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Guarda la rivista in PDF - Daniele Montenegro, Aikido Aikikai

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<strong>Aikido</strong><br />

(che a Londra conobbe Giuseppe Mazz<strong>in</strong>i) e quello <strong>in</strong> a questa affermazione: par<strong>la</strong> <strong>in</strong>fatti del “culto a Dionisio<br />

cui <strong>la</strong> Società fu diretta dal<strong>la</strong> signora Besant: quest’ultima<br />

propagandava un cristianesimo esoterico che doveva<br />

“<strong>in</strong>nanzi tutto combattere Roma e i suoi preti, lottare<br />

contro il cristianesimo [come, almeno a quei tempi, era<br />

offerto al popolo] e cacciare Dio dai cieli [forse per<br />

portarlo nell’<strong>in</strong>timo di ciascuno; ma ‘cielo’ nel Padre<br />

nostro ha proprio il significato di <strong>in</strong>teriorità, <strong>in</strong> quanto<br />

senza forma visibile]”. Al<strong>la</strong> f<strong>in</strong>e, l’autore conclude così:<br />

“Ci sono stati tanti culti differenti, quanti sono stati i<br />

culti stessi: culti dell’amore, culti con impronta cristiana<br />

o is<strong>la</strong>mica, culti estremo-orientali centrati sul misticismo,<br />

culti arcani e magici, culti politici, e culti di assass<strong>in</strong>io<br />

e di morte”. Solo questi ultimi però sembrano essere al<br />

centro dell’<strong>in</strong>teresse dall’autore: <strong>in</strong>fatti, il libro esam<strong>in</strong>a<br />

e descrive quei culti settàri che “sono stati sempre<br />

associati ad atrocità e spesso legati a segretezza,<br />

misticismo e magia. …...Visti nel loro <strong>in</strong>sieme, questi<br />

culti ebbero un comune orientamento verso le violenze<br />

estreme ed i massacri”. Il libro mira pr<strong>in</strong>cipalmente ai<br />

mondi antico e medievale, ma giunge f<strong>in</strong>o al XIX secolo;<br />

ed <strong>in</strong> partico<strong>la</strong>re illustra “come i membri di questi culti<br />

fanatici rispecchiassero il mondo che li circondava,<br />

….. e come <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse dirigente reagisse –ed al<strong>la</strong> f<strong>in</strong>e<br />

distruggesse- queste organizzazioni”. E dunque -secondo<br />

l’autore- il bene, ovvero <strong>la</strong> legge e l’ord<strong>in</strong>e, è da sempre<br />

dest<strong>in</strong>ato a v<strong>in</strong>cere sul male, un dato tratto forse<br />

dall’osservazione visto che tutte le organizzazioni scelte<br />

e descritte nel libro –e pensate come male- sono sparite<br />

dal mondo. Ma ecco il contenuto del libro, esam<strong>in</strong>ato<br />

<strong>in</strong> modo s<strong>in</strong>tetico, e cioè scorgendo semplicemente i<br />

titoli dei sette capitoli che lo compongono: I culti greci<br />

magici; Culti dell’impero romano; L’ord<strong>in</strong>e dei Cavalieri<br />

del tempio; gli Assass<strong>in</strong>i, sicari politici del medio-<br />

oriente medievale; I Thugs, i tenebrosi angeli dell’India;<br />

N<strong>in</strong>ja e n<strong>in</strong>jutsu: culto segreto di guerrieri giapponesi;<br />

I Boxers, ovvero i Pugni del<strong>la</strong> retta armonia.<br />

Paul Elliott, l’autore del libro che si sta presentando,<br />

sostiene che “l’uso sistematico del terrore e delle stragi<br />

spesso richiede segretezza, per nascondere le<br />

[deprecabili] attività alle forze dom<strong>in</strong>anti del<strong>la</strong> legge e<br />

dell’ord<strong>in</strong>e”. E poi –nel primo capitolo- porta esempi<br />

che non sembrano corrispondere –almeno a chi scrive-<br />

durante il quale –si suppone- ogni anno le donne a lui<br />

devote sacrificavano un bamb<strong>in</strong>o” (nessuno può però<br />

credere che le autorità costituite potessero o volessero<br />

impedire questo –forse <strong>in</strong>esistente- sacrificio umano,<br />

essendo quello a Dionisio un culto accettato dal<strong>la</strong> società<br />

greca). Poco dopo, nel medesimo capitolo sul<strong>la</strong> Grecia,<br />

l’autore tratta di Sparta e dei suoi iloti. Erano questi<br />

schiavi del<strong>la</strong> gleba del territorio spartano, che<br />

appartenevano allo stato ed erano del tutto dist<strong>in</strong>ti dagli<br />

schiavi di proprietà dei privati. C’erano almeno sette<br />

iloti per ogni cittad<strong>in</strong>o spartano, ed un tale rapporto<br />

numerico spiega <strong>la</strong> grande vigi<strong>la</strong>nza esercitata dalle<br />

autorità di governo su di loro, per paura di ribellioni<br />

(ed offre a Paul Elliott l’opportunità di far rientrare,<br />

anche se con un certo sforzo, pure i cittad<strong>in</strong>i di Sparta<br />

nel<strong>la</strong> def<strong>in</strong>izione di warrior cult, poiché si trattava di<br />

una élite numericamente picco<strong>la</strong> –e dunque una<br />

m<strong>in</strong>oranza- rispetto al<strong>la</strong> preponderante quantità di<br />

schiavi); e quanto gli spartani sorvegliassero gli iloti,<br />

per spezzarne ogni velleità rivoluzionaria, risulta evidente<br />

da molti fatti: dal<strong>la</strong> simbolica dichiarazione di guerra<br />

notificata ogni anno contro di essi; dalle spedizioni<br />

notturne di giovani armati che uccidevano tutti gli iloti<br />

trovati fuori casa; dalle norme che permettevano e<br />

promuovevano il furto a danno di questi schiavi. Gli<br />

iloti potevano anche essere liberati dallo stato, o per<br />

meriti di guerra o per riscatto, raggiungendo così una<br />

condizione simile ma non uguale a quel<strong>la</strong> dei cittad<strong>in</strong>i<br />

di pieno diritto. Ma l’autore del libro si limita a riferire<br />

–citando La guerra del Peloponneso di Tucidide- una<br />

richiesta fatta dal governo spartano agli iloti aff<strong>in</strong>ché<br />

scegliessero quelli che, nel loro gruppo, avrebbero<br />

potuto servire al meglio <strong>la</strong> città di Sparta, con il<br />

presupposto non dichiarato che sarebbero stati liberati<br />

dal<strong>la</strong> loro schiavitù. Duemi<strong>la</strong> furono gli iloti selezionati<br />

da loro stessi e tutti vennero uccisi, perché ritenuti dagli<br />

spartani i migliori da ogni punto di vista e dunque quelli<br />

che potenzialmente avrebbero potuto anche organizzare<br />

una rivolta.<br />

Paul Elliott commenta questa notizia così: “Inganno ed<br />

<strong>in</strong>trighi erano al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> gestione degli affari <strong>in</strong>terni<br />

di Sparta. Da molti punti di vista una tale organizzazione<br />

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