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Agostoni 1 - Storia dell'Istituto fino 1979.pdf

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particolare quelli accaduti al di fuori del nostro Istituto portarono alla divisione. In effetti, nessuno,<br />

né gli austriaci, né gli italiani la desideravano.<br />

Padre Crazzolara, allora ancora cittadino austriaco, quando era studente a Brixen – Milland<br />

scrisse nel suo giornale: “a Brixen abbiamo professori esterni sia ecclesiastici che laici. Ogni<br />

tanto sentiamo parlare della possibilità che noi qui a Milland dovremmo separarci dagli italiani.<br />

Non ho mai sentito nessuno reagire in modo positivo a questo suggerimento” (Crazzolara di p.<br />

Cisternino: ricerca.)<br />

Ecco alcuni fatti in ordine cronologico.<br />

P. Johannes Dichtl (nato 1857 sepolto in Austria 1889)<br />

Membro dell’Istituto Comboni e a lui molto vicino, lo assisté nelle ultime ore della sua vita. P.<br />

Dichtl era convinto che tante difficoltà che l’Istituto doveva affrontare durante quegli anni<br />

erano perché la sede dell’Istituto era a Verona. Egli era convinto che in tempi di tribolazione,<br />

causata dagli abitanti di Verona, fra i quali il Cardinale Canossa, il Comboni volesse una casa<br />

lontano da Verona; e fu per questa ragione che accettò l’offerta della casa a Sestri in Liguria.<br />

P. Dichtl, inoltre osservava che la presenza in Verona da parte dell’esercito austro-ungarico<br />

<strong>fino</strong> al 1866 poteva far pensare che i suoi abitanti non vedessero gli austriaci di buon occhio.<br />

Di conseguenza p. Dichtl decise che all’Istituto Comboni avrebbe giovato se fosse stato<br />

trasformato in un Istituto Austriaco per le Missioni all’Estero con la Casa Madre in territorio<br />

austriaco.<br />

l 26 giugno 1884, presentò il suo piano all’Imperatore austriaco Francesco Giuseppe a cui l’idea<br />

piacque tanto da promettere di aiutarlo in tutti i modi possibili. Lo stesso disse l’Arcivescovo di<br />

Vienna.<br />

P. Dichtl presentò il piano di sua iniziativa senza previa consultazione con il Cardinale di<br />

Canossa, mons. Sogaro, p. Sembianti, Superiore dell’Istituto di Verona. L’unica persona che ne<br />

era al corrente e che aveva informato era il Cardinale Simeoni, Prefetto di Propaganda Fide.<br />

Interferenze del Governo Austriaco<br />

La proposta di p. Dichtl non ebbe ripercussioni sui confratelli, tuttavia, l’ambiente cattolico<br />

austriaco ne fu influenzato come abbiamo detto in precedenza. Il governo iniziò a pretendere i<br />

suoi diritti sulla missione “austriaca”: I vescovi austriaci erano disposti a fondare un seminario<br />

missionario. Questa pretesa ebbe la sua influenza sulla fondazione di Brixen (1896)<br />

Una differente formazione<br />

Non si può negare che allora la formazione variava da una regione all’altra influenzando le relazioni<br />

interpersonali delle varie nazionalità specialmente nei territori di missioni. La formazione spirituale<br />

impartita a Verona a quei tempi non poteva evitare l’influenza della mentalità piuttosto chiusa che<br />

impregnava l’atmosfera religiosa del luogo, una mentalità bigotta che Comboni stesso aveva<br />

denunciato. Al contrario, l’atmosfera che regnava nel grande impero austro-ungarico era in grado<br />

di creare un più profondo senso di appartenenza, che però era anche nazionalista.<br />

Il cambiamento da Istituto a Congregazione.<br />

La maggior parte dei missionari presenti al Cairo erano di nazionalità tedesca o austriaca, essi non<br />

ricevettero informazioni tempestive circa i cambiamenti che si avveravano e non ebbero modo di<br />

usufruire delle nuove strutture che si stavano approntando. Essi ne furono rammaricati e non<br />

accettarono di buon grado il nuovo stile di vita e la totale dipendenza dei missionari dai Superiori<br />

Religiosi (Gesuiti) di Verona. L’atteggiamento del Vescovo Sogaro e l’appoggio dell’Austria, come<br />

abbiamo visto in precedenza, aggravarono notevolmente la situazione.<br />

Accordo o disaccordo interno?<br />

In occasione dell’apertura delle missioni in Uganda, il Vescovo Geyer voleva che le nuove missioni<br />

fossero affidate non a italiani ma a missionari scelti dal tipo di formazione da lui impartita a Brixen.<br />

La ragione di questa scelta era quella di poter dare ai confratelli austriaci e tedeschi, che si<br />

trovavano per la maggior parte nel Sudan Settentrionale, la possibilità di essere soddisfatti del loro<br />

apostolato dato che avrebbero lavorato fra la popolazione nera ben disposta a ricevere il<br />

messaggio Evangelico. Il Vicario Apostolico inoltre, aveva notato le discrepanze esistenti e forse<br />

anche la discriminazione in atto da ambedue le parti. Se P. Vianello fosse stato d’accordo, il<br />

Vescovo sarebbe stato contento, ma non fu così. Questi voleva comunità miste che sarebbero<br />

state sapientemente guidate da P. Albino Colombaroli, suo ex novizio.<br />

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