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Agostoni 1 - Storia dell'Istituto fino 1979.pdf

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Daniele frequentò la scuola ed il catecumenato della missione. Era molto intelligente, tanto che<br />

nel 1975 Comboni lo portò al Collegio di Propaganda a Roma a frequentare l’anno accademico<br />

1877.<br />

Sfortunatamente si ammalò gravemente e nel 1883 fu riportato al Cairo e mandato dal lì a<br />

Beirut per frequentare l’Università Cattolica di S. Giuseppe.<br />

L’8 maggio 1887, fu ordinato al Cairo dal successore del Comboni, Mons. Sogaro. Si recò in<br />

Italia due volte alla ricerca di fondi per la costruzione di due chiese, a Swakim e Helouan, e per<br />

acquistare Ghezira l’isola sul Nilo.<br />

Dal 1891 al 1895 insegnò a Beirut nel Libano, ma nel 1895 dovette tornare al Cairo a causa di<br />

una malattia e si stabilì alla Ghezira dove morì nell’ospedale locale l’11 settembre 1900.<br />

Scrisse su un certo numero di argomenti, i più importanti dei quali sono “Chi sono i negri” e “Il<br />

mio paese natio”.<br />

Il più significativo di questi scritti fu “Chi sono i negri”. Lo scopo di questa dissertazione era di<br />

dimostrare che i negri hanno le stesse capacità intellettuali dei bianchi. La loro ignoranza è<br />

dovuta alla mancanza di istruzione sia materiale che morale. Queste difficoltà saranno<br />

superate dalla Cristianità e dalla sconfitta dell’Islam.<br />

Salvezza Integrale<br />

La Missione di Malbes.<br />

Come possiamo vedere dal suo Piano, Comboni era convinto che l’evangelizzazione e lo<br />

sviluppo umano debbano andare di pari passo. A questo scopo fondò nel 1870 la stazione<br />

Missionaria di Malbes che si trova a 18 chilometri sud ovest di El Obeid. Il territorio era vasto,<br />

circa 30.000 chilometri quadrati.<br />

C’era già un cappella e circa 50 famiglie di Cristiani praticanti. Era una stupenda piccola<br />

comunità Cristiana che si incontrava regolarmente mattino e sera per le preghiere comunitarie,<br />

guidate da un catechista e per un certo periodo da un sacerdote del luogo P. Antonio Dobale.<br />

Questo villaggio era costruito come quelli dei Gesuiti nel Paraguay, ma Comboni aveva loro<br />

concesso più libertà ed iniziativa personale nell’uso della terra a loro disposizione. I Mahdi<br />

distrussero questa straordinaria iniziativa che mirava a costruire una comunità cristiana nel<br />

cuore dell’Africa.<br />

Schiavismo<br />

Parte di questo programma integrale di salvezza era anche l’interesse di Comboni a<br />

combattere lo schiavismo. Come Vicario Apostolico continuò l’iniziativa dei padri Olivieri, Verri<br />

e Mazza di comprare schiavi, dar loro istruzione, e farli Cristiani nonché portarli verso il<br />

sacerdozio come fu il caso di P. Daniele Sorur. Durante il primo viaggio intrapreso fra marzo e<br />

maggio del 1873 Comboni vide una lunga fila di schiavi di tutte le età che camminavano a<br />

gruppi attraverso il deserto diretti al Cairo. Essi venivano anche torturati. Nonostante il fatto<br />

che la schiavitù fosse stata abolita nel 18° secolo, nel Medio Oriente era ancora fiorente e<br />

praticata nell’intero continente africano.<br />

Ancora prima di arrivare a Khartoum nel l’aprile del 1873, Comboni, aveva denunciato la tratta<br />

degli schiavi a Propaganda Fide. A giugno scrisse sullo stesso argomento ad un amico e la lettera<br />

fu pubblicata su un giornale italiano. Di nuovo a luglio ed in agosto denunciò appassionatamente<br />

l’ipocrisia delle autorità locali e governative del Sudan e dell’Egitto le quali ufficialmente avevano<br />

sottoscritto l’abolizione della schiavitù, ma allo stesso tempo ne traevano grandi profitti. Nella sua<br />

lettera Comboni rimarcò che a El Obeid quasi tre quarti degli abitanti erano schiavi, mentre a<br />

Khartoum metà della popolazione, 50.000 persone erano parimenti schiavi.<br />

Protezione<br />

Siccome le autorità politiche sia dell’Egitto che del Sudan erano coinvolte nel commercio degli<br />

schiavi, Comboni chiese un “gran firmano”, una specie di forte raccomandazione dall’allora<br />

potente Imperatore austriaco, Franz Joseph. Con tale documento Comboni aveva una garanzia<br />

a protezione della Missione e delle sue attività. In Egitto Comboni ricevette dal Kedivè Ismail<br />

Pashà, il permesso di combattere la schiavitù, tanto che il Pashà scrisse al governatore del<br />

Sudan introducendolo come il “nemico mortale” del commercio degli schiavi. Sia a Khartoum<br />

che El Obeid, Comboni era autorizzato a liberare qualsiasi schiavo che entrasse nel cortile della<br />

missione, come nel caso di Daniele Sorur. In questo modo in poche settimane poté liberare<br />

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