Guarda la rivista in PDF - Daniele Montenegro, Aikido Aikikai
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Esiste anche una c<strong>la</strong>ssificazione dei suiseki <strong>in</strong> base al<strong>la</strong><br />
forma, ma diciamo che, qualunque essa sia, <strong>la</strong> forma<br />
del<strong>la</strong> pietra deve suscitare suggestioni, essere evocativa<br />
ed <strong>in</strong>clusa <strong>in</strong> canoni estetici che variano a seconda delle<br />
culture. Ad esempio per i c<strong>in</strong>esi è importante considerare<br />
4 qualità: to ( il traforo)<br />
shun (<strong>la</strong> rugosità)<br />
shu (<strong>la</strong> f<strong>in</strong>ezza)<br />
so (term<strong>in</strong>e difficile da tradurre ma che si potrebbe<br />
equiparare a snellezza, con l’idea di forza disadorna,<br />
semplice…).Per i giapponesi <strong>in</strong>vece vengono considerate<br />
tre qualità: shitsu (qualità,<br />
natura e durezza del m<strong>in</strong>erale),<br />
katachi (<strong>la</strong> forma), iro (il<br />
colore). Un suiseki deve<br />
comunque sempre dare <strong>la</strong><br />
sensazione di essere naturale<br />
e <strong>la</strong> sua superficie viene def<strong>in</strong>ita<br />
<strong>in</strong> diversi modi, ad esempio:<br />
–hadame quando si vedono<br />
solchi e frastagliature come<br />
nel<strong>la</strong> pelle ( hada significa<br />
<strong>in</strong>fatti pelle) ; – jakure (tradotto<br />
come passaggio del pitone); –<br />
sudachi (tradotto come alveare<br />
vuoto) ; – ugachi quando<br />
compaiono come delle<br />
perforazioni, dei segni (il verbo<br />
ugatsu significa scavare);-<br />
kawame (tradotto con cuoio;<br />
anche kawa significa pelle); –<br />
beitei che presenta piccolissime<br />
frastagliature (bei ha<br />
l’ideogramma del riso); -shun<br />
(quando evidenzia grandi<br />
pieghe e solchi) suiseki … ed<br />
Gongshi: "pietra<br />
degli eruditi"<br />
Calligrafia di C.C.<br />
Wang<br />
altre ancora…Inoltre <strong>in</strong><br />
Giappone ad esempio si<br />
preferiscono l<strong>in</strong>ee orizzontali<br />
che stimo<strong>la</strong>no maggiormente<br />
<strong>la</strong> meditazione, <strong>la</strong> calma, il<br />
vuoto, perché riescono meglio ad assorbire le emozioni<br />
essendo passive.Uno di questi criteri è quello<br />
dell’armonia tra le 6 superfici: davanti e dietro, destra<br />
e s<strong>in</strong>istra, alto e basso <strong>in</strong> modo da riprodurre gli equilibri<br />
propri del triangolo scaleno dove i <strong>la</strong>ti degradano <strong>in</strong><br />
modo bi<strong>la</strong>nciato ma non omogeneo, come pure nel<br />
fronte-retro. Noi diremmo che si applica <strong>la</strong> rego<strong>la</strong> del<br />
triangolo aureo o sequenza di Fibonacci (sono sempre<br />
più conv<strong>in</strong>ta che <strong>la</strong> matematica è un’arte!). In C<strong>in</strong>a<br />
<strong>in</strong>vece si usano criteri diversi e si predilige <strong>la</strong> verticalità<br />
<strong>Aikido</strong><br />
collegata al movimento e al<strong>la</strong> vitalità, per cui le pietre<br />
sono spesso più contorte.<br />
Anche riguardo al colore ci sono evidenti differenze tra<br />
giapponesi e c<strong>in</strong>esi. Ad esempio i giapponesi prediligono<br />
colori sobri, che vanno dal nero al grigio, o i marroni,<br />
rossi e verdi con tonalità scure o spente, perché meglio<br />
si conciliano con <strong>la</strong> meditazione che le pietre ispirano.<br />
I suiseki che rappresentano paesaggi devono avere colori<br />
che si trov<strong>in</strong>o sovente negli scenari naturali, cioè t<strong>in</strong>te<br />
dalle tonalità smorzate, <strong>in</strong> partico<strong>la</strong>r modo il nero, il<br />
grigio, il verde, il blu, il porpora. La pat<strong>in</strong>a è una qualità<br />
assai apprezzata e per ottener<strong>la</strong> molti collezionisti <strong>la</strong>vano<br />
le pietre ogni giorno e più volte, ponendole poi <strong>in</strong> luoghi<br />
ombrosi. Una sensazione d’<strong>in</strong>vecchiamento viene data,<br />
soprattutto durante le mostre, spruzzando le pietre con<br />
acqua, così da far maggiormente risaltare i colori tenui.<br />
Altri collezionisti, per ottenere lo stesso effetto, toccano<br />
frequentemente i loro suiseki, <strong>in</strong> modo che il grasso<br />
delle mani passi sul<strong>la</strong> superficie del sasso. Il colore è<br />
un elemento importante per contribuire a creare quel<strong>la</strong><br />
capacità di suggestione così ricercata <strong>in</strong> un suiseki.<br />
Perciò il bianco o i cristalli non vengono tenuti <strong>in</strong><br />
considerazione. Nel primo caso si ritiene che questo<br />
colore sia privo di senso di profondità, mentre i cristalli<br />
possono distrarre dall’osservazione del<strong>la</strong> pietra. Sono<br />
<strong>in</strong>vece molto apprezzati i suiseki che racchiudono <strong>in</strong>sieme<br />
più colori ed <strong>in</strong> questo caso le pietre dai colori bril<strong>la</strong>nti<br />
possono essere lucidate. I c<strong>in</strong>esi <strong>in</strong>vece non disdegnano<br />
colori più contrastanti o il bianco. In generale, un suiseki<br />
giapponese ispira quiete, <strong>in</strong>teriorizzazione, <strong>in</strong>trospezione,<br />
vuoto; mentre uno c<strong>in</strong>ese <strong>in</strong>vece ti smuove, esprime<br />
energia, ki, ed è creativo. Quando una di queste pietre<br />
assume un valore artistico? Perché possa esistere un<br />
valore artistico deve provocare delle emozioni. Le<br />
possibilità di suggestione di un suiseki sono illimitate,ci<br />
si può sentire come di fronte ad immense montagne, a<br />
cascate impetuose <strong>in</strong> una <strong>la</strong>nda deserta o <strong>in</strong> una valle<br />
serena, o ancora <strong>in</strong>travedere un volto o il profilo di un<br />
animale o semplicemente restare affasc<strong>in</strong>ati dal<strong>la</strong><br />
eleganza del<strong>la</strong> sua forma astratta, ma comunque <strong>in</strong> ogni<br />
caso deve esistere spirito nel<strong>la</strong> pietra. Ma qui sorge il<br />
problema:dipende da noi o dal<strong>la</strong> pietra? Siamo noi che<br />
man mano riusciamo a capire di più oppure siamo noi<br />
che <strong>in</strong>fondiamo il nostro spirito nel<strong>la</strong> pietra? A tal<br />
proposito mi viene <strong>in</strong> mente che nel<strong>la</strong> nostra cultura è<br />
stato Dio a soffiare nell’argil<strong>la</strong> per <strong>in</strong>fonderle un’anima<br />
da cui è scaturito l’uomo.... Occuparsi di suiseki ci fa<br />
crescere spiritualmente perchè vi è un grande <strong>la</strong>voro<br />
<strong>in</strong>tellettuale. Con <strong>la</strong> pietra (personalmente aggiungerei<br />
anche con <strong>la</strong> carta...) si deve essere remissivi ed accettar<strong>la</strong><br />
nel<strong>la</strong> sua essenza senza imporle prevaricazioni, cosa<br />
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