tanto successo che da allora è stato un inarrestabile<br />

fiume in piena. ” Studioso di eresia catara<br />

e di reincarnazione (suoi sono i libri Catari<br />

e Reincarnazione, Noi siamo un altro, The Great<br />

Heresy: The History and Beliefs of the Cathars),<br />

Arthur Guirdham, convinto di essere stato in<br />

una v<strong>it</strong>a precedente Roger de Grisolles, sacerdote<br />

cataro, riferisce di casi clinici di alcuni<br />

suoi pazienti che avevano reminiscenze di<br />

IL MASSACRO DEGLI ALBIGESI, CRONACHE DI SAINT-DENIS, XVI SECOLO, LONDRA, BRITISH LIBRARY<br />

72 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


I Boni Homines<br />

terribili torture e degli orrori dei roghi: questo<br />

lo portò ad asserire che erano dei catari reincarnati<br />

nei pazienti a procurare tali ricordi. Le<br />

drammatiche descrizioni riportate dal medico<br />

inglese furono in segu<strong>it</strong>o r<strong>it</strong>enute autentiche<br />

dalla studiosa Lynda Harris, specializzata<br />

in catarismo. Secondo Adriano Petta, questo<br />

avrebbe dato la svolta moderna allo studio<br />

del catarismo esoterico, che da quel momento<br />

subì una impennata di popolar<strong>it</strong>à: “Ebbe<br />

inizio una leggenda, una moda... che ci ha portato<br />

allo stato attuale (...) Inutile dire che tutti<br />

coloro che hanno dato v<strong>it</strong>a ad una setta, ad una<br />

corrente esoterica ecc., ne hanno ricavato dei<br />

guadagni materiali, vendendo il loro prodotto<br />

culturale-filosofico-esoterico-religioso, raccogliendo<br />

attorno a sé tanta gente in buona fede<br />

e stanca della religione tradizionale”.<br />

Purezza e consolamentum<br />

I catari seguivano il<br />

vangelo di Giovanni,<br />

credevano che<br />

esistessero due<br />

divin<strong>it</strong>à contrapposte,<br />

una del bene e<br />

una del male, in lotta<br />

tra di loro per il dominio<br />

delle anime e che<br />

l’anima fosse imprigionata<br />

nella materia,<br />

credevano nella reincarnazione,rifiutavano,<br />

come abbiamo<br />

visto, il simbolo della<br />

croce e la resurrezione<br />

della carne poiché era<br />

loro convinzione che Gesù<br />

Cristo fosse sceso sulla terra<br />

come spir<strong>it</strong>o La loro era, insomma,<br />

una religione “pura”. Tuttavia, ne ‘Il<br />

Santo Graal’ di Baigent, Leigh e<br />

Lincoln viene riportato un inquietante<br />

episodio tratto dal libro<br />

‘V<strong>it</strong>a di San Luigi’ di Jean de<br />

Joinville, in cui è narrato<br />

che “...molti uomini degli<br />

Albigesi si erano presen-<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

tati al conte di Monfort... e l’avevano inv<strong>it</strong>ato a<br />

seguirli e ad andare a vedere il corpo di Nostro<br />

Signore, che era divenuto carne e sangue nelle<br />

mani del loro prete”. Monfort, sconcertato da<br />

questo inv<strong>it</strong>o, rifiutò in quanto ossequioso ai<br />

dettami della Santa Chiesa.<br />

Se per Petta si tratterebbe di pura invenzione,<br />

considerando che la storia del catarismo<br />

ci è pervenuta, in gran parte, dai registri<br />

della “Santa Inquisizione” e, quindi, soggetta a<br />

manipolazioni che oggi definiremmo mediatiche<br />

“soprattutto quando si parla dei catari che<br />

“rubavano” i bambini etc. etc.” per Ben Jacob “I<br />

Catari in questione si riferivano ovviamente ad<br />

un tipo di “messa nera che veniva officiata dai<br />

loro sacerdoti. Gli storici sol<strong>it</strong>amente non menzionano<br />

questi r<strong>it</strong>i, lim<strong>it</strong>andosi invece a parlare<br />

del “Consolamentum” (n. b. battesimo cataro)<br />

che, tuttavia, non veniva impart<strong>it</strong>o soltanto<br />

alla morte dei credenti ma anche in altre occasioni<br />

importanti come ad esempio per aiutare<br />

l’anima del defunto a reincarnarsi, durante la<br />

nomina dei nuovi sacerdoti e per la purificazione.<br />

In alcuni documenti bizantini abbiamo<br />

trovato la descrizione di un<br />

particolare Consolamentum,<br />

che coinvolgeva dei<br />

bambini e prevedeva<br />

una sorta di comunione<br />

e sacrificio con la carne<br />

ed il sangue della v<strong>it</strong>tima,<br />

simboleggiante,<br />

per i Catari, la carne ed<br />

il sangue di Cristo. (...)<br />

In Francia, e specificatamente<br />

nella regione<br />

di Rennes-le-Château,<br />

esiste un movimento<br />

religioso, la “Chiesa<br />

Gnostica” che prevede<br />

l’esecuzione della cerimonia<br />

descr<strong>it</strong>ta sopra.<br />

Uno dei suoi membri,<br />

Eugene Vintras, si<br />

vantava di poter mostrare<br />

ostie macchiate<br />

del sangue di Cristo”.<br />

MONACI MANICHEI INTENTI A COPIARE TESTI<br />

SACRI, CON ISCRIZIONE IN SOGDIANO. MANO-<br />

SCRITTO DA KHOCHO, TARIM BASIN<br />

Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti<br />

Adriano Petta<br />

puntualizza che<br />

questa cerimonia<br />

Runa Bianca 73


I Boni Homines<br />

e altre manifestazioni potevano subire delle<br />

variazioni locali poichè il catarismo “è stata<br />

una religione vissuta e praticata quasi sempre<br />

in clandestin<strong>it</strong>à” e, quindi, impossibil<strong>it</strong>ata<br />

ad assumere un aspetto organico un<strong>it</strong>ario.<br />

Tuttavia, la l<strong>it</strong>urgia classica del Consolamentum<br />

la si può riconoscere in un r<strong>it</strong>o officiato<br />

sia dai manichei, concernente l’imposizione<br />

delle mani nel momento in cui il “credente”<br />

diventava un “eletto”, che dai bogomili presso<br />

i quali l’”eletto” veniva consacrato tale da<br />

un’assemblea di “eletti” e “credenti” dopo un<br />

lungo preparatorio periodo iniziatico.<br />

“Bisogna schiacciare i<br />

seguaci dell’anticristo”<br />

Una linea di pensiero vuole che nella Fortezza<br />

di Montségur, rifugio degli ultimi catari<br />

ribelli e sede di una biblioteca contenente<br />

importanti libri di religione, filosofia e scien-<br />

Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti<br />

za, venisse praticato, da parte degli eretici, un<br />

culto solare, testimoniato anche dal fatto che<br />

prima della loro resa, avvenuta a marzo dopo<br />

10 mesi di assedio da parte dei crociati, fu accordata<br />

loro una tregua per celebrare - così si<br />

ipotizza - l’equinozio.<br />

L’arch<strong>it</strong>ettura dell’imponente castello presenta<br />

la particolar<strong>it</strong>à che durante il solstizio<br />

d’estate i primi raggi del sole attraversano<br />

il loggione: “Ho assist<strong>it</strong>o personalmente ad<br />

un’alba del 22 giugno” riferisce Petta “... e posso<br />

assicurare che non era un caso: i primi raggi<br />

di sole del solstizio d’estate attraversano le<br />

strette fer<strong>it</strong>oie della torre principale da parte a<br />

parte... e solo in quei pochi momenti dell’anno.<br />

Chi la costruì sapeva il fatto suo, era sicuramente<br />

un osservatorio astronomico. ” R<strong>it</strong>roviamo<br />

la stessa descrizione in un libro dedicato<br />

all’enigma cataro di Jean Markale, studioso<br />

francese recentemente scomparso: “Sul pog<br />

di Montségur, al mattino del solstizio d’estate,<br />

quelli che si alzano presto e hanno il coraggio e<br />

LE ROVINE DELLA FORTEZZA DI MONTSÉGUR RIFUGIO DEGLI ULTIMI CATARI RIBELLI<br />

74 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


I Boni Homines<br />

la passione di salire fino alle rovine del castello<br />

sono testimoni di un fatto incontestabile: il primo<br />

raggio di luce, sfiorando il Pic de Bugarach,<br />

attraversa da parte a parte le fer<strong>it</strong>oie del torrione.<br />

Non è un caso”. Indubbiamente concep<strong>it</strong>o<br />

e realizzato in modo tale da determinare<br />

il fenomeno sopra c<strong>it</strong>ato, Montségur non è<br />

però, secondo Markale, un tempio dedicato<br />

al culto solare, giudicando tale classificazione<br />

“il parto di una fantasia delirante”, soprattutto<br />

alla luce del fatto che i catari non edificavano<br />

templi in quanto sarebbe stato in netto contrasto<br />

con la loro dottrina che considerava la<br />

materia “una creazione diabolica”. Ma da dove<br />

nasce l’ipotesi che Montségur, prima di essere<br />

“il centro della resistenza catara contro<br />

l’oppressione della Chiesa e della monarchia<br />

capetingia”, fosse un santuario? Markale, c<strong>it</strong>a,<br />

tra le cause, proprio quelle condizioni di resa<br />

riportate in apertura di questo paragrafo: si<br />

sarebbe associato il rinvio con il permesso accordato<br />

ai catari di celebrare una festa solare<br />

Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti<br />

semplicemente perché il 15 marzo del 1244<br />

corrispondeva all’equinozio. “Ma che cosa significa?”,<br />

si chiede lo studioso, aggiungendo<br />

che non esistono inoltre riscontri documentali<br />

riguardo “cerimonie solari celebrate dagli<br />

albigesi nel XII e XIII secolo”. I catari, seppur<br />

eredi dei manichei e dei mazdei, al contrario<br />

di questi manifestarono sempre una precisa<br />

volontà di non sacrificare mai lo spir<strong>it</strong>o alla<br />

materia, quindi, conclude Markale, “la cosiddetta<br />

cerimonia del 15 marzo, in concom<strong>it</strong>anza<br />

con l’equinozio di primavera, non è esist<strong>it</strong>a<br />

che nell’immaginario dei commentatori del<br />

XX secolo”. Montségur non sarebbe stato un<br />

tempio solare ma, probabilmente, un luogo<br />

di med<strong>it</strong>azione, di sicuro sacro, “in cui la creatura<br />

inglobata nella materia si risveglia e riceve<br />

i raggi benefici della Luce originale... e questa<br />

‘stanza del solÈ non può essere che in cielo o su<br />

un’isola oppure in cima a una montagna.. .”.<br />

Secondo Petta, contrariamente a quanto<br />

comunemente si pensa, “I catari nulla hanno<br />

LE ROVINE DELLA FORTEZZA DI MONTSÉGUR RIFUGIO DEGLI ULTIMI CATARI RIBELLI<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

Runa Bianca 75


I Boni Homines<br />

a che vedere con quel castello, al di là del fatto<br />

che vi trovarono rifugio (1235 circa - 1244 ) prima<br />

di essere sterminati. Non si sa esattamente<br />

a quale epoca risalga, probabilmente al V o VI<br />

secolo, molto tempo prima che si manifestasse<br />

l’eresia catara. Venne solamente ristrutturato<br />

dal signore locale (Raymonde de Perella), il quale<br />

vi stabilì la sua residenza, soprattutto perché<br />

si trattava di un luogo fortificato praticamente<br />

imprendibile; non a caso cap<strong>it</strong>olò solo per un<br />

atto di tradimento. ”<br />

Montesegur è tuttavia al centro di una delle<br />

storie più affascinanti dell’epopea catara,<br />

quella che vede protagonisti 4 “perfetti” catari<br />

che, la notte prima della cap<strong>it</strong>olazione, sarebbero<br />

riusc<strong>it</strong>i a fuggire, complice il buio, calandosi<br />

con delle funi dalla rocca, per mettere in<br />

salvo un tesoro. “Sono tutti fatti accertati storicamente,<br />

si conoscono anche i nomi di questi<br />

catari, sono presenti nelle deposizioni rese<br />

all’Inquisizione dai sopravvissuti di Montségur.<br />

” Che cos’era questo tesoro che non doveva<br />

Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti<br />

assolutamente finire nelle mani dei crociati?<br />

“Si fanno varie supposizioni, ” spiega Petta “c’è<br />

chi pensa al Santo Graal, chi a monete, gioielli o<br />

libri preziosi”.<br />

Per Markale “la soluzione meno verosimile”<br />

sarebbe proprio quella di un cospicuo tesoro<br />

materiale, ragionevolmente impossibile da<br />

trasportare lungo “sentieri da capre” costellati<br />

di precipizi. Molto probabilmente i quattro<br />

perfetti dovevano raggiungere determinate<br />

persone alle quali trasmettere indicazioni segrete.<br />

“Questa missione venne quasi certamente<br />

portata a termine ma gli interessati si guardarono<br />

bene dal lasciarne traccia”. Un tesoro,<br />

dunque, che non doveva assolutamente cadere<br />

nelle mani degli assedianti, forse cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o<br />

da preziose reliquie o documenti in grado<br />

di scuotere le fondamenta su cui poggia il<br />

cattolicesimo e il cui recupero sarebbe stato<br />

il vero motivo che spinse Papa Innocenzo III<br />

a lanciare la sua terribile crociata. Secondo<br />

Petta la ragione dell’eccidio sarebbe da impu-<br />

LE ROVINE DELLA FORTEZZA DI MONTSÉGUR RIFUGIO DEGLI ULTIMI CATARI RIBELLI<br />

76 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


I Boni Homines<br />

tare, invece, più semplicemente alla ricchezza<br />

delle terre di Occ<strong>it</strong>ania: “Il popolo occ<strong>it</strong>ano era<br />

tollerante; amava la poesia, l’arte, la cultura;<br />

era ded<strong>it</strong>o a viaggiare, agli scambi commerciali.<br />

L’Occ<strong>it</strong>ania era una terra in cui vivevano<br />

pacificamente le comun<strong>it</strong>à ebraiche, cattoliche,<br />

catare, valdesi e in cui cresceva la libertà di pensiero;<br />

era una terra ricca, faceva gola a tutti, ai<br />

barbari baroni e conti del nord della Francia, al<br />

re, a vescovi e papi. L’eresia catara fu un pretesto<br />

per poter invadere una terra libera e occuparla,<br />

depredarla, sottometterla. La crociata degli<br />

Albigesi in parte fu come tutte le guerre, come<br />

tutte le crociate. Papa Innocenzo III si alleò al<br />

re di Francia Filippo Augusto per conquistare<br />

l’Occ<strong>it</strong>ania e spartirsela”. E ciò che i 4 fugg<strong>it</strong>ivi<br />

misero in salvo la notte prima della resa? “Gli<br />

storici sono certi si trattasse di libri: dal formato<br />

prezioso, con gioielli incastonati nella rilegatura<br />

della copertina, e libri dal contenuto rivoluzionario,<br />

di scienza, testi contenenti pagine di<br />

astronomia, di matematica, e di un metodo per<br />

STELE FUNERARIA AI PIEDI DI MONTSÉGUR IN RICORDO DEI CATARI<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti<br />

stampare”: invenzioni e <strong>scoperte</strong> scientifiche<br />

che avrebbero potuto mutare il corso della<br />

storia giunte dall’oriente, che Adriano ha denominato<br />

“chiavi del sapere”. “Era soprattutto<br />

di questo tesoro che volevano impossessarsi i<br />

crociati, ma non ci riuscirono. Le “chiavi del sapere”<br />

furono portate lontano, e dopo due secoli<br />

dettero inizio alla rivoluzione culturale e tecnologica<br />

che avrebbe mutato il corso della storia e<br />

della diffusione del Sapere in mezzo ai popoli”.<br />

La conoscenza sarebbe stata dunque il<br />

vero tesoro, in una epoca in cui “... Se possedevi<br />

un Vangelo, un libro di Aristotele, qualsiasi<br />

libro di fisica, matematica potevi finire bruciato<br />

vivo (...) Papi, re, imperatori hanno fatto di tutto,<br />

in tutte le epoche storiche, perché la conoscenza<br />

filosofica, scientifica, religiosa, restasse<br />

nelle loro mani per poterla distribuire goccia a<br />

goccia, purgata, perché un popolo colto non<br />

li avrebbe segu<strong>it</strong>i facilmente, sarebbe stato un<br />

popolo libero e quindi capace di ribellarsi”.<br />

Tuttavia, come si legge nel già c<strong>it</strong>ato ‘Il<br />

Runa Bianca 77


I Boni Homines<br />

Santo Graal’, sarebbe esist<strong>it</strong>o anche<br />

un tesoro più “materiale”, messo<br />

in salvo tre mesi prima della caduta<br />

di Montségur. Adriano Petta<br />

è quasi certo che si trattasse di oro,<br />

che doveva servire per l’ultimo<br />

tentativo di liberare il castello di<br />

Montségur dall’assedio dei crociati,<br />

oro con cui si dovevano pagare<br />

dei coraggiosi mercenari comandati<br />

da Corbario, che però fallirono<br />

l’impresa.<br />

Il predecessore di<br />

Leonardo Da Vinci<br />

Mentre studio sono libero: mentre<br />

la mia mente indaga ed apprende,<br />

ho vinto la schiav<strong>it</strong>ù<br />

(Eresia Pura)<br />

Montségur, 16 marzo 1244.<br />

Duecentocinque catari vengono<br />

arsi vivi. <strong>Tra</strong> questi un geniale<br />

personaggio la cui vera ident<strong>it</strong>à è<br />

riemersa dalle nebbie del passato<br />

grazie al lavoro di Adriano Petta.<br />

Adriano Petta è anche studioso<br />

della scienza, la stessa che in passato<br />

terrorizzò “i potenti ...” in quanto<br />

strumento di emancipazione e<br />

di libertà. “Non a caso al concilio di<br />

Cartagine nell’anno 383 d.C. i vescovi<br />

proibirono la lettura di ogni testo,<br />

religioso, filosofico o scientifico, a<br />

tutti... compresi loro stessi... tanta<br />

era la paura del sapere che potevano<br />

contenere quei libri!”. Ed è proprio<br />

su trattati di scienza e matematica<br />

che Adriano ha incontrato uno<br />

sconosciuto genio del medioevo, Giordano<br />

Nemorario: matematico, filosofo, scopr<strong>it</strong>ore<br />

delle equazioni di secondo grado, autore di<br />

opere di matematica, astronomia, meccanica,<br />

egli può essere considerato il predecessore<br />

del grande Leonardo da Vinci. Secondo Petta<br />

la vera ident<strong>it</strong>à di Nemorario fu volutamente<br />

nascosta - perché “Uno scienziato era mille volte<br />

più pericoloso di un eretico” - e confusa con<br />

Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti<br />

LA FORTEZZA DI QUÉRIBUS L’ULTIMA ROCCAFORTE OCCITANA A CA-<br />

DERE. UNDICI ANNI DOPO QUEL TERRIBILE 1244<br />

quella di Giordano di Sassonia, il primo capo<br />

dell’Inquisizione.<br />

“Non era possibile che Nemorario, innamorato<br />

della matematica, se ne andasse con una<br />

torcia in mano ad appiccare il fuoco ai roghi<br />

degli eretici. In quegli anni vennero bruciati vivi<br />

nel centro di Parigi dieci allievi dello scienziato<br />

Amaury de Bene, perché studiavano i libri di fisica<br />

di Aristotele. Giordano Nemorario non poteva<br />

essere Giordano di Sassonia, ne ero quasi<br />

78 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


I Boni Homines<br />

certo! E mi misi a scavare. ” Anni di ricerche e<br />

di viaggi in tutta Europa, sino alla Turchia e<br />

all’Armenia, tra biblioteche ed abbazie, hanno<br />

finalmente gettato nuova luce su questo<br />

incredibile personaggio, del quale Petta ha<br />

scr<strong>it</strong>to la biografia romanzata. Originario del<br />

lago di Nemi, vicino Roma, Nemorario viene<br />

a conoscenza delle «chiavi del sapere», contenute<br />

in antichi codici. Braccato dall’Inquisizione<br />

fugge in Linguadoca, a Béziers, c<strong>it</strong>tà<br />

tristemente nota per la strage dell’intera popolazione,<br />

sia cattolica che catara, dove il suo<br />

destino si lega a quello del popolo occ<strong>it</strong>ano<br />

e degli eretici, che come lui perseguono la<br />

ver<strong>it</strong>à e la conoscenza, poi in Inghilterra e a<br />

Parigi con la nuova ident<strong>it</strong>à di Giovanni de Sacrobosco,<br />

ed infine nuovamente in Occ<strong>it</strong>ania.<br />

La sua v<strong>it</strong>a si conclude drammaticamente ai<br />

piedi del castello di Montsegur, ma non prima<br />

di aver messo in salvo le preziose chiavi<br />

del sapere.<br />

“Nonostante la Chiesa abbia cercato di cancellare<br />

tutto e di riscrivere la storia, qualche indizio<br />

è rimasto. È molto probabile che il cammino<br />

di Giordano Nemorario sia stato quello che<br />

ho raccontato io: le cose devono essere andate<br />

proprio così, le poche tracce rimaste lo confermano.<br />

”.<br />

Un cammino segnato da morte, odio e violenza,<br />

intrapreso da uno scienziato che non<br />

ha voluto arrendersi all’oscurantismo, per<br />

proteggere quel sapere in grado di rendere<br />

l’uomo libero e di farlo progredire in un “mondo<br />

in cui sia possibile studiare senza vincoli di<br />

nessuna natura, in cui sia possibile professare<br />

liberamente il proprio credo o non credo, un<br />

mondo senza catene teso verso la conoscenza,<br />

alla scoperta dei segreti racchiusi nella v<strong>it</strong>a e<br />

nell’universo”.<br />

L’intervista completa ad Adriano Petta è<br />

stata pubblicata sulla rivista FENIX di Novem-<br />

osvALDo cArigi<br />

Nato a Roma nel 1953, collabora con Adriano<br />

Forgione da Maggio 2007. Pubblica regolarmente<br />

su FENIX e saltuariamente su NEXUS e la<br />

spagnola MAS ALLA’. Da Maggio 2009 lavora in<br />

coppia con Stefania Tavanti.<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

bre 2010.<br />

Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti<br />

“Un falcone saldamente aggrappato<br />

a un pugno di roccia”<br />

Montsègur non fu, comunque, l’ultima roccaforte<br />

occ<strong>it</strong>ana a cadere. Undici anni dopo<br />

quel terribile 1244, la fortezza di Quéribus,<br />

ai confini dell’Occ<strong>it</strong>ania e della Catalogna, fu<br />

conquistata e rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a ufficialmente al Re di<br />

Francia senza ‘colpo ferirÈ. Eretto in posizione<br />

strategica sulla somm<strong>it</strong>à di una delle cime<br />

calcaree nella parte meridionale del massiccio<br />

montuoso delle Corbières, , questo castello,<br />

al pari di Montségur, presenta impressionanti<br />

difese naturali: circondato dal vuoto e<br />

protetto efficacemente “dal lato meno ripido<br />

della cresta da un massiccio torrione” poteva<br />

tenere a bada a lungo anche un’armata numerosa,<br />

la stessa che, al comando di Pierre<br />

d’Auteuil, nel maggio del 1255, iniziò un assedio<br />

che venne tolto nel settembre successivo.<br />

Quéribus cadde senza gloria ma anche<br />

senza i massacri che caratterizzarono la presa<br />

di Montségur. L’ipotesi accred<strong>it</strong>ata da Markale<br />

è quella secondo cui il responsabile di Quéribus,<br />

certo Chabert de Barbaira (ingegnere<br />

mil<strong>it</strong>are, convinto seguace del catarismo e<br />

protettore di coloro che erano sfugg<strong>it</strong>i ai<br />

massacri della crociata contro gli albigesi) sarebbe<br />

caduto in una trappola e, fatto prigioniero,<br />

avrebbe consegnato la fortezza in cambio<br />

della propria v<strong>it</strong>a e della libertà nonché<br />

di “mille marchi d’argento dietro garanzia di<br />

Philippe de Montfort e di Pierre Voisins”. Non<br />

vi sono documenti attestanti la sorte dei catari<br />

rifugiatisi a Quéribus, ma probabilmente,<br />

afferma Markale, ebbero, proprio in mancanza<br />

di un’azione mil<strong>it</strong>are, il tempo di disperdersi,<br />

forse migrando nell’Italia del Nord.<br />

stefAniA tAvAnti<br />

Nata nel 1966 a Firenze, lavora nel campo<br />

dell’ed<strong>it</strong>oria dal 1995. Appassionata da sempre<br />

di archeologia, pubblica in collaborazione con<br />

Osvaldo Carigi sulle riviste FENIX, MAS ALLA’ e<br />

NEXUS.<br />

Runa Bianca 79


Un alieno d’acqua dolce<br />

Homo Saurus<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

di Unconventional Research Groupp<br />

tempo di lettura 14 minuti<br />

Runa Bianca 81


Homo Saurus<br />

La luna piena si rifletteva sulle piatte<br />

acque del Po, che scorrevano lente e<br />

silenziose nel loro lungo andare. Il suo<br />

chiarore creava giochi di luci ed ombre tra la<br />

vegetazione fluviale, appena scossa da una<br />

leggera brezza. Sergio aspettava paziente che<br />

qualche pesce abboccasse all’amo. Era diventata<br />

un’ab<strong>it</strong>udine per lui passare alcune ore<br />

della notte in quel posto, in compagnia dei<br />

suoi pensieri e del fumo di qualche sigaretta,<br />

lontano dal traffico e dalla monotonia del sol<strong>it</strong>o<br />

bar. Sembrava una notte tranquilla, una<br />

notte come tante altre, ma qualche cosa di lì<br />

a poco avrebbe sconvolto per sempre<br />

la sua v<strong>it</strong>a. Ad un tratto, proprio<br />

davanti a lui, qualche “cosa” emerse<br />

dall’acqua, infrangendo l’immagine<br />

riflessa della luna, per stagliarsi<br />

minacciosa verso l’alto.<br />

Una figura lugubre, un essere<br />

raccapricciante che fece sobbalzare<br />

l’incredulo Sergio dallo sgabello<br />

sul quale era seduto. Scosso dall’insol<strong>it</strong>a<br />

presenza e dai due grandi<br />

occhi giallorossi che lo stavano<br />

fissando, rimase fermo, immobile,<br />

pietrificato. Per una ventina di interminabili<br />

secondi, rimasero fermi<br />

uno di fronte all’altro, poi, la strana<br />

creatura girò le spalle, avanzò<br />

di qualche passo verso il largo e<br />

si inabissò. Sergio rimase immobile<br />

per qualche minuto ancora,<br />

il tempo di riordinare le idee, di<br />

convincersi che non si trattava di<br />

un’ allucinazione e poi, di corsa, si<br />

diresse verso casa, a cercare rifugio<br />

tra le mura domestiche, dimenticando<br />

sul posto: canna da pesca, sgabello e tutta<br />

l’attrezzatura. Nei giorni a seguire trovò il coraggio<br />

di confidare l’accaduto ai famigliari e a<br />

qualche fidato amico, ma nessuno di loro lo<br />

presero seriamente. L’altezza dell’essere poteva<br />

raggiungere tranquillamente i due metri e<br />

le mani erano palmate. Questa sua breve ma<br />

sconvolgente descrizione è quanto gli aveva<br />

permesso di vedere il chiarore della luna. Sergio<br />

non tornò mai più a pescare sulle rive del<br />

Po, non parlò mai più con nessuno della sua<br />

esperienza e si chiuse in un ostinato silenzio<br />

Unconventional Research Group<br />

che andava aumentando col passare del tempo.<br />

Da alcuni anni, Sergio è passato a miglior<br />

v<strong>it</strong>a.<br />

Ma questo avvenimento non era destinato<br />

a rimanere un caso isolato. Verso la metà degli<br />

anni ottanta, dal Veneto e dall’Emilia, cominciavano<br />

ad assumere consistenza le segnalazioni<br />

di avvistamenti di un essere dalle stesse<br />

caratteristiche. I racconti degli sventurati testimoni<br />

passavano di bocca in bocca riempiendo<br />

le piazze e i bar dei paesi e la causa degli<br />

stravaganti racconti veniva generalmente attribu<strong>it</strong>a<br />

all’ormai classico e logoro bicchiere di<br />

IMPRONTE DELL’HOMO SAURUS<br />

troppo. Certo che quel vino avrebbe dovuto<br />

avere caratteristiche organolettiche davvero<br />

straordinarie per indurre tutti i consumatori<br />

ad avere la medesima sconcertante visione.<br />

Quello proprio sì che doveva essere un prodotto<br />

che andava analizzato!<br />

L’Homo Saurus e le sue<br />

caratteristiche<br />

A parte gli scherzi, i loro resoconti testimoniali<br />

venivano regolarmente ignorati e l’insol<strong>it</strong>a<br />

presenza attribu<strong>it</strong>a a strascichi di antiche<br />

82 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Homo Saurus<br />

leggende, alla sparata di qualche buontempone<br />

o, nella migliore delle ipotesi, a qualche<br />

specie di rettiloide che non ha voluto seguire<br />

i suoi simili nella remota fase di estinzione.<br />

Il clamore susc<strong>it</strong>ato dagli articoli apparsi sui<br />

giornali, di quell’essere che girovagava terrorizzando<br />

le persone, non era altro che una<br />

frizzante alternativa alle notizie di tutti i giorni.<br />

Gli unici a pagare a caro prezzo tale presenza,<br />

inutile dirlo, erano e rimanevano solo<br />

gli sventurati testimoni. Le segnalazioni comunque<br />

stavano aumentando come pure le<br />

persone che timidamente si facevano avanti,<br />

confessando di avere visto quell’essere, in luoghi<br />

diversi e anche distanti fra loro, ma sempre<br />

nelle vicinanze di fiumi o canali. Il caso era<br />

decisamente interessante ma estremamente<br />

vago e confuso. Bisognava approfondire la ricerca<br />

e fare luce sul fenomeno, portarlo su un<br />

piano più razionale e rest<strong>it</strong>uire credibil<strong>it</strong>à alle<br />

persone che in buona fede vivevano le loro<br />

esperienze, ma che venivano regolarmente<br />

derise, add<strong>it</strong>ate come<br />

visionarie o allucinate. A questo ci<br />

pensò il professore Sebastiano Di<br />

Gennaro che, sceso in campo<br />

con una equipe tecnicoscientifica<br />

dell’USAC, si<br />

mise sulle tracce di quello<br />

che poi lui stesso avrebbe<br />

battezzato HOMO SAU-<br />

RUS.<br />

Il professore Sebastiano<br />

Di Gennaro è direttore<br />

dell’USAC, (Centro Accademico<br />

Studi Ufologici)<br />

da lui creato nel 1978 a<br />

Santa Maria Maddalena,<br />

Rovigo, dove tutt’ora ha la<br />

sua sede. Nel 1986 ha iniziato<br />

la sua ricerca che è durata<br />

quasi un ventennio durante il<br />

quale ha raccolto numerose<br />

testimonianze, reperti, calchi<br />

in gesso delle orme, esegu<strong>it</strong>o<br />

analisi scientifiche e ambientali<br />

e indagini a tutto campo.<br />

Le testimonianze raccolte,<br />

la morfologia delle<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

IDENTIKIT HOMO SAURUS<br />

Unconventional Research Group<br />

impronte e i dati incrociati dei vari casi, hanno<br />

prodotto una stima piuttosto precisa sui<br />

dati fisici e sulle caratteristiche dell’HOMO<br />

SAURUS. I risultati ottenuti parlano di altezza<br />

che supera i due metri, per arrivare a toccare i<br />

due metri e mezzo.<br />

Le mani, contenenti quattro d<strong>it</strong>a sono palmate<br />

e quindi adatte al nuoto. I piedi sono<br />

dotati di tre d<strong>it</strong>a ampiamente ungulati ed in<br />

alcuni casi palmati. Le orme prodotte evidenziano<br />

che le d<strong>it</strong>a ungulate dei piedi, il più delle<br />

volte trafiggono il terreno su cui poggiano.<br />

La sua andatura è leggermente barcollante e<br />

i suoi passi, largamente distanti fra loro, confermano<br />

le sue notevoli dimensioni. La struttura<br />

cranica è molto sviluppata e denota un<br />

volume cerebrale superiore a quello umano<br />

e a quello di molti mammiferi. Le cav<strong>it</strong>à orb<strong>it</strong>ali<br />

sono molto grandi e la pupilla, verticale,<br />

si staglia su una cornea giallastra o giallo-rossastra.<br />

Il muso è allungato e le narici sono cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e<br />

da due piccoli fori.<br />

La bocca è sporgente e<br />

mun<strong>it</strong>a di fila di denti<br />

piccoli ed aguzzi, adatti<br />

al carattere sia carnivoro<br />

che erbivoro. Non si<br />

notano orecchie cartilaginoseall’esterno<br />

e il collo è sottile<br />

e sporgente. Nessun<br />

pelo sul capo o sul resto<br />

del corpo. L’intero<br />

corpo è coperto da<br />

scaglie verdastre come<br />

le lucertole e alcuni<br />

serpenti (Figura 1). A<br />

questo punto è piuttosto<br />

comprensibile lo<br />

stato d’animo che si r<strong>it</strong>rovano<br />

le persone che<br />

hanno avuto la sfortuna<br />

di trovarsi davanti un essere<br />

così formato.<br />

Vestigia aliena?<br />

Alla fine dell’inverno<br />

del 1988, un collabora-<br />

Runa Bianca 83


Homo Saurus<br />

tore dell’USAC, mentre passeggiava su un<br />

tratto sabbioso dell’argine del Po, nel ferrarese,<br />

si imbatté in una sostanza carnosa che giaceva<br />

al suolo sparsa per un centinaio di metri.<br />

L’aspetto dava l’idea di residui di un grosso<br />

rettile. Le squame, alcune di queste molto<br />

grandi, rivestivano la massa carnosa, all’apparenza<br />

gelatinosa. La sostanza presentava<br />

caratteristiche piuttosto curiose e oltretutto,<br />

non mostrava alcun segno di decomposizione<br />

in atto. Alcuni campioni della sostanza<br />

furono quindi consegnati dal professore Di<br />

Gennaro, all’Ist<strong>it</strong>uto di Zoologia all’Univers<strong>it</strong>à<br />

di Ferrara per essere analizzati. La risposta<br />

dei tecnici dell’Ist<strong>it</strong>uto, per niente convincente,<br />

diceva che il reperto non poteva essere<br />

tagliato col microtomo, (strumento che<br />

permette di tagliare a fettine sottilissime un<br />

prodotto organico) e che quindi non poteva<br />

essere sottoposto ad un’analisi microscopica.<br />

La causa era da attribuire all’origine sintetica<br />

del materiale. Non voglio percorrere nei particolari<br />

tutto l’<strong>it</strong>er che la sostanza ha sub<strong>it</strong>o,<br />

ma voglio aggiungere che durante il percorso,<br />

sono emersi particolari a dire poco eclatanti.<br />

Furono contattati altri laboratori per<br />

fare analizzare il prodotto, ma per procedere<br />

chiedevano cifre insostenibili per le possibil<strong>it</strong>à<br />

del momento. Nel frattempo, il professore<br />

Sebastiano Di Gennaro, laureato in chimica<br />

organica e docente in materie scientifiche, ha<br />

pensato bene di procedere personalmente<br />

con alcuni esperimenti, confidando nella sua<br />

conoscenza di uomo di scienze e con l’aiuto<br />

dell’amico Angelo Fiacchi, inventore, naturalista<br />

ed esperto in varie materie, ha iniziato<br />

con analisi varie ed esperimenti sulla strana<br />

sostanza. Un risultato in particolare colpisce.<br />

Sottoponendo alcuni campioni della sostanza<br />

squamosa, ad alte temperature, si disidratava<br />

assumendo una colorazione verdastra.<br />

Sottoposta poi alla fiamma azzurra, esalava<br />

un forte odore di cheratina bruciata. Ora<br />

sorgeva un problema: come poteva una sostanza<br />

come la cheratina, che poi è una proteina<br />

che cost<strong>it</strong>uisce i capelli, i peli, le unghie<br />

e le piume dei pennuti, comporre una sostanza<br />

sintetica come sostenevano i tecnici dell’Ist<strong>it</strong>uto<br />

di Zoologia dell’Univers<strong>it</strong>à di Ferrara?<br />

Evidentemente qualche cosa non quadrava.<br />

Unconventional Research Group<br />

Molto tempo dopo, un conoscente del Di<br />

Gennaro, gli confidò che alcuni campioni del<br />

prodotto, erano stati trattenuti dall’Ist<strong>it</strong>uto di<br />

Ferrara e sui quali erano in corso approfond<strong>it</strong>e<br />

analisi all’insaputa di tutti, persino dello<br />

stesso professore. I risultati non vennero mai<br />

divulgati. Solo una parte, seppur parziale, arrivò<br />

nelle mani del Direttore che, in cambio dovette<br />

promettere di non rivelare il nome del<br />

latore e con l’assicurazione che comunque in<br />

segu<strong>it</strong>o avrebbe avuto i risultati completi. Ma<br />

delle prove altamente strumentali alle quali<br />

fu sottoposta la sostanza, nessuna risposta.<br />

Comunque, tra le righe del documento, ci<br />

sono dei punti estremamente interessanti e<br />

che inducono ad una ragionevole riflessione.<br />

Uno dice: Vi sono figurazioni che a prima<br />

vista sembrano essere scaglie a disposizione<br />

embricata, di forma Rettiliana. Ad un’analisi<br />

più accurata non esistono scaglie ma estroflessioni<br />

che ne simulano la forma. In un<br />

altro punto si legge: Il materiale sottoposto<br />

all’azione di un Bunsen, carbonizza mandando<br />

un odore di cheratina bruciata. In stufa a<br />

SOSTANZA CARNOSA<br />

50° si disidrata diventando consistente ed<br />

assume una colorazione brunastra.<br />

Il materiale rimesso in acqua, diventa<br />

elastico, mantenendo la colorazione acqui-<br />

84 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Homo Saurus<br />

s<strong>it</strong>a. In segu<strong>it</strong>o a queste vicende, sembrava<br />

arrivato il momento tanto atteso. Si era presentata<br />

la persona giusta che conosceva le<br />

giuste persone. Finalmente avrebbe avuto le<br />

risposte che tanto voleva e svelato il mistero<br />

di un prodotto tanto speciale quanto impossibile.<br />

E invece, come succede nelle storie più<br />

classiche, gli ultimi campioni di un prodotto<br />

tanto speciale quanto impossibile, andavano<br />

perduti per sempre.<br />

Concludo questo argomento dicendo che<br />

in fondo, quella misteriosa sostanza è stata<br />

sottratta con l’inganno sommato ad una<br />

buona dose di ingenu<strong>it</strong>à da parte dell’USAC,<br />

ignara probabilmente dell’enorme valore<br />

TRACCE DI FORMA ROTONDA E DISEGNO RICOSTRUZIONE RILEVAMENTI<br />

scientifico che tale sostanza avrebbe potuto<br />

avere.<br />

Se la sostanza avesse effettivamente avuto<br />

le caratteristiche riscontrate durante gli<br />

esperimenti, ossia, una composizione mista<br />

di materiale sintetico e una proteina come<br />

la cheratina, ecco allora che l’esperienza vissuta<br />

da un’anziana signora, nella primavera<br />

del 1985 a Varazze (SV), oltre ad assumere un<br />

aspetto davvero sconvolgente, apre un nuovo<br />

scenario sulla realtà aliena.<br />

In un pomeriggio di quella primavera, raccontò<br />

la signora, tre persone, due uomini e<br />

una donna, si prestavano ad entrare in una<br />

villetta s<strong>it</strong>uata nelle vicinanze della sua ab<strong>it</strong>azione<br />

e di proprietà di una copia di coniugi<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

Unconventional Research Group<br />

milanesi i quali la usavano principalmente per<br />

trascorrervi le ferie estive. Il fatto che avessero<br />

le chiavi di casa, insospettì non poco la signora,<br />

perché, per quanto ne sapeva, solo lei<br />

poteva avere una copia delle chiavi della villetta,<br />

incaricata dagli stessi proprietari di controllare<br />

di tanto in tanto all’interno che tutto<br />

fosse a posto. Incurios<strong>it</strong>a anche dal comportamento<br />

furtivo dei tre, attraversò il giardino<br />

e sbirciò dalle gelosie della finestra che erano<br />

appena state socchiuse. Il sangue gli si raggelò<br />

nelle vene quando assistette alla scena<br />

che si stava svolgendo. I tre personaggi erano<br />

completamente nudi, con le sembianze perfettamente<br />

identiche agli umani, ma la cosa<br />

terribile fu quando cominciarono a strapparsi<br />

la pelle di dosso, fino ad assumere l’aspetto<br />

di grosse lucertole squamose. Il viso<br />

era oblungo, gli occhi molto lunghi, il naso<br />

sembrava una protuberanza con due piccoli<br />

fori al centro. Non avevano lobi alle orecchie<br />

e nessun pelo o capelli. La femmina, girata di<br />

spalle, era senza natiche, al loro posto c’era<br />

una coda legata alla v<strong>it</strong>a da formare qualche<br />

cosa di vagamente simile alle natiche. Dopo<br />

avere assist<strong>it</strong>o alla scena, la signora si allontanò<br />

terrorizzata di essere vista. Non ne parlò<br />

con nessuno, per la paura di essere scoperta<br />

e per un’eventuale reazione di quegli esseri.<br />

Qualche giorno dopo però, dovette cedere<br />

alle insistenti domande del mar<strong>it</strong>o, preoccu-<br />

Runa Bianca 85


Homo Saurus<br />

pato del suo comportamento non più consueto<br />

e al parroco, al quale confidò quanto<br />

aveva visto.<br />

Il primo non le credette, contribuendo,<br />

così facendo, ad aumentare la depressione<br />

nella quale la signora era già caduta, il secondo<br />

la rimproverò, consigliandole di frequentare<br />

più spesso la parrocchia e le funzioni religiose.<br />

Consistenza fin dall’inizio<br />

L’ipotesi extraterrestre dell’HOMO SAU-<br />

RUS, avrebbe trovato conferma nelle testi-<br />

monianze di persone le quali affermavano di<br />

avere visto oggetti volanti non identificati là<br />

dove poi avrebbe fatto la sua comparsa l’alieno,<br />

di bagliori notturni che per diverso tempo<br />

illuminavano parte delle zone boschive e<br />

nelle quali successivamente venivano rilevate<br />

tracce di forma rotonda e, in altri casi, quadrangolare<br />

prove concrete che in quel punto<br />

qualche cosa di non identificato era atterrato.<br />

Con il libro “HOMO SAURUS, una creatura<br />

aliena sta popolando il nostro mondo”, il professore<br />

Sebastiano Di Gennaro, ha sapientemente<br />

tolto al mondo fantastico, nel quale<br />

era stata inizialmente collocata la figura<br />

inquietante e m<strong>it</strong>ologica del rettiloide, per<br />

portarlo con determinazione su un piano<br />

Unconventional Research Group<br />

strettamente reale. Frutto di un’incessante<br />

attiv<strong>it</strong>à di ricerca durata quasi un ventennio,<br />

vengono in esso riportate passo dopo passo,<br />

tutte le fasi dell’appassionante avventura<br />

iniziata nel 1986, con tutti i risultati ottenuti<br />

ed esposte con estremo rigore scientifico. Le<br />

approfond<strong>it</strong>e e scrupolose indagini supportate<br />

da testimonianze e analisi ambientali, le<br />

comparazioni incrociate le numerose foto e<br />

le raffigurazioni in esso contenute, fanno di<br />

questo volume un saggio ineguagliabile in<br />

campo ufologico e non.<br />

Negli ultimi tempi, gli avvistamenti<br />

dell’HOMO SAURUS, si sono drasticamente<br />

interrotti tranne alcune dubbie segnalazioni<br />

TRACCE DI FORMA QUADRANGOLARE E DISEGNO RICOSTRUZIONE RILEVAMENTI<br />

che devono essere ancora indagate dalla sezione<br />

tecnico-scientifica dell’USAC.<br />

Io penso che questo essere, indubbiamente<br />

dotato di un’ottima intelligenza, abbia<br />

tenuto conto già da qualche tempo che, l’incessante<br />

attiv<strong>it</strong>à di inquinamento, il degrado<br />

a cui viene sottoposto l’ambiente e la sempre<br />

più scarsa quant<strong>it</strong>à d’acqua che scorre nei nostri<br />

fiumi e oltretutto alla prospettiva di una<br />

s<strong>it</strong>uazione che non andrà certo migliorando,<br />

abbia coscientemente deciso di cambiare<br />

aria e prendere altre strade, o meglio dire, altri<br />

corsi.<br />

A questo punto dovremmo stare più tranquilli,<br />

visto che l’alieno non dà più notizie da<br />

diverso tempo, però...<br />

86 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Homo Saurus<br />

Inquietante prospettiva<br />

La pericolos<strong>it</strong>à dell’HOMO SAURUS, intesa<br />

come forma di violenza nei confronti<br />

dell’uomo, non è mai stata dimostrata o testimoniata,<br />

almeno nell’ambiente in cui si muove<br />

e vive. Ma se teniamo conto delle recenti<br />

rivelazioni espresse da alcuni ricercatori che<br />

si basano sull’ipnosi come sistema, per estrapolare<br />

agli addotti tutti i particolari di una<br />

presunta abduction, allora il discorso cambia.<br />

Testimonianze emerse grazie a questo metodo<br />

infatti, confermerebbero la presenza di<br />

un essere dalle stesse caratteristiche, operare<br />

insieme ai classici alieni grigi o Ebe, (Ent<strong>it</strong>à<br />

Biologiche Extraterrestri), e con individui in<br />

uniforme rigorosamente mil<strong>it</strong>are. Il fatto preoccupante<br />

è che nel gruppo, questi rettiloidi<br />

manifestano chiare att<strong>it</strong>udini al comando. Ora<br />

resta da capire se si tratta della stessa specie.<br />

Se questo dovesse essere confermato, allora<br />

la questione assumerebbe risvolti<br />

davvero preoccupanti. Già si sa, che i rap<strong>it</strong>i<br />

ad opera degli alieni, vengono sottoposti ad<br />

ogni sorta di esperimento e di analisi e che<br />

una volta caduti nelle loro mani è ben difficile<br />

poterne uscire.<br />

L’HOMO SAURUS, non ha mai infier<strong>it</strong>o sulle<br />

sfortunate persone che lo hanno incontrato<br />

lungo gli argini dei canali, nessuno di loro<br />

ha mai denunciato questo, ma se lo troviamo<br />

in un “laboratorio di analisi” di chiara matrice<br />

aliena, in compagnia di Ebe e di personale<br />

mil<strong>it</strong>are, beh, il problema c’è. Come se non ce<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

unconventionAL<br />

reseArch grouP<br />

L’Associazione nasce dallo spir<strong>it</strong>o<br />

di coloro che nonostante<br />

il trascorrere del tempo e delle<br />

mille viciss<strong>it</strong>udini personali ,<br />

hanno mantenuto nel profondo spir<strong>it</strong>o umano,<br />

l’inesauribile desiderio di conoscenza e gioia di<br />

vivere e condividere! Essendo una libera Associazione,<br />

non esiste alcuna presunzione di ver<strong>it</strong>a’<br />

assoluta, nelle teorie e/o supposizioni rela-<br />

Unconventional Research Group<br />

ne fossero già abbastanza. A dirigere il gioco,<br />

il cervello del gruppo dunque, è proprio lui,<br />

tutto il resto è solo personale addetto ai lavori,<br />

manovalanza. Se da una parte si diverte a<br />

fare gli scherzetti agli ignari pescatori, approf<strong>it</strong>tando<br />

della sua non celestiale apparenza<br />

fisica, allo solo scopo di terrorizzarli e a tenerli<br />

lontano dal suo hab<strong>it</strong>at, dall’altra, in separata<br />

sede, è il più interessato alle operazioni in<br />

corso, usando materiale umano come cavia,<br />

esattamente lo stesso trattamento che noi riserviamo<br />

agli animali da laboratorio. Il fatto<br />

è che le parti sono semplicemente invert<strong>it</strong>e e<br />

in questo contesto gli animali da laboratorio<br />

sono proprio gli esseri umani.<br />

Evidentemente, in nome della scienza, tutto<br />

è permesso, a noi per la nostra e a lui per<br />

la loro e in fondo poco importa da che parte<br />

ci si trova, il concetto non cambia, sempre di<br />

cavie si parla.<br />

Chi ha incontrato l’HOMO SAURUS, non<br />

può sicuramente considerarsi un uomo fortunato,<br />

per tutte le conseguenze psicologiche<br />

sub<strong>it</strong>e dopo i fatti, e neppure un privilegiato<br />

per avere visto quello che la maggior parte<br />

delle persone non ha mai visto e non vedrà<br />

mai, ma sono gli unici a poter testimoniare<br />

l’esistenza di una realtà che esula completamente<br />

dalla nostra conoscenza.<br />

Il libro “HOMO SAURUS, una creatura<br />

aliena sta popolando il nostro mondo”, non<br />

è distribu<strong>it</strong>o nelle librerie, può essere richiesto<br />

alla Cartografica Edizioni di Ferrara o allo<br />

stesso autore.<br />

tive alle <strong>scoperte</strong> di antichi insediamenti ed ai<br />

loro periodi storici; nelle dichiarazioni relative<br />

all’utilizzo di apparati specifici ed ai dati rilevati<br />

con essi; alle osservazioni di tecnici o metal detectoristi<br />

relative all’utilizzo consigliato dei metal<br />

detector di una o altra marca e modello;allo<br />

studio fotografico di possibili anomalie riscontrate<br />

in loco e dai relativi esami mediante sofware<br />

specifici;all’accuratezza dei dati audio/video<br />

rilevati mediante prototipi hardware/sotware<br />

realizzati dall’Associazione “Unconventional Research<br />

Group” (www.uresearchgroup.org).<br />

Runa Bianca 87


L’uomo che superò i<br />

confini del mondo<br />

Ruggero Marino<br />

DISPONIBILE<br />

IN LIBRERIA<br />

Colombo scoprì l’America il 12 ottobre 1492<br />

Tutti conoscono la storia della scoperta e di Colombo che ci hanno<br />

insegnato a scuola. Ma i fatti non andarono realmente così, la storia<br />

fu cambiata ed è giunto il momento di riscrivere le vicende della<br />

«scoperta dell’America» e del genio di Cristoforo Colombo.


V<strong>it</strong>a e viaggi di Cristoforo Colombo<br />

L’uomo che superò i confini<br />

del mondo<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

di Ruggero gg Marino<br />

tempo di lettura 11 minuti<br />

Runa Bianca 89


L’uomo che superò i confini del mondo<br />

Da 500 anni non fanno, non facciamo<br />

che raccontarci in fotocopia la sol<strong>it</strong>a<br />

“soap opera” dannata e d’annata. È<br />

il caso ormai di definirla una “barzelletta d’antiquariato”.<br />

Tanto per farci capire meglio facciamo<br />

un esempio, aggiornato all’epoca moderna<br />

e in tempi di sbandierata eguaglianza<br />

sociale, un esempio ambientato nel più democratico<br />

dei paesi del duemila, nella terra<br />

del sogno americano e dei self-made-man .<br />

Mettiamo che uno “chicano” messicano, una<br />

sorta di “vu cumprà”, varchi la frontiera con gli<br />

Stati Un<strong>it</strong>i e si presenti nel nuovo paese pretendendo<br />

di andare da Obama. E che in breve<br />

ci riesca. Per presentarsi al suo cospetto e<br />

fargli più o meno questa proposta, anzi imponendogli<br />

un vero e proprio diktat (!): conosco<br />

altre v<strong>it</strong>e e altri mondi ricchissimi, mi dia tre<br />

astronavi. Quando sarò rientrato dalla scoperta<br />

sarà quasi praticamente tutto mio e solo io<br />

avrò il dir<strong>it</strong>to di governare quelle nuove terre,<br />

dove sarò libero di amministrare la giustizia,<br />

mentre ne ricaverò oltre il 50 per cento di tutto<br />

quello che vi si troverà. Al che Obama gli dà<br />

la mano e acconsente. È credibile oggi questa<br />

Ruggero Marino<br />

favoletta? È quello che sarebbe accaduto ad<br />

un “marinaretto” di umili origini, avido e ignorante,<br />

in epoche in cui i re erano re e i plebei,<br />

se avessero osato anche molto meno sarebbero<br />

fin<strong>it</strong>i in una lurida galera e poi sul rogo.<br />

Stiamo parlando di Cristoforo Colombo, di<br />

Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona,<br />

le corone che sottomisero i grandi di Spagna,<br />

che cacciarono gli ebrei e sconfissero i musulmani,<br />

che fecero terra bruciata degli avversari,<br />

pur di unire le lande iberiche. Stiamo parlando,<br />

in defin<strong>it</strong>iva, della storia della “scoperta”<br />

dell’America.<br />

Una storia dalla quale è spar<strong>it</strong>o il personaggio<br />

più importante della fine del Quattrocento:<br />

il papa. Chi era il pontefice a quell’epoca?<br />

Giovanni Battista Cybo, c<strong>it</strong>tadino genovese,<br />

sal<strong>it</strong>o sul soglio di Pietro col nome di Innocenzo<br />

VIII. D’altronde come avrebbe fatto il<br />

figlio di un lanaiolo genovese a recarsi dai re<br />

di Portogallo e di Spagna, come avrebbe fatto<br />

a sposare, sempre in Portogallo, la figlia di<br />

un nobile cavaliere, imparentata con la corte<br />

di quel paese, come avrebbe fatto Colombo a<br />

pretendere dalle teste coronate tutto ciò che<br />

FERDINANDO IL CATTOLICO E ISABELLA DI CASTIGLIA SPONSORIZZANO CRISTOFORO COLOMBO<br />

90 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


L’uomo che superò i confini del mondo<br />

vuole fino all’ultimo, come avrebbe potuto<br />

recarsi, qualora avessero continuato in Spagna<br />

a dirgli di no, alla corte del re di Francia?<br />

Come avrebbe fatto suo fratello Bartolomeo a<br />

soggiornare alla corte del re di Inghilterra per<br />

poi recarsi, a sua volta, dal re di Francia? Come<br />

avrebbe fatto un ignoto cap<strong>it</strong>ano del mare a<br />

scriversi con una delle più grandi menti scientifiche<br />

del tempo, quel Paolo del Pozzo Toscanelli,<br />

che risiedeva nella Firenze dei Medici?<br />

Come avrebbe ancora fatto a dare a papa<br />

Alessandro VI Borgia, il pontefice spagnolo<br />

che succederà a Innocenzo VIII, dando tutto<br />

agli spagnoli, le indicazioni per come dividere<br />

il mondo in due per stabilire i possedimenti<br />

di Spagna e Portogallo? E via di questo passo.<br />

Ma andiamo per ordine.<br />

L’uomo<br />

Da 5 secoli la tradizione ha ingessato e mummificato<br />

Cristoforo Colombo in un copia-incolla<br />

perpetratosi premed<strong>it</strong>atamente prima,<br />

colposamente dopo. Accecato dall’oro, avi-<br />

do e supponente, bugiardo e schiavizzatore,<br />

alla ricerca spasmodica di t<strong>it</strong>oli e di ricchezze,<br />

ignorante quanto basta per avere sempre creduto<br />

di essere approdato in Asia, al Giappone-Cipango.<br />

Basta leggere poche righe delle<br />

carte del navigatore per capire che non è così.<br />

Basterebbe esaminare il suo strano criptogramma<br />

da Gran Maestro, sicuramente anche<br />

un erede templare, con il quale si firma: un rebus<br />

ancora non risolto:<br />

.S.<br />

.S. A .S.<br />

X M Y<br />

Xpo FERENS<br />

Ruggero Marino<br />

È la firma di un misterioso Ammiraglio, di<br />

un personaggio complesso, dai risvolti esoterici,<br />

che appartiene di dir<strong>it</strong>to al grande e utopistico<br />

sogno del Rinascimento <strong>it</strong>aliano. Un<br />

uomo il cui vero identik<strong>it</strong> è in una frase vergata<br />

di suo pugno: “Lo Spir<strong>it</strong>o Santo è presente<br />

in Cristiani, Musulmani ed Ebrei e di qualsiasi<br />

altra setta”. Parole audaci, ancora oggi<br />

passibili di rogo. Ma è la dimostrazione che il<br />

IL PRIMO SBARCO DI CRISTOFORO COLOMBO NEL NUOVO MONDO A SAN SALVADOR<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

Runa Bianca 91


L’uomo che superò i confini del mondo<br />

“marinaretto” aveva una cultura profonda in<br />

molti campi, in linea appunto con la tradizione<br />

umanistica. Si aggiunga che in un “Libro<br />

delle profezie”, che quasi nessuno conosce e<br />

in cui l’autore colleziona passi dei testi sacri,<br />

dove si annuncia e profetizza la “scoperta” di<br />

nuovi cieli e nuove terre, il navigatore afferma<br />

che chi sa veramente leggere e scrivere<br />

lo sa fare in quattro modi differenti (!). Ecco<br />

perché alla terza riga e quarta riga dell’enigmatica<br />

firma si può leggere, in linea con le<br />

sue parole, che lui è il portatore di Cristo (Xpo<br />

Ferens) alle tre grandi religioni del libro: Cristo,<br />

Maometto, Yaweh. Un uomo ed un nome<br />

simboli di un sogno universale di cui era il<br />

“messaggero” (così si autodefinisce in alcuni<br />

passi) non solo in senso geografico: l’uomo<br />

v<strong>it</strong>ruviano e leonardesco per eccellenza, che<br />

i nuovi tempi ponevano al centro del cerchiomondo.<br />

Ma non solo questo: se si va a scavare<br />

si scopre un esperto di alchimia, di cabala,<br />

di conoscenze esoteriche, con una capac<strong>it</strong>à<br />

incredibile di leggere i segni della natura,<br />

come se fosse un libro spalancato. Di un vero<br />

e proprio “sciamano”, che indovina le tempeste,<br />

che ammansisce uragani e trombe d’aria,<br />

che interpreta i segnali dell’oceano, che sotto<br />

altre volte stellate indovina al minuto secondo<br />

un’eclisse di luna, salvando così la v<strong>it</strong>a per<br />

sé e per i suoi uomini dagli indios stanchi dei<br />

soprusi dei troppi spagnoli-trad<strong>it</strong>ori, che fanno<br />

di tutto per ostacolare il comp<strong>it</strong>o del loro<br />

Ammiraglio.<br />

Le rotte<br />

Si dice che Colombo non abbia mai cap<strong>it</strong>o<br />

nulla: dove andasse, dove fosse sbarcato, da<br />

dove fosse tornato. Strano che abbia sempre<br />

indovinato tutto. Praticamente il suo primo<br />

viaggio si svolge da casello a casello. Le sue<br />

rotte, sino ad allora considerate ignote, sia<br />

all’andata che al r<strong>it</strong>orno, sono quelle che ancora<br />

oggi percorrono i velisti nelle immens<strong>it</strong>à<br />

dell’Atlantico, l’oceano che gli arabi chiamavano<br />

il verde mare delle tenebre. Colombo<br />

avanza scegliendo le s<strong>it</strong>uazioni climatiche<br />

giuste, conosce le calme oceaniche come le<br />

correnti, cambia le vele per rendere più spedi-<br />

Ruggero Marino<br />

to il viaggio. Quando i suoi marinai cominciano<br />

ad essere presi dalla paura chiede tre giorni,<br />

mettendo a disposizione anche la propria<br />

v<strong>it</strong>a,<br />

prima<br />

di poter<br />

decidere<br />

di tornare<br />

indietro.<br />

Dopo tre giorni MAPPA DI PIRI REIS, 1513<br />

fa “tana”. Quando<br />

avvista terra nella notte non prosegue, perché<br />

preferisce farlo di giorno, quasi consapevole<br />

del rischio delle barriere coralline. Dirà<br />

che dalla Spagna alle Canarie e poi alle nuove<br />

terre ha impiegato 40 giorni. Di 40 giorni<br />

parlavano i testi antichi per poter raggiungere<br />

il continente posto al di là del continente<br />

liquido. A dimostrazione che quel mondo<br />

nuovo era stato raggiunto svariate volte in<br />

precedenza e non solo dall’Occidente. I Turchi,<br />

come dimostra la carta dell’ammiraglio<br />

Piri Reis nel 1513, che presenta più America<br />

di quella fino ad allora perlustrata, avevano le<br />

stesse mappe dei cristiani, i Cinesi andavano<br />

regolarmente in America come sempre più<br />

spesso si sostiene. Il Cipango che Colombo<br />

voleva raggiungere ci insegnano che fosse<br />

il Giappone. Ma il Giappone non era stato<br />

ancora scoperto. Per di più se si guarda una<br />

92 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


L’uomo che superò i confini del mondo<br />

mappa della Cina non si trovano desinenze in<br />

“ango” mentre il Mesoamerica ne è costellato:<br />

Durango, Cichicastenango, Xipangu, Xipan…<br />

D’altronde è sufficiente leggere il passo del<br />

“Milione”, che Colombo leggeva e chiosava<br />

come tutti i grandi scienziati dell’epoca, relativo<br />

al Cipango, per capire che anche Marco<br />

Polo (altro strano mercante, che si recava dal<br />

Gran Khan, portando l’olio del Santo Sepolcro<br />

su incarico del pontefice dell’epoca), in quel<br />

breve paragrafo sta esattamente parlando<br />

dell’America. Si sa che Colombo effettuò nella<br />

sua v<strong>it</strong>a quattro viaggi, sfidando la sorte fino<br />

alla matur<strong>it</strong>à, visto che a quel tempo non erano<br />

crociere. Si dice che solo nella terza traversata<br />

toccò il continente. Siamo convinti che<br />

accadde molto prima e quasi sicuramente<br />

anche prima del 1492. E per chi volesse saperne<br />

di più, dato che lo spazio è quello che<br />

è, rimandiamo il lettore curioso ai nostri ultimi<br />

due libri (“Cristoforo Colombo l’ultimo dei<br />

Templari” e “L’uomo che superò i confini del<br />

mondo”, ambedue della Sperling).<br />

Il Papa<br />

Mai nella storia di Colombo, prima che<br />

questa ricerca cominciasse oltre 20 anni fa,<br />

trasformando l’autore da un semplice ricercatore<br />

storico alla Fantozzi in un convinto<br />

Indiana Jones, si era mai parlato di un pontefice,<br />

del Vaticano, della Chiesa in funzione<br />

dell’”operazione America”. I rapporti dell’Ammiraglio<br />

con Roma venivano fatti cominciare<br />

dalla tradizione con l’avvento sulla cattedra<br />

di Pietro di Rodrigo Borgia, il famigerato spagnolo<br />

Alessandro VI. Cancellando completamente<br />

il vero “sponsor”, il “Deus ex machina”<br />

della prima spedizione colombiana. Ovvero<br />

quello che abbiamo da sempre chiamato il<br />

“papa decaparecido”, Innocenzo VIII, Giovanni<br />

Battista Cybo. Un papa c<strong>it</strong>tadino genovese<br />

(!), che viene dall’Oriente. Il padre, fu<br />

Viceré di Napoli , era nato a Rodi, l‘isola dei<br />

cavalieri del mare, oggi di Malta: si chiamava<br />

Aronne, un nome che, per i tempi, rinvia ad<br />

un’ascendenza ebraica. La nonna si chiamava<br />

Sarracina, un nome che rinvia a commistioni<br />

musulmane. Nel sangue del pontefice catto-<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

lico romano si univano le tre grandi religioni<br />

monoteiste, in linea con le parole di Colombo:<br />

“Lo Spir<strong>it</strong>o santo è presente in Cristiani,<br />

Musulmani ed Ebrei”. Innocenzo VIII governa<br />

la Chiesa dal 1484 al 1492, muore appena<br />

sette giorni prima della partenza di Colombo,<br />

il 3 agosto. Quando il Borgia versava nei<br />

calici la “cantarella”, il veleno, come Coca Cola.<br />

Il papa coltivava il sogno, qualora non fosse<br />

stato possibile raggiungere un accordo, di realizzare<br />

una santa crociata per la riconquista<br />

di Gerusalemme e del santo Sepolcro ancora<br />

in mano agli infedeli. Un papa la cui tomba,<br />

esegu<strong>it</strong>a dal Pollaiolo, l’unica traslata dalla<br />

vecchia basilica costantiniana alla nuova, in<br />

un omaggio singolare per un vicario di Cristo<br />

praticamente infamato dalla pubblicistica che<br />

seguirà, presenta nel tempio della Cristian<strong>it</strong>à<br />

un’enigmatica epigrafe. Alla terza riga vi compare<br />

incisa, nel marmo scuro, una menzogna:<br />

sicuramente è la fotografia della ver<strong>it</strong>à: “Novi<br />

orbis suo aevo inventi gloria” (Nel tempo del<br />

suo pontificato la gloria della scoperta di un<br />

Nuovo Mondo). Perché? Le domande si moltiplicano<br />

guardando nella parte superiore<br />

del feretro, dove la statua del pontefice reca<br />

in mano un talismano, che dona il potere del<br />

mondo e l’immortal<strong>it</strong>à, la lancia di Longino,<br />

una reliquia insegu<strong>it</strong>a anche da Carlo magno,<br />

Napoleone e persino H<strong>it</strong>ler. Strano papa<br />

in odore di ermetismo e forse, come per Colombo,<br />

di eresia. Mentre ancora oggi, sempre<br />

attorno alla basilica si vende un poster dove,<br />

nella breve biografia, si può leggere “aiutò<br />

Cristoforo Colombo nella scoperta dell’America”.<br />

Un’altra menzogna o un’altra ver<strong>it</strong>à? C’è<br />

infine da aggiungere che il viso del pontefice<br />

e quello di Colombo nel r<strong>it</strong>ratto del Ghirlandaio<br />

si assomigliano in maniera inquietante.<br />

Che Colombo al nord equivale all’Espos<strong>it</strong>o<br />

del Sud, figlio di padre ignoto, che i colori dello<br />

stemma originario di Colombo hanno gli<br />

stessi colori di quelli dei Cybo. Che due documenti<br />

dei primi del ‘500 parlano di un “Columbus<br />

nepos”…<br />

I soldi<br />

Ruggero Marino<br />

Avrete probabilmente presente qualche<br />

Runa Bianca 93


L’uomo che superò i confini del mondo<br />

monumento con Isabella di Castiglia, che<br />

offre le sue gioie pur di far partire Colombo.<br />

Scordateveli. Sono, lo riconoscono gli stessi<br />

spagnoli, un falso storico buono solo per l’agiografia<br />

di chi si appropriò dell’”operazione<br />

America”. Il finanziamento per la prima spedizione,<br />

oltre alle tre imbarcazioni, non rappresentò<br />

un investimento oneroso. Metà di<br />

quei soldi, lo si sa da sempre, venne dall’Italia,<br />

da nobili famiglie genovesi che si scoprono<br />

essere tutte imparentate con i Cybo. Un’altra<br />

parte venne da un banchiere dei Medici.<br />

Guarda caso il papa, che aveva molti figli<br />

(Pasquino annotava: “Finalmente abbiamo il<br />

padre di Roma”) era il consuocero di Lorenzo<br />

il Magnifico, con buona pace dei pavidi storiografi<br />

<strong>it</strong>aliani. E l’altra metà? Fu prestata da<br />

una milizia laica spagnola, la Santa Hermandad.<br />

Da chi era amministrata, visto che non<br />

lo si spiega correttamente? Da un ebreo converso,<br />

ricev<strong>it</strong>ore delle rend<strong>it</strong>e ecclesiastiche in<br />

Aragona e quindi uomo di Innocenzo VIII e da<br />

un nipote genovese del papa,<br />

ruggero MArino<br />

È giornalista, scr<strong>it</strong>tore e poeta<br />

<strong>it</strong>aliano, ex capo redattore del<br />

quotidiano Il Tempo. Ha lavorato,<br />

per trentaquattro anni, al<br />

quotidiano Il Tempo di Roma,<br />

ricoprendo anche le cariche di inviato speciale<br />

e di responsabile dei settori spettacolo e cultura.<br />

Ha effettuato reportages da circa 50 paesi<br />

nel mondo. Ha collaborato e collabora a riviste<br />

<strong>it</strong>aliane e straniere. Ha vinto oltre 10 premi giornalistici,<br />

a carattere nazionale, fra i quali quello<br />

dell’Associazione Stampa Romana, il Premio<br />

Scanno, per il giornalismo nel 1981 e per la narrativa<br />

nel 1991, e quello del Coni. Inoltre è stato<br />

nominato Accademico onorario del Centro Culturale<br />

Giuseppe Gioacchino Belli, “Per aver saggiamente<br />

colto, interpretato e reinterpretato<br />

in modo tanto originale la storia di uno dei più<br />

grandi Italiani: Cristoforo Colombo. Svelandone<br />

le sue autentiche origini, la sua vera personal<strong>it</strong>à<br />

e le sue intuizioni. Ed in relazione alle Sue competenze<br />

di giornalista e scr<strong>it</strong>tore, Roma oggi<br />

apprezza in Lui tutti i lati qualificanti dell’auten-<br />

Ruggero Marino<br />

Francesco Pinelli. Come se non bastasse quel<br />

prest<strong>it</strong>o, non lo si dice, fu rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o pochi giorni<br />

dopo dal fondo della crociata contro i Mori<br />

in Spagna, ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o sempre da Innocenzo VIII.<br />

Fondo che aveva fra gli amministratori un altro<br />

genovese, un Gentili, “familiare” del pontefice.<br />

Se si continua ad affondare (anche per<br />

questa ricerca occorrerebbe uno “sponsor”,<br />

un mecenate) in questa storia i conti prima<br />

o poi tornano sempre. In maniera perfettamente<br />

opposta a quanto sino ad ora ci è stato<br />

raccontato. Per concludere che se non fosse<br />

sbarcato il cristiano Colombo oggi l’America<br />

avrebbe ag<strong>it</strong>ato il libretto rosso di Mao o si inginocchierebbe<br />

verso la Mecca. E che se l’Occidente<br />

ha trionfato, se al posto dei campanili<br />

non abbiamo minareti, se al posto di San Pietro<br />

non è stata sovrapposta Santa Sofia questo,<br />

piaccia o non piaccia, detto da un laico,<br />

lo si deve alla Chiesa di Roma. E soprattutto<br />

al papa decaparecido e al Christo Ferens. In<br />

una ricostruzione, che è un perfetto uovo di<br />

Colombo.<br />

tico ricercatore, che i “Romani de Roma” hanno<br />

apprezzato ed apprezzano, per la loro natura di<br />

ab<strong>it</strong>anti della c<strong>it</strong>tà “Caput Mundi”. Per aver adottato,<br />

in tutto il Suo pos<strong>it</strong>ivo lavoro, il chiaro segno<br />

della passione per il proprio lavoro e la C<strong>it</strong>tà<br />

Eterna, condividendo pienamente usi, costumi,<br />

umori, emozioni e passioni della nostra tipic<strong>it</strong>à<br />

sia romana sia romanesca”. Ha fondato e diretto<br />

per 7 anni il quadrimestrale internazionale Poeti<br />

& Poesia. <strong>Tra</strong> i suoi libri ricordiamo: Cristoforo<br />

Colombo l’ultimo dei templari. La storia trad<strong>it</strong>a e i<br />

veri retroscena della scoperta dell’America (Sperling<br />

& Kupfer, 2007) e...<br />

L’ uomo che superò i<br />

confini del mondo<br />

Sperling & Kupfer, 2010<br />

vai scheda libro >><br />

94 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


L’universo frattale e l’illuminazione del Sé<br />

Agopuntura,Yoga e…<br />

…silenzio<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

di Michele Proclamato<br />

tempo di lettura 4 minuti<br />

Runa Bianca 95


Agopuntura,Yoga e… …silenzio<br />

Ho scr<strong>it</strong>to di Yoga per una rivista<br />

specializzata del settore. Non<br />

so se la cosa verrà pubblicata.<br />

Non lo nascondo, mi piacerebbe. Sarebbe<br />

una di quelle “perle” che da anni con<br />

pazienza metto insieme, nella speranza<br />

di veder fin<strong>it</strong>a una preziosa collana conosc<strong>it</strong>iva<br />

che comunque ora mi appare<br />

con più chiarezza. Vi chiederete come e<br />

perché chi si occupa anche di Cerchi nel<br />

Grano, come me, possa dire la sua anche<br />

in un campo che nulla dovrebbe avere a<br />

che fare con un pseudo- mistero collaudato<br />

come quello dei Crop. Ebbene la risposta<br />

è semplice. Io penso, che il sapere<br />

dei Cerchi è quello dell’Ottava quindi<br />

non mi stupisco affatto quando vedo<br />

l’ennesima sua applicazione millenaria.<br />

Chi fa Yoga semplicemente applica<br />

i dettami di questo sapere per ottenere<br />

un percorso di avvicinamento a Dio<br />

attraverso un sistema fisico strutturato<br />

da “posizioni” ben precise. Certo la cosa<br />

è più complessa e affascinante se considerate<br />

che fare Yoga vuol dire anche,<br />

fare una v<strong>it</strong>a Yogica, o almeno sforzarsi<br />

di farla attraverso tutti i suoi dettami<br />

spir<strong>it</strong>uali, capaci di rivedere ogni nostra<br />

ab<strong>it</strong>udine, comprese quelle alimentari.<br />

Ma, e qui viene il bello, il sottoscr<strong>it</strong>to, che con<br />

grande difficoltà farebbe a meno dei suoi “arrosticini”,<br />

può forse dare al suddetto mondo<br />

un momento di comprensione altro, utile,<br />

contemporaneamente, a più campi conosc<strong>it</strong>ivi.<br />

Essenzialmente infatti chi interpreta<br />

questa scienza-spir<strong>it</strong>uale, sa’, che 8 sono gli<br />

stadi dello yoga (Yama, Niyama, Asana, Pranayama,<br />

Pratyahara, Dharana, Dhyana, Samadhi),<br />

guarda caso, di cui 4 estremamente<br />

fisici e 4 soprattutto mentali. Inoltre conosce<br />

un tipo di fisiologia Vedica per la quale il corpo<br />

umano risulterebbe attraversato da 72000<br />

Nadi che, sostanzialmente, rappresentano<br />

dei canali preposti alla conduzione di 4 tipi di<br />

energie (Prana, Apana, Sapana e Vyana).<br />

Ebbene questa quadriplice s<strong>it</strong>uazione<br />

energetica seguirà una canalizzazione ben<br />

precisa fatta esattamente da 3 Nadi principali<br />

(Ida, Sushumna, Pingala) poi, attraverso cuore<br />

e mente, tale circolazione verrà finalizzata da<br />

Chakra Shasrara<br />

Chakra Ajna<br />

Chakra Vishudda<br />

Chakra Anahata<br />

Chakra Manipura<br />

Chakra Svadhishthana<br />

Chakra Muladhara<br />

Michele Proclamato<br />

LA RAFFIGURAZIONE DEI SETTE CHAKRA E DEI TRE PRINCIPALI<br />

CANALI NADI NEI QUALI SI COSTITUISCE LA KUNDALINI<br />

7 centri energetici ben precisi, i celeberrimi<br />

Chakra. Il tutto poi, verrà riassunto attraverso<br />

108 posizioni Yogiche ben precise rappresentanti<br />

una summa altamente raffinata di atteggiamenti<br />

fisici, capaci, attraverso la giusta<br />

respirazione, di avvicinare, corpo, mente e<br />

anima umana al divino. Sostanzialmente il risultato<br />

ottenuto è lo stesso persegu<strong>it</strong>o, mentalmente,<br />

da Giordano Bruno attraverso l’arte<br />

della memoria ... immortale. (L’Uomo di DIO).<br />

Per chi mi conosce credo a questo punto sia<br />

estremamente semplice r<strong>it</strong>rovare in questo<br />

tipo di fisiologia la matrice numerica e frazionaria<br />

(3\4) del sapere dell’Ottava di cui mi occupo.<br />

Allora, vi domanderete perché essa appare<br />

nei campi di tutto il mondo e all’interno<br />

del corpo umano... orientale? Semplicemente<br />

perché la struttura creante dell’universo,<br />

di per se anche numerica, si ripete in modo<br />

frattale a tutti i livelli, quello fisico compreso<br />

e chi fa i cerchi semplicemente... lo sa. Non<br />

96 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1<br />

Sushumna<br />

Pingala<br />

Ida


Agopuntura,Yoga e… …silenzio<br />

basta, vogliamo parlare dell’Agopuntura?<br />

Anche in questo<br />

caso il corpo umano è figlio di<br />

4+4 meridiani “curiosi”, da cui<br />

prenderanno spunto i 12 organi<br />

principali a loro volta matrice<br />

dei 12 meridiani primari capaci<br />

di generare i 48 secondari. Nuovamente<br />

ci troviamo di fronte<br />

ad un sistema numerico che<br />

comunque, come la fisiologia<br />

Celeste, utilizza intervalli e riferimenti<br />

numerici appartenenti<br />

alla Precessione degli Equinozi.<br />

E quindi? Quindi, essendo<br />

il sapere dell’OTTAVA la codifica<br />

della Creazione, fu, semplicemente<br />

“normale“ utilizzarla<br />

per med<strong>it</strong>are, curarsi, ricordare,<br />

pensare, sapere, scrivere, dipingere,<br />

costruire, scolpire e... prevedere<br />

il futuro come l’Ottuplice<br />

I Ching insegna. Allora qual è<br />

il problema, perché l’Ufficial<strong>it</strong>à<br />

scientifica e culturale non prende seriamente<br />

un tale sapere e le sue poliedriche applicazioni?<br />

Direi che una delle motivazioni potrebbe<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

MicheLe ProcLAMAto<br />

È uno scr<strong>it</strong>tore, simbolista, che<br />

vive all’Aquila. Conduce una rubrica<br />

dedicata ai Crop Circles ed<br />

ha pubblicato numerosi articoli<br />

sulla rivista Hera, Misteri di Hera,<br />

Totem, Scienza e Conoscenza. Sono in usc<strong>it</strong>a<br />

alcuni suoi articoli per Vivere lo Yoga e il Ria. È<br />

collaboratore di diversi s<strong>it</strong>i telematici quali: Il<br />

Portale del Mistero, Stazione Celeste, Paleoseti,<br />

Cropcircle Connector, Altrogiornale, Riflessioni,<br />

Ufo network, Nonsiamosoli, Esonet. Ha partecipato<br />

a numerosi convegni e conferenze e tiene<br />

corsi e seminari. È accompagnatore di Tour basati<br />

sulle sue pubblicazioni: all’Aquila, Castel del<br />

Monte, Milano sulle orme conosc<strong>it</strong>ive del grande<br />

Leonardo da Vinci, Assisi ed in Inghilterra,<br />

dove il sapere costruttivo dei Cerchi convive, da<br />

secoli, con alcune basiliche che recano il simbo-<br />

Michele Proclamato<br />

CERCHIO DEL GRANO A BEGGAR’S KNOLL, NR WESTBURY (WILTSHIRE)<br />

essere il dover ammettere che sol... non lo<br />

siamo mai stati.<br />

Per il resto è solo... silenzio<br />

lo dell’OTTAVA. Il suo s<strong>it</strong>o è: www.micheleproclamato.<strong>it</strong>.<br />

<strong>Tra</strong> i suoi libri ricordiamo: Il segreto<br />

delle tre ottave dai rosoni di Collemaggio ai cerchi<br />

nel grano alla ricerca delle leggi dell’universo<br />

(Melchisedek, 2007), Il genio sonico. La scoperta<br />

incredibile che lega ogni opera di Leonardo, ad<br />

un codice divino (Melchisedek, 2008), L’ ottava.<br />

La scienza degli dei (Melchisedek, 2008), La storia<br />

millenaria dei cerchi nel grano (Melchisedek,<br />

2009), Quando le stelle fanno<br />

l’amore. Ossia: la teoria eterica<br />

del tutto (Melchisedek,<br />

2010) e...<br />

L’ uomo di Dio<br />

Giordano Bruno<br />

Melchisedek, 2011<br />

vai scheda libro >><br />

Runa Bianca 97


Quando le stelle fanno<br />

l’amore<br />

La teoria eterica del tutto<br />

Michele Proclamato<br />

DISPONIBILE<br />

IN LIBRERIA<br />

Come la scienza usa l’esoterismo per creare se stessa<br />

1999: con il progetto “Chandra” la Nasa mette in orb<strong>it</strong>a il telescopio più<br />

avanzato che mai l’uomo abbia costru<strong>it</strong>o. 2006: la Nasa sconvolge il<br />

mondo scientifico dimostrando come il VUOTO non sia mai esist<strong>it</strong>o.


Le piramidi, lo Zed, Osiride, Orione e Iside<br />

Custodi dell’Immortal<strong>it</strong>à<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

di Piero Magaletti<br />

g<br />

tempo di lettura 11 minuti<br />

Runa Bianca 99


Custodi dell’Immortal<strong>it</strong>à<br />

A<br />

partire dalla pubblicazione nel 1994<br />

de Il Mistero di Orione di Robert<br />

Bauval, gli studi sulle piramidi egiziane<br />

hanno interessato una nutr<strong>it</strong>a schiera<br />

di appassionati che, focalizzando l’attenzione<br />

ora su un dettaglio ora su un altro, hanno<br />

dato v<strong>it</strong>a ad vivace underground di idee che<br />

si sviluppa, più attivo che mai, parallelamente<br />

all’Eg<strong>it</strong>tologia ufficiale; un mondo che i detentori<br />

del sapere, coloro che hanno potere<br />

di veto su ciò che è o non è storia, sono restii<br />

a considerare.<br />

Nonostante le conferme oggettive che le<br />

teorie dei più noti fantarcheologi riscontrano,<br />

l’Eg<strong>it</strong>tologia si impone di non dar cred<strong>it</strong>o<br />

a ciò che proviene dall’esterno della ristretta<br />

el<strong>it</strong>e scientifica e a ciò che non sia supportato<br />

da fatti concreti, prove certe, documentazioni<br />

attendibili.<br />

Un cr<strong>it</strong>erio necessario, ne conveniamo, ma<br />

che in taluni casi si è tradotto nella colpevole<br />

sottovalutazione di ipotesi interessanti, cestinate<br />

e spesso derise prima di essere valutate.<br />

È da questo principio che è nato Custodi<br />

dell’Immortal<strong>it</strong>à: fornire le prove defin<strong>it</strong>ive<br />

che dimostrino, una volta per tutte, la fondatezza<br />

degli studi di alcuni maestri di cui<br />

l’autore si definisce con umiltà “un discepolo”,<br />

come l’<strong>it</strong>aliano Mario Pincherle e il già c<strong>it</strong>ato<br />

Robert Bauval, per poi coniare una teoria<br />

nuova e affascinante sull’intimo rapporto che<br />

unisce terra e cielo, un segreto che, in una<br />

sola parola, si chiama Immortal<strong>it</strong>à.<br />

Come è noto, secondo Bauval le tre piramidi<br />

della Piana di Giza riproducono sulla Terra<br />

le tre stelle della Cintura di Orione e il loro<br />

scopo era condurre le anime dei re nell’Aldilà,<br />

ubicato nella costellazione di Orione, la rappresentazione<br />

stellare del dio Osiride.<br />

Le Piramidi di Giza (e Cheope in particolare)<br />

sono un ascensore cosmico che conduce i<br />

sovrani al cospetto di Osiride presso il quale,<br />

secondo i Testi delle Piramidi, le loro anime si<br />

tramutano in stelle.<br />

Che la necropoli di Giza esprimesse un<br />

nesso tra terra e cielo ne è convinto anche<br />

Pincherle, secondo il quale il comp<strong>it</strong>o delle piramidi<br />

era allineare il piano fin<strong>it</strong>o della nostra<br />

dimensione con quello infin<strong>it</strong>o dell’universo.<br />

Mario Pincherle è noto al pubblico per<br />

Piero Magaletti<br />

una straordinaria scoperta legata alla piramide<br />

di Cheope; Pincherle rilevò che la parte<br />

interna della Grande Piramide custodiva<br />

una torre di gran<strong>it</strong>o, alta circa 60 metri, il cui<br />

nome è Zed (in greco) o Djed (in egiziano)…<br />

Bauval e Pincherle; la Piana di Giza come<br />

riproduzione della Cintura di Orione; la piramide<br />

di Cheope come luogo in cui nascondere<br />

il pilastro Zed: teorie su cui due generazioni<br />

di studiosi e appassionati hanno indagato,<br />

fantasticato, ma che per l’Eg<strong>it</strong>tologia sono<br />

carenti dei requis<strong>it</strong>i necessari per essere elette<br />

a ver<strong>it</strong>à; mancano, a detta degli eg<strong>it</strong>tologi,<br />

quelle prove schiaccianti e inconfutabili che<br />

ne confermino l’assoluta veridic<strong>it</strong>à.<br />

Prove che oggi, Custodi dell’Immortal<strong>it</strong>à,<br />

è finalmente in grado di fornirci.<br />

Il misterioso Codice di Bayer<br />

Nel 1603 il tedesco Johann Bayer pubblicò<br />

l’Uranometria, un monumentale atlante<br />

celeste che cataloga 1277 stelle visibili sia<br />

nel cielo dell’emisfero boreale che in quello<br />

australe, fino ad allora del tutto sconosciuto<br />

agli europei, attingendo dalle preziosissime<br />

carte nautiche di navigatori come Amerigo<br />

Vespucci e Pieter Geyser.<br />

L’Uranometria stabilisce in maniera defin<strong>it</strong>iva<br />

la regola di associare lettere dell’alfabeto<br />

greco alle stelle, in base alla luminos<strong>it</strong>à, alla<br />

grandezza e al colore.<br />

Il sistema ideato da Bayer è r<strong>it</strong>enuto così<br />

valido da essere il codice di catalogazione a<br />

cui l’astronomia mondiale fa tutt’oggi riferimento;<br />

eppure, nonostante la sua valid<strong>it</strong>à, il<br />

nostro misterioso astronomo ha commesso<br />

qualche errore. Nella costellazione di Orione,<br />

secondo alcuni studiosi, l’assegnazione delle<br />

lettere non corrisponderebbe al cr<strong>it</strong>erio da lui<br />

inventato.<br />

È una svista o un’eccezione voluta?<br />

Gli Arabi chiamarono le tre stelle nel modo<br />

a noi noto: Aln<strong>it</strong>ak (la Fascia), Alnilam (il Filo<br />

di Perle), Mintaka (la Cintura).<br />

Bayer, molti secoli dopo, assegnò loro tre<br />

lettere greche: Zeta [Orionis], Epsilon [Orionis]<br />

e Delta [Orionis]. Isolando le lettere, otteniamo<br />

Zeta, Epsilon e Delta: cioè Z, E, D.<br />

100 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Custodi dell’Immortal<strong>it</strong>à<br />

Incredibile a dirsi, la parola che compongono<br />

è ZED.<br />

È possibile che, su 1277 stelle, Bayer abbia<br />

commesso un errore in relazione alle tre stelle<br />

della Cintura e che le lettere da lui assegnate,<br />

per un caso del tutto singolare, formino il<br />

nome dello Zed individuato da Pincherle nella<br />

Grande Piramide?<br />

Se gli studiosi cercavano una prova<br />

scr<strong>it</strong>ta e inconfutabile, l’esplic<strong>it</strong>o<br />

riferimento nell’Uranometria rappresenta<br />

un elemento più che valido: il<br />

Codice di Bayer è stato ideato da un<br />

precursore della moderna astronomia,<br />

la cui attendibil<strong>it</strong>à non può essere<br />

messa in discussione.<br />

Siamo quindi in presenza di un’eccezionale<br />

conferma storica: la Grande<br />

Piramide nasconde realmente<br />

uno Zed ed esiste una corrispondenza<br />

tra le Piramidi di Giza e Cintura<br />

di Orione.<br />

Le piramidi “satell<strong>it</strong>e”<br />

Un’ulteriore conferma giunge<br />

dall’osservazione delle Piramidi Satell<strong>it</strong>e.<br />

Queste costruzioni sorgono nei<br />

pressi delle piramidi principali seguendo<br />

una sequenza apparentemente<br />

inspiegabile: Cheope è affiancata<br />

ad est da tre piramidi minori; una<br />

è posta a sud di Chefren; Micerino ne conta<br />

tre a sud.<br />

Qual era la loro funzione?<br />

Osserviamo la Cintura di Orione: Aln<strong>it</strong>ak<br />

(che corrisponde a Cheope) è una stella multipla<br />

1 ; i telescopi hanno individuato tre stelle<br />

di minore grandezza che la accompagnano.<br />

Anche Alnilam (Chefren) è affiancata da<br />

una stella di piccole dimensioni.<br />

Infine Mintaka (Micerino), composta da<br />

una principale, che in realtà è binaria, e una<br />

compagna a sua volta separata da un’altra<br />

1) Le stelle multiple sono formate da una coppia<br />

o anche più di stelle che, a causa della distanza<br />

dal punto di osservazione, sembrano cost<strong>it</strong>uire<br />

il nucleo di un’unica stella.<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

piccola stella.<br />

La sequenza di stelle secondarie che accompagnano<br />

le tre principali della Cintura,<br />

3 – 1 – 3, coincide con il numero delle<br />

piramidi “satell<strong>it</strong>e” di Giza: chiunque abbia<br />

riprodotto la loro struttura nella Piana, conosceva<br />

perfettamente la natura multipla delle<br />

tre stelle.<br />

Ma per comprendere defin<strong>it</strong>ivamente il legame<br />

tra la Cintura e Giza, dobbiamo tornare<br />

allo Zed e scoprire il suo significato.<br />

Lo Zed<br />

Piero Magaletti<br />

ZETA [ORIONIS], EPSILON [ORIONIS] E DELTA [ORIONIS]<br />

Lo Zed è un simbolo molto diffuso nell’Antico<br />

Eg<strong>it</strong>to; è comunemente associato ad Osiride<br />

ed è considerato la sua colonna vertebrale.<br />

Il nome egizio, Djed, deriva dalla radice<br />

djd e significa, secondo gli esperti, stabile, duraturo.<br />

In greco diventa Zed; il suono dj, infatti,<br />

Runa Bianca 101


Custodi dell’Immortal<strong>it</strong>à<br />

viene contratto in Z 2 .<br />

L’analisi del nome del padre degli dèi<br />

dell’Olimpo, Zeus, il cui gen<strong>it</strong>ivo è Dios, o<br />

Djos, rileva tracce della radice egizia, dj.<br />

LO ZED DENTRO LA PIRAMIDE DI CHEOPE<br />

Concentriamo la nostra attenzione su<br />

Medjedu, che è il nome in lingua egizia di<br />

Cheope, composto da m djd w: w significa<br />

luogo; m indica sta, stare; djd è lo zed; il risultato<br />

è il luogo in cui si trova lo Zed, un significato<br />

alquanto bizzarro per essere il nome di<br />

un faraone…<br />

Il termine greco piramide è composto da<br />

Pr md: pr vuol dire casa; md da’ origine al<br />

femminile medea o al maschile mezos e indicano<br />

entrambi il membro virile. Il significato<br />

della parola è: la casa del membro virile…<br />

L’identic<strong>it</strong>à di significati tra m djd w (il luogo<br />

in cui si trova lo Zed), e Pr md (la casa del<br />

membro maschile) è a dir poco sconcertante.<br />

Siamo di fronte ad un’altra scoperta straordinaria:<br />

quello che era il nome di un luogo,<br />

Medjedu, è diventato impropriamente<br />

il nome di un faraone, mentre il termine<br />

piramide è divenuto un nome comune per<br />

designare una figura geometrica o un tipo di<br />

costruzione, non più quella specifica costruzione…<br />

La traduzione di piramide e Medjedu, intesi<br />

come la casa del membro maschile, in-<br />

2) Vocabolario della lingua greca, Loescher<br />

Ed<strong>it</strong>ore, pag. 865<br />

troduce un discorso del tutto nuovo: a quale<br />

membro maschile si farebbe riferimento? Si<br />

tratta dello Zed, finora interpretato come una<br />

colonna vertebrale?<br />

Non abbiamo che una pista da esplorare,<br />

quella che conduce al dio a cui lo Zed è associato:<br />

Osiride.<br />

Il m<strong>it</strong>o di Osiride<br />

Piero Magaletti<br />

Secondo la m<strong>it</strong>ologia egizia, Geb (la Terra,<br />

il maschio) e Nut (il Cielo, cioè la femmina)<br />

generarono due coppie di gemelli, Osiride e<br />

Iside, Seth e Nefti.<br />

Osiride divenne re d’Eg<strong>it</strong>to e sposò sua<br />

sorella Iside; Seth, invidioso del potere del<br />

fratello, ordì una congiura e lo uccise, smembrandone<br />

il corpo in 14 pezzi e disperdendoli<br />

in altrettante c<strong>it</strong>tà.<br />

Iside recuperò tutte le membra del mar<strong>it</strong>o<br />

eccetto il fallo, mummificò il suo corpo grazie<br />

all’aiuto di Anubi (figlio di Osiride e di Nefti)<br />

e vi applicò un fallo artificiale, per poter concepire<br />

Horus.<br />

Horus crebbe protetto dalla madre e da<br />

Anubi con lo scopo di vendicare la morte del<br />

padre al compimento del trentesimo anno.<br />

Una volta affrontato e sconf<strong>it</strong>to Seth, Horus<br />

consacrò a suo padre l’occhio che aveva perso<br />

nello scontro col rivale, deponendolo tra<br />

le stelle.<br />

102 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Custodi dell’Immortal<strong>it</strong>à<br />

Osiride assunse così il ruolo di sovrano del<br />

regno dei morti, mentre Horus divenne il simbolo<br />

dei regnanti viventi.<br />

Com’è noto, ognuna di queste figure m<strong>it</strong>ologiche<br />

ha una propria raffigurazione nel<br />

cielo: Iside corrisponde alla stella Sirio e<br />

Osiride alla costellazione di Orione.<br />

Ma se l’origine di queste assegnazioni è da<br />

ricercare nel m<strong>it</strong>o, non si può non notare che<br />

il movimento di queste stelle nel cielo non<br />

trova alcun riscontro nella narrazione.<br />

Orione appare all’orizzonte precedendo<br />

Sirio di pochi giorni; se vi sovrapponiamo i<br />

protagonisti del racconto, avremmo Osiride<br />

(Orione) che sorge prima di Iside (Sirio) annunciandone<br />

l’avvento…<br />

Ma, secondo il m<strong>it</strong>o, Iside non è preceduta<br />

da Osiride e non è certo la sua<br />

nasc<strong>it</strong>a che determina l’inizio di un nuovo<br />

regno. Inoltre, nonostante la sua importanza,<br />

per una ragione inspiegabile<br />

gli studiosi non hanno mai riconosciuto<br />

ad Horus un corrispettivo stellare e, al<br />

contrario dei suoi gen<strong>it</strong>ori, non vanta un<br />

astro o una costellazione con cui identificarsi.<br />

I binomi Orione – Osiride e Sirio – Iside<br />

sembrano susc<strong>it</strong>are più dubbi che<br />

certezze, soprattutto perché si fondano<br />

sul dogma, ormai millenario, secondo<br />

cui la costellazione di Orione rappresenti<br />

un individuo di sesso maschile.<br />

Orione e Iside<br />

Al contrario di molte culture antiche, gli<br />

egiziani r<strong>it</strong>enevano che il Cielo (Nut) fosse<br />

un’ent<strong>it</strong>à femminile e la Terra (Geb) maschile.<br />

La Terra è il principio fecondatore, il Cielo è<br />

il ventre ricettivo.<br />

Ma se le piramidi sono in relazione con<br />

Orione e la Terra è un’ent<strong>it</strong>à maschile, come<br />

può questo principio maschile relazionarsi intimamente<br />

con una costellazione che raffigura<br />

un uomo, Osiride?<br />

Cerchiamo allora chi potrebbe rappresentare<br />

un soggetto maschile sulla Terra e uno<br />

femminile nel cielo.<br />

Nel 1818 Giovanni Battista Caviglia sco-<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

prì un’iscrizione in greco su una delle zampe<br />

della Sfinge: “La Sfinge era il custode della tomba<br />

di Osiride” 3 ; il nome egizio della Piana di<br />

Giza è pr wsr nb rstw; pr significa casa, wsr<br />

Osiride, nb signore, rstw Rostau: Casa di Osiride,<br />

signore di Rostau (antico nome di Giza).<br />

Giza era sì connessa ad Osiride, ma il legame<br />

non è tra la sua presunta raffigurazione<br />

stellare (Orione) e le piramidi, bensì tra il dio e<br />

la Piana, che è il luogo della sua sepoltura, la<br />

sua dimora eterna: il soggetto maschile sulla<br />

Terra è, quindi, Osiride.<br />

Abbiamo infatti visto che nella Piramide di<br />

Cheope c’è lo Zed, strettamente legato a Osiride.<br />

Ma è l’interpretazione dello Zed come sua<br />

colonna vertebrale che lascia perplessi: il m<strong>it</strong>o<br />

non accenna ad una specifica importanza<br />

della spina dorsale del dio.<br />

E se lo Zed fosse il fallo artificiale di Osiride?<br />

Le nebulose di Orione<br />

È singolare che gli Arabi si riferissero ad<br />

Orione con attributi femminili: Betelgeuse,<br />

3) Il Codice di Giza, di Lawton – Ogilvie –<br />

Herald, pag. 54<br />

Piero Magaletti<br />

ZETA [ORIONIS], EPSILON [ORIONIS] E DELTA [ORIONIS]<br />

Runa Bianca 103


Custodi dell’Immortal<strong>it</strong>à<br />

dall’arabo Yad al-Jawzā, significa spalla (Yad)<br />

di colei che sta al centro (al-Jawzā è un termine<br />

chiaramente femminile).<br />

Ma la caratteristica più rilevante è la presenza<br />

nel perimetro suo perimetro delle nebulose<br />

più grandi e spettacolari finora <strong>scoperte</strong>:<br />

raggruppate nella Spada di Orione,<br />

la M42, la M43, la NGC 1977 e la B33<br />

(nota come Testa di Cavallo) si trovano<br />

al di sotto di Aln<strong>it</strong>ak.<br />

Le nebulose sono i grembi materni<br />

dell’universo, in grado di generare un<br />

numero infin<strong>it</strong>o di stelle (è stato stimato<br />

che la sola M42 contenga materia sufficiente<br />

a dar v<strong>it</strong>a a 10.000 stelle identiche<br />

al sole4 ).<br />

La soluzione dell’enigma è vicina:<br />

l’identificazione della costellazione di<br />

Orione con un essere maschile ostacolava<br />

l’autentica interpretazione del<br />

legame tra terra e cielo che le piramidi<br />

esprimono.<br />

Dobbiamo essere pronti accettare<br />

una conclusione rivoluzionaria: la costellazione<br />

più nota del cielo rappresenta<br />

una figura femminile, la madre<br />

delle stelle…<br />

La trasmissione dell’anima del faraone nel<br />

cielo attraverso lo Zed di Cheope è senza dubbio<br />

la simulazione dell’atto del concepimento<br />

e il personaggio che, secondo il m<strong>it</strong>o, riceve il<br />

seme maschile attraverso un fallo artificiale è<br />

proprio Iside.<br />

Ormai non vi sono più dubbi: la costella-<br />

4) Stella per stella. Guida turistica all’universo,<br />

di Piero Bianucci, Giunti Ed<strong>it</strong>ore, pag. 222.<br />

Piero MAgALetti<br />

È nato a Bari il 29 giugno 1977.<br />

È laureato in filosofia con 110 e<br />

lode. Studioso di antich<strong>it</strong>à egizie,<br />

di storia medioevale, di lingue<br />

antiche, di esoterismo, di<br />

occultismo, di storia del cinema, parla correntemente<br />

l’inglese. Poeta, musicista, compos<strong>it</strong>ore,<br />

sceneggiatore, romanziere, ha all’attivo diverse<br />

pubblicazioni di romanzi, saggi e raccolte di po-<br />

Piero Magaletti<br />

zione di Orione è la dea Iside.<br />

La scoperta della vera ident<strong>it</strong>à di Orione<br />

cost<strong>it</strong>uisce la pietra angolare della nostra ricerca;<br />

il progetto della Piana di Giza non si<br />

proponeva soltanto di copiare la disposizione<br />

delle stelle, ma doveva collegare le ent<strong>it</strong>à maschio<br />

– femmina.<br />

LE NEBULOSE DI ORIONE<br />

Il faraone, col sopraggiungere della morte,<br />

diventava Osiride e, in ossequio all’im<strong>it</strong>azione<br />

del suo dio, doveva ricorrere all’espediente<br />

del fallo artificiale per ingravidare la sua sposa<br />

celeste, Iside.<br />

Questo fallo artificiale è lo Zed nella Piramide<br />

di Cheope, attraverso cui l’anima del re<br />

poteva tramutarsi in una stella raggiungendo<br />

il grembo della dea Iside.<br />

esie a partire dal 1999.<br />

Custodi<br />

dell’immortal<strong>it</strong>à<br />

Bastogi Ed<strong>it</strong>rice Italiana<br />

2011<br />

vai scheda libro >><br />

104 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


di Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />

Dal m<strong>it</strong>o dei rapimenti reali alla teoria delle interferenze<br />

mentali. Presentazione di un caso. Parte I<br />

Incontri ravvicinati del IV tipo<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

tempo di lettura 17 minuti<br />

Runa Bianca 105


Incontri ravvicinati del IV tipo<br />

Dino si presenta come una persona<br />

che si pone in modo interlocutorio<br />

non solo con se stesso, ma in generale<br />

con l’ “esistente”. La sua ricerca per comprendere<br />

cosa gli stia accadendo, iniziata in<br />

sordina in un periodo in cui era spaventato<br />

da alcuni eventi notturni, gli ha concesso di<br />

accedere via via a numerose informazioni, e a<br />

collegare avvenimenti della sua v<strong>it</strong>a con quelli<br />

dei suoi familiari più stretti. Le esperienze<br />

che lo hanno segnato, nel corso dell’infanzia,<br />

riguardano una particolare malattia del fratello<br />

e le strane percezioni che sia il fratello che<br />

il padre avevano. Lui stesso percepiva strane<br />

presenze, contro le quali preparava dei r<strong>it</strong>uali<br />

difensivi. Durante la notte si sentiva toccare, e<br />

questa sensazione perdura nei tempi attuali.<br />

Il fratello non era così spaventato, ma la connotazione<br />

di bizzarria della sua malattia avrà<br />

per sempre un’influenza sul nostro experiencer.<br />

Dino è una persona concreta, legato in<br />

modo sano agli aspetti dell’esistenza, privo<br />

di inutili orpelli mentali, con un’att<strong>it</strong>udine ad<br />

affrontare i problemi in modo diretto, dopo<br />

attenta riflessione. Moderato, equilibrato, con<br />

una certa gestione della sua aggressiv<strong>it</strong>à. È<br />

laureato in una disciplina scientifica, specializzato<br />

nella modellazione di strutture proteiche.<br />

Geneticamente è di derivazione scozzese,<br />

per parte di padre, e francese, per parte di<br />

madre.<br />

Lo scambio tra di noi è iniziato ragionando<br />

sul fatto che la realtà che noi vediamo e<br />

percepiamo è soltanto una piccola parte di<br />

quello che esiste, e che ignoriamo la vera natura<br />

della realtà. Dino ribadiva che introdurre<br />

concetti quali la virtual<strong>it</strong>à delle esperienze<br />

quotidiane è importante: quando noi facciamo<br />

esperienza, simuliamo o attendiamo<br />

certi avvenimenti, in realtà stiamo lavorando<br />

virtualmente con il nostro cervello. La realtà<br />

che noi creiamo attraverso l’uso del pensiero<br />

e dell’immaginazione non è, cioè, totalmente<br />

disconnessa dalla realtà materiale, e contribuisce<br />

a crearla, anche quando a noi sembra<br />

di non dare segu<strong>it</strong>o alle immagini del nostro<br />

mondo interno.<br />

A conferma dei suoi pensieri, dopo poche<br />

settimane si trova in un sogno in cui SA di sta-<br />

Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />

re affrontando un sogno simulato, ossia un<br />

sogno apparente, un sogno-schermo. Non è<br />

il primo che gli cap<strong>it</strong>a. Si tratta di sogni che<br />

finiscono improvvisamente, ‘come se qualcuno<br />

togliesse la spina’. All’interno di questo sogno<br />

compaiono degli esseri grigi, che hanno<br />

l’aspetto di robot. Se questi robot oltrepassano<br />

certi lim<strong>it</strong>i, la loro struttura viene spostata<br />

dall’equilibrio, come se tendessero a disintegrarsi.<br />

Quando il sogno bruscamente si interrompe,<br />

la sua sensazione è quella di aver vissuto,<br />

per la ver<strong>it</strong>à, una cosa diversa da quella<br />

che appariva.<br />

Come tutti i sogni, questo episodio va letto<br />

su più piani. Esaminiamo prima l’aspetto<br />

ufologico - chiamiamolo così.<br />

L’impressione che i grigi siano dei robot, o<br />

comunque qualcosa di artificiale, è un dato<br />

che si riscontra nei soggetti IR4 che hanno<br />

una capac<strong>it</strong>à introspettiva più marcata. È<br />

come se alcuni soggetti riuscissero ad andare<br />

oltre la percezione visiva del fenomeno, oltre<br />

la sorpresa/spavento; è anche come se alcuni<br />

aspetti della percezione risvegliassero nella<br />

coscienza il dato oggettivo, reale, che tali personaggi,<br />

a volte, possono non essere ciò che<br />

appaiono, e forse abbiamo qualche prova del<br />

fatto che si tratti effettivamente di creature<br />

artificiali.<br />

Anche in un sogno di un altro soggetto<br />

IR4, che chiameremo Victor, esistono le tracce<br />

di più incontri con esseri artificiali.<br />

Victor lo chiama ‘Black Dream’.<br />

C’è un campo di concentramento dove<br />

alcuni bambini vengono messi ad attendere<br />

in alcune aree. Sono trattati male, vengono<br />

spinti. Ci sono degli uomini vest<strong>it</strong>i di nero -<br />

hanno pantaloni, camicia, fazzoletto neri e<br />

scarponi in cuoio. Non hanno pietà o car<strong>it</strong>à,<br />

fanno puzza di sangue umano.<br />

Victor sente che esiste una lotta tra bene e<br />

male e che questi sono le pedine di un gioco<br />

più grande di loro. Questi esseri hanno intenzione<br />

di sfruttare la specie umana, hanno sete<br />

di potere. Il loro gioco è fatto da esseri ancora<br />

più grandi di loro.<br />

In segu<strong>it</strong>o, Victor dichiarerà che questi esseri<br />

avevano un modo di operare che richiamava<br />

l’artificial<strong>it</strong>à, e al termine del suo percorso<br />

con me arriverà proprio a dividere i suoi<br />

106 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Incontri ravvicinati del IV tipo Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />

incontri ravvicinati in due generi (quelli con<br />

esseri robotici e quelli con esseri più reali, entrambi<br />

specie di grigi).<br />

Le testimonianze di un altro soggetto IR4,<br />

Leo, e gli studi di Derrel Sims ci danno modo<br />

di pensare che effettivamente almeno una<br />

parte di queste creature sia artificiale, e che<br />

abbiano dei comp<strong>it</strong>i da eseguire nel livello<br />

materiale che rappresenta il nostro quotidiano.<br />

Leo racconta: “Mi sveglio una notte, e li trovo<br />

in camera. Balzo dal letto e ne afferro uno<br />

(Leo è mil<strong>it</strong>are ab<strong>it</strong>uato a operazioni speciali).<br />

Mi sembra fatto di gomma, ma ciò che mi<br />

stupisce di più è che ‘sento’, attraverso il contatto<br />

con il suo polso, la paura che lo pervade<br />

per essere stato scoperto e catturato”. Ciò che<br />

stupisce me è che questo ricordo fluisce dopo<br />

che Leo si è sottoposto a un massaggio al collo,<br />

come se il toccare certe strutture attivasse<br />

il ricordo.<br />

Esaminando il punto del secondo sogno<br />

cui gli esseri artificiali non possono oltrepassare<br />

certi lim<strong>it</strong>i, pena la loro disintegrazione,<br />

troviamo che il concetto si sposa con il fatto<br />

che questi esseri siano apparentemente<br />

rappresentativi di una gerarchia di creature<br />

(vive? semirobotiche? pseudo-spir<strong>it</strong>uali?), tra<br />

cui si collocherebbero come la parte più adatta<br />

a interagire con il mondo materiale senza<br />

ricevere danni, perlomeno per un tempo lim<strong>it</strong>ato.<br />

L’impressione che ci sia un inganno, in tutto<br />

il sogno, rende conto di un’idea di ambivalenza.<br />

L’ambivalenza è un aspetto importantissimo<br />

da esaminare insieme ai soggetti IR4.<br />

Terrore e passione per gli accadimenti notturni<br />

vanno di pari passo, fino a quando la coscienza<br />

non subisce un risveglio tale da non<br />

tollerare più che vi sia qualcosa di nascosto. Il<br />

mistero è un alimento importante per la v<strong>it</strong>a<br />

spir<strong>it</strong>uale; ma anche l’inganno, che è più crudo,<br />

rappresenta una possibil<strong>it</strong>à di evoluzione,<br />

un’occasione, purché lo si sa sappia capire e<br />

gestire.<br />

Anche gli esseri umani, come i grigi robotici<br />

del sogno, non possono oltrepassare certi<br />

lim<strong>it</strong>i, pena il disequilibrio e la disintegrazione,<br />

soprattutto mentale.<br />

In un altro sogno, Dino circola in mezzo<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

a persone che portano sulla schiena un simbolo<br />

che solo lui può vedere. Le persone del<br />

sogno sono quindi diverse dalle altre, e potrebbero<br />

rappresentare sia parti di se stesso<br />

diverse dal resto, quindi sconosciute, come<br />

pure potrebbero rappresentare il fatto che vi<br />

siano aspetti, forse del corpo, forse della psiche,<br />

forse dello spir<strong>it</strong>o, che sono ‘marchiati’, e<br />

non sappiamo se questa marcatura sia resolvibile<br />

oppure no.<br />

Anche Dino si è trovato a svegliarsi, alternativamente,<br />

con dolori notturni a un ginocchio,<br />

con una zona circolare di un rosso vivo,<br />

infiammata all’interno del ginocchio; oppure<br />

con due punti a forma quadrata sulla scapola,<br />

nelle vicinanze di alcuni graffi.<br />

Marchiato. La v<strong>it</strong>a può marcare le persone<br />

con dolori terribili, con <strong>scoperte</strong> abissali, con<br />

sensazioni di non appartenenza a quello che<br />

si vede, che si percepisce, che si è costretti a vivere<br />

e a condividere. Gli eventi della v<strong>it</strong>a reale<br />

possono creare delle discrepanze tra ciò che<br />

esprimiamo e le vere emozioni che ci scuotono<br />

all’interno. Il più delle volte, le forze aliene<br />

che provocano gli IR4 approf<strong>it</strong>tano proprio<br />

di questa crepa che si forma tra i processi coscienti<br />

e quelli inconsci per agganciarsi, e fare<br />

proprie le immagini prese dal vero vissuto<br />

della persona, per usarle in modo manipolativo,<br />

mescolando ciò che è vero, ciò che è vissuto,<br />

per mascherare qualcosa di inconoscibile<br />

a parole, di indescrivibile, qualcosa di sottilmente<br />

oscuro, per capire come impossessarsi<br />

degli individui, scavalcando le normali difese.<br />

Quelli dei soggetti IR4 sono sogni?, sono<br />

ricordi di esperienze vissute?, sono tentativi<br />

di segnalare che qualcosa non va? Sono un<br />

inganno ben congegnato, dove il soggetto<br />

vive, trasposto sugli altri, qualcosa che<br />

gli appartiene, e si r<strong>it</strong>rova a mischiare avvenimenti<br />

e sentimenti personali con soggetti<br />

apparentemente estranei a lui, in una sorta<br />

di finto coinvolgimento di altre persone (che<br />

può dargli la sensazione di non essere solo a<br />

vivere quel problema) in un tema che invece<br />

riguarda soltanto lui.<br />

I sogni con protagoniste creature che sembrano<br />

robot r<strong>it</strong>ornano. Predisposti a un dialogo<br />

molto semplice, afferma Dino. Proprio<br />

come sembrano essere le creature grigie, ma-<br />

Runa Bianca 107


Incontri ravvicinati del IV tipo<br />

novalanza altrui, creature incompiute, esecutori<br />

senza spir<strong>it</strong>o. Una creatura di sembianze<br />

femminili si trova all’interno di una struttura<br />

che sembra richiamare scenari di fantascienza.<br />

Tuttavia la struttura sembra una stazione<br />

di comando. Alcune creature danno doni ad<br />

altre persone, Dino sbircia la scena e si sente<br />

in pericolo. Una parte di lui, quindi, riesce a<br />

rimanere estranea a quanto accade.<br />

Le paralisi con allucinazioni sono un fatto<br />

comune, nelle sue notti. Ma accanto a queste,<br />

accadono altri fenomeni che lo portano a teorizzare<br />

qualcosa di nuovo nel campo.<br />

I soggetti IR4 spesso avvertono degli strani<br />

suoni, che si presentano a ripetizione. Secondo<br />

Dino la cadenza sonora serve per indurre<br />

uno stato di apertura. Il suono ha l’effetto di<br />

coinvolgere la persona e di bloccarne le reazioni,<br />

lasciandola cosciente di quanto sta per<br />

avvenire. Il suono cessa quando lo stato di paralisi<br />

è completo. A quel punto una presenza<br />

(non un Grigio) interagisce con il corpo del<br />

soggetto.<br />

Scrive un utente del forum di Primocontatto:<br />

“È un paio di sere che sento presenze in<br />

camera mia... cominciano attorno alle 23: 00;<br />

le avverto perchè sento che il mio orecchio<br />

sinistro viene in qualche modo stimolato: è<br />

come se sentissi avvicinarsi qualcuno, però<br />

quasi come i suoi passi fossero un ultrasuono<br />

particolare, che non riesco a sentire, ma mi<br />

stimola comunque l’apparato ud<strong>it</strong>ivo sinistro.<br />

Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />

Quando succede questa ‘stimolazione’, poi 9<br />

volte su 10 faccio o un sogno apocal<strong>it</strong>tico oppure<br />

sogno qualcosa di attinente agli ET”.<br />

Come potrebbe avvenire questo fenomeno?<br />

Potrebbe il suono essere una sorta di<br />

segnale ipnotico? O arriva a coinvolgere, con<br />

particolari onde d’urto, i recettori che potrebbero<br />

essere implicati nella comparsa degli<br />

scenari ufologico-abduttivi? Forse andrebbe<br />

presa in considerazione la natura elettrica<br />

del suono. Questo aspetto elettrico potrebbe<br />

essere quello che interferisce con il sistema<br />

nervoso, e forse con la struttura energetica<br />

dell’individuo.<br />

Nel momento dell’interazione, il contatto<br />

potrebbe essere coscientemente interrotto.<br />

Infatti, se esiste un meccanismo con cui il<br />

suono consente l’accesso alla persona, questo<br />

meccanismo deve far parte della normale<br />

struttura umana; addir<strong>it</strong>tura si può pensare<br />

che il soggetto stesso potrebbe inconsapevolmente<br />

tenere aperto questo canale e consentire<br />

la ripetizione del contatto, quando addir<strong>it</strong>tura<br />

non sollec<strong>it</strong>arlo.<br />

L’essere umano potrebbe comportarsi<br />

come un conduttore, come un ponte, attraverso<br />

cui potrebbero passare molteplici segnali.<br />

Anche gli animali domestici, presenti in<br />

casa, potrebbero svolgere la stessa funzione<br />

(questo farebbe pensare che il corpo del soggetto<br />

IR4 non cost<strong>it</strong>uirebbe il bersaglio a cui<br />

le forze aliene tenderebbero).<br />

108 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Incontri ravvicinati del IV tipo Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />

Tutto questo riporta alla mente il caso di<br />

Victor, descr<strong>it</strong>to prima, che dopo un anno<br />

di lavoro era riusc<strong>it</strong>o a ricordare il fatto che,<br />

durante la notte, poteva udire un suono, da<br />

cui capiva che “stavano arrivando”. Per sfuggire<br />

all’abduction, Victor emetteva a sua volta<br />

un suono, mentalmente, che gli consentiva<br />

di staccare la sua coscienza e di trasportarla<br />

in un luogo a lui molto caro, da cui era assai<br />

difficile portarlo via. Victor asseriva: “Se la mia<br />

coscienza non c’è, loro non possono utilizzare<br />

il corpo”.<br />

Il suono però non è sempre presente, nei<br />

modelli di IR4. La cosa più semplice a cui si<br />

possa pensare è che ent<strong>it</strong>à diverse utilizzino<br />

passaggi e strumenti diversi per accedere alle<br />

varie parti di un essere umano. Gli oggetti<br />

alieni trovati nel corpo (che non sono impianti<br />

di trasduzione) sono anche spesso oggetti<br />

del tutto privi di tecnologia, che potrebbero<br />

avere lo scopo di riorganizzare energeticamente<br />

certe zone, o potrebbero destrutturarle.<br />

Il suono che induce la paralisi, comunque,<br />

si presenta anche in soggetti che non sono<br />

portatori di oggetti estranei.<br />

A che scopo tutto ciò? La sofferenza sembra<br />

essere il cibo di queste ent<strong>it</strong>à. Esse lavorano<br />

sulle nostre parti meno coscienti, sui nostri<br />

difetti di razza, sulle nostre “ombre” psicologiche.<br />

Il lato oscuro è il modo giusto per accalappiare<br />

gli umani: è prontamente disponibile<br />

e si gonfia con poco. La paura ne è il tram<strong>it</strong>e<br />

più chiaro e logico. La trappola consiste nel<br />

fatto che se un soggetto cerca di approfondire<br />

gli aspetti non ordinari dell’esistenza, e comincia<br />

un percorso di consapevolezza a livello<br />

spir<strong>it</strong>uale, se non procede anche con una<br />

consapevolezza a livello psichico, non gli è<br />

data la possibil<strong>it</strong>à di conoscere realmente né<br />

ciò che sta avvenendo né di isolare i problemi<br />

personali che cost<strong>it</strong>uiscono la porta di ingresso<br />

della fenomenologia. La fenomenologia<br />

abduction, infatti, si avvale delle esperienze e<br />

delle immagini interne proprie del soggetto<br />

per mostrarsi. L’avanzamento solo dal punto<br />

di vista spir<strong>it</strong>uale del soggetto consente alle<br />

forze intrudenti di accedere a livelli più sottili<br />

della consapevolezza universale, accelerando<br />

probabilmente taluni processi creativi generali,<br />

svincolati dal singolo.<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

Tornando al fatto che queste creature diano<br />

un’impressione di artificial<strong>it</strong>à, noi e Dino<br />

siamo arrivati separatamente alla stessa conclusione,<br />

ossia che questi esseri siano controllati<br />

da strutture superiori. Afferma Dino: “Queste<br />

strutture possono essere enormi e amorfe,<br />

buie e composte dalla sostanza con cui è fatto<br />

il “male”. Ne possiamo derivare proprio una<br />

fisica, una Fisica del Male”. Alla stessa conclusione<br />

arriva uno scienziato molto conosciuto,<br />

un fisico: “Questi fenomeni coinvolgono sicuramente<br />

lo Zero Point Field, la capac<strong>it</strong>à creatrice<br />

della coscienza universale (sia nella luce<br />

che nell’ombra), l’universo a più dimensioni<br />

delle superstringhe. Dietro queste bizzarre<br />

e spesso spaventose manifestazioni, c’è una<br />

scienza. E in qualche punto dell’universo, anzi<br />

dello Zero Point Field, c’è solo un furbo che si<br />

è gonfiato a dismisura con le nostre paure, e<br />

si è trovato gratis il meccanismo della creazione.<br />

Ma un furbo imbecille, perché Dio LO USA,<br />

e lui non lo sa”.<br />

Dino afferma: “I Grigi rappresentano una<br />

possibil<strong>it</strong>à concreta da parte delle strutture<br />

amorfe (senza forma che possono assumere<br />

forme) di intervenire sulla nostra terza dimensione.<br />

Gli Amorfi possono interagire con<br />

il rap<strong>it</strong>o, ma questo avviene in una vibrazione<br />

diversa, e non in questa. Ho l’impressione che<br />

i Grigi predispongano a un contatto diretto<br />

con queste ent<strong>it</strong>à, stimolando il contattato.<br />

Credo che se fosse possibile intervenire sui<br />

Grigi, gli altri avrebbero molti più problemi,<br />

anche se la s<strong>it</strong>uazione spir<strong>it</strong>ualmente è molto<br />

più complessa”. L’ipotesi che quindi formuliamo<br />

è quella che vede in campo forze di ordine<br />

più materiale, i Grigi, la cui forma fisica potrebbe<br />

essere ricavata in parte dal DNA umano e<br />

da quello animale, che sarebbero i più adatti<br />

a soffermarsi nel nostro mondo vibrazionale<br />

e che avrebbero il comp<strong>it</strong>o di consentire<br />

il contatto con forze meno materiali; e forze<br />

di ordine via via meno materiale, gerarchicamente<br />

organizzate in senso spir<strong>it</strong>uale (negativo)<br />

e materialmente sempre più rarefatte,<br />

il cui controllo sulla materia viva non può essere<br />

diretto, ma mediato dalle creature grigie<br />

o da meccanismi assai più sottili, che hanno<br />

come tram<strong>it</strong>e le strutture del nostro sistema<br />

nervoso centrale, in particolare alcuni tipi di<br />

Runa Bianca 109


Incontri ravvicinati del IV tipo Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />

recettori – con tutta probabil<strong>it</strong>à i recettori serotoninergici.<br />

Le visioni, i disturbi del sonno,<br />

i campi di luce che vengono visualizzati dai<br />

soggetti, fanno r<strong>it</strong>enere che effettivamente le<br />

strutture mesencefaliche vengano coinvolte<br />

nel contatto. Alcuni recettori serotoninergici<br />

– coinvolti in lesioni, uso cronico di LSD e<br />

farmaci agonisti dei recettori serotoninergici<br />

- sembrano i più probabili candidati a fornire<br />

il bersaglio fisiologico a stimoli (interni o<br />

esterni?) che si rivelano fondamentali nel ricreare<br />

l’ambiente caratteristico rifer<strong>it</strong>o dagli<br />

interessati, e che comprende sia le creature<br />

che gli scenari silenziosi che accompagnano<br />

la visione di queste esperienze. In un modo o<br />

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nell’altro, l’iperstimolazione o il blocco di tali<br />

recettori potrebbe fornire la base fisio-neurologica<br />

per il manifestarsi del fenomeno.<br />

Dice Dino: “Credo che gli Amorfi usino<br />

l’olografia del nostro sistema percettivo per<br />

presentarsi come vogliono, o come noi vogliamo,<br />

ma le cose adrebbero un po’ insieme,<br />

e raccolgono pezzettini di ricordi forse vincolati<br />

a parti emotive/sens<strong>it</strong>ive. Ho visto i rettili<br />

poche volte, meccanici dinosauri con la pelle<br />

marrone, anche questi specie di cyborg, sono<br />

molto aggressivi, ma son finti anche, molto<br />

lim<strong>it</strong>ati nel loro campo di azione. Allo stesso<br />

tempo r<strong>it</strong>engo che tutti questi siano feticci,<br />

l’oscuro reale sta dietro e non deve necessariamente<br />

avere una forma propria... anzi<br />

credo che l’oscuro sia la materia prima della<br />

Luce, buia immobile gelata. Probabilmen-<br />

te, avendo in noi la capac<strong>it</strong>à della creazione<br />

(avendo come nucleo inalterabile una Luce<br />

cosmica), attribuiamo loro una forma”.<br />

Questa s<strong>it</strong>uazione non è univoca, nel senso<br />

che non tutta la fenomenologia IR4 è riportabile<br />

esattamente a questo schema, benché<br />

esso funzioni per la maggior parte delle volte.<br />

Dobbiamo avere delle perpless<strong>it</strong>à sull’uniform<strong>it</strong>à<br />

delle creature grigie. Se per gli Amorfi<br />

possiamo ipotizzare che le forme siano dei<br />

pretesti subdoli per entrare in contatto con gli<br />

esseri umani, per quanto riguarda i Grigi questo<br />

difficilmente può essere vero, essendo la<br />

loro realtà di “esseri di materia” incompatibile<br />

con idee di trasformismo. Vi devono essere<br />

diverse ‘razze’ di creature<br />

grigie, razze che si sono<br />

anche trasformate nel<br />

tempo. Sims r<strong>it</strong>iene che<br />

siano stati programmati<br />

in modo diverso con il trascorrere<br />

degli anni. Questo<br />

può essere vero, e può<br />

essere che siano molto<br />

più specializzati nell’interferenza<br />

mentale, rispetto<br />

a venti o cinquant’anni or<br />

sono. Ma si deve supporre<br />

che esistano anche ‘razze’<br />

che sono sfugg<strong>it</strong>e a questo<br />

genere di controllo.<br />

Si è ipotizzato di creature<br />

che proseguono una loro linea sperimentale,<br />

del tutto ignare che il ’programma’ di prelievi<br />

biologici a cui dovevano aderire sia fin<strong>it</strong>o.<br />

Un’altra ipotesi è che una delle razze di Grigi<br />

stia tentando di riparare i danni provocati da<br />

altri esseri. E probabilmente ve ne è un’altra<br />

ancora che non è d’accordo con quello che<br />

sta avvenendo, si tiene in disparte e non sa<br />

come contattarci in modo efficace. Tutte queste<br />

ipotesi richiederebbero un approfond<strong>it</strong>o<br />

esame di funzioni mentali e biochimiche che<br />

si trovano al confine con le funzioni psichiche,<br />

per arrivare a capire in che modo l’esperienza<br />

con queste ‘forze’ può arrivare a influenzare la<br />

nostra attenzione, la capac<strong>it</strong>à di trasformare<br />

le immagini, la possibil<strong>it</strong>à di accedere a un<br />

mondo non materiale.<br />

Riguardo però le ‘forme’ che sembrano<br />

110 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Incontri ravvicinati del IV tipo<br />

operare in modo più intrusivo, e che sono viste<br />

rispettivamente come: esseri grigi filiformi,<br />

sauri, Man in Black, soldati di vario grado,<br />

ombre, Nordici – ciò che traspare dopo anni<br />

di attiv<strong>it</strong>à è una loro sostanziale immobil<strong>it</strong>à<br />

psicologica. Questo è un lato che si presta<br />

alle speculazioni più pericolose e più ridicole,<br />

contemporaneamente. Per chi, come Dino,<br />

si è immerso a tutto volume nell’esplorazione<br />

delle sensazioni, la risposta che emerge,<br />

almeno a grandi linee, pare essere una sola:<br />

“Dividi e controlla: loro sono mutilati e sono<br />

rabbiosi per questo, una rabbia durata milioni<br />

di anni”.<br />

Il risveglio della coscienza dell’Uomo (circa<br />

duemila anni or sono, nella nostra cultura; in<br />

un tempo precedente, nelle culture orientali;<br />

e non mi sospingo oltre) ha creato scalpore,<br />

nel mondo invisibile. Siamo esseri in grado di<br />

vivere sia l’invisibile che il visibile, con le giuste<br />

tecniche; siamo quindi in grado di procedere<br />

a un’evoluzione e una conoscenza di alto<br />

livello. Probabilmente nessun altro Essere<br />

creato, nel Cosmo che conosciamo, ha queste<br />

caratteristiche. È l’opinione anche del fisico<br />

c<strong>it</strong>ato più sopra: “La coscienza, concetto un<br />

tempo trascendentale, adesso sta diventando<br />

uno dei temi della fisica teorica. Sembra<br />

funzionare in maniera realmente olografica e<br />

può essere studiata con le tecniche di topologia<br />

algebrica della meccanica quantistica<br />

non-classica, ma ancora non<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

giuLiA M. D’AMbrosio<br />

Nasce a Milano. Laureata a pieni<br />

voti in Medicina e Chirurgia,<br />

e specializzata in Neuropsichiatria<br />

infantile, svolge la professione<br />

di medico e psicoterapeuta.<br />

Proviene da una formazione molteplice.<br />

Ha lavorato presso l’Univers<strong>it</strong>à di Milano per<br />

10 anni nel campo della neurofisiologia clinica,<br />

ha realizzato la stesura di lavori scientifici<br />

per riviste peer-review internazionali durante<br />

l ’<strong>it</strong>er univers<strong>it</strong>ario e specialistico, nell’amb<strong>it</strong>o<br />

della ricerca in neurofisiologia clinica e si è specializzata<br />

con una tesi sulla Rottura dei legami<br />

di attaccamento come evento psicopatogeno.<br />

Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />

conosciamo la funzione d’onda che descrive<br />

la coscienza e il suo funzionamento; sappiamo<br />

solo che è legata a uno strano campo<br />

quantico, dove l’informazione non si propaga<br />

per segnali che vanno alla veloc<strong>it</strong>à della luce,<br />

ma si propaga istantaneamente per strani effetti<br />

di risonanza, innescati da ‘fattori di passione’.<br />

Ci vorranno ancora anni per mettere<br />

a punto gli operatori matematici che ci permettano<br />

di capire quant<strong>it</strong>ativamente come la<br />

coscienza interagisca in maniera istantanea<br />

con la materia, l’energia, lo spazio e il tempo,<br />

ma ci arriveremo. La gente comune e l’establishment<br />

scientifico non sono pronti, e allora<br />

questo processo evolutivo nella scienza è in<br />

corso a porte chiuse. Ma avviene”.<br />

Là fuori, ‘qualcuno’ è rimasto congelato,<br />

senza tempo, senza spazio e senza possibil<strong>it</strong>à<br />

di evolvere. La scintilla del contatto scaturisce<br />

dallo scontro tra la rabbia ‘aliena’ per questa<br />

immobil<strong>it</strong>à e l’incoscienza dell’essere umano.<br />

Le forze aliene più visibili e materiali inseguono<br />

probabilmente l’obiettivo di ottenere un<br />

corpo cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da componenti sia fisiche<br />

che astrali, ossia materia sottile e plasmabile.<br />

Tale possibil<strong>it</strong>à è infatti peculiare dell’essere<br />

umano e rappresenta esattamente la sua<br />

connessione con l’aspetto divino pos<strong>it</strong>ivo del<br />

Cosmo, e con la sua possibil<strong>it</strong>à di evoluzione<br />

su piani di cui cominciamo soltanto a comprendere<br />

l’esistenza.<br />

Da molti anni studia il campo delle esperienze<br />

straordinarie. È stata co-autore in: Gagliardi G.,<br />

Garzia P., D’Ambrosio G., Margnelli M., Fattori<br />

G. – Poltergeist: l’esplosione del distress infantile.<br />

In: Atti del Convegno Nazioneale Stress e infanzia,<br />

Torino, 30-31 marzo-1 aprile 1990, Edizioni<br />

Proing, pag. 429-442. Lavoro scientifico pubblicato<br />

e presentato al World Congress of the International<br />

Society of Hypnosis Monaco 2000:<br />

Alcune raccomandazioni sull’impiego dell’ipnosi<br />

con soggetti che riferiscono esperienze<br />

del genere Incontri Ravvicinati del Quarto Tipo<br />

(in collaborazione con il dottor Mario Cigada).<br />

Il suoi s<strong>it</strong>i sono www.giuliadambrosio.<strong>it</strong> e www.<br />

primocontatto.net<br />

Runa Bianca 111


Custodi dell’immortal<strong>it</strong>à<br />

Piero Magaletti<br />

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Le piramidi di Giza non sono edifici funebri<br />

Secondo Robert Bauval riproducono sulla Terra le tre stelle della Cintura<br />

di Orione; secondo Mario Pincherle la piramide di Cheope nasconde al<br />

suo interno un pilastro di gran<strong>it</strong>o alto 60 metri, lo Zed. Queste ipotesi<br />

trovano nel libro conferma e prova defin<strong>it</strong>iva della loro valid<strong>it</strong>à.


Omero nel Baltico<br />

Ciclopi del Nord<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

di Felice Vinci<br />

tempo di lettura 9 minuti<br />

Runa Bianca 113


Ciclopi del Nord<br />

I<br />

Ciclopi dell’Odissea hanno lasciato le<br />

loro tracce nella letteratura nordica medievale:<br />

una saga vichinga (la Hàlfs saga<br />

ok Hàlfsrekka) racconta l’avventura di un navigatore<br />

che approda con i suoi uomini in<br />

una terra lontana, dove affronta un gigante<br />

minaccioso e lo sconfigge accecandolo con<br />

una “lancia infuocata”, dopo averne arroventato<br />

la punta sul fuoco: non si tratta di Ulisse,<br />

bensì del re vichingo Hjörleif, e la vicenda è<br />

ambientata nella Norvegia settentrionale: gli<br />

studiosi convengono che il motivo ricorda il<br />

m<strong>it</strong>o di Polifemo. E tuttora, nei negozi di souvenir<br />

di Bergen, non è difficile trovare, tra gli<br />

spir<strong>it</strong>osi pupazzetti raffiguranti i Troll (esseri<br />

m<strong>it</strong>ici, talvolta giganteschi e con un pessimo<br />

carattere), quelli con un solo occhio in mezzo<br />

alla fronte.<br />

Una traccia del mondo dei Ciclopi è forse<br />

rimasta anche nella toponomastica: lungo la<br />

costa della Norvegia settentrionale troviamo<br />

un Tosenfjorden, che ricorda il nome della<br />

madre di Polifemo: “... Lo generò Toosa, la ninfa/<br />

figlia di Forchis, signore del<br />

mare instancabile/ nei cupi<br />

anfratti un<strong>it</strong>a con Poseidone”<br />

(Od. I, 71-73). Davanti al<br />

Tosenfjorden vi sono alcune<br />

isole, tra cui potrebbe esservi<br />

l’”isola piatta” che il poeta colloca<br />

accanto all’approdo della<br />

terra dei Ciclopi. E, non<br />

lontano da lì, la montagna<br />

forata di Torghatten, il cui<br />

caratteristico “occhio” luminoso<br />

è ben visibile dalle navi di<br />

passaggio, potrebbe anch’essa<br />

aver contribu<strong>it</strong>o alla costruzione<br />

del m<strong>it</strong>o del gigante<br />

monocolo, che Omero paragona<br />

ad “un picco selvoso<br />

d’eccelsi monti”.<br />

D’altronde, lo storico e<br />

geografo medievale Adamo<br />

di Brema (XI secolo)<br />

colloca i Ciclopi, “che nella<br />

fronte hanno un solo occhio”,<br />

nell’area dei monti Rifei. I monti<br />

Rifei sono menzionati da vari geografi<br />

antichi, che di sol<strong>it</strong>o li s<strong>it</strong>uano<br />

verso l’estremo nord, nel-<br />

TROLL IN VENDITA A BERGEN<br />

Felice Vinci<br />

la zona ab<strong>it</strong>ata dagli Iperborei. Vengono c<strong>it</strong>ati<br />

anche da Plinio, il quale ad un certo punto<br />

dà un’indicazione geografica molto precisa,<br />

allorché afferma che essi si trovano ad una lat<strong>it</strong>udine<br />

assai settentrionale, corrispondente<br />

a quella di Tule. Ora, sempre Adamo di Brema<br />

identifica tout court Tule con l’Islanda: “Tule<br />

adesso è chiamata Islanda, a causa del ghiaccio<br />

che ricopre l’oceano” (“Thyle nunc Island<br />

appellatur, a glacie quae oceanum astring<strong>it</strong>”).<br />

E, a chiudere questa catena di relazioni fra la<br />

terra dei Ciclopi, i Rifei, Tule e l’Islanda, sta il<br />

fatto che l’area del Tosenfjorden, s<strong>it</strong>uata sulla<br />

costa norvegese attorno al 65° parallelo, oltre<br />

ad essere assai montuosa si trova effettivamente<br />

alla stessa lat<strong>it</strong>udine dell’Islanda, che<br />

da quel parallelo viene “tagliata” esattamente<br />

a metà (la misura della lat<strong>it</strong>udine, a differenza<br />

della long<strong>it</strong>udine, è piuttosto agevole, in<br />

quanto corrisponde all’altezza della Stella Polare<br />

sull’orizzonte del luogo dove si effettua<br />

la misura).<br />

Sarebbe a questo punto da chiedersi se il<br />

nome dei monti Rifei, chiamati anche<br />

Ripei, non sia accostabile a quello<br />

dell’Hypereia, la “terra alta” dove, a<br />

detta dell’Odissea, prima di scendere<br />

nella Scheria i Feaci avevano<br />

sofferto i disagi di una<br />

difficile convivenza proprio<br />

con i Ciclopi, “uomini tracotanti/<br />

che li depredavano”.<br />

Il fatto che si trattasse di<br />

una regione montuosa collima<br />

con una precisa indicazione<br />

dell’Odissea, secondo<br />

cui i Ciclopi “vivono sulle cime<br />

di alte montagne”. In ogni<br />

caso, l’accostamento tra<br />

la Hypereia omerica ed<br />

i Rifei-Ripei è confortato<br />

dal fatto che, ripetiamo,<br />

l’una è la terra dei<br />

Ciclopi secondo Omero,<br />

gli altri sono i monti dei<br />

Ciclopi secondo Adamo di<br />

Brema.<br />

D’altronde è sempre Adamo<br />

di Brema, in una mappa comprendente<br />

le terre attorno al<br />

Mar Baltico e la Scandinavia,<br />

114 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Ciclopi del Nord<br />

a collocare i Ciclopi lungo la costa della Norvegia<br />

settentrionale! E lì indica persino l’Isola<br />

dei Ciclopi (“Insula Cyclopum”).<br />

Ancora, in un altro passo di Adamo di Brema<br />

troviamo l’avventurosa navigazione verso<br />

l’estremo nord di un equipaggio frisone, che<br />

rischia di essere risucchiato dal grande gorgo,<br />

chiamato “voragine dell’abisso”, in cui si<br />

trovano “tutti i movimenti del mare, che pare<br />

decrescere, essere assorb<strong>it</strong>o e poi di nuovo rivom<strong>it</strong>ato”.<br />

Notiamo che questi frisoni s’imbattono<br />

sia nel micidiale risucchio (facilmente<br />

identificabile con il famoso gorgo del Maelstrom,<br />

s<strong>it</strong>uato nella Norvegia settentrionale,<br />

all’estrem<strong>it</strong>à delle isole Lofoten, che corrisponde<br />

in maniera stupefacente alla descrizione<br />

che Omero fa di Cariddi), sia nei Ciclopi:<br />

infatti “videro uomini di altezza straordinaria,<br />

che i nostri chiamano Ciclopi”. Tutto ciò conferma<br />

che l’ambientazione è proprio quella<br />

delle avventure di Ulisse.<br />

Sempre riguardo ai Ciclopi, estremamente<br />

interessanti sono certe leggende lapponi (riportate<br />

da Roberto Bosi nel suo Lapponi: sulle<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

tracce di un popolo nomade), dove si narra che<br />

“fra tutti i mostri e i giganti che popolavano le<br />

estreme foreste della Lapponia, il più forte e<br />

coraggioso era Stalo”: costui era un orco malvagio,<br />

ded<strong>it</strong>o all’antropofagia (“era molto avido<br />

di cervella umane”) e con “un occhio solo<br />

in mezzo alla fronte”, proprio come Polifemo.<br />

<strong>Tra</strong> i vari racconti che lo riguardano, il più in-<br />

MAPPA DI ADAMO DI BREMA IN CUI COLLOCA I CICLOPI LUNGO LA COSTA DELLA NORVEGIA<br />

Felice Vinci<br />

teressante ai nostri fini è quello in cui egli viene<br />

accecato con l’astuzia da un Lappone suo<br />

osp<strong>it</strong>e: sub<strong>it</strong>o dopo, continua il Bosi, “Stalo si<br />

alzò e, accortosi di essere ormai completamente<br />

cieco, tentò di agguantare il Lappone<br />

che però gli sgusciava di mano con grande<br />

facil<strong>it</strong>à. Allora pensò di giocare anche lui d’astuzia.<br />

‘Fa’ uscire le capre dalla capanna’ disse<br />

e si mise davanti alla porta a gambe larghe. Il<br />

Lappone sospingeva le capre che, per uscire,<br />

dovevano passare una alla volta e venivano<br />

tastate dal gigante. ‘Fa’ uscire per ultimo il capronÈ<br />

aggiunse Stalo. Mentre le capre uscivano<br />

una ad una, il Lappone uccise il caprone<br />

e ne indossò la pelle, quindi passò carponi<br />

tra le gambe di Stalo. ‘Molto benÈ disse Sta-<br />

Runa Bianca 115


Ciclopi del Nord<br />

lo, ‘ora puoi passare tu’. Ma il Lappone era già<br />

fuori e saltando di gioia, gridò: ‘Ma io sono già<br />

passato!’ Ormai battuto, Stalo pensò che solo<br />

i suoi figli avrebbero potuto aver ragione di<br />

quell’uomo così astuto e lo pregò di dirgli il<br />

suo nome. ‘Certamente te lo dirò’ disse il Lappone<br />

‘mi chiamo io stesso’ Detto questo fuggì.<br />

Quando i figli di Stalo rientrarono e s’accorsero<br />

che il grande caprone, cui erano molto<br />

affezionati, era stato ucciso, interrogarono il<br />

padre. ‘Chi ha ucciso il nostro caprone?’ domandarono<br />

in collera. ‘Io Stesso’ rispose Stalo.<br />

E lui stesso fu ucciso dai suoi figli”.<br />

Dunque questo racconto, oltre a<br />

ripercorrere par pari le modal<strong>it</strong>à<br />

della fuga di Ulisse dalla grotta di<br />

Polifemo, addir<strong>it</strong>tura riprende, ed<br />

in termini molto simili, il famoso<br />

gioco di parole, basato sul nome<br />

(fasullo) dell’ingegnoso prigioniero,<br />

con cui egli riesce a beffare il<br />

suo aguzzino, prevenendo la reazione<br />

degli altri Ciclopi.<br />

D’altronde è sempre nell’area<br />

della Lapponia che si colloca l’avventura<br />

nell’isola di Circe, dove<br />

Ulisse appena sbarcato non sa più<br />

“dove il sole sorga e dove tramonti”:<br />

è il fenomeno del sole di mezzanotte!<br />

Quanto alla stessa Circe,<br />

chiamata “polypharmakos”, “quella<br />

dalle molte pozioni”, ha le caratteristiche<br />

di una sciamana lappone.<br />

Non solo: uno stranissimo equivoco<br />

tra un remo e un ventilabro,<br />

ossia una pala da grano, oggetto<br />

della profezia che l’indovino Tiresia<br />

fa ad Ulisse nell’Ade omerico<br />

(anch’esso localizzabile nell’estremo<br />

nord), lo r<strong>it</strong>roviamo par pari,<br />

come segnalato dal grande studioso<br />

Georges Dumézil, nella figura<br />

di Bieka-Galles, un dio della<br />

Lapponia, il cui culto è durato fino<br />

a tempi relativamente recenti: costui<br />

infatti viene raffigurato con<br />

in mano un remo che è anche un<br />

ventilabro...<br />

Ma non è questo l’unico esempio di persistenza<br />

di un m<strong>it</strong>o omerico dall’età del bronzo<br />

fino all’epoca attuale: un altro è quello del fa-<br />

Felice Vinci<br />

moso otre dei venti. Infatti, secondo l’Odissea,<br />

nell’isola Eolia Ulisse ricevette da Eolo, il re dei<br />

venti, il dono più prezioso per un navigante:<br />

un otre, chiuso con una catenella d’argento,<br />

in cui erano imprigionati tutti i venti sfavorevoli<br />

che avrebbero potuto intralciargli la<br />

navigazione verso casa. Ora, l’Eolia omerica<br />

è collocabile nell’arcipelago delle Shetland<br />

per una serie di ragioni, tra cui la frequenza e<br />

l’eccezionale violenza dei venti, che qui si scatenano<br />

fino a 250 km/ora, nonché per l’aspetto<br />

dirupato a cui queste isole devono il loro<br />

LA COLLERA DI POLIFEMO AFFRESCO DI ANNIBALE CARRACCI<br />

nome, originariamente Hjaltland, “terra alta”,<br />

da cui è derivato l’attuale nome Shetland, che<br />

ben s’attaglia alla descrizione omerica: “Nuda<br />

s’ergeva la roccia”. Ora, una straordinaria con-<br />

116 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Ciclopi del Nord<br />

ferma di tale identificazione dell’Eolia con<br />

una delle Shetland (dove vi è un’isola chiamata<br />

Yell) la troviamo nel Ramo d’oro di James<br />

Frazer: “I marinai delle Shetland comprano<br />

ancora oggi i venti sotto forma di fazzoletti<br />

e spaghi, annodati dalle vecchie che pretendono<br />

di saper governare le tempeste. Si dice<br />

che a Lerwick, il capoluogo dell’arcipelago, vi<br />

siano delle vecchie megere che vivono vendendo<br />

i venti”. Se pensiamo che il Frazer ha<br />

compiuto le sue ricerche sui m<strong>it</strong>i, il folklore e<br />

le tradizioni di tutto il mondo tra la fine del<br />

XIX e l’inizio del XX secolo, possiamo renderci<br />

conto dell’incredibile persistenza di certe<br />

credenze e di certe tradizioni, a dispetto dei<br />

secoli, anzi, dei millenni! E, a questo punto, le<br />

vend<strong>it</strong>rici dei venti di Lerwick ci confermano<br />

che con ogni probabil<strong>it</strong>à il famoso calzolaio di<br />

Eratostene (lo studioso greco a cui dobbiamo<br />

l’ironica frase che “si troveranno i luoghi delle<br />

peregrinazioni di Ulisse quando si troverà il<br />

calzolaio che ha cuc<strong>it</strong>o l’otre dei venti”), a cui<br />

per tanto tempo è stata data invano la caccia,<br />

aveva la sua bottega proprio da quelle parti,<br />

nei mari tempestosi dell’Europa settentrionale.<br />

Tornando a Stalo, è sempre lui che in un’altra<br />

storia lappone “rovescia pietre tanto grandi<br />

che la gente di oggi non riesce a spostarle,<br />

fossero pure venti uomini”, il che rappresenta<br />

un’ulteriore conferma della sua ident<strong>it</strong>à con il<br />

ciclope omerico, il quale “aggiustò, sollevandolo,<br />

un masso enorme, pesante, / che chiudeva<br />

la porta: io dico che ventidue carri/ buoni,<br />

da quattro ruote, non l’avrebbero smosso<br />

da terra; / tale immensa roccia, scoscesa, mise<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

feLice vinci<br />

Felice Vinci è ingegnere nucleare<br />

con la passione di Omero e<br />

della m<strong>it</strong>ologia greca. Ha iniziato<br />

la sua ricerca sulla reale localizzazione<br />

dell’Iliade e dell’Odissea<br />

nel 1992. Negli anni è riusc<strong>it</strong>o a trovare<br />

numerose coincidenze e tracce di un passato<br />

nel nord Europa e ha racchiuso le sue <strong>scoperte</strong><br />

nel libro “Omero nel Baltico” che è stato aggiornato<br />

più volte e tradotto di molte lingue.<br />

Un documentario è stato<br />

trasmesso da Voyager nel<br />

2008 girato in Finlandia e in<br />

Norvegia.<br />

Omero nel Baltico<br />

Palombi Ed<strong>it</strong>ori, 2008<br />

vai scheda libro >><br />

Felice Vinci<br />

a chiuder la porta”, e poi, il mattino successivo,<br />

“dopo aver mangiato spinse fuori dall’antro le<br />

pecore pingui, / senza fatica togliendo l’enorme<br />

masso; ma sub<strong>it</strong>o/ ve lo rimise, come se<br />

alla faretra rimettesse il coperchio”.<br />

Notiamo anche che Polifemo, oltre a spostare<br />

facilmente enormi massi, secondo Omero<br />

era anche in grado di lanciarli: “Strappò la<br />

cima di un monte enorme e la scagliò, / la fece<br />

cadere davanti alla nave, / sfiorò quasi il timone”.<br />

Ora, nel folclore norvegese “riguardo ai<br />

giganti si racconta che essi hanno lanciato o<br />

fatto rotolare questo o quello dei molti giganteschi<br />

massi erratici del paese” (Enciclopedia<br />

Treccani).<br />

Tutto ciò conferma ulteriormente l’ambientazione<br />

nordica del mondo omerico,<br />

dove si r<strong>it</strong>rovano tutti i fenomeni dell’estremo<br />

Nord: oltre al sole di mezzanotte (talvolta<br />

chiamato da Omero “Sole Iperione” (Hyperion),<br />

“quello che va al di sopra”), vi sono le<br />

notti chiare del solstizio d’estate (che consentono<br />

la prosecuzione notturna della battaglia<br />

più lunga dell’Iliade, impensabile in un contesto<br />

med<strong>it</strong>erraneo), le tenebre di quello invernale,<br />

le cosiddette “albe rotanti” (che preannunciano<br />

il r<strong>it</strong>orno del sole alla fine della<br />

notte solstiziale), le aurore boreali e perfino<br />

una particolare anomalia delle fasi lunari, che<br />

si r<strong>it</strong>rova, susc<strong>it</strong>ando comprensibili perpless<strong>it</strong>à<br />

negli studiosi, nell’Inno omerico a Hermes e<br />

che si può spiegare soltanto con l’alta lat<strong>it</strong>udine.<br />

Già questo dovrebbe bastare a dissipare<br />

ogni dubbio sul fatto che il mondo originario<br />

di Ulisse era assai lontano da quello della Grecia<br />

e del Mar Egeo.<br />

Runa Bianca 117


La scoperta della più antica chiesa cristiana. Parte I<br />

Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di<br />

Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

di Gabriele Rossi Osmida<br />

tempo di lettura 12 minuti<br />

Runa Bianca 119


Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />

IL<br />

s<strong>it</strong>o di Haroba Kosht (lett. : “Castello<br />

in rovina”) si trova nella Repubblica<br />

del Turkmenistan, Regione di<br />

Mary, comune di Bayram Alì ed è compreso<br />

nel Parco Storico-Archeologico dell’Antica<br />

Merv, posto sotto la tutela dell’Unesco.<br />

Le sue coordinate geografiche GPS sono:<br />

37°45’12.07” N e 62°05’41.76” E.<br />

Per la struttura anomala rispetto alle altre<br />

costruzioni medievali della Margiana, è considerato<br />

di grande importanza dal Ministero<br />

per i Beni Culturali che ha confer<strong>it</strong>o mandato<br />

all’archeologo Gabriele Rossi Osmida di recuperarlo<br />

e restaurarlo.<br />

Grazie alla disponibil<strong>it</strong>à del Consiglio Re-<br />

Gabriele Rossi Osmida<br />

MAPPA DELL’IMPERO SASANIDE (220-652). IN ALTO, A DESTRA, IL GRANDE CENTRO COMMERCIALE DI<br />

MERV OGGI NEI PRESSI DI MARY (TURKMENISTAN).<br />

gionale del Veneto e del Centro Studi Venezia-Oriente,<br />

a partire dal 2009 ebbe inizio una<br />

campagna triennale che ha portato al recupero<br />

e alla messa in sicurezza del s<strong>it</strong>o, in stretta<br />

collaborazione con il National Department<br />

of Turkmenistan for Protection, Research and<br />

Restorations of Historical and Cultural Monuments.<br />

Le prime notizie storico-archeologiche<br />

sul s<strong>it</strong>o di Haroba Kosht si devono a G. Pugacenkova<br />

che, nel 1951 e nel 1958, lo vis<strong>it</strong>ò intuendo<br />

che questo edificio doveva esser stato<br />

costru<strong>it</strong>o da una comun<strong>it</strong>à cristiana.<br />

Nel 1966, una squadra della missione sovietica<br />

dello YuTAKE sotto la direzione di<br />

120 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />

G.Y.Dresvyanskaya, operò degli scavi di assaggio<br />

al suo interno. Ma, dal momento che<br />

non si provvide a drenarli, le strutture murarie<br />

che ancora esistevano collassarono riducendo<br />

il tutto ad una collinetta informe di detr<strong>it</strong>i.<br />

Della rovina provocata da questi scavi si<br />

possiede una puntuale documentazione attraverso<br />

le fotografie conservate presso l’archivio<br />

del National Archaeological Park of Ancient<br />

Merv che segnalano l’esistenza, a ovest,<br />

di un articolato edificio su due piani dotato<br />

di stanze interne e mun<strong>it</strong>o di porte e finestre;<br />

e, sul lato est, di una imponente costruzione<br />

sormontata dai resti di una cupola.<br />

Sull’impiego religioso dell’edificio concordarono<br />

anche altri studiosi sovietici che però<br />

non sempre sostennero la matrice cristiana,<br />

avanzando l’ipotesi che fosse una struttura<br />

utilizzata per il culto zoroastriano. Ipotesi<br />

fermamente esclusa da Pugacenkova che, a<br />

ragione, ricorda come sia difficile collegare<br />

l’edificio di Haroba Kosht allo Zoroastrismo in<br />

quanto “… i Templi del Fuoco erano strutture<br />

chiuse e i luoghi sacri presentavano delle aree<br />

circolari…” di cui non esiste traccia a Haroba<br />

Kosht.<br />

Seguirono anni di discussioni lasciando insoluto<br />

questo problema che, per gli studiosi,<br />

divenne un vero enigma.<br />

Fino al 2009 quando ebbero inizio i lavori<br />

della missione <strong>it</strong>alo-turkmena che si conclusero<br />

nel 2011.<br />

Campagna 2009<br />

Gabriele Rossi Osmida<br />

Il primo intervento è stato riservato alla<br />

bonifica e alla messa in sicurezza del s<strong>it</strong>o.<br />

Si è pertanto provveduto alla rimozione<br />

delle macerie e dei rifiuti accumulati lungo i<br />

fianchi della struttura e al loro trasferimento<br />

in una discarica. Successivamente si è rimosso<br />

il terriccio incoerente e si sono raccolti i<br />

frammenti di ceramica che abbiamo deposi-<br />

IN ALTO IL LATO SUD DI HAROBA KOSHT FOTOGRAFATO DA G. PUGACENKOVA NEL 1958. IN BASSO LO<br />

STESSO LATO FOTOGRAFATO DALL’AUTORE NEL 2003<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

Runa Bianca 121


Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />

tato nei magazzini del National Archaeological<br />

Park of Ancient Merv. A parte, si sono accatastati<br />

i mattoni e i frammenti di mattone<br />

sparsi tra le macerie, in previsione di un loro<br />

possibile riutilizzo.<br />

Il secondo intervento che si imponeva era<br />

un rilievo topografico strumentale del s<strong>it</strong>o<br />

con evidenziate le quote per poter programmare<br />

una mirata sequenza delle operazioni<br />

successive.<br />

Poiché, dal punto di vista archeologico, l’edificio<br />

in questione è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dalla sovrapposizione<br />

di più livelli di mattoni avvenuta in<br />

epoche diverse, si evidenziò la necess<strong>it</strong>à di assegnare<br />

con certezza i diversi tipi di mattone<br />

alle diverse epoche per stabilire una corretta<br />

sequenza diacronica.<br />

Si realizzò così una banca-dati dei mattoni<br />

presenti nel Parco Archeologico di Merv raccogliendo<br />

campioni dalle principali strutture<br />

che furono sottoposte ai laboratori dell’Ist<strong>it</strong>uto<br />

Sperimentale e di Diagnostica per la Conservazione<br />

dei Beni Culturali e Ambientali di<br />

Bergamo (Zeila) per individuarne sia le caratteristiche<br />

tipo-cronologiche che i caratteri<br />

fisico-chimici.<br />

Come consigliato dal Dipartimento per la<br />

Tutela e la Conservazione dei Monumenti del<br />

Ministero della Cultura del Turkmenistan, si è<br />

creato un dosso perimetrale per confluire le<br />

mandrie di bovini e cammelli lungo un sentiero<br />

obbligato, lim<strong>it</strong>ando così i danni derivanti<br />

dai loro quotidiani sconfinamenti sull’area<br />

archeologica.<br />

Di comune accordo con gli esperti del Ministero<br />

della Cultura, abbiamo deciso di occuparci<br />

in prima battuta dell’angolo SW per<br />

testare sia il metodo che i materiali, verificandone<br />

la tenuta durante le stagioni cr<strong>it</strong>iche: il<br />

grande freddo e la grande piovos<strong>it</strong>à del periodo<br />

gennaio-febbraio e il grande caldo di<br />

luglio-agosto.<br />

L’angolo SW è stato quindi attrezzato con<br />

un sistema di drenaggio basato su di una rete<br />

di canali di scolo confluenti su una serie di<br />

pozzi di raccolta distribu<strong>it</strong>i lungo il perimetro.<br />

Va opportunamente segnalato che, a ridosso<br />

della struttura, si è scavato un canale largo<br />

circa un metro, spingendolo per circa 50 cm al<br />

di sotto della piattaforma basale in mattoni in<br />

Riferimenti Cronologici<br />

253 a.C.<br />

224 d.C.<br />

Gabriele Rossi Osmida<br />

La dinastia dei Parti Arsacidi<br />

regna sull’impero Persiano e in<br />

Turkmenistan<br />

122 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1<br />

220<br />

240<br />

il sasanide Ardashir I conquista<br />

Merv<br />

313 Impero Romano: Ed<strong>it</strong>to di<br />

Tolleranza promulgato da<br />

Costantino e Licinio imperatori.<br />

Libertà a tutti i culti, anche al<br />

Cristianesimo che viene c<strong>it</strong>ato<br />

per la prima volta.<br />

320 Costantino unico imperatore di<br />

Roma<br />

322 Si costruisce la nuova cap<strong>it</strong>ale<br />

Costantinopoli sul luogo<br />

dell’antica Bisanzio<br />

431 Concilio di Efeso. Condanna di<br />

Nestorio e suo esilio in Eg<strong>it</strong>to.<br />

A Seleucia-Ctesifonte i suoi<br />

seguaci cost<strong>it</strong>uiscono un primo<br />

nucleo separatista che porterà<br />

gradualmente alla cost<strong>it</strong>uzione<br />

di una Chiesa Nestoriana<br />

476 Caduta dell’Impero Romano<br />

d’Occidente<br />

498 Il patriarca di Seleucia diviene<br />

patriarca nestoriano di Persia,<br />

Siria, India e Cina. Gode<br />

dell’appoggio sasanide mentre<br />

i cristiani ortodossi vengono<br />

espulsi per la loro dipendenza<br />

dagli imperatori bizantini.<br />

632<br />

652<br />

ultimo re sasanide Yazdegerd III,<br />

ucciso nei pressi di Haroba Kosht<br />

651 inizio occupazione araba di Merv<br />

(Omayyadi)<br />

748 Merv cap<strong>it</strong>ale degli Abassidi<br />

che si oppongono alla dinastia<br />

omayyade<br />

800 Carlo Magno imperatore del<br />

Sacro Romano Impero<br />

1037 i Turchi selgiuchidi prendono<br />

pacificamente possesso di Merv<br />

1145<br />

1153<br />

Merv è la più grande c<strong>it</strong>tà<br />

del mondo (200.000 ab<strong>it</strong>anti)<br />

superando Costantinopoli che,<br />

dal 1127, deteneva questo<br />

primato<br />

1221 invasione di Tolui figlio di Gengis<br />

Khan. Distruzione e scomparsa di<br />

Merv.


Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />

modo da consentirne l’aerazione. È stato durante<br />

questo scavo che sono venute alla luce<br />

alcune interessanti testimonianze partico-ellenistiche<br />

(II-III sec.d.C.).<br />

Si è quindi proceduto alla messa in luce di<br />

una sezione muraria corrispondente ad un<br />

probabile ingresso dell’edificio fino alla sua<br />

soglia.<br />

Grazie alla rapida trasmissione dei risultati<br />

delle analisi sui mattoni crudi e sui campioni<br />

di intonaco esterno forn<strong>it</strong>ici dai Laboratori<br />

“Zeila”, abbiamo potuto utilizzare materiali<br />

tipici dell’ambiente turkmeno operando secondo<br />

i principi dell’archeologia sperimentale<br />

senza ricorrere a componenti acrilici o a<br />

sigillanti.<br />

Per questo si è scelto come legante una<br />

malta elastica cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da inerte macinato e<br />

setacciato raccolto sul posto, gesso di origine<br />

locale e fibre vegetali frammentate in piccole<br />

dimensioni, nel rispetto della tradizione costruttiva<br />

tradizionale.<br />

Campagna 2010<br />

Dopo aver verificato l’es<strong>it</strong>o pos<strong>it</strong>ivo del<br />

metodo applicato durante la campagna del<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

Gabriele Rossi Osmida<br />

IL SISTEMA DI DRENAGGIO APPLICATO NEL 2009 AL SETTORE OVEST PER ARRESTARE LE PERICOLOSE<br />

INFILTRAZIONI PIOVANE CAUSATE DAGLI SCAVI DEL 1966<br />

2009, si è deciso di continuare con questo<br />

tipo di intervento.<br />

Pertanto si è provveduto a mettere in luce<br />

buona parte del lato sud e l’angolo sud-ovest<br />

ripulendo i mattoni ed erigendo dei contrafforti<br />

in mattoni crudi dove le strutture erano<br />

pericolanti o insicure.<br />

Dopo aver consolidato il tutto, si è passati<br />

alla ricostruzione di porte e finestre rest<strong>it</strong>uendole<br />

alle forme documentate fotograficamente<br />

nel 1958 e 1966. Infine, per mettere in<br />

sicurezza la struttura, si è prestata la massima<br />

attenzione alla copertura che, a causa degli<br />

interventi sovietici, rappresenta il principale<br />

pericolo per la stabil<strong>it</strong>à del monumento.<br />

Abbiamo quindi creato sulla copertura<br />

un piano a doppia pendenza, convergente<br />

su due canali di scolo che scaricano l’acqua<br />

piovana alla base dei lati nord ed ovest dove<br />

abbiamo scavato delle fosse di raccolta idrica.<br />

Si è quindi provveduto a ricoprire il tutto<br />

con strati alternati di glyna rinforzata con gesso,<br />

tenuti assieme da una rete di contenimento<br />

in fibra di vetro. In questo modo si è letteralmente<br />

“inscatolato” l’edificio impedendone<br />

un ulteriore degrado.<br />

Laddove le strutture murarie si sono rinvenute<br />

in condizioni ottimali, si è deciso di non<br />

Runa Bianca 123


Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />

Gabriele Rossi Osmida<br />

IL RECUPERO DELLA GRANDE PORTA AD ARCO ACUTO N.2D. SI OSSERVI AL SUO INTERNO LA FITTA STRA-<br />

TIFICAZIONE LAMELLARE TIPICA DEI DEPOSITI DI RIEMPIMENTO CAUSATI DAL TRASPORTO DI ELEMENTI<br />

ARGILLOSI ATTRAVERSO IL PERCOLAMENTO DELL’ACQUA PIOVANA<br />

124 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

Gabriele Rossi Osmida<br />

GLI OPERAI PREPARANO DELLE BOCCE DI GLYNA DA INSERIRE A FORZA NEI PUNTI INSTABILI DELLA MU-<br />

RATURA COME RINFORZO. LA GLYNA È UN IMPASTO DI LARGO UTILIZZO IN ASIA CENTRALE E NEL MEDIO<br />

ORIENTE COSTITUITO DA SABBIA ARGILLOSA SETACCIATA, GESSO E MINUTI FRAMMENTI DI PAGLIA<br />

ricoprirle totalmente con il plaster protettivo<br />

lasciandone scoperto qualche tratto con funzione<br />

di testimone.<br />

Campagna 2011<br />

Agli inizi di aprile abbiamo proceduto per<br />

gradi alla messa in luce e al rinforzo delle parti<br />

ancora sommerse dell’edificio e al consolidamento<br />

statico dei picchi pericolanti.<br />

Durante questi interventi, sul lato est, è venuta<br />

in luce la facciata principale della struttura,<br />

provvista di una porta ad arco centrale<br />

in mattoni cotti e con le spalle ricoperte da<br />

tavelle in crudo e in cotto.<br />

Sull’angolo NE è stato rinvenuto un pozzo<br />

destinato all’alloggiamento di un grande<br />

orcio, simile ad analoghi visibili in superficie<br />

sulla cima e sui fianchi del vicino Düýe çöken<br />

tepe, una residenza reale di epoca sasanide.<br />

Sul lato nord, inoltre, è apparsa una struttura<br />

addossata al corpo principale che lascia<br />

supporre l’esistenza di un articolato edificio a<br />

supporto del s<strong>it</strong>o principale.<br />

La base del monumento è stata quindi<br />

circondata da un ampio fossato largo circa 2<br />

metri e profondo in media 70 cm, per arieggiare<br />

la costruzione e raccogliere le acque di<br />

impluvio convergendole su tre pozzi praticati<br />

ai lati est, sud ed ovest. Per il lato nord questo<br />

non si è r<strong>it</strong>enuto necessario dato che i lavori<br />

agricoli avevano già creato una sufficiente<br />

depressione che convergeva su di un canale<br />

irriguo.<br />

Con la stesura del rilievo defin<strong>it</strong>ivo, la documentazione<br />

fotografica e filmata e il restauro<br />

dei principali reperti raccolti che sono<br />

stati depos<strong>it</strong>ati presso la direzione del Parco<br />

Archeologico di Merv, si è concluso il previsto<br />

ciclo di interventi.<br />

Descrizione del monumento<br />

Ultimati gli interventi su Haroba Kosht si è<br />

constatato che questo monumento è di fatto<br />

cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da due parti nettamente distinte<br />

Runa Bianca 125


Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />

Gabriele Rossi Osmida<br />

IL PORTALE EST, ENTRATA PRINCIPALE DELLA STRUTTURA PRIMA DELLA SUA TRASFORMAZIONE IN UN<br />

MONASTERO NESTORIANO. IN EPOCA SELGIUCHIDE È STATO RINFORZATO CON TABELLONI IN COTTO.<br />

126 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />

tra loro: una costruzione longilinea, più stretta,<br />

verso ovest (Edificio A) e una più massiccia<br />

e più allargata verso est (Edificio B) costru<strong>it</strong>e<br />

in momenti diversi ma sempre in epoca sasanide,<br />

con restauri e interventi di epoca selgiuchide.<br />

Solo l’Edificio A ha offerto testimonianze di<br />

epoche anteriori, specificamente del periodo<br />

partico-ellenistico (monete, statuette, ceramica,<br />

bronzo, ecc.) in occasione della messa<br />

in luce del suo basamento e della creazione<br />

dell’adiacente canale di drenaggio.<br />

Il corpo principale è orientato lungo l’asse<br />

300° W g 120° E ma, nella descrizione, per<br />

pratic<strong>it</strong>à faremo riferimento direttamente ai<br />

quattro punti cardinali.<br />

L’edificio è lungo 55 m, largo da 13 a 18<br />

m. Fino a 34.5 metri da ovest verso est, la larghezza<br />

si mantiene sui 13 metri, poi si evidenzia<br />

una sporgenza che, sul lato sud, è di 1.60<br />

mt mentre sul lato nord sembra essere più<br />

accentuata. Questa sporgenza continua per<br />

circa 8.5 metri per poi rastremarsi per altri 9<br />

metri e allargarsi nuovamente nella facciata<br />

est dove raggiunge la larghezza massima di<br />

18 metri.<br />

Facciata lato est<br />

Originariamente l’entrata principale si trovava<br />

sul lato est, di fronte ad un tratto dell’an-<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

Gabriele Rossi Osmida<br />

PIANTA DEL COMPLESSO DI HAROBA KOSHT CON EVIDENZIATI GLI EDIFICI A E B, DI EPOCHE DIVERSE,<br />

FUSI ASSIEME VERSO L’EPOCA SASANIDE TARDA<br />

tica via che conduceva a Horezm e al Caspio.<br />

Al centro della facciata si apriva una grande<br />

porta d’accesso con arco “a tutto sesto”<br />

poggiante su due massicci piedr<strong>it</strong>ti, mantenuto<br />

in tensione da cunei e da “chiavi di<br />

volta”. Il tutto è stato realizzato con tavelle<br />

in cotto di dimensioni diverse. Questo particolare<br />

fisserebbe la sua costruzione in epoca<br />

selgiuchide, ma è probabile che una porta a<br />

est esistesse già in epoca sasanide e che quella<br />

che noi ammiriamo sia stata realizzata nel<br />

corso degli interventi di restauro che hanno<br />

coinvolto l’Edificio B.<br />

Queste, a t<strong>it</strong>olo informativo, le principali<br />

dimensioni della porta in oggetto: altezza<br />

massima m 2,80; larghezza massima m 270;<br />

larghezza massima dell’arco m 2,40; altezza<br />

massima dell’arco m 1,00; larghezza dei piedr<strong>it</strong>ti<br />

m 0,65. Come segnalato in precedenza,<br />

lo spessore stimato è di circa 1,20 m.<br />

È interessante osservare che gli spigoli<br />

interni delle spalle (o piedr<strong>it</strong>ti) sono sensibilmente<br />

arrotondati per l’uso fino ad altezza<br />

d’uomo. Si presume che, varcando il portale,<br />

i fedeli, per qualche motivo r<strong>it</strong>uale o beneaugurante<br />

(come usa ancora in alcuni santuari)<br />

ne accarezzassero la soglia.<br />

La struttura massiccia del portale troverebbe<br />

una propria giustificazione per il fatto<br />

che doveva sopportare la spinta di una grande<br />

cupola sovrastante i cui resti erano ancora<br />

visibili nel 1968. Funzione di sostegno che<br />

Runa Bianca 127


Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />

spiegherebbe anche le due pareti inclinate<br />

ai lati del portale costru<strong>it</strong>e con comp<strong>it</strong>o di<br />

contrafforte, che poggiano su di un muro di<br />

contenimento alto 110 cm su cui è stata sovrapposta<br />

a spiovente la copertura dell’edificio<br />

realizzata a gradoni e ricoperta con<br />

tavelle accostate: sotto, crude, sopra in<br />

cotto.<br />

Nel corso di interventi di trasformazione<br />

e di restauro avvenuti in epoca selgiuchide<br />

tarda, il portale venne parzialmente<br />

murato ricavando una nicchia con, sul<br />

fondo, una finestra (=finestrata) con arco<br />

a sesto acuto.<br />

La tipologia del grande arco a tutto<br />

sesto, fino ad oggi pressoché sconosciuto<br />

dall’arch<strong>it</strong>ettura di Merv, pone un ques<strong>it</strong>o<br />

sulla sua provenienza: o è stato importato<br />

in epoca sasanide dall’area mesopotamica<br />

dove esistono altre strutture simili, oppure<br />

proviene dall’Anatolia selgiuchide<br />

influenzata dall’arch<strong>it</strong>ettura bizantina.<br />

Per una serie di motivi legati sia alla<br />

storia dell’insediamento nestoriano di<br />

Haroba Kosht che ad un ventaglio di reperti<br />

individuati durante i lavori di sterro,<br />

attualmente si propende-<br />

gAbrieLe rossi osMiDA<br />

Archeologo, giornalista e scr<strong>it</strong>tore,<br />

esperto in Storia delle<br />

Esplorazioni e delle Scoperte<br />

Geografiche della Società Geografica<br />

Italiana.<br />

È Presidente del Centro Studi e Ricerche Venezia-Oriente<br />

“Antiqua Agredo”.<br />

Dirige la collana “I know the Central Asia” prodotta<br />

dalla Casa Ed<strong>it</strong>rice «Il Punto» di Padova.<br />

Nel 1996 ha curato la ristrutturazione del Museo<br />

Nazionale di Ashgabat su mandato del Ministero<br />

alla Cultura del Turkmenistan e di ENI-AGIP.<br />

Ha condotto ricerche nell’ex Yugoslavia, Romania,<br />

Eg<strong>it</strong>to, Sudan, Madagascar, Niger, Iran e<br />

Asia Centrale.<br />

Già direttore del progetto “Berel-Altai” (Kazakhstan)<br />

patrocinato dal Ministero Affari Esteri,<br />

è responsabile per la parte <strong>it</strong>aliana delle ricerche<br />

archeologiche nel progetto congiunto<br />

Gabriele Rossi Osmida<br />

rebbe per la derivazione sasanide r<strong>it</strong>enendo<br />

che gli interventi di epoca selgiuchide si siano<br />

lim<strong>it</strong>ati ad una sua ristrutturazione con l’utilizzo<br />

di tavelle in cotto.<br />

DURANTE LA MESSA IN LUCE DELLE SPALLE IN MURATURA,<br />

INCASTRATA TRA IL PIEDRITTO DI DESTRA E LA RADICE DI UN<br />

ARBUSTO, È STATA RINVENUTA UNA CROCE TIPICA DELLA<br />

TRADIZIONE NESTORIANA. LA CROCE PETTORALE NESTORI-<br />

ANA, IN BRONZO-RAME È NOTA ANCHE COME “CROCE DI SAN<br />

TOMMASO” O “CROCE DI GLORIA”.<br />

“Gobi Altayn Geo-Archaeology” (Mongolia)<br />

promosso dal CNR-IRPI.<br />

È Honor Professor alla State Academy di Ashgabat<br />

(Turkmenistan) dove tiene corsi di propedeutica<br />

archeologica e collabora strettamente<br />

con la Haward Univers<strong>it</strong>y e il Peabody Museum<br />

(USA).<br />

Da quasi vent’anni conduce le missioni archeologiche<br />

<strong>it</strong>alo-turkmene in Margiana sostenute<br />

dal Ministero della Cultura del Turkmenistan e<br />

dal Ministero Affari Esteri Italiano. Dal 2001 dirige<br />

le ricerche nell’oasi di Adji Kui dove ha scoperto<br />

una nuova civiltà del III-II mill.a.C. nota col<br />

nome di Civiltà delle Oasi.<br />

Dirige le operazioni di recupero e di restauro<br />

del s<strong>it</strong>o cristiano nestoriano di Haroba Kosht<br />

(Oasi di Merv, Turkmenistan) con il contributo<br />

del Consiglio Regionale del Veneto.<br />

È autore di diverse pubblicazioni a carattere<br />

storico e archeologico.<br />

128 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Archeologia del Sottosuolo<br />

Il passaggio segreto di<br />

S. Marco<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

di Luigi g Bavagnoli g e Margher<strong>it</strong>a g Guccione<br />

tempo di lettura 7 minuti<br />

Runa Bianca 129


Il passaggio segreto di S. Marco<br />

Sebbene l’”Archeologia del Sottosuolo”,<br />

multi disciplina all’interno della quale<br />

convergono speleologia in cav<strong>it</strong>à<br />

artificiali, archeologia, geologia, storia, antropologia,<br />

arch<strong>it</strong>ettura e molte altre branche<br />

ancora, si occupi di ogni opera ipogea realizzata<br />

dall’uomo, il passaggio segreto è indubbiamente<br />

quella di maggior fascino.<br />

Sia che si tratti di un camminamento segreto<br />

per abbandonare un fortilizio assediato<br />

o di una galleria nascosta capace di collegare<br />

un edificio ad un altro, ci r<strong>it</strong>roviamo, in ogni<br />

caso, ad indagare su di un mistero. Alla ricerca<br />

di un opera cunicolare volutamente occultata<br />

e nascosta dai nostri antenati.<br />

L’uomo ha cavato il sottosuolo da tempo<br />

immemore, per inumare, per cercare l’acqua,<br />

per realizzare un rifugio, per estrarre minerali,<br />

e così via. In questo modo ha realizzato una<br />

gran varietà di cav<strong>it</strong>à, un patrimonio spesso<br />

sottovalutato ma ancora perfettamente in<br />

grado di fornire preziose indicazioni complementari<br />

a studi archeologici tradizionali.<br />

Questo perché le opere in sotterraneo, di<br />

norma, subiscono meno le modificazioni che<br />

affliggono gli elevati nel corso del tempo.<br />

Fenomeno accentuato ancora di più quando<br />

un edificio viene demol<strong>it</strong>o. Ben raramente ci<br />

si occupa di smantellare e di demolire le fondazioni<br />

e le opere sotterranee, quali pozzi,<br />

cisterne, cunicoli. Anzi, sovente queste opere<br />

vengono reimpiegate, riutilizzate adattandole<br />

alle nuove esigenze.<br />

La nostra indole è quella di esplorare. È<br />

ciò che facciamo fin dalla primissima infanzia,<br />

durante la quale impariamo a conoscere,<br />

tram<strong>it</strong>e l’esperienza diretta, l’ambiente che ci<br />

circonda. Ed è proprio a questo primordiale<br />

istinto che ci siamo appellati quando, ancora<br />

una volta, abbiamo sent<strong>it</strong>o raccontare la leggenda<br />

del passaggio segreto nella chiesa di S.<br />

Marco di Brera, nel cuore di Milano.<br />

La Chiesa, che venne edificata nel 1254<br />

per volere del Priore degli Erem<strong>it</strong>ani di<br />

Sant’Agostino, Lanfranco Settala, sorge su<br />

di una precedente fondazione risalente al<br />

1177. L’int<strong>it</strong>olazione a S. Marco sembra essere<br />

un omaggio a Venezia, che aiutò la c<strong>it</strong>tà di<br />

Milano nel periodo delle lotte contro Federico<br />

Barbarossa. Originariamente di impianto go-<br />

Luigi Bavagnoli e Margher<strong>it</strong>a Guccione<br />

tico, venne modificata nel corso del Seicento<br />

secondo il gusto barocco.<br />

La sua facciata, che risale al 1872 ed è<br />

frutto dell’intervento di restauro di Carlo<br />

Maciachini 1 , presenta bifore e trifore goticheggianti,<br />

un grande rosone e un portale ad<br />

arco a tutto sesto, decorato nella lunetta con<br />

un mosaico raffigurante la Madonna e i Santi.<br />

L’interno è composto da tre navate e nove<br />

cappelle. All’interno della prima cappella, lungo<br />

la navata destra, sono conservati affreschi<br />

cinquecenteschi con le Storie di San Pietro e<br />

San Paolo, realizzati da Paolo Lomazzo 2 e un<br />

presepe in carta, opera del Londonio 3 . Nel<br />

transetto si trova il monumento funebre del<br />

beato Lanfranco Settala.<br />

Nel XVIII secolo, come ricorda una targa, la<br />

canonica osp<strong>it</strong>ò per tre mesi un giovanissimo<br />

Mozart. Il 22 maggio 1874, inoltre, venne esegu<strong>it</strong>a<br />

per la prima volta la Messa da Requiem<br />

di Giuseppe Verdi, che diresse egli stesso e<br />

che aveva composto per onorare lo scr<strong>it</strong>tore<br />

Alessandro Manzoni nel primo anniversario<br />

della scomparsa.<br />

La leggenda, tramandata da tempo imme-<br />

1) Carlo Francesco Maciachini è stato un arch<strong>it</strong>etto<br />

<strong>it</strong>aliano. La sua opera più famosa è senz’altro<br />

il Cim<strong>it</strong>ero Monumentale di Milano, la cui<br />

costruzione gli venne affidata nel 1863.<br />

2) Giovanni Paolo Lomazzo, p<strong>it</strong>tore e trattatista<br />

<strong>it</strong>aliano dell’età del Manierismo, verso la<br />

fine degli anni ‘60 e i primi ‘70 dipinse una serie<br />

di pale d’altare per chiese milanesi, quasi sempre<br />

su tavola, caratterizzate da uno stile monumentale<br />

e severo. Il suo ciclo p<strong>it</strong>torico più importante,<br />

però, è certamente quello conservato<br />

nella Cappella di Pietro Foppa nella chiesa di S.<br />

Marco a Milano (1573).<br />

3) Francesco Londonio, p<strong>it</strong>tore, viene ancora<br />

oggi ricordato per essere stato tra gli artisti più<br />

operosi nel Settecento per le famiglie private<br />

milanesi. Egli fu infatti un valente r<strong>it</strong>rattista<br />

non solo per le casate dell’antica aristocrazia (i<br />

Borromeo, per esempio), ma anche per la nuova<br />

nobiltà, quella composta da imprend<strong>it</strong>ori come<br />

i Greppi, i Tanzi o i Mellerio. La sua opera massima,<br />

e anche la più curiosa, è certamente rappresentata<br />

dal presepio realizzato nel 1750 per<br />

la Chiesa di San Marco, composto da una trentina<br />

di figure lignee ricavate da tavole di legno<br />

e poi dipinte.<br />

130 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Il passaggio segreto di S. Marco<br />

LA TECA DELLA MADONNA DELLA CINTURA, CON GLI ESPLORATORI IN AZIONE<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

Luigi Bavagnoli e Margher<strong>it</strong>a Guccione<br />

Runa Bianca 131


Il passaggio segreto di S. Marco<br />

more, veniva ulteriormente confermata da un<br />

signore che prestò servizio come sagrestano<br />

fino a diversi anni addietro, poi pensionatosi.<br />

Quell’uomo ne era convinto, sebbene non l’avesse<br />

mai visto, ma a sua volta aveva sent<strong>it</strong>o il<br />

racconto dall’uomo che lo aveva preceduto e<br />

forse quest’ultimo ne era venuto a conoscenza<br />

nel medesimo modo.<br />

Le informazioni in nostro possesso erano<br />

quindi generiche e molto approssimative e<br />

nessuno era mai stato autorizzato in precedenza<br />

a condurre un’indagine sistematica per<br />

la sua ricerca.<br />

Grazie alla collaborazione ed alla disponibil<strong>it</strong>à<br />

del parroco, Monsignor Testore, ci<br />

rechiamo in chiesa un sabato mattino per il<br />

sopralluogo.<br />

L’indagine preliminare ci ha condotto in<br />

ogni angolo della chiesa e del cortile interno<br />

del chiostro, osservando porte, grate, mura-<br />

Luigi Bavagnoli e Margher<strong>it</strong>a Guccione<br />

IL POZZO VERTICALE CHE DALLA BOTOLA CONDUCE ALLA BASE DELL’AMBIENTE SOTTERRANEO<br />

ture, tamponature, prendendo misurazioni e<br />

fermandoci per fare ipotesi. Nonostante l’accurata<br />

metodologia segu<strong>it</strong>a, non era emerso<br />

nessun risultato di interesse. Solo in alcuni<br />

ambienti nei pressi del chiostro è parso evidente<br />

che i soff<strong>it</strong>ti fossero troppo bassi a causa<br />

di una ripavimentazione e la presenza di<br />

una tamponatura lungo un corridoio avrebbe<br />

potuto indicare l’esistenza di una nicchia<br />

se non di un cunicolo orientato in direzione<br />

della chiesa.<br />

I nostri antenati avevano arch<strong>it</strong>ettato tutto<br />

talmente bene che eravamo quasi persuasi<br />

si trattasse solamente di una leggenda.<br />

Occorreva cercarlo proprio dove nessuno lo<br />

avrebbe cercato.<br />

Il piano di studio non poteva che proseguire<br />

con la pianificazione di una seconda<br />

giornata di studio, organizzata con l’ausilio di<br />

un georadar.<br />

132 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Il passaggio segreto di S. Marco<br />

Luigi Bavagnoli e Margher<strong>it</strong>a Guccione<br />

FASE DELL’ESPLORAZIONE, SI NOTI NELLA PARTE SUPERIORE DELL’IMMAGINE, IL BASAMENTO LIGNEO SU<br />

CUI POGGIA LA STATUA<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

Runa Bianca 133


Il passaggio segreto di S. Marco<br />

Dopo aver richiuso mestamente gli zaini<br />

ed aver effettuato alcuni ultimi tentativi quasi<br />

disperati di trovare qualcosa, ecco che viene<br />

localizzata una botola. L’entusiasmo si era riacceso<br />

improvvisamente.<br />

La botola era nascosta quasi sotto ai piedi<br />

della grande statua lignea della Madonna della<br />

Cintura, conservata all’interno della grande<br />

teca collocata sopra l’altare della prima cappella<br />

laterale destra.<br />

Un luogo cui nessuno avrebbe mai fatto<br />

caso. Inoltre, la pavimentazione a parquet raffigurante<br />

motivi geometrici occultava molto<br />

bene i due cardini in ferro ed una piccolissima<br />

maniglia che consentiva la sua apertura. Dalla<br />

botola è possibile accedere ad un vano più<br />

basso, interno all’altare e rivest<strong>it</strong>o in muratura.<br />

L’ulteriore discesa era in origine possibile<br />

grazie a sette gradini in pietra sporgenti dalla<br />

muratura.<br />

Si raggiunge così la base di questo primo<br />

vano, il quale un tempo doveva essere dotato<br />

di una pavimentazione oggi scomparsa. È<br />

però ancora possibile scendere ulteriormente<br />

in un secondo vano, alla base del quale è ipotizzabile<br />

l’apertura di un cunicolo.<br />

Esso si articola in direzione ortogonale alla<br />

navata, orientato verso l’interno della chiesa,<br />

ed è quasi totalmente interrato. Solo un’ope-<br />

Luigi bAvAgnoLi<br />

Speleologo ed esploratore, è<br />

il presidente dell’associazione<br />

speleo-archeologica TE.S.E.S.<br />

(www.teses.net), da lui fondata<br />

nel 1996, che si prefigge di<br />

ricercare, studiare ed esplorare gli ambienti<br />

sotterranei realizzati dall’uomo. È stato co-fondatore<br />

e consigliere della Federazione Nazionale<br />

Cav<strong>it</strong>à Artificiali, che ha lasciato nel 2008,<br />

dopo tre congressi nazionali di Archeologia<br />

del Sottosuolo ed alcune importanti pubblicazioni<br />

presso il Br<strong>it</strong>ish Archeological Reports di<br />

Oxford. Appassionato di storia, archeologia, geologia,<br />

folklore ed esoterismo tiene anche numerose<br />

conferenze sulle ricerche, e le <strong>scoperte</strong><br />

effettuate.<br />

Luigi Bavagnoli e Margher<strong>it</strong>a Guccione<br />

razione di sterro potrebbe portarci alla corretta<br />

comprensione del manufatto che potrebbe<br />

anche essere un semplice scasso del muro.<br />

È stato però notato, durante operazioni<br />

successive, che in segu<strong>it</strong>o ad abbondanti<br />

piogge, l’ambiente si ammorba di acqua stagnante.<br />

Questo evento fa ipotizzare un possibile<br />

collegamento di questo “pozzo” con il<br />

vicino canale voltato che scorre sotto a via<br />

Fatebenefratelli. Questa teoria potrebbe confermare<br />

il suo utilizzo come via di fuga sotterranea<br />

e segreta, nel momento in cui avrebbe<br />

potuto così raggiungere la spalletta dell’ex<br />

canale.<br />

Allo stato attuale delle indagini solo lo<br />

sterro dell’ipogeo può o meno portare alla<br />

conferma del cunicolo come camminamento<br />

di fuga. Resta invece la certezza che il vano,<br />

della profond<strong>it</strong>à complessiva superiore ai<br />

cinque metri, sia stato realizzato o riutilizzato<br />

con la funzione di nascondiglio, dal momento<br />

che il suo accesso appare ancora oggi così<br />

ben occultato.<br />

BIBLIOGARFIA<br />

La chiesa di San Marco a Milano, a cura di<br />

M.L. Gatti Perer, Milano 1999.<br />

MArgher<strong>it</strong>A guccione<br />

Coltiva da sempre una grande<br />

passione per tutto ciò che concerne<br />

l’archeologia e le materie<br />

storico-artistiche, tanto d’abbandonare<br />

gli studi in Giurisprudenza<br />

per dedicarsi ai Beni Culturali. Entra<br />

a far parte dell’associazione T.E.S.E.S. nel 2010<br />

e dimostra fin da sub<strong>it</strong>o di essere, oltre che<br />

preparata, anche un’ottima esploratrice. Tutto<br />

ciò, insieme all’esperienza maturata esplorando<br />

ambienti sotterranei e dimenticati, le dà la<br />

possibil<strong>it</strong>à di promuovere la tutela e la valorizzazione<br />

del patrimonio artistico ed archeologico<br />

<strong>it</strong>aliano. All’interno dell’associazione è la<br />

responsabile delle ricerche storiche e culturali.<br />

134 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


La porta del tempo<br />

Il Cerchio della V<strong>it</strong>a<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

di Mario Balocco<br />

tempo di lettura 12 minuti<br />

Runa Bianca 135


Il Cerchio della V<strong>it</strong>a<br />

A<br />

partire dall’epoca dell’Illuminismo,<br />

della Rivoluzione francese e della<br />

prima industrializzazione, nel mondo<br />

europeo e occidentale si andò affermando<br />

la convinzione che l’uomo fosse in grado di<br />

spezzare il collegamento con il proprio centro<br />

di rotazione, partendo per la tangente di una<br />

libera e spassionata esplorazione. Almeno dal<br />

punto di vista mentale l’uman<strong>it</strong>à, in tal modo,<br />

ha creduto di essersi sganciata dall’orb<strong>it</strong>a ferrea<br />

della Natura per muoversi secondo un<br />

percorso rettilineo e autonomo.<br />

Questa sorta di incanto collettivo<br />

fu successivamente avvalorato da una<br />

lunga serie di realizzazioni scientifiche<br />

e di applicazioni tecnologiche, che rafforzarono<br />

il senso di una latente onnipotenza<br />

umana in fase di graduale<br />

manifestazione. Fin dalla prima metà<br />

del ’700, all’interno di alcuni circoli iniziatici,<br />

questa infatuazione fu interpretata<br />

come un segno che “l’epoca di confusione”<br />

si andava aprendo. Contrariamente<br />

a ciò, nella molt<strong>it</strong>udine profana<br />

la convinzione di andare incontro a un<br />

periodo di progresso e di miglioramento<br />

senza lim<strong>it</strong>i conquistò rapidamente<br />

tutte le classi sociali, fino a trasformarsi<br />

nella seconda metà del XX secolo<br />

nell’unica religione intimamente riconosciuta<br />

e inconsciamente praticata a<br />

livello planetario.<br />

Ci troviamo quindi oggi, all’alba del<br />

terzo millennio, di fronte a una società<br />

fermamente convinta di procedere in<br />

avanti, mentre in realtà continua come<br />

sempre a girare su se stessa, orb<strong>it</strong>ando<br />

intorno all’unico “punto” dal quale<br />

nasce il Mondo. Seguendo l’esempio<br />

della ruota, la v<strong>it</strong>a di ogni giorno percorre<br />

l’eterno cerchio dell’esistenza e il<br />

mentalismo generato dalla coscienza<br />

cerebrale si muove, invece, in direzione rettilinea,<br />

nell’illusione di un progresso che in<br />

ver<strong>it</strong>à non esiste. Aerei più veloci e navi più<br />

grandi, comunicazioni istantanee e terapie<br />

d’urto finiscono per illuderci che davvero ci<br />

stiamo allontanando dal mondo oscuro e ristretto<br />

nel quale vivevano i nostri antenati: si<br />

tratta, però, solo di artifici che ci allontanano<br />

Mario Balocco<br />

dal senso profondo dell’esistenza.<br />

Nell’antich<strong>it</strong>à più remota il cerchio della<br />

danza cost<strong>it</strong>uiva la migliore immagine per<br />

esprimere il significato dell’esistenza, mentre<br />

a partire dal ’500 la linea retta delle esplorazioni<br />

geografiche e intellettuali sost<strong>it</strong>uì gradualmente<br />

la circonferenza che la saggezza<br />

antica aveva posto a simbolo del mondo. Fino<br />

ad alcuni secoli fa, chiunque “sapeva” che la<br />

v<strong>it</strong>a era tutta un girotondo, e i filosofi della<br />

Natura si ponevano pertanto alla ricerca del<br />

“centro motore”, mentre i profani si godevano<br />

CUPIDO CON LA RUOTA DELLA FORTUNA DI TIZIANO VECELLIO<br />

con spontane<strong>it</strong>à la bellezza della danza.<br />

Le allegorie dei Misteri medioevali, che<br />

raffigurano la precaria stabil<strong>it</strong>à dell’equilibrio<br />

esistenziale con l’immagine della “Ruota della<br />

Fortuna” e il continuo divenire degli eventi<br />

con la “Danza della Morte”, ci permettono di<br />

capire quanto fosse profonda e radicata nelle<br />

popolazioni la consapevolezza di una circola-<br />

136 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Il Cerchio della V<strong>it</strong>a Mario Balocco<br />

AFFRESCO TRIONFO DELLA MORTE E DANZA MACABRA, ORATORIO DEI DISCIPLINI A CLUSONE<br />

r<strong>it</strong>à alla quale nulla e nessuno può sottrarsi.<br />

Invece, l’affanno e l’inquietudine dei nostri<br />

giorni derivano in buona parte dalla pretesa<br />

tutta mentale di un obiettivo preciso da<br />

raggiungere, di una condizione sociale, economica<br />

o anche intellettuale da conseguire<br />

per potersi considerare soddisfatti. In altri<br />

termini, oggi rifiutiamo la circolar<strong>it</strong>à dell’esistenza<br />

e, dunque, di ammettere che nascendo<br />

siamo emersi da un mondo del quale non<br />

ricordiamo nulla e che morendo torneremo a<br />

immergerci in esso. Rifiutiamo di essere i raggi<br />

di una ruota immersa nell’acqua dell’oblio<br />

fino al perno e pretendiamo di vivere in base<br />

a una tangente rettilinea che disconosce l’esistenza<br />

stessa di un centro. È come se “qualcosa”<br />

o “qualcuno”, che potremmo assimilare<br />

a un’“ent<strong>it</strong>à” oscura e obnubilante, avesse ristretto<br />

la nostra visione del mondo grazie a<br />

un paraocchi che proietta il nostro sguardo in<br />

avanti.<br />

O forse, invece, molto più semplicemen-<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

te, la banale padronanza di alcuni elementari<br />

princìpi fisici applicati alle locomotive e alle<br />

lavatrici ci ha inorgogl<strong>it</strong>i al punto da cancellare<br />

quell’autoironia, quella capac<strong>it</strong>à di scherzare<br />

e di prenderci gioco di noi stessi che per<br />

lunghi millenni ci aveva mantenuti in equilibrio.<br />

Forse, stiamo solamente considerando<br />

ogni cosa con troppa serietà e questo atteggiamento<br />

ci acceca irrimediabilmente.<br />

Fin dalle epoche più remote, le scr<strong>it</strong>ture<br />

profetiche avevano previsto un periodo oscuro<br />

nel quale l’uman<strong>it</strong>à sarebbe andata fuori di<br />

senno, ma ben pochi oggi sono in grado di<br />

accorgersi che queste profezie si stanno avverando<br />

puntualmente e nel modo più inaspettato.<br />

Quando viene legato alla macina, l’asino<br />

deve essere bendato affinché non si accorga<br />

di procedere in cerchio. L’uomo libero, invece,<br />

può compiere un lavoro analogo senza la costrizione<br />

di alcuna benda, poiché è in grado<br />

di accettare e di comprendere che il Cerchio<br />

della V<strong>it</strong>a è il mulino che trasforma il grano in<br />

Runa Bianca 137


Il Cerchio della V<strong>it</strong>a<br />

farina adatta per fare il “pane dello Spir<strong>it</strong>o”. Il<br />

m<strong>it</strong>o di un progresso materiale senza lim<strong>it</strong>i è<br />

un semplice strumento psicologico utilizzato<br />

dalle gerarchie che sovrintendono al risveglio<br />

della coscienza planetaria quando devono indurre<br />

le molt<strong>it</strong>udini umane, che ancora non<br />

possono comprendere la luminosa “realtà del<br />

servizio”, a uno sforzo supplementare, ma necessario.<br />

L’illusione di correre per conquistare qualcosa<br />

che immediatamente lo gratifica scuote<br />

nell’intimo anche l’essere umano più torpido<br />

e lo costringe ad agire nell’apparenza del<br />

proprio personale interesse, nel momento in<br />

cui sta portando l’acqua al mulino di coloro<br />

che rimangono per lui del tutto sconosciuti.<br />

L’individuo che vuole risvegliarsi deve, invece,<br />

accettare l’esistenza della “Gerarchia universale”,<br />

senza la quale l’armonia del cosmo risulterebbe<br />

impossibile. Deve rendersi conto di<br />

essere uno strumento e accettare, quindi, di<br />

girare in tondo con gli occhi bene aperti, fino<br />

a quando l’esperienza maturata e la comprensione<br />

raggiunta non gli consentano (questa<br />

volta realmente e non più in senso illusorio)<br />

di staccarsi dal cerchio del divenire, governato<br />

dalla ferrea legge della trasmutazione delle<br />

forme, per penetrare nella dimensione immobile<br />

dell’essere, posta nel punto centrale del<br />

cerchio. Quel medesimo punto che la mental<strong>it</strong>à<br />

profana continua a ricercare fuori della<br />

circolar<strong>it</strong>à dell’esistenza, senza accorgersi che<br />

si trova, in ver<strong>it</strong>à, laddove convergono le aspirazioni<br />

più intime e gli anel<strong>it</strong>i di tutti gli esseri<br />

vissuti e viventi su questa Terra. Nulla può<br />

esistere all’esterno del Cerchio della V<strong>it</strong>a, perché<br />

coincide con il Tutto che è emanato da<br />

un unico punto. Ecco, quindi, che il pensiero<br />

di potersi strappare all’esistenza andandone<br />

oltre si dimostra del tutto assurdo agli occhi<br />

dell’antica Sapienza.<br />

Dal punto di vista iniziatico qualsiasi ricerca<br />

deve sempre condurre alla radice di ciò che<br />

si va studiando, poiché nell’Origine è s<strong>it</strong>uata<br />

la “bocca che genera” qualsiasi fenomeno, secondo<br />

la giusta etimologia del termine. In altre<br />

parole, si può affermare che la “v<strong>it</strong>a di ogni<br />

giorno” cost<strong>it</strong>uisce, già per se stessa, tutto ciò<br />

che ci è dato generosamente dalla Provvidenza<br />

e che ci occorre per compiere il cammino<br />

Mario Balocco<br />

verso la liberazione. Il nostro primo comp<strong>it</strong>o è<br />

quello di perfezionare l’umiltà interiore fino a<br />

renderci conto degli immensi doni che ci vengono<br />

offerti. In tal senso, possiamo valorizzare<br />

ogni singolo momento, fino a trasmutarlo<br />

in qualcosa di eterno. L’occasione propizia<br />

non si nasconde dietro l’angolo, ma risplende<br />

sempre di fronte ai nostri occhi con un’intens<strong>it</strong>à<br />

che per il saggio e per il santo diventa abbacinante,<br />

mentre per il profano risulta, addir<strong>it</strong>tura,<br />

inesistente. L’uomo e la donna di un<br />

tempo sapevano di essere destinati a vivere, a<br />

riprodursi, a invecchiare e a morire. Tenevano<br />

ben presente tutto ciò in qualsiasi momento<br />

della propria giornata e sviluppavano un attaccamento<br />

minore nei confronti delle mille<br />

illusioni del mondo. Il senso stesso della loro<br />

esistenza risiedeva nell’alternarsi armonico e<br />

continuo della v<strong>it</strong>a e della morte, della notte<br />

e del giorno, del sonno e della veglia diurna.<br />

Una danza nella quale la Rigenerazione e la<br />

Mortificazione occupavano il palcoscenico<br />

come autentiche protagoniste eterne.<br />

Oggigiorno, l’individuo afferma di essere<br />

impegnato in un continuo avanzamento e di<br />

non disporre del tempo necessario per andarsene<br />

da questa Terra. Infatti, si è sempre troppo<br />

occupati per potersi permettere di mollare<br />

la presa sugli eventi e ci si distacca con<br />

sempre maggiore fatica dall’esistenza, senza<br />

neppure accorgersi che si tratta soltanto di<br />

una nostra costruzione mentale. Tutto ciò è<br />

assurdo perché rinnega la realtà del Cerchio<br />

dell’Esistenza. Ecco, quindi, che la v<strong>it</strong>a stessa<br />

risulta oggi senza senso, perché appare come<br />

una parabola che non riesce a chiudersi nel<br />

viaggio naturale dell’oltretomba. Una parabola<br />

troncata dall’evento traumatico e inspiegabile<br />

della morte. D’altro canto, si vive nell’epoca<br />

del restauro e della conservazione a oltranza<br />

di tutto ciò che il passato ha lasciato<br />

in ered<strong>it</strong>à, anche perché non si possiede più<br />

lo slancio necessario per creare ogni giorno<br />

la fresca bellezza del “momento presente”. Un<br />

presente che temiamo ancor più del futuro<br />

anche perché, a differenza di quest’ultimo,<br />

non possiamo ipotizzarlo e immaginarlo a<br />

piacimento, ma siamo costretti a viverlo in<br />

prima persona sulla nostra pelle.<br />

Dopotutto, la tremenda paura di sbaglia-<br />

138 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


Il Cerchio della V<strong>it</strong>a<br />

re ogni cosa, che oggi quasi ci immobilizza,<br />

nasce anche dal fatto che, illudendoci di procedere<br />

in linea retta, abbiamo perso quell’intima<br />

sicurezza che il Cerchio della V<strong>it</strong>a offriva<br />

ai nostri progen<strong>it</strong>ori. Ovvero, siamo convinti<br />

di dover affrontare ogni giorno qualcosa di<br />

nuovo e di sconosciuto, laddove un tempo<br />

chiunque sapeva, almeno in modo inconscio,<br />

di trovarsi di fronte alla medesima s<strong>it</strong>uazione<br />

di sempre, manifestata sotto un’apparenza<br />

lievemente diversa.<br />

Nell’incerto e convulso panorama dell’Occidente,<br />

anche la semplice ricerca di un lavoro<br />

o la decisione di sposarsi per molte persone<br />

assume ormai contorni drammatici e toni da<br />

tragedia greca, come se in passato non fosse<br />

mai accaduto ad alcuno di affrontare simili<br />

eventi. La realtà, nuda e cruda, è che temiamo<br />

profondamente di sbagliare, poiché abbiamo<br />

perso la consapevolezza di muoverci all’interno<br />

del cerchio che cost<strong>it</strong>uisce la base della<br />

v<strong>it</strong>a. Quando gli uomini avevano ancora ben<br />

chiaro il concetto del ciclo esistenziale erigevano<br />

maestose cattedrali senza alcun timore<br />

di alterare l’equilibrio ambientale, poiché vivevano<br />

nell’equilibrio della Natura. Nessuno<br />

avrebbe pensato di prolungare il Carnevale<br />

LugLio 2011 | n.1<br />

Mario Balocco<br />

oltre il Martedì Grasso che precede il Mercoledì<br />

delle Ceneri, come purtroppo oggi molto<br />

spesso accade per motivi puramente commerciali.<br />

E questo, non tanto perché la potenza<br />

della Chiesa incutesse nel popolo un autentico<br />

timore, quanto piuttosto per la ragione<br />

che tutti riconoscevano la necess<strong>it</strong>à di un<br />

Ordine superiore, posto a fondamento della<br />

v<strong>it</strong>a e del benessere sociale. A motivare simili<br />

affermazioni non è la nostalgia di un passato<br />

idilliaco, il quale comunque non potrà tornare,<br />

ma semplicemente a constatazione che un<br />

tempo l’esistenza umana si svolgeva in base a<br />

un equilibrio aureo, spezzato in segu<strong>it</strong>o dalla<br />

necess<strong>it</strong>à di demolire il vecchio edificio per<br />

costruire un “Nuovo Mondo”.<br />

Si sta vivendo ora la fase in cui i muri portanti<br />

sono rasi al suolo e i pilastri minati alla<br />

base. Resta in piedi solo una parvenza di facciata,<br />

affinché i distruttori si affrettino a compiere<br />

l’opera per la quale sono nati. A livello<br />

collettivo, in realtà, nulla deve essere fatto per<br />

mantenere in piedi un mondo che, comunque,<br />

è destinato a sparire per lasciare spazio a<br />

un’altra costruzione. Invece, il discorso risulta<br />

diverso sul piano individuale, poiché chiunque<br />

provi empatia e compassione per i pro-<br />

Runa Bianca 139


Il Cerchio della V<strong>it</strong>a<br />

pri simili, può preparare nel proprio intimo le<br />

fondamenta sulle quali potrà innalzarsi una<br />

nuova civiltà. Chiunque si renda conto che<br />

la vicenda umana non è giunta al termine,<br />

bensì solamente a una svolta che presuppone<br />

di conseguire un livello di coscienza superiore,<br />

può trovare in se stesso, e nella Natura<br />

benigna, la fiducia, il coraggio e la forza per<br />

accettare di svolgere ogni giorno il comp<strong>it</strong>o<br />

che la Gerarchia universale gli ha affidato al<br />

momento della nasc<strong>it</strong>a. Per conferire le giuste<br />

proporzioni alle cose, si deve sviluppare<br />

un’acuta consapevolezza del Cerchio della<br />

V<strong>it</strong>a, entro il quale tutti insieme stiamo orb<strong>it</strong>ando<br />

da epoche immemorabili, in modo più<br />

o meno inconscio.<br />

In questo senso, il fatto di risvegliarsi corrisponde<br />

a rendersi conto che si nasce e si<br />

muore, ci si arricchisce e ci si impoverisce per<br />

il fatto che ogni elemento del nostro mondo<br />

procede in base a un continuo e inarrestabile<br />

alternarsi di circostanze. Pensare di poter<br />

organizzare la società umana in modo che<br />

ogni cosa vada sempre per il meglio equivale<br />

a ignorare le leggi fondamentali dell’Universo.<br />

Ciò che nasce, ciò che viene fondato o,<br />

che comunque, trae la propria origine in un<br />

punto qualsiasi del flusso temporale è destinato,<br />

prima o poi, a scomparire. Anche per<br />

l’impero più maestoso e gran<strong>it</strong>ico che l’uomo<br />

possa immaginare verrebbe il giorno in cui se<br />

ne perderebbe perfino il ricordo. Non si deve,<br />

dunque, cercare l’equilibrio nell’immobil<strong>it</strong>à<br />

della v<strong>it</strong>a eterna, bensì, al contrario, nella radice<br />

stessa del movimento, cuore pulsante e<br />

ragione d’essere dell’esistenza. In tal senso,<br />

può essere utile sviluppare una neutral<strong>it</strong>à be-<br />

MArio bALocco<br />

Nato a Monesiglio nel 1961. Saggista, laureato<br />

in Scienze Pol<strong>it</strong>iche, dopo vent’anni trascorsi a<br />

Torino, periodo che lo ha visto impegnato nella<br />

direzione ed<strong>it</strong>oriale di una nota casa ed<strong>it</strong>rice,<br />

è tornato a vivere nell’Alta Langa cuneese.<br />

Appassionato studioso di storia e antiche religioni,<br />

si dedica all’esplorazione del mistero che<br />

si cela dietro all’apparenza delle cose. <strong>Tra</strong> i suoi<br />

libri ricordiamo: Luoghi magici. Aspetti misterio-<br />

nevola nei confronti di tutto ciò che accade. Il<br />

perno della ruota, dal quale traggono origine<br />

i raggi convergenti che noi stessi rappresentiamo,<br />

è s<strong>it</strong>uato in una dimensione che va ben<br />

oltre gli ordinari schemi di pensiero.<br />

Non è migliorando le nostre condizioni<br />

materiali che possiamo pensare di risvegliarci,<br />

poiché non esiste alcuna evoluzione possibile<br />

in questa direzione. Lo scopo non è quello<br />

di erigere palazzi lussuosi o di costruire ponti<br />

sempre più lunghi, di vivere su questa Terra<br />

per centinaia di anni o di essere osannati dalle<br />

folle, anche perché quando ci si accorge del<br />

rigido cerchio che delim<strong>it</strong>a i contorni dell’esistenza<br />

ogni valore precedente viene sconvolto.<br />

Tutto ciò che agli occhi altrui risulta di<br />

grande importanza, per colui che si apre alla<br />

visione ciclica risulta un dettaglio trans<strong>it</strong>orio<br />

e superfluo.<br />

La possibil<strong>it</strong>à di conseguire una reale indipendenza<br />

dalla rotazione del cerchio, ossia<br />

la piena liberazione della coscienza, diventa<br />

allora l’autentico obiettivo del pellegrino che<br />

cammina sulla Via dello Spir<strong>it</strong>o. Per colui che<br />

riesce a ottenere tale liberazione, una parte<br />

importante del lavoro che resta ancora da<br />

compiere consiste nell’aiuto offerto a tutti coloro<br />

che ancorano brancolano nelle tenebre.<br />

La v<strong>it</strong>a, infatti, non è una corsa a ostacoli che<br />

prevede un premio per chi arriva primo, ma<br />

una sinfonia generata da molteplici strumenti.<br />

La vera evoluzione coincide con il “risveglio”,<br />

e il risveglio è in ogni caso un “ricordo”: il<br />

ricordo intrinseco di ciò che fummo, che siamo<br />

e che saremo per sempre, al di là delle forme<br />

assunte nell’arco di un continuo divenire.<br />

si ed esoterici del terr<strong>it</strong>orio<br />

<strong>it</strong>aliano (L’Età dell’Acquario,<br />

2008), La magia dei monasteri<br />

(L’Età dell’Acquario,<br />

2009) e...<br />

La porta del tempo<br />

Arethusa, 2011<br />

vai scheda libro >><br />

Mario Balocco<br />

140 Runa Bianca LugLio 2011 | n.1


La porta del Tempo<br />

L’ered<strong>it</strong>à di Atlantide<br />

dagli Egizi ai giorni nostri<br />

Mario Balocco<br />

DISPONIBILE<br />

IN LIBRERIA<br />

Dove conduce la porta del Tempo? Quale Sapere nasconde?<br />

Un viaggio alla scoperta di un mondo nel quale pochi hanno avuto<br />

accesso. Un mondo nel quale i misteri dell’Uomo sono stati svelati e la<br />

Scienza sacra degli antichi è rimasta custod<strong>it</strong>a per millenni.


Siete stanchi di avere la suocera in vacanza con voi? Vi<br />

hanno multato l’ennesima volta e non riusc<strong>it</strong>e a imparare le<br />

norme stradali? Siete stati abbandonati ad una sol<strong>it</strong>udine<br />

estiva? Liberatevi dalla tristezza leggendo il nuovo numero<br />

di Runa bianca, anche ad agosto vi farà compagnia!<br />

Nel prossimo numero...<br />

Indagheremo nel castello di Montebello sulle tracce del<br />

fantasma di Azzurrina con Michele Morettini del portale<br />

Dal <strong>Tra</strong>monto all’Alba, scopriremo i valori del pi greco e della<br />

precessione degli equinozi nelle piramidi di Teotihuacan e Giza,<br />

continueremo l’interessante analisi di un caso di abduction<br />

studiato dalla psichiatra Giulia D’Ambrosio e la scoperta<br />

della più antica chiesa cristiana dell’archeologo Gabriele<br />

Rossi Osmida, analizzeremo gli enigmatici teschi di cristallo<br />

con Giuseppe di Stadio di Italia Parallela, poi sveleremo,<br />

insieme a Mario Moiraghi, come Re Artù abbia estratto una<br />

spada <strong>it</strong>aliana, quella di San Galgano...<br />

...e tanto altro ancora nel numero di AGOSTO!

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