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Agostoni 1 - Storia dell'Istituto fino 1979.pdf

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Il Burundi<br />

Come il Rwanda, così il Burundi avevano fatto parte del Tanganyka dell’Africa Orientale<br />

Tedesca. Dopo la Prima Guerra Mondiale ambedue le nazioni furono affidate al Belgio come<br />

singola entità politica. I belgi limitarono i poteri dei re, abolirono la schiavitù e fecero del loro<br />

meglio per fare cessare la servitù degli Hutu. Nel 1959 in Ruanda, però, gli Hutu del Ruanda<br />

che erano il 90% della popolazione, durante una rivolta massacrarono migliaia di Tutsi mentre<br />

migliaia d’altri si rifugiarono nelle nazioni vicine.<br />

Nel 1961 si tenne un referendum che fu a favore della divisione dei due stati. Gli Hutu andarono al<br />

potere in Ruanda e i Tutsi nel Burundi. Un colpo di stato militare capeggiato da Michel Micombero,<br />

Tutsi, depose il re del Burundi nel 1960. fra il 1972 ed il 1973 gli Hutu si organizzarono nella lotta<br />

per i loro diritti come maggioranza (84%). I Tutsi, temendo un bagno di sangue come era<br />

accaduto nel Rwanda nel 1959, incitarono alla rivolta e massacrarono più 200.000 Hutu. Nel 1976<br />

Micombero fu deposto da Jean Baptiste Bagaza, che era ancora più anti-Hutu. Egli temeva<br />

l’influenza dei missionari e di alcuni sacerdoti locali i quali erano favorevoli ai diritti degli Hutu,<br />

perciò introdusse una politica che indeboliva la Chiesa cattolica e tendeva ad eliminare i missionari.<br />

In questo contesto, tutti i nostri confratelli furono espulsi dal Burundi nel 1977.<br />

Detta politica rese Bagaza molto impopolare e anch’egli fu deposto da un leader militare più<br />

moderato, Pierre Buyoya nel 1987. Furono tenute elezioni generali ed anche gli Hutu furono<br />

invitati a condividere il potere politico, benché il vero potere, quello militare è nelle mani dei<br />

Tutsi. Questa è la ragione della instabilità odierna: terrore, uccisioni rivolte.<br />

Il Kenya<br />

Le nostre responsabilità pastorali in questo paese non iniziarono che dopo l’indipendenza, è<br />

opportuno, però, dare dei cenni storici.<br />

Il 1 luglio 1895 il Kenya diventò ufficialmente colonia delle autorità britanniche che iniziarono a<br />

costruire la ferrovia nel 1896 da Mombasa e raggiunsero Entebbe nel 1901. Molti indiani furono<br />

portati lì per la costruzione della ferrovia e molti di loro si stabilirono sia in Kenya che in<br />

Uganda. Lentamente con il passare degli anni i coloni britannici divennero possessori di tre<br />

quarti dei terreni più fertili dell’altipiano.<br />

Giustamente insoddisfatti da questo stato di cose, gli africani iniziarono ad organizzarsi: la “<br />

Kikuyu Central Association” fu fondata nel 1925 con Jomo Kenyatta come Segretario il quale<br />

nel 1948 fondò il “ Kenya African Union”. Il suo scopo era di abolire le differenze razziali e<br />

acquisire parità di diritti politici.<br />

La questione della terra fece nascere l’insurrezione “ Mau Mau” che fu duramente repressa dal<br />

governo coloniale dal 1952 al 1957. 40.000 persone furono uccise e migliaia imprigionate, fra<br />

le quali lo stesso Kenyatta che divenne il Presidente del Kenya indipendente nel 1963. come<br />

leader del Kenya African National Union “ KANU”. Nel 1968 il suo partito fu dichiarato l’unico<br />

nella nazione e così è stato <strong>fino</strong> a poco tempo fa, quando il successore di Kenyatta, Daniel Arap<br />

Moi, nel 1988, a causa di pressioni internazionali, permise che si formassero altri partiti politici.<br />

Il sistema multi-partitico, comunque, non cambiò la mentalità dittatoriale di Arap Moi.<br />

Il Kenya non ebbe mai i disordini religiosi come in Uganda anche se un importante leader<br />

cattolico del “KANU” Tom Mboya fu ucciso in circostanze sospette nel 1969.<br />

Fino ad adesso, comunque, il Kenya è stato pacifico, permettendo a circa 120 Istituti religiosi<br />

internazionali di vivere e lavorare colà.<br />

La Conferenza Episcopale del Kenya, di recente ha denunciato apertamente la corruzione, il<br />

tribalismo e le pratiche malavitose che ci sono nel paese, spesso facendo appelli a Arap Moi e<br />

denunciando le sue responsabilità di questo increscioso stato di cose nel paese.<br />

La Chiesa e l’Indipendenza degli Stati Africani<br />

La Chiesa in generale né accettò ne condannò esplicitamente le potenze coloniali. Essa si<br />

accontentava di avere libertà di religione, di movimento, ospedali, attività di welfare, lo<br />

sviluppo di progetti, scuole di diverso livello e così via.<br />

Ciò nonostante il pensiero Cattolico ha sempre più sottolineato l’uguaglianza della persona umana<br />

che i governi coloniali apertamente o segretamente negavano.<br />

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