Agostoni 1 - Storia dell'Istituto fino 1979.pdf
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I soldati provenienti da Pakwach andarono a Parombo, rubarono la sua auto,la benzina, il<br />
proiettore, la macchina fotografica e per<strong>fino</strong> i suoi abiti. I colpi che gli diedero sulla testa<br />
causarono una emorragia cerebrale e quando fu trovato dai sacerdoti della vicina stazione di<br />
Angal, aveva perso conoscenza. Fu portato all’ospedale di Lacor, a Gulu, ma non ci fu niente<br />
da fare. L’uccisione dei due padri a Pakwach era stata per lui un gran colpo. Non aveva un<br />
carattere facile, era però stimato in quanto fedele alla sua vocazione ed all’apostolato.<br />
P. SILVIO SERRI (1933 –1979) Sin dall’inizio della guerra era scontato che Amin fosse sconfitto,<br />
ma proprio per questo, tutti erano in pericolo di vita. P. Serri, solo nella missione isolata di Obongi,<br />
questo lo sapeva molto bene. L’11 ottobre un soldato sbandato si presentò alla missione chiedendo<br />
le chiavi dell’auto e benzina. P Serri cercò di parlargli, ma ad un certo punto, qualcuno suonò la<br />
campana, il soldato si innervosì e scaricò la sua pistola sul sacerdote uccidendolo.<br />
“ Un uomo di una sola parola “ lo chiamavano i suoi parrocchiani. Egli era solito dir loro “<br />
Resterò con voi accada quel che accada “ e così fu.<br />
P. MARIO POZZA (1935 –1972) P. PAOLO PONZI (1930 – 1972) Ambedue morirono improvvisamente<br />
il 3 giugno 1972 alle 12.30 circa nella missione di Kigumba, Diocesi di Hoima mentre<br />
stavano compiendo un atto di carità. “ Un uomo non potrà mostrare amore più grande che dare la<br />
sua vita per un amico” (Giovanni 15: 13). Il cuoco della missione aveva mandato un ragazzo<br />
dentro un pozzo abbandonato per cercare un coltello casualmente cascatovi.Il ragazzo stava<br />
soffocando a causa dei gas velenosi. P. Pozza si calò nel pozzo e riuscì a fare uscire il ragazzo.<br />
Mentre stava uscendo, egli stesso, fu sopraffatto dai gas venefici e cadde svenuto nel pozzo.<br />
Vedendo ciò che era successo, P. Ponzi si calò immediatamente nel pozzo per aiutare il suo<br />
confratello, ma anche lui subì la stessa sorte. Ambedue furono vittime della carità. All’arrivo dei<br />
pompieri di Kampala a 200 chilometri di distanza quella sera, si poté solo constatare la loro morte.<br />
Mozambico 1<br />
Durante gli anni di guerriglia fra le truppe governative portoghesi ed il FRELIMO, i nostri<br />
confratelli ebbero non poche difficoltà in alcune delle missioni. Era piuttosto comune trovare<br />
nella missione le truppe governative di giorno e i guerriglieri di notte.<br />
Nessuno dei Vescovi portoghesi eccetto uno, riuscivano a capire la necessità dei mozambicani<br />
di avere la loro indipendenza. Questo perché il Manzabico era considerato da secoli una<br />
provincia della madre patria; le autorità di Lisbona erano quindi legittimate anche qui. Inoltre,<br />
secondo la teoria portoghese inclusi molti membri del clero, gli stessi mozambicani soffrivano<br />
delle manchevolezze della loro cultura simile ad Israele che rimase nel deserto per i molti anni<br />
dell’influenza pagana che aveva assorbito in Egitto.<br />
Date le circostanze, i missionari erano molto turbati. I Padri Bianchi si ritirarono in segno di<br />
protesta contro i Vescovi. La Santa Sede non era stata ben informata: il Nunzio risiedeva a<br />
Lisbona. Le sue informazioni venivano dai Vescovi e di conseguenza, ciò che egli diceva al<br />
Vaticano era quello che si voleva fosse detto da parte del Portogallo.<br />
P. <strong>Agostoni</strong> chiese e gli fu concesso, di vedere il Sotto Segretario, il compianto Arcivescovo Benelli,<br />
che ascoltò la sua testimonianza e mandò l’allora Mons. Gasparri del Segretariato di Stato, nel<br />
Mozambico. Non sappiamo cosa contenesse il suo rapporto ma i nostri confratelli rimasero<br />
favorevolmente colpiti dal suo interesse. Personalmente devo dire che ebbi l’impressione che la<br />
Segreteria di Stato era preoccupata di non contraddire qusi tutti i Vescovi portoghesi.<br />
I nostri missionari, perciò scrissero un documento chiamato “ Imperativo di Coscienza “ dove si<br />
denunciavano le ingiustizie del governo coloniale. Si chiedeva al governo di riconoscere i movimenti<br />
di liberazione e il diritto del popolo del Mozambico alla loro auto determinazione e indipendenza.<br />
Il Superiore Regionale, P. Peano, dovette rispondere ad innumerevoli domande sulle relazioni dei<br />
nostri confratelli con il FRELIMO. Egli fu, infine, deportato nel 1974 con altri dieci confratelli. Ecco i<br />
loro nomi: Fr. Luigi Coronini, P. Ernesto Calderola, P. Vincenzo Capra, P. Manuel Ferreiro Horta, P.<br />
Rogèirio Artur de Sousa, P. Giovanni Zani (+1989), P. Danilo Cimitan, P. Cornelio Grandina<br />
(+1992), P. Gino Centis, P. Graziano Castellari.<br />
1 Vedere Bollettino 111, pag. 51 bol.<br />
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