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Agostoni 1 - Storia dell'Istituto fino 1979.pdf

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MONS. EDOARDO MASON: un leader, solido, coraggioso, e dedicato. Limena (PD) 08/11/1903 –<br />

Verona 15/03/1989.<br />

Una volta in possesso del Certificato del Corso Coloniale, egli fu mandato negli Stati Uniti con il<br />

compito di aprire una comunità fra gli afro-americani. L’autore di “Defining Mission”<br />

(Definizione di Missione) (University Press of America 1999), Patricia Durcholz, nella sua storia<br />

dei Missionari Comboniani negli Stati Uniti, scrisse che nonostante il suo breve soggiorno negli<br />

USA, p. Mason aveva lasciato un segno:<br />

“Il suo diario ci lascia una figura indelebile di un uomo che ebbe il coraggio di esplorare una nazione<br />

a lui praticamente sconosciuta, con la necessaria audacia di presentare il suo caso ai più grandi<br />

leader della Chiesa americana, e con la determinazione di persistere nonostante le avversità incontrate.<br />

Mason sarebbe ritornato in America, ma solo con quei comboniani che poi lo accompagnarono.<br />

P. Amleto Accorsi, che aveva sopportato i rigori della vita nelle missioni dell’Africa, in<br />

seguito avrebbe ammesso che era stato più duro stabilire la fondazione comboniana in America.”<br />

Fu Vicario Apostolico di Wau del 1947 al 1964. Era orgoglioso di p. Ireneo Dud, il primo Vescovo<br />

africano delle nostre missioni. Ricordava ancora il giorno che Ireneo, allora solo un ragazzo, entrò<br />

nel seminario eludendo, quasi, sua madre la quale non voleva che suo figlio diventasse prete: “Se<br />

mio figlio entra in seminario,” aveva urlato la donna, “mi buttero nel fiume”.<br />

Durante la subdola persecuzione perpetrata dal governo di Khartoum, Mons, Mason fu sempre<br />

pastore coraggioso e intrepido difensore dei suoi missionari: “Sono io il responsabile dei<br />

missionari” diceva alle autorità sudanesi: “Se avete qualcosa contro di loro, venite da me, rispondo<br />

io per loro.”<br />

Nel 1958 mons. Mason dovette tornare in Italia per motivi di salute. Le autorità mussulmane<br />

rifiutarono di aderire alla sua richiesta di tornare a Wau nel 1960, per cui fu nominato a capo<br />

del nuovo Vicariato di El Obeid, dove ebbe il grande piacere di costruire la cattedrale. Nel 1964<br />

avvennero le famigerate espulsioni in massa e dovette di nuovo lasciare il Sudan.<br />

Siccome p. <strong>Agostoni</strong> stava pagando le rette scolastiche per circa trecento studenti sudanesi<br />

che frequentavano la scuola secondaria, il Vescovo Mason gli fece avere più di $ 60.000 U.S.<br />

dal 1965 al 1969. La maggior parte degli studenti provenivano da Equatoria non da Wau. Lo<br />

stesso missionario stava anche ricevendo aiuti da lui per assistere il defunto p. Saturnino<br />

Lohure ed altri rifugiati che lavoravano per la pace nel Sudan. Il coraggio da lui dimostrato<br />

nella lotta per i diritti del popolo e della Chiesa, nonché in difesa dei missionari era forte<br />

quanto quello dimostrato durante il periodo coloniale.<br />

In un rapporto inviato a Roma all’allora Delegato Apostolico mons. Matthews, dichiarava che i<br />

due Vescovi che le autorità coloniali più rispettavano erano mons. Blomjous dei Padri Bianchi in<br />

Tanzania e mons. Mason dei Missionari Comboniani nel Sudan. Non dimentichiamoci che i<br />

“contrasti” tra il vescovo Mason e le autorità britanniche nel Sudan sono passati alla storia del<br />

Bahr-el-Ghazal come “memorabili”.<br />

Il Vescovo era determinato a sostenere i diritti dei cristiani anche presso il governo<br />

mussulmano di Khartoum. Mons. Baroni paragona il suo confratello vescovo ad un nuovo Mosè<br />

che passò 40 anni della sua vita lottando per la liberazione del popolo del Sudan:<br />

“Negli anni nei quali i fondamentalisti islamici volevano distruggere la Chiesa, il Vescovo Mason<br />

fu un coraggioso difensore dei diritti dei Cristiani e di tutti gli oppressi. Fu testimone di<br />

vergognose ingiustizie e barbare uccisioni.<br />

Di volontà ferrea, leale e onesto, egli era particolarmente ordinato e diligente nei lavori che<br />

doveva svolgere. Grazie a queste sue qualità, poté dare un impulso decisivo<br />

all’evangelizzazione e la promozione umana. Anche il Concilio Vaticano II raccomandò queste<br />

metodologie.” (Baroni, Arcivescovo di Khartoum)<br />

Testimoni<br />

FRATEL GUGLIELMO RICHLY: acqua zampillante ma nascosta. Katowice – Polonia 1869 –<br />

Verona 12/05/1951.<br />

Se si volesse scrivere la vita di Frate Guglielmo basandosi unicamente sulle sue azioni e sul lavoro<br />

da lui svolto, basterebbero poche righe. Ma così facendo avremmo descritto il nostro fratello per<br />

quello che fece, non per quello che era. Essere è molto più importante che fare o avere.<br />

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