Agostoni 1 - Storia dell'Istituto fino 1979.pdf
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e dovette essere rimpatriato in Europa alla fine del 1859. I due rimanenti, i padri Beltrame e<br />
Dal Bosco partirono nel 1862 quando arrivarono i Francescani. Questi eventi segnarono la fine<br />
del coinvolgimento di Don Mazza nel Vicariato dell’Africa Centrale, ad eccezione di un alunno<br />
del Collegio, Daniele Comboni.<br />
Mons. Matteo Kirchner<br />
Propaganda Fide nominò successore di Knoblecher con il titolo di Pro Vicario P. Matteo<br />
Kirchner, un sacerdote tedesco. Quando Kirchner arrivò, più della metà dei missionari reclutati<br />
da Knoblecher erano già deceduti, e rimase con solo cinque uomini. Le prospettive di nuove<br />
vocazioni, inoltre erano ovviamente, molto poche; pochi volontari si facevano avanti data l’alta<br />
mortalità fra i missionari.<br />
L’istruzione degli africani in Europa segnò il passo con l’abolizione della tratta degli schiavi nel<br />
1854 in quanto diventò molto difficile far uscire i bambini dall’Africa attraverso l’Egitto. Nel<br />
Sudan, al contrario, lo schiavismo stava aumentando e gli africani non volevano mandare i loro<br />
figli alla missione temendo che sarebbero stati venduti come schiavi. Il clima e l’ambiente<br />
europeo, specialmente nel nord, a Verona, erano insopportabili per diversi africani che non<br />
sopravvissero, d’altro canto, coloro che si ambientarono bene non si sentivano più a loro agio<br />
in Africa.<br />
Mons. Kirchner prese una drastica decisione per salvaguardare la salute dei suoi missionari:<br />
rimosse tutti i missionari dal Sudan e aprì una nuova casa per loro a Shellal, appena oltre il<br />
confine nel Sud dell’Egitto. Shellal era un luogo molto più salubre di Khartoum, e sarebbe<br />
diventata la nuova sede dove istruire gli africani, e dove i missionari in arrivo avrebbero potuto<br />
abituarsi al clima. Da Shellal nei mesi fra settembre e maggio, quando il clima era più<br />
sopportabile, i missionari si recavano in missione verso sud a visitare quelle missioni che<br />
avevano temporaneamente abbandonato.<br />
Ma il piano non funzionò. Senza missionari, la stazione delle Missioni di Gondonkoro era stata<br />
sequestrata dai mercanti, quella della Sacra Croce era andata distrutta, mentre quella di<br />
Khartoum era in grave necessità di riparazioni. Per le ragioni esposte sopra, alla fine solo uno<br />
sparuto gruppo di giovani arrivò <strong>fino</strong> a Shellal. Nel frattempo, ad ottobre 1860 il numero dei<br />
missionari era ridotto a cinque.<br />
Con rammarico fu constatato che il sistema seguito <strong>fino</strong> ad allora per il reclutamento di<br />
volontari per il Vicariato non aveva funzionato e se la Missione doveva assicurarsi un regolare<br />
afflusso di personale essa doveva essere affidata ad un Istituto.<br />
Il tentativo Francescano<br />
Siccome i Francescani già operavano in Egitto, ed il Francescano P. Ludovico di Casoria si<br />
occupava dell’istruzione di giovani provenienti dal Vicariato dell’Africa Centrale a Napoli, la<br />
Provincia di Styria dell’ordine Francescano in Austria fu interpellata da Kirchner ed essa accettò<br />
la responsabilità della Missione. Mons. Kirchner ritornò alla sua diocesi in Germania ma si<br />
tenne in contatto con la missione <strong>fino</strong> alla sua morte, e, alla morte di Comboni gli fu anche<br />
offerto di diventarne responsabile, ma egli rifiutò.<br />
Fra il 1861 ed il 1863 i Francescani mandarono alla missione 51 missionari: otto sacerdoti, due<br />
seminaristi, nove fratelli, e 32 laici appartenenti al Terzo ordine.<br />
Senza tenere conto delle proposte fatte da Kirchner di restare in Shellal, il Superiore e Pro<br />
Vicario P. Giovanni Reinthaler, lasciò un prete e tre laici a Shellal a custodire la casa e si mise<br />
subito in viaggio per Khartoum e per Santa Croce aprendo anche 2 nuove stazioni missionarie.<br />
Entro cinque mesi dal loro arrivo nel Sudan 22 membri erano deceduti, incluso il loro leader P.<br />
Reinthaler, molti erano malati, e la maggior parte erano, naturalmente, scoraggiati. Nessun<br />
volontario voleva venire dall’Egitto o dall’Europa a prendere il posto di coloro che erano<br />
deceduti.<br />
Il Pro Vicario fu accusato di essere troppo esigente. C’era inoltre frizione fra i membri italiani e<br />
quelli austriaci della spedizione, riflettendo così le frizioni politiche fra Germania Austria ed<br />
Italia (Verona che era stata nell’impero Austriaco <strong>fino</strong> ad allora passò all’Italia nel 1866 alla<br />
fine della “Guerra dei Sette giorni”). Inoltre due terzi del gruppo erano laici poco preparati ad<br />
affrontare le terribili privazioni che la missione richiedeva. Erano preoccupati per le loro<br />
famiglie a casa, e poco uniti fra loro per essere un drappello di battaglia.<br />
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