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Agostoni 1 - Storia dell'Istituto fino 1979.pdf

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della nostra consacrazione religiosa con tutti i suoi requisiti di obbedienza e povertà e che il<br />

carisma Comboniano è unico ed indivisibile: è prima di tutto una condivisione del Mistero<br />

Pasquale che include il Sacrificio di Cristo per la redenzione del mondo, dal quale deriva il<br />

servizio missionario. Il Carisma non è solo quanto abbiamo e quanto lavoro riusciamo a fare,<br />

ma innanzi tutto quello che siamo in Cristo e nella sua missione salvifica.<br />

Non possiamo escludere che alcuni ex seminaristi che si unirono all’Istituto lasciarono il seminario<br />

insoddisfatti della metodologia formativa e dell’ambiente che allora prevaleva. Difatti, alcuni di<br />

loro, lasciando l’istituto chiesero l’incardinazione nella diocesi dove avevano lavorato come<br />

missionari Comboniani e non nella loro diocesi d’origine (anche se alcuni altri lo fecero).<br />

L’abbandono dell’Istituto a causa della crisi d’identità Comboniana crebbe sostanzialmente negli<br />

anni 80. Le terapie a questo male furono la progressiva e fedele applicazione del DC del ’69, in<br />

particolare:<br />

Nella selezione e formazione dei candidati, gli educatori venivano aiutati con i corsi di<br />

specializzazione attraverso incontri organizzati dal Segretariato della formazione sia a livello<br />

generale che provinciale e a livello di categorie (postulati, noviziati,teologali).<br />

Il lavoro dei formatori era generalmente svolto come team. I formatori, quando possibile<br />

venivano scelti fra coloro che avevano avuto valide esperienze missionarie.<br />

Per sacerdoti e fratelli di voti perpetui, la formazione continua veniva attuata seguendo corsi<br />

ufficiali di 9 mesi a Roma. Altri corsi venivano svolti soprattutto attraverso l’animazione delle<br />

comunità fatta dai Superiori provinciali e locali, anche se non tutti erano pronti a questo<br />

compito. Ad ogni modo, il periodo dal 1975 al 1979 mostrò un netto miglioramento come si<br />

può vedere dalle statistiche riportate in precedenza. La vita comunitaria e la pratica della<br />

preghiera personale erano leggermente migliorate.<br />

I formatori con più esperienza fecero del loro meglio per aiutare gli altri nel loro impegno.<br />

Sviluppi nelle missioni<br />

Uganda<br />

Riduzione del personale<br />

Nel 1972 i missionari erano più di 300. Il Superiore Generale discusse il problema del numero<br />

del personale con il Consiglio Provinciale nel dicembre del 1972. La necessità di ridurre il loro<br />

numero fu confermata dal Consiglio che decise di concentrarsi sulle seguenti priorità:<br />

Formazione dei sacerdoti, religiosi e dei catechisti.<br />

Formazione dei laici, principalmente nelle scuole. Questo perché i laici possano prendersi le<br />

loro responsabilità sia nella Chiesa che nella società ed essere in grado di offrire leadership con<br />

spirito di servizio.<br />

Dare la dovuta importanza all’apostolato urbano.<br />

Lavoro nelle parrocchie ogni qualvolta fosse possibile.<br />

Tale riduzione non eliminerebbe la possibilità per i giovani missionari di entrare nel paese,<br />

specialmente per specifici lavori.<br />

L’espulsione dei missionari<br />

Oltre a negare nuovi visti d’ingresso e non rinnovare quelli preesistenti dal luglio 1972, il<br />

presidente Amin (1971 –1979) accelerò la riduzione dei missionari presenti, con l’espulsione di 16<br />

validi Missionari. Non ne furono date ragioni, ma si vedeva che era un palese tentativo di mettere<br />

in ginocchio la Chiesa Cattolica da parte di personalità religiose e laiche cristiane, non cattoliche.<br />

Missionari Comboniani espulsi dall’Uganda nel Giugno 1975<br />

Dalla Diocesi di Lira<br />

Fratello Tarcisio Dal Santo (Garage della Diocesi di Lira)<br />

Dalla Diocesi di Arua<br />

P. Maccagna Aristodemo (Apostolato)<br />

P. Manfroni Dante (Apostolato)<br />

P. Codognola Aldo (Apostolato)<br />

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