Guarda la rivista in PDF - Daniele Montenegro, Aikido Aikikai
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quello a sp<strong>in</strong>germi a cercare. Allora, quando si vede <strong>la</strong><br />
gente morire, ci si chiede cosa sia <strong>la</strong> vita. La guerra mi<br />
ha fatto vedere meglio dentro di me. Mi ha fatto anche<br />
capire l’amore che provano i soldati stessi, l’amore<br />
vero, che non ho mai più visto da allora”. Ma ecco parte<br />
dell’articolo apparso nel 1925 sul<strong>la</strong> <strong>rivista</strong> Lo stendardo<br />
dal titolo: La battaglia come esperienza <strong>in</strong>teriore, scritto<br />
Ernest Junger<br />
(1895-1998<br />
da Ernst Junger: “Chiunque può<br />
vivere [come fece ogni soldato al<br />
fronte, durante <strong>la</strong> prima guerra<br />
mondiale] un’esperienza esteriore<br />
quando si trovi trasc<strong>in</strong>ato dal caso<br />
nel mezzo di un evento. Solo a pochi<br />
<strong>in</strong>vece è concesso di viverne una<br />
<strong>in</strong>teriore.<br />
Sete, fame, freddo, fatica, ferimenti,<br />
l’entusiasmo dell’attacco e <strong>la</strong> paura del<strong>la</strong> morte nel<br />
pericolo: tutto ciò ha a che fare immediatamente con il<br />
corpo, e non comporta <strong>in</strong> alcun modo un vissuto <strong>in</strong>teriore.<br />
Che poi si cada annientati dal<strong>la</strong> pressione del<strong>la</strong> violenza<br />
o, al contrario, si riesca a farvi fronte ricorrendo al<strong>la</strong><br />
forza brutale, non significa ancora nul<strong>la</strong>. L’essenziale<br />
è il legame spirituale con gli eventi esteriori, e il presagio<br />
di una potenza più elevata, impersonale, che si manifesta<br />
nel dest<strong>in</strong>o dei popoli e dei s<strong>in</strong>goli. Si sa certamente f<strong>in</strong><br />
da subito quel che si è sofferto, e lo si può gridare ai<br />
quattro venti; ma quel che si è vissuto realmente<br />
nell’<strong>in</strong>timo si renderà chiaro solo molto più tardi…...<br />
L’epoca dell’<strong>in</strong>dustrializzazione è stata davvero capace<br />
di allestire un paesaggio trasognato che di molto si<br />
avvic<strong>in</strong>a alle potenti visioni di Dante: un purgatorio del<br />
materiale che brucia al calor bianco. Un purgatorio? Da<br />
bamb<strong>in</strong>i ci hanno <strong>in</strong>segnato a ridere di simili<br />
superstizioni, ma adesso <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciamo a capire <strong>la</strong><br />
grandezza medievale di questo simbolo del<strong>la</strong><br />
purificazione attraverso <strong>la</strong> fiamma, del rogo ardente per<br />
i peccatori. In che modo però questa immag<strong>in</strong>e, nel cui<br />
fondo vi è il presupposto di una colpa, può adattarsi ad<br />
uom<strong>in</strong>i che giacciono sparsi <strong>in</strong> mezzo al fuoco e per <strong>la</strong><br />
maggior parte ancora giovani, …...mentre poco prima<br />
vivevano <strong>in</strong> pace e giustizia entro le loro piccole cerchie<br />
ristrette, f<strong>in</strong>o a che un dest<strong>in</strong>o più alto li strappò a quel<strong>la</strong><br />
vita e li gettò <strong>in</strong> questi deserti dei quali, appena due<br />
<strong>Aikido</strong><br />
anni fa, non ci si poteva nemmeno immag<strong>in</strong>are che<br />
sarebbero stati possibili? Certo, chi vede nel<strong>la</strong><br />
dimensione personale l’elemento decisivo, non troverà<br />
alcuna risposta a questa domanda e dovrà accontentarsi<br />
di aver assistito <strong>in</strong> quelle circostanze a una follia, o<br />
magari a un grave crim<strong>in</strong>e <strong>la</strong> cui responsabilità sarebbe<br />
da imputare alle personalità che allora si trovavano al<br />
comando. In questa stessa direzione si muove il<br />
rivoluzionario che, con domande tese al<strong>la</strong> ricerca di una<br />
causalità evidente, crede di poter riconoscere <strong>la</strong> colpa<br />
dei propri comandanti, oppure il nazionalista che <strong>la</strong><br />
attribuisce ai capi avversari, o ancora il pacifista, che<br />
<strong>la</strong> riconosce <strong>in</strong> entrambe le fazioni. Diverso però è il<br />
percorso del dest<strong>in</strong>o. C’è ….. una grande differenza tra<br />
dest<strong>in</strong>o e causalità, tra <strong>in</strong>terrogativi dell’anima e quelli<br />
del<strong>la</strong> ragione razionale. Chi abbia riconosciuto tale<br />
differenza non cadrà nel<strong>la</strong> tentazione di misurare con<br />
il metro di una causalità concettuale un’esperienza che<br />
attiene al<strong>la</strong> sfera dell’anima. Anche il dest<strong>in</strong>o detiene<br />
le proprie onorevoli leggi, ma sono le leggi di una<br />
superiore conseguenzialità.<br />
Il dest<strong>in</strong>o non conosce alcuna responsabilità personale.<br />
Il suo corso accompagna, <strong>in</strong>visibile, i fenomeni di<br />
superficie, ma improvvisamente, ...<strong>in</strong> un colpo solo tutti<br />
i conti tornano.<br />
Un buon esempio di ciò è <strong>la</strong> figura di Luigi XIV, che<br />
dovette pagare con il proprio sangue una colpa nel<strong>la</strong><br />
quale era <strong>in</strong> misura m<strong>in</strong>ima co<strong>in</strong>volto personalmente<br />
[esempio difficile da capire, <strong>in</strong> quanto Luigi XIV è<br />
morto di ma<strong>la</strong>ttia nel suo letto; forse si tratta di un altro<br />
re di Francia: Luigi XVI(?)]. Da questo punto di vista<br />
deve essere <strong>in</strong>terpretata anche l’esperienza spirituale<br />
del<strong>la</strong> guerra: qui un popolo paga una colpa accumu<strong>la</strong>ta<br />
da lungo tempo; qui esso vive nel proprio <strong>in</strong>timo il<br />
tracollo di un’<strong>in</strong>tera epoca e delle sue visioni. Certo, i<br />
più vissero al<strong>la</strong> maniera delle bestie, che soffrono senza<br />
saperne il perché; questo però è irrilevante, il dest<strong>in</strong>o<br />
tiene <strong>in</strong>fatti segrete le proprie ragioni e solo con ritardo<br />
l’uomo può presagirne l’<strong>in</strong>condizionata necessità”.<br />
Giunti a questo punto, è doveroso offrire qualche paro<strong>la</strong><br />
di chiarimento a proposito di una delle dottr<strong>in</strong>e<br />
tradizionali più fra<strong>in</strong>tese, a cui fa cenno Ernst Junger<br />
per dare un senso –senza troppe contraddizioni- a tutti<br />
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