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Guarda la rivista in PDF - Daniele Montenegro, Aikido Aikikai

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<strong>Aikido</strong><br />

Gruppo di sostegno del maestro Hosokawa<br />

Gli omote e gli ura del<strong>la</strong> vita<br />

Paolo Bottoni<br />

Quanto segue è il libero resoconto di una "conversazione" con il maestro Hosokawa. Non si pensi ad una normale<br />

chiacchierata <strong>in</strong>torno ad una tazza di te. Date le partico<strong>la</strong>ri condizioni del maestro questa discussione si è<br />

artico<strong>la</strong>ta, superando grandi difficoltà, <strong>in</strong> un arco di tempo di oltre 4 anni, <strong>in</strong>terrompendo<strong>la</strong> o riprendendo<strong>la</strong><br />

ogni volta che ce ne fosse necessità, opportunità, desiderio.<br />

Una delle prime cose che il praticante di aikido apprende<br />

è che ogni tecnica può essere eseguita <strong>in</strong> modalità omote<br />

oppure ura. Le prime difficoltà com<strong>in</strong>ciano quando si<br />

avverte il bisogno di capire cosa vogliano dire questi<br />

due term<strong>in</strong>i, ricevendone <strong>in</strong> cambio non una soluzione<br />

univoca ma un ventaglio di possibilità non tutte coerenti<br />

tra di loro, come avanti-di <strong>la</strong>to, l<strong>in</strong>eare-circo<strong>la</strong>re, positivonegativo<br />

e così via. In realtà il significato di omote è<br />

“palese, evidente, s<strong>in</strong>cero” e quello di ura è “nascosto,<br />

non chiaro, <strong>in</strong>decifrabile”. Molti sono i campi di<br />

applicazione di questi concetti, non è raro sentire un<br />

giapponese par<strong>la</strong>re di un “discorso omote” o di una<br />

“persona ura”, e anche sul tatami del<strong>la</strong> vita ci troviamo<br />

cont<strong>in</strong>uamente confrontati con situazioni, persone, eventi<br />

che appartengono o sembrano appartenere all’una o<br />

all’altra categoria ma possono presentarsi nel<strong>la</strong> maniera<br />

opposta <strong>in</strong> altri tempi ed altre circostanze. Ma <strong>in</strong> f<strong>in</strong> dei<br />

conti ogni cosa del creato ha il suo <strong>la</strong>to omote ed il suo<br />

<strong>la</strong>to ura, anzi le sue molteplici sfaccettature che possono<br />

complicare l’<strong>in</strong>terpretazione ma render<strong>la</strong> più affasc<strong>in</strong>ante:<br />

immag<strong>in</strong>ate quale sfida possa essere <strong>la</strong> comprensione<br />

di un oggetto, animale, pianta od essere umano, che sia<br />

“palesemente ura” o “nascostamente omote”<br />

Come detto, anche gli oggetti hanno un <strong>la</strong>to omote ed<br />

un <strong>la</strong>to ura, e nel loro caso può sembrare molto facile<br />

identificarli: davanti <strong>la</strong> porta (omote), dietro <strong>la</strong> porta<br />

(ura). Ma se <strong>la</strong> porta è stabile, statica ed <strong>in</strong>amovibile,<br />

certamente non lo siamo noi. Quando usciamo di casa<br />

<strong>la</strong> matt<strong>in</strong>a il <strong>la</strong>to omote del<strong>la</strong> porta è quello <strong>in</strong>terno,<br />

quando rientriamo <strong>la</strong> sera è quello esterno. Quando<br />

siamo dentro <strong>la</strong> nostra casa è il mondo esterno a rimanerci<br />

ce<strong>la</strong>to, quando siamo nel mondo non ci viene rive<strong>la</strong>to<br />

quanto succede nel<strong>la</strong> nostra stessa casa. Lo stesso<br />

potremmo dire di ogni oggetto, compresi quelli di<br />

<strong>in</strong>teresse più immediato per un cultore delle arti marziali<br />

o del<strong>la</strong> cultura tradizionale giapponese, come una spada<br />

con i suoi accessori. Il maestro ha sempre avuto un<br />

profondo <strong>in</strong>teresse per questi argomenti e ha seguito un<br />

rego<strong>la</strong>re corso di studi sul nihonto, <strong>la</strong> spada tradizionale<br />

giapponese, ricevendo <strong>in</strong> Giappone <strong>la</strong> qualifica di perito<br />

II dan (i livelli sono 3) e cont<strong>in</strong>uando poi gli studi<br />

autonomamente dopo il suo trasferimento <strong>in</strong> Italia. E’<br />

questo suo retroterra culturale che lo ha <strong>in</strong>dotto a scegliere<br />

come emblema del suo dojo Musubi no kai (Associazione<br />

del Nodo) <strong>la</strong> guardia di una spada (tsuba). I motivi di<br />

questa sua scelta vennero a suo tempo liberamente resi<br />

<strong>in</strong> questo modo, seguendo le sue <strong>in</strong>dicazioni.<br />

Il nodo rappresenta nel<strong>la</strong> tradizione giapponese il legame<br />

reciproco che v<strong>in</strong>co<strong>la</strong> l’allievo ed il maestro che ha<br />

scelto di seguire; il<br />

legame tra l’uomo che<br />

cerca e <strong>la</strong> via che ha<br />

scelto di seguire; il<br />

v<strong>in</strong>colo di fedeltà<br />

<strong>in</strong>dissolubile che lega due<br />

amici. Il simbolo del suo<br />

dojo è una antica tsuba<br />

giapponese, <strong>la</strong> guardia di<br />

una spada da samurai:<br />

alcuni credono che si<br />

Il simbolo del Musubi no kai<br />

tratti di un disegno astratto, altri ci vedono un nodo. Ed<br />

è <strong>in</strong>fatti un nodo, ma rappresentato <strong>in</strong> maniera molto<br />

sottile. La tsuba raffigura <strong>in</strong> realtà due ruote di carro<br />

che si <strong>in</strong>contrano andando <strong>in</strong> direzioni opposte. L'<strong>in</strong>contro<br />

di due amici, che si <strong>in</strong>crociano talvolta nel breve volgere<br />

di un attimo per poi dirigersi <strong>in</strong> direzioni opposte sul<br />

grande sentiero del<strong>la</strong> vita e tornare, forse, di nuovo ad<br />

<strong>in</strong>contrarsi e separarsi. Ma sempre legati da un v<strong>in</strong>colo<br />

<strong>in</strong>visibile ed <strong>in</strong>estricabile. Lo stesso v<strong>in</strong>colo di amicizia<br />

che il maestro Hosokawa ha saputo cosí<br />

<strong>in</strong>dissolubilmente creare con i suoi allievi.<br />

Nel<strong>la</strong> spada giapponese si assume per pr<strong>in</strong>cipio che il<br />

<strong>la</strong>to omote sia quello visibile all’osservatore quando<br />

l’arma è portata al<strong>la</strong> c<strong>in</strong>tura: quasi un biglietto da visita<br />

che il portatore del<strong>la</strong> spada porge al suo prossimo. Di<br />

conseguenza, il <strong>la</strong>to più ornato del<strong>la</strong> guardia viene<br />

portato all’esterno (omote), quello meno ornato<br />

all’<strong>in</strong>terno (ura). Possono sorgere delicati problemi di<br />

<strong>in</strong>terpretazione quando <strong>la</strong> guardia è del tipo sukashi (a<br />

traforo) e qu<strong>in</strong>di senza ornamenti o riporti, e a volte<br />

perfettamente simmetrica sia dai due <strong>la</strong>ti che nelle parti<br />

destra e s<strong>in</strong>istra. Può trattarsi di una voluta ambiguità<br />

decisa dall’artista o dal committente, a significare che<br />

nel<strong>la</strong> vita è sempre difficile discernere <strong>la</strong> verità dalle<br />

apparenze, o per <strong>in</strong>vitare l’osservatore a guardare più<br />

attentamente, a coglier<strong>la</strong> da <strong>in</strong>dizi apparentemente non<br />

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