Agostoni 1 - Storia dell'Istituto fino 1979.pdf

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Come etnologo p. Giorgetti è internazionalmente conosciuto per la sua profonda conoscenza degli Azande. Tre dei suoi libri lo testimoniano “La Superstizione Zande”: il titolo non è appropriato in quanto il libro contiene materiale che non ha molto a che fare con il titolo. “La Morte fra gli Zande del Sudan” con testo in inglese che ebbe miglior fortuna del primo. “Non siamo cannibali”, il suo ultimo lavoro pieno di interesse antropologico e storico che stava scrivendo in inglese negli ultimi giorni della sua vita. I tre libri assieme costituiscono un monumento significativo alla cultura del popolo Azande. Oltre a vari articoli pubblicati in Nigrizia, tre articoli furono pubblicati in riviste di fama internazionale come “Africa” e “ Gli Annali Lateranensi” 2 PADRE STEFANO SANTANDREA (1904-1990) Un’enciclopedia vivente. Per festeggiare il suo ottantaseiesimo compleanno, il 16 febbraio 1990, il bibliotecario della Direzione Generale, p. Alessandro Trabucchi (+1997), preparò una mostra di tutte le sue pubblicazioni e la bibliografia di tutti i suoi scritti. La mostra fu visitata dai Superiori Maggiori, confratelli e scolastici e fu un tributo, che meritava fosse fatto prima di allora. I visitatori rimasero sbalorditi del lavoro svolto da quell’umile, silenzioso e semplice p. Santandrea. Scrisse 150 libri e opuscoli, tutti riguardanti argomenti di etnografia. Tutto questo senza contare gli innumerevoli articoli scritti per riviste specializzate, la maggior parte dei quali in inglese, nonché le relative traduzioni. Valutare tutti i suoi scritti non è facile. Fu ritenuto una grande autorità per tutto quello che riguardava l’Africa le sue opinioni erano richieste ed apprezzate da studiosi di tutto il mondo. Ebbe modo di approfondire le sue conoscenze quando fu nominato bibliotecario della Congregazione a Roma. Agli ammiratori delle sue opere lui rispondeva sempre: “La cosa non ha molto valore. Spero che Gesù Cristo abbia pietà di me e dei miei trent’anni di lavoro Egli dia la priorità alla mia preferenza per i vecchi e gli abbandonati e per i lebbrosi ed in particolare per gli anni trascorsi a Khor–Malang con Fratello Giosuè e quando ero solo.” Il suo lavoro nel campo dell’etnologia e la linguistica è apprezzato anche dagli stessi africani. Un certo Luis Omodo, suo vecchio studente ha scritto un libretto dopo 35 anni che p. Santandrea non era più nel Sudan: - Ci insegnò la Vita evangelica come modo di vivere e ci incoraggiò a camminare lungo la strada della bontà, dello sviluppo e del progresso. - Con le sue ricerche ha salvato la cultura africana - Scrisse molte cose utili per il nostro benessere e la nostra crescita - Egli fu il nostro pioniere ed animatore in ogni campo. - Sarà sempre ricordato nel Bahr-el-Ghazal: si consumò per noi, quindi egli è nostro, è uno di noi. - Fu sempre fedele e preciso in tutti i suoi compiti: possa Dio ricompensarlo con la vita eterna. - Si prendeva cura di noi con affetto e serenità. Possa egli continuare ad essere il nostro custode e protettore anche dal Cielo. - Non lo piangiamo, lo invochiamo come padre e protettore del Bahr-el-Ghazal. - Possa il Signore Gesù essere benedetto per avercelo mandato. Amen. 3 Altri missionari scrissero semplici grammatiche e piccoli dizionari: p. Maccagnan (1905-1978) nella lingua Lugbara. P. Malandra nella lingua Acholi (1905-1973) Mons. A. Tarantino (1908- 1990) in lingua Lango. P. Nebel (1888-1981) nelle lingue Dinka e Didinga, ecc. MONS. A. GASPARINI (1913) - una Pentecoste di lingue. Ex Vicario Apostolico di Awasa, Sud Etiopia. Egli deve essere menzionato per il suo grande interesse nello studio delle lingue locali. Egli studiò le lingue per capire e conoscere la mentalità e la cultura di quei popoli. Egli imparò anche il russo per capire la liturgia orientale. Imparò l’inglese, il francese ed il tedesco, usando queste lingue nelle sue lettere ai benefattori; il greco e l’ebraico moderno lo aiutarono a capire meglio la Bibbia. Iniziò a studiare l’arabo nelle scuole superiori: ciò gli permise di 2 vedere Bollettino, ib. 3 Vedere Bollettino n. 170. pagine 34-53. 114

imparare a memoria i versetti del Corano che studiò con tre commenti differenti. Con tale preparazione linguistica, egli imparò, non senza difficoltà la lingua etiope più antica – Ge-ez. La sua grande mente approfondì anche l’Amharico e la lingua del Tigrai.Nel 1960 scrisse la storia dell’Etiopia nella lingua Amharica. I seguenti scritti testimoniano la sua inculturazione: - La grammatica della Lingua Sidamo. Awasa 1978 (ciclostilata). - Grammatica Gujj, Awasa (ciclostilata) - Dizionario Sidamo/inglese, pagine 362, EMI Bologna. - Grammatica Pratica della lingua GedÈo con esercizi. Prima parte, Awasa 1985 (ciclostilata) - Grammatica GedÈo: parte seconda; proverbi, Pagine del Vangelo, racconti folcloristici, Awasa 1985 (ciclostilata) - Grammatica GedÈo: LINT università di Trieste, 1994 Ciclostilata. Tradizioni ed Usanze Oltre ai Padri Crazzolara, Giorgetti e Santandrea, molti altri missionari hanno scritto saggi sulle tradizioni ed usanze africane: p. Zambonardi, p. Molinaro, p. Pedrana sulle tribù sudanesi e Ugandesi. Altri libri sono stati scritti da Mons. A, Negri (+1949) p. Pellegrini (+1988) e p. Zanoner (+2000) sulle usanze degli Acholi dell’Uganda Settentrionale. Proverbi Per penetrare nei cuori e nelle menti della gente e per poter lavorare e vivere con essa non basta conoscere la lingua e le usanze, è altresì necessario conoscere quei valori che tendono ad avere priorità nella vita e nella società. Per esempio, gli occidentali tendono a dare molta importanza a valori come l’efficienza e la puntualità ma per i popoli del Terzo Mondo le priorità riguardano più le relazioni interpersonali e gli eventi della vita di tutti i giorni. Gli occidentali tendono ad essere più individualisti nel loro modo di vedere la vita, mentre gli abitanti del mondo preindustriale tendono a condividere e vivere molto di più le loro esperienze con la comunità. Si tratta di due stili di vita differenti fra di loro, ambedue sono buoni a patto che non diventino esclusivi. I valori che gli africani credono siano importanti sono per la maggior parte contenuti nei loro proverbi. Leggiamo i proverbi della Bibbia; dobbiamo conoscere i proverbi dei popoli con i quali viviamo e gli africani li “vivono” in modo particolare. I nostri padri si sono adoperati anche in questo campo d’interesse. P. Bruno Carollo ha raccolto e pubblicato circa 800 proverbi Acholi e Lango, P. A. Dalfovo raccolse 904 proverbi Lugbara (Uganda Settentrionale), mentre P. Mario Cisternino ne raccolse addirittura 2.719 provenienti dai popoli Kigezi e Ankole (Uganda Occidentale). Questi sono ottimi contributi alla cultura africana. Dobbiamo incoraggiare i nostri missionari, ovunque essi si trovino, ma specialmente in Africa a dare la massima importanza ai proverbi, perciò cito una parte dell’introduzione del Libro dei Proverbi che si trova nella Bibbia Africana (Edizioni Paoline Nairobi). L’importanza dei proverbi in Africa. “Un proverbio viene definito come un’affermazione che mostra il significato intrinseco o il valore di una cosa. Gli africani fanno largo uso dei proverbi nella loro vita quotidiana sia oralmente che quando scrivono. Se nei Proverbi troviamo il detto “Una lingua gentile è come l’albero della vita”, nella società africana ne troviamo uno simile: “Se una moglie ha la lingua gentile, il marito non si rifiuterà mai di mangiare il suo cibo.” I proverbi sono lo specchio della vita, hanno la caratteristica unica di non invecchiare mai, sono validi per qualsiasi età. Sono rilevanti a tutto quanto è basilare nella vita. Aperti ad ogni cultura, ci insegnano come vivere bene da buoni cittadini, genitori, lavoratori, insegnanti o artisti e anche come vivere con Dio. Benché il libro non abbia forza teologica, dà però l’idea che tutti gli sforzi umani sono garantiti da Dio. Molti scrittori africani esplorano ogni sfaccettatura delle fatiche alle quali sono sottoposti gli uomini che imparano e combattono con il loro ambiente. Uno di questi scrittori, Chunua Achebe, ha fatto conoscere in modo intenso la cosmologia, la filosofia, la religione e le tradizioni della vita vissuta in un tipico villaggio rurale degli Igbo (est Nigeria). La vita agreste dei suoi abitanti ha influenzato i loro pensieri psicologici e filosofici come pure le 115

imparare a memoria i versetti del Corano che studiò con tre commenti differenti. Con tale<br />

preparazione linguistica, egli imparò, non senza difficoltà la lingua etiope più antica – Ge-ez. La<br />

sua grande mente approfondì anche l’Amharico e la lingua del Tigrai.Nel 1960 scrisse la storia<br />

dell’Etiopia nella lingua Amharica.<br />

I seguenti scritti testimoniano la sua inculturazione:<br />

- La grammatica della Lingua Sidamo. Awasa 1978 (ciclostilata).<br />

- Grammatica Gujj, Awasa (ciclostilata)<br />

- Dizionario Sidamo/inglese, pagine 362, EMI Bologna.<br />

- Grammatica Pratica della lingua GedÈo con esercizi. Prima parte, Awasa 1985 (ciclostilata)<br />

- Grammatica GedÈo: parte seconda; proverbi, Pagine del Vangelo, racconti folcloristici,<br />

Awasa 1985 (ciclostilata)<br />

- Grammatica GedÈo: LINT università di Trieste, 1994 Ciclostilata.<br />

Tradizioni ed Usanze<br />

Oltre ai Padri Crazzolara, Giorgetti e Santandrea, molti altri missionari hanno scritto saggi sulle<br />

tradizioni ed usanze africane: p. Zambonardi, p. Molinaro, p. Pedrana sulle tribù sudanesi e<br />

Ugandesi. Altri libri sono stati scritti da Mons. A, Negri (+1949) p. Pellegrini (+1988) e p.<br />

Zanoner (+2000) sulle usanze degli Acholi dell’Uganda Settentrionale.<br />

Proverbi<br />

Per penetrare nei cuori e nelle menti della gente e per poter lavorare e vivere con essa non<br />

basta conoscere la lingua e le usanze, è altresì necessario conoscere quei valori che tendono<br />

ad avere priorità nella vita e nella società.<br />

Per esempio, gli occidentali tendono a dare molta importanza a valori come l’efficienza e la<br />

puntualità ma per i popoli del Terzo Mondo le priorità riguardano più le relazioni interpersonali<br />

e gli eventi della vita di tutti i giorni. Gli occidentali tendono ad essere più individualisti nel loro<br />

modo di vedere la vita, mentre gli abitanti del mondo preindustriale tendono a condividere e<br />

vivere molto di più le loro esperienze con la comunità.<br />

Si tratta di due stili di vita differenti fra di loro, ambedue sono buoni a patto che non diventino<br />

esclusivi. I valori che gli africani credono siano importanti sono per la maggior parte contenuti<br />

nei loro proverbi. Leggiamo i proverbi della Bibbia; dobbiamo conoscere i proverbi dei popoli<br />

con i quali viviamo e gli africani li “vivono” in modo particolare. I nostri padri si sono adoperati<br />

anche in questo campo d’interesse. P. Bruno Carollo ha raccolto e pubblicato circa 800 proverbi<br />

Acholi e Lango, P. A. Dalfovo raccolse 904 proverbi Lugbara (Uganda Settentrionale), mentre<br />

P. Mario Cisternino ne raccolse addirittura 2.719 provenienti dai popoli Kigezi e Ankole<br />

(Uganda Occidentale). Questi sono ottimi contributi alla cultura africana.<br />

Dobbiamo incoraggiare i nostri missionari, ovunque essi si trovino, ma specialmente in Africa a<br />

dare la massima importanza ai proverbi, perciò cito una parte dell’introduzione del Libro dei<br />

Proverbi che si trova nella Bibbia Africana (Edizioni Paoline Nairobi).<br />

L’importanza dei proverbi in Africa.<br />

“Un proverbio viene definito come un’affermazione che mostra il significato intrinseco o il<br />

valore di una cosa.<br />

Gli africani fanno largo uso dei proverbi nella loro vita quotidiana sia oralmente che quando<br />

scrivono. Se nei Proverbi troviamo il detto “Una lingua gentile è come l’albero della vita”, nella<br />

società africana ne troviamo uno simile: “Se una moglie ha la lingua gentile, il marito non si<br />

rifiuterà mai di mangiare il suo cibo.” I proverbi sono lo specchio della vita, hanno la<br />

caratteristica unica di non invecchiare mai, sono validi per qualsiasi età. Sono rilevanti a tutto<br />

quanto è basilare nella vita. Aperti ad ogni cultura, ci insegnano come vivere bene da buoni<br />

cittadini, genitori, lavoratori, insegnanti o artisti e anche come vivere con Dio. Benché il libro<br />

non abbia forza teologica, dà però l’idea che tutti gli sforzi umani sono garantiti da Dio.<br />

Molti scrittori africani esplorano ogni sfaccettatura delle fatiche alle quali sono sottoposti<br />

gli uomini che imparano e combattono con il loro ambiente. Uno di questi scrittori, Chunua<br />

Achebe, ha fatto conoscere in modo intenso la cosmologia, la filosofia, la religione e le<br />

tradizioni della vita vissuta in un tipico villaggio rurale degli Igbo (est Nigeria). La vita<br />

agreste dei suoi abitanti ha influenzato i loro pensieri psicologici e filosofici come pure le<br />

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