Guarda la rivista in PDF - Daniele Montenegro, Aikido Aikikai
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Il dojo<br />
Il dojo è un term<strong>in</strong>e più vasto di palestra non essendo<br />
deputato al mero esercizio fisico (d’altro canto il maestro<br />
Tada spesso ha ripetuto che l’aikido è un modo di<br />
praticare una partico<strong>la</strong>re filosofia orientale), ed <strong>in</strong>globa<br />
due concetti: jo che è il luogo dove si pratica; e do il<br />
metodo che si segue nel<strong>la</strong> pratica. Il term<strong>in</strong>e do, lo<br />
stesso presente anche <strong>in</strong> aikido, deriva dal c<strong>in</strong>ese tao<br />
(o dao) che <strong>in</strong>dica anche via, ma anche metodo,<br />
strumento di conoscenza. Tao (1) è un term<strong>in</strong>e denso di<br />
significato, esprime il concetto di movimenti ord<strong>in</strong>ati<br />
del<strong>la</strong> vita, <strong>la</strong> vita trascendente, ciò che è <strong>in</strong>sondabile e<br />
senza nome, <strong>la</strong> rego<strong>la</strong><br />
secondo cui si svolge<br />
l’universo, qualcosa che ci<br />
avvic<strong>in</strong>a al div<strong>in</strong>o nascosto<br />
<strong>in</strong> ognuno. Per questo Jigoro<br />
Kano preferì il do al jutsu<br />
(arte) perché descriveva<br />
bene il cambiamento di<br />
scopo da raggiungere che il<br />
Judo proponeva nei<br />
confronti del Ju-Jutsu. In<br />
seguito il suffisso do venne<br />
adottato dal Kendo, dal<br />
Kyudo, dall’<strong>Aikido</strong> ecc.,<br />
apriva un capitolo nuovo <strong>in</strong><br />
quel<strong>la</strong> serie d'esperienze che<br />
vanno sotto il nome<br />
Il dojo è il luogo dove si<br />
pratica rispettandosi,<br />
perché è lì che le<br />
tensioni si sciolgono e<br />
sorge il nuovo pensiero<br />
generico di Discipl<strong>in</strong>e di<br />
Combattimento Orientali (il<br />
term<strong>in</strong>e "Arti Marziali" è<br />
forse una cattiva<br />
traduzione).<br />
Nota Travagl<strong>in</strong>i “Non a caso<br />
si afferma che il dojo è pr<strong>in</strong>cipalmente un luogo di<br />
meditazione o il luogo specifico <strong>in</strong> cui <strong>la</strong> si pratica;<br />
d’altra parte non esiste bushido senza zen, <strong>in</strong> quanto <strong>la</strong><br />
via del guerriero comporta un aspetto implicito<br />
essenzialmente ascetico, meditativo, autorealizzativo:<br />
l’aspetto esoterico e <strong>in</strong>teriore del<strong>la</strong> pratica. Al di là<br />
dell’attività propriamente detta del<strong>la</strong> meditazione, che<br />
si configura nello zazen o azione meditativa da seduti<br />
e che consiste nello shikantaza, cioè nello stare<br />
<strong>Aikido</strong><br />
semplicemente seduti e meditare, durante l’esercizio<br />
delle arti <strong>la</strong> mente del praticante entra <strong>in</strong> una sorta di<br />
dimensione meditativa partico<strong>la</strong>re, di natura d<strong>in</strong>amica,<br />
una concentrazione senza sforzo ai limiti del<strong>la</strong> nonmente<br />
e del non-corpo per una ritrovata unità totalizzante<br />
e illum<strong>in</strong>ante”.<br />
I concetti qui adombrati sono quelli mush<strong>in</strong> no sh<strong>in</strong> o<br />
mente-cuore senza attaccamento e di fudosh<strong>in</strong> o mente<br />
imperturbabile, ma anche quelli di ricettività del<strong>la</strong> mente<br />
e di libero scorrimento del flusso di coscienza mediante<br />
l’ascolto e l’osservazione, una condizione che fa cessare<br />
il dualismo tra soggetto e oggetto <strong>in</strong> una sorta di re<strong>la</strong>zione<br />
transazionale con il tutto (concetto che Travagl<strong>in</strong>i<br />
avvic<strong>in</strong>a a quello che l’ultimo Dewey utilizza <strong>in</strong><br />
Conoscenza e transazione).<br />
Appartati <strong>in</strong> seiza, a occhi<br />
chiusi, lontani dai c<strong>la</strong>mori<br />
del<strong>la</strong> fol<strong>la</strong>, contemp<strong>la</strong>ndo<br />
nello specchio dell’anima<br />
l’<strong>in</strong>canto del mondo.<br />
L’aikido come attività meditativa ( zen) è una ricerca<br />
del<strong>la</strong> propria ‘strada’, un viaggio al<strong>la</strong> riscoperta delle<br />
proprie orig<strong>in</strong>i, del proprio sé <strong>in</strong>dividuale (atman), unico<br />
e irripetibile: “Va’ a rivedere le rose. Capirai che <strong>la</strong> tua<br />
è unica al mondo” (2). Ma d’altro canto contemp<strong>la</strong>ndo<br />
nel<strong>la</strong> mente il volto nascosto dell’anima ci si accorge<br />
che lo spirito (Brahman) è immortale, <strong>in</strong>cancel<strong>la</strong>bile<br />
nell’uomo e co<strong>in</strong>cide con l’umanità stessa (3), esso può<br />
perdersi solo se l’uomo perde <strong>la</strong> propria volontà (4). Una<br />
ricerca che non è mai troppo presto o troppo tardi da<br />
<strong>in</strong>traprendere.<br />
La mistica del guerriero tra Oriente e Occidente<br />
La mistica del guerriero si è perduta presto <strong>in</strong> Occidente,<br />
essa si mantenne viva solo nel Medioevo con l’epica<br />
del<strong>la</strong> cavalleria e degli ord<strong>in</strong>i monastico-cavallereschi,<br />
(1) Esso viene utilizzato <strong>in</strong> c<strong>in</strong>ese nel<strong>la</strong> traduzione delle scritture cristiane per rendere il greco “Logos”, usualmente reso <strong>in</strong> italiano con “Verbo” (dal <strong>la</strong>t<strong>in</strong>o Verbum<br />
che ha però un valore semantico <strong>in</strong>feriore). L’<strong>in</strong>cipit del Vangelo di Giovanni, <strong>in</strong> quel<strong>la</strong> l<strong>in</strong>gua suona pressappoco: “In pr<strong>in</strong>cipio era il Tao/ e il Tao era presso Dio/ e<br />
il Tao era Dio”.<br />
(2) Così disse <strong>la</strong> volpe al piccolo Pr<strong>in</strong>cipe. Ma è importante comprendere che "Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è <strong>in</strong>visibile agli occhi" da “Il piccolo pr<strong>in</strong>cipe”<br />
di A. De Sa<strong>in</strong>t-Exupéry.<br />
(3) L'identità tra Atman e brahman è enunciata nel<strong>la</strong> celebre frase del<strong>la</strong> Chandogya Upanisad (6,8,6-7): ´Qualunque sia questa essenza sottile, tutto l'universo è costituito<br />
di essa, essa è <strong>la</strong> realtà di tutto, essa è l'atman. Quello sei tu ("Tat tvam Asi").<br />
(4) Dire volontà è lo stesso che dire ki, secondo l'<strong>in</strong>terpretazione più famosa del term<strong>in</strong>e nel<strong>la</strong> cultura occidentale contenuta <strong>in</strong> Il mondo come<br />
volontà e rappresentazione (Die Welt als Wille und Vorstellung) di Arthur Schopenhauer. Evidentemente Schopenhauer traduce con volontà il term<strong>in</strong>e sanscrito prana<br />
del<strong>la</strong> cultura vedica, ma questo, come più volte ha ricordato Tada, è <strong>la</strong> stessa cosa di ki. La volontà è poi strettamente connessa al concetto di spirito: "Queste tre cose<br />
dunque: memoria, <strong>in</strong>telligenza, volontà, non sono tre vite, ma una vita so<strong>la</strong>; né tre spiriti, ma un solo spirito; di conseguenza esse non sono tre sostanze, ma una sostanza<br />
so<strong>la</strong>". A. Agost<strong>in</strong>o, De Tr<strong>in</strong>itate.<br />
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