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Agostoni 1 - Storia dell'Istituto fino 1979.pdf

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Altre norme furono emanate dal Consiglio Generale per aiutare i missionari, incoraggiare la<br />

carità, la preparazione del personale ed il mantenimento del voto di povertà. Norme<br />

riguardanti coloro che lasciavano le missioni (Circolare n. 17)<br />

PADRE GIUSEPPE AMILCARE BEDUSCHI un impavido pioniere, missionario entusiasta<br />

Milano 1874 – Detwok – Sudan Meridionale 1924.<br />

Padre Giuseppe è un tipico esempio di missionario Comboniano, vibrante ed impavido. Un<br />

infaticabile fondatore di stazioni missionarie, entusiasta animatore in patria, esemplare nel suo<br />

tenero amore per gli africani e i confratelli.<br />

Formato nei seminari milanesi (1887-1895). Si innamorò dell’Africa sin da giovane, perciò<br />

chiese di essere ammesso come membro dei missionari Comboniani. Lasciò la sua casa senza<br />

chiedere il permesso dei genitore che amava veramente, e senza dire dove andava. Andò a<br />

Verona dove studiò teologia e iniziò il suo noviziato.<br />

Suo padre si trovò un giorno a Verona per affari e si insospettì di quello che stava facendo il<br />

figlio e andò a cercarlo in San Giovanni in Valle. Quando seppe quello che suo figlio stava<br />

facendo egli si infuriò e gridò “Bugiardo, traditore!” e se ne andò senza aggiungere altro.<br />

Il Novizio, affranto, scrisse una lunga lettera piena di affetto ai genitori, chiedendo che<br />

capissero la sua scelta chiedendo il loro affetto e perdono che ricevette dopo un pò di tempo.<br />

Fu ordinato prete nell’agosto del 1899 e a settembre dello stesso anno si trovava già al Cairo a<br />

studiare l’arabo. Nel 1901 accompagnò p. Roveggio a Lul. Fu il primo a studiare la lingua<br />

Shilluk, e contribuì molto alla costruzione della missione e all’aumento della produttività nei<br />

campi della gente, insegnando come irrigare i campi, l’uso dei buoi e dell’aratro per arare la<br />

terra ecc.<br />

Nel 1902 p. Roveggio lo volle con se come compagno per il suo secondo viaggio verso<br />

l’Equatore per fondare altre missioni.<br />

Nel 1903 fece arrivare le Suore <strong>fino</strong> a Lul e nel 1904 fondò la stazione missionaria di Tonga.<br />

Nel 1911 fu mandato in Uganda per aiutare nella fondazione della missione di Gulu. Fondò<br />

anche la stazione missionaria a Minakulu. Nel 1915 si recò a Kitgum anche là per aiutare nella<br />

fondazione della missione. Presenziò al Terzo Capitolo nel 1919 e rimase in Italia per<br />

animazione missionaria <strong>fino</strong> al 1922.<br />

Nel 1923 tornò fra gli Shilluk dove fondò la stazione di Detwok e ivi morì il 10 novembre 1924.<br />

Padre Beduschi non si accontentava solo di fondare missioni anche se in questo compito<br />

eccelleva; la sua principale preoccupazione ed azione era l’evangelizzazione. Non mancò mai di<br />

impartire una lezione di catechismo, e traeva speciale conforto da quelle impartite ai giovani<br />

che amava e di cui si curava. Insegnava il catechismo con passione, spiegandolo con<br />

semplicità. Si occupava dei malati con amore sincero.<br />

Quando, nel 1917, la missione di Gulu fu chiusa per ordine governativo, a causa del vaiolo, egli<br />

chiese di poter rimanere fra i malati, incurante del pericolo. Era sempre sensibile ai loro<br />

bisogni. Gli piaceva amministrare battesimi in “articulo mortis” (in pericolo di morte).<br />

Nei due periodi che si trovò in Italia dal 1909 al 1911 e dal 1919 al 1922, fu come un<br />

medicante per i suoi fratelli e sorelle africani.<br />

Per l’animazione missionaria egli visitò tutte le parrocchie più importanti nelle diocesi di Milano<br />

e Como. I suoi giorni di visita erano sempre preceduti da un’ora di adorazione, confessione e<br />

comunione per le necessità delle missioni. Terminava la sua giornata con una conferenza e<br />

proiezioni serali.<br />

Egli era solito insistere molto sulle preghiere. Nei seminari parlava molto a proposito della<br />

perseveranza nella vocazione.<br />

Istituì e formò comitati missionari nelle principali città d’Italia. Continuava a chiedere ai gruppi<br />

di lavorare affinché si potessero fondare e mantenere le missioni.<br />

A Roma due parrocchie si presero cura delle Missioni di Torit (Sudan) e di Moyo (Uganda), a<br />

Bologna della Missione di Opari (Sudan), a Padova della Missione di Angal (Uganda), a Milano<br />

della Missione di Detwok (Sudan)e a Verona della Missione di Rejaf (Sudan). Si tenne sempre<br />

in stretto contatto con i comitati e i parroci delle parrocchie, La sua animazione missionaria fu<br />

tale da rimanere a lungo nei cuori di coloro che lo ascoltarono ammirando il suo zelo e il suo<br />

entusiasmo.<br />

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