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Agostoni 1 - Storia dell'Istituto fino 1979.pdf

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manifesta in modo eccezionale l’attività missionaria dell’Istituto in Africa nella prima metà del 20°<br />

secolo, e soprattutto del carisma apostolico di questo generoso figlio di Comboni. che il Signore ha<br />

ora ricompensato in Paradiso e che rimane per tutti noi il modello del vero missionario.<br />

P. Zambonardi fu sempre restio a battezzare i catecumeni. Per esempio, un giorno ne esaminò<br />

11 ma ne battezzò solo cinque. Sei dovettero rifare l’esame. P. Zambonardi introdusse le stesse<br />

restrizioni nel Mozambico. Voleva che coloro che entravano nella chiesa avessero una fondata<br />

moralità.<br />

Voleva, inoltre, che i giovani imparassero a leggere e scrivere. Pubblicava delle “Newsletter” e<br />

voleva che i Cristiani riuscissero a leggerle.<br />

Le condizioni a quei tempi erano veramente dure. Una volta scrisse alla sua famiglia di aver<br />

fatto un viaggio di 24 ore, per visitare i catechisti. Consumò un paio di scarpe perché dovette<br />

andare a piedi. A volte poteva usare una bicicletta, ma non sempre era possibile. Un’altra volta<br />

ricevette una lettera dal Superiore che gli chiedeva di andare a Rejaf nel Sudan- 300 chilometri<br />

a piedi. Ci mise 15 giorni per arrivare.<br />

Gli piaceva conoscere le tradizioni africane. Scisse nel suo voluminoso diario che fra i Bari del<br />

Sudan aveva trovato molte storie della Bibbia distorte. Per esempio, il serpente tentatore, i<br />

giganti, il diluvio..<br />

“Un giorno - scrive- rimasi veramente scioccato di sentire che la razza nera discende da un certo<br />

Kus. Egli cadde dal cielo durante il diluvio universale, e gli africani sono i suoi discendenti. Nella<br />

Bibbia Kus è il figlio di Cam.”<br />

FRATEL CLEMENTE SCHRÖER: Mite, paziente, di poche parole, un gran lavoratore.<br />

Keinsingen 1860– Verona 1942.<br />

Un tedesco di origine prussiana, Fratel Clemente si ricordava l’eroica fedeltà della sua famiglia<br />

per mantenere la fede cattolica. Fu ammesso ai Voti religiosi il 19 marzo 1892. Fu mandato nel<br />

Bahr-el-Ghazal dove visse anni terribile fra il 1904 ed il 1908, dove molti missionari morirono<br />

ed altri dovettero andarsene.<br />

Essendo un esperto del Nilo gli fu chiesto da mons. Geyer il 18 febbraio 1910 di portare i primi<br />

missionari che andavano da Khartoum all’Uganda, via Juba, sulla barca chiamata “Redentore”.<br />

Clemente era mite, paziente, ed attento. Oltre ad essere un marinaio, era anche abile infermiere,<br />

cuoco, coltivatore nonché provetto falegname ed intagliatore. La gente era piena di ammirazione<br />

quando lo guardava lavorare nella sua bottega. Dicevano “Quanti mestieri conosce questa gente di<br />

Khartoum! “primi ad essere convertiti dal suo comportamento furono i padri con i quali viveva. Di<br />

poche parole, metodico e riservato, attraeva i bambini. C’è un piccolo altare a Gulu nella cappella<br />

privata del Vescovo che è un ricordo di Fratel Clement... Un ricordo della sua bravura come<br />

intagliatore e della sua devozione al Santo Sacramento. Aveva scelto un legno pregiato e duraturo<br />

per la sua opera.<br />

Dopo vent’anni di vita missionaria la guerra gli giocò un brutto colpo; fu mandato in India nel<br />

campo Jakdah nell’Himalaia. P. Vignato scrisse così di lui:<br />

“Aveva il dono della fortitudine, non era mai demoralizzato, continuò con il suo lavoro di falegname<br />

anche in missione. Con il danaro che cercavo di fargli avere durante i primi mesi comprò una sega,<br />

una pialla ed altri arnesi che gli servivano per lavorare e così potersi fornire di generi di prima<br />

necessità. Dopo non volle che gli mandassi altro danaro e mi rimandava tutto quello che riceveva<br />

scrivendo che era contento con quello che aveva e che non gli serviva altro. Con la sua esemplare<br />

disciplina e docilità nel far avere coloro che si trovavano nel campo quanto poteva con il suo<br />

lavoro, si guadagnò la loro amicizia, Come premio gli fu data l’opportunità di recarsi presso i<br />

Gesuiti due volte a settimana, a due ore di cammino, per poter continuare le sue pratiche di pietà.<br />

Due anni dopo la guerra tornò nel suo paese natio. Scrisse soltanto: “14/02/1920, è arrivato il<br />

momento di tornare a casa, ad Essen”. Al momento della divisione dell’Istituto, non tutti i<br />

confratelli tedeschi erano contenti della divisione, toccava al superiore decidere su chi<br />

accettare, secondo il loro carattere. Quando Fratel Clement chiese di rimanere nell’Istituto<br />

italiano, fu subito accettato dal Superiore Generale.<br />

Dopo una breve vacanza presso la sua famiglia e un po’ di riposo a Verona fu mandato a Thiene<br />

come responsabile del laboratorio di falegnameria dove rimase per vent’anni. Quando si ammalò,<br />

andò a Verona dove celebrò i suoi cinquant’anni di professione. Morì il 20 giugno 1942 all’età di 82<br />

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