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Agostoni 1 - Storia dell'Istituto fino 1979.pdf

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a) P. Ryllo aveva chiesto al Vescovo Casolani di tornare a Roma con le notizie circa il progresso<br />

fatto e per recuperare la salute, e a P. Vinco fu dato il compito di reperire danaro. Fu in questa<br />

occasione che P. Vinco visitò l’Istituto di Don Mazza e tanto impressionò il giovane Comboni. La<br />

partenza di Casolani e Vinco lasciò la Missione con solo due sacerdoti, i Padri Knoblecher e<br />

Pedemonte. Per salvare la Missione il Superiore Generale dei Gesuiti mandò soccorsi – due<br />

preti, Padri Repetti e Zara e Fratello Olivio che arrivarono a Khartoum nel marzo del 1949<br />

b) Quando nel 1949 P. Vinco, tornò Knoblecher lo prese con se e con P. Pedemonte si misero<br />

in viaggio verso sud su di una barca presa a nolo, aggregandosi ad un gruppo di mercanti di<br />

avorio, alla ricerca di altri luoghi dove far sorgere missioni. Arrivò <strong>fino</strong> il villaggio Bari di<br />

Logwek, nelle vicinanze di Gondokoro, a circa 1000 miglia a sud di Khartoum e meno di 200<br />

miglia dai confini dell’Uganda sul 4° parallelo Latitudine Nord. Nessun europeo era arrivato così<br />

lontano.<br />

Inizialmente furono ricevuti dal Capo del villaggio, ma alla fine, a causa di stratagemmi<br />

adottati dai mercanti, perpetrati su istigazione delle autorità di Khartoum, non fu loro<br />

permesso restare e dovettero tornare a Khartoum.<br />

Il viaggio convinse P. Vinco che le prospettive di evangelizzazione fra i Bari erano buone, ma<br />

sarebbe stato molto costoso e i missionari avrebbero dovuto recarsi là indipendentemente da<br />

mercanti e funzionari governativi.<br />

c) Cercando appoggio in Europa, nel 1859 P. Knoblecher vi torno per una raccolta di fondi.<br />

Trovò gli Stati Papali nel bel mezzo di sommosse politiche e lo stesso Papa in esilio a Gaeta<br />

(nov. 1848- aprile 1850).Non essendo in grado di dare aiuti finanziari, Propaganda Fide<br />

suggerì di chiudere la Missione, almeno per il momento. Il pensiero generale a Roma era che la<br />

Missione di Khartoum era troppo costosa da mantenere e che nulla di buono ne sarebbe venuto<br />

fuori.<br />

Knoblecher, comunque trovò aiuti in Austria. Chiese all’Imperatore di porre la Missione sotto la<br />

protezione del governo austriaco, come appendice della Missione egiziana.<br />

Per protezione s’intende che il governo austriaco di norma chiedeva ai governi locali di<br />

garantire ai suoi protetti un passaggio senza incidenti e di sorvegliare sulla sicurezza personale<br />

dei missionari, controllare che non fossero molestati nel loro ministero e che i loro seguaci non<br />

fossero perseguitati per la loro fede. Faceva in modo inoltre, di non dover pagare dazi per<br />

quanto importato. I funzionari austriaci avrebbero curato gli interessi dei missionari nel paese<br />

dove soggiornavano, e avrebbe inoltrato danaro, corrispondenza e quant’altro, ricevuto per<br />

loro conto.<br />

Il cardinale Massaia, forse a causa della influenza francese chiamò questa protezione la<br />

“austrificazione” della missione. Il console britannico a Khartoum, il sig. Petherick, si unì alla<br />

protesta asserendo che l’Austria usava i missionari per convertire il Nilo Bianco e farne una<br />

colonia Austriaca (vedere Smith, “Le Origini della Missione dell’Africa Centrale”, P. 139 – Idem.<br />

Mc Ewan, P. 44.).<br />

La Protezione si manifestò inoltre attraverso l’Associazione Mariana, (“Marien Verein”)fondata<br />

da Knoblecher per il reclutamento di missionari e la raccolta di denaro. È ovvio, comunque che<br />

da quel momento le opinioni austriache dovevano essere prese in seria considerazione nella<br />

scelta del Superiore, e preferibilmente la maggior parte dei missionari avrebbero dovuto essere<br />

di provenienza austro – tedesca. Il Comitato centrale dell’Associazione, inoltre, doveva essere<br />

tenuto continuamente aggiornato su tutto quanto succedeva. Alcuni osservatori credettero di<br />

vedere in questa Protezione un’alleanza dissacrante fra la Chiesa ed il governo austriaco; però<br />

l’Austria non ebbe mai ambizioni coloniali sul Sudan, ed i missionari furono sinceramente grati<br />

per l’aiuto dato loro.<br />

d) Alla Missione fu accordata la Protezione austriaca il 17 marzo 1851. Il Console austriaco in<br />

Khartoum, il barone Muller, il quale aveva messo in grave imbarazzo la Missione fu sostituito.<br />

La somma di 1.000 fiorini fu donata per liberare gli schiavi ed i Vescovi di tutte le province<br />

austriache furono invitati dall’Imperatore ad organizzare collette di danaro per la Missione.<br />

L’associazione Mariana (“Marien Verein”), fu costituita lo stesso anno a Vienna provocando<br />

grande interesse da parte dei missionari. Aveva sedi nelle maggior parte delle province<br />

dell’Impero e pubblicava relazioni provenienti dalla Missione per i suoi “Annali”. I suoi membri<br />

erano fra i cinque ed i seimila, e durante i primi dieci anni della sua esistenza raccolse 387.432<br />

Fiorini ma dopo questo periodo languì e declinò a causa delle molte morti tra i missionari e le<br />

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