Agostoni 1 - Storia dell'Istituto fino 1979.pdf
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suo inviato per una inchiesta approfondita e con rammarico permise la separazione. A questo punto, il Vescovo Geyer, interpellato dalla Santa Sede, dette il suo benestare alla separazione. La scelta su con chi stare fu lasciata ai singoli membri ed alcuni di loro di origine germanica decisero di restare comunque con la FSCJ, da allora chiamata “I veronesi”. Al momento della separazione questi erano 148 mentre i membri del MFSC erano 54. La separazione giuridica, da parte della Santa Sede ebbe luogo il 27 luglio 1923. La convenzione finanziaria per la divisione dei beni ebbe luogo più tardi (importante specialmente per le proprietà del Cairo). In conclusione, si possono trovare interessanti alcuni stralci del giornale di p. Crazzolara già citato. “La maggior parte dei membri di origine germanica furono internati in un campo per stranieri al Cairo per quattro anni. Non si parlò mai di una separazione, e se così fosse stato, “ l’informatore” fra di loro che aveva riportato alcune faccende piuttosto spiacevoli al Superiore Generale, non avrebbe, certamente mantenuto la bocca chiusa”. Difatti i confratelli di lingua tedesca volevano solo una provincia in senso canonico, rimanendo all’interno della congregazione e non una separazione che invece poi fu forzata dai sentimenti contrari mostrati poi contro di loro. Difatti, p. Meroni dovette rifiutare personale tedesco che desiderava restare con la FSCJ, altrimenti non ne sarebbero restati che pochi con il nuovo Istituto. Per P. Meroni e i suoi collaboratori la separazione era ormai diventata un’ossessione. I padri di lingua tedesca continuavano a ripetere: “Verona ci ha dato il benvenuto dalla porta e adesso ci butta fuori dalla finestra! …” Attenzione: Dalla fine della prima Guerra Mondiale, perduta dalla Germania contro gli inglesi e i loro alleati, ai missionari di origine germanica non era permesso recarsi nelle colonie britanniche. In una lettera all’Arcivescovo di Westminster, Cardinale Browne, il Ministero Indiano degli Affari Esteri gli chiese di informare il Vaticano di questa decisione, benché fosse probabile che il governo tedesco chiedesse di rivedere la questione. Il 19 maggio 1919, il Cardinale informò la Segreteria di Stato inviando una lettera di copertura. Nella sua lettera, espresse l’opinione che non sarebbe stato saggio premere sul governo britannico perché in quel momento l’opinione pubblica era alquanto risentita a causa del trattamento ricevuto dai prigionieri di guerra da parte del governo tedesco. Ciò nonostante, mons. Geyer, voleva insistere di mandare missionari non italiani a Khartoum. Su suggerimento di un certo mons. Kelly, il Vaticano gli chiese di non spingere la sua richiesta. Insistere avrebbe portato a misure ancora più aspre. L’insistenza di mons. Geyer era dovuta alla sua amicizia personale con il Governatore di Khartoum il signor Stack. Difatti, Stack gli aveva permesso di recarsi in Europa nella primavera del 1921 e di tornare con il suo segretario, un sacerdote tedesco. Il signor Stack si recò in vacanza in Inghilterra e nel frattempo mons. Geyer ricevette il verdetto finale dal Ministero degli Affari Esteri britannico che confermava quanto già stabilito: i missionari tedeschi non potevano tornare a Khartoum. IL VESCOVO GEYER passò quanto rimaneva dell’anno 1921 su una collinetta non lontano dal Mar Rosso, chiamata Sinkat. Qui, il clima era più salubre e il vescovo poté riposare come si meritava. (Vedere “Passione per l’Africa” di p. Mario Cisternino MCCJ – Roma 2001 pag. 614-617). IL Vescovo tornò a Roma nella primavera del 1922. Una volta ritiratosi egli mise in atto un piano che aveva concepito durante la Prima Guerra Mondiale,. Nel suo libro “50 Jahre Ausluddentsehe Missionarbeit” (50 anni di lavoro missionario fatto da un cittadino tedesco all’estero) a pagina 159 egli scrisse: “Come già avevo fatto durante la guerra, anche adesso utilizzo il mio tempo libero per fare piani per fondate un centro di formazione per il lavoro pastorale fra i tedeschi all’estero. Questo era l’apostolato che immaginavo di fare durante le conversazioni con il Governatore Generale. Gli sviluppi della situazione a Khartoum mi facevano capire che la Divina Provvidenza mi spingeva a non indugiare oltre e mettere in pratica la mia risoluzione.” (traduzione di Fr. Antonio Ellinger) La Conferenza dei Vescovi Tedeschi di Fulda approvò le sue idee. Lo applaudirono e promisero di approvare i suoi piani. Con l’inflazione alle stelle, era inconcepibile chiedere fondi in Germania. Il vescovo Geyer pensò ai fratelli in Nord America che si erano dimostrati grandi 120
enefattori delle nazioni europee all’indomani del Primo Conflitto Mondiale. All’inizio del 1923, egli si recò negli Stati Uniti. Trovò grande comprensione fra gli americani di origine tedesca i quali accettarono i suoi piani e contribuirono con generosità per il buon esito del piano. Il Vescovo Geyer rimase 18 mesi negli Stati Uniti, parlò con 21 vescovi e 400 parroci. Presentò il suo problema a 170 assemblee parrocchiali e in 175 scuole, istituzioni e società collegate alla Chiesa. Quei diciotto mesi furono colmi di duro lavoro, tuttavia la generosità mostratagli lo colpì molto. Non erano i ricchi a dar lui i loro contributi, ma la gente semplice. E questo lo commosse ancora di più. Rasserenato e fortificato dall’esperienza egli fondò “l’Istituto degli Angeli Custodi” Sarebbe stata una comunità religiosa di sacerdoti e fratelli. Egli favoriva una particolare devozione al Santissimo Sacramento e alla Madonna. Negli anni fra il 1926 ed il 1934, la comunità si sviluppò abbastanza bene fino ad arrivare a più di cento membri ed aspiranti. Dal 1933, la casa madre fu stabilita a Banz in Franconia sul fiume Mainz. Da qui i missionari furono mandati in tutto il mondo. Nel 1934 il primo sacerdote missionario fu mandato a San Paolo in Brasile. Il Vescovo Geyer aveva fondato la Società degli Angeli Custodi con grande entusiasmo e impegno. All’inizio, tutto sembrava andare per il meglio, ma la Seconda Guerra Mondiale portò alla fine della Società. IL Vescovo Geyer morì a Roma il 2 aprile del 1943 e fu sepolto nella Chiesa di Banz, in una cappella collocata sotto la torre Nord. Le notizie sopra riportate sono stralci di un articolo scritto sul Vescovo Geyer da p. Anton Ellinger. Sviluppi in Europa La Revisione della Costituzione (1924) e del Direttorio generale (1928) secondo il Diritto Canonico del 1917 e l’introduzione della causa di Beatificazione del Vescovo Comboni. (1927) Nuove Case di formazione: P. Meroni ne incrementò il numero per il futuro sviluppo delle missioni. I seguenti Seminari Minori furono aperti: Thiene * (1919) per candidati destinati a diventare fratelli, dedicato a San Giuseppe. Ellwangen /Josefstal (1925), Bad Margentheim (1920)**, Trento (1926)* Venegono (16/7/1921), noviziato; dedicato alla Sacra Famiglia; Sulmona** (30/04/1927), Troia * (1927), Riccione ** (1928), Carraia ** (1931) trasformato in “Liceo Comboniano” nel 1958 e Padova (1931)* dedicato a San Giuseppe. 1 Sviluppi nelle Missioni 1. P. Tranquillo Silvestri (1877-1949) fu nominato Vicario Apostolico di Khartoum (8-11-1924). 2. Nel 1923 fu eretta una nuova Prefettura Apostolica con sede a Gulu chiamata Nilo Equatoriale, comprendeva l’Uganda Settentrionale e Bhar-el-Gebel nel Sudan. Mons. Vignato ne è il Prefetto Apostolico. Sarebbe poi diventato Vicariato Apostolico nel 1934 con Mons. Angelo Negri e Diocesi nel 1953 con il Vescovo Mons. G. B. Cesana. 3. Dalla Prefettura del Nilo Equatoriale, nel 1927 fu distaccata la prefettura del Bhar-el-Gebel con Mons. Giuseppe Zambonardi Prefetto Apostolico. Divenne Vicariato nel 1951 con il Vescovo Mons. Sisto Mazzoldi e Archidiocesi nel 1975 affidata al clero locale. Il primo Arcivescovo fu Mons. Ireneo Dud, già vescovo della Diocesi di Rumbek. 4. A seguito della creazione della Provincia Settentrionale in Uganda da parte del governo, i distretti Lango e Karamoja furono affidati al Vicariato del Nilo Equatoriale con sede a Gulu vicino al nuovo centro amministrativo del Governo. La missione di Lira (Lango) fu fondata nel 1930 da P. Casari e Fratel Chiavegato. Nel distretto di Karamoja, la missione di Kangole fu fondata nel 1933 da P. Molinaro e Fratello Lorandi, essi furono raggiunti da P. Luigi Moizi più avanti. 5. Nel 1930 il Vescovo Silvestri si ritirò e Mons. Francesco Saverio Bini fu nominato Vicario Apostolico di Khartoum. 6. Un Direttorio per le Missioni fu pubblicato nel 1931 (Bolla n. 5 p. 114.) che era più strutturale che pastorale. Era comunque stato preventivamente approvato da Propaganda Fide il 20 novembre 1930. 1 Le case contrassegnate con * hanno cambiato la loro funzione, con ** sono state vendute. 121
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suo inviato per una inchiesta approfondita e con rammarico permise la separazione. A questo<br />
punto, il Vescovo Geyer, interpellato dalla Santa Sede, dette il suo benestare alla separazione. La<br />
scelta su con chi stare fu lasciata ai singoli membri ed alcuni di loro di origine germanica decisero<br />
di restare comunque con la FSCJ, da allora chiamata “I veronesi”. Al momento della separazione<br />
questi erano 148 mentre i membri del MFSC erano 54.<br />
La separazione giuridica, da parte della Santa Sede ebbe luogo il 27 luglio 1923. La<br />
convenzione finanziaria per la divisione dei beni ebbe luogo più tardi (importante specialmente<br />
per le proprietà del Cairo).<br />
In conclusione, si possono trovare interessanti alcuni stralci del giornale di p. Crazzolara già<br />
citato.<br />
“La maggior parte dei membri di origine germanica furono internati in un campo per<br />
stranieri al Cairo per quattro anni. Non si parlò mai di una separazione, e se così fosse<br />
stato, “ l’informatore” fra di loro che aveva riportato alcune faccende piuttosto spiacevoli<br />
al Superiore Generale, non avrebbe, certamente mantenuto la bocca chiusa”.<br />
Difatti i confratelli di lingua tedesca volevano solo una provincia in senso canonico, rimanendo<br />
all’interno della congregazione e non una separazione che invece poi fu forzata dai sentimenti<br />
contrari mostrati poi contro di loro.<br />
Difatti, p. Meroni dovette rifiutare personale tedesco che desiderava restare con la FSCJ,<br />
altrimenti non ne sarebbero restati che pochi con il nuovo Istituto. Per P. Meroni e i suoi<br />
collaboratori la separazione era ormai diventata un’ossessione. I padri di lingua tedesca<br />
continuavano a ripetere: “Verona ci ha dato il benvenuto dalla porta e adesso ci butta fuori<br />
dalla finestra! …”<br />
Attenzione: Dalla fine della prima Guerra Mondiale, perduta dalla Germania contro gli inglesi e<br />
i loro alleati, ai missionari di origine germanica non era permesso recarsi nelle colonie<br />
britanniche. In una lettera all’Arcivescovo di Westminster, Cardinale Browne, il Ministero<br />
Indiano degli Affari Esteri gli chiese di informare il Vaticano di questa decisione, benché fosse<br />
probabile che il governo tedesco chiedesse di rivedere la questione.<br />
Il 19 maggio 1919, il Cardinale informò la Segreteria di Stato inviando una lettera di copertura.<br />
Nella sua lettera, espresse l’opinione che non sarebbe stato saggio premere sul governo<br />
britannico perché in quel momento l’opinione pubblica era alquanto risentita a causa del<br />
trattamento ricevuto dai prigionieri di guerra da parte del governo tedesco.<br />
Ciò nonostante, mons. Geyer, voleva insistere di mandare missionari non italiani a Khartoum.<br />
Su suggerimento di un certo mons. Kelly, il Vaticano gli chiese di non spingere la sua richiesta.<br />
Insistere avrebbe portato a misure ancora più aspre.<br />
L’insistenza di mons. Geyer era dovuta alla sua amicizia personale con il Governatore di<br />
Khartoum il signor Stack. Difatti, Stack gli aveva permesso di recarsi in Europa nella primavera<br />
del 1921 e di tornare con il suo segretario, un sacerdote tedesco.<br />
Il signor Stack si recò in vacanza in Inghilterra e nel frattempo mons. Geyer ricevette il<br />
verdetto finale dal Ministero degli Affari Esteri britannico che confermava quanto già stabilito: i<br />
missionari tedeschi non potevano tornare a Khartoum.<br />
IL VESCOVO GEYER passò quanto rimaneva dell’anno 1921 su una collinetta non lontano dal Mar<br />
Rosso, chiamata Sinkat. Qui, il clima era più salubre e il vescovo poté riposare come si meritava.<br />
(Vedere “Passione per l’Africa” di p. Mario Cisternino MCCJ – Roma 2001 pag. 614-617).<br />
IL Vescovo tornò a Roma nella primavera del 1922. Una volta ritiratosi egli mise in atto un<br />
piano che aveva concepito durante la Prima Guerra Mondiale,. Nel suo libro “50 Jahre<br />
Ausluddentsehe Missionarbeit” (50 anni di lavoro missionario fatto da un cittadino tedesco<br />
all’estero) a pagina 159 egli scrisse:<br />
“Come già avevo fatto durante la guerra, anche adesso utilizzo il mio tempo libero per fare piani<br />
per fondate un centro di formazione per il lavoro pastorale fra i tedeschi all’estero. Questo era<br />
l’apostolato che immaginavo di fare durante le conversazioni con il Governatore Generale. Gli<br />
sviluppi della situazione a Khartoum mi facevano capire che la Divina Provvidenza mi spingeva a<br />
non indugiare oltre e mettere in pratica la mia risoluzione.” (traduzione di Fr. Antonio Ellinger)<br />
La Conferenza dei Vescovi Tedeschi di Fulda approvò le sue idee. Lo applaudirono e promisero<br />
di approvare i suoi piani. Con l’inflazione alle stelle, era inconcepibile chiedere fondi in<br />
Germania. Il vescovo Geyer pensò ai fratelli in Nord America che si erano dimostrati grandi<br />
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