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Guarda la rivista in PDF - Daniele Montenegro, Aikido Aikikai

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agione che quel<strong>la</strong> del santo e quel<strong>la</strong> del brigante sono<br />

figure tra loro contraddittorie ed opposte; ma, <strong>in</strong> un<br />

quadro più vasto che vuole <strong>in</strong>globare quanto più universo<br />

possibile, f<strong>in</strong>iscono per essere paradossalmente simili<br />

e vic<strong>in</strong>e.<br />

Lo <strong>in</strong>segnava già, nel<strong>la</strong> C<strong>in</strong>a del IV secolo avanti Cristo,<br />

Chuang tsu: “Un compagno del brigante Zhi chiese a<br />

quest’ultimo:’Anche il brigante ha <strong>la</strong> sua via<br />

[spirituale]?’. ‘La via non esiste forse dovunque?’<br />

rispose il brigante Zhi ‘Indov<strong>in</strong>are il luogo dove si trova<br />

un grosso bott<strong>in</strong>o, ecco <strong>la</strong> santità; giungervi per primo,<br />

ecco il coraggio; ritirarsi per ultimo, ecco <strong>la</strong> giustizia;<br />

giudicare se il tentativo è possibile o no, ecco <strong>la</strong><br />

prudenza; dividere il bott<strong>in</strong>o <strong>in</strong> modo equo, ecco <strong>la</strong><br />

bontà. Sono degni di essere briganti solo coloro che<br />

posseggono queste c<strong>in</strong>que qualità”. Chuang tsu così<br />

prosegue: “La comparsa del santo genera <strong>la</strong> comparsa<br />

del bandito. Se i santi non muoiono, i banditi non<br />

scompaiono. …...Affidare ai santi il governo dello Stato,<br />

significa favorire il brigante Zhi. …...Chi ruba un<br />

fermaglio è punito con <strong>la</strong> morte; chi ruba un pr<strong>in</strong>cipato,<br />

ne diventa il suo signore e i guardiani dell’umanità e<br />

del<strong>la</strong> giustizia vivranno sotto <strong>la</strong> sua protezione. Questa<br />

non è forse <strong>la</strong> prova che si ruba [applicando i criteri<br />

elencati più sopra dal brigante Zhi] con bontà e giustizia,<br />

con saggezza e prudenza? Così, colui che segue<br />

l’esempio dei briganti riesce a riunire attorno a sé i<br />

signori del suo tempo, a rubare <strong>in</strong> nome del<strong>la</strong> bontà e<br />

del<strong>la</strong> giustizia, ad appropriarsi…....del<strong>la</strong> bi<strong>la</strong>ncia e dei<br />

pesi, dei contratti e dei sigilli. …....Insomma, favorire<br />

le imprese del brigante Zhi e non poterle reprimere,<br />

ecco il crim<strong>in</strong>e dei santi”. Certo, queste splendenti verità<br />

taoiste sono forse un po’ troppo <strong>in</strong>digeste per i gusti<br />

degli europei d’oggigiorno: ma una qualche coscienza<br />

di queste problematiche circo<strong>la</strong>, e non troppo<br />

sotterraneamente, anche <strong>in</strong> Europa s<strong>in</strong> dall’antichità.<br />

Insegnava <strong>in</strong>fatti sant’Agost<strong>in</strong>o: “Togliete <strong>la</strong> giustizia,<br />

e cosa sono i regni se non grandi brigantaggi? Perché<br />

anche le bande dei briganti che cosa sono, se non piccoli<br />

regni? Si tratta pur sempre di manipoli di uom<strong>in</strong>i<br />

comandati da un capo, legati da un patto sociale, con<br />

<strong>la</strong> ripartizione del bott<strong>in</strong>o secondo una legge accettata<br />

da tutti. Basta che questa ca<strong>la</strong>mità si espanda con<br />

<strong>Aikido</strong><br />

l’affluenza di numerosi<br />

malfattori, al punto da<br />

occupare dapprima un<br />

territorio e stabilirvi una<br />

base, di impadronirsi poi di<br />

città e sottomettere popoli,<br />

perché assuma più<br />

chiaramente il titolo di<br />

regno, che le viene<br />

apertamente riconosciuto<br />

non per l’abolizione delle<br />

razzìe, ma per il<br />

conseguimento del<strong>la</strong><br />

impunità. Fu davvero una<br />

risposta bril<strong>la</strong>nte e veritiera<br />

quel<strong>la</strong> data da un pirata,<br />

fatto prigioniero, al famoso<br />

Alessandro Magno. Il re gli<br />

chiese quale fosse il suo<br />

pensiero su chi <strong>in</strong>festava i<br />

mari; e l’altro, con franca<br />

V. Foppa.” S. Agost<strong>in</strong>o” impert<strong>in</strong>enza rispose: ‘Lo<br />

Museo Castello Sforzesco<br />

Mi<strong>la</strong>no<br />

stesso che ho su di te,<br />

ovverosia che tu pure <strong>in</strong>festi il mondo. Solo che io, con<br />

<strong>la</strong> mia misera nave, vengo chiamato <strong>la</strong>dro, mentre tu,<br />

con <strong>la</strong> tua grande flotta, imperatore’ ”.<br />

E’ forse solo sano scetticismo quello che <strong>in</strong>dica<br />

sant’Agost<strong>in</strong>o, il quale però sembra <strong>in</strong>segnare anche<br />

un vantaggioso realismo, una concretezza molto più<br />

efficace di quel<strong>la</strong> che addita Paul Elliott. E’ questo un<br />

punto di vista <strong>in</strong>teressante dal quale non si vuole né<br />

giudicare né giustificare alcunché, ma solo comprendere<br />

anche quel<strong>la</strong> realtà profonda e sconvolgente che è <strong>la</strong><br />

guerra. Per far questo è utile penetrare nel<strong>la</strong> mente e<br />

nel cuore di chi ha veramente combattuto.<br />

Ernst Junger (1895 – 1998), un em<strong>in</strong>ente testimone<br />

del<strong>la</strong> storia del XX secolo e tra gli autori più controversi<br />

del Novecento, mostra del<strong>la</strong> guerra un volto bifronte:<br />

da una parte le atrocità e dall’altra <strong>la</strong> possibilità di una<br />

profonda e risolutiva esperienza <strong>in</strong>teriore; che un reduce<br />

americano dal Vietnam ha vissuto e descritto con queste<br />

parole: “Addebito tutto al<strong>la</strong> guerra del Vietnam, al<strong>la</strong><br />

prima esperienza del<strong>la</strong> morte come potei osservar<strong>la</strong>. Fu<br />

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