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Guarda la rivista in PDF - Daniele Montenegro, Aikido Aikikai

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Indro Montanelli<br />

L’impero bonsai<br />

Rizzoli<br />

ISBN 978-88-17-01710-7<br />

<strong>Aikido</strong><br />

La biblioteca ideale: L’impero bonsai<br />

Paolo Bottoni<br />

Tra il 1951 ed il 1952 il pr<strong>in</strong>cipe già <strong>in</strong>discusso del<br />

giornalismo italiano, Indro Montanelli, soggiornò <strong>in</strong><br />

Giappone come <strong>in</strong>viato del Corriere del<strong>la</strong> Sera. Questo<br />

libro è una raccolta dei suoi articoli ma il bonsai del<br />

titolo, pur d’effetto, tradisce come tutte le frasi ad<br />

effetto le vere <strong>in</strong>tenzioni sia dell’autore che di Vittorio<br />

Zucconi, autore del<strong>la</strong> prefazione. Dice <strong>in</strong>fatti Zucconi,<br />

ricordando l’impressione di <strong>in</strong>adeguatezza che<br />

l’<strong>in</strong>terprete dell’ambasciata italiana a Tokyo gli confidava<br />

di avere di fronte al gravoso compito di penetrare una<br />

cultura così complessa e distante: “ quel pezzetto di<br />

verità, quel bonsai di impressioni che riusciamo a<br />

coltivare, divengono l’equivalente delle spiagge<br />

caraibiche toccate da Cristoforo Colombo e da Amerigo<br />

Vespucci: il presagio di un mondo che sta oltre <strong>la</strong><br />

battigia e che non esploreremo mai. Ma del quale<br />

resteremo per tutta <strong>la</strong> vita gelosissimi”.<br />

Non ci troviamo qu<strong>in</strong>di di fronte ad un Impero bonsai,<br />

un impero <strong>in</strong> m<strong>in</strong>iatura ma, secondo Zucconi, di fronte<br />

ad uno sterm<strong>in</strong>ato impero culturale al cospetto del quale<br />

le nostre conoscenze dovranno presto arrendersi e fare<br />

<strong>la</strong> figura di un bonsai.<br />

Ma possiamo essere d’accordo? Diremmo di no.<br />

Avrete notato probabilmente che abbiamo trascurato di<br />

dare una spiegazione al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> bonsai, dandone per<br />

acquisito il senso, perlomeno tra persone di media cultura<br />

e con qualche forma di <strong>in</strong>teresse verso l’oriente come<br />

si suppone abbiano i lettori di questa <strong>rivista</strong>. Parecchi<br />

anni fa il maestro Ikeda che parlò per <strong>la</strong> prima volta dei<br />

bonsai nel nostro ambiente, chiedendo di <strong>in</strong>formarlo se<br />

ne fosse <strong>in</strong> qualche modo diffusa <strong>in</strong> Europa e <strong>in</strong><br />

partico<strong>la</strong>re <strong>in</strong> Italia <strong>la</strong> coltivazione o <strong>la</strong> vendita. Fu già<br />

una fatica per capire cosa fossero, figuriamoci trovarne<br />

<strong>in</strong> giro o carpire <strong>in</strong>formazioni <strong>in</strong> qualche vivaio: nessuno<br />

ne aveva mai <strong>in</strong>teso par<strong>la</strong>re. Eppure oggi li troviamo <strong>in</strong><br />

vendita perf<strong>in</strong>o ai supermercati, li troviamo <strong>in</strong> molte<br />

case e <strong>in</strong> molti uffici e sono rare le persone che non<br />

sappiano cosa siano.<br />

La cultura giapponese qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong> qualche modo penetra<br />

e si diffonde anche da noi. Rimane ancora molto,<br />

moltissimo, da fare, ma <strong>la</strong> nostra conoscenza del<strong>la</strong><br />

cultura tradizionale giapponese forse non è più un bonsai.<br />

O perlomeno non per tutti.<br />

Chiusa questa parentesi, torniamo al libro <strong>in</strong> esame.<br />

E’ anche esso una dimostrazione che molta acqua è<br />

passata sotto i ponti: lo sguardo penetrante di Indro<br />

Montanelli era arrivato ben oltre il punto dove molti dei<br />

suoi contemporanei si erano dovuti fermare, eppure il<br />

suo stupore di fronte a fenomeni per noi culturalmente<br />

ormai comprensibili se non scontati ci dà <strong>la</strong> misura del<br />

tempo passato e del maggior grado di compenetrazione<br />

che hanno avuto le civiltà occidentale ed orientale. Del<br />

resto sarebbe grave se 55 anni di mutua frequentazione<br />

fossero passati senza colpo ferire.<br />

Diremo subito che nonostante quanto affermato <strong>in</strong><br />

apertura anche nel libro sia pure dopo oltre 100 pag<strong>in</strong>e<br />

si par<strong>la</strong> di bonsai, <strong>in</strong> senso materiale (una visita di<br />

Montanelli al giard<strong>in</strong>o del maestro Murata, poco fuori<br />

da “Tokio”) e <strong>in</strong> senso metaforico: un <strong>in</strong>nocente bisticcio<br />

tra bamb<strong>in</strong>i, una sp<strong>in</strong>ta data e restituita, con re<strong>la</strong>tive ed<br />

immediate severe punizioni degli adulti, suscita <strong>in</strong><br />

Montanelli queste riflessioni: “ Non è il bonsai<br />

l’espressione botanica di questa fede dei Giapponesi<br />

nei miracoli di un’educazione che, com<strong>in</strong>ciata col castigo<br />

del<strong>la</strong> sp<strong>in</strong>ta data per rivalsa, f<strong>in</strong>isce poi con <strong>la</strong> vittoria<br />

dello spirito sul<strong>la</strong> morte e del<strong>la</strong> pianta nana contro <strong>la</strong><br />

natura che <strong>la</strong> vorrebbe cento volte più grande? Non c’è<br />

un solo albero, <strong>in</strong> Giappone, anche fuori dai bonsai, il<br />

cui tronco abbia uno sviluppo rego<strong>la</strong>re. La mano<br />

dell’uomo, <strong>la</strong> sua <strong>in</strong>dustre volontà ne hanno da secoli<br />

stravolto i tronchi, sì da creare <strong>la</strong> più delirante ed<br />

arbitraria vegetazione che mi sia mai capitato di vedere.”<br />

Ma questa alienazione dal<strong>la</strong> realtà non è <strong>in</strong>dirizzata a<br />

f<strong>in</strong>i materiali, o perlomeno non prevalentemente: poco<br />

distante dal giard<strong>in</strong>o di Murata alcuni tecnici americani<br />

avevano impiantato un orto sperimentale, per dimostrare<br />

ai giapponesi cronicamente a corto di terra coltivabile<br />

come fosse possibile ricavare piante gigantesche anche<br />

<strong>in</strong> condizioni difficili, o addirittura senza terra, con le<br />

culture <strong>in</strong> acqua. “ Domandai a Murata se era andato,<br />

lui, a vedere quell’orto. «No» mi rispose asciutto. «Ma<br />

pare che facciano crescere un albero <strong>in</strong> qu<strong>in</strong>dici<br />

giorni...». Volse gli occhi verso uno dei suoi p<strong>in</strong>i rossi<br />

alto venti o trenta centimetri, lo sollevò al livello del<br />

mio volto e, carezzandolo con lo sguardo, aggiunse:<br />

«Questo, per crescere un palmo, ha impiegato<br />

quattrocento anni. Lo piantò un mio avo che si chiamava<br />

Hideki come me...». E lo teneva tra le palme aperte<br />

come un ostensorio.”<br />

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