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Agostoni 1 - Storia dell'Istituto fino 1979.pdf

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MONS. PAOLO TRANQUILLO SILVESTRI un camminatore lento ma perseverante un<br />

infaticabile lavoratore per la Chiesa in Uganda e nel Sudan. Livigno (SO) 11/04/1876- +<br />

Rebbio (CO) 22/01/1949.<br />

Entrò nel seminario di Como dove conobbe mons. Roveggio, Vicario Apostolico dell’Africa<br />

Centrale. La prima volta fu scosso dal lavoro missionario. Fu ordinato sacerdote nel 1901 ed<br />

entrò nel Noviziato a Verona nel 1905. Due anni più tardi era già in Africa nella missione di<br />

Kayango (Bahr-el-Ghazal).<br />

I suoi particolari talenti, la sua salute, il suo buon umore erano quanto necessitava in quelle<br />

missioni difficili da gestire da ogni punto di vista e che richiedevano tatto nella conduzione.<br />

I confratelli ammiravano la sua attività apostolica così da prenderla come esempio e emularla.<br />

L’unica cosa di lui che non approvavano era la sua noncuranza sulla necessità di cibo e riposo.<br />

Fu mandato a Khartoum North come procuratore delle Missioni, quando ebbe inizio la Prima<br />

Guerra Mondiale. Il personale tedesco non era ben visto a causa della guerra, la sua prudenza<br />

e la sua serenità gli furono di grande aiuto a sedare i bollenti spiriti politici.<br />

Il 1 marzo 1920 fu nominato Superiore della missione perciò trasferì la sua residenza a Gulu.<br />

Qui fece un ottimo lavoro: visitava le stazioni e i catecumenati con ogni mezzo a sua<br />

disposizione, incoraggiando, consigliando, e stimolando il personale a fare sempre di più. Fece<br />

migliaia di chilometri a piedi o in bicicletta, che, dovette spesso spingere. Le storie che<br />

circolavano sui suoi viaggi alle montagne di Imotong e Didinga divennero celebri.<br />

Alla fine di un anno passato in Italia a recuperare la salute (soffriva di mal di testa, insonnia e<br />

mancanza di appetito), l’8 novembre 1924 fu nominato Vicario Generale di Khartoum. Partì nel<br />

mese di febbraio 1925 e fece il suo ingresso a Khartoum a marzo. Avrebbe preferito vivere la<br />

vita dura di frontiera delle missioni, ciò nonostante affrontò le sue nuove responsabilità con<br />

successo. Nello steso periodo furono aperte le stazioni di Atbara, Port Sudan e il Collegio<br />

Comboni a Khartoum. Queste imprese furono storiche per le nostre missioni sudanesi.<br />

La sua salute peggiorava rapidamente costringendolo a dimettersi. Si ritirò nel nostro<br />

seminario di Rebbio dove morì.<br />

MONS. FRANCESCO SAVERIO BINI: saggio, intelligente e prudente nelle pubbliche<br />

relazioni. Medicina, (Bologna) 26/01/1886- Venegono (Varese) 11/05/1953.<br />

Nel Capitolo del 1925 fu eletto Assistente Generale e nel 1928 Vicario generale. Durante<br />

questo periodo p. Bini lavorò molto per aumentare il numero delle Scuole Apostoliche sotto la<br />

direzione di P. Meroni, fondandone 5 in Italia.<br />

Nel gennaio del 1931 mons. Bini si trovava già nel suo Vicariato a Khartoum. In quel periodo la<br />

missione non aveva grande prestigio a causa delle strutture piccole ed inadeguate. Con l’arrivo<br />

di mons. Bini le cose cambiarono radicalmente e iniziò a fiorire. Entro pochi anni fu in grado di<br />

inaugurare la cattedrale, completare la casa vescovile, aumentare il numero delle scuole,<br />

costruire nuove chiese e abitazioni per i sacerdoti in Atbara e Port Sudan. Aprì El Obeid e<br />

ampliò Omdurman. Tutto ciò lo fece con prudenza, con intelligenza, e rispetto per le diverse<br />

nazionalità. Era in buoni rapporti con le autorità civili e militari, e aveva fiducia nei suoi<br />

collaboratori. Nel suo 20° anniversario come Vescovo (1950) il Santo Padre mostrò la sua<br />

soddisfazione nominandolo “Assistente al Soglio”, titolo molto considerato nel Vaticano.<br />

Mons. Bini rimase a Khartoum finché la salute glielo permise Morì nella nostra casa di<br />

Venegono l’11 maggio 1953 durante una vacanza in Italia consigliata dai medici.<br />

È difficile calcolare quanto la prudenza e l’abilità di mons. Bini abbiano influito nelle sue<br />

relazioni con le differenti nazionalità con cui era in contatto, riuscendo a mantenersi in buone<br />

relazioni con loro, in special modo con le autorità civili e militari che mostrarono rispetto e<br />

fiducia nei suoi confronti, anche durante la Seconda Guerra Mondiale.<br />

Era un uomo tutto d’un pezzo del quale ci si poteva fidare ciecamente. Un amico e consigliere<br />

al quale ci si poteva rivolgere per qualsiasi consiglio. Conversava piacevolmente ed era anche<br />

un abile mimico. La sua pietà e le virtù erano solide. La sua serenità era profonda specie nei<br />

momenti di sofferenza e lotta.<br />

Tuttavia, la caratteristica più rilevante della sua vita deve essere rilevata nell’amore per la sua<br />

vocazione missionaria e per la Congregazione, per la quale visse e lavorò, anche quando<br />

divenne Vicario Apostolico.<br />

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