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Agostoni 1 - Storia dell'Istituto fino 1979.pdf

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suo dovere: rimanere nella missione. Quando arrivarono i soldati, uscì dal suo nascondiglio<br />

mostrando loro un Crocefisso a significare che non era un nemico, ma un ascari lo colpì alla<br />

schiena con tre fucilate a distanza avvicinata su ordine di un ufficiale britannico, Era il 26 aprile<br />

1941.<br />

P. ARPE ANGELO (1886-1946) Un missionario pioniere nel difficile distretto di Bahr-el-Ghazal.<br />

Vi arrivò nel 1912 dove fondò la missione di Mboro nel 1925. Un cristiano, Rafael ebbe un<br />

litigio con Leone, il capo dei catechisti della missione che sospettava avesse una relazione con<br />

sua moglie. Il giorno della festività di “Tutti i Santi”, Rafael stava per uccidere Leone, ma non<br />

trovandolo, andò alla casa del Sacerdote e colpì P. Arpe con una lancia. Continuò nella sua<br />

ricerca e non trovando Rafael, tornò da P. Arpe che era stato solo ferito, e lo finì<br />

trapassandolo. Per porre fine alla follia omicida dell’assassino, il catechista Placido a sua volta<br />

uccise Rafael sempre con una lancia. Placido era il padre del Cardinale Arcivescovo Mons.<br />

Gabriel Zubeir di Khartoum.<br />

Testimoni<br />

P. GIUSEPPE ZAMBONARDI: un uomo per tutte le stagioni. Gardone Val Trompia (Brescia<br />

14/2/1884 – Arco 5/6/1970.<br />

P. Giuseppe Zambonardi potrebbe essere chiamato un uomo per tutte le stagioni a causa delle<br />

molteplici sue fondazioni.<br />

Nel 1911, al suo arrivo in Uganda, fondò la prima missione Palaro fra la gente Madi. In seguito<br />

lavorò con la tribù dei Logbara, le lingue di questi due popoli sono simili, ma molto difficili.<br />

Nel 1927, quando fu eretta la prefettura Apostolica di Bhar-el Gebel, fu il nominato Prefetto<br />

restando <strong>fino</strong> al 1938. Comunque portava solo il peso di quell’onore. Non amava la pubblicità e<br />

gli onori, e spesso lo si poteva trovare sporco d’olio sotto un camion che non funzionava, poco<br />

prima di farsi vedere dalla folla che lo attendeva, nei suoi vestimenti liturgici per una sua visita<br />

pastorale o per le cresime.<br />

A lui l’onore di aver fondato quattro nuove stazioni, l’aver iniziato la costruzione del Seminario<br />

di Okaru che diede molti sacerdoti sudanesi fra i quali piace ricordare la figura di Saturnino<br />

Lohore, sacerdote eroico e patriota, ucciso nel 1968, l’aver organizzato l’Azione Cattolica, e<br />

avviato la fondazione del Collegio per maestri e artigiani a Torit.<br />

Anche le comunità Cristiane aumentarono notevolmente di numero. Nel 1938 mons.<br />

Zambonardi dovette dare e sue dimissioni per svariate ragioni: la Prefettura di Bhar-el Gebel<br />

situata in territorio anglo-egiziano era gestita da missionari italiani e confinava con l’Etiopia<br />

che era stata occupata dagli italiani. Mons. Mlakic, di cui abbiamo già parlato, gli subentrò.<br />

Dopo una breve vacanza forzata, in Italia ricevette il permesso di partire per la Prefettura<br />

Apostolica di Gondar in Etiopia. Quando la città cadde in mani britanniche fu preso prigioniero<br />

assieme agli altri confratelli. Fu poi liberato con il permesso di recarsi a Khartoum ad aspettare<br />

tempi migliori.<br />

Poi qualcosa successe. La creazione del primo Cardinale del Mozambico Clemente Teodosio De<br />

Gouveia. In viaggio per Roma a ricevere il suo cappello cardinalizio, il nuovo Cardinale si fermò<br />

a Khartoum. L’incontro fortuito con i missionari Comboniani sfociò in un invito a recarsi nella<br />

sua Diocesi di Nampala nel Mozambico.<br />

Il cardinale aveva visto il magnifico lavoro che stavano svolgendo i nostri missionari, sacerdoti,<br />

Fratelli e Suore, nelle scuole e nelle chiese, e rimase fortemente colpito dalla grande crescita<br />

della comunità Cristiana.<br />

La Direzione generale non poteva trovare persona migliore alla quale affidare il nuovo compito<br />

che mons. Zambonardi. Ciò significò sette ulteriori anni di duro lavoro, con inoltre le sfide di<br />

imparare una nuova lingua, e abituarsi ad ambienti nuovi sia per lui che per i confratelli che lo<br />

affiancavano. Quando tornò in Italia nel 1953 per il Capitolo Generale gli fu affidata la<br />

responsabilità dei missionari Comboniani che lavoravano in Egitto. Lavorò in questo ultimo<br />

campo delle sue attività per ben sei anni.<br />

Ci lascia esempi del suo zelo illuminato e nel suo diario di 15 volumi c’è una documentazione che<br />

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