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Agostoni 1 - Storia dell'Istituto fino 1979.pdf

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P. Farè fece inoltre notare le grandi difficoltà incontrate dai missionari per ottenere visti<br />

d’ingresso. I primi sacerdoti entrarono perché il Presidente Aleman li fece entrare, facendo loro<br />

un favore, come membri di una società culturale italiana, e senza far loro pagare le tasse per<br />

l’immigrazione. Questi favori non poterono essere ottenuto in seguito e circa dieci confratelli<br />

(incluso il Prefetto Apostolico) non erano ancora in possesso di un passaporto regolare. I<br />

Missionari entravano nel paese come turisti, con l’obbligo di rinnovo del visto turistico ogni sei<br />

mesi, e di conseguenza con grande perdita di tempo e spreco di danaro.<br />

Per quanto riguarda il titolo di proprietà. La Costituzione messicana negava agli Istituti religiosi<br />

il diritto di proprietà; perciò tutti i seminari e istituti religiosi dovevano usare società anonime<br />

civili, con tutti i guai che ne derivavano. Solo nel 1995 la legislazione venne ufficialmente<br />

cambiata e le relazioni con la Santa Sede regolarizzate.<br />

Apertura nelle missioni indiane degli USA (1949)<br />

Al suo ritorno dal Messico, il Superiore generale si mise in contatto con il Vescovo Mons. Buddy<br />

di San Diego in California per chiedergli di aprire una Procura a San Diego per assistere i nostri<br />

confratelli nella California messicana, per la promozione vocazionale e per poter avere un<br />

qualche impegno missionario nella Diocesi.<br />

Il Vescovo offrì delle missioni fra gli indiani nella parte meridionale della Diocesi. Nel 1948 i<br />

nostri Padri celebrarono il Natale nelle missioni indiane di Pala, San Isabel e in altre cappelle<br />

(Boll. N. 29 del 1/3/49, pagina 826).<br />

Apertura in Brasile (1952) 3<br />

Era il 15 gennaio quando “a seguito delle grandi preoccupazioni del Santo Padre per il futuro<br />

religioso dell’America Latina, anche la nostra Direzione Generale pensò fosse suo dovere dire<br />

alla Sacra Congregazione Concistoriale che il nostro Istituto era in grado di accettare la cura<br />

spirituale di un territorio in Brasile, che potesse avere delle affinità con il servizio “ad gentes”<br />

che caratterizza il nostro Istituto, e nel contempo potesse rivelarsi vantaggioso per noi per<br />

quanto riguarda la promozione vocazionale. Ci fu un lungo negoziato prima di arrivare ad una<br />

decisione. Siamo convinti, tuttavia, che la richiesta corrispondesse agli scopi prefissi dalla<br />

Direzione Generale”.<br />

La Santa Sede (Sacra Congregazione Concistoriale) ci offrì la Prelazia di BALSAS, formata da<br />

una parte del territorio diviso dalla Diocesi di Caxias nello stato del Maranhão, Brasile<br />

settentrionale, con capitale San Louis sulla costa atlantica.<br />

Il 12 febbraio 1952 il nostro Consiglio generale accettò l’offerta. Il territorio a noi affidato era<br />

di 51.535 chilometri quadrati con una popolazione di 89.000 persone. Il territorio si trova<br />

all’interno del Brasile e le comunicazioni sono scarse: il terreno collinoso e il clima è piuttosto<br />

buono. La popolazione è cattolica ma mancano sacerdoti da molto tempo. I mestizos e i negri<br />

erano molto numerosi.<br />

A causa della dislocazione del nuovo campo di lavoro, lontano dalle vie di comunicazione, la<br />

Direzione generale si mise presto alla ricerca di un piéd-a terre sulla costa atlantica che<br />

servisse come punto d’appoggio con la Direzione Generale.<br />

Tramite la mediazione del Nunzio Apostolico del Brasile ci fu offerta la parrocchia di Serra nello<br />

stato e Diocesi di Espìritu Santo nelle vicinanze della città e Diocesi di Victoria. Ci furono<br />

affidati ambedue gli incarichi.<br />

P. Diego Parodi fu nominato leader del gruppo dei missionari per il Nord i quali, nel maggio del<br />

1952, arrivarono a Balsas. Leggiamo nel diario di quei giorni:<br />

“Balsas, un piccola cittadina di 5.000 anime: 10 % ricchi e il 90% poveri, senza parlare degli<br />

schiavi. Nell’intero territorio, c’è un solo sacerdote che ci ha accolti con grande entusiasmo. Ci<br />

siamo trovati nell’interno dell’America, che sembrava, però come essere in Africa. La gente ci<br />

vede non solo come sacerdoti ma veri amici che li aiuteranno a uscire dalla loro povertà sia<br />

spirituale che fisica.”<br />

3 Boll. N. 36 del 19/3/52 pag. 231<br />

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