Agostoni 1 - Storia dell'Istituto fino 1979.pdf

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università romane. Fu acquistata una casa in Via S. Pancrazio, sul Gianicolo, da dove si poteva raggiungere a piedi l’università Urbaniana. Attualmente questa casa è utilizzata dai segretariati delle missioni e per dare assistenza ai confratelli di passaggio da e per le missioni. Nel 1936 fu acquistata una casetta a Londra vicino all’università per far sì che la frequenza ai corsi di specializzazione, in special modo il “Colonial Course” da parte di sacerdoti e Fratelli, fosse facilitata. Questo corso dava loro un Diploma per poter insegnare nelle scuole (vedere Bollettino n. 14 p. 425). Sviluppi nelle missioni Il 10 gennaio 1933 un nuovo territorio Ecclesiastico fu separato dal Vicariato di Khartoum. Fu chiamata “Missio sui juris” (cioè autonoma), di Kodok. Includeva tutte le stazioni che si trovavano nei territori delle tribù d Shilluk e i Nuer lungo il Nilo Bianco. Il Superiore della missione era p. Matteo Michelon che non aveva altri titoli ecclesiastici. Nel 1933 il Vescovo A. Stoppani si ritirò dal Vicariato del Bhar-el-Ghazal, andando ad abitare a Venegono, dove morì nel 1940. Il Vescovo R. Orler, un Assistente Generale fu nominato a sostituirlo. Nel 1934 la Prefettura Apostolica del Nilo equatoriale fu innalzata a Vicariato ed il Vescovo Negri che fino ad allora era stato Vicario Generale dell’Istituto fu nominato Vicario apostolico. Fu consacrato Vescovo a Brescia il 1 maggio 1935. Mons. Vignato si ritirò al Cairo: il suo zelo ed impegno missionario era stato molto apprezzato dai padri Bianchi e Missionari di Mill Hill che lavoravano in Uganda. Durante questo periodo di riposo, scrisse due interessanti libretti: una collezione di suggerimenti e questioni dottrinali di teologia Missionaria (1936) per i giovani missionari. Una collezione dottrinale sul Sacramento del Battesimo per i missionari in Africa (1936). I due libretti devono, ovviamente essere aggiornati, ma rimangono un contributo di grande valore per la Metodologia di Evangelizzazione, sicuramente utile per tutti i missionari. P. Pierli, quando divenne Superiore Generale, ne fece un riassunto per tutti, e raccomandò di leggerlo e di rifletterci. p. Vittorino Cona ne fece un riassunto in inglese. In Etiopia Nel 1936 p. Simoncelli inviò una petizione alla Sacra Congregazione per le Chiese Orientali per avere un territorio in Etiopia. Il 1° agosto la Sacra Congregazione concesse un vasto territorio attorno alla città storica di Gondar, a nord di Addis Abeba. Un gruppo di missionari guidati da p. Rizzi arrivarono a destinazione verso la fine dello stesso anno. Mons. P. Villa che nel 1935 era stato chiamato a fungere da Cappellano Militare per le truppe italiane di base a Mogadishu arrivò a Gondar come Prefetto Apostolico il 17 ottobre 1937. Furono aperte 10 missioni in poco tempo. Fra i missionari, p. Alfredo Delai, di stanza a Socota, fu ucciso durante la Guerra di Liberazione (26.4.1941). Gondar Gondar, nel nord ovest dell’Etiopia, è la capitale della Provincia di Begemdir. Un tempo fu anche la capitale della nazione. Si trova a circa 2300 metri sopra il livello del mare, a circa 30 chilometri dal Lago Tana. La città funge da centro commerciale per la fertile regione che la circonda ed è situata sulla strada che porta da Asmara ad Addis Abeba. Il Collegio per la Salute Pubblica della città, fa parte dell’Università Hailè Selassiè I. Gondar fu capitale dell’Etiopia dal 17° al 19° secolo. Era un piccolo villaggio quando l’Imperatore Fasilidas (che regnò dal 1632 al 1667) la scelse come sua capitale. Nella città ci sono diversi castelli e chiese molto ben conservati, i quali, assomigliano a fortezze medioevali e mostrano una forte influenza portoghese. Gli edifici più famosi sono quelli costruiti durante il regno di Fasilidas ed i suoi successori – Giovanni (1667-1682) e Lyasu il Grande (1682-1706) Gondar divenne famosa per la sua architettura e attività letterarie. Lo spirito nazionalistico nella sua arte e architettura annunciava lo sviluppo dell’Etiopia moderna. 158

La città fu saccheggiata e incendiata diverse volte durante le guerre civili del 18° e 19° secolo. Declinò rapidamente quando l’Imperatore Teodoro trasferì la capitale a Mandale a metà del 19° secolo. Gondar fu occupata dagli italiani nel 1936. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu catturata dagli inglese nel 1941. Testimoni FRATEL GIOSUÈ DEI CAS: un cuore d’oro dentro un’apparente rudezza. Pialta - Sondrio 1880 – Wau – Sudan 1932. San Francesco d’Assisi era solito dire che ognuno di noi ha dei valori nascosti che appaiono specialmente in certe occasioni. Questo è proprio il caso di Fratel Giosuè. A casa era molto disponibile e pronto a prestarsi volontario per le differenti necessità della parrocchia. Il parroco assecondava, perciò, la sua volontà di farsi sacerdote. Un padre Comboniano, p. Paolo Silvestri, il quale divenne Vicario Apostolico di Khartoum, parlando al gruppo dei giovani della parrocchia, disse: “il raccolto è abbondante ma i mietitori sono pochi”. Questa era l’ispirazione che Giosuè cercava. Aveva 25 anni senza però aver ricevuto nessuna istruzione dopo la scuola elementare. Decise di diventare Fratello, in quanto era, per lui, l’unico modo per essere missionario. Si recò presso la casa madre di Verona, ma il suo profondo valore non si evidenziò nel ristretto circolo dei novizi del tempo. Data la sua rudezza esteriore il Superiore non gli permise di prendere i voti né la veste ma, considerate le sue ottime qualità morali, il superiore lo tenne come ausiliare. Nel 1907 lo mandarono nel Sudan fra gli Shilluk. Al suo ritorno in Italia ebbe la gioia di emettere i suoi primi voti il 1° novembre 1921, dopo solo un anno di noviziato. Vivendo fra i poveri e bisognosi ebbe modo di far emergere il suo buon cuore nascosto dalla sua apparente rudezza. Le diverse stazioni missionarie potevano testimoniare sulla sua umiltà e generosità. Un giorno, era circa il 1925, frate Giosuè scoprì di aver contratto la lebbra. Ebbe un momento di sorpresa e tristezza. Non era la terribile malattia a fargli paura, ma il pensiero di non poter più lavorare fra i suoi africani. Quando venne a sapere che il Superiore gli aveva trovato un posto in una colonia di lebbrosi della missione fu di nuovo felice. “La mia malattia non è più una croce, è una benedizione. Adesso posso essere missionario più di prima”. Prima dell’apertura del Lebbrosario di Wau i lebbrosi venivano cacciati - non facevano parte della vita comunitaria, e spesso, a causa del nauseabondo fetore che avevano venivano bruciati e torturati con la benzina. Le loro pene erano alleviate dalla tenera cura data loro dai missionari. Fratel Giosuè entrò nel lebbrosario di Khormalan, vicino a Wau il 10 ottobre 1928. Scrisse: “Dio mi ha dato questa malattia come una piccola croce e l’abbraccio serenamente. Passo le giornate con i miei fratelli neri e parlo loro dell’amore di Dio. Ma quello che mi rende veramente felice è questo: Ogni giorno un sacerdote arriva da Wau per celebrate la santa Messa. I padri mi hanno detto che ci daranno un bellissimo tabernacolo, così avrò sempre Dio a me vicino. Non posso desiderare altro. Non è un Paradiso?. Chi è più felice di me?” Passò i rimanenti anni della sua vita ad istruire i lebbrosi. Un confratello scrisse: “Il portico della sua casetta potrebbe essere comparato ad un albero pieno di uccellini cinguettanti che giocano felici. I bambini del lebbrosario gli erano particolarmente affezionati ed li amava con l’affetto e la tenerezza di una madre.” Quando si rese conto che stava per morire disse “È meglio che io muoia e che i missionari più forti e giovani vivano più a lungo”. Un altro Fratello, Alberto Corneo, era a letto con la febbre nera che uccideva, allora, molti missionari. Ciò che chiese Fratel Giosuè si avverò: morì, ma Fratel Corneo visse per altri cinque anni fino a che non contrasse di nuovo la terribile febbre. I lebbrosi persero un amico, i loro figli persero un padre coloro che erano scoraggiati persero la luce della speranza; i sofferenti un segno d’amore. Aveva il vangelo in fronte, l’amore di Dio nei suoi occhi. La voce che circolava nel lebbrosario era “È morto un santo, non abbiamo più un amico nella capanna pronto ad ascoltarci”. Possa riposare in pace! 159

università romane. Fu acquistata una casa in Via S. Pancrazio, sul Gianicolo, da dove si poteva<br />

raggiungere a piedi l’università Urbaniana. Attualmente questa casa è utilizzata dai segretariati<br />

delle missioni e per dare assistenza ai confratelli di passaggio da e per le missioni.<br />

Nel 1936 fu acquistata una casetta a Londra vicino all’università per far sì che la frequenza ai<br />

corsi di specializzazione, in special modo il “Colonial Course” da parte di sacerdoti e Fratelli,<br />

fosse facilitata. Questo corso dava loro un Diploma per poter insegnare nelle scuole (vedere<br />

Bollettino n. 14 p. 425).<br />

Sviluppi nelle missioni<br />

Il 10 gennaio 1933 un nuovo territorio Ecclesiastico fu separato dal Vicariato di Khartoum. Fu<br />

chiamata “Missio sui juris” (cioè autonoma), di Kodok. Includeva tutte le stazioni che si<br />

trovavano nei territori delle tribù d Shilluk e i Nuer lungo il Nilo Bianco. Il Superiore della<br />

missione era p. Matteo Michelon che non aveva altri titoli ecclesiastici.<br />

Nel 1933 il Vescovo A. Stoppani si ritirò dal Vicariato del Bhar-el-Ghazal, andando ad abitare a<br />

Venegono, dove morì nel 1940. Il Vescovo R. Orler, un Assistente Generale fu nominato a<br />

sostituirlo.<br />

Nel 1934 la Prefettura Apostolica del Nilo equatoriale fu innalzata a Vicariato ed il Vescovo<br />

Negri che <strong>fino</strong> ad allora era stato Vicario Generale dell’Istituto fu nominato Vicario apostolico.<br />

Fu consacrato Vescovo a Brescia il 1 maggio 1935.<br />

Mons. Vignato si ritirò al Cairo: il suo zelo ed impegno missionario era stato molto apprezzato<br />

dai padri Bianchi e Missionari di Mill Hill che lavoravano in Uganda. Durante questo periodo di<br />

riposo, scrisse due interessanti libretti:<br />

una collezione di suggerimenti e questioni dottrinali di teologia Missionaria (1936) per i giovani<br />

missionari.<br />

Una collezione dottrinale sul Sacramento del Battesimo per i missionari in Africa (1936).<br />

I due libretti devono, ovviamente essere aggiornati, ma rimangono un contributo di grande<br />

valore per la Metodologia di Evangelizzazione, sicuramente utile per tutti i missionari. P. Pierli,<br />

quando divenne Superiore Generale, ne fece un riassunto per tutti, e raccomandò di leggerlo e<br />

di rifletterci. p. Vittorino Cona ne fece un riassunto in inglese.<br />

In Etiopia<br />

Nel 1936 p. Simoncelli inviò una petizione alla Sacra Congregazione per le Chiese Orientali per<br />

avere un territorio in Etiopia. Il 1° agosto la Sacra Congregazione concesse un vasto territorio<br />

attorno alla città storica di Gondar, a nord di Addis Abeba. Un gruppo di missionari guidati da<br />

p. Rizzi arrivarono a destinazione verso la fine dello stesso anno. Mons. P. Villa che nel 1935<br />

era stato chiamato a fungere da Cappellano Militare per le truppe italiane di base a Mogadishu<br />

arrivò a Gondar come Prefetto Apostolico il 17 ottobre 1937. Furono aperte 10 missioni in poco<br />

tempo. Fra i missionari, p. Alfredo Delai, di stanza a Socota, fu ucciso durante la Guerra di<br />

Liberazione (26.4.1941).<br />

Gondar<br />

Gondar, nel nord ovest dell’Etiopia, è la capitale della Provincia di Begemdir. Un tempo fu<br />

anche la capitale della nazione. Si trova a circa 2300 metri sopra il livello del mare, a circa 30<br />

chilometri dal Lago Tana.<br />

La città funge da centro commerciale per la fertile regione che la circonda ed è situata sulla<br />

strada che porta da Asmara ad Addis Abeba. Il Collegio per la Salute Pubblica della città, fa<br />

parte dell’Università Hailè Selassiè I.<br />

Gondar fu capitale dell’Etiopia dal 17° al 19° secolo. Era un piccolo villaggio quando<br />

l’Imperatore Fasilidas (che regnò dal 1632 al 1667) la scelse come sua capitale. Nella città ci<br />

sono diversi castelli e chiese molto ben conservati, i quali, assomigliano a fortezze medioevali<br />

e mostrano una forte influenza portoghese. Gli edifici più famosi sono quelli costruiti durante il<br />

regno di Fasilidas ed i suoi successori – Giovanni (1667-1682) e Lyasu il Grande (1682-1706)<br />

Gondar divenne famosa per la sua architettura e attività letterarie. Lo spirito nazionalistico<br />

nella sua arte e architettura annunciava lo sviluppo dell’Etiopia moderna.<br />

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