Agostoni 1 - Storia dell'Istituto fino 1979.pdf

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La missione chiude La Santa Sede concluse che il Vicariato dell’Africa Centrale era un territorio impossibile da mantenere e la chiuse come Missione indipendente. Coloro che erano rimasti o volevano restare, potevano farlo e sarebbero dipesi dal Vicario Apostolico d’Egitto che avrebbe preso cura del territorio dalla sua sede al Cairo. Fra il 1848 ed il 1863, 46 missionari erano morti nel Sudan, 24 fra il 1848 ed il 1860, 22 fra il 1861 ed il 1863, senza, per altro, essere riusciti a stabilire una struttura permanente, a dimostrare che la Missione aveva preso l'avvio. Dai racconti dello steso Vescovo Comboni, essi avevano fondato quattro stazioni missionarie e battezzato circa cento pagani, inclusi bambini. Nel 1867 gli unici missionari rimanenti erano un sacerdote e due laici a Khartoum e a Scellal. Gondokoro fra i Bari come pure Santa Croce fra i Dinka furono chiuse. 18

CAPITOLO TERZO Commenti sul periodo 1847 – 1862 - i primi 15 anni in retrospezione L’aspetto geografico Nella loro ricerca per un luogo idoneo alla fondazione di stazioni permanenti, i missionari si spostavano continuamente da un posto all’altro: si spostavano in aree lontane, rimanevano più a lungo e di conseguenza conoscevano i popoli che abitavano quelle terre meglio della maggior parte dei non indigeni. Il loro obiettivo era, ovviamente, non l’esplorazione come fine a se stessa, né avevano gli strumenti o i finanziamenti degli altri esploratori, tuttavia erano consci di essere dei pionieri. Osservavano metodicamente il clima, la vegetazione, e gli aspetti delle varie etnie, generosamente condividendo le informazioni raccolte con altri. Questo è un significativo aspetto collaterale della evangelizzazione sebbene non sia stata mai molto pubblicizzata. “Alla fine della nostra inchiesta ci parve ormai impossibile valutare i risultati delle esplorazioni sul Nilo senza far riferimento al ruolo svolto dai Missionari” (vedere Hill pag. 18) L’aspetto culturale - Le Lingue I missionari che si recarono nel Sudan furono i primi a mettere per iscritto le lingue che vi si parlavano. I Missionari che andavano alla Santa Croce, come Comboni, avevano preparato nel giro di due anni una grammatica Dinka corredata da un dizionario di circa 2000 parole, una grammatica Bari, ed un testo di religione elementare di circa 300 pagine. Furono anche i primi a stampare libri nelle lingue indigene del posto di modo che gli stessi indigeni potessero trarne profitto e saper leggere e scrivere. Fecero grandi sforzi per aprire scuole e dare un’istruzione tecnica: ovunque si fermassero essi insegnavano agli indigeni nuovi metodi nelle costruzioni, nell’agricoltura, falegnameria, ed anche la semplice cura della vita di famiglia. Con il passare degli anni i Missionari hanno speso enormi somme nel Sudan proprio a questo scopo. A differenza degli esploratori, i quali si rivolgevano ad un pubblico europeo come le Società geografiche o i loro governi, lo scopo dei missionari era lo sviluppo delle popolazioni locali. È giusto quindi ricordare che la maggior parte di loro morì e fu sepolto là, nelle tombe della missione, come segno della loro dedizione agli Africani, molte di esse sono ormai perdute. L’aspetto esistenziale I missionari erano spesso mal equipaggiati per affrontare L’Africa. All’inizio non avevano l’esperienza necessaria, e molti non vissero sufficientemente a lungo per averla. Inoltre, alcuni missionari (specie I Francescani austriaci) non tennero in nessun conto le esperienze dei loro predecessori. Benché i loro leader fossero a conoscenza della necessità di istruire i missionari e di condurli nel Sud del Sudan a tappe per abituarli al clima, il numero delle morti era talmente alto che ambedue i suggerimenti venivano spesso ignorati. Dal momento che desideravano stare vicino alla gente, si stabilivano in luoghi insalubri dove avevano poche probabilità di sopravvivenza. Ad ogni buon conto, la scienza medica allora aveva pochi rimedi efficaci contro le malattie che causavano la morte dei missionari. Preparazione I Volontari (spesso laici) venivano accettati con il minimo di discernimento e addestramento e così venivano mandati velocemente alle missioni. Questo era in parte dovuto al fatto che c’era un disperato bisogno di sostituire i morti nelle varie missioni. L’ambiente missionario richiedeva una vasta gamma di conoscenze e capacità che nessun corso poteva mai dargli: i missionari speravano di avere uomini adattabili piuttosto che altamente qualificati, e quindi facevano a meno di qualsiasi corso preparatorio. Infine i missionari erano sovente delle persone che vivevano alla giornata, intrepidi pionieri che si affidavano alla provvidenza: davano la possibilità di lavorare in Africa a chiunque avesse abbastanza coraggio di accettare la sfida. Conoscevano comunque le avversità che avrebbero dovuto affrontare (con le loro stesse mani seppellivano i loro amici uno dopo l’altro!) e perseverarono perché credevano di compiere il lavoro di Dio, e che un giorno un’Africa libera e una fiorente Chiesa sarebbe cresciuta dal seme 19

La missione chiude<br />

La Santa Sede concluse che il Vicariato dell’Africa Centrale era un territorio impossibile da<br />

mantenere e la chiuse come Missione indipendente. Coloro che erano rimasti o volevano<br />

restare, potevano farlo e sarebbero dipesi dal Vicario Apostolico d’Egitto che avrebbe preso<br />

cura del territorio dalla sua sede al Cairo.<br />

Fra il 1848 ed il 1863, 46 missionari erano morti nel Sudan, 24 fra il 1848 ed il 1860, 22 fra il<br />

1861 ed il 1863, senza, per altro, essere riusciti a stabilire una struttura permanente, a<br />

dimostrare che la Missione aveva preso l'avvio. Dai racconti dello steso Vescovo Comboni, essi<br />

avevano fondato quattro stazioni missionarie e battezzato circa cento pagani, inclusi bambini.<br />

Nel 1867 gli unici missionari rimanenti erano un sacerdote e due laici a Khartoum e a Scellal.<br />

Gondokoro fra i Bari come pure Santa Croce fra i Dinka furono chiuse.<br />

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