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N° 01 2009 Gen-Feb-Marz - Prader Willi

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Impegno per una vita migliore<br />

LA VOCE DELLE ASSOCIAZIONI<br />

FEDERAZIONE TRA LE ASSOCIAZIONI PER L’AIUTO AI<br />

SOGGETTI CON LA SINDROME DI PRADER WILLI<br />

Presentiamo alcuni articoli relativi all’autonomia delle persone affette dalla spw che abbiamo tratto da internet,<br />

tradotto e pubblicato integralmente. La dott.ssa Flavia Caretto ha affrontato l’argomento, per noi nuovo, sull’autonomia<br />

delle persone con P.W. in un significativo incontro di Parent Trainig che ha avuto luogo presso l’I.S.S..<br />

Iniziamo con la sua interessante relazione.<br />

ABILITÀ DI AUTONOMIA PERSONALE<br />

NELLA SINDROME DI PRADER WILLI<br />

Dott.ssa Flavia Caretto – Università di Roma Tor Vergata<br />

Con “autonomie di base” ci si riferisce a quei comportamenti<br />

quotidiani semplici che accompagnano il<br />

soddisfacimento di necessità fisiologiche, quali mangiare<br />

o evacuare, e la cura della persona, come lavarsi e<br />

vestirsi. Sotto l’etichetta “autonomie di base” sono comprese<br />

le abilità di controllo sfinterico e l’uso dei servizi<br />

igienici; la capacità di alimentarsi; tutte le attività di igiene<br />

personale, quali lavarsi il viso, lavarsi i denti, pettinarsi,<br />

ecc...; e le azioni di vestirsi e svestirsi.<br />

Oltre queste attività, piuttosto semplici da compiere<br />

per una persona senza una disabilità, esistono delle<br />

autonomie “di ordine superiore”, più complesse: le cosiddette<br />

“abilità integranti”. Le abilità integranti comprendono<br />

i comportamenti che permettono ad un individuo<br />

di curare il proprio luogo di vita, di muoversi anche fuori<br />

dalla propria abitazione senza un accompagnatore, e di<br />

poter vivere con il minimo aiuto da parte degli altri, e<br />

sono: la gestione della casa; l’uso dei mezzi pubblici,<br />

come autobus e treni; l’uso dei servizi pubblici, come le<br />

poste, il bar, il ristorante, ecc...<br />

Per raggiungere una condizione di indipendenza a livello<br />

sociale, è necessario anche poter gestire il passaggio<br />

del tempo, riconoscere l’uso del denaro e saper<br />

fare acquisti, essere in grado di utilizzare il telefono. Ecco<br />

perché l’uso dell’orologio e del calendario, come quello<br />

del denaro e del telefono, vengono a volte inclusi in programmi<br />

sulle abilità di autonomia “avanzate”, sotto la<br />

denominazione di “abilità cognitive”, per le capacità di<br />

simbolizzazione e di organizzazione complessa che richiedono.<br />

Per una persona senza disabilità, l’autonomia personale<br />

è generalmente una conquista con poche ombre e<br />

molte luci, che asseconda un processo naturale di indipendenza<br />

relazionale dai genitori. Per una persona con<br />

una disabilità invece il raggiungimento dell’autonomia<br />

personale pone problemi complessi, come le considerazioni<br />

sul grado di indipendenza che si prevede possa avere<br />

la persona una volta adulta, e sugli aspetti emotivi che<br />

legano la persona con difficoltà a chi si prende cura di lei.<br />

Nella Sindrome di <strong>Prader</strong> <strong>Willi</strong> il raggiungimento delle<br />

autonomie di base nel bambino può porre difficoltà lievi<br />

o anche nessuna difficoltà, al bambino stesso e ai genitori.<br />

Con l’affacciarsi dell’adolescenza, però, i genitori e<br />

gli altri educatori si trovano nella necessità di limitare in<br />

qualche modo l’indipendenza della persona con SPW,<br />

10<br />

a causa della possibilità che si procuri del cibo. Gli<br />

educatori possono chiedersi quindi perché insegnare<br />

esplicitamente al ragazzo delle abilità di autonomia che<br />

non potranno essere esercitate se non in maniera subordinata<br />

alla presenza degli educatori. La possibilità<br />

che il ragazzo con SPW gestisca autonomamente del<br />

denaro, ad esempio, pone ai genitori una difficoltà tale<br />

che alcuni di loro preferiscono non insegnarne l’uso al<br />

ragazzo, per evitare penose frustrazioni e comportamenti<br />

problematici.<br />

Nella letteratura, il problema è stato affrontato fino ad<br />

oggi proprio attraverso l’ascolto di genitori ed educatori<br />

(tramite interviste) nonché con la narrazione di esperienze<br />

vissute, ovvero di quello che tecnicamente viene<br />

definito il “caso singolo”. Le conclusioni delle quali si dispone<br />

al momento sono schematicamente le seguenti:<br />

lavorando fin da quando il bambino è piccolo, è possibile<br />

pensare di concedere – in misura diversa per persone<br />

diverse – un certo grado di “fiducia” all’adolescente e<br />

all’adulto con SPW, adottando quello che viene definito<br />

come “il trattamento meno restrittivo possibile”.<br />

Oggi sappiamo che avere molti interessi e comportamenti<br />

“abili” nel proprio repertorio aiuta la persona con<br />

SPW ad essere meno centrata sul cibo, ad avere amicizie<br />

e relazioni, e a sviluppare una migliore stima di sé.<br />

Pensiamo quindi che insegnare l’autonomia personale,<br />

al bambino con SPW prima e all’adolescente poi, possa<br />

avere effetti positivi, quando si accompagni ad una chiarezza<br />

sulle regole e ad una limitazione effettiva dei comportamenti<br />

connessi al cibo. Per fare un esempio pratico:<br />

stendere i panni, passare l’aspirapolvere o rifarsi il<br />

letto sono attività che la persona con SPW può effettuare<br />

in autonomia e devono essere insegnate, mentre si<br />

può discutere sull’opportunità di insegnare a caricare la<br />

lavastoviglie o sul come organizzare l’insegnamento<br />

dell’uso del denaro. Per la valutazione e l’intervento sulle<br />

abilità di autonomia andrebbero adottate le modalità<br />

specifiche usualmente utilizzate per le persone con<br />

disabilità simili, individualizzando ogni insegnamento.<br />

Considerare ogni caso come particolare può sembrare<br />

complesso, ma appare una scelta migliore ed eticamente<br />

più adeguata che decidere di non insegnare alcun comportamento<br />

che possa portare ad una maggiore indipendenza.<br />

Ogni insegnamento andrebbe considerato<br />

alla luce di una programmazione più ampia, che includa<br />

la consapevolezza di sé e della propria condizione e<br />

consideri gli aspetti connessi alla qualità della vita e, in<br />

definitiva, alla “felicità” della persona e dei suoi familiari.<br />

Il “mondo” della SPW appare, negli ultimi anni, in rapi-

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