Agostoni 1 - Storia dell'Istituto fino 1979.pdf
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sacralità dell’ordinazione e della consacrazione religiosa, il sacerdozio ecc. persero il loro significato; molti sacerdoti e religiosi non consideravano la loro vocazione come dono di Dio. Non si ricordavano ciò che aveva proclamato Gesù: “ Voi non avere scelto me, io ho scelto voi”. Credevano che la scelta fosse una loro decisione, perciò pensavano di servirsene non come amministratori ma come proprietari. Abbandonarla, quindi, poteva sembrare facilmente realizzabile. Per molti, comunque, questa decisione fu un passo molto sofferto, spesso solo dal punto di vista umano ma che facilmente scusavano, come se questa fosse stata una delle novità del Concilio Vaticano. La svalutazione dell’ordine sovrannaturale influenzò il concetto di peccato, principalmente del peccato individuale e di quelle realtà ad esso connesse come il purgatorio e l’inferno. I peccati sociali vengono visti solo dal punto di vista sociale e non morale. Castità consacrata Un bersaglio particolare di questa “ svalutazione” furono la verginità consacrata e il celibato. Questi sono spesso presentati come la privazione dei grandi valori umani necessari per la propagazione della specie umana. Una persona, così continua l’ideologia, non è biologicamente e psicologicamente completa senza l’intima compagnia dell’altro sesso. Per adempiere alla loro sessualità come necessario componente della loro personalità, le persone consacrate devono avere un’amicizia intima con l’altro sesso per uno scambio di valori che è proprio a ciascun sesso, così da aiutare la crescita nella perfezione della carità. Molti religiosi e sacerdoti intrapresero questa avventura iniziando con lo scambio di valori spirituali e puramente umani. Ma dall’amicizia, al piacersi, all’affetto, all’amore, la “rispettosa” distanza fra i due sessi veniva spesso ridotta o eliminata. Siccome momenti di crisi e depressione nella vita consacrata non sono rari, prese forma l’idea di un’unione permanente nel matrimonio. Così scrive una vittima di questa ideologia: “ E’ difficile condividere la sofferenza senza espressioni d’amore ed è difficile condividere le sofferenze di un amico intimo dell’altro sesso senza diventare vulnerabile”. Aggiungete a questo il fatto che molti sacerdoti e religiosi erano spiritualmente ed umanamente immaturi. Troppi se ne andarono e altri rimasero vivendo una doppia vita. Se non avessero abbracciato l’ideologia qui esposta, molti, presto o tardi, avrebbero vinto i loro conflitti interiori. Dobbiamo anche ammettere che i metodi protettivi di formazione impedivano ai religiosi di rendersi conto che l’altro sesso poteva avere delle attrattive. Venendo in diretto contatto con le donne, gli uomini scoprirono questo fascino e cedettero. Il celibato è un dono, un carisma, non è soltanto una questione di disciplina ecclesiastica. Per questo dono dobbiamo rendere conto a Dio. Il vero problema non è il celibato ma la debole spiritualità poco nutrita dalla preghiera personale e dalla mortificazione. Crisi d’identità Un’altra conseguenza del processo di “svalutazione“ della realtà sovrannaturale nella vita sacerdotale e religiosa fu la perdita d’identità, che è parte dell’aspetto teologico della nostra vocazione. Chi è un sacerdote, un religioso? Ambedue le vite sono di origine sovrannaturale. Un tenue riferimento all’origine, una tentennante spiegazione delle loro realtà portò molti sacerdoti a vedere il loro operato come una professione; come pure portò molti religiosi principalmente fratelli e suore, ad identificare il loro carisma con il loro servizio, dimenticando il dono della condivisione di un aspetto della vita di Gesù. Perciò membri degli istituti dediti all’insegnamento, alla cura dei malati, o servizi sociali pensarono di poter dare lo stesso servizio senza l’onere della vita comunitaria e la professione dei voti. Alcuni di loro si sono adattati alla nuova vita, ma nella maggior parte sono stati sopraffatti da una vita per la quale non erano preparati. La Crisi della Fede. Il Concilio di Trento nel tentativo di preservare la fede ai tempi della Riforma dette chiare definizioni della Dottrina Cattolica. Il Concilio Vaticano non definì alcun punto nella maniera classica, benché descrivesse e proclamasse la dottrina cattolica. Molti problemi erano aperti ad essere discussi e ad ulteriori ricerche. Si sviluppò un pluralismo teologico all’interno della Chiesa Cattolica, non solo attraverso scuole teologiche diverse, ma anche attraverso dottrine che non erano soltanto contraddittorie di per sé, ma che andavano contro l’insegnamento dei Papi e gli altri 218
organi della Santa Sede. Inoltre, l’equivoco sul reale significato di ecumenismo portò alcuni docenti di Sacra Scrittura e teologia ad introdurre alcuni principi protestanti nell’insegnamento cattolico. Molti giovani sacerdoti, ed anche alcuni dei più anziani, che non avevano approfondito la teologia cattolica ne furono confusi e scelsero criteri soggettivi per interpretare il messaggio del Vangelo. Alcuni rifiutarono l’autorità della Chiesa come istituzione, altri si rifiutarono di credere nelle verità rivelate. Crisi di autorità Uno spirito democratico “ livellante” sfidò il ruolo dell’ autorità nella Chiesa. Molti sacerdoti e religiosi non sfidarono il ruolo d’autorità di per sé, ma l’autoritarismo di alcuni superiori; il modo in cui esercitavano la loro autorità, la mancanza di dialogo, di attitudine amorevole, di comprensione. La loro sfida era all’autorità come potere e non come servizio. Mentalità che può creare delle ambiguità. Il principio dell’ autorità civile Alcuni sacerdoti e religiosi avevano un’idea confusa circa la differenza fra l’origine dell’autorità in una società democratica e nella Chiesa. Nella teoria democratica la base dell’autorità risiede nel popolo attraverso libere, giuste e periodiche elezioni. E’ un procedimento necessario per identificare le persone che sono disposte e capaci di prendersi la responsabilità di dirigere, coordinare e unire tutte le attività del popolo verso il benessere comune. Papa Pio XII disse che un regime democratico in una società civile è un diritto naturale di tutti gli esseri umani ed è decretato dalla ragione umana. Quando asseriamo che l’autorità in una società deriva da Dio, intendiamo dire che: Dio ha creato l’uomo perché viva in una società: ma non esiste società senza autorità. Quindi l’autorità deriva da Dio e secondo l’ordinamento da lui stabilito. E’ questo nella mente di San Paolo “ Che tutte le persone siano soggette ad una autorità superiore. Perciò non c’è autorità se non da Dio. Perciò colui che resiste all’autorità, resiste alla disposizione ordinata da Dio” (Rom. 13 1:2) Vorrei precisare come segue: ciò che viene da Dio è l’ufficio dell’autorità e il suo ruolo: la persona di autorità è designata dai membri della società: la sua autorità viene anche da Dio, quando ne osserva i comandamenti. L’ Autorità nella Chiesa La Chiesa non è una società naturale; la dimensione religiosa è una realtà naturale negli esseri umani, ma non necessariamente nelle forma della Chiesa fondata da Cristo. La Chiesa è un dono gratuito del Signore agli uomini con una consistenza interna che la rende capace di arrivare alla sua giusta meta e di proseguire fino alla fine del mondo. I Cristiani fedeli non sono semplicemente “ il popolo” ma il “popolo di Dio”. Il senso di appartenenza al “popolo” è il senso di appartenenza a Dio. Ecco il Concilio Vaticano: “ L’origine e la crescita della Chiesa sono simbolizzati dal sangue e l’acqua che sgorgarono dal fianco trafitto di Gesù crocefisso.” (La Chiesa, n.3) “ Lo Spirito dimora nella Chiesa. Elargisce su di essa vari doni gerarchici e carismi e in questo modo la guida.” (La Chiesa n.4) L’autorità nella Chiesa non viene dal basso, è un dono dall’alto: noi possiamo decidere di rifiutare questo dono, ma una volta accettato e diventati parte della Chiesa, dobbiamo aderire alla sua consistenza e coerenza interiore.” “Colui che vi ascolta-disse Gesù agli Apostoli- ascolta me, e colui che rifiuta voi, rifiuta me, e colui che rifiuta me, rifiuta Colui che mi ha mandato” (Luca 10: 16). Nel suo addio agli anziani di Ephesus, San Paolo dice loro: “Vegliate su voi stessi e tutto il gregge sul quale lo Spirito Santo vi ha collocati come Vescovi, per guidare la Chiesa di Dio che ha conseguito con il suo stesso sangue”.(Atti 20:28) La sfida per coloro che detengono l’autorità nella Chiesa è l’esercizio del sincero e profondo senso di servizio, è l’utilità per le persone e le istituzioni. Le debolezza della formazione religiosa Non tutte le crisi dipesero dalla singola persona religiosa. Alcune derivarono direttamente dalla vita comunitaria stessa. La scuola spiritualistica ebbe le sue responsabilità; molte comunità 219
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sacralità dell’ordinazione e della consacrazione religiosa, il sacerdozio ecc. persero il loro<br />
significato; molti sacerdoti e religiosi non consideravano la loro vocazione come dono di Dio. Non si<br />
ricordavano ciò che aveva proclamato Gesù: “ Voi non avere scelto me, io ho scelto voi”.<br />
Credevano che la scelta fosse una loro decisione, perciò pensavano di servirsene non come<br />
amministratori ma come proprietari. Abbandonarla, quindi, poteva sembrare facilmente<br />
realizzabile. Per molti, comunque, questa decisione fu un passo molto sofferto, spesso solo dal<br />
punto di vista umano ma che facilmente scusavano, come se questa fosse stata una delle novità<br />
del Concilio Vaticano. La svalutazione dell’ordine sovrannaturale influenzò il concetto di peccato,<br />
principalmente del peccato individuale e di quelle realtà ad esso connesse come il purgatorio e<br />
l’inferno. I peccati sociali vengono visti solo dal punto di vista sociale e non morale.<br />
Castità consacrata<br />
Un bersaglio particolare di questa “ svalutazione” furono la verginità consacrata e il celibato.<br />
Questi sono spesso presentati come la privazione dei grandi valori umani necessari per la<br />
propagazione della specie umana. Una persona, così continua l’ideologia, non è biologicamente<br />
e psicologicamente completa senza l’intima compagnia dell’altro sesso. Per adempiere alla loro<br />
sessualità come necessario componente della loro personalità, le persone consacrate devono<br />
avere un’amicizia intima con l’altro sesso per uno scambio di valori che è proprio a ciascun<br />
sesso, così da aiutare la crescita nella perfezione della carità. Molti religiosi e sacerdoti<br />
intrapresero questa avventura iniziando con lo scambio di valori spirituali e puramente umani.<br />
Ma dall’amicizia, al piacersi, all’affetto, all’amore, la “rispettosa” distanza fra i due sessi veniva<br />
spesso ridotta o eliminata. Siccome momenti di crisi e depressione nella vita consacrata non<br />
sono rari, prese forma l’idea di un’unione permanente nel matrimonio. Così scrive una vittima<br />
di questa ideologia: “ E’ difficile condividere la sofferenza senza espressioni d’amore ed è<br />
difficile condividere le sofferenze di un amico intimo dell’altro sesso senza diventare<br />
vulnerabile”. Aggiungete a questo il fatto che molti sacerdoti e religiosi erano spiritualmente ed<br />
umanamente immaturi. Troppi se ne andarono e altri rimasero vivendo una doppia vita.<br />
Se non avessero abbracciato l’ideologia qui esposta, molti, presto o tardi, avrebbero vinto i<br />
loro conflitti interiori.<br />
Dobbiamo anche ammettere che i metodi protettivi di formazione impedivano ai religiosi di<br />
rendersi conto che l’altro sesso poteva avere delle attrattive. Venendo in diretto contatto con le<br />
donne, gli uomini scoprirono questo fascino e cedettero.<br />
Il celibato è un dono, un carisma, non è soltanto una questione di disciplina ecclesiastica. Per<br />
questo dono dobbiamo rendere conto a Dio. Il vero problema non è il celibato ma la debole<br />
spiritualità poco nutrita dalla preghiera personale e dalla mortificazione.<br />
Crisi d’identità<br />
Un’altra conseguenza del processo di “svalutazione“ della realtà sovrannaturale nella vita<br />
sacerdotale e religiosa fu la perdita d’identità, che è parte dell’aspetto teologico della nostra<br />
vocazione. Chi è un sacerdote, un religioso? Ambedue le vite sono di origine sovrannaturale. Un<br />
tenue riferimento all’origine, una tentennante spiegazione delle loro realtà portò molti sacerdoti a<br />
vedere il loro operato come una professione; come pure portò molti religiosi principalmente fratelli<br />
e suore, ad identificare il loro carisma con il loro servizio, dimenticando il dono della condivisione di<br />
un aspetto della vita di Gesù. Perciò membri degli istituti dediti all’insegnamento, alla cura dei<br />
malati, o servizi sociali pensarono di poter dare lo stesso servizio senza l’onere della vita<br />
comunitaria e la professione dei voti. Alcuni di loro si sono adattati alla nuova vita, ma nella<br />
maggior parte sono stati sopraffatti da una vita per la quale non erano preparati.<br />
La Crisi della Fede.<br />
Il Concilio di Trento nel tentativo di preservare la fede ai tempi della Riforma dette chiare<br />
definizioni della Dottrina Cattolica. Il Concilio Vaticano non definì alcun punto nella maniera<br />
classica, benché descrivesse e proclamasse la dottrina cattolica. Molti problemi erano aperti ad<br />
essere discussi e ad ulteriori ricerche. Si sviluppò un pluralismo teologico all’interno della Chiesa<br />
Cattolica, non solo attraverso scuole teologiche diverse, ma anche attraverso dottrine che non<br />
erano soltanto contraddittorie di per sé, ma che andavano contro l’insegnamento dei Papi e gli altri<br />
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