Agostoni 1 - Storia dell'Istituto fino 1979.pdf
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I Camilliani e Comboni<br />
Quando notizia della fondazione del Seminario Comboniano per l’Africa Centrale si sparse per<br />
Verona, quattro Sacerdoti Camilliani chiesero di farne parte. Padri Stanislao Carcereri, Giovan<br />
Battista Zanoni, Luigi Tezza e Giuseppe Franceschini. Furono aggregati al seminario per cinque<br />
anni grazie al supporto dato dal Cardinale di Canossa, e al Decreto di Papa Pio IX. Difatti, il<br />
loro Superiore Generale non aveva dato la sua approvazione, ed avevano anche ritenuta la<br />
scelta dei sacerdoti una specie di apostasia dall’Ordine.<br />
Comboni, comunque mediò e tutti accettarono la seguente soluzione: come religiosi avrebbero<br />
continuato ad appartenere all’Ordine do San Camillo, ma avrebbero dovuto rispondere al<br />
Vescovo di Verona e a Comboni come Superiore degli istituto del Cairo.<br />
Benché fossero preti zelanti, sembrerebbe che il loro motivo per unirsi a Comboni era quello di<br />
preparasi un futuro in vista della soppressione dell’Ordine da parte del nuovo Governo italiano.<br />
Al Cairo.<br />
Nell’ottobre del 1867 tre di loro (tutti eccetto P. Tezza) seguirono Comboni assieme a 16<br />
ragazze africane e tre suore di San Giuseppe dell’Apparizione.<br />
Le suore ed i Padri si occuparono degli Istituto del Cairo, e per un anno la loro amministrazione<br />
non incontrò problemi. Ma nel mese di giugno 1868. Padre Zanoni, il più anziano di loro,<br />
commise un grosso errore durante una visita medica nell’Istituto delle ragazze. Sentendosi<br />
umiliato, il sacerdote lasciò il Cairo e per giustificare la sua partenza, cercò di incolpare<br />
l’amministrazione degli Istituti, inventando un’accusa di promiscuità preesistente fra ragazzi e<br />
ragazze. Ci volle un anno e mezzo per chiarire l’equivoco con il Cardinale Barnabò a Roma<br />
(vedere Gilli, P. 47 e Grancelli, mons. Daniele Comboni P. 145).<br />
Nelle missioni<br />
Una volta nominato un nuovo direttore degli Istituti al Cairo, P. Pasquale Fiore, i Padri<br />
Carcereri e Franceschini con due fratelli furono autorizzati dal Comboni ad esplorare il<br />
Kordofan, con l’intenzione di aprirvi una missione. Questo fu fatto nel gennaio del 1872, dagli<br />
stesi due sacerdoti con due fratelli, Polinari e Bertoli (quest’ultimo fu il primo missionario<br />
Comboniano a morire a El Obeid il 26 dicembre 1872).<br />
Padre Stanislao Carcereri<br />
Dal Cairo Comboni chiese a padre Carcereri di lasciare la missione di El Obeid e lo nominò<br />
Vicario Generale e Superiore della Missione di Khartoum (10 febbraio 1873). Alla fine di<br />
quell’anno Comboni lo mandò in Europa per promuovere ed animare la missione, per visitare<br />
l’Istituto delle Suore e controllarne il progresso e curare l’approvazione delle regole, come<br />
abbiamo già visto.<br />
Carcereri si fece carico di portare avanti un altro compito, quello di promuovere Comboni alla<br />
dignità vescovile. Pensava che questo avrebbe portato lustro alla missione, avrebbe attratto<br />
più vocazioni e dato coraggio ai missionari. IL suo approccio, però fu troppo aggressivo.<br />
Propaganda era propensa a promuovere Comboni, ma voleva aspettare un pò più di tempo per<br />
vedere se fossero nati dei frutti sia dal suo impegno che da quello dei suoi missionari.<br />
Carcereri decise che era ormai tempo di divulgare le notizie della promozione come fatto<br />
compiuto e recò più danni che altro alla causa del Vicariato.<br />
Padre Carcereri, riuscì a convincere l’Ordine di san Camillo ad acconsentire ufficialmente a un<br />
impegno nel Vicariato. Riuscì poi a reclutare dei Camilliani assicurandoli che avrebbero ricevuto<br />
da Comboni una residenza confortevole a Berber.<br />
Un accordo fu firmato il 2 agosto 1874 fra il Cardinale di Canossa e il Superiore Generale dei<br />
Camilliani, Padre C. Guardi, che determinava reciproci debiti e crediti per il personale e le<br />
finanze. (vedere “Le lettere di Comboni” P. 1092).<br />
La controversia Camilliana<br />
Durante il suo viaggio di ritorno nel Sudan, all’inizio del 1875 Padre Carcereri seguì un nuovo<br />
itinerario e giunti ad una cataratta una delle barche affondò. Il viaggio durò 103 giorni invece<br />
dei soliti 90. Molti suppellettili furono rovinati, arrecando un danno che ammontava ad una<br />
grossa somma di danaro. Quando Comboni esternò la sua costernazione a P. Carcereri,<br />
quest’ultimo la prese così male che inasprì la sua opposizione a Comboni e persuase altri a fare<br />
altrettanto.<br />
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