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Agostoni 1 - Storia dell'Istituto fino 1979.pdf

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sostanziale di almeno una lingua (dialetto), che viene parlata nelle case e nei villaggi. I nostri<br />

missionari ebbero come loro primo scopo quello di studiare le lingue locali. Nelle nostre prime<br />

missioni in Uganda e nel Sudan, questo compito non fu facile a causa delle numerose lingue<br />

parlate dagli indigeni, alcune hanno una radice comune, come le lingue Bantu e Lwo, altre<br />

sono totalmente differenti sia da queste due che fra di loro.<br />

Autorevoli Confratelli in questo campo furono i seguenti:<br />

P. PASQUALE CRAZZOLARA (1884-1976) Linguista e Etnologo con animo profondamente<br />

missionario Esso fu uno dei primi missionari ad arrivare in Uganda a Omach nel 1910. Iniziò<br />

immediatamente ad imparare la lingua Acholi, Lwoo e quando fu trasferito nel Sudan<br />

meridionale imparò anche la lingua Nuer.<br />

Frequentò corsi di fonetica e antropologia all’Università di Vienna e Londra. Pubblicò una<br />

grammatica ed un dizionario della lingua Acholi, nonché un dizionario della lingua Lugbara<br />

(Madi), corredato da alfabeto fonetico e accenti. Essi sono diventati due opere classiche.<br />

Scrisse anche due volumi sulle migrazioni Lwo, i primi nel loro genere. Gli fu conferita la<br />

Medaglia della Royal Society of Lodon, l’M.B.E. (Membro dell’Impero Britannico) e la nomina a<br />

Commendatore della Repubblica Italiana.<br />

All’età di sessant’anni iniziò lo studio particolareggiato di una piccola tribù della diocesi di Arua,<br />

gli Okebo. Già ottantenne iniziò a scrivere una grammatica in Ngakarimojong, che purtroppo<br />

non finì. L’opera fu completata dai padri Bruno Novelli e Mario Mantovani.<br />

Alla base della vita e degli studi di p. Crazzolara era l’ideale missionario: far conoscere Dio agli<br />

africani. Questa fu la sintesi della sua vita <strong>fino</strong> alla fine. Un uomo di intelligenza superiore, egli<br />

anelava ad insegnare e spiegare il catechismo ai piccoli ed agli illetterati perché li amava. Era<br />

consapevole delle loro difficoltà, delle loro limitazioni, condivise i loro problemi e fu capace di<br />

indicare le possibili soluzioni. Il Vescovo Cesana, che visse con lui, testimoniò nel suo<br />

necrologio “Noi lo amavamo e lo guardavamo con una certa venerazione”.<br />

PADRE FILIBERTO GIORGETTI (1902 –1978) Etnologo e musicista con l’anima africana.<br />

Imparò il linguaggio del tamburo Azande, il “gugu”<br />

Padre “Jero” come veniva chiamato, era un genio musicale, per quanto ne sappia, a tutt’oggi il<br />

migliore dei nostri missionari. Ebbe l’intelligenza e l’interesse di studiare il tamburo Azande,<br />

perché l’originalità della musica africana non è la melodia, e neanche l’armonia, ma il ritmo<br />

dato dal tamburo, gli intervalli fra toni maggiori e minori come messaggi che vengono<br />

trasmessi dallo stesso tamburo. Inoltre secondo le diverse occasioni o manifestazioni si usano<br />

tamburi differenti. Fu dopo aver studiato il tamburo che p. Jero divenne conoscitore e supremo<br />

suonatore della musica Azande.<br />

Se teniamo a mente il ruolo del tamburo e delle canzoni nella musica africana moderna,<br />

possiamo capire il ruolo di pioniere avuto da p. Jero.<br />

Dal necrologio di p. Santandrea, suo amico e collega raccogliamo:<br />

“Da tempo p. Giorgetti si era reso conto che la nostra lingua latina, quella che usavamo per le<br />

preghiere e trapiantata in Africa, non piaceva molto alle popolazioni locali. Quello che mancava<br />

era la loro musica e specialmente le loro danze, naturalmente ridimensionate. Così furono<br />

composte canzoni originali che furono immediatamente imparate e cantate a squarciagola<br />

dall’intera assemblea. Poi vennero le danze para-liturgiche che rappresentavano scene della<br />

Natività, e della Via Crucis. Infine anche canti per divertimento che piacevano a tutti e che<br />

attiravano grandi folle: piccoli balli Zande che entusiasmavano sia i negri che i bianchi. I<br />

bianchi di Juba, la capitale delle provincia continuavano a chiederne altri.<br />

Non dobbiamo dimenticarci che grazie a Jero, la musica divenne un fattore importante nella<br />

formazione religiosa. Le sue canzoni, con ritornelli in impeccabile lingua Azande che esprimevano<br />

lodi al Signore, a Dio, alla Vergine, o le verità fondamentali della nostra fede accompagnavano le<br />

melodie Zande. Esse passavano di bocca in bocca istruendo ed edificando la gente. Non furono<br />

solo i cattolici a cantare queste canzoni, ma anche i pagani ed i protestanti. Spesso si sentivano<br />

cantare durante i balli mondani, magari con versi osceni. Divennero patrimonio degli Azande che<br />

nelle canzoni trovarono la loro lingua e la loro vera musica. Non poche di queste canzoni furono<br />

ispirate da cantanti Zande, un motivo sentito qua e la, dal sempre attento Jero” 1<br />

1 Vedere Bollettino n. 123 pag. 78<br />

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