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FUNZIONI ATTENTIVE – ESECUTIVE<br />
ED APPRENDIMENTO. <strong>ANALISI</strong><br />
CRITICA. STRUMENTI DI MISURA<br />
Francesco Benso<br />
Docente di Psicologia Fisiologica - Polo M.T. Bozzo - Università di Genova<br />
Polo Universitario di ricerca e intervento sui disturbi del<br />
linguaggio e dell’apprendimento “M.T. Bozzo”<br />
Macerata 2012<br />
1
IL SISTEMA ESECUTIVO E LE FUNZIONI FRONTALI<br />
• I primi studi che hanno portato a teorizzare a livello mentale cognitivo il<br />
sistema esecutivo di controllo e le funzioni esecutive nascono<br />
dall’indivisuazione a livello neurofisiologico delle funzioni frontali (vedi ad<br />
es. Luria, 1976).<br />
• Già nel 1848 i diari del medico Harlow descrivevano i sintomi da lesione<br />
frontale del minatore P. Gage (Damasio 1994).<br />
• I primi studi sistematici sui lobi frontali degli animali furono condotti alla<br />
fine degli anni 1860 dai fisiologi Eduard Hitzig e Gustav Fritsch che<br />
isolarono soprattutto le aree motorie.<br />
• Il fisiologo italiano Leonardo Bianchi all’inizio del novecento dopo diversi<br />
studi elenca le funzioni frontali che vengono a mancare in caso di lesione<br />
citando: l’incapacità a guidare il comportamento in base all’esperienza<br />
passata; difficoltà nel riconoscimento di oggetti noti; mancanza di iniziativa;<br />
incoerenza comportamentale; perdita delle emozioni secondarie. Tali<br />
osservazioni rimangono valide anche ai nostri giorni si ampliano invece le<br />
regioni cerebrali impiegate.
Il termine “funzioni frontali” verrà sostituito<br />
successivamente da quello di livello meno<br />
neuro anatomico e più mentale di: “funzioni<br />
esecutive”, anche per il fatto che le aree<br />
cerebrali che sostengono tali funzioni si<br />
estendono oltre i lobi frontali.
SAS SE PC<br />
• Sono emersi modelli cognitivi che in letteratura sono stati indicati con nomi diversi.<br />
Baddeley (1986) definisce il suo modello “Sistema Esecutivo Centrale", Shallice<br />
(1988) “Sistema Attentivo Supervisore” (SAS), Moscovitch e Umiltà (1990)<br />
“Elaboratore Centrale”. Le diverse denominazioni del sistema rappresentano<br />
sostanzialmente concetti sovrapponibili. Altri autori (vedi ad esempio Miyake, et al.,<br />
2000) preferiscono indirizzare l'osservazione direttamente verso le “funzioni<br />
esecutive” (FE) ritenendo multicomponenziale il SAS come gli stessi Shallice (2002)<br />
e Baddeley (1996) arriveranno ad affermare anche sui loro modelli.<br />
• Vi è ancora diversa letteratura (vedere ad es. Sylvester, 2003) che nonostante i<br />
chiarimenti sulla multicomponenzialità del SAS continua ad indicarlo come il<br />
modello unico da contrapporre a quelli che indicano processi esecutivi diversi.<br />
• Dobbiamo far rilevare che la vera differenza è nello stabilire un unico<br />
meccanismo unificante con una base comune che poi<br />
andrebbe a frazionarsi oppure optare per la natura non<br />
unitaria delle funzioni esecutive (vedere Miyake et al., 2000; Duncan,<br />
Johnson, Swales, Freer, 1997; Baddeley, 1996).
Modello Benso 2007<br />
CONTINUUM AUTOREGOLAZIONE<br />
6
• Le funzioni esecutive sono un complesso sistema di<br />
sottoprocessi distinti non correlati ma “sottilmente”<br />
interagenti che avviano, regolano, controllano,<br />
coordinano , monitorizzano, programmano pensieri e<br />
azioni.<br />
• Le funzioni esecutive vengono anche definite come<br />
le abilità necessarie per programmare, mettere in<br />
atto e portare a termine con successo un<br />
comportamento finalizzato a uno scopo.
• Propriamente sistema attentivo e esecutivo avrebbero forme<br />
distinte.<br />
• L'attenzione agisce sui processi sensoriali in input e sulle<br />
rappresentazioni interne (si può concentrare su di uno spazio,<br />
su di un pensiero o sulla rappresentazione di uno spazio).<br />
• Il sistema di controllo esecutivo agisce invece su piani di<br />
comportamento.<br />
• Tuttavia gli aspetti attentivi sembrano precorrere e contribuire<br />
allo sviluppo delle funzioni esecutive.
Lo stesso Baddeley (1996) infrange, si fa per dire, la distinzione tra FE<br />
e attenzione inserendo l’attenzione selettiva nelle funzioni esecutive.<br />
Barkley (1996) arguisce che il sistema esecutivo può essere considerato<br />
una più generale forma di attenzione rivolta verso sé stessi.<br />
Egli afferma che in riferimento alle funzioni esecutive i processi attentivi<br />
sono o abilità essenziali e subordinate a questo costrutto, oppure possono<br />
essi stessi essere considerate funzioni esecutive<br />
Per esempio l'attenzione selettiva e sostenuta l'inibizione, e shiftare<br />
l'attenzione sono processi cognitivi che sottostanno al comportamento<br />
orientato nel futuro su di una specifica meta (Barkley,1996).
DALLE PROTOFUNZIONI ALLE FE<br />
DALLA FASE GUIDATA DAGLI STIMOLI A QUELLA GUIDATA<br />
DALLO SCOPO<br />
DALLA FASE IMPLICITA ALL’ESPLICITA<br />
• Dalla attenzione selettiva che permette di isolare uno stimolo target immerso in un contorno di<br />
distrattori si può sviluppare la funzione di controllo esecutivo che sarà deputata a mantenere un<br />
comportamento finalizzato ad uno scopo nonostante l’intervento di attrattori interferenti e<br />
fuorvianti.<br />
• Dall’allerta fasico (breve intervallo di preparazione per effettuare una adeguata risposta) si può<br />
sviluppare l’attenzione sostenuta allungando gradualmente la durata tra il segnale di pronti e il<br />
target.<br />
• L’attenzione sostenuta nel tempo ha diverse componenti di controllo ed è accompagnata dalla<br />
gestione della frustrazione al perdurare del compito (che alcuni definiscono come una delle<br />
principali funzioni esecutive).<br />
• L’orientamento dell’attenzione (disancoraggio, spostamento e ancoraggio) prelude al<br />
cambiamento immediato di compiti (task shift) e in questo caso interverrà anche la capacità di<br />
avvio.<br />
• La capacità di focalizzare l’attenzione su di uno spazio ristretto o di concentrarla in un tempo<br />
relativamente breve può essere propedeutica al funzionamento della memoria di lavoro (come<br />
la intende Cowan 2000)
FIGURE 16.3 THE COWAN WORKING<br />
MEMORY MODEL
SAS SISTEMA MULTICOMPONENZIALE<br />
• Vi sono diversi punti di vista e soprattutto indizi a favore dell’uno o<br />
dell’altro punto di vista. Ad esempio Miyake et al. (2000)<br />
argomentano in modo convincente e valutano i pro e i contro.<br />
•<br />
• Si soffermano sul fatto che vi siano dei significativi valori nelle<br />
correlazioni tra le prove che rappresentano le funzioni esecutive di<br />
base (inhibition, shifting, updating). Ciò potrebbe essere interpretato<br />
come un comune aspetto sottostante alle diverse funzioni e quindi<br />
un sistema esecutivo unificatore a monte.<br />
•<br />
• Tuttavia gli autori non trascurano l’ipotesi alternativa di una<br />
componente comune alle diverse prove utilizzate per rappresentare i<br />
costrutti come potrebbe essere l’inhibition.<br />
•
Homunculus<br />
• Che sarebbe • E non è<br />
Francesco Benso AIRIPA Ivrea 2010<br />
13
Accumulatore di evidenza<br />
Francesco Benso AIRIPA Ivrea 2010<br />
14
Francesco Benso AIRIPA Ivrea 2010<br />
15
T = termostato / accumulatore di evidenza / intensità<br />
emotiva. Sopra soglia chiude collegando (implicito) I. Il<br />
relè T1 scatta chiudendo il circuito principale e le<br />
risorse del Processore Centrale (PC) vanno ad<br />
alimentare Risorse il Refrigeratore Modulo.<br />
PC<br />
G<br />
T<br />
I<br />
Francesco Benso AIRIPA Ivrea 2010<br />
Refrigeratore ambiente<br />
Frigo<br />
Modulo<br />
PD /Con<br />
interno<br />
16
• La neurofisiologia “lesionale” conferma come particolari aree<br />
siano essenziali per determinate funzioni esecutive. La mancanza di<br />
specifiche funzioni in caso di particolari lesioni ci fornisce evidenza<br />
della loro presenza spesso implicita ed inconsapevole.<br />
• Il silenzio si trasforma in rumore assordante.<br />
• Ad esempio come riferiscono Bush et al. (2000) in un articolo<br />
“rassegna” le lesioni al giro del cingolo implicano:<br />
apatia, disattenzione, mutismo acinetico,<br />
instabilità emotiva, disregolazione del sistema<br />
autonomo e deficit cognitivi nel gestire<br />
l'interferenza dell'effetto Stroop (aspetto<br />
quest'ultimo controverso; Bush et al.,2000).
• Quali e quante siano le funzioni esecutive non<br />
è possibile definirlo nemmeno basandoci sulla<br />
letteratura. Tenendo conto di diversi punti di<br />
vista, potremmo affermare che le funzioni<br />
esecutive sono dei processi necessari a<br />
programmare, a mettere in atto e a portare a<br />
termine con successo un comportamento<br />
finalizzato a uno scopo.
Pertanto ciò che viene descritto come SAS o<br />
come processore centrale sarebbe l’insieme di<br />
una autoecoorganizzazione di energia<br />
cerebrale “delimitata” che si differenzia<br />
funzionalmente (funzioni esecutive)<br />
alimentando specifici circuiti in parte<br />
predeterminati geneticamente.
LE FE MINIME<br />
Protofunzioni <strong>attentive</strong><br />
Avvio<br />
Controllo esecutivo (inhibition)<br />
Shifting<br />
Updating<br />
Interrelate e comunque separate<br />
Tutto procede verso l’affermarsi della<br />
pianificazione e del Problem Solving
• Tutti questi processi sono innestati e immersi nel contesto<br />
umorale ed ormonale fornito dal tono emotivo e sono<br />
indissolubilmente legati ad esso anche implicitamente (Lewis &<br />
Todd, 2007). Non può esistere una operazione cognitiva “pura”<br />
l’influenza dei sistemi sottocorticali e dei nuclei del sistema<br />
emozionale è continua.<br />
•<br />
• In qualsiasi compito cognitivo svolto sotto osservazione può<br />
emergere un’ansia da prestazione non sempre controllabile.<br />
Questa inestricabile unione si afferma soprattutto quando si<br />
tratta di autoregolazione del comportamento, che potremmo<br />
definire come: l'equilibrio implicito tra il sistema emotivo<br />
motivazionale e quello cognitivo di controllo, in funzione<br />
dell'adattamento e dello scopo del momento.<br />
• AUTOREGOLAZIONE NEI DUE SENSI<br />
• COGNITIVO EMOTIVO (CANESTRO)<br />
• EMOTIVO COGNITIVO ( PASSERELLA)<br />
• SCONTRO IMPROPONIBILE EMOTIVO >> COGNITIVO
• A proposito di autoregolazione gli stessi Lewis e Todd (2007)<br />
criticano altresì la divisione tra funzioni esecutive calde<br />
(emotive; hot) e fredde (cognitive; cool) “Gli psicologi hanno<br />
a lungo cercato di risolvere la disgiunzione fondamentale tra<br />
funzioni cognitive ed emotive. Ma ciò che è notevole e<br />
forse allarmante è che la ricerca sulle<br />
autoregolazione ha perpetuato questa disgiunzione<br />
piuttosto che risolverla, per esempio tracciando una<br />
linea tra funzioni esecutive fredde “cool EF" coinvolte<br />
in attività puramente cognitive e le "hot EF" coinvolte<br />
nella regolazione emozionale (Zelazo & Cunningham,<br />
2007; Zelazo & Mueller, 2002)).
Anderson et al. (2010) titolano un paragrafo con funzioni esecutive calde (socio affettive) . Discutono sull'emergere del senso della moralità e del br<br />
Comunque anche tali autori concludono che le interazioni tra aree cerebrali sono tali che è difficile distinguere tra funzioni calde o fredde. Sostengon<br />
• Anderson et al. (2010) titolano un paragrafo con funzioni esecutive<br />
calde (socio affettive) . Discutono sull'emergere del senso della<br />
moralità e del brusco cambiamento che porta intorno ai 4 anni alla<br />
capacità di resistere alle false credenze per stabilire i presupposti<br />
della teoria della mente (mettersi nei panni dell'altro). Nasce<br />
parallelamente la capacità di interpretare stimoli affettivi non verbali<br />
e di comprendere il senso dell' humor.<br />
•<br />
• Comunque anche tali autori concludono che le interazioni tra aree<br />
cerebrali sono tali che è difficile distinguere tra funzioni calde o<br />
fredde. Sostengono soprattutto che lo sviluppo delle tradizionali<br />
funzioni esecutive è necessario per il consolidamento delle capacità<br />
cognitive intellettive, degli apprendimenti, delle memorie citando un<br />
consistente numero di lavori (vedere Anderson et al. 2010).
FIGURE 18.7 THE EMOTIONAL ODDBALL TASK
• Nei nostri laboratori potremmo misurare gli indici di attivazione emotiva durante lo<br />
svolgimento di prove prettamente cognitive. E’ sufficiente che gli esercizi siano<br />
incalzanti nel tempo di risposta (basta far partire un qualsiasi cronometro).<br />
Potremmo terminare rimarcando come ogni funzione cognitiva sia inevitabilmente<br />
“colorata” da un sistema emotivo sempre presente nei tratti e negli stati degli<br />
individui. Solo in particolari situazioni derivanti da esiti lesionali può<br />
occasionalmente avvenire questa disgiunzione.<br />
•<br />
• Pensiamo ad esempio al linguaggio che si esprime sempre con un carico variabile di<br />
emotività e di enfasi comunicante, pragmatica e contestualizzante definita<br />
“prosodia”. Qualora si verifichino lesioni spesso circoscritte all’area di Broca<br />
(corrispondente) dell’emisfero destro (area 44 di Brodmann ) sovente i soggetti<br />
perdono l’aspetto prosodico in produzione e questo è invalidante per la<br />
comunicazione fine. Come a dire che sarebbero guai seri se una funzione cognitiva<br />
fosse solo cool(fredda) dobbiamo sperare di avere il giusto grado di hot (caldo)<br />
sempre collegato .<br />
•
INHIBITION ?<br />
• E' largamente condiviso che nessun test è in grado di rappresentare<br />
appieno una particolare funzione esecutiva, eppure numerosi autori<br />
inflessibilmente stabiliscono corrispondenze e commettono l'errore di<br />
confondere la prestazione al test con la funzione esecutiva che<br />
arbitrariamente pensano sia rappresentata dalla prova psicometrica.<br />
• Si sta riperpetuando quello che in passato veniva definito dagli psicologi<br />
della Gestalt “errore di esperienza”. esso si manifesta quando si<br />
attribuiscono alla realtà caratteristiche che sono dell'esperienza del<br />
ricercatore (Koehler, 1971) .<br />
• Ad esempio si valutano i dati di un compito di Stroop e poi si traggono<br />
conclusioni sull'inhibition non citando più il compito primario<br />
sottointendendo che lo Stroop e l'inhibition siano la stessa cosa.
INHIBITION ?<br />
• Il termine “inhibition” viene spesso utilizzato in modo molto generico non<br />
distinguendone i tipi e spesso affermandone l'esistenza quando altre<br />
funzioni potrebbero spiegare l'effetto rilevato.<br />
• Nigg (2000) pubblica una rassegna sui diversi tipi di inibizione e ne<br />
valuta soprattutto le dimensioni automatiche e volontarie, cognitive e<br />
motivazionali. In una tabella esaustiva ne indica otto tipi,<br />
• di quelle inerenti alla inibizione esecutiva ne cita quattro:<br />
• controllo dell'interferenza,<br />
• inibizione cognitiva,<br />
• comportamentale<br />
• e oculo-motoria.
Friedman & Miyake (2004) analizzando il lavoro<br />
di Nigg combinano<br />
l'inibizione del comportamento e quella oculo<br />
motoria definendole in un unico termine come<br />
“inibizione delle risposte preponderanti”.<br />
Valutano la resistenza all'interferenza dei<br />
distrattori ed infine la resistenza all'interferenza<br />
proattiva (che sarebbe l'inibizione cognitiva di<br />
Nigg).
• I risultati portano gli autori ad isolare in ultimo solo tipi di inibizione<br />
esecutiva:<br />
• l’inibizione delle risposte preponderanti<br />
• e la resistenza all’interferenza proattiva.<br />
• La divisione delle prove che rappresentano i diversi tipi di inibizione è<br />
arbitraria l’interfernza proattiva si riverbera su diversi fattori, ad esempio<br />
nel primo fattore si utilizzano test con effetti di priming negativo che si<br />
potrebbero interpretare (invece che compiti di inibizione delle risposte<br />
preponderanti ) come esempi di interferenza proattiva.<br />
• Miyake et al. (2000) avevano utilizzato un solo ben definito e chiaro tipo di<br />
inibizione (inibizione delle risposte preponderanti) nei loro lavori di ricerca<br />
sul costrutto delle diverse funzioni esecutive.<br />
•
INHIBITION ??<br />
• MacLeod et. Al (2003) puntualizzano spiegando che il<br />
termine interferenza è descrittivo di un effetto e di un<br />
fenomeno ed è più adeguato del termine inhibition che<br />
implica un livello di spiegazione spesso non verificabile e non<br />
sempre vero.Pertando Mac Leod et al. consigliano di<br />
utilizzare per correttezza di linguaggio il termine<br />
interferenza.<br />
• ll fatto che nello Stroop vi sia una competizione tra compiti<br />
che crea interferenza è chiaro per tutti, mentre appena si usa<br />
il termine inhibition si passa dalla descrizione del prendere<br />
atto che c’è l’interferenza, al livello più impegnativo di una<br />
ipotetica spiegazione che non è dimostrata utilizzando il<br />
termine inhibition.
SHIFTING<br />
• Un compito di shift come si può notare<br />
coinvolge molte abilità mnestiche ed esecutive<br />
e si può proporre a diversi livelli di<br />
complessità. E’ bene distinguere i gradi di<br />
complessità e come dicono Purves et al. (2010)<br />
valutare la differenza nelle perseverazioni a<br />
livello percettivo categoriale da quelle a livello<br />
comportamentale.
SHIFTING<br />
• Ad esempio la perseverazione,<br />
• può essere qualitativamente differente nel senso che si può<br />
osservare il fenomeno senza doverlo sempre far risalire al<br />
SAS e ai lobi frontali.<br />
• Come riferiscono Sandson e Albert (1984), nel caso di<br />
parafasie (disturbi nella formazione della parola) prodotte da<br />
pazienti afasici la perseverazione può essere attribuita al<br />
malfunzionamento di sistemi specifici (e quindi al livello<br />
modulare) che sono soggetti ad effetti impropri di priming.<br />
Nel caso di lesione al lobo frontale, la perseverazione si<br />
manifesta invece come la tendenza di uno schema integro<br />
ad attivarsi ripetutamente nel tempo.
SHIFTING SVILUPPO<br />
• Bunge e Zelazo (2006) introducono verso una descrizione dettagliata dello sviluppo della<br />
complessità delle regole collegandole a precise aree neuroanatomiche.<br />
• Primariamente si formano associazioni tra stimoli e ricompense, ciò può fornire salienza al un<br />
determinato stimolo qualora venga coinvolto in futuri apprendimenti più complessi. Questo<br />
aspetto è legato alla maturazione della corteccia orbitofrontale (area 11 di Brodmann). Verso i<br />
due anni inizia lo sviluppo della capacità di associare ad uno stimolo una specifica risposta<br />
(sempre quella) ciò è legato alle aree pre frontali ventro laterali (44, 45, 47 di Brodmann).
• Verso i 5 anni si cominciano a padroneggiare le regole bivalenti (veri e<br />
propri compiti di switch) e ciò dipende dalla maturazione della corteccia pre<br />
frontale dorso laterale (area 9, 46 di Brodmann); il rapido cambio nella<br />
flessibilità che avviene tra i 2 e i 5 anni può essere sostenuto dalla<br />
maturazione di questa area cerebrale.<br />
• Fino ai tre anni la perseverazione è obbligata mentre a 5 si può passare da<br />
un tipo di classificazione ad un altra invertendo la regola precedente<br />
(quanto sia implicato il sistema di controllo o l'inhibition anche in questo<br />
compito è palese). I miglioramenti nell'uso regola di cambiamento di<br />
compito sempre più complessa riscontrati dall'infanzia all'adolescenza<br />
sono probabilmente correlati alla maturazione del laterale PFC, se questo<br />
vale anche per i miglioramenti precedentemente ottenuti durante l'infanzia<br />
resta da vedere (Bunge e Zelazo 2006).
• Sembra che lo sviluppo della corteccia prefrontale rostro<br />
laterale (area 10 di Brodmann) supporti il ragionamento<br />
condizionale sul cambiamento di compito (se x allora A se y<br />
allora B, ma dopo la regola opposta se x allora B se y allora A).<br />
• La differenza del Wisconsin con un compito di switch più<br />
tradizionale è data dal fatto che il cambiamento di criterio nel<br />
categorizzare richiede un riapprendimento mentre nel caso del<br />
compito di switch già dall’inizio sono stabiliti i ritmi di<br />
cambiamento o le associazioni con i suggerimenti (se vedi<br />
giallo allora fai… se vedi azzurro allora fai…) assomigliano ai<br />
due tipi di perseverazione diversi.
• La prima potrebbe essere definita più fronto ventrale (e quindi legata<br />
alla difficoltà di a riapprendere una nuova regola e pertanto a<br />
modificare le aspettative sui legami stimolo rinforzo).<br />
• Mentre la seconda più legata alle aree dorso laterali frontali dx<br />
dipende di più dall’incapacità di inibire di avviare un nuovo compito<br />
di seguire pertanto la regola stabilita perché distratti dagli effetti di<br />
priming stessi dei compiti simili che si susseguono.<br />
• Ovviamente anche solo dal punto di vista neurofisiologico le<br />
operazioni di shifting sono molto più complesse anche la corteccia<br />
parietale sembra intervenire sulla scelta dell’azione più adatta (area<br />
LIP) e il giro del cingolo viene chiamato in causa in quanto deputato a<br />
mettere in evidenza il conflitto tra compiti (vedi Purves et al. 2010).
• Riassumendo dalle proto funzioni esecutive rappresentate soprattutto dai<br />
sistemi attentivi che si sviluppano emergono le funzioni esecutive di base: il<br />
controllo (che viene identificato con inhibition) che si afferma ancora in<br />
modo ancora incerto verso i 24 mesi, la flessibilità, l’avvio, l’attenzione<br />
sostenuta e l’updating.<br />
• Sono funzioni separate ma che si sostengono a vicenda. Ad esempio per<br />
riaggiornare la memoria di lavoro bisogna avere capacità di controllo,<br />
flessibilità, saper avviare il processso e sostenere l’attenzione sul compito.<br />
• Questi aspetti immersi in un robusto contesto emotivo motivazionale che<br />
associa apprendimenti per rinforzo, portano alla possibilità di simulazione<br />
e quindi di astrazione e generalizzazione che vanno a sostenere e a<br />
configurare funzioni ancora più complesse come la gestione della<br />
frustrazione, il monitoraggio del comportamento ,la verifica, l’organizzazione<br />
la pianificazione sfociando nell’empatia
Friedman e Miyake (2004) sottolineano che il Wisconsin Cart Sorting Test,<br />
per esempio, è stato definito da diversi autori come una misura della serie:<br />
“shift di compito”, “inibizione”, “flessibilità”, “problem solving” e di<br />
“categorizzazione”,'solo per citare alcuni costrutti.<br />
La prova definita come la “Torre di Londra” (molto simile alla “Torre di<br />
Hanoi”) utilizzata per valutare la pianificazione (vedi ad esempio Ozonoff e<br />
Jensen, 1999), sembra saturare soprattutto l'inibizione (Baughman e<br />
Cooper, 2007; Miyake et al. 2000, con la Torre di Hanoi). Con ciò non si<br />
vuole affermare che la torre di Londra o quella di Hanoi siano ottimi test per<br />
valutare l’inhibition. Si sa solamente dal lavoro di Miyake et al. che<br />
l'inhibition isolata con le prove di Stroop, antisaccade, stop-signal, sarebbe il<br />
fattore che meglio correla con lo svolgimento della Torre di Hanoi. Rimane<br />
comunque un compito complesso che richiede diverse abilità intrinseche<br />
alla pianificazione come ricordare (le regole, le strategie), cambiare<br />
(strategia o azione), inibire risposte preponderanti, prevedere, monitorare<br />
l'errore e altro ancora.
• Sempre secondo questi autori, vi sarebbe inoltre da considerare attentamente il<br />
fattore del”impurità” delle prove psicometriche utilizzate, in quanto esse<br />
non possono rappresentare appieno le FE a cui si riferiscono. Gli aspetti modulari<br />
in input ed in output (ad esempio il sistema visivo e quello motorio) che<br />
inevitabilmente fanno da interfaccia tra strumento di misura e la FE da valutare<br />
possono “sporcare” notevolmente la misura che dovrebbe bypassare l’aspetto<br />
modulare periferico.<br />
• DA QUI IL METODO SOTTRATTIVO CHE ATTUIAMO IN MOLTI TEST<br />
•<br />
• Infine se il soggetto durante la valutazione attraverso l’apprendimento<br />
aumenta il grado di automatizzazione della<br />
prestazione, la misura si sposta più verso il livello dei sistemi specifici<br />
allontanandosi dalle elaborazioni aspecifiche più centralizzate, nonostante gli<br />
accorgimenti presi nell’impostazione del paradigma (Miyake et al., 2000).<br />
•<br />
• Gli artefatti possibili sono diversi e tra quelli identificati non tutti sono<br />
chiaramente delineati come ad esempio la inevitabile scelta arbitraria<br />
di una specifica prova per indagare il costrutto o misurare<br />
una funzione esecutiva
Lo stesso test di Stroop (o derivati) così spesso utilizzato nei costrutti<br />
della funzione “inhibition” e stato in passato utilizzato per<br />
rappresentare i task shift (cambiamenti di compito) come riferiscono<br />
Anderson et Al. (2010). Inoltre Mac Leod (2003) fornisce alcune<br />
spiegazioni alternative dell’effetto Stroop senza dover chiamare in<br />
causa il concetto di inibizione.<br />
ROSSO BLU<br />
Pertanto rimane effettivamente sempre un<br />
grado di incertezza non trascurabile se si<br />
valutano i costrutti.
MISURA DELL’ATTENZIONE<br />
L’importanza delle diverse componenti<br />
esecutive ed <strong>attentive</strong> per gli apprendimenti<br />
portano alla necessità di poterle valutare, ma<br />
anche in questo caso non bisogna rimuovere le<br />
critiche fatte inizialmente agli strumenti di<br />
misura (impurità, modularità, non perfetta<br />
conoscenza dei costrutti).
Il test delle campanelle misura veramente ciò che afferma<br />
di misurare ? Quanto è valido ? Chi può dire, in particolari<br />
casi, se invece dell’attenzione non misuri la lentezza<br />
motoria a cancellare la campanella bersaglio ?<br />
49
IL TEST DI CANCELLAZIONE<br />
- STIMOLI | - BENSO BRACCO (2006)<br />
Foglio 3 Foglio 5
IL TEST DI CANCELLAZIONE<br />
- STIMOLI \ -<br />
Foglio 8 Foglio 10
CONSIDERAZIONI SUI DATI<br />
Correlazioni tra Test di Cancellazione e il Test di Cancellazione<br />
mot1 mot2 RIC.VIS | mot3 mot4 RIC.VIS. \<br />
PAG. 2 1,000 0,699** 0,011 0,672** 0,622** 0,033<br />
PAG. 3 0,699** 1,000 -0,117 0,657** 0,818** 0,194<br />
RIC.VIS. | 0,011 -0,117 1,000 0,091 0,111 0,275*<br />
PAG. 7 0,672** 0,657** 0,091 1,000 0,730** 0,171<br />
PAG. 8 0,622** 0,818** 0,111 0,730** 1,000 0,224<br />
RIC.VIS. \ 0,033 0,194 0,275* 0,171 0,224 1,000<br />
Spearman’s rho correlation.
La Malattia di Parkinson (MdP)<br />
Benso, Baratto, Farinelli, Da Rin,<br />
Mazzoli (2009)<br />
• L’attenzione visuo-spaziale nei soggetti<br />
con malattia di Parkinson<br />
•<br />
• Dipartimento di Scienze<br />
Antropologiche, Sezione di Psicologia,<br />
Università degli Studi di Genova<br />
• UORRF, Ospedale “La Colletta”,<br />
Arenzano, Genova<br />
•
Disturbi visuo-percettivi nella MdP Idiopatica<br />
Diversi studi (Bodis-Wollner et al., 1986) riferiscono, tra i sintomi secondari, deficit a<br />
livello visivo imputabili principalmente alla deplezione di dopamina nelle cellule<br />
amacrine interplessiformi della retina.<br />
Le disfunzioni retiniche causano modificazioni degli elettroretinogrammi (ERG) e dei<br />
potenziali evocati visivi (PEV).<br />
L’ampiezza e la latenza degli ERG e dei PEV migliorano quando il paziente riceve<br />
adeguate dosi di L-Dopa o dopaminoagonisti (DA) entrando in quello che è<br />
definito stato “on” (assenza dei sintomi tipici) e peggiorano vistosamente quando<br />
cessa l’effetto del farmaco (fase “off”).
Campione<br />
Test di Cancellazione (Benso, Bracco, 2006)<br />
Gruppo sperimentale:<br />
15 soggetti con malattia di Parkinson idiopatica;<br />
età media pari a 69 anni; MMSE > 24;<br />
terapia con L-Dopa o dopaminoagonisti;<br />
livello di stadiazione Hoen e Yahr modificata (1967) da 1 (malattia<br />
unilaterale) a 3 (malattia bilaterale da lieve a moderata).<br />
Gruppo di controllo.<br />
15 soggetti; età media pari a 67 anni; MMSE>24
…Parte motoria e<br />
di ricerca visiva…<br />
I pazienti con MdP non<br />
mostrano difficoltà nella<br />
ricerca visiva di tipo<br />
seriale, come una<br />
somministrazione di un<br />
classico test di<br />
cancellazione avrebbe<br />
portato a credere, ma<br />
manifestano limitazioni<br />
solo nell’aspetto<br />
motorio.<br />
1,4<br />
1,2<br />
1,0<br />
0,8<br />
0,6<br />
0,4<br />
0,2<br />
0,0<br />
MOT 1 a* RIC VIS 1 b* MOT 2 c* RIC VIS 2 d*<br />
parkinson 1,3 0,3 1,2 0,9<br />
Controlli 0,6 0,3 0,5 0,7<br />
*a) X² = 12.8 con g.l.= 1, p
Switch di calcolo<br />
dalla III classe della scuola primaria<br />
• Articolazione del test: due pagine contenenti ciascuna 65<br />
operazioni semplici.<br />
Il test effettivo è preceduto da un foglio di prova.<br />
Prima pagina: operazioni raggruppate.<br />
Seconda pagina: operazioni random; impegno dell’esecutivo<br />
• Le operazioni presenti nel test si differenziano in base all’età:<br />
III-V primaria, I-III media, Superiori<br />
• Calcolo tempi ed errori per ogni foglio
3x5=<br />
3x1=<br />
5+1=<br />
1+1=<br />
4-2=<br />
4x4=<br />
1x3=<br />
2+4=<br />
5+4=<br />
3-2=<br />
Foglio A<br />
elementari<br />
(numeri da 0 a 5)<br />
4x5=<br />
3x3=<br />
4+3=<br />
5+3=<br />
5-3=<br />
2x3=<br />
2x5=<br />
4+1=<br />
2+1=<br />
2-1=<br />
2x4=<br />
2x2=<br />
5+5=<br />
3-1=<br />
1-1=
2+4=<br />
3x1=<br />
5+1=<br />
1+1=<br />
2x3=<br />
4x4=<br />
2-1=<br />
3x5=<br />
5+4=<br />
3-2=<br />
Foglio B<br />
4x5=<br />
3x3=<br />
4+3=<br />
5+3=<br />
5-3=<br />
4-2=<br />
2x5=<br />
4+1=<br />
2x4=<br />
1x3=<br />
2+1=<br />
2x2=<br />
1-1=<br />
3-1=<br />
5+5=
Analisi Risultati<br />
• Per ogni foglio del test si calcola il Tempo Compensato:<br />
Tempo compensato: Tempo \ Proporzione risposte corrette.<br />
Prc = RC \ Totale Risposte<br />
Es: II media Tempo impiegato foglio A: 300”<br />
Risp. Corrette: 60 Tot. Risp.: 65 Prc = 60\65 = 0,92<br />
T.Compensato = 300” \ 0,92 = 326<br />
T.Com. II pag. – T.Com I pag. = prestazione nel cambiamento di<br />
compito (switch).<br />
(Fatti matematici/modulo + Esecutivo) – modulo = esecutivo puro
T.Com. II pag. – T.Com I pag. = prestazione nel cambiamento di<br />
compito (switch).<br />
(Fatti matematici/modulo + Esecutivo) – modulo = esecutivo<br />
puro<br />
• Una volta calcolato il Tempo Compensato si calcola il Punto Z<br />
Punto Z = + 1,5 indica un soggetto a rischio<br />
Punto Z = + 2 indica un quadro patologico
Test di numerazione Avanti\Indietro<br />
• Somministrazione: il soggetto dovrà contare progressivamente<br />
da 0 a 100 (0 a 50 primi anni della Scuola Primaria) e in modo<br />
regressivo da 100 a 0 (50 a 0).<br />
Segnare tempi ed errori.<br />
• Punteggio: Calcolare tempo compensato e punto Z<br />
Punto Z = + 1,5 indica un soggetto a rischio<br />
Punto Z = + 2 indica un quadro patologico<br />
• T. C. indietro – T. C. avanti = esecutivo puro<br />
T. C. indietro = automatismo + intervento del SAS<br />
T. C. avanti = automatismo, modulo
Argomenti da valutare<br />
Vi è una quasi inconsapevole tendenza ad omologare termini e teorie. Ciò può portare all’accettazione di<br />
alcuni aspetti solo per consuetudine . Tali aspetti possono risultare fuorvianti. In questa sede<br />
proporremo una semplice elencazione e una brevissima riflessione su alcuni argomenti solo per<br />
esemplificare la nostra linea di condotta<br />
1) L’utilizzo indiscriminato ed impreciso del termine inhibition (es. Miyake et al 2000, Band et al 2005 )<br />
2) Il concetto di sistema esecutivo porta inevitabilmente a sottointendere l’ “homunculus” come<br />
sottolineato da Zelazo ?<br />
3) FE fredde (cognitive) e FE calde (emotive). Molti non condividono tale suddivisione (Lewis e Todd, 2007)<br />
4) L’ automatismo può non essere “fodorianamente” mandatario nei moduli complessi. Un modulo<br />
complesso non sarà mai perfettamente automatizzato.<br />
5) Nessuna prova psicometrica può rappresentare appieno una funzione esecutiva (molto più complessa e<br />
sfumata, vedi torre di Hanoi)<br />
6) Ne discende dal punto 5 che diventa fonte di possibili errori discutere dati utilizzando etichette indirette<br />
(ADHD, flessibilità ,inhibition …).<br />
7) Non vi è accordo su quali e quante siano le funzioni esecutive ( es.Miyake et al. 2003)<br />
Francesco Benso AIRIPA Ivrea 2010<br />
64
LA PSEUDO MODULARITÀ<br />
Ad esempio<br />
Le diverse operazioni linguistiche che si automatizzano<br />
a livelli differenti faranno richieste di risorse <strong>attentive</strong><br />
diverse in base alla difficoltà del compito. Cantare una<br />
filastrocca memorizzata richiede poche risorse e per<br />
sostenere il compito è sufficiente il “processore<br />
dedicato”, mentre eseguire una operazione di<br />
spoonerismo (luna dente → duna lente) richiede<br />
necessariamente un impegno molto gravoso del SAS e<br />
di tutte le funzioni esecutive (soprattutto il<br />
riaggiornamento in memoria di lavoro; updating).
LA NECESSARIETÀ DELLE FE PER GLI<br />
APPRENDIMENTI<br />
Blair e Razza (2006) identificano nell’inhibition una importante componente<br />
per l’apprendimento della matematica del vocabolario e di altre<br />
competenze linguistiche. Soprattutto definiscono come prerequisito<br />
importante per l'apprendimento l'efficienza autoregolativa.<br />
Espy et al., (2004) sostengono che le prime abilità matematica vengono<br />
spiegate dal 12% della varianza a carico del controllo inibitorio.<br />
Passolunghi et al (2007) valutano l'importanza dello sviluppo della funzioni<br />
esecutive nella scuola dell'infanzia per un buon approccio alle abilità<br />
matematiche nella prima primaria (vedi anche Usai e Viterbori, 2008).<br />
Le funzioni esecutive sono fondamentali anche nell'apprendimento della<br />
lettura. Benso et al. 2005). Reiter et al (2005) confrontando soggetti<br />
dislessici e un gruppo di controllo e con test che valutano le funzioni<br />
esecutive trovano differenze significative . Così Brosnan et al. (2002) con<br />
soggetti dislessici adulti e bambini.
PER NON RIMUOVERE QUANTO FINO AD ORA<br />
AFFERMATO ARRIVIAMO AD UNA RIFLESSIONE<br />
Blair e Razza identificano nell’inhibition una importante<br />
componente per l’apprendimento della matematica del<br />
vocabolario e di altre competenze linguistiche.<br />
Espy et al., 2004 sostengono che le prime abilità matematica<br />
vengono spiegate dal 12% della varianza a carico del controllo<br />
inibitorio.<br />
McLean e Hitch, 1999; Gathercole e Pickering, 2000 valutano una<br />
relazione tra FE e apprendimento della matematica nella scuola<br />
primaria.<br />
Bull e Sherif 2001 tuttavia trovano a 7 anni una caduta<br />
dell’influenza dell’inhibition sulle competenze matematiche (solo il<br />
2%).<br />
LA VARIANZA SPIEGATA PER OGNI LAVORO è DIVERSA<br />
Questo cosa fa pensare ?
Epsy et al (2004) utilizzano i seguenti test per<br />
valutare la componente inibizione: cpt<br />
commission response; delayed response, self<br />
control (latency to touch), statue.<br />
Bull e Scerif (2001) nei bambini di 7 anni<br />
utilizzano lo stroop per valutare l'inibizione.<br />
Infine Blair e Razza utilizzano il peg_taping.
RIFLESSIONE!<br />
Blair e Razza (2007) affermano che l'apprendimento della matematica può<br />
essere spiegato in parte dalla capacità di inibizione.<br />
Forse è meglio sostenere che l'apprendimento della matematica sembra<br />
essere spiegato dall'abilità delle diverse funzioni esecutive che sottendono il<br />
“peg - tapping” (test da loro utilizzato; vedere subito dopo) che sembra<br />
contenere, tra le altre, un certo grado di funzione di controllo (nell'articolo di<br />
Blair e Razza, 2007, definita come “inhibition”). Se si riflette sul ”peg –<br />
tapping” si valuta l'imprecisione di fondo nell'assegnare esclusivamente<br />
all'inibizione la prerogativa di essere una essenziale componente<br />
dell'apprendimento della matematica. Il peg – tapping è un compito di<br />
“reverse” alla “Luria”, dove il soggetto deve battere due volte sul tavolo se lo<br />
sperimentatore batte una volta e viceversa.
RIFLESSSIONE<br />
Questo compito (che viene assimilato nell'articolo all' inhibition) può<br />
sicuramente valutare il sistema di controllo della risposta in quanto bisogna<br />
evitare di ripetere il gesto dello sperimentatore (Diamond & Tailor, 1996).<br />
Tuttavia, come rilevato dagli stessi autori (Luria, 1966 compreso, vi è anche un<br />
carico in memoria di lavoro nel ricordare e mantenere operante sia la regola, sia<br />
il tipo di azione da svolgere, che va cambiata in base al gesto dello<br />
sperimentatore. Queste abilità sono anche le componenti che Rubenstein,<br />
Meyer e Evans (2001) indicano come basilari all'operazione di task shifting.<br />
Pertanto, un esercizio palesemente valutato come misura<br />
dell'abilità ad inibire, apparentemente semplice, contiene da solo<br />
almeno tre delle funzioni considerate da Miyake et al. (2000):<br />
Inhibition, Updating, Shifting. In questo caso, ripeto, verrebbe<br />
meglio affermare più genericamente che le funzioni esecutive<br />
sono alla base dell’apprendimento della matematica. !!!!!!!!!!
I SISTEMI CENTRALI E GLI APPRENDIMENTI<br />
(MODULI)
KARMILOFF-SMITH DALLA FASE IMPLICITA A QUELLA ESPLICITA<br />
• Molti “punti di vista” espressi da Karmiloff-Smith,<br />
soprattutto alcune sue concettualizzazioni, sono<br />
stati la migliore definizione di quanto volevano<br />
esprimere i nostri modelli. La sintonia del nostro<br />
pensiero con questo Autore si è espressa nelle<br />
diverse tappe di costruzione dei modelli teorici utili<br />
per l’indagine e il trattamento sul Sistema Esecutivo<br />
Attentivo<br />
Francesco Benso AIRIPA Ivrea 2010<br />
75
KARMILOFF-SMITH DALLA FASE IMPLICITA A QUELLA ESPLICITA<br />
• Fasi implicite guidate dallo stimolo (bottom up)<br />
che si evolvono in fasi esplicite guidate<br />
dall’interno (top down) per poi arrivare a potersi<br />
flessibilmente integrare<br />
• Padronanza Comportamentale che una volta<br />
raggiunta permette il passaggio alla fase<br />
successiva. Senza una buona “padronanza<br />
comportamentale” non si ottiene la stabilità delle<br />
fasi che si susseguono<br />
Francesco Benso AIRIPA Ivrea 2010<br />
76
• Ridescrizione Rappresentazionale:<br />
Processo mediante il quale le informazioni implicite<br />
nella mente (che provengono da computazioni<br />
specifiche) divengono gradualmente conoscenze<br />
esplicite per la mente (ossia vanno oltre la<br />
specificità del dominio che le ha generate e<br />
divengono gradualmente flessibili manipolabili e<br />
disponibili per altri domini).<br />
Francesco Benso AIRIPA Ivrea 2010<br />
77
KARMILOFF-SMITH DALLA FASE IMPLICITA A QUELLA ESPLICITA<br />
• Modularizzazione: Processo di maturazione dei moduli<br />
(apprendimenti) attraverso stimolazioni ambientali.<br />
(Contempera l’innatismo con il costruttivismo<br />
piagettiano)<br />
• Contrariamente al punto di vista di Fodor che riceve<br />
critiche non tanto per le sue definizioni di modularità<br />
(specificità di dominio , mandatario, incapsulato, non<br />
assemblabile ecc…), ma per quelli che lui definisce<br />
moduli.<br />
Francesco Benso AIRIPA Ivrea 2010<br />
78
• Per FODOR sono moduli i sistemi di input sensoriali<br />
e linguaggio<br />
• Sternberg (2006) Shallice (1988) e ancora Posner e<br />
poi David Marr criticano i tipi di moduli fodoriani e<br />
ne stemperano le caratteristiche.<br />
• Il tutto trova una sistematizzazione nella teoria modulare<br />
proposta da Moscovitch Umiltà (1990):Tre tipi di moduli<br />
sempre più complessi che vengono assemblati attraverso<br />
un processore centrale che matura da una fase implicita ad<br />
una esplicita<br />
Francesco Benso AIRIPA Ivrea 2010<br />
79
TEORIA MODULARE DI<br />
MOSCOVITCH E UMILTÀ (1990)<br />
• La distanza dei neuropsicologi cognitivi dalla “rigida” teoria<br />
modulare di Fodor la si può valutare da una definizione molto<br />
recente di Sternberg (2006): I moduli sono parti in un certo<br />
modo indipendenti che hanno funzioni differenti (cade<br />
l’incapsulamento rigido di Fodor). Un modulo può esso stesso<br />
essere composto da moduli (cade la non assemblabilità di<br />
Fodor).<br />
• Vedi anche Shallice (1998), Posner (1978), Marr 1982 e<br />
soprattutto Karmilof – Smith (1992) con la teoria della<br />
“modularizzazione”.
TEORIA MODULARE DI MOSCOVITCH E UMILTÀ (1990)<br />
Esistono 3 tipi di moduli:<br />
• Moduli di 1° tipo, “alla Fodor”: non assemblati e con<br />
una specificità funzionale, Ad esempio, sarebbero<br />
moduli di primo tipo la percezione dei colori, delle<br />
frequenze acustiche, della profondità, dei visi… la<br />
localizzazione del suono e visiva<br />
81
TEORIA MODULARE DI MOSCOVITCH E UMILTÀ (1990)<br />
• Moduli di 2° tipo, assemblati su base innata, con<br />
l’input integrato da un elaboratore centrale, che<br />
sembra distaccare risorse per dedicarle<br />
definitivamente al modulo (processore dedicato).<br />
Esempi di moduli di secondo tipo sono le abilità<br />
linguistiche e il riconoscimento degli oggetti.<br />
82
Attenzio<br />
ne<br />
Implicita<br />
PROCESSORE<br />
DEDICATO<br />
Forma Colore<br />
modularizzazione<br />
MODULO DI SECONDO TIPO: RICONOSCIMENTO DELL’OGGETTO<br />
ABILITA’ LINGUISTICHE<br />
Francesco Benso<br />
Processore centrale<br />
83
• ESEMPI DI DEFICIT ATTENTIVI CHE<br />
DISORGANIZZANO I PROCESSI PERCETTIVI:<br />
• AGNOSIA APPERCETIVA (FOCUS ATTENTIVO)<br />
• EMINEGLIGENZA SPAZIALE (NEGLECT)<br />
Francesco Benso<br />
84
NEGLET COME ESEMPIO DELL’IMPOSSIBILITÀ DI PERCEPIRE<br />
SENZA LA COMPONENTE ATTENTIVA<br />
Francesco Benso 85
Neglet come esempio dell’impossibilità di percepire senza la<br />
componente attentiva<br />
Francesco Benso 86
ATTENZIONE E LINGUAGGIO<br />
Come non può esistere la percezione senza<br />
attenzione (almeno implicita), così non può esistere il<br />
linguaggio senza attenzione (almeno implicita).<br />
Ovviamente la sola attenzione senza i sottomoduli<br />
preposti non può creare il processo percettivo o<br />
linguistico.<br />
I due aspetti (centrali e modulari) sono così legati che<br />
mettere in antitesi processi linguistici ed attentivi è<br />
assurdo ed illogico.<br />
Francesco Benso<br />
88
Non vi sarà mai una attività strettamente<br />
modulare come non vi sarà mai una attività dei<br />
sistemi centrali che non risenta dell’influenza<br />
del modulo di input o di output che la<br />
coinvolge. Tutto questo lo sa bene chi si occupa<br />
di misurare e di valutare i costrutti delle<br />
funzioni esecutive e aspetti attentivi (vedere ad<br />
esempio Miyake, Friedman, Emerson, Witzki,<br />
Howerter,& Wager, 2000).
Evoluzionisticamente parlando sarebbe da soffermarci su<br />
termini come “preadattamento” (per non introdurre la “tabula<br />
rasa” comportamentista che non convince più nessuno) o<br />
meglio “exaptation” (l'esaptazione : definisce quei caratteri<br />
evolutivi che insorgono in un contesto per poi essere sfruttati in<br />
un altro). Trattasi dell' “interazionismo popperiano”, teoria<br />
secondo la quale un organo creato per una funzione, dopo un<br />
certo tempo viene utilizzato per un’altra funzione. Solo<br />
partendo da un punto di vista come quello dell'esaptazione può<br />
acquistare significato e rendere plausibili le ricerche sulla<br />
ipotesi genetica dei disturbi di lettura.
Come conclusione riassuntiva di quanto esposto utilizziamo una citazione<br />
riferita agli aspetti inerenti la teoria del sistema dei neuroni specchio.<br />
“L’immagine del linguaggio che i risultati di queste ricerche ci consegnano è<br />
molto diversa da quella, ancora dominante, di un sistema linguistico<br />
modulare chiuso, indipendente e disincarnato, che manipola<br />
rappresentazioni simboliche amodali.” (Gallese 2007 pag 5/6 ).
TEORIA MODULARE DI MOSCOVITCH E UMILTÀ (1990)<br />
• I moduli di “3° tipo”, infine, sono quelli assemblati su<br />
base esperenziale (es. lettura e capacità motorie); in questo<br />
caso il processore è fortemente implicato attraverso un atto<br />
consapevole, cosciente e volitivo.<br />
• IN ALTRI TERMINI SONO MODULI DI SECONDO E TERZO<br />
TIPO TUTTI GLI APPRENDIMENTI AUTOMATIZZABILI<br />
-------------------------------------<br />
NOTA: Processore Centrale (M. U. ). Sistema Esecutivo (Baddeley).<br />
Sistema Attentivo Supervisore (SAS; Norman Shallice). Sistema<br />
Attentivo Esecutivo (Posner Di Girolamo) . Indicano lo stesso<br />
sistema<br />
92
TEORIA MODULARE DI MOSCOVITCH E<br />
UMILTÀ (1990)<br />
• Moduli di 3° tipo, sono quelli assemblati su base<br />
esperienziale (es. lettura e abilità motorie); in<br />
questo caso il processore è fortemente implicato<br />
attraverso un atto consapevole, cosciente e volitivo.<br />
Francesco Benso<br />
93
Tali apprendimenti, definiti “moduli di terzo tipo” da Moscovitch e Umiltà<br />
(1990), non saranno mai completamente automatizzati anche se potranno<br />
raggiungere gradi di elevatissima specializzazione in alcuni individui.<br />
Questa affermazione non è così “innocua” come sembra, ciò comporta che i<br />
sistemi centrali rimarranno in costante collegamento con il modulo senza<br />
che vi sia una separazione dicotomica (tutto niente) accettata come<br />
assunto immodificabile dai “modularisti stretti” (vedi dopo).<br />
La stessa teoria dei sistemi “mirror” sta sostenendo l'integrazione interattiva<br />
tra diversi processi, ma già in precedenza si sono affermati modelli che con<br />
le dovute distinzioni rifiutavano la “modularità stretta” (Rizzolatti e Sinigalia,<br />
2006).
Il modello multicomponenziale<br />
della lettura di Moscovitch e Umiltà, 1990
• Dal modello<br />
• Si possono impostare<br />
• la misura degli indici di rischio<br />
• La prevenzione<br />
• Il protocollo diagnostico (e creare testistica<br />
particolare)<br />
• il protocollo abilitativo
Prevenzione secondo il modello<br />
Giochi fonici<br />
Ritmi rime filastrocche per progredire nelle<br />
fusioni segmentazioni traslitterazioni spoonerismi<br />
Educazione all’immagine<br />
Esplorazione visiva (copia descrizioni confronti)<br />
Sistema esecutivo<br />
Coordinazione motoria fine<br />
Controllo dell’interferenza (giochi con finta e cattura)<br />
Avvio schifting (cambiamenti veloci di compito prima la mano SX poi la dx utilizzo mani /piedi eccc)<br />
Updating (ricordare gli ultimi due /tre stimoli passati per…)<br />
Attenzione<br />
Orientamento volontario e automatico (giochi di palla con finta)<br />
04/05/12
BRAIN MECHANISMS OF COGNITIVE SKILLS<br />
MICHAEL I. POSNER,1 GREGORY J. DIGIROLAMO, AND DIEGO FERNANDEZ-DUQUE<br />
CONSCIOUSNESS AND COGNITION 6, 267–290 (1997)<br />
At about the same time<br />
executive attention<br />
becomes involved<br />
through activation of the<br />
anterior cingulate and<br />
related midline areas<br />
(e.g.,supplementary<br />
motor area).<br />
Francesco Benso<br />
99
Francesco Benso<br />
100
EFFETTO STROOP (1935)
EFFETTO STROOP (1935)<br />
LIBRO TRE PIAZZA POLLO<br />
PIALLA PORTA AMICO DUE<br />
UNO MAREA LAVORO PORTO<br />
ECO TAVOLO PISTA VOLTO<br />
STATO PAROLA ALA CONTO<br />
LATINO CORTO SEI LUNGO
EFFETTO STROOP (1935)<br />
ROSSO GIALLO BLU VERDE<br />
BLU VERDE ROSSO GIALLO<br />
ROSSO GIALLO VERDE BLU<br />
VERDE ROSSO GIALLO BLU<br />
GIALLO BLU VERDE ROSSO<br />
ROSSO BLU VERDE GIALLO
FALSIFICAZIONE / VALIDAZIONE DEL MODELLO<br />
Molti studi si sono occupati, come dicevamo sopra, di<br />
confermare i modelli invece di cercare di falsificarli, non sono<br />
state utilizzate prove adatte a disconfermare la teoria.<br />
Nei gruppi formati da soggetti dislessici se viene valutata<br />
anche solo un tipo di abilità sottostante la lettura, può<br />
comunque emergere una differenza significativa con il gruppo<br />
di controllo (confermante il modello in questione) anche se non<br />
tutti i soggetti cadono in quella specifica componente (o<br />
linguistica o visuopercettiva).
Ramus et al. (2003) hanno svolto un tentativo di verifica più completa e<br />
corretta somministrando prove che potessero indagare alcune delle teorie<br />
in gioco sulle origini della dislessia (quella cerebellare, la magnocellulare<br />
uditiva e visiva e quella fonologica). Purtroppo in tale lavoro vi sono diverse<br />
anomalie che fanno prendere con estrema cautela le conclusioni. I soggetti<br />
dislessici dell'esperimento di Ramus et al. (2003) sono poco rappresentativi<br />
essendo sedici studenti universitari, di lingua inglese. I risultati sono, di<br />
conseguenza, poco (per niente) generalizzabili anche se<br />
sorprendentemente tale studio è molto citato.<br />
Inoltre, nonostante l'intento degli autori, la batteria di prove (pur corposa)<br />
non copre esaustivamente le possibili difficoltà sottostanti la dislessia.<br />
Le stesse analisi statistiche proposte lasciano diversi interrogativi eppure è<br />
uno degli articoli più citati
Infine le conclusioni di un deficit di origine meta fonologica si basano sulle<br />
cadute dei soggetti con disturbo specifico della lettura nelle prove di<br />
ripetizione di non parole, di denominazione veloce e di spoonerismo.<br />
È ormai noto che tali prove impegnano anche aspetti di controllo esecutivo e<br />
di riaggiornamento in memoria di lavoro (Wolf & Bowers , 1999; Brizzolara,<br />
Pecini, Chilosi, Cipriani, Gasperini, & Mazzotti, 2006; Benso, Rapa, Berriolo,<br />
Bracco, Castellani, Mazzoli, Zanzurino, & Clavarezza, 2009).
La distinzione tra prove che si attestano più verso il versante modulare e<br />
prove che richiedono più risorse al sistema esecutivo di controllo la si può<br />
facilmente individuare nei giudizi che si danno della memoria a breve<br />
termine verbale. In alcuni lavori (vedi Paulesu et al., 2001) viene dato per<br />
scontato che la memoria a breve termine verbale richieda processamenti<br />
quasi esclusivamente “linguistici”, ciò può essere accettabile solo nel<br />
momento che il compito di ripetizione immediata risulti semplice (una<br />
semplice ripetizione ben sotto il livello dello span del soggetto); tuttavia<br />
quando è necessario esprimersi al livello massimo dello span intervengono<br />
le funzioni esecutive e le risorse <strong>attentive</strong> del SAS.<br />
Per non parlare degli “alfaspan” e dei riaggiornamenti in memoria di lavoro
Questo riflette, ora è facile comprenderlo per quanto delineato più sopra, il<br />
pregiudizio che discende dall’intendere il linguaggio fodorianamente come<br />
un sistema strettamente ed esageratamente modulare (senza influenze dei<br />
processi top down).<br />
Pertanto, l’inquadramento della prova di Spoonerismo come semplice prova<br />
metafonologica rischia di essere riduttiva, dal momento che anche dalle<br />
nostre analisi (Benso et al., 2009) tale prova divide pienamente il suo<br />
costrutto con i test che misurano il riaggiornamento in memoria di lavoro<br />
(alpha span e updating di grandezza di oggetti).
Nelle prove di naming rapido automatizzato (RAN; Denckla & Rudel, 1976) il<br />
soggetto deve nominare il più velocemente possibile oggetti, colori o cifre.<br />
Wolf e Bowers (1999; teoria del doppio deficit) e successivi lavori come<br />
quello di Brizzolara et al. (2006) sostengono che le prove di RAN,<br />
nonostante sia richiesto il recupero di etichette verbali, non possano più<br />
essere considerate come compiti di natura prettamente fonologica: tali<br />
prove, infatti, implicano numerosi sotto-processi (attentivi, visuo-percettivi,<br />
semantici, mnestici, fonologici, articolatori), per i quali è richiesta<br />
un’integrazione rapida e accuratamente sincronizzata. Insomma se da una<br />
cantilena si passa ad una operazione di naming vi è una differenza abissale<br />
per le funzioni e i sistemi cerebrali che vengono messi in gioco.
Crediamo che l’insieme delle osservazioni di questo paragrafo siano<br />
sufficienti per far comprendere ciò che emerge dalla letteratura più<br />
accreditata che sfocia attualmente dopo un trentennio nelle conferme date<br />
dalle evidenze dei neuroni mirror (vedere Rizzolatti e Sinigalia , 2006). La<br />
“modularità stretta” riflette una linea di pensiero più volte disconfermata e<br />
non più sosteniibile, si evidenzia invece l’interazione tra sistemi dove può<br />
prevalere tra le altre e più delle altre una determinata funzione (questo si).<br />
Ciò porta inevitabilmente ad allargare i punti di vista verso la<br />
“multicomponenzialità” anche per i modelli che spiegano la lettura.
Va considerato che i modelli che prevedono un sola componente come<br />
origine dei disturbi di lettura hanno avuto la loro importanza nel senso che<br />
nessuno nega la forte influenza che possono avere nell’apprenimento della<br />
lettura la meta fonologia, la consapevolezza fonologica, l’accesso lessicale,<br />
la percezione e l’attenzione visiva. Tuttavia tali modelli sono insostenibili se<br />
presi isolatamete come lo è da diversi anni la “modularità stretta” che si<br />
basa anche sulla teoria “fodoriana” (Shallice, 1988 Karmiloff-Smith 1992;<br />
Sternberg, 2001, Benso, 2007).<br />
Soprattutto va valutato come tale teoria sia fuorviante per l’interpretazione<br />
di dati emergenti da numerosi lavori (neuro immagini comprese dove a siti<br />
cerebrali multifunzionali si addebitano esclusivamente competenze<br />
singole).
Date queste premesse lo scopo di questo lavoro è quello di indagare i<br />
processi sottostanti la lettura attraverso i tipi di deficit riscontrati nei<br />
soggetti dislessici, somministrando una consistente batteria di prove che<br />
valutano ampiamente diverse abilità inoltre utizzando equazioni di<br />
regressione lineare andremo ad individuare dei “predictor” della lettoscrittura<br />
e della comprensione testo. Nel contempo verrà sottoposto a<br />
verifica il modello “complesso “ della lettura di Moscovitch e Umiltà (1990)<br />
composto da sottosistemi come: la percezione visiva, il linguaggio,<br />
l’attenzione spaziale e le risorse esecutive
. La nostra ipotesi è che queste abilità emergano variabilmente come<br />
carenti nei soggetti che dimostrano dislessia. In altri termini,<br />
somministrando un’ampia batteria di prove che tocca tutte le abilità che<br />
compongono il modello di Moscovitch e Umiltà (1990) pensiamo di poterlo<br />
falsificare (popperianamente) se le cadute evidenziate dai soggetti dislessici<br />
si presenteranno solo in un particolare settore, tale falsificazione sarà<br />
proposta anche mediante l'analisi della tipologia dei “predictor” della lettura<br />
per mezzo delle equazioni di regressione lineare.
Studio su differenze tra soggetti di<br />
controllo (56) e dislessici (14)<br />
• Differenze significative:<br />
– Prove di lettura (rapidità e accuratezza)<br />
– Prove di comprensione<br />
– Prova di dettato<br />
– Prova di calcolo (foglio A switch matematico)<br />
– Prove di Memoria di lavoro<br />
– (updating, alpha span, spoonerismo)<br />
– Prove esecutive fonologiche (denominazione e fluenza verbale)<br />
– Prove esecutive (num indietro-num avanti)<br />
– Prove visuo-percettive/esecutive (copia TPV, Figura di Rey)<br />
– Prove esecutive e <strong>attentive</strong> spaziali informatizzate (Flanker<br />
neutre, benefici orientamento automatico)
Tabella 3. Riepilogo dei modelli<br />
Variabile dipendente<br />
Rapidità di lettura brano<br />
<br />
<br />
<br />
Componenti predittive<br />
Alpha Span<br />
Denominazione colori<br />
Subtest di Copia TPV<br />
Varianza spiegata dal<br />
modello<br />
R2 corretto = .508<br />
Accuratezza di lettura brano Subtest di Copia TPV R2 corretto = .072<br />
Denominazione colori<br />
Subtest di Copia TPV<br />
Rapidità lettura parole Switch di calcolo (foglioB - foglioA)<br />
R<br />
Flanker neutre<br />
2 corretto = .479<br />
Accuratezza lettura parole<br />
Rapidità lettura non parole<br />
Accuratezza lettura non<br />
parole<br />
Accuratezza dettato<br />
Comprensione del testo<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Alpha span<br />
Switch di calcolo (foglioB - foglioA)<br />
Subtest di Copia TPV<br />
Costi nel Test di orientamento volontario<br />
attenzione<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Denominazione colori<br />
Span cifre indietro<br />
Denominazione Numeri<br />
Subtest di Copia TPV<br />
R 2 corretto = .541<br />
R 2 corretto = .527<br />
Spoonerismo<br />
Alpha span R 2 corretto = .419<br />
Spoonerismo<br />
Subtest di Rapporti spaziali TPV<br />
Ricerca visiva 1 Test di Cancellazione R 2 corretto = .532<br />
Spoonerismo<br />
Figura complessa di Rey<br />
Fluenza verbale FAS<br />
Foglio 8 Test di Cancellazione (attenzione<br />
sostenuta)<br />
R 2 corretto = .618
Studio 3 – Discussione e Conclusioni<br />
• Nelle rette di regressione che analizzano i predittori<br />
per la rapidità e l’accuratezza di lettura di brano,<br />
parole e non parole, emergono variabili di diverso<br />
tipo:<br />
–visuo-percettive<br />
–linguistiche<br />
–<strong>attentive</strong>-esecutive<br />
–riaggiornamento in memoria di lavoro<br />
Ulteriore evidenza al modello multicomponenziale<br />
della lettura di Moscovitch e Umiltà (1990)
La soluzione del conflitto da parte del<br />
sistema di controllo e l’attivazione del<br />
sistema emotivo
Caduta in lettoscrittura (aspetti attentivi spaziali,<br />
percettivi visivi, linguistici, o di risorse dedicate al modulo<br />
lettura).<br />
Caduta nella comprensione del testo scritto <br />
(componenti delineate sopra e funzione esecutiva<br />
“gestire l’interferenza dei distrattori”) es.<br />
Il leone è un animale domestico (V, F)<br />
Il gelato è un cibo che si consuma solo in alta montagna (V,<br />
F)<br />
L’orologio misura il tempo (V, F)<br />
Caduta nel problem solving (a parità di aspetti<br />
intuitivi…componenti delineate sopra e difficoltà di<br />
risorse del sistema esecutivo deputato al<br />
“riaggiornamento in memoria di lavoro”).<br />
Es. Gatto Tetto Pipa (Mare Sogno)
MODELLO MULTICOMPONENZIALE<br />
Percezione di<br />
configurazioni<br />
Semplici.<br />
MODULO I tipo<br />
Coordinamento delle<br />
unità percepite<br />
MODULO I tipo<br />
MODULO I tipo<br />
Risorse <strong>attentive</strong> implicite<br />
PROCESSORE DEDICATO<br />
Percezione di<br />
suoni elementari<br />
MODULO I tipo<br />
Risorse <strong>attentive</strong> esplicite<br />
PROCESSORE CENTRALE<br />
Coordinamento<br />
fonatorio<br />
MODULO I tipo<br />
Risorse <strong>attentive</strong> implicite<br />
PROCESSORE DEDICATO<br />
Mod. II tipo PERCEZIONE VISIVA Mod. II tipo LINGUAGGIO<br />
LETTURA LETTURA<br />
Mod. III tipo<br />
Moscovitch e Umiltà, 1990
infanzia1.doc<br />
vsp.doc
Neuroanatomical model of<br />
attentional control. a |. Areas in<br />
blue indicate the dorsal<br />
frontoparietal network.<br />
FEF, frontal eye field;<br />
IPs/SPL,intraparietal<br />
sulcus/superior parietal lobule.<br />
Areas in orange indicate the<br />
stimulus-driven ventral<br />
frontoparietal network.<br />
TPJ, temporoparietal junction<br />
(IPL/STG, inferior parietal<br />
lobule/superior temporal gyrus);<br />
VFC, ventral frontal cortex<br />
(IFg/MFg, inferior frontal<br />
gyrus/middle frontal gyrus).
Un altro circuito investe nuovamente l’amigdala e il cingolo<br />
anteriore. Il giro del cingolo risulta essere un’area cerebrale<br />
deputata a gestire l’interferenza, al controllo dell’errore e anche<br />
al contenimento degli eccessi emotivi (Bush et altri 2000).<br />
Posner, Rothbart e Rueda (2003) trovano nei bambini molto<br />
emozionabili e facilmente catturabili dall’affettività negativa,<br />
una caduta nei compiti cognitivi di gestione del conflitto tra<br />
stimoli.
Figure 23.12 Basal ganglia control of<br />
behavior
Prefrontal cortex and basal ganglia control access<br />
to working memory<br />
Fiona McNab & Torkel Klingberg<br />
• The preceding frontal and basal ganglia activity were also associated with inter-individual<br />
differences in working memory capacity. These findings reveal a mechanism by which frontal<br />
and basal ganglia activity exerts attentional control over access to working memory storage in<br />
the parietal cortex in humans, and makes an important contribution to inter-individual<br />
differences in working memory capacity
A lack of default network suppression is linked to increased<br />
distractibility in ADHD<br />
Catherine Fassbender , Hao Zhangb,c, Wendy M. Buzyd, Carlos R. Cortese,<br />
Danielle Mizuiria, Laurel Beckettb,c, Julie B. Schweitzera<br />
• Children with ADHD displayed significantly more RT variability than controls. Neural measures showedthat although both groups displayed a pattern of increasing<br />
deactivation of the medial prefrontal cortex (PFC) with increasing task difficulty, the ADHD group was significantly less deactive than controls. Correlations between IIV<br />
and brain activation suggested that greater variability was associated with a failure to deactivate ventromedial PFC with increasing task difficulty. T-tests on brain<br />
activation between participants with ADHD with low versus high IIV implicated a similar region so that high variability was associated with greater activity in this region.<br />
These data provide support for the theory that increased distractibility in at least some participants with ADHD may be due to an inability to sufficiently suppress activity in<br />
the default attention network in response to increasing task difficulty.<br />
• La Intravariabilità Individuale (IIV) nelle risposte con<br />
tempi di reazione è una caratteristica dell’adhd in questo<br />
lavoro correla con l’incapacità di sopprimere l’attività<br />
della corteccia mediale prefrontale.
EFFETTO FLANKER<br />
-- -- <br />
Valutazione del controllo nel conflitto<br />
Aree cerebrali Giro del cingolo anteriore (24 BA) e Cortecia prefrontale<br />
dorsolaterale (9; 46 BA)<br />
Neurotrasmettitore maggiormente implicato: Dopamina (Fan e Posner<br />
2004)<br />
Tabella 7.11. Test Flanker - IV primaria - tempi semplici e compensati<br />
n media ds μ μ err. st. σ σ err. st. τ τ err. st.<br />
RT congrue 533 650 162 588 42 164 13 49 43<br />
RT compensati congrue 533 685 186 549 31 147 19 129 36<br />
RT incongrue 499 699 148 556 11 65 16 153 16<br />
RT compensati incongrue 499 786 195 576 14 75 25 222 22<br />
RT neutre 526 639 160 494 15 84 16 147 20<br />
RT compensati neutre 526 684 200 525 23 121 19 152 29
Paradigma dell’orientamento automatico dell’attenzione (cue<br />
periferico)
Il grafico dei tempi di reazione in funzione del tipo di prova (cue valido,<br />
invalido e neutro) mette in evidenza i benefici ottenuti dalle prove<br />
valide ed i costi ottenuti dalle prove invalide.
1- Test di orientamento automatico dell’attenzione:<br />
Esempio di prova valida di orientamento automatico dell’attenzione<br />
Esempio di prova neutra di orientamento automatico dell’attenzione<br />
Esempio di prova invalida di orientamento automatico dell’attenzione<br />
Esempio di prova improvvisa di orientamento automatico dell’attenzione<br />
l test è basato<br />
sul paradigma<br />
di<br />
orientamento<br />
implicito di<br />
Posner (1980).<br />
Prevede 4<br />
condizioni:<br />
valide, invalide,<br />
neutre ed<br />
improvvise.<br />
Permette di<br />
valutare anche<br />
l’effetto allerta<br />
e l’effetto<br />
validità.
2- Test di orientamento volontario dell’attenzione:<br />
Esempio di prova valida di orientamento volontario dell'attenzione<br />
Esempio di prova neutra di orientamento volontario dell'attenzione<br />
Esempio di prova invalida di orientamento volontario dell'attenzione<br />
Esempio di prova improvvisa di orientamento volontario dell'attenzione<br />
l test è basato<br />
sul paradigma di<br />
orientamento<br />
esplicito di<br />
Posner (1980).<br />
Prevede 4<br />
condizioni:<br />
valide, invalide,<br />
neutre ed<br />
improvvise.<br />
Permette di<br />
valutare anche<br />
l’effetto allerta e<br />
l’effetto validità.<br />
irca l’80% delle<br />
prove è<br />
costituito da<br />
condizioni<br />
valide.
Esempio di prova congruente nel Flanker<br />
verticale<br />
Esempio di prova neutra nel Flanker verticale<br />
3- Effetto flanker verticale:<br />
Esempio di prova incongruente nel Flanker<br />
verticale<br />
l test è tratto dagli studi di<br />
Eriksen e St. James (1986)<br />
ed Eriksen e Eriksen (1974)<br />
che nei loro esperimenti<br />
utilizzano diversi paradigmi<br />
basati sul cosiddetto<br />
“effetto flanker” (l’effetto<br />
del fiancheggiatore).<br />
uesto effetto ha portato<br />
Eriksen e St. James (1986)<br />
a teorizzare la metafora<br />
della zoom lens.<br />
ermette di misurare il<br />
controllo esecutivo.
Davidson & Marocco, 1998<br />
clonidine e guanfacine agon. Alfa 2<br />
Nor<br />
yohim = antag rec alfa 2 nor.<br />
Idazox. = antag. Rec. Alfa 2 nor.<br />
(cadono nell’allerting fasico pronti<br />
e via)<br />
Droperidolo blocco recettori<br />
dopamina<br />
(cadono nell’allerta tonico<br />
attenzione sostenuta).<br />
Nicotina agonista rec nicot. Ach<br />
Migliora l’orientamento attentivo
Benso Castellani (2009) effetto della<br />
nicotina sull’orientamento e l’allerta
FUNZIONE MODULATORE AREA<br />
NEURALE<br />
Conflitto Dopamina Giro del Cingolo<br />
Anteriore<br />
Corteccia pre<br />
frontale<br />
dorsolaterale<br />
Allerta Noradrenalina •Corteccia Frontale<br />
Ventrale dx<br />
•Giunzione<br />
temporoparietale dx<br />
•Locus Coeruleus<br />
Orientamento Acetilcolina •Campi Oculari<br />
Frontali<br />
•Solco<br />
Intraparietale<br />
TEST<br />
Flanker<br />
Posner<br />
Automatico<br />
Posner<br />
Volontario<br />
(Fan et al., 2002; Posner & Petersen, 1990; Posner & DiGirolamo,<br />
2000; Bush et al., 2000; Marocco & Davidson, 1998; Corbetta e
IPOTESI<br />
• Si ritiene che il DDA/I abbia delle disfunzioni<br />
neurotrasmettitoriali: Dopamina (Sagvolden et<br />
al., 2004) , Noradrenalina (Castellanos, 2005).<br />
RITALIN DOPAMINA<br />
STRATTERA NORADRENALINA
PFC : corteccia prefrontale<br />
ACC : giro del cingolo<br />
anteriore<br />
BF : nucleo basale<br />
anteriore<br />
VTA : area tegmentale<br />
ventrale<br />
NAC : nucleo accubens<br />
LC : locus coeruleus
p = 0,001<br />
CONFLITTO - FLANKER<br />
RITALIN<br />
STRATTERA<br />
p = 0,894
p = 0,976<br />
ALLERTA – POS. AUTOMATICO<br />
RITALIN© STRATTERA©<br />
p = 0,001
Rovereto_2011_A0.pdf
caso33.doc
l test PASAT (Gronwall, 1977) misura il riaggiornamento in MdL e la gestione<br />
dell’interferenza in un compito in cui il livello di frustrazione può essere alto.<br />
Vengono presentati dei numeri registrati su una traccia audio, ad un ritmo di<br />
circa 1-2 secondi (esistono 4 gradi di difficoltà del compito, con intervallo di<br />
tempo tra uno stimolo e l’altro sempre più incalzante).<br />
Per chi non ha difficoltà di calcolo la complicazione nasce dal ritmo incalzante<br />
del test, dall’interferenza che può generarsi nel ricordo del soggetto della cifra<br />
appena detta che segue temporalmente la cifra prodotta dal registratore, la<br />
quale va recuperata per la somma. Tale test è molto difficile per i bambini<br />
discalculici o con disturbo di attenzione.<br />
Serie 3<br />
Risposte<br />
7 - PASAT (Paced Serial Addition Task):<br />
3 5 2….<br />
6<br />
8<br />
7
• Senza addizioni<br />
• Senza numeri<br />
• Meno ansia<br />
Il PASOT<br />
• Correlazioni simili al Pasat<br />
• …e come training?<br />
153
l test PASOT (Gow & Deary, 2004) valuta la gestione dell’interferenza in un<br />
compito con stimoli verbali. Il meccanismo sottostante è lo stesso del Pasat,<br />
ma in questo caso si tratta di imparare associazioni di aggettivi o sostantivi<br />
contrari tra loro (es. caldo e freddo, guerra e pace, notte e giorno, etc).<br />
Prima del test viene consegnata al soggetto la lista di parole/aggettivi che udirà<br />
in seguito, con accanto la lista dei contrari, per facilitare l’associazione tra le<br />
parole. Anche in questo caso sono previsti tre livelli di difficoltà crescenti,<br />
diminuendo l’intervallo tra una parola e l’altra.<br />
Serie pace<br />
Risposte<br />
8 - PASOT (Paced Auditory Serial Opposites Task):<br />
notte bianco caldo…<br />
guerra<br />
giorno<br />
nero
9 – Test di Navon:<br />
l test di Navon (Navon, 1977) misura la focalizzazione attentiva e la gestione<br />
dell’interferenza di stimoli incongruenti che creano un conflitto nella selezione della<br />
risposta. Al soggetto vengono presentate lettere grandi (livello globale, come H o F)<br />
composte da lettere piccole (livello locale, come H o F) che possono essere congrue o<br />
incongrue. Al soggetto viene chiesto di riconoscere o la lettera piccola, o la lettera<br />
grande.<br />
stato dimostrato che la lettura globale è meno difficoltosa di quella locale e che nella<br />
situazione incongrua la lettura locale (lettere piccole) risulta molto più difficoltosa<br />
rispetto alla lettura globale (lettera grande).<br />
F F F F H H H H H H F F<br />
F H H H F F<br />
F H H H F F<br />
F F F H H H H H H H H F F F F F<br />
F H H H F F<br />
F H H H F F<br />
F H H H F F<br />
Prove congrue Prove incongrue
• Conteggio da 1 a 100 progressivo e<br />
regressivo<br />
• Formula di compens. tempo/prop Rcor<br />
• Sottrazione della componente “modulo<br />
linguaggio” (conteggio in avanti 1/100) alla<br />
parte “modulo + esecutivo” (conteggio<br />
indietro 100/1) per ottenere una misura<br />
pura dell’esecutivo.<br />
TEST DI NUMERAZIONE AVANTI E<br />
INDIETRO<br />
156
Figura di Rey<br />
rivista per la scuola dell’infanzia dal prof. F. Benso
Correzione figura di Rey<br />
• La correzione andrà effettuata secondo le indicazioni<br />
• Vengono assegnati dei punteggi per ogni dettaglio a seconda<br />
della correttezza, della proporzione e della posizione della<br />
figura, ottenendo un punteggio grezzo totale.<br />
• Calcolare il punto Z<br />
Punto Z = - 1,5 indica un soggetto a rischio<br />
Punto Z = - 2 indica un quadro patologico
• Visual Persistence<br />
• Informational Persistence = Iconic Memory<br />
• Visible Persistence<br />
• Afterimages<br />
• Coltheart (1980) identifica la Iconic Memory<br />
con la Informational Persistence
UNO STRUMENTO DI INDAGINE<br />
• Visual Persistence<br />
• Informational Persistence = Iconic Memory<br />
• Visible Persistence<br />
• Afterimages<br />
• Coltheart (1980) identifica la Iconic Memory con<br />
la Informational Persistence
IPSIA SANREMO POLO MT<br />
BOZZO<br />
FRANCESCO BENSO<br />
FULVIO CORRADI<br />
FULVIO BENEDETTI<br />
I<br />
Esempio di stimolo intero
STIMOLI led mancante: NUMERI:<br />
1. 4.<br />
2. 5.<br />
MASCHERAMENTO: per formare i numeri a due cifre abbiamo usato il<br />
3. numeri 2,3,5,6 e 9. 6.
ESPERIMENTO DI SPERLING 1960
ESPERIMENTO DI SPERLING 1960
ESPERIMENTO DI SPERLING 1960
PERSIST<br />
NUMERI<br />
Corelazione<br />
R di Pearson<br />
Rey COPIA<br />
PERSISTENZA<br />
RETTANGOLI<br />
INCOMPLETI<br />
,321<br />
,083<br />
30<br />
,310<br />
,096<br />
30<br />
REY RICORDO ,388*<br />
,034<br />
30<br />
CALCOLO<br />
-,062<br />
,746<br />
30<br />
PERSISTENZ<br />
NUMERI<br />
,181<br />
,338<br />
30<br />
,387*<br />
,035<br />
30<br />
-,414*<br />
,023<br />
30<br />
Rey COPIA<br />
,700**<br />
,000<br />
30<br />
Y = 15,648 + 0.122X REY RICORDO = 15,648 + PERSIS NUMER x 0,122<br />
R Square =.15 (es. ogni 10 secondi in più di persistenza si guadagnano 1,2 punti nel ricordo di Rey)<br />
Media REY RICORDO punti 23 MEDIA PERSIST NUMERI 67 MS<br />
23 = 15,648 + 67x 0,122; 15,648 + 8,174 ≈ 23<br />
Y = 224,272 – 0.865X CALCOLO ≈ 224,272 - PERSIS NUMER x 0,865<br />
R Square =.171 (es. ogni 10 ms in più di pers. Visibile risparmio 8,6 secondi di tempo sulla prova di calcolo)<br />
Media CALCOLO punti 165 MEDIA PERSIST NUMERI punti 67 MS<br />
165 ≈ 224,272 – 67 x 0,865 ≈ 224,272 - 57,955<br />
-,265<br />
,158<br />
30
Regard et al. (1982)<br />
184
Five Point<br />
185
Prova 1<br />
186
187
Prova 2<br />
188
189
Prova 3<br />
190
191
Prova 4<br />
192
• 1) AA BB DD EE NN TT VV Uguali Maiuscole (Visivo)<br />
• 2) FF MM ZZ OO PP GG UU “” “”<br />
• 3) ii ff gg aa ee vv zz Uguali Minuscole (Visivo)<br />
• 4) cc ff aa ii vv tt rr “” “”<br />
• 5) uv un bd pq qd tf ae Diverse visiv. Simili (Visivo)<br />
• 6) ai oi fo zi de vr mi Diverse visivamente diverse<br />
(Visivo)<br />
• 7) AB BF DM EG HO NB TN Diverse Maiuscole (Visivo)<br />
• 8) Db Td Vf Mn Pb Cg Lr Diverse Fon.. Simili (Fonetico)<br />
• 9) Ab Bf De Gr Mo Ns Pi Diverse Fon. diverse (Fonetico)<br />
• 10) Aa Bb Dd Ee Nn Tt Vv Uguali Foneticamente (Fonetico)
Benso F. e Stella G.<br />
controllo media 561 581 571 576 765 639 673 799 692 876<br />
dev stand 74 70 82 74 104 114 94 154 114 155<br />
n 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10<br />
dislessici media 587 592 607 594 863 696 716 867 710 1042<br />
dev stand 71 64 90 53 171 123 105 229 120 180<br />
n 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10
1200<br />
1000<br />
800<br />
600<br />
400<br />
200<br />
0<br />
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10<br />
controllo media<br />
dislessici media