Agostoni 1 - Storia dell'Istituto fino 1979.pdf

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ebbero la sensazione di essere state abbandonate. Era dura anche per i “falsi” mariti che si aspettavano aiuto, anche loro dalle missioni. Suor Concetta Corsi ebbe la peggio. Fratel Locatelli ne abusò, lei rimase incinta, e lui la abbandonò. Il 28 marzo 1886, i tre missionari di El Obeid arrivarono al campo di Omdurman e il 25 aprile si incontrarono con le suore. Questo incontro portò un raggio di luce nelle loro vite, ma una volta di nuovo tutti uniti ebbero la sensazione di essere stati abbandonati da tutti, anche da Dio. Suor Teresa si rivolse ad un ufficiale al Cairo, un cero signor Messedaglia la di cui figlia era prigioniera anch’essa nel campo. Era convinta che né i missionari al Cairo ne quelli di Verona si curavano di loro. Chiese all’uomo di mettersi in contatto con la sua famiglia a Verona per ottenere un aiuto. Nel 1887 Messedaglia andò a Verona e le notizie che portava aggiunsero dolore e sconforto sia ai missionari in Egitto che alla Casa madre di Verona da dove seguivano attentamente l’evolversi della situazione ed anche mandato innumerevoli aiuti. Il campo però era impenetrabile e nessun aiuto arrivò mai ai missionari. Mesi ed anni passavano lentamente e dolorosamente. Alla fame e malattie che imperversavano nel campo si aggiunsero anche la violenza. Gli arabi sospettavano degli uomini che avevano accettato di far finta di diventare mariti delle suore e uno di loro, Cocorempas, fu minacciato di essere portato davanti a Abdullahi se non pagava per mettere la cosa a tacere. L’odio stava aumentando. Gli arabi fanatici adesso stavano per mettere le suore e i loro “mariti” alle corde. Minacciarono di portare le suore all’harem del califfo e di fare decapitare gli uomini. Padre Ohrwalder intervenne e pregò Suor Teresa di sposare veramente Cocorempas e salvare, in questo modo le altre suore ed i loro falsi mariti. L’angoscia di Suor Teresa è profondissima: “Piansi per un anno intero pensando che anche il Signore mi avesse tradita …”. Era settembre del 1890. Fr. Polinari, che era rimasto a Khartoum con i missionari, l’11 dicembre 1883, si riunì ai nostri prigionieri nel campo di Omdurman e il 27 1890, confortato da p. Ohrwalder e le Suore morì all’età di 54 anni. Nel 1891 ci fu un’epidemia di tifo. Suor Concetta Corsi, sola dopo la morte del suo bambino, abbandonata da fr. Locatelli, viveva assieme alle Suore e aiutava i malati. Lei stessa contrasse il morbo e morì il 3 ottobre 1891 all’età di 37 anni. La via del Calvario per coloro che rimanevano non era ancora finita. Alla fine di ottobre si aprì un altro spiraglio. Qualcuno venne a liberare i prigionieri,ma non era in grado di portarli via tutti. Furono liberati p. Ohrwalder e le suore Caterina ed Elisabetta. Suor Teresa rimase da sola! Dopo la fuga coloro che rimasero furono duramente puniti, Teresa fu messa in prigione con suo marito assieme a p. Rossignoli e fr. Regnotto. Era il 29 novembre il giorno in cui P. Ohrwalder e le due suore riuscirono a scappare dal campo dei prigionieri. Arrivarono in un luogo sicuro il giorno della festa della Immacolata Concezione, l’8 dicembre. Per coloro che rimasero prigionieri il calvario continuava. Fr. Regnotto, incapace di continuare a vivere nel campo in quelle atroci condizioni formò una famiglia. P. Rossignoli fece del suo meglio per essere di aiuto dove poteva. Teresa era l’angelo del campo. Molte persone si rivolgevano a lei per aiuto. “Tutti sapevano che io ero una suora” scrisse nelle sue memorie. Tutto ciò durò fino al 2 settembre 1898 quando l’esercito anglo egiziano a seguito del generale Kitchener sconfisse le forze del Mahdi e liberò tutti i prigionieri di Omdurman. Nell’ottobre del 1899 p. Ohrwalder, accompagnato da P. L. Banholzer rientrò a Omdurman “salutato con entusiasmo da tutti i suoi amici”. Da quel giorno ebbe inizio lo sviluppo del quale siamo noi adesso testimoni. Come figli indegni, dopo oltre un secolo di sofferenza, sì ma anche di successi, i missionari di oggi lavorano per realizzare i sogni di quegli impavidi pionieri Knoblecher Comboni. Padre Johann Dichtl, profeticamente, scrivendo a proposito della desolazione delle guerre Mahdi termina il suo libro Der Sudan (Graz, 1884), con queste parole: “Possa Dio portare presto la pace ai popoli del Sudan.. Possa Egli dar loro la Sua benedizione, affinché dal dolore del presente possa derivare un futuro migliore … e che lo Stato e la Chiesa possano equamente portare a termine la loro missione per la civilizzazione del Sudan”. Questa è stata una vera storia di Martirio!. le figli ed i figli di Comboni provarono di aver acquisito appieno lo spirito del loro Fondatore. Il suo amore per Cristo e lo zelo per la missione evangelizzatrice della Chiesa. Si potrebbe pensare che la missione nel Sudan allora fosse stata un fallimento ma non è per niente vero … fu il seme che si disfa nel suolo per dare molti frutti 84

Non appena fu possibile tornare nel Sudan, infatti, P. Ohrwalder si recò a Khartoum per vedere di trovare un posto dove istituire una nuova missione, Nell’ottobre del 1900 due suore erano già tornate a Khartoum per continuare l’opera.. come disse il Fondatore: “Io muoio ma il mio lavoro continuerà”. Alcuni commenti C’erano diverse ragioni per spingere i seguaci del Mahdi a combattere per liberarsi dal dominio Turco: - La violenza dell’Egitto sia nella conquista come nel dominio del Sudan, fu oltre misura; - Eccessive tasse; - L’abolizione dello schiavismo nel 1877, privava i capi mussulmani del commercio più redditizio di allora; - Degradazione morale; - L’imposizione di Cristiani come capi o Amministratori (solo un mussulmano può guidare i musulmani)); - Il declino dell’autorità dei capi egizi chiamati “Khedivè”; - Il fatto che alcune potenze europee cristiane avevano occupato nazioni islamiche; - L’emergere della eccezionale personalità di Mohammed-el-Mahdi, al quale si attribuivano tre qualità: - Egli era L’Imam: il capo dei veri musulmani che è un gruppo mistico dell’Islam prevalente nel Sudan. - Il successore di Mohammed, il Fondatore dell’Islam; si presentava così dicendo di essere colui che avrebbe riportato l’Islam al suo ruolo primario nella società islamica. - Egli era il Mahdi, il profeta designato a venire prima della fine del mondo. Non solo asseriva di essere il padre dell’indipendenza del Sudan, e riformista, ma l’immagine stessa di Mohammed, il Fondatore dell’Islam, che gli era sempre accanto: era il suo ultimo ambasciatore. - Fece introdurre il suo nome nella formula tradizionale per la professione della fede che risale al Fondatore. “Io professo che non c’è altro Dio oltre Allah, professo che Mohammed è l’ emissario di Dio e che Mohammed Ibn Abd Allah è l’emissario di colui che ha mandato.” - Se qualcuno non crede in lui, e così facendo rigetta l’inviato di Dio: è automaticamente un infedele. - Tutte le altre religioni preesistenti nel Sudan sono proibite; la sua è l’unica ammissibile, l’unico movimento islamico che insegni l’autentica sottomissione ad Allah – tutti gli altri movimenti islamici sono illegittimi e tutti i seguaci delle altre religioni sono infedeli. I Copti Cristiani e gli Ebrei di Khartoum, ufficialmente pronunciarono la professione di fede di Al-Mahdi e seguivano anche le preghiere nelle moschee, ma privatamente praticavano le loro proprie religioni. Terminato la Mahdiyah, ognuno ritornò alla sua religione d’origine, rafforzati dalle traversie passate. Padre Camillo Ballin, esperto conoscitore del Mahdi sostiene che: “Il Corano accetta l’esistenza di monoteisti. Come per esempio, ebrei e cristiani che praticano la loro religione in nazioni islamiche, fintanto che obbediscono alle autorità politiche musulmane. Questo non fu permesso dalla Mahdiyah, e quindi questo movimento deve essere considerato al di fuori della dottrina islamica.” (cfr. Il Cristo e il Mahdi, Una comunità Cristiana nel suo contesto Islamico. EMI Bologna 2002). 85

ebbero la sensazione di essere state abbandonate. Era dura anche per i “falsi” mariti che si<br />

aspettavano aiuto, anche loro dalle missioni. Suor Concetta Corsi ebbe la peggio. Fratel<br />

Locatelli ne abusò, lei rimase incinta, e lui la abbandonò.<br />

Il 28 marzo 1886, i tre missionari di El Obeid arrivarono al campo di Omdurman e il 25 aprile<br />

si incontrarono con le suore. Questo incontro portò un raggio di luce nelle loro vite, ma una<br />

volta di nuovo tutti uniti ebbero la sensazione di essere stati abbandonati da tutti, anche da<br />

Dio. Suor Teresa si rivolse ad un ufficiale al Cairo, un cero signor Messedaglia la di cui figlia era<br />

prigioniera anch’essa nel campo. Era convinta che né i missionari al Cairo ne quelli di Verona si<br />

curavano di loro. Chiese all’uomo di mettersi in contatto con la sua famiglia a Verona per<br />

ottenere un aiuto. Nel 1887 Messedaglia andò a Verona e le notizie che portava aggiunsero<br />

dolore e sconforto sia ai missionari in Egitto che alla Casa madre di Verona da dove seguivano<br />

attentamente l’evolversi della situazione ed anche mandato innumerevoli aiuti. Il campo però<br />

era impenetrabile e nessun aiuto arrivò mai ai missionari. Mesi ed anni passavano lentamente<br />

e dolorosamente. Alla fame e malattie che imperversavano nel campo si aggiunsero anche la<br />

violenza. Gli arabi sospettavano degli uomini che avevano accettato di far finta di diventare<br />

mariti delle suore e uno di loro, Cocorempas, fu minacciato di essere portato davanti a<br />

Abdullahi se non pagava per mettere la cosa a tacere. L’odio stava aumentando. Gli arabi<br />

fanatici adesso stavano per mettere le suore e i loro “mariti” alle corde. Minacciarono di<br />

portare le suore all’harem del califfo e di fare decapitare gli uomini. Padre Ohrwalder<br />

intervenne e pregò Suor Teresa di sposare veramente Cocorempas e salvare, in questo modo<br />

le altre suore ed i loro falsi mariti. L’angoscia di Suor Teresa è profondissima: “Piansi per un<br />

anno intero pensando che anche il Signore mi avesse tradita …”. Era settembre del 1890.<br />

Fr. Polinari, che era rimasto a Khartoum con i missionari, l’11 dicembre 1883, si riunì ai nostri<br />

prigionieri nel campo di Omdurman e il 27 1890, confortato da p. Ohrwalder e le Suore morì<br />

all’età di 54 anni.<br />

Nel 1891 ci fu un’epidemia di tifo. Suor Concetta Corsi, sola dopo la morte del suo bambino,<br />

abbandonata da fr. Locatelli, viveva assieme alle Suore e aiutava i malati. Lei stessa contrasse<br />

il morbo e morì il 3 ottobre 1891 all’età di 37 anni. La via del Calvario per coloro che<br />

rimanevano non era ancora finita.<br />

Alla fine di ottobre si aprì un altro spiraglio. Qualcuno venne a liberare i prigionieri,ma non era<br />

in grado di portarli via tutti. Furono liberati p. Ohrwalder e le suore Caterina ed Elisabetta.<br />

Suor Teresa rimase da sola! Dopo la fuga coloro che rimasero furono duramente puniti, Teresa<br />

fu messa in prigione con suo marito assieme a p. Rossignoli e fr. Regnotto.<br />

Era il 29 novembre il giorno in cui P. Ohrwalder e le due suore riuscirono a scappare dal<br />

campo dei prigionieri. Arrivarono in un luogo sicuro il giorno della festa della Immacolata<br />

Concezione, l’8 dicembre.<br />

Per coloro che rimasero prigionieri il calvario continuava. Fr. Regnotto, incapace di continuare<br />

a vivere nel campo in quelle atroci condizioni formò una famiglia. P. Rossignoli fece del suo<br />

meglio per essere di aiuto dove poteva. Teresa era l’angelo del campo. Molte persone si<br />

rivolgevano a lei per aiuto. “Tutti sapevano che io ero una suora” scrisse nelle sue memorie.<br />

Tutto ciò durò <strong>fino</strong> al 2 settembre 1898 quando l’esercito anglo egiziano a seguito del<br />

generale Kitchener sconfisse le forze del Mahdi e liberò tutti i prigionieri di Omdurman.<br />

Nell’ottobre del 1899 p. Ohrwalder, accompagnato da P. L. Banholzer rientrò a Omdurman<br />

“salutato con entusiasmo da tutti i suoi amici”. Da quel giorno ebbe inizio lo sviluppo del quale<br />

siamo noi adesso testimoni. Come figli indegni, dopo oltre un secolo di sofferenza, sì ma anche<br />

di successi, i missionari di oggi lavorano per realizzare i sogni di quegli impavidi pionieri<br />

Knoblecher Comboni.<br />

Padre Johann Dichtl, profeticamente, scrivendo a proposito della desolazione delle guerre<br />

Mahdi termina il suo libro Der Sudan (Graz, 1884), con queste parole: “Possa Dio portare<br />

presto la pace ai popoli del Sudan.. Possa Egli dar loro la Sua benedizione, affinché dal dolore<br />

del presente possa derivare un futuro migliore … e che lo Stato e la Chiesa possano equamente<br />

portare a termine la loro missione per la civilizzazione del Sudan”.<br />

Questa è stata una vera storia di Martirio!. le figli ed i figli di Comboni provarono di aver<br />

acquisito appieno lo spirito del loro Fondatore. Il suo amore per Cristo e lo zelo per la missione<br />

evangelizzatrice della Chiesa. Si potrebbe pensare che la missione nel Sudan allora fosse stata<br />

un fallimento ma non è per niente vero … fu il seme che si disfa nel suolo per dare molti frutti<br />

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